“Fate piano che se si accorge sono guai” dissi sottovoce ai miei due amici. Stavamo entrando nel ripostiglio degli attrezzi situato all’interno del garage di casa che era adiacente alla camera da letto di mia sorella. Perché? Vi chiederete voi. Perché circa un mese fa, dando una sistemata al casino che c’era lì dentro, mi sono accorto che sul muro di separazione con la stanza di mia sorella c’era un foro di qualche centimetro rimasto aperto a seguito di alcuni lavori fatti per una modifica all’impianto elettrico del garage. All’interno della stanza di mia sorella il buco si trovava pochi centimetri sotto il piano della scrivania che era un tutt’uno con la libreria. All’inizio era molto piccolo ma io a seguito di numerose prove lo avevo allargato quel tanto che bastava per spiare mia sorella, quando era sul letto o di fronte all’armadio dove si cambiava, senza la paura di essere scoperto. All’inizio rischiai di ammazzarmi di seghe. Ogni volta che lei entrava nella sua stanza, con una scusa mi precipitavo nel ripostiglio e la spiavo sperando che mi si mostrasse in atteggiamenti o indumenti intimi. E spesso accadeva proprio questo. Anche dopo che faceva il bagno lo spettacolo di lei nuda che si passava creme varie per la pelle era qualcosa che non mi sarei perso per niente al mondo. Lei dopo un po’ iniziò a notare qualche cambiamento nel mio modo di comportarmi ma non riusciva a capire cosa ci fosse sotto. Mi chiamo Luca, ho venti anni e sono iscritto al primo anno di ingegneria. Mia sorella Rita ha invece ventisei anni, si è appena laureata in giurisprudenza e fisicamente è un capolavoro della natura. A differenza di me che sono alto un metro e ottanta, lei è alta un metro e sessanta ma con ogni chilo di ciccia al posto giusto. Anzi, penso che quando è stata “assemblata” da madre natura, qualche chilo avanzato sia stato messo nel petto di mia sorella perché da quello che sono riuscito a vedere, deve avere una quinta misura abbondante. Ha sicuramente ripreso da nostra madre Luciana quanto a petto, mentre quanto ad altezza no, visto che Luciana è alta quasi quanto me.Una volta entrati nel ripostiglio, ci chiudemmo dietro la porta. Guardai attraverso il foro e dopo qualche minuto entrò nella sua stanza mia sorella che doveva cambiarsi per uscire. Senza parlare feci cenno ai miei amici di avvicinarsi e li lasciai guardare attraverso il foro. Mia sorella si tolse la tuta che indossava per casa restando in reggiseno e mutandine, poi stette qualche minuto così mentre decideva cosa indossare ignara dello spettacolo che stava dando per i miei amici che li vedevo sbavare a quella vista. Iniziò con l’indossare le calze autoreggenti poi una gonna lunga con spacco laterale, poi una maglietta senza maniche su cui mise una giacca, infine indossò un paio di scarpe con tacco a spillo. Le indossava spesso per “apparire meno bassa” come diceva lei stessa scherzando sulla sua statura. Si guardò allo specchio per vedere come stava e poi, con aria soddisfatta uscì dalla stanza. A quel punto mi affacciai nel garage per vedere se c’era qualcuno. Feci un segno ai miei amici e, sempre senza far rumore uscimmo nel garage e poi fuori in strada. Proprio in tempo per incrociare mia sorella che usciva di casa per una passeggiata con la sua comitiva. “Ciao piccolo, dove vai con i tuoi amici?” mi chiese senza immaginare da dove venivamo. “Andiamo a casa a navigare un po’ su internet” gli risposi cercando di nascondere dietro un aria normale quello che avevo appena combinato. Lei mi prese sotto braccio, mi allontanò di qualche passo dai miei amici e sottovoce mi disse con aria maliziosa: “Mi raccomando, non guardate i siti porno ok?”