Da qualche giorno Stefano, il mio capoufficio, aveva assunto un nuovo atteggiamento nei miei confronti. Ne parlai con Carla, la sua segretaria personale, che mi disse che aveva problemi con la moglie; aveva ascoltato una telefonata dalla quale aveva capito che la signora era ritornata a casa dalla madre da qualche tempo e che non aveva alcuna intenzione di ritornare. Non nascondo che questa notizia mi mise di buon umore, Stefano era un gran pezzo di uomo ed il suo diverso atteggiamento non mi dispiaceva affatto. Il giorno dopo decisi di andare in ufficio con un abitino corto che non indossavo mai sul lavoro. Non lo mettevo perché sapevo che sedendomi la gonna sarebbe salita molto ed avrei attirato più del consentito l’attenzione dei colleghi. Giunta in ufficio, trovai il modo di entrare nella stanza di Stefano, gli portai dei documenti da firmare. Posato il libro firma sulla scrivania, rimasi in piedi in attesa che terminasse una telefonata e che mi firmasse i documenti. Con un gesto della mano mi fece segno di sedere e così feci. La gonna, come previsto, salì abbondantemente e non feci nulla per impedirle di salire fino al punto da far scorgere dove arrivavano le autoreggenti; il piano di cristallo della scrivania fece il resto. La sua attenzione, rivolta alla telefonata, cambiò direzione e si concentrò sulle mie gambe. La telefonata finì rapidamente e, come se nulla fosse, chiamò Carla dicendole che i documenti da vedere con me erano molto importanti e che non voleva essere disturbato per alcun motivo. Riappeso il telefono, si alzò con molta calma dalla scrivania e venne verso di me, mi superò e si fermò dietro le mie spalle. Senza dire una sola parola le sue mani si poggiarono sulle mie spalle e cominciarono a scendere lentamente sull’interno del mio collo e, insinuandosi sotto l’abito, arrivarono alle mie tette senza alcuna difficoltà. I miei capezzoli si erano immediatamente induriti quando aveva cominciato a muovere le mani e quando li strinse tra le dita erano già così duri da farmi male. Con la pressione delle mani mi fece capire che dovevo alzarmi, lo feci girandomi verso di lui e mi strinsi al suo corpo baciandolo. Il suo cazzo era già duro e sentivo il gonfiore spingermi sulla pancia, mi abbassai e lo liberai dall’ingombro dei pantaloni. Un cazzo così era da una vita che non lo vedevo e mentre cominciavo a spompinarlo mi chiedevo come era possibile che la moglie avesse rinunciato ad una simile gioia. Più leccavo più sentivo che si induriva più avevo voglia di sentirlo nella mia fica che intanto si stava bagnando in maniera impressionante. Con gesti rapidi mi tolse il vestito e mi fece poggiare le mani sulla spalliera della sedia. In quella posizione il mio culo, protetto dal sottile filo del tanga, era tutto a sua disposizione. Il suo enorme cazzo, ben oliato dalla mia saliva, si insinuò tra le mie chiappe e lo sentii premere sul mio buco del culo poi, con rapidità si infilò nella mia fica che stentò a riceverlo per quanto era grande. Cominciò a stantuffarmi alla grande ed io cominciai a venire come un fiume, più spingeva più ne avrei voluto di quel grosso cazzo. Lo sfilò di colpo e capii che voleva anche il mio culo, era così grosso che faticò molto nonostante cercassi di aiutarlo in tutti i modi. Quando fu dentro mi sentii riempita in ogni parte e ad ogni suo colpo la mia fica si inondava sempre più. Lo sentii ingrossarsi, stava per venire ed io lo volevo nella mia bocca, mi sottrassi e lo accolsi sulle mie labbra proprio nel momento che veniva. Un getto enorme, caldo, profumato, mi riempì la bocca e le labbra, non ne feci sfuggire neanche una lacrima e lo assaporai tutto fino in fondo tenendo la cappella nella mia bocca fino a che sentii che non ne aveva più. Mi staccai da lui e cominciai a tentare di risistemarmi. Lui nel frattempo si era rimesso in ordine e quando anche io ero a posto, firmò rapidamente i documenti e, alzatosi dalla scrivania mi accompagnò alla porta. Solo allora parlò, aprendo la porta, mi disse che il giorno dopo avrebbe voluto vedere, con attenzione, l’incartamento di cui avevamo discusso perché intendeva approfondire meglio tutti i particolari.
Aggiungi ai Preferiti