Lo studio si presentava esattamente come chiunque si sarebbe aspettato: una spaziosa scrivania nell’angolo destro della parete di fronte all’ingresso corredata da due comode poltroncine per i pazienti. Sulla destra si apriva una porta che immetteva nel bagno – spogliatoio. La parte sinistra dell’ampia sala era occupata dal classico arredamento di uno studio medico: vetrinetta per lo strumentario; paravento bianco a nascondere parzialmente il lettino visita multifunzionale; carrello con diverse apparecchiature elettromedicali. Tutto perfettamente pulito ed in ordine: tutto tranne la scrivania, ingombrata all’inverosimile da raccoglitori aperti e carte sparse consultate, con evidente fastidio, da un uomo in maniche di camicia.* Non è possibile, io non sono il suo schiavo, sono il suo commercialista. Non può andarsene tranquillamente in crociera lasciandomi questo casino a cinque giorni dalla scadenza delle tasse. Non ci si approfitta così degli amici d’infanzia. Signorina! – urlò rivolto alla porta di ingresso – Qui ci sono soltanto ricevute di spese e fatture alle cliniche convenzionate. Dove sono quelle dei pazienti privati? O non le avete ancora fatte?-* Certo che sono state fatte – rispose affacciandosi alla porta una splendida infermiera in camice bianco vertiginosamente corto e cuffietta inamidata. – Le ho io di là perché stavo preparando quelle di quest’ultima settimana. Vuole che gliele porti o torna domani? -* Torno domani? Ma se qui, per mettere a posto questa babele ne avrò almeno per un paio di giorni. Mi porti tutto quello che ha, e, per cortesia, mi aiuti mettendo in ordine cronologico tutti questi pezzi di carta: sono le uscite degli ultimi sei mesi; sempre che non abbia altre cose da fare per conto del suo principale. – Ringhiò tuffandosi nuovamente nelle scartoffie.La ragazza tornò di lì a poco con un voluminoso pacco di carte. Il commercialista si soffermò ad ammirarla mentre usciva. Veramente un gran bel tocco di ragazza: alta, seno procace, vita da vespa ed un sedere da sballo. Il suo amico medico era proprio fortunato ad avere un’assistente del genere. La ragazza rientrò dopo poco; si sedette su una delle poltroncine per i pazienti, mostrando una meravigliosa e generosa porzione di cosce. Dopo aver tentato inutilmente di abbassare l’orlo del camice, cominciò a trafficare con le carte che le aveva preparato il commercialista. Qualcosa però la distraeva dal lavoro: ogni pochi minuti, interrompeva il lavoro per voltarsi a guardare il grosso orologio posto sulla porta di ingresso, di fronte alla scrivania. Ad un tratto, lievemente imbarazzata, interpellò il professionista.. * Scusi, si tratterrà ancora molto?-Senza sollevare lo sguardo dai registri, l’uomo rispose che si sarebbe trattenuto ancora almeno per un paio d’ore, poi, come ricordandosi che in fondo non stava nel suo studio, chiese: * C’è qualche problema? Mi sembra che di solito lei vada via non prima delle otto, e sono appena le quattro ed un quarto. – Poi, come colto da un’idea improvvisa distolse per un attimo il pensiero dai documenti – Aspetti, mi lasci indovinare: approfittando del fatto che lo studio è praticamente chiuso, ha dato un appuntamento al suo fidanzato. E’ così, vero? -.* Ma no, che dice. Purtroppo al momento non ho nessun fidanzato cui dare appuntamenti. Non debbo andare via, anzi … -, rispose con un certo impaccio la ragazza, lasciando il discorso in sospeso.* E allora, cosa c’è, su, mi dica, si vede bene che è preoccupata per qualcosa -.* Non sono affatto preoccupata, ma … è che deve venire una cliente a saldare il conto e …-.* Tutto qui? Stia tranquilla che non la disturberò affatto. Anzi, meglio, appena saldata, mi passi la ricevuta, così avremo una pratica in meno tra quelle in sospeso -.La ragazza fece un rapido cenno di assenso riprendendo a mettere in ordine le carte che aveva davanti. Il suo nervosismo, però, era ancora evidente.Dopo averla fissata per qualche istante, il professionista si decise ad accantonare il carteggio che stava esaminando:* Avanti, mi dica cosa c’è, mica sono un vecchio bigotto, sa! Lei non mi conosce, ma sono di idee molto, molto larghe. C’è qualcosa tra lei e la signora che deve venire? -.La ragazza scoppiò in una sonora risata – Ma no, cosa và a pensare. I miei gusti sono perfettamente normali. Capisco che oggi non si fa più caso a nulla, ma una storia tra me e quell’arpia … . No, anzi, la detesto proprio. – Poi, incoraggiata dal tono amichevole dell’uomo, aggiunse, – Anche se, per un certo verso ci ha azzeccato. C’entra proprio la signora. Ma, lasciamo stare, forse è meglio che vada così. -* E no, adesso che ha stuzzicato la mia curiosità non può tirarsi indietro sul più bello. Avanti, mi dica tutto -.Non fu facile, il commercialista dovette mettere in campo tutte le sue notevoli risorse persuasive ed inquisitorie per vincere la ritrosia della ragazza, ma alla fine l’ebbe vinta.La faccenda era cominciata circa un paio di mesi prima quando si era presentata in studio una signora molto, molto bella, cosciente di esserlo e che soprattutto sapeva bene come usare il suo stupendo corpo per attirare l’attenzione ed aggiogare tutta la parte maschile