. “Ma….ma che dici Rita….”, feci io diventando tutto rosso e cadendo dalle nuvole. Imbarazzato tornai dai miei amici che, memori di quanto avevano visto poco prima, se la stavano mangiando con gli occhi. Entrati nella mia stanza mi rivolsi a loro dicendo: “Ora parliamo d’affari. Sono 25 euro cadauno per lo spettacolino che vi ho offerto”. Loro, mentre tiravano fuori i soldi già mi chiedevano quando potevano vederne un altro. “Dobbiamo aspettare un po’ di giorni perché questo via vai potrebbe insospettire i miei” gli risposi sapendo di mentire. Infatti per i giorni seguenti avevo già organizzato alcune altre…..”riunioni”, diciamo così, nel ripostiglio. Mi avrebbero fruttato altri duecento euro e già pensavo a cosa comprarmi con tutti quei soldi.Le cose però non andarono come io avevo previsto perché un paio di giorni dopo mia sorella rientrò a casa nel tardo pomeriggio da un’ora di footing e disse che si sarebbe andata a fare una doccia. Aspettai un quarto d’ora e quando mi accorsi che stava per uscire dal bagno con una scusa uscii di casa e mi fiondai nel ripostiglio aspettando che in camera di mia sorella si accendesse la luce. Lei entrò in accappatoio, accese la luce poi riuscì. Dopo un minuto la luce si accese anche nel ripostiglio mentre io ero con l’occhio appiccicato sul foro della parete. “Brutto porco!!” disse mia sorella con aria veramente arrabbiata, “cosa stai facendo?” continuò mentre si avvicinava. Io restai impietrito non avendo minimamente pensato ad una risposta per una situazione del genere. “Ora sono cazzi miei” pensai ben sapendo quello che sarebbe successo se Rita raccontava tutto ai nostri genitori. “Non è come credi” cercai di giustificarmi contro l’evidenza dei fatti. Lei mi strattonò e si chinò per guardare nel foro. Poi si rialzò: “ah no? E come è allora?” disse indicando il foro. “Non ti vergogni a spiare tua sorella in camera sua? Perché non ti cerchi una ragazza della tua età per queste cose?” Mentre mi sgridava avendo tutte le ragioni, mi accorsi però che nel tono della sua voce c’era qualcosa di più che la sola arrabbiatura per avermi scoperto. Si stava chiaramente sfogando anche del fatto che, ormai laureata da quasi un anno, ancora non era riuscita a trovare un qualsiasi lavoro che la potesse rendere indipendente economicamente dai miei. Stava gettando su di me la sua frustrazione del fatto che per qualsiasi spesa, dovesse centellinare i pochi soldi che i miei gli giravano e, se la cosa era pesante per me che avevo venti anni figuriamoci per lei che ne ha ventisei.Capii che potevo capovolgere la situazione a mio favore e preso coraggio le dissi: “Se non lo dici a mamma e papà e se ogni tanto mi lasci continuare a guardarti, in cambio posso……si posso darti dei soldi”. Ancora non finivo la frase che già mi era arrivata una sberla in faccia. “Ma che mi hai preso per una donna di quelle che fanno gli streep tease? Come ti permetti? Oltretutto sei mio fratello…..te ne sei dimenticato?” Io, massaggiandomi la guancia risposi: “Ma mica lo devi fare apposta con me davanti! Tu continui a fare tutto come hai sempre fatto ed io ogni tanto ti guardo da qui. Inoltre sapendolo puoi regolarti tu su cosa farmi vedere…..e alla fine del mese io ti posso dare…..qualche soldo”. “E pensi che per farmi vedere mezza nuda da te basti la paghetta che ti passa mamma?” disse quasi ridendo, “pensi che gli spettacoli che ti potrei offrire valgano così poco?”. Allora io risposi con tono quasi trionfante: “ma io ti posso dare molto di più della paghetta di cui parli”. Adesso fu lei a restare meravigliata: “Di quanto stai parlando? E dove li prenderesti questi soldi?” chiese iniziando a mostrare un certo interesse per l’argomento. Feci due rapidi calcoli: facendo venire tre amici per volta a 25 euro l’uno, ogni volta erano 75 euro. Ripetendo il giochino due volte a settimana, erano nove volte in un mese per un totale di 675 euro più cento euro di paghetta, potevo disporre di quasi 800 euro al mese. Decisi che potevo offrire a mia sorella tranquillamente 300 euro per il primo mese, poi avrei potuto chiedere 30 euro ad ognuno dei miei amici ed aumentare il mio guadagno. Così