Martino, 38 anni, biondo scuro, alto 1,80, corporatura atletica, direttore di filiale di una banca, abitante in un confortevole appartamento di due stanze in affitto, località preferita per le vacanze la Sardegna, era gay e innamorato. Da una settimana viveva sospeso in questo stato, indescrivibile per un uomo che non aveva mai perso la testa per amore. Cos’era successo? Una mattina Martino era andato in macchina al distributore di benzina. Era cliente fisso e il signor Giacomo, proprietario dei distributore, gli era simpatico. «Buon giorno! Il pieno?». Una voce profonda lo scosse dai suoi pensieri. «Sì» disse automaticamente, e pensava di dare la chiave al vecchio signor Giacomo quando si trovò davanti un gigante sconosciuto di circa quarant’anni. Doveva aver assunto un’espressione sconcertata, perché l’uomo, come per scusarsi, disse: «Il signor Giacomo è andato in ospedale per il fine settimana. Sa, la cistifellea. Per le prossime settimane lo sostituisco io. A proposito, mi chiamo Roberto. Il signor Giacomo è mio zio.» Martino non aveva capito molto. Fissava attonito lo splendido viso, aperto, con un paio di bei baffi. «Posso avere la sua chiave?» «Oh, mi scusi» balbettò e gli diede con un certo imbarazzo quello che l’altro gli chiedeva. Martino stava sognando. A un certo punto sentì la chiave che l’altro gli stava restituendo premergli la mano: «Allora buon viaggio. Ho pulito anche i vetri. Ci vediamo sicuramente nei prossimi giorni. Arrivederci!» Siccome quel lunedì mattina c’era molto da fare in banca, Martino fu obbligato a concentrarsi sul suo lavoro. Così la giornata, che era cominciata in modo così promettente, passò abbastanza in fretta. Solo il getto di una doccia fredda riuscì a riportare Martino nuovamente con i piedi per terra. «Vedo un uomo che è di sicuro felicemente sposato e padre di famiglia, quindi sicuramente non è gay, e mi comporto come un liceale innamorato» disse alla sua immagine riflessa allo specchio, osservandosi intensamente mentre si faceva la barba. Entrambe le cose non erano normali per lui. Di solito non parlava da solo né si trovava così bello, da guardarsi attentamente allo specchio. Ma oggi era tutto diverso. Dopo uno spuntino decise di fare un salto nel locale all’angolo. «Buona sera, signor Gregorio. Vuole sedersi vicino a me?» Si era aspettato di tutto, tranne questo: a un tavolino d’angolo era seduto lui, Roberto e lo invitava a sedersi con lui, cosa che fece volentieri. «Beva una birra anche lei! Mi scusi se la aggredisco così, ma qui non conosco nessuno.» La cameriera portò due birre e dopo avere brindato l’uno alla salute dell’altro cominciò una conversazione interessante. Stabilirono di avere molte affinità, risero dei loro problemi di peso e anche in campo musicale trovarono un argomento preferito in comune: Mozart. Quando Martino propose di continuare a chiacchierare a casa sua, Roberto acconsentì con gioia. Arrivati a casa di Martino si misero a proprio agio con una bottiglia di vino. Avevano raggiunto subito una confidenza come se si conoscessero già da molto tempo. Ma poi subentrò un certo imbarazzo. Non riuscivano più a trovare le parole giuste. Roberto interruppe il pesante silenzio: «Adesso devo andare. Domani devo alzarmi presto.» «e’ stata una bella serata. La ringrazio.» «Anch’io». Martino non riuscì a dire altro. Poi accompagnò il suo ospite alla porta. «Ci rivediamo domani?» Era la sua voce che faceva questa domanda. «Sì, volentieri, alle otto da Toni?» «Bene, mi fa piacere se ci rivediamo.» «Anche a me. Buona notte’ s Gregorio.» Allora Martino rimase come un cucciolo bagnato alla porta, fissò la tromba delle scale e pensò semplicemente: sono innamorato! Circa mezz’ora più tardi Roberto era sotto la doccia. L’acqua gelata scorreva sopra il suo corpo robusto. Aveva