Incredibile. Questo pensò l’appuntato Mari quando capì cosa c’era dentro quello scatolone. Elia Fimora, preside del liceo cittadino nonché a capo della malavita locale era stato arrestato e i suoi documenti sequestrati e messi in uno scatolone, che il nostro amico militare aveva appena cominciato a spulciare. Il suo compito era quello di visionare le numerose cassette rinvenute nel suo ufficio e di esaminare i documenti relativi a ciascun video, ma quando Mari leggendo i primi documenti cominciò a capire di cosa si trattava non voleva crederci, ma uno stato di incredibile eccitazione lo invase e frettolosamente inserì la prima cassetta che trovò. Elia Fimora è un uomo oltre i cinquanta, capelli corti a spazzola bianchi come il suo folto pizzo, non molto alto ma robusto non aveva le sopracciglia e questo aspetto li dava un aria molto cattiva, come lui effettivamente era; preside del liceo cittadino aveva in mano il traffico di droga e quello delle prostitute, usura racket e una bisca clandestina erano le sua altre attività. Aveva molti poliziotti nel proprio libro paga e si può tranquillamente affermare che per un paio di anni buoni in città comandava lui, e non si muoveva una paglia se non lo ordinava lui. Cocainomane incallito fu arrestato perché in preda ad un delirio dovuto all’abuso della polverina picchiò un uomo fino ad arrivare ad ucciderlo a pugni e calci, rendendo così inevitabile il suo arresto visto che il fatto fu commesso in un locale. E ora l’appuntato Mari scopriva il lato perverso e crudele dell’uomo, e cosa alcune povere donne furono costrette a subire sotto il ricatto e la minaccia dell’uomo, che teneva una telecamera a sempre accesa alle dietro la sua poltrona, telecamera dalla quale ricavava i filmini che l’appuntato si apprestava a visionare. Premette play e sullo schermo comparve Elia che discuteva con due sue scagnozzi che gli stavano dicendo che il negozio di intimo delle sorelle Cupi era in ritardo di due mesi nel pagamento del pizzo. Elia si accarezzava il pizzo e disse ai due di convocarle per la sera stessa. Mandando avanti si arrivò fino ad un punto dove si vedevano le due donne entrare nell’ ufficio, l’uomo le fece accomodare e chiese spiegazioni del ritardo alle due donne. Rita (33 anni,bionda occhi marroni, due tette piccole e sode e un culo da favola) e Marina (35 anni, anche lei bionda e occhi marroni, più alta con anche lei un gran culo e una bella terza di tette ancora sode) cominciarono a spiegare che gli affari non vanno più tanto bene, ma Elia non volle sentire scuse e scioccò le due sorelle dicendo che le avrebbe concesso un mese di tempo solo in cambio di una bella scopata, e così dicendo eccitato dalla coca e dall’alcool si tirò indietro con la sedia tirandosi fuori il cazzo, facendo rimanere di sasso sia le 2 donne che l’appuntato, era un’attrezzo incredibile, lungo circa 18cm aveva la stessa larghezza di una lattina, con un cappellone violaceo sulla cima ancora più grosso. Le due si guardarono, poi Marina si avvicinò all’uomo, si accucciò a cominciò a leccargli il cazzo, poi si avvicinò anche Rita e le due cominciarono a succhiare le cappella dell’uomo a turno. Elia indiavolato più che mai ricopriva di insulti le due e spingeva il cazzo dentro la bocca delle due donne che si sentivano soffocare dall’arnese, le afferrava per la nuca e le piantava il cazzo in bocca fin dove riusciva a farglielo entrare; poi afferrò entrambe le donne per i capelli dicendole che ora le voleva inculare e che si sarebbero dovute leccare il buchino a vicenda. Le due cominciarono a supplicare ma invano, così si spogliarono mostrando i loro corpi bellissimi e solissimi e con grande imbarazzo si misero a 69 sulla scrivania ficcandosi a vicenda un dito nel culo mentre l’uomo le palpava da seduto avidamente. Poi le fece mettere entrambe a pecorina e inculò Rita, anche se prima che quel cazzone entrasse in quel buchino ce ne volle, tra gli urli della donna, poi toccò Marino e qui la penetrazione fu un po’ più facile, anche se la donna sembrava stesse per svenire e ad ogni colpo emetteva urla indicibili. La droga e l’alccol lo rendevano una bestia, si alternò tra i due sederi per venti minuti abbondanti tra i lamenti delle poverette, poi le prese le girò e le riempì di sperma, imbrattandole la faccia e i capelli, per poi farselo pulire per bene. L’appuntato vista la scena si era sparato subito un segone, poi smanioso infilò un’altra cassetta. Qui si vedeva Elia che tra una pippata e un’altra leggeva delle carte, poi entrò un uomo che si sedette. Era il tizio che vendeva i panini nella scuola che era andato per farsi rinnovare la licenza, ma il boss gli disse che quest’anno la licenza se la sarebbe dovuta guadagnare sua moglie, con il suo bel culone. Il paninaro rimase di sasso mentre il suo ricattatore fumava, disse che ne avrebbe parlato alla moglie e che si sarebbe fatto vivo lui, il malvivente gli dette tempo fino a mezzanotte per presentarsi nel suo muffivo con lei. Alle 10 i due arrivarono, lei Vania è un femminone, bionda tinta si truccava sempre molto pesantemente, il culo dati i 48 anni un po’ si era appesantito ma la quinta di tette era rimasta bella soda, si presentò vestita come una troia, stivali minigonna con sopra maglietta trasparente con sotto un bel reggiseno nero che conteneva a stento quei due meloni. Elia le disse subito di alzarsi la gonna e girarsi, il marito fece per uscire ma lo strozzino lo bloccò e lo fece sedere, poi si portò dietro la donna e le scanzò il filo del perizoma cominciando