glie lo dissi: “Ti posso dare 300 euro al mese ma non ti deve interessare da dove vengono”. Rimase a bocca aperta. “300 euro? ….ma…..dove ……. come…..” poi cambiò espressione “non è che ti sei cacciato in qualche brutto giro? A me lo puoi dire e ti aiuterò ad uscirne”. Chissà cosa gli stava frullando per la testa, pensai. Poi per tranquillizzarla gli dissi: “Non ti preoccupare, sono soldi puliti, fidati”. Lei era immobile davanti a me che pensava alternando lo sguardo tra me e il foro nel muro. “Allora?” la incalzai. Sospirò e poi disse: “Va bene….accetto…..proviamo il primo mese e se la cosa non mi infastidirà potremo continuare”. Ci stringemmo la mano a siglare l’accordo poi lei uscì spegnendo la luce e lasciandomi solo nel ripostiglio. Un minuto dopo lei rientrò nella sua camera ed io potei assistere al primo “spogliarello” di mia sorella con lei consapevole che suo fratello la stava guardando. Questa sua consapevolezza mi eccitò come mai mi era successo e dovetti masturbarmi subito per non scoppiare. Per tutto il mese a seguire organizzai incontri nel ripostiglio con i miei amici, in orari e giorni sempre diversi per non far insospettire i miei.Una sera, l’ultimo giorno del mese, mia sorella entrò nella mia stanza con espressione sorniona in volto e disse: “Il mese è passato Luca…..e di spettacolini te ne ho offerti in quantità. Ora devi rispettare il tuo impegno” ed allungò la mano in attesa che io gli dessi quanto pattuito. Il tono con cui l’aveva detto però mi fece capire che lei non si aspettava neanche una lira. Pensava che la sparata che gli avevo fatto all’inizio del mese nel ripostiglio era solo per darmi delle arie e non fare la figura del pirla di fronte alla sorella maggiore. Credeva che avendo accettato di farsi guardare qualche volta mezza nuda e alla fine farmi la predica perché non potevo mantenere quanto promesso fosse per me una buona lezione di vita che lei come sorella voleva darmi.Invece io mi alzai, tirai fuori dalla tasca i 300 euro che gli dovevo e glie li misi in mano. Poi tornai a sdraiarmi sul letto guardandola divertito. “Ma…..insomma Luca….dove li prendi questi soldi?…..” chiese meravigliata. “Non lavori, la paghetta è di cento euro, qualche soldo lo spendi e puoi darmi 300 euro! Non è che stai dando fondo ai risparmi messi da parte per la vacanza?”. “Non ti preoccupare Rita, se vuoi continuare il mese prossimo ce ne saranno altrettanti per te…….”. “Se non mi dici dove prendi questi soldi tappo quel buco stasera stessa e finisce tutto qui, capito?”. Non sapevo se era il caso di svelargli il mio segreto, ma in fondo anche lei era direttamente interessata…….anzi senza di lei non se ne sarebbe fatto niente. Ma come l’avrebbe presa? Sapere che c’erano una decina di miei amici che a turno pagavano per vederla in camera sua poteva essere un trauma……oppure il contrario: poteva sentirsi lusingata. Decisi di provare a dirglielo. “Questi soldi potrebbero essere anche di più ma a questo punto ti dovrei confessare una cosa…… tu però devi promettermi di non arrabbiarti……prometti?” La sua espressione era un misto di curiosità da una parte e di timore per ciò che potevo rivelargli dall’altra. Aveva capito però che qualunque cosa fosse c’entrava anche lei quindi decise di ascoltarmi con la promessa che niente di ciò che veniva a sapere l’avrebbe fatta arrabbiare. Feci un lungo sospiro ed iniziai: ” Vedi Rita……tu sei una bella ragazza e spesso i miei amici fanno apprezzamenti su di te quando ti incontrano…..”. “E questo che c’entra?”. “……..c’entra perché…….perché più volte mi hanno detto che io ero fortunato in quanto potevo vederti……si insomma……potevo vederti per casa mezza nuda dato che sono tuo fratello”. La sua espressione stava cambiando: insieme alla curiosità ora leggevo nei suoi occhi l’incazzatura che cresceva. “Non mi dirai che mi spiavi per casa! Allora lo hai fatto apposta questo buco nel muro! O magari guardi dal buco della serratura quando sono in bagno!”