bisogno urgente di rinfrescarsi. Ma doveva ammettere che quel freddo non poteva far niente contro il calore dei suoi sentimenti. Il suo membro si sollevava orgoglioso, non intenzionato a rinunciare alla sua erezione per colpa dell’acqua fredda. Ribadiva inequivocabilmente il suo diritto. Lasciò la doccia, prese il membro nella grande mano pelosa e lo strofinò voluttuosamente. Il cuore gli batteva più forte non tanto per la forza con cui si stava masturbando, quanto per il pensiero che quella mano avrebbe potuto essere quella di un certo Martinor… Arrivò presto a un punto in cui il suo corpo fu percorso da un formicolio e da un turbamento che lo facevano gemere e urlare. Con la mano sinistra si stringeva i capezzoli sensibili e arrivò al massimo dell’eccitazione. Le natiche muscolose si dimenavano e il respiro divenne affannoso mentre la mano continuava a masturbare. E poi, con un urlo di piacere, il membro sparò un vero e proprio fiume di caldo sperma, come se con quello spruzzo avesse voluto ringraziare la mano per il lavoro compiuto. Si incontravano ogni sera, stavano seduti per un po’ nella birreria di Toni, poi si spostavano a casa di Martino e chiacchieravano del più e del meno. Ogni sera Roberto diceva: «Adesso devo andare» e Martino non trovava mai il coraggio di dire: «Dai, rimani ancora qui.» Era venerdì sera. Si trovavano di nuovo nel soggiorno di Martino. «Mio Dio, domani mattina posso dormire. Domani tengo chiuso il distributore di benzina. Mio zio mi prenderà per matto, ma cosa importa? Ne avevo voglia. A volte è bello fare pazzie. Credo che questa sia una sera di quelle». Il cuore di Martino si fermò per un momento. Questa ultima frase di Roberto era un invito? Ma non osava ancora esprimere quello che il cuore gli dettava. Così la serata si trascinò fino a quando venne pro nunciata la frase di ogni sera: «Adesso devo andare.» «Ti prego, rimani!» L’aveva detto. Martino evitò di guardare Roberto… Poi udì una risata liberatoria: «là da giorni che aspetto che tu me lo chieda. Finalmente!» Completamente sconcertato Martino guardò Roberto che era radioso. Aveva la gola secca, il polso glì batteva all’impazzata. Roberto gli si sedette vicino e gli prese timidamente la mano: «Se adesso mi dici che dormiresti sul divano e mi cedi benevolmente il tuo letto, ci vado subito. e’ da giorni che non penso ad altro … » Adesso, incredibilmente imbarazzati, quasi intimiditi, si trovavano nella camera da letto di Martino. Alla loro eccitazione evidente si accompagnava una paura inspiegabile. Pensavano ormai di doversi mettere a urlare dalla tensione e cominciarono a strapparsi i vestiti di dosso. In un attimo si trovarono nudi uno di fronte all’altro. Si guardarono affascinati: Martino alto, atletico, senza peli, come un David di Michelangelo e Roberto, ancora più alto, più muscoloso, peloso, un Ercole del giorno d’oggi. Immobili, allacciarono i loro corpi nudi con gli sguardi vogliosi. Solo i loro membri tradivano l’eccitazione. Si ergevano e ingrossavano sempre più. Fu questo a rompere il ghiaccio ed entrambi si lanciarono l’uno verso l’altro e infine caddero con un gemito l’uno tra le braccia dell’altro. Il primo contatto fra i loro corpi ebbe l’effetto di un elettrochoc. Le loro labbra erano incollate come assetate. Durante un bacio interminabile le mani non rimasero inattive. Carezzarono bramose la pelle morbida con movimenti curiosi e svagati. Poi Roberto si abbandonò a un’escursione percorrendo con le labbra il corpo dell’altro. Sul collo dell’amico tremante Martin lasciò una traccia umida di saliva per poi fermarsi pieno di voglia sulla muscolosa collina del petto di Roberto. Con tutt’e due le mani massaggiò tra i sospiri di gioia il corpo duro, carezzò con le mani che gli tremavano tra i peli rigogliosi e alla fine circondò con le labbra che si muovevano febbrili e con la lingua uno dei capezzoli di Robert. Succhiava come un bambino al petto della madre. «Sì… oh… ancora… ahhh… mi piace» gemeva Roberto, felice di trovare dietro di sé il mobile, perché altrimenti avrebbe perso l’equilibrio dall’eccitazione. «Ancora!!