Avevamo scopato alla grande ed eravamo esausti ed appagati. Rimanemmo così per una buona mezz’ora continuando a scambiarci coccole e complimenti. La mia mente andò indietro al giorno precedente e mi sovvenne quanto avevo scoperto. Non riuscii a non raccontarle l’accaduto. “Sai che le nostre figlie sono bisex? Ieri pomeriggio sono state chiuse in cameretta di mia figlia per più di due ore e Claudia, quando è uscita, è scappata via senza salutare, tutta rossa in faccia. Quando poi sono entrato nella cameretta, Piera aveva il viso impregnato dell’odore acre delle secrezioni vaginali.” “Non è poi la fine del mondo. Buon sangue non mente. Si vede che hanno preso da noi e che anche a loro piace fare sesso. Ti devo confessare che pure io e tua moglie abbiamo avuto rapporti lesbici in vostra assenza. E ti dirò che c’è anche piaciuto.” “Lo sapevo già. Lucia me lo ha confidato ieri sera. E mi ha detto anche che lo volete rifare nel prossimo incontro a quattro. Dai! Raccontami com’è accaduto. Chi ha preso l’iniziativa?” “Tu e Marco eravate andati a pescare all’estero ed io avevo una voglia matta di venire. Ero in casa da sola ed incominciai a toccarmi. Mentre ero in soggiorno, seduta sulla poltrona, con le dita nella mia micia che mi masturbavo ad occhi chiusi, avvertii la presenza di qualcuno. Non avevo sentito la porta che si era aperta. Sulla soglia c’era Lucia che mi guardava con un sorriso sulle labbra e gli occhi che le brillavano. Mi bloccai, vedendola, ma lei mi disse di continuare, a meno che non volessi che mi aiutasse. Con voce roca le chiesi cosa intendesse dire. Lei mi si avvicinò, s’inginocchiò tra le mie gambe spalancate, mi aiutò a sfilarmi le mutandine che mostravano chiare macchie di bagnato, con le dita dischiuse il mio sesso ed affondò la sua bocca per succhiarmi e mordicchiarmi il clitoride. Ebbi subito un orgasmo che sconquassò tutto il mio corpo, mentre le pareti vaginali rilasciavano copiosi liquidi che Lucia bevve avidamente, introducendo la lingua nelle mie intimità. Quando cessarono le convulsioni Lucia si staccò dal mio sesso e cercò la mia bocca. Io piegandomi verso di lei le andai incontro con le labbra dischiuse. Le nostre lingue s’incontrarono e si attorcigliarono. Sentivo il sapore acre delle mie secrezioni. L’eccitazione rimontava e, quasi senza sapere come, ci ritrovammo distese sul tappeto in un furioso sessantanove. Ci demmo piacere ancora, e ancora, e ancora, quella mattina. Successivamente non avemmo altre occasioni per rifarlo. Quando ci leccheremo in vostra presenza, vi ecciterete sicuramente. Chissà cosa v’inventerete per non rimanere tagliati fuori.” “Ci penseremo quando accadrà. Ora devo confessarti una cosa che non ho confidato neanche a Lucia. Sai che quando ho capito cosa avessero fatto le ragazze, invece di arrabbiarmi, mi sono eccitato ed ho incominciato a guardarle con occhi diversi. Due orgasmi con Lucia questa notte non sono bastati a farmi passare l’eccitazione. Penso tu ne abbia avuto la prova.” “L’ho intuito appena me ne hai accennato. E penso che anche Lucia l’abbia capito. Ti ho detto che, quando Lucia entrò da me quella mattina, mi stavo masturbando con gli occhi chiusi. Sai cosa stavo fantasticando? Immaginavo di fare all’amore con un maschio ben dotato. Inizialmente quel maschio aveva la tua faccia, che diveniva la faccia di tuo figlio, poi la faccia di mio figlio. Poi che ero presa contemporaneamente dai due ragazzi. L’arrivo di tua moglie fermò la mia immaginazione. L’ho raccontato anche a Lucia mentre ci davamo piacere. Si eccitò tantissimo e mi confidò che anche a lei capitava di avere fantasie in cui erano coinvolti tutti e quattro i ragazzi. Poi mi disse che adesso era prematuro. Fino ad