. “Ma no….che dici. Il buco l’ho scoperto per caso. Sicuramente lo ha fatto per sbaglio la ditta che ha lavorato qui nel garage. E non ti ho mai spiata in bagno” ribattei cercando di fare l’offeso. “Comunque, con il passare del tempo qualcuno di loro mi ha chiesto se c’era il modo di poterti vedere anche solo in desabijé…… magari……pagando….. Così ho pensato di sfruttare questo buco e racimolare qualche soldo”. Ormai era incazzata nera ed avevo paura che potesse mandare tutto a puttane. Cercai di correre ai ripari: “Hai avuto un successo strepitoso……devi vederli come sbavano quando ti guardano…..”. Mi diede un altro ceffone e se ne andò.Per qualche giorno mi evitò. Aveva tappato il buco con della carta ma non accennava minimamente a cosa avrebbe fatto o detto. Io ero sulle spine e avevo detto a tutti gli amici che per ora gli spettacoli di mia sorella erano finiti. Speravo solo che lei decidesse di risolvere questa storia con me senza farci entrare i nostri genitori.Il sabato successivo, dopo pranzo mia madre e mio padre andarono a trovare un parente. Io decisi di andare a riposare un po’ e poi uscire con gli amici. Mia sorella invece stava finendo di sistemare la cucina. Quando stavo per uscire Rita mi chiamò nella sua stanza dicendo che doveva parlarmi. “Quanto hai guadagnato questo mese grazie a me?” chiese interessata. Forse ci stava! Pensai. Però per convincerla ero costretto a dirgli la verità. “Circa 700 euro” risposi, “ma se aumento il prezzo del……biglietto e inserisco nel giro qualche altro amico posso arrivare fino a 1000 euro”. “Possiamo arrivare casomai……fino a mille euro” precisò lei facendomi capire che stavamo diventando soci nell’affare. “Quanto gli chiedi a d ognuno?”. “25 euro” risposi. “Bene” fece lei, “chiedigliene 50 ad ognuno e digli che non se ne pentiranno. Il primo spettacolo organizzalo per stasera tanto non ho voglia di uscire”. Deglutii a fatica, cosa aveva in mente mia sorella? Andai nella mia stanza e feci subito qualche telefonata. Mentre parlavo con i miei amici entrò mia sorella con l’accappatoio, si mise davanti a me con aria imbronciata e se lo sfilò restando in mutande e reggiseno. “Pensi che questo completino possa andare?”. Salutai subito il mio amico e la guardai mentre girava su se stessa per farsi ammirare. Era già bellissima così ma io provai a vedere fin dove voleva arrivare. “Sarebbe meglio un….. tanga e poi…..dovresti indossare anche calze autoreggenti e scarpe con tacchi a spillo…..”. Si avvicinò a me ed io ebbi paura che volesse darmi un altro ceffone. Invece mi pizzicò una guancia e con aria provocante disse: “E’ per piacere ai tuoi amici o a te che lo devo fare?” I miei occhi stavano fissi sul suo petto a malapena contenuto nel reggiseno e mi venne un’idea. “Inoltre dovresti indossare un reggiseno di una taglia più piccolo”. Lei mi guardò poi raccolse l’accappatoio e si avviò verso la porta. Si voltò e disse: “Sei un porcellino……ma il gioco mi stuzzica. Preparati che mi accompagni a comprarlo” e se ne andò.Quando tornammo erano tornati anche i nostri genitori. La serata passò tranquilla ma sia io che mia sorella eravamo impazienti di iniziare. Per le dieci avevo appuntamento fuori casa con tre dei miei amici. Lasciammo mamma e papà a vedere la televisione e andammo nelle nostre camere. Dieci minuti dopo entrò Rita con il solito accappatoio. “Sei pronto?” disse. “Veramente sei tu che devi essere pronta” ribattei io. E lei: “Non vorrai farmi vedere dai tuoi amici senza prima aver controllato la qualità del prodotto!?” disse intrigante mentre slacciava l’accappatoio e lo lasciava cadere per terra. Per poco non mi prese un colpo e lei, alla mia espressione iniziò a ridere. Indossava il reggiseno bianco che avevamo comprato nel pomeriggio palesemente piccolo per le sue mammelle e il tanga che io gli avevo voluto comprare a parte che spariva