… leccami… mordimi… così, sì… più forte, più forte… oohh… mi fai impazzire!!!» Adesso Roberto voleva fare partecipe l’amico, che gli dava tanto piacere, di tutta quella gioia. Gli prese con la mano destra il capezzolo già turgido e ci giocò, tenendolo tra le dita. Martino gridò. Adesso voleva assaggiare il boccone più prelibato. Si lanciò selvaggiamente sul membro duro e fremente. In una volta sola ne prese in bocca così tanto che i gemiti di Roberto divennero un grido lamentoso: «Oh caro… sì… prendilo… in bocca… sì, succhiami il cazzo… Oh sì… prendilo tutto in bocca…sì vieni… mordilo… sì… cazzo come mi tira …ancora …. succhialo… succhialo… aaahhhh!» Le ultime parole si trasformarono in un rantolo di piacere. Martino, che si era messo in ginocchio, si strinse automaticamente a Roberto. Ciò che stringeva tra le mani gli fece emettere un urlo di piacere. Un culo potente, robusto e sodo che stava tenendo avidamente tra le mani. Massaggiò sfrenatamente queste colline celestiali e fermò con abilità i colpi che dava Roberto. «Ti amo… mi fai impazzire… ti vengo in bocca… Oohh… aahh… Non ce la faccio più… TROIA oh… oh… oh… ti vengo in bocca… ohh… aaahhh… attento… vengo adesso… oohhhaaahhhh!!!» Poi un grido animalesco riempì la stanza. Con potenza inaudita un flotto di sperma dopo l’altro sgorgarono nella bocca aperta di Martino. Aggrappandosi alla schiena robusta dell’amico che stava quasi per crollare estenuato, inghiottì ogni goccia con desiderio irrefrenabile. Succhiò appassionatamente fino a quando l’ultimo flotto si fu esaurito. Con un sospiro di soddisfazione si lasciarono cadere entrambi a terra. Roberto si dedicò senza indugio a ciò che finora era stato trascurato: il membro di Martino. Si gettò avidamente sul membro che fremeva già dal piacere e cominciò a succhiarlo. Martino ebbe l’impressione di ricevere una scarica elettrica. Poi allungò la mano verso il magnifico culo di Roberto. Affondò il viso eccitato tra le natiche rotonde e cercò come un esploratore l’ano sensibile. Era difficile attraversare quella foresta di peli, ma con la volontà si arriva a tutto. «Ahhh… Martino… leccami il culo oohhh ancora… la tua lingua èmeravigliosa… come mi piace… sì leccami leccami… ooohhh!!! Martino rispose con bramosia all’invito. Baciando e leccando soddisfò nel modo migliore i desideri di Roberto, mentre il suo membro si scaricava copiosamente nella gola dell’altro. Quando Roberto poi per mandarlo in estasi avvicinò un dito alla sua apertura posteriore, la dischiuse con carezze delicate e poi lo introdusse delicatamente, ma con decisione, Martin non riuscì più a resistere. Con un urlo prolungato eiaculò nella bocca spalancata di Roberto. Questi prese lo sperma che gli scorreva in bocca a flotti rantolando dal piacere. Piano piano il loro respiro divenne più tranquillo, i muscoli si rilassarono. Roberto aveva ancora la testa tra le coscie di Martino, il suo membro disteso davanti agli occhi. Martino aveva posato la testa sulle cosce di Roberto e guardava il culo adorato. Entrambi cercarono di esprimere i sentimenti che nutrivano l’uno per l’altro con cautela e insistenza allo stesso tempo. Cominciarono lentamente ad accarezzarsi, quasi circospetti. Palpandosi, baciandosi lievemente, esprimevano il ringraziamento per quello che avevano appena vissuto. Una incredibile tenerezza si impossessò di loro. Una sensazione che non solo fece battere più forte i loro cuori, ma che rianimò i loro sensi. Infine le loro labbra si trovarono in un bacio