allora ci eravamo solo scambiati i partners. Dovevamo ancora fare l’amore tutti e quattro assieme. Ma prima o poi avremmo potuto allargare la cerchia.” A sentire queste parole, mi diventò subito duro. Mi girai verso di lei per farle sentire la mia eccitazione. I suoi capezzoli si rizzarono prontamente, anche perché sollecitati dalla mia lingua che saettava alternativamente su entrambi. “Ho voglia di sentire ancora il tuo membro dentro di me. Voglio sentire il tuo sperma bollente riempirmi la fica.” Era la prima volta, quella mattina, che pronunciasse la parola fica. “Rimani disteso. Non devi stancarti. Voglio essere io a scoparti, mentre tu mi strapazzi le tette” continuò. Si mise in ginocchio sul mio inguine e senza bisogno di aiuto alcuno si impalò sulla mia asta dura come il ferro. “Tu devi stare tranquillo, almeno per un po’, lascia condurre me.” soggiunse. Incominciò lentamente a sollevarsi ed abbassarsi per tutta la lunghezza del mio pene. Le mie mani strizzavano le sue tette mentre le succhiavo i capezzoli ritti, le aureole gonfie per il piacere. I movimenti di Diana divennero sempre più frenetici. Scuoteva la testa in preda all’eccitazione. Io non ne potevo più, ed incominciai a sollevare il bacino per penetrarla con maggiore vigore. Lei si sollevava ed io le andavo dietro. Io ricadevo e lei mi premeva il suo pube contro. L’esercizio andò avanti per diversi minuti. Facevo una fatica enorme a contenermi. Ma, quando i suoi movimenti divennero più convulsi, capii che il suo piacere stava arrivando e mi lasciai andare. “Vengo! Vengo mia dolce, mia calda amante!” dissi, respirando a fatica. “Vieni! Vienimi dentro! Lo sento! Mi stai riempiendo. Finalmente la mia fica sta ricevendo la giusta ricompensa. Che bello che è!” Gridava, a sua volta, in preda ad un orgasmo che la faceva tremare tutta. Rimanemmo così per qualche minuto. Un poco alla volta il nostro respiro ridivenne normale. Cercò la mia bocca che baciò con dolcezza. Si distese su di me continuando a baciarmi. La presi tra le mie braccia e la strinsi forte al mio petto. “E’ stato magnifico! Tu sei magnifica! Mi hai fatto godere immensamente. Sei ….” Mi fermai. La sentivo respirare con un ritmo regolare. Aveva gli occhi chiusi e sembrava che dormisse. Stava proprio dormendo. Per non disturbare il suo sonno, rimasi fermo senza fare il minimo movimento. Mi sono addormentato anch’io. Fummo svegliati dalla voce di mia moglie che sulla soglia della camera ci prendeva in giro. “Ecco qua i dove è andato a finire il mio amato maritino. A letto con la mia migliore amica. Avevo voglia a cercarlo per tutta la casa. Certo che voi due siete proprio due porcelli. Ma quanto avete scopato per essere ridotti in questo stato.” “Vuoi unirti a noi?” rispose Diana sullo stesso tono scherzoso. “Certo mi piacerebbe, ma devo andare a preparare da mangiare. Fra non molto ritorna Piera e questo sconsiderato di padre non ha neanche messo l’acqua sul gas per la pasta asciutta!” “Ma che ore sono?” dissi guardando il mio orologio e, consapevole di quanto fosse tardi, scostai la mia amica e balzai dal letto ed andai in soggiorno a rivestirmi. Diana mi seguì appena dopo. Quando fummo rivestiti Lucia disse che andava a casa nostra a preparare da mangiare e chiese a Diana se non era il caso di preparare anche per loro. Lei accettò volentieri. “E’ meglio!” Rispose “perché ho addosso un languore che non mi farebbe combinare niente. Faccio una doccia e sono da voi” Una volta in casa, anch’io andai in camera per rilassarmi sotto il getto bollente della doccia. Quando uscii dalla camera, sentii che le due amiche erano in cucina che chiacchieravano. Chiesi loro di cosa stessero parlando e se potevo partecipare anch’io. “Sono