E’ stata una bella serata”, dice lei. “Sì, anche per me”, rispondo. Non è necessario essere dei maghi per leggere nei nostri pensieri in questo momento: due adulti di sesso diverso che si incontrano per mezzo di un sito di annunci espliciti (tra l’altro due settimane dopo essersi conosciuti) lo fanno per un motivo ben preciso. Eppure, tra i desideri e le parole, tra i pensieri e le azioni si insinua un velo di pudicizia e di riserbo che forse solo è in grado di salvare il sesso dal diventare un brutale e meccanico strumento di riproduzione della specie. “Chi farà il primo passo?”, mi chiedo. Nei pochi minuti che ci separano dalle nostre macchine, parcheggiate sul limitare della spiaggia, mi si presentano decine di momenti in cui la mia lingua o il mio braccio cercano di sciogliere questo dannato nodo di cautela. Ma niente. Si cammina in silenzio, o facendo qualche osservazione casuale sul paesaggio. Sollevo lo sguardo verso la strada: le macchine sono lì, a una ventina di metri. Porca maiala! perché qualche ladro non ha pensato di rubarne una? Il cuore comincia a pompare sangue alle tempie, mi sembra che i minuscoli grani di sabbia sotto i piedi facciano un baccano insostenibile… quanto manca? venti secondi? dieci? forse meno? Alla fine, pressato dall’urgenza e dal terrore di essere cancellato dalla sua penna come una “serata persa”, in un tono del tutto incongruo con la notte di fine Aprile romantica di profumi e di bagliore lunare, la lingua si ribella e si aggrappa al carro del mio ultimo pensiero: “Che bel culo hai!”. Lei si ferma e rimane a bocca aperta. Attimi di panico, ho detto una cazzata che diventerà leggendaria. Mi aspetto che si volti e si infili in macchina senza salutare, invece scoppia a ridere, chinando la testa all’indietro e io avvampo dalla vergogna. “Scusa, scusa”, dice lei prendendomi il braccio “è che stavo per dire la stessa cosa”. Dalla fossa delle Marianne alla punta dell’Everest in mezzo secondo… penso che il mio spirito sia in questo momento la cosa più veloce su questa terra.Poi baci, come uno si aspetta che i baci debbano essere: intensi, vibranti, impazienti, affamati. Il calore del suo corpo, finalmente, la morbidezza del suo seno contro il mio petto, il profumo che mi avvolge e oblitera il resto del mondo. Prendo coraggio: “Vieni”, le dico, portandola di corsa dietro il muro di uno stabilimento balneare ancora deserto. Un cono d’ombra ci protegge dalla vista di eventuali tiratardi. Da un baretto lontano arriva il suono plasmato dal vento di un juke-box e dal rumore della risacca. La mia bella amante si appoggia contro il muro e mi attira a sé: le sue mani mi sbottonano la camicia frettolosamente e la sua lingua fa appena in tempo a sfiorare un mio capezzolo che io sfuggo alle sue carezze e mi getto letteralmente ai suoi piedi. “Cosa vuoi fare?”, mi chiede mentre le sollevo la gonna. Lei lo sa bene: in una email mi ha descritto il suo punto debole, ricamandolo in una fantasia, e io adesso gliela sto regalando.Comincio a tempestarle le cosce di baci e piccoli morsi, stuzzicando la pelle liscia con le unghie. La faccio voltare e le sfilo gli slip… il tessuto è fradicio. Mi sembra di sentirle le gambe tremare mentre vi faccio scorrere le mie mani fino ai fianchi. Lei inarca la schiena, istintivamente, offrendomi il succoso frutto del suo sesso. Guidato dal profumo vi appoggio la bocca e, senza leccare, mi limito a suggere il nettare salato e filamentoso che cola tra le sue labbra crespe. Quante volte ho assaggiato una donna in quella maniera! eppure ogni volta mi sembra di non conoscerne il sapore, e mi abbandono con rinnovato languore… per fortuna. Passo in rassegna tutte le carezze che la mia bocca ha imparato dall’esperienza: decise, con la punta della lingua, e morbide, appiattendola intera contro la sua passerotta; insolenti, facendo schioccare la lingua tra i denti, o pudiche, sfregando solo le labbra; e ancora, blandendo la sua clitoride con il retro della lingua o succhiandola come fosse un minuscolo pene e infine scopandola con la lingua, irrigidendola per potere insinuarmi dentro. La mia bella bionda partecipa dimenando sinuosamente il suo fondoschiena, accompagnando ogni bacio con una diversa modulazione di gemiti e commentando la mia abilità. Quasi mi fa tenerezza… se solo non fossi così eccitato. Mi si è gonfiato da farmi male, e preme ostinatamente contro i pantaloni per poter uscire a prendere una boccata d’aria! Resisto alla tentazione di masturbarmi, ho paura che verrei subito. Quando decido di sostituire un dito alla mia lingua, sento che lo stringe con forza. Si rilassa ben presto e qualche attimo dopo infilo un secondo dito. A questo punto lei comincia a muoversi contro la mia mano, venendo incontro al meno piacevole (ma pur sempre godibile) sostituto del fallo. Le mordo le natiche e lei sussulta… ogni morso è un po’ più vicino al suo punto debole, lo sappiamo entrambi. Come sappiamo che alla fine darò sfogo al suo desiderio, ma è un gioco: fare a rimpiattino con il senso di anticipazione.Restiamo immobili per una coppia che cammina sulla battigia finché non li vediamo allontanarsi, voltati dall’altra parte. E poi, senza preavviso, le poggio la lingua sul buchetto dell’ano ed è come se le stessi leccando il cuore: trema, totalmente esposta alla mia bocca inarrestabile, e si abbandona al duplice assalto, delle dita e della lingua, come un fiore che galleggia su un fiume in balìa della corrente.Sento una sua mano afferrarmi per i capelli e premermi la testa contro il delizioso culetto. E’ questione di poco… lei mi incita a farla venire, e io aumento il ritmo con cui le mie dita entrano ed escono dalla fica senza smettere un attimo di saettare la mia lingua sullo sfintere, anzi irrigidendola per penetrarlo mollemente.Lei mi grida il suo godimento con la bocca e con il corpo intero, scossa dalle ondate dell’orgasmo, ora inarcando ancor di più la schiena, ora serrando con forza le gambe e imprigionandomi al loro interno. Infine si lascia andare e scivola sulla sabbia, inginocchiandosi anche lei per tornare al mio livello. Mi bacia con forza, mi ringrazia, è stato bellissimo etc. etc. “E poi?”, penso un po’ deluso nel vederla alzarsi: “finito tutto?”. Lei sembra comprendere la mia perplessità e sorridendo mi tende la bella mano inanellata: “Vieni, andiamo a casa mia… qui c’è troppo buio, e io voglio guardarti negli occhi mentre te lo succhio”.
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