“Sei bellissima. Vai.” Elisa sente l’eccitazione crescere d’un tratto. La sente nello stomaco, nelle gambe. Si alza con noncuranza e si avvicina al bancone del bar. Un rapido sguardo intorno e vede la piccola porta di ingresso sul retro. Scivola dietro, la apre. Si inginocchia per non farsi vedere dalla gente in sala e camminando a quattro zampe si avvicina al barman. La vede. Le sorride. Capisce e tace. Il bancone del bar è costituito da un grande pianale. Sotto è completamente vuoto. Elisa si infila in quel vuoto, che la contiene agevolmente, in ginocchio. Il barman e davanti a lei. La grande specchiera alle loro spalle rimanda immagini confuse. Fisso li lo sguardo. Vedo ed immagino insieme. Il barman continua a preparare i suoi cocktails. Il suo cazzo, chiuso dentro un paio di calzoni aderenti di pelle, è all’altezza del suo viso. Lei bagnata, i suoi seni sono diventati di marmo. Elisa slaccia il primo bottone della giacca e con una mano li accarezza, stringendosi i capezzoli, prima uno poi l’altro. Lui abbassa lo sguardo, sorride, poi continua il suo lavoro. Dalla sua fica colano umori che scorrono lungo le cosce. Sposta da un lato le mutandine. Un dito che sfiora il clitoride ed emette un gemito soffocato. Le tempie le pulsano per l’eccitazione. Lui si avvicina di più. La patta dei suoi pantaloni è a pochi centimetri dal suo viso. Elisa afferra le natiche del barman e affonda la faccia contro il suo cazzo. Strofina le guance contro la patta, mentre le sue mani accarezzano il culo muscoloso dell’uomo che apparentemente indifferente, continua a lavorare. Il suo cervello è pieno di quel cazzo. Gli slaccia la cerniera lampo. Non porta nessun indumento intimo. La cappella emerge dalla patta. Elisa resta per un attimo come stregata, poi la sua lingua vi passa sopra una volta, due volte, tre volte, delicatamente. L’uccello cresce, viene fuori. Lei afferra di nuovo il sedere dell’uomo e lo stringi a se, mentre il suo cazzo scompare nella sua bocca, sempre più giù, in gola. Si sente piena, è come se l’ avessero penetrata dappertutto. Si fermi un attimo senza muovere la testa ne la bocca, per sentire fin nelle viscere quella sensazione di pienezza. Poi lo fa uscire. Si strofina la cappella sul viso aspirandone l’odore e sui capezzoli. In sala a pochi passi la gente parla, ignara di tutto. Ciò aumenta ancora di più l’eccitazione di Elisa. Ringhiotte lentamente il cazzo ancora, lentamente, lo fa uscire dalla bocca, leccandolo piano. Continua a leccarlo, come un gelato, mentre con la mano lo masturba. Poi lo ringhiotte di nuovo, iniziando un lento su e giù di labbra e bocca, succhiando. La tua lingua scende veloce fino ai coglioni, gonfi da scoppiare. Li prende in bocca, prima l’uno poi l’altro. Una mano va al il clitoride. E’ un lago. Poi ricomincia a succhiare e a leccare, sempre più veloce. Vuole il suo sperma. L’idea di bere la sua sborra la fa impazzire. Il suo succhiare si fa vorticoso, la testa si muove sempre più veloce. Elisa sente l’uomo inarcarsi leggermente, senza un grido. Viene. Un cascata di sperma le invade la bocca. Elisa ingoia quel liquido caldo, una piena che le esce dalla bocca e sgocciola sul seno. Ingoia, (quel sapore le da alla testa) continuando il pompino finchè non esce più nulla. Continua a leccare il cazzo dell’uomo, ripulendolo completamente. Poi glie lo rimette nella patta. Esce come è entrata. Non sa il suo nome e non lo saprà mai, ne lui il suo. Torna al tavolo e si siede. Un cameriere, servizievole, si avvicina: “La signora beve qualcosa?” “No grazie, ho già bevuto”, risponde lei sorridendo. La sfioro con un bacio.
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