in mezzo alle sue chiappe mentre davanti, essendo di velo, lasciava vedere la peluria nera del suo pube. Calze a rete e scarpe rosse a completare l’opera. Era uno schianto. Gli sarei saltato addosso volentieri. Avevo un’erezione monumentale che si notava chiaramente sotto la tuta e lei se lo accorse indicandola: “Sembra che sia tutto ok! O sbaglio?” Io divenni tutto rosso ma non riuscii a togliergli gli occhi di dosso. Si mise davanti a me che ero seduto sul letto e mi trovai il suo petto davanti la faccia. Gli piaceva essere guardata da suo fratello. “Tu puoi guardare tutto il tempo che vuoi senza pagare i 50 euro” mi disse ridendo di nuovo. Poi proseguì: “C’è qualcosa che non va?”. “No è che se non stai attento ti escono fuori…..ma ti sono cresciute? Non me le ricordo così…….così grosse”. “Perché tua sorella non la guardi come fai con le gallinelle della tua età” disse lei con tono di rimprovero scompigliandomi i capelli. Tutto era pronto e, all’ora stabilita io ed i miei amici entrammo nel ripostiglio. Appena mia sorella entrò in camera, loro iniziarono a guardare a turno dal foro. Mia sorella era in tuta e, facendo finta di non sapere niente iniziò a spogliarsi. Tolse la tuta e poi cogliendo impreparato anche me tolse il completo intimo che indossava per mettere quello stabilito. L’accordo era che doveva averlo già indosso e si doveva solo cambiare. I miei amici, chiaramente eccitati, iniziarono quasi a litigare su chi doveva stare a guardare. Anch’io, con la scusa ogni tanto di controllare che mia sorella non si accorgesse di niente, davo una sbirciata e me la mangiavo con gli occhi ma dovevo, mio malgrado, lasciare il posto a chi pagava. Indossò molto lentamente reggiseno , tanga calze autoreggenti e scarpe rosse poi fece finta di scegliere il vestito da indossare per uscire regalando ai miei amici altri cinque minuti di visione paradisiaca. In questi cinque minuti, un paio di volte una mammella uscì fuori dalla coppa del reggiseno e Rita con un lento quanto erotico movimento, la rimise dentro. Poi lo indossò ed uscì dalla stanza. Lo spettacolo era finito ed io ero più eccitato dei miei amici ma feci finta di niente. Quanto avevano visto andava ben oltre le loro aspettative e pagarono senza la minima obiezione anzi già prenotandosi per la prossima volta.Erano le undici passate quando rientrai in casa e non avevo il coraggio di andare da lei così decisi di parlarci la mattina dopo. Invece fu lei che, mentre mi sparavo una sega sul letto ripensando a quanto avevo visto, bussò leggermente alla mia camera e senza aspettare risposta entrò cogliendomi quasi sul fatto. Ero infatti riuscito a rimettere dentro i boxer il mio uccello ma, siccome indossavo solo quelli, le sue dimensioni erano fin troppo visibili ai suoi occhi. “Dormi?” chiese guardandomi le parti basse. “…..no……..no…..stavo giusto riprendendomi dallo spettacolo che hai dato. Peccato che se lo siano gustato solo i miei amici” Mentre dicevo così lei iniziò a togliersi il vestito che aveva indossato solo per scena. “Questo per ora non serve più” disse mentre lo sfilava, e nel farlo una mammella uscì nuovamente dalla coppa. Dire che ero eccitato è poco e lei girò il coltello nella piaga quando avvicinandosi mentre sfilava la camicia mi disse: “La rimetti dentro?”. Io eseguii quasi come un automa: allargai la coppa con una mano, presi con l’altra la mammella di mia sorella e la ripoggiai dentro ma dopo pochi secondi uscì l’altra. Lei riavvicinò ancora di più chinandosi su di me: “Metti dentro anche questa?” disse abbassando la testa e fissando il mio cazzo che faceva capolino dallo spacco dei boxer. “Non ci staranno mai là dentro……sono troppo grosse Rita”. E lei: “Anche il tuo arnese non ci starà mai là dentro……è troppo grosso Luca”. Era ancora chinata su di me e a quelle parole non capii più niente. Allungai le mani e gli tirai fuori anche l’altra iniziando a strizzargliele con