dell’umanità.L’antipatia che suscitò nell’infermiera fu forte ed immediata, sia per il naturale senso di rivalità che scaturisce in una bella donna al cospetto di un’altra donna, altrettanto bella ma con in più un bel mucchio di quattrini, e sia per il modo con cui si comportò dal suo ingresso.Petulante ed invadente, abituata ad essere sempre trattata con estrema deferenza, pretese di essere ricevuta immediatamente, anche senza appuntamento, cosa assolutamente inusuale nella prassi dello studio.Lamentava dei forti e periodici dolori intestinali che le provocavano, in concomitanza, notevoli difficoltà nell’evacuazione. Proseguendo sulla falsa riga del suo ingresso, anche la visita non iniziò nel migliore dei modi. Il professore dovette imporsi per poterla visitare alla presenza dell’infermiera, cosa, d’altronde, tassativamente dettata dalle norme di comportamento deontologico.Dopo una lunga serie di analisi, si stabilì che era affetta da una rara forma di infezione a livello dell’intestino crasso traverso. Era questa a provocarle, nei momenti di maggiore infiammazione, quelle lievi occlusioni intestinali che le procuravano le dolorose manifestazioni di cui si lamentava. In prima istanza, le fu prescritta una massiccia dose di antibiotici, ma il risultato non fu quello sperato. Il professore, allora, suggerì di ricorrere ad una cura piuttosto imbarazzante e fastidiosa ma che, disse, era l’unica a sua conoscenza, che avrebbe garantito la soluzione del problema alla radice. La signora avrebbe dovuto sottoporsi ad una serie di clisteri, oleosi e disinfettanti, che avrebbero progressivamente eliminato la forte e fastidiosa infiammazione causa di tanti disturbi.La donna acconsentì, pur continuando a sollevare un putiferio, soprattutto quando il medico delegava l’infermiera a somministrarle i grossi clisteri. Un giorno, che era stata più insopportabile del solito, il professore arrivò a minacciare che avrebbe rinunciato a completare la cura, anche se si stava dimostrando veramente efficace. Da quella volta la donna cambiò atteggiamento, sottoponendosi al resto del trattamento, senza opporre grandi resistenze.Qui l’infermiera si interruppe come se il racconto fosse terminato.* Beh, allora? – chiese il commercialista.* Allora cosa? – domandò con aria sorpresa la ragazza. – Non c’è nient’altro. La signora è guarita ed oggi viene a saldare il conto. Punto -.* Punto un corno. – ribatté tra il serio ed il faceto l’uomo – Il suo imbarazzo di poc’anzi non può derivare da questo fatto piuttosto normale nella casistica medica, c’è dell’altro. Ed ora lei mi dirà di che si tratta, giusto? -.* Accidenti, a lei non si può nascondere niente, vero? Se le dico il resto, mi promette che resterà tra noi?, che non ne farà parola con nessuno, ma proprio nessuno?-Ormai, la curiosità del professionista era alle stelle e non ci pensò su due volte a garantire il suo silenzio pur di conoscere la fine della storia.* La verità è che la signora non sa di aver terminato; pensa di dover fare ancora un’applicazione. Ecco perché verrà tra poco. Volevo vendicarmi per tutte le angherie che avevo dovuto sopportare in questi due mesi. La signora, i clisteri li chiama “applicazioni”, – proseguì la ragazza imitando i modi ampollosi della signora – ed io avevo deciso di somministrarle le più grosse “applicazioni” di tutta la cura. Così, all’insaputa del professore, le avevo fissato un ultimo appuntamento approfittando del fatto che lui sarebbe stato in vacanza. Peccato; è sfumata l’occasione di una vendetta molto divertente, almeno per me. -Fissò ansiosa il commercialista negli occhi come se temesse qualche reazione negativa, poi, visto il suo silenzio aggiunse – A meno che… -.Il professionista non era un cretino; aveva subito intuito dove la ragazza volesse andare a parare. D’altro canto, durante il racconto, specialmente in quei momenti in cui era scesa nei particolari, si era trovato ad invidiare il suo amico medico per quello che aveva potuto fare alla bella paziente, anzi, per meglio dire, al secondo canale della bella ed altezzosa signora. Non voleva però essere lui a fare la prima mossa. L’intereresse maggiore era della ragazza: si sbilanciasse lei.* A meno che … cosa? – chiese con aria indifferente come se aspettasse la fine del racconto.* Su, non faccia il finto tonto. Ha capito bene cosa voglio dire -.* Può darsi, – rispose lui facendo finta di non aver capito, anzi, di aver completamente frainteso il senso del discorso dell’infermiera – ma non vedo perché dovrei rinunciare a due buone ore di lavoro soltanto per darle modo di avere la sua boccaccesca vendetta. No, mi dispiace per lei, ma non se ne parla nemmeno. -La ragazza capì di avere la preda ben infissa all’amo. La reazione del professionista era stata tutt’altro che indignata. – Ma io non le stavo chiedendo di andare via, anzi, tutto il contrario. La sua presenza sarebbe una manna. Mi toglierebbe dall’impaccio di doverle spiegare l’assenza di un medico. Con lei presente, potrò dire a quella stronza che il dottore, dovendo assentarsi per un caso urgente, si era preoccupato di farle trovare un valido sostituto. -Non fece in tempo a completare la frase che si udì il trillo