appassionato. La loro saliva si mescolò, le lingue si lambirono. Respirarono avidamente l’uno il respiro dell’altro, le mani si carezzavano con una eccitazione crescente sulla pelle, i membri sembravano godere della loro faticosa, ma piacevole, attività e lo dimostravano con una vivace erezione. La grande mano di Robertoo si muoveva su e giù, senza dissimulare la bramosia, nella valle tra le natiche di Martino penetrando sempre più profondamente nel solco. La ricerca venne facilitata’ da Martino che divaricò le gambe, e questo ebbe presto il suo effetto. Il suo dito mediò trovò un’apertura calda, pronta a ricevere. Tastando lentamente nel canale, Martino gemette di piacere, lo assecondò, godendo per il grosso dito nel culo, che si muoveva con indubbia vivacità. Entrava e usciva velocemente. Ma sembrava avere paura di rimanere da solo nel canale buio e presto si unirono a lui un secondo e un terzo dito. Martino si girò con un sospiro e inarcò il sedere verso la mano che lo stava penetrando. «Ooohhh… aaahhhh… e–adesso vieni! Scopami!!! Scopami!!! Vieni, voglio averti dentro… sentirti…aaahhh… non farmi aspettare ancora! Mettimi il tuo bel cazzone in fondo al culo!» Prese della vaselina dal comodino. Porse tremando la scatola a Roberto. Mentre questi gli lubrificava con cautela il culo, Martino preparava il membro palpitante dell’amato con le labbra che lo riempivano di baci e con la lingua umida. Al pensiero di avere nel culo quel gioiello divino, gli sembrò di impazzire. Con un movimento impaziente tese il culo inarcato e ormai pronto verso Roberto. Quasi con solennità questi circondò con le sue grosse mani le natiche frementi di Martino. Poi spinse il membro che vibrava dall’eccitazione dell’attesa davanti al buco eccitato. Martino sentì l’enorme glande premere all’entrata del suo culo. Gridò forte quando sentì entrare la punta del membro. «Fa male?» chiese Roberto preoccupato. «No! Mi fa impazzire… Ooohhh… ancora… spingilo dentro… ancora!!!Sìììì… così va bene… Sììì… mettilo tutto dentro. Mi fai impazzire! Vieni, dammelo!!!» Con un gemito animalesco Roberto era entrato tutto. Martino godeva sentendo i peli rigogliosi del pube sulla pelle sensibile del culo. Partendo a colpi lenti iniziò un’interminabile cavalcata. La stanza risuonava ancora di urla e gemiti dei due uomini sconvolti dall’eccitazione. Il battito del ventre teso di Roberto sul culo muscoloso di Martino, rendeva la situazione ancora più esplosiva. Roberto si distese con tutto il suo peso sull’amico e questi sentì il suo torso peloso e potente sulla schiena. I loro corpi si strofinavano sudati, le loro bocche emettevano suoni inarticolati e sbavavano. Il mondo attorno a loro sembrò sconvolgersi. Roberto continuava a spingere sempre più forte nel morbido buco. Si contorsero nella massima delle estasi e infine: «Aaahhh !! mio Dio… non ce la faccio più ooohh… vengo… vengo… ohhh sììì nel tuo culo meraviglioso prendilo… prendilo… ooohhh … aaahhh !!!» Il balbettio d’amore di Roberto finì con un urlo disumano. Muovendosi convulsamente eiaculò nell’amato che giaceva sotto di lui. Un flotto interminabile d sperma irruppe dentro l’amico. Un ultimo gemito, poi si accasciò sull’altro. Allo stremo delle forze, ma incredibilmente felice, baciò sulla nuca Martino, pieno di gratitudine. Questi credeva di sognare. Anche luì, in un qualche momento di quel folle delirio, aveva raggiunto l’orgasmo. Questo era stato solo uno dei tanti momenti di estasi che lo avevano sconvolto negli ultimi minuti. Poi si separarono. A malincuore Martino fece uscire il suo membro dal culo di Roberto. In silenzio si stesero sul grande letto. Abbracciati si rannicchiarono l’uno accanto all’altro; ognuno stringeva l’altro come un gioiello prezioso.
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