gusto. Lei allora infilò una mano nei miei boxer, tirò fuori il mio cazzo e iniziò a masturbarmi. Lei si abbassò ancora di più finendo a novanta gradi e mi fece mettere il cazzo tra le sue zinne che scopai con gusto. Quando si accorse che stavo per venire si fermò e disse: “Se vuoi che ti faccia venire devi fare altrettanto con me”. “Allora non ti muovere” gli dissi togliendomi e facendola poggiare con le mani sul letto. Mi inginocchiai dietro di lei e, tolto il tanga, iniziai a leccargli la fica e il buco del culo. “Benedetto quel buco nel muro……” disse ansimando “che lingua che hai Luca…..quante ne hai leccate? …..mmmmm……fai godere la tua sorellina dai……”. Gli ciucciavo il clitoride che era dritto e duro come un piccolo cazzetto, gli spingevo la lingua nel buco del culo più a fondo possibile e lei rilassata gradiva il trattamento, allungavo le mani e gli sballottavo le zinne che pendevano fuori dal reggiseno sotto di lei con capezzoli scuri e grossi come due olive. Quando non ce la feci più mi alzai e glie lo misi in fica di botto. Lei gemette estasiata da quell’improvvisa intrusione e godette subito. “Bravo Luca spingiiiii……che grosso che sei aaaahhhhh…..non ti fermare fammi godere ancora……”. “Ti voglio riempire la fica di sborra Ritaaaaaa……come sei calda…..ooooohhhhhh. A quanti l’hai data prima di me?…..Da ora in poi avrò io la precedenza…….sborrooooooo……”. Venimmo insieme ma nessuno dei due era pago. Restai dentro di lei mentre le carezzavo la schiena e gli impastavo quelle stupende zinne che mai prima d’ora avevo toccato. Piano piano il mio cazzo tornò alle dimensioni iniziali e ricominciai a pistonare con foga mia sorella. “Voglio che mi svergini il culo” disse lei all’improvviso. Io non lo avevo mai fatto, anche se avevo visto montagne di film porno in cui la sodomia era la regola. Tirai fuori il cazzo dalla fica e lo poggiai sul forellino anale. Ero ben lubrificato dai nostri umori fusi insieme e lei dalla leccata che all’inizio gli avevo dato. Sapeva benissimo quale era la tecnica perché quando iniziai a spingere lei si rilassò e sentii chiaramente i suoi muscoli allentarsi per favorire l’intrusione della mia cappella che avvenne senza troppi problemi. Preso dalla foga non le diedi il tempo di abituarsi che spinsi ulteriormente prendendola alla sprovvista e affondando completamente in lei fino a sentire il classico suono della pancia che sbatte sulle chiappe. “Ahiiiii…….Luca……piano con quell’arnese…..è grosso cosa credi?…….Vuoi fare male a tua sorella?” quasi urlò lamentandosi. Sentii chiaramente i suoi muscoli contrarsi attorno al mio cazzo a causa del dolore. “Scusa Rita……non sono riuscito a trattenermi…..” cercai di scusarmi. “Stai un po’ fermo che faccio io” rispose lei. Infatti per un paio di minuti non si mosse per far passare il fastidio che gli avevo procurato ed anche per far abituare il suo retto alla mia presenza. Pian piano sentii chiaramente che si stava rilassando. Prova ne fu che iniziò a tirarsi avanti per farmi uscire da lei. Quando sentì le dimensioni più grosse della cappella arrivare all’ingresso si fermò e lentamente iniziò a spingere verso di me per farlo rientrare. Si fermò solo quando sentì le sue chiappe aderire alla mia pancia. “Quanto sei grosso Luca……ma ora inizia ad essere piacevole……muoviti anche tu…..ma piano mi raccomando”. Non me lo feci certo ripetere ed iniziammo a muoverci in sincronia. Potevo vedere ad ogni affondo la mia verga che spariva tra le chiappe di mia sorella. Mai avrei potuto immaginare una cosa simile quando scoprii quel buco nel muro. Ma volevo vedere l’ espressione del suo viso mentre la inculavo e mentre godeva per cui ad un tratto mi sfilai da lei e mi allontanai di qualche centimetro. “Nooo Luca….che fai? Proprio ora sul più bello? Dai….rimettilo dentro….ti prego….fammi godere….poi faccio tutto ciò che vuoi. Ma ora inculami ancora come stavi facendo un minuto fa….per