cose da donne” celiò Lucia, aggiungendo subito dopo “scherzavo! Mi stava raccontando della telefonata a Marco. Certo che dopo quello che avete combinato voi stamattina non si può risolvere tutto con un pompino e basta. Io voglio essere scopata alla grande. E con le ragazze in giro potrebbero essere dei problemi. Due le cose: o esco con Marco ed andiamo in un motel o mandiamo le ragazze fuori di casa. Siccome andare in un motel non mi piace, dobbiamo trovare qualcosa per fare uscire le giovincelle” “Potremmo persuaderle ad andare in discoteca. Sarebbe la prima volta che escono di sera da sole; ma penso che ci si possa fidare. Non credo che alla loro età non sappiano cavarsela senza i loro fratelli.” Dissi io. “Giusto! Al ‘Le Vele’ in questo periodo suona un complesso che piace tanto a Claudia e penso anche a Piera. Possono andare con la mia macchina, così non devono brigare per ritornare a casa.” Concluse Diana. Quando le nostre figlie tornarono a casa e capirono che si mangiava assieme, ci baciarono contente e chiassose. Mentre mangiavamo le ragazze raccontavano alle rispettive madri cosa avessero fatto nella mattinata. Che lezione avevano seguito. Con quale professore avevano parlato. Quanto fosse duro l’esame che avrebbero dovuto preparare. Al che io dissi: “Ragazze! Voi studiate troppo. State troppo in casa. Dovete distrarvi un poco. Oggi pomeriggio andate a cinema in città. Andate a divertirvi!” Certo che per il pomeriggio avessero già in programma di ripetere l’esperienza del giorno prima. “No! Oggi pomeriggio non possiamo! Vero Claudia?” sbottò con enfasi Piera. “Allora andate in discoteca! Domani è sabato. Potrete dormire anche fino a mezzogiorno” suggerì Diana. “Da sole senza i nostri fratelloni? Ma si! Non possiamo mica rinchiuderci in casa, perché loro non ci sono. Cosa ne dici Claudia?” “Certo! Potremmo andare al ‘Le Vele’. C’è un complesso emergente che è la fine del mondo. Vedrai che forza.” Finito di magiare si cacciarono subito nella camerette di Piera dicendo che dovevano studiare e concordare cosa indossare quella sera. Io mi ritirai in camera per fare un sonnellino. Mi svegliò il rumore della doccia. Lucia stava preparandosi per la serata. Vidi che aveva disposto su una sedia il suo abbigliamento che avrebbe indossato appena le ragazze fossero uscite: un vestito lungo nero con spalline sottilissime ed uno spacco laterale lungo quasi tutta l’altezza della gamba, abbastanza alto sul davanti e scollatissimo sul di dietro che avrebbe, come ricordavo quando lo aveva indossato precedentemente, lasciata libera tutta la schiena fino alla sommità delle chiappe, un paio di calze autoreggenti di velo trasparente, un minuscolo perizoma, anch’esso nero, ed un paio di scarpe di raso nero con tacchi altissimi. Non c’era ombra di reggiseno. Quando la vidi uscire dal bagno, avvolta nell’accappatoio non accostato, incedere come una Venere sorgente dal mare ebbi un’erezione che non riuscii a nascondere. “Stai calmino! Non vorrai mica farti venire un infarto? Non sei più un giovanotto. Alla tua età devi stare attento. E poi! Stasera sono tutta per Marco. Anche se non riesco a trovare il vocabolo per fare la rima, maritino mio non ti conosco!” Finì di asciugarsi il corpo e con i capelli ancora umidi indossò una tuta da casa, senza mettere le mutandine, e andò in tinello dove la trovai intenta a cucinare per la sera. Cenammo piuttosto presto, considerato che Piera doveva uscire e doveva ancora prepararsi. Mentre mia figlia era in bagno per gli ultimi ritocchi, entrò Claudia con un vestitino che metteva in risalto le sue forme. Quando vidi Piera, poi, mi mancò il fiato. La magliettina di cotone trasparente lasciava poco all’immaginazione. Il suo seno era visibile in tutto il suo splendore. I capezzoli sembravano volessero perforare il leggero indumento. Le macchie scure delle aureole risaltavano invitanti. Entrambe ci salutarono con un bacio sulla guancia, raccomandandoci di non aspettarle alzati. Mentre uscivano chiesi a Claudia notizie di suo padre. Mi rispose che stava finendo di mangiare la frutta. Mia moglie rimase seduta fino a quando non sentimmo la macchina partire e non vedemmo entrare Diana. Evidentemente avevano concordato che l’incontro sarebbe avvenuto in casa dei nostri amici. “Adesso a noi” disse alzandosi e dirigendosi verso la nostra camera “puoi pure sparecchiare e mettere i piatti nella lavastoviglie. Magari, fatti aiutare dalla tua amichetta. Io non posso sporcarmi le mani. Ho da faare!!!!” Dopo qualche minuto riapparve agghindata come me l’ero immaginata, vedendo cosa avrebbe indossato. Il mio pene mi faceva male, costretto negli stretti slip. Invidiavo Marco che avrebbe goduto del suo corpo da lì a poco. E poi io ero lì con Diana. Mi venne in mente cosa mi aveva detto Lucia, prima in camera. E cercai di calmarmi. Ancheggiando come una diva del cinema degli anni cinquanta, Lucia uscì dalla porta salutandoci agitando la mano: “Ciao!Ciao! Non so quando ci rivedremo!” Rimasti soli ci salutammo con un casto bacio, andammo in salotto, accesi la televisione e raggiunsi Diana che si era già accomodata sul divano. Le chiesi cosa voleva che facessimo. Lei mi rispose che voleva starsene tranquilla a guardare la televisione. Lucia le aveva raccomandato di non farmi eccitare, ripetendole la storia che per quel giorno avevo già dato e che non era il caso di rischiare un infarto. Acconsentii rassegnato. Scorsi la programmazione dei vari canali e non trovai niente di interessante. Le proposi la visione di una pellicola che avevo registrato qualche giorno prima sulla pay-tv. Era del genere legal-thriller ed era tratto da un libro di un noto scrittore. All’inizio c’erano delle scene molto crude. Diana chiuse gli occhi per non guardare. Fermai il nastro. Le cinsi le spalle e l’attirai a me. Cercai di rassicurarla che era solo un film e che era tutta finzione. La strinsi ancora più forte e le chiesi se voleva continuare la visione. Si sistemò sotto il braccio ed appoggiando la testa sulla mia spalla mi disse di continuare, che così non aveva paura di niente. La trama era molto interessante e ci avvinse per tutta la durata del film. Alla fine stavo così bene, beatamente stringendo a me la mia amica, che non mi resi conto che avrei dovuto fermare il videoregistratore. La programmazione proseguì con la pubblicità che scorreva sul video senza che la notassi. Apparve una scritta che non lessi. Poi iniziarono i titoli di testa di un nuovo film. Aveva il titolo in inglese, che io non conosco molto bene. Diana mi chiese che genere di film fosse, ma non seppi rispondere. Non ne avevo la minima idea. Il sonoro era pessimo per cui non riuscimmo a capire cosa si dicessero i tre attori. Ad un certo momento entrò in scena una donna che sembrava una segretaria: gonna a tre quarti, camicetta con un nastro al collo, occhiali da vista, in mano una cartella. Dopo poco tutti i protagonisti erano nudi con le mazze erette, mentre la donna in ginocchio li spompinava a turno. Era un film porno! Sentivo qualcosa muoversi nei miei bassifondi. Mi stavo eccitando, ma ero imbarazzato. Chiesi alla mia amica se le interessasse continuare la visione. Fece no con la testa. Fermai il videoregistratore e continuammo a guardare il telegiornale che stava appena iniziando. Il braccio che cingeva la spalla della mia vicina mi faceva un poco male, per cui lo spostai verso il basso. Senza volerlo le stavo palpando un seno. Non ritrassi la mano, anzi lo accarezzai leggermente. Quando arrivai all’altezza del capezzolo, lo sentii sporgente e duro. Si era eccitata anche lei. Tanto valeva! Chi se ne fregava di quello che aveva detto mia moglie. Magari lo aveva detto per ripicca, visto che quella mattina lei non aveva partecipato al nostro meeting. Infilai la mano sotto la sua maglietta, risalii fino a trovare il seno. Appoggiai le dita sul capezzolo e con un movimento circolatorio lo titillai, facendolo diventare ancora più duro e più grosso. In un attimo ci ritrovammo con le bocche incollate, le lingue attorcigliate che succhiavano una la saliva dell’altro. Tutti i buoni propositi stavano andando a farsi fottere. Ci spogliammo in un baleno ed andammo avanti a baciarci su tutto il corpo fino a quando non potemmo più resistere e, rimanendo sul divano, la feci distendere con le ginocchia leggermente alzate, mi posizionai tra le sue gambe baciandole il sesso che sentii già pronto. Quindi risalii e appoggiai il glande schiudendo le grandi labbra. Stavo per farlo entrare lentamente, quando Diana con un colpo di reni provocò la completa penetrazione. I miei peli si confusero con i suoi. Io ero eccitato, ma la mia amante era scatenata. Probabilmente il sapere che in casa sua suo marito stava scopando con mia moglie la faceva andare su di giri. Ci scopammo una buona mezz’ora. Saremmo andati avanti chissà per quanto tempo ancora, se non fosse arrivato per entrambi un orgasmo liberatorio. Avevamo gridato mentre scopavamo. Ululammo quando venimmo. Meno male che non abitavamo in un condominio. Finalmente paghi ci rivestimmo e ritornammo a guardare la televisione, sempre seduti abbracciati sul divano. Così ci trovò Lucia dopo quasi un’ora. Ci chiese se avessimo fatto i bravi. Le rispondemmo che avevamo fatto una scopata superlativa. “Si! Va bene! Avete scopato ancora! E chi ho per marito. Forse Superman? Adesso vi saluto che sono distrutta. Tuo marito mi ha fatto fuori. Forse è bene che anche voi andaste a dormire. Sono le due passate.” E si avviò verso la nostra camera. Ci guardammo in viso e scoppiammo a ridere sommessamente. Poi l’accompagnai fino alla porta di casa sua come se fosse la mia fidanzata, dandole il bacio della buona notte. Quando chiuse la porta, attesi il rumore del chiavistello. Poi mi sovvenne che dovevano ancora rientrare le ragazze. E ritornai a casa mia. Mia moglie dormiva già, per cui mi svestii cercando di non far rumore, mi coricai e cercai di dormire. Non ci riuscivo. Nella mia mente continuavano a tornarmi le immagini del corpo di Diana, di mia moglie vestita come un vamp, di Claudia fasciata nel suo vestito e del seno di Piera intravisto sotto la leggera mogliettina. Stavo per addormentarmi quando sentii il rumore di due macchine. Una si era fermata davanti al portoncino di ingresso, l’altra aveva proseguito per il garage. Dalla strada perveniva il suono di due voci: una era di mia figlia. Sembrava euforica e contenta. L’altra persona parlava sottovece e non riuscii a capire se fosse una voce femminile o maschile. Poi sentii aprirsi il portocino e Claudia che diceva alla sua amica di venire dentro che era tardissimo. Piera salutò la terza persona promettendole che l’avrebbe richiamata per uscire un’altra volta assieme. Quando sentii tirare il catenaccio alla porta di casa ed aprirsi e richiudersi la porta della cameretta, presi subito sonno. Quando mi risvegliai, mia moglie dormiva ancora profondamente. Mi alzai, andai in cucina a prendermi un bicchiere di succo d’arancia. Mentre sorseggiavo la bibita arrivò la mia signora con gli occhi ancora pieni di sonno. “Cosa fai già in piedi a quest’ora. Vieni a letto. Sai che non mi piace dormire da sola.” Guardai l’orologio. Erano le sette. “Andiamo! Così mi racconti cosa avete combinato tu e il porcone ieri sera.” “Parla sottovoce. Vuoi che tua figlia senta tutto.” La sospinsi in camera e ci intrufolammo di nuovo sotto le lenzuola. “Vieni qua! Allora come è andata?” “Ho goduto cinque o sei volte. Non mi ricordo con precisione. Ma la cosa che ha acceso il fuoco nel mio corpo e che mi ha fatto rimanere eccitata per tutta la serata è stata la sborra che mi ha fatto bere quando gli ho fatto il primo pompino. Non riuscivo a deglutire che avevo già la bocca di nuovo piena. Non ho mai bevuto tanta sborra tutta in una volta. Mi ha fatto sentire puttana. Ed ho avuto un orgasmo senza neanche toccarmi.” “Come puttana?” “Si! Mi sono sentita come una puttana. Disposta ad accettare qualsiasi esperienza. L’unica differenza è stata che non lo facevo per soldi, ma per lussuria, Perché ieri sera abbiamo fatto di tutto. Eravamo scatenati e ci siamo fermati perché non ce la facevamo più; non perché sazi.” “E adesso come stai? Hai ancora voglia?” “Adesso ho voglia di te!” “Ti piace fare l’amore con me come quando lo fai con Marco?” “Non è una questione di persona. Di chi sia migliore tra voi due. Siete meravigliosi entrambi. Ma tu sei mio marito e lui è mio amante. Anche tu lo sai che non è la stessa cosa scopare con il proprio coniuge o con una terza persona. Anche se per noi non si può parlare di tradimento è sempre qualcosa che esula dalla routine familiare e che ti intriga di più.” “E’ vero! Anche a me succede quando faccio l’amore con Diana. Se non mi è venuto l’infarto ieri, devo avere il cuore di ferro. Tu credevi che scherzassimo, ma abbiamo scopato anche noi ed è stato superlativo, anche per l’eccitazione di sapere che i nostri coniugi facevano l’amore nell’altro appartamento.” “Adesso basta parlare! Leccami la fica mentre ti faccio un pompino, ma dolcemente perché è tutto un bruciore” Buttò via le lenzuola e spalancò le gambe. La leggera camicia si sollevò lasciando bella in vista il suo pube. Mi posizionai sulla sua bocca e mi chinai verso la sua folta peluria pubica. Scostai i peli. Misi allo scoperto l’apertura del suo sesso ed incominciai con colpi leggeri della lingua a massaggiarle le grandi labbra, mentre il mio mento sfregava contro il clitoride, che sentii prendere consistenza. La mia lingua si fece strada, entrando completamente nella la sua caverna per massaggiare le pareti vaginali. Nel frattempo Lucia, allacciata ai miei fianchi, massaggiava la mia asta facendo roteare la sua lingua intorno al glande, solleticandomi il prepuzio, leccandolo fino ai testicoli, facendosela entrare completamente nella bocca, uscire fin quasi alla cappella, per poi ricominciare daccapo. Quando sentì che il mio membro si ingrossava ulteriormente, capì che stavo per eiaculare. Aumentò il ritmo e, sollevando il bacino, premette la vulva contro la mia bocca. La mia lingua, che ancora massaggiava le pareti uterine, si infilò più in profondità. Sentendo che non avrei resistito ancora per molto, tirai fuori la lingua e presi a succhiare il clitoride pulsante. Volevo che godessimo assieme. Quando avvertii , dal tremore di mia moglie, che stava avendo un orgasmo, reinserii la lingua nella vulva bevendo avidamente il liquido mieloso che colava abbondantemente. Allentai i freni e lasciai uscire il mio seme nella bocca di mia moglie. Dopo due getti, finii di eiaculare. Non ce n’era più. Ansimando abbandonai la posizione gettandomi di lato. Lucia, anch’ella con il fiatone, mi guardava sorridente. Mi mandò un bacio e mi invitò a sistemarmi sul cuscino per riposare meglio. Riprendemmo subito sonno con la mano nella mano. – continua –
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