Mi risvegliai poco dopo. Cosi, almeno, mi sembrò. La mia mano non stringeva più niente, il posto di Lucia era vuoto. Guardai l’orologio e trasalii. Era quasi mezzogiorno. Feci una doccia, indossai un vestito da casa e raggiunsi mia moglie in cucina. Di mia figlia neanche l’ombra. “Ciao guerriero! Hai riposato abbastanza? Pronto per una nuova battaglia? ” “Cos’è? Vuoi rimanere vedova? Per oggi tutto il mio tempo sarà dedicato al recupero delle energie consumate. Mangiare e riposare. Piera si è già vista? Sono già le dodici e mezza.” “Probabilmente dorme ancora. Lasciala in pace! Non ho bisogno che mi aiuti per fare le pulizie. Le farò io quando si sarà alzata, così non la disturbo.” La difese la madre convinta che il mio fosse un rimprovero. “ Ma chi la vuole importunare? Chiedevo solo per curiosità? L’abbiamo convinta noi ad andare in discoteca. Ti aiuto io!” “Tu te ne stai tranquillo. Devi riposare! Leggiti il giornale. Il tuo amico è già tornato dalla sua ora di passeggiata e ti ha comprato il giornale. E poi non sai cosa fare e mi saresti solo d’intralcio” “Tra quando si mangia?” “Fra tre quarti d’ora! Sai! Stamattina sono stata impegnata!” mi disse, facendomi l’occhiolino. Mentre stavo finendo di leggere il giornale, seduto sulla mia poltrona preferita, mi sentii abbracciare da dietro le spalle e baciare sulla guancia. Era mia figlia che euforica mi gridava nelle orecchie che mi voleva bene, che voleva bene a sua madre, a suo fratello e a tutto il mondo. “Vieni qua e raccontami come mai sei così allegra. Che cosa hai fatto ieri sera, anzi stanotte?” “Prima devo salutare la mamma. Vieni di là anche tu, così non devo ripetere due volte le cose” La seguii in cucina ed entrai mentre abbracciava la madre, saltellandole intorno. Mia moglie mi guardò con aria interrogativa. Feci segno che anch’io non sapevo niente. “Siamo tutti orecchie! Dai! racconta!” “Mamma! Papà! Mi sono innamorata. E’ un ragazzo fantastico! Vedrete che vi piacerà.” “Più che a noi deve piacere a te. E con Matteo come la metti?” “Tra me e Matteo è un pezzo che non c’è più niente. C’è stato un momento in cui pensavamo di amarci. Ci siamo messi assieme, abbiamo anche fatto l’amore, ma poi abbiamo capito che non poteva funzionare. Siamo rimasti solo amici. E’ il mio migliore amico e non vedo l’ora di raccontargli di Fabrizio.” “Che altre qualità ha questo Fabrizio, oltre a quella di averti fatta innamorare ed essere fantastico?” “Ha venticinque anni, è laureato in legge e sta facendo praticantato presso lo studio del padre. Inoltre è bello, atletico e molto intelligente. Ci siamo piaciuti appena ci siamo conosciuti. Abbiamo ballato solo per dieci minuti, poi, visto che non si riusciva a farsi sentire per il fracasso che c’era, ho avvertito Claudia che saremmo usciti e siamo andati nella sua macchina a chiacchierare” “Avete chiacchierato per tutto il tempo?” “No! Non abbiamo solo chiacchierato. Ci siamo baciati, abbracciati e …… abbiamo fatto l’amore! E’ stato dolcissimo!” “Avrete preso delle precauzioni, spero?” “Le prime volte si. Poi non aveva più preservativi e l’abbiamo fatto senza.” “E…” “E…, è venuto dentro.” “Ma tu prendi la pillola?” “No, mamma, ma sono nel periodo non fecondo. E poi anche se dovessi rimanere in cinta non è la fine del mondo. Tanto ci sposiamo. E metteremo al mondo tanti figli. Fabrizio vuole una famiglia numerosa. Lui ha tre fratelli e tre sorelle.” “Tesoro mio! Spero tu abbia ragione. Sappi che, comunque vada, tuo padre ed io ti vorremo sempre bene. Potrai contare su di noi.” “Puoi esserne certa” aggiunsi io. Passarono due mesi durante i quali Piera continuò a frequentare Fabrizio. Ci furono le presentazioni, inviti a pranzo e gite domenicali alle quali fummo invitati a partecipare. Conoscemmo i genitori