piacere…”. “Sta buona Rita. Anche io non sono ancora sazio….cosa credi? Ti farei il culo per ore senza stancarmi…sapessi quante seghe mi sono fatto pensandoci….e anche un’altra cosa mi eccitava da morire quando ti pensavo…”. “Se fai il bravo poi ti lascerò fare anche quella Luca….ora però pensa solo a me ed al mio culo”. La faccio sdraiare supina e le metto un cuscino sotto il bacino. Poi le rivolto le gambe all’indietro dischiudendole, facendo trovare il suo bottoncino proprio all’altezza della mia cappella. Mi sollevo leggermente ed affondo tutto il mio cazzo nella sua fica zuppa di umori per il piacere. Non le do nemmeno il tempo di lamentarsi che lo sfilo e lo faccio scomparire nel suo retto ancora dilatato per il servizio che le stavo facendo poco prima. La sbatto con più foga di prima gustandomi il suo viso arrossato, gli occhi che mi fissano con espressione compiaciuta per l’inaspettata prestazione che sto dando, e le grosse zinne che le sbattono scomposte sul torace, seguendo il ritmo dei miei affondi. Oltre che ad incularla con gusto e con foga, me la sto mangiando con gli occhi talmente mi arrapa vedere mia sorella in una posizione così sconcia, con le gambe all’aria spalancate per cercare di catturare anche l’ultimo centimetro della mia verga dentro di se. “Sei stupendo Luca…non avevo mai provato un tale piacere….mmmm….ssssiiiii….sbattimi più che puoi! Resisti all’infinito….non smettere maiiiiiii….”. E gode!! Ha gli occhi aperti ma è come se non guardasse. E’ talmente intenso il piacere che prova che è come se avesse momentaneamente staccato la spina e perso ogni contatto con il mondo reale. Mentre mi muovo più lentamente le strizzo le grosse zinne che ormai considero di mia proprietà.Piano piano si riprende ed io lentamente esco dal suo buchetto che resta leggermente dilatato per il lungo lavoro cui è stato sottoposto.”Ora tocca a me! Me lo hai promesso, ricordi?” Lei mi sorride e fa cenno di si con la testa. Gli salgo a cavallo e in un batter d’occhio gli faccio sparire il mio grosso cazzo tra le sue grosse zinne che ci spalmo contro iniziando subito un piacevole va e vieni tra quelle masse morbide e calde. Se possibile mi guarda ancora più eccitata e sorpresa. Capisco che alla sua età nessuno dei suoi amanti le ha mai fatto una cosa del genere. “E’ stupendo Rita! E’ altrettanto piacevole dell’inculata di prima….mmmm….calde e morbide….e grosse Ritaaaaa”. Sto venendo anch’io ma non sono ancora soddisfatto del tutto e in un attimo mi sollevo sulle ginocchia togliendo il cazzo tra le zinne di mia sorella e, indirizzando la cappella verso il suo viso le riverso una quantità inverosimile di sborra in faccia. Al primo getto cerca di sottrarsi ma io le metto una mano sul petto e la blocco mentre con l’altra continuo a masturbarmi indirizzando i getti successivi. Al secondo getto è rassegnata. Al terzo è nuovamente eccitata. Al quarto ansima: sta per godere di nuovo a quel trattamento ed io prontamente le pongo la cappella davanti la bocca con l’implicita richiesta di farmi finire di svuotare nella sua bocca. Mi guarda per un secondo poi mi mette le mani sulle chiappe, mi tira a se e, aperta la bocca mi ingoia completamente mentre io continuo a sborrare. Quando è tutto finito mi siedo sulla sua pancia strizzandole ancora le zinne. Ad occhi chiusi sento le sue mani poggiarsi sulle mie ed accompagnare il movimento. Apro gli occhi e la guardo serena ed appagata. Con aria sorniona, mentre si pulisce la faccia con un fazzolettino mi dice: “Se dopo ogni spettacolino offerto ai tuoi amici mi fai un servizietto di questo genere, allora possiamo continuare a fare 300 euro a me ed il resto a te. Ed io: ” Invece se dopo ogni spettacolino mi ti fai fare un servizietto di questo genere sono disposto a darti tutti i soldi che riusciremo a racimolare. Ci guardiamo di nuovo e scoppiamo a ridere.
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