I tesori di Cornelia Non so se faccio bene a raccontarvi tutto. Potreste farvi una cattiva opinione di me, ma voglio rischiare. Mi chiamo Sonia, ho compiuto 45 anni da poco e sono sposata da 21 con Aldo, mio coetaneo: un uomo estremamente virile, che non lascia passare giorno senza scoparmi come si deve. Io, per ricambiarlo, non gli ho mai fatto mancare un bel paio di corna, anzi più di uno. In questo periodo ad esempio scopo regolarmente col titolare dell’azienda dove lavoro e con il direttore del personale della stessa, con l’autorizzazione di mio marito (un extra in busta paga non guasta). Di tanto in tanto mi faccio anche qualche collega, giusto per non perdere l’allenamento, ma di questi ultimi a mio marito ne parlo solo a fatto compiuto, godendomi la sua vendetta… tutta a base di cazzo. Vi dico questo giusto per farvi capire che non sono in astinenza di sesso (cosa che spiegherebbe quel che mi è successo e mi sta ancora succedendo), anzi. Ho due figli: Dino di 20 anni e Dario di 18. Due gran bei ragazzoni: alti, muscolosi, sempre circondati da belle ragazze. Ultimamente mi sono sorpresa a guardarli con occhi diversi da quelli di una mamma.: in altre parole “avevo voglia di scoparmeli”. Naturalmente, come sempre, il primo ad esserne informato è stato Aldo. Mentre scopavamo gliel’ho buttata lì e lui come prevedevo si è infoiato di più e dicendomi “sei proprio una gran troia” ha cominciato a sbattermi come mai. Il problema era creare l’occasione che potesse sembrare più naturale: girare nuda per casa non sarebbe servito. Sai che novità! Lo faccio da sempre. Era necessario trovare qualcosa di diverso, di veramente strano, che li potesse colpire. Ho pensato allora di farmi un piercing sulle labbra della fica e di farmi tatuare un po’ più su. Detto fatto! Ho scelto un piercing con due piccoli pendagli sui lati ed un uccello in volo come tatuaggio. Il giorno dopo, sabato, io ero a casa dal lavoro, mentre mio marito no. Il momento era buono: c’erano le tende che avevo lavato e stirato da risistemare e col mio solito abbigliamento da casa (una semplice maglietta) mi accingevo a farlo. Me la sarei cavata benissimo da sola, l’ho fatto altre volte, ma perché non approfittare della presenza in casa di due uomini come i miei figli? Così li ho chiamati chiedendo loro di aiutarmi. Io salivo sulla scala a sistemare le tende e loro, da sotto, le reggevano. Era il modo migliore per metterli a confronto con la mia figa rasata di fresco (lo faccio con regolarità). Salì sulla scaletta, mentre i due, ubbidienti, reggevano la tenda. Ma invece di guardarmi si stuzzicavano, ignorandomi. Che rabbia! Eppure non sono da buttare, vi assicuro. Sistemai così la prima tenda. Un fallimento completo: non mi avevano degnato neanche di una sbirciatina; mi sentivo offesa ed umiliata. Cominciai a sistemare la seconda tenda, mentre loro continuavano a scherzare. D’improvviso un silenzio irreale. Poi la voce di Dario mi fece rivivere: “Mamma, ti sei fatta bucare la figa!” “Cosa? Ah, parli dell’orecchino!” “Del fighino, vorrai dire. E ti sei fatta anche tatuare. Bello quell’uccello!” “Visto? Cerca il nido.” Dino si intromise nella conversazione: “A dire la verità, sembra che lo abbia trovato! Purchè sia vuoto.” “Quando non c’è nessuno lo è di sicuro.” Risposi. “Allora ha ben poco tempo per riposare” continuo Dino. Gli sorrisi e finsi di continuare a sistemare la tenda, ma ormai il più era fatto. “Mamma, posso toccare l’aggeggio” la voce di Dario mi scatenò un’emozione incredibile. Avevo voglia di urlare il mio sì, ma facendo mi forza mi limitai a dire “Se ti fa piacere!” “Attento, così me lo strappi!” Non era vero, ma bisognava passare alla fase 2 del piano. “E’ che da qui non è così semplice, vero Dino?” Dino annuì con complicità. “Va bene, ora scendo”. Ed intanto cominciavo già a muovermi sugli scalini Quando fui sotto, però, la loro protesta, invece di placarsi si incrementò: “Ma così non si vede nulla, porc…” “Ehi giovanotti, niente parolacce o il gioco finisce, OK? Andiamo di là” e prendendoli per mano li accompagnai in salotto dove mi distesi sul divano “ora va bene? Si vede bene lo spettacolo?” “Certo, mamma, così è un’altra cosa. Lo sai che hai una signora figa e che questo coso ci sta proprio bene?” Dino aveva cominciato a giocarci intorno, accarezzando tutto quello che capitava a tiro. “Cazzo, Dario, guarda! Mamma ti stai bagnando come una troia! Non è possibile, siamo i tuoi figli”. “Che c’entra? Se continui a toccarmi tra un po’ vengo, brutto stronzo di figlio senza cuore. Anch’io sono vostra madre, ma a guardarvi i vostri cazzi se ne fottono.” Attraverso i boxer che avevano addosso si notavano infatti dei rigonfiamenti che mi lasciavano ben sperare. Il dado era definitivamente tratto: Dino mi aveva infilato due dita nella figa movendole a ritmo e continuando a magnificare gli umori che scendevano copiosi. Dario si era impossessato delle mie tette con la scusa di osservare se ci sarebbero stati bene due piercings anche lì. “Stronzi, basta!” urlai. “Vuoi che ti lasciamo così, mamma?” “No, voglio che mi fottiate come si deve, Che mi inculiate, che mi diate i vostri cazzi da succhiare, altrimenti da oggi vi lascio a pane ed acqua!” Non chiedevano altro. In men che non si dica mi ritrovai in figa il cazzo di Dario, mentre Dino premeva per entrare dalla porta posteriore. Non era il mio primo sandwich, eppure non avevo mai goduto così tanto: ci sapevano fare i due mascalzoni. Di sicuro oltre alle troiette di cui si contornavano si erano scopata qualche matrona di buon gusto. Mi vennero in corpo così come stavano e poi mi presentarono i cazzi da pulire. Non me lo feci ripetere: il dovere prima di tutto (se poi il dovere è un piacere…). Ci abbandonammo per un po’ scambiandoci baci voluttuosi, giusto il tempo di consentire ai due giovanotti di riprendersi e poi ricominciare a godere della loro virilità. Ero stata proprio brava: avevo messo al mondo due tori, era giusto che ora me li godessi un po’. Continuarono a scoparmi per tutta la mattinata. Quando Aldo rientrò avevamo giusto fatto in tempo a ricomporci e a fare una doccia veloce, ma le tende penzolavano dimenticate. Aldo le degno solo di un’occhiata distratta, poi parlammo d’altro pranzando. A sera si avvicinò, mi mise alla pecorina e mi sussurrò: “Ora, mentre ti trombo, mi racconti tutte le porcate che hai fatto coi tuoi figli, troia!” Il racconto fu lungo, non tralasciai nulla e i risultati furono incredibilmente superbi. Mio marito aveva un modo di punirmi che adoravo, forse per questo lo facevo così cornuto, ma quella volta fu ancora più duro. Non si fermava e io continuavo a godere. Penso proprio che dovrò tornare a montare le tende molto presto: ma non so se lo faccio per il premio da dare ai miei due bambini o per la punizione che riceverò poi da mio marito. Ciao e un bacio sul pisello a tutti.