ficcarle dite sia davanti che dietro. La donna si bagnò tutta e Elia disse al marito che lei era bella larga, poi si cacciò la verga facendo strabuzzare gli occhi al paninaro e la ficcò in un sol colpo nella fica della donna che cacciò un urlo, il boss cominciò a pomparla e la donna si dimenava godendo come una maiala gridando che la stava spaccando mentre il marito assisteva allibito. Poi la fece girare e le disse di spogliarsi, la bionda fu subito nuda poi si inginocchiò cominciando a succhiare il grosso membro, se lo ficcava tutto in gola e quando lo ricacciava faceva uscire fuori una quantità incredibile di saliva che si appiccicava sulla sua faccia da maiala, mentre Elia insultava il marito dicendo che sue moglie era una pompinara coi fiocchi e che ora le avrebbe sfondato il culo. La donna subito si impalò su quel cazzone che le allargava il suo culo in maniera indicibile. Elia guardò il marito e gli chiese se aveva mai inculato la moglie, l’uomo rispose di no e il boss ridendo gli disse che era un gran cornutone perché la troia aveva il culo sfondatissimo; anche la donna si mise ad urlare che in tanti l’avevano inculata e che era un cornutone, mentre l’uomo da dietro le palpava le tettone che ballonzolavano da tutte le parti. Andarono avanti per molto inculandola a sangue per una mezzora buona, poi mise il cazzo tra le tette della donna riempiendola di sborra. Mari andò avanti per tutta la notte vedendo decine di cassette, con storie che avevano sempre lo stesso epilogo. C’erano due studentesse dell’ultimo anno che avevano rubato un compito in classe, il preside minacciò di espellere e mise in atto il solito ricatto. Lina (castana con capelli ricci, sul 1’70 con un bel culo e una seconda sodissima) e Alessandra (alta e castana, un culo da favola ed una terza di marmo veramente una strafiga) si ritrovarono così a succhiare il cazzone dell’uomo che deformava le bocche delle due. Poi spogliate le fece mettere con la schiena sulla scrivania ed a turno sfondava le due fighette tra i lamenti strazianti delle due; a Lina le fu risparmiata l’inculata ma il culo da favola della sua compagna non venne risparmiato e anche se riuscì a farle entrare solo la cappella la fece quasi svenire per il dolore, per poi sborrarle sulla fica facendo poi pulire tutto a Lina. In altra cassetta Fabia ( una bella moretta con gli occhiali, un’aria da troietta con un bel culo e delle belle tettine) in ritardo anche lei col pagamento del pizzo veniva fatta oggetto sotto gli occhi di Elia delle sevizie di tre scagnozzi che le ficcavono i cazzi a turno in bocca fino a farla soffocare, poi a turno la scoparono e la incularono in maniera forsennata, poi il capo si alzò e le sfondò il culo già ben aperto tra le urla della ragazze che subito dopo venne inondata di sborra che ricoprì tutti gli occhiali che fu poi obbligata a pulire leccandoli. Il video successivo ritraeva una donna con il marito pieno di debiti. L’uomo anche lui fu costretto ad assistere all’amplesso, sua mogli Giada una donna di 46 anni, magra e con un bel sedere, capelli a caschetto castani e di faccia quasi una sosia di Maria Teresa Ruta avendo anche come lei una bocca enorme. La donna fu fatta spogliare e il marito fu obbligato a spingergli un evidenziatore nel culo mentre la donna veniva anche lei soffocata dal cazzone dell’aguzzino, grazie alla grossa bocca riusciva addirittura ad ingoiarlo per la sue totalità eccitando ancora di più lo strozzino. Fatta alzare Giada fu inculata selvaggiamente sotto gli occhi del marito che fu messo faccia a faccia con la moglie e obbligato a guardare il viso stravolto della moglie. Poi Elia prese la testa dell’uomo e la mise a pochi centimetri dal culo della moglie, poi estraeva il randello riaffondandoglielo poi tutto con forza facendo gridare la donna, poi lo ricacciava allargando tutto quel buco ormai ridotto ad una voragine per poi rimetterglielo dentro pompando come un matto, fino a che non riempì il culo della donna di sborra obbligando poi il marito a leccarlo. Poi Mari vide una barista che lui conosceva frequentando il suo bar e da sempre ammirato per la bellezza (Mirella era bona come una fotomodella: alta con capelli ricci aveva una bocca carnosa e splendida, il culetto di marmo così come le belle tette) scopata in gruppo dagli scagnozzi, che la incularono a turno mentre il boss si limitava a farsi fare un gustoso pompino. Stessa sorte per Vera, una ragazza ucraina che si rifiutava di prostituirsi; alta e mora con una bella quarta ed un gran sederino fu scopata ed inculata dagli scagnozzi, poi Elia per punirla in modo esemplare la fece impalare col cazzo nel culo dal suo bravo più cazzuto, poi le se mise davanti e puntò anche il suo enorme arnese sul culo della poveretta, il cazzone non ne voleva sapere di entrare anche perché la donna aveva cominciato ad urlare e a dimenarsi, ma poi piano piano riuscì a farlo entrare tra le urla straziate della ragazza, i due la pompavano lentamente e con difficoltà ma il buco aveva raggiunto un diametro incredibile. Quando i due si sfilarono la ragazza si sdraiò a terra piangendo ma gli uomini le furono subito sopra sborrandogli a turno sul viso e sulle tette; finito il supplizio la ragazza a stento si reggeva in piedi e a fatica riuscì a riprendere le sue cose e ad uscire dalla stanza. Esausto l’appuntato arrivato ormai ad un numero indefinito di seghe, decise che per quella sera poteva bastare, rimise tutto a posto poi uscì per tornarsene a casa.
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