di Fabrizio che si dimostrarono entusiasti di nostra figlia. Un bel giorno vedemmo arrivare i due fidanzati raggianti. Pensai che avessero deciso la data del matrimonio. Invece no! Aspettavano un figlio! Del matrimonio non se ne parlava. Dicevano che non c’era fretta, che lui avrebbe dovuto parlarne prima con i suoi e che l’avrebbero fissato successivamente. Per fortuna i miei timori non si avverarono. La mia Piera e Fabrizio si sposarono con una cerimonia suntuosa. La sposa aveva l’abito bianco che nascondeva molto bene la pancia che si stava arrotondando. Andarono ad abitare nello stesso stabile dove c’era lo studio legale. Ma torniamo un attimo indietro. Due giorni prima del matrimonio, proprio in vista dell’evento, ritornarono a casa in licenza, dalle rispettive sedi militari, sia Renato che Matteo. Arrivò per prima nostro figlio. Abbracciato a Claudia, che se lo mangiava con gli occhi. Dopo i convenevoli di rito, abbracci, baci, domande sul viaggio, ci lasciarono in asso ed andarono a rinchiudersi in camera di Piera: avevano un sacco di cose da raccontarsi. Erano ancora nella cameretta, quando giunse Matteo. Ci salutò calorosamente; poi andò a raggiungere gli altri tre. Vennero fuori che era già tardo pomeriggio ed, elettrizzati come non li avevo mai visti, ci comunicarono che avevano deciso di fare una festa d’addio al celibato per quella sera. Dovevamo lasciare libera una delle due case. Per loro non era importante quale. Poi uscirono per fare rifornimenti. Andammo a parlarne con i nostri amici. Considerato come avrebbero lasciato poi i locali, proponemmo che la festa fosse fatta in casa nostra. Diana disse che appunto per quello si doveva svolgere là da loro: con tutto il da fare che avremmo avuto il giorno dopo! Ci spostammo subito da noi, avremmo mangiato assieme, così che i ragazzi avrebbero potuto iniziare i preparativi, appena ritornati dal centro commerciale. Le due amiche andarono a preparare da mangiare, mentre noi, dopo aver apparecchiato, preparammo quattro aperitivi. Raggiungemmo le nostre mogli per brindare con loro e prendere accordi per organizzare la nostra serata. Se era il caso di andare a cinema o di rimanere a casa. “Vediamo cosa fanno i ragazzi!” disse mia moglie con un sorriso enigmatico. Così, nell’attesa del ritorno dei nostri figli e della cena, io ed il mio amico ci mettemmo comodi sulle poltrone a finire l’aperitivo e a parlare del più e del meno. Si spalancò la porta ed entrarono i quattro con alcuni sacchetti della spesa. Appena ci videro, capirono che noi saremmo stati di qua. Chiamarono anche le genitrici. Quando fummo al completo ci proibirono nel modo più assoluto di intervenire alla loro festa. Se avessimo avuto bisogno di comunicare con loro, avremmo dovuto usare il telefono. E per essere sicuri si sarebbero chiusi dentro a chiave. Mi ritornò alla mente il sorriso enigmatico di mia moglie, ma non feci una piega. Appena furono usciti, ci guardammo tutti e quattro, con un identico sorriso stampato sulla faccia. I nostri occhi brillavano. Sapevamo cosa non avremmo fatto quella sera. Non saremmo andati al cinema. “Fate i bravi voi due! Prima si cena.” Disse Lucia. Che cosa mangiammo quella volta non me lo ricordo. Mi ricordo però che sembravamo dei morti di fame, per quanto divorammo quello che c’era nei piatti. Appena finito ci alzammo da tavola, sparecchiammo, mettemmo i piatti nella lavastoviglie e….. andai a chiudere la porta con il chiavistello: se non potevamo andare da loro, anche noi volevamo essere tranquilli da sorprese. Diana mi era già alle spalle. Appena mi girai premette tutto il suo corpo contro il mio, mi dette la sua bocca da baciare. Le lingue si cercavano, si attorcigliavano, esploravano il palato solleticandolo. I due pubi si strofinavano. Con la coda dell’occhio cercai di vedere cosa stessero facendo gli altri due. Vidi Marco che aveva affondato il suo viso tra le gambe di mia moglie, che mugolava per il gradimento. Diana mi slacciò la cintura, aprì la zip e, staccando il suo bacino, fece scivolare i miei pantaloni verso il basso. In un attimo i nostri vestiti erano sparsi per il pavimento. La mia amica si stese su un tappeto, aprì le gambe, sollevò le ginocchia e si offerse alla mia vista. Mi adagiai su di lei baciandola con foga sulla bocca, discesi a baciarle i seni. I capezzoli erano grossi e duri, le aureole gonfie di desiderio. Li feci entrare in bocca succhiandoli alternativamente. Diana gemeva chiedendomi di scoparla. Ritornai a cercare la sua lingua, mentre lei, sollevando il bacino agevolò la penetrazione. Man mano che il pene entrava, le pareti bagnate del suo sesso si avviluppavano intorno ad esso come fa la piovra attorno alla sua preda. Una volta impossessatosi del mio membro si avvinghiò con le gambe ai miei fianchi e mi tenne fermamente legato a se. Incominciai a muovere la mia asta con un movimento circolare. Diana mugolava nella mia bocca assecondando i miei movimenti. M! a questo non ci bastava. Volevamo scopare. Lo volevo io e me lo chiese urlandolo sommessamente nell’orecchio la mia amante. “Scopami forte! Per favore! Non ne posso più. Fammi godere! Voglio sentire il tuo seme scaldarmi la topina!” I miei movimenti si fecero più decisi. Affondavo i miei colpi sempre con più forza e con crescente frenesia. I miei testicoli sbattevano contro i suoi glutei. Stavo per venire. Mi fermai per attendere la mia compagna. Ripresi a succhiarle il seno, a strizzarle i capezzoli. Lei introdusse la lingua in un mio orecchio, mi succhiava il lobo, me lo mordeva leggermente. Avvertii un leggero tremore sul suo corpo. Stava per avere un orgasmo. Senza staccarmi dal seno, tornai a muovermi dentro di lei. I tremori si fecero sempre più avvertibili, i suoi gemiti mi riempivano l’orecchio. Una fiumana di sperma incominciò a sgorgare dal mio membro. Contemporaneamente i muscoli della sua vagina si contraevano, strizzando il mio pene, rilasciando secrezioni abbondanti. Continuammo a godere del nostro orgasmo per lunghi momenti, rimanendo abbracciati lì sul duro pavimento, fino a quando Diana, passato lo stordimento non incominciò a sentire dolore alla schiena. Finalmente ci ricordammo di non essere soli. Marco stava scopando mia moglie alla pecorina. Mentre le mani del mio amico strapazzavano le tette della sua amante, questa si tormentava il clitoride. Diana si avvicinò alla coppia ed appoggiò il suo seno contro la spalla del marito. Con voce resa roca dalla lussuria implorò: “Fate in fretta! Ho voglia di assaporare il tuo seme” Mi avvicinai anch’io, m’inginocchiai di fronte alla mia signora e cercai di baciarla; riuscii con una certa difficoltà per i movimenti che i colpi del suo partner imprimevano a tutto il suo corpo. Sentii l’arrivo dell’orgasmo come se fossi stato un’appendice di mia moglie. Me lo gridò in bocca. Lo capì anche Marco che accelerò il suo ritmo fino a che gemette in preda al piacere. Mentre i due amanti rimanevano ancora congiunti per riprendere fiato, ebbi un bisogno urgente di recarmi in bagno. Quando tornai il soggiorno era vuoto e, sentendo i rumori che giungevano dalla nostra camera, capii dove dovevo raggiungere gli altri tre. Lucia e Diana erano sul letto sul fianco che si leccavano a vicenda in un frenetico sessantanove. Marco stava cercando d’inculare la moglie. Mi posi a mia volta dietro mia moglie e, non senza fatica, introdussi il mio membro nel suo sedere. Dovevo muovermi piano, altrimenti avrei disturbato le due donne. Sentivo che anche Marco non faceva movimenti bruschi. Rimanemmo così per un po’, con il rumore sommesso delle lingue che si insinuavano nella topa dell’amica per leccare e bere il miele che produceva, con i miagolii smorzati tra le gambe delle due amiche, percependo con il pene le contrazioni che pervenivano dalla vagina ogni volta che Lucia aveva un orgasmo. Marco accennò a muoversi. Lucia percepì cosa volesse fare. Staccò la bocca dalla vulva di Diana e, rivolgendosi sia a Marco che a me, gridò: “Per favore non venite, perché abbiamo voglia di essere riempite da tutte e due i cazzi.” Ci staccammo. Non sapevo da dove incominciare. Mia moglie aveva già in mente cosa fare. “Prima io e poi Diana. Ma non azzardatevi a venire presto. Dovete soddisfarci tutte e due” disse. Fece stendere Marco sul letto con le gambe penzoloni e s’impalò sul suo membro. Si distese su di lui mettendo in mostra il suo sfintere, mentre il nostro amico le allargava le chiappe. Mi misi dietro di lei e spinsi il mio pene verso il fiorellino. Diana, posta vicina al mio corpo, si tormentava i capezzoli cercando e trovando la mia bocca. Per il primo tratto non incontrai intoppi, ma più affondavo più trovavo resistenza per la presenza di Marco nella vagina. Alla fine fu tutto dentro. I buchi di mia moglie si mostrarono abbastanza elastici. Dopo i primi tentativi riuscimmo a sincronizzare i nostri movimenti. Mentre io andavo indietro, Marco spingeva. Quando Marco si ritraeva, io affondavo. Mia moglie era in preda ad un godimento molto intenso. Gridava frasi oscene, mugolava, sbatteva la testa a destra e a sinistra. Alla fine giunse, liberatorio, un orgasmo che la le fece scuotere tutto il corpo. Sentivo i suoi muscoli vaginali che si contraevano, trasmettendo il movimento ai muscoli anali. Durò per parecchi secondi. Poi, esausta, si placò e finalmente sorrise beata. Ci staccammo e dissi a Diana di prendere il posto di Lucia. Mi chiese di scambiare la posizione con suo marito. Mi sdraiai, mi venne sopra avvolgendo il mio pene con la sua vulva, si distese su di me, premendo i suoi magnifici seni contro il mio petto, e mi baciò con passione. Aiutai a mia volta la penetrazione da parte di Marco. Lo sentii entrare, dopo di che iniziai a spingere per quel tanto che mi permetteva la posizione. La cappella sfregava contro le pareti vaginali. Sentivo il suo clitoride strofinarsi contro i miei peli pubici. Mia moglie forzò con la lingua le nostre bocche e ci baciava, ora me, ora Diana. Marco reclamò. Lucia abbandonò le nostre bocche per dedicarsi a quella del nostro amico. Quando, diversi minuti dopo, si sentì arrivare l’orgasmo di Diana, Marco si sfilò dal sedere della moglie e rivolse la sua attenzione verso mia moglie. Rimasto da solo con Diana, potei finalmente accelerare i miei movimenti e, rincorrendo l’orgasmo della mia amante che, dibattendosi su di me, irrorava il mio basso ventre dei suoi abbondanti umori, venni con lunghi e continui fiotti di sperma. Rimanemmo, sfiniti ed appagati, per qualche minuto. Quando mi resi conto che stavamo addormentandoci, mi alzai dal letto, scossi gli altri che si erano appisolati ed andai in soggiorno a ricuperare i miei vestiti. L’ultima ad arrivare fu mia moglie, perché aveva rimesso a posto il nostro campo di battaglia. Ci facemmo un buon caffè, accesi il televisore e ci sistemammo sui divani in attesa che i nostri figli finissero la loro festa. Alle due di notte giunsero tutti e quattro visibilmente eccitati e contenti. “Com’è andata?” chiese mia moglie. “Alla grande!” risposero in coro “E voi cosa avete cosa avete fatto?” “Niente di particolare. E’ stata una tranquilla serata da matusa” dissi io. “Adesso, però, andiamo a letto che domani abbiamo un sacco di cose da fare. Specialmente tu, Piera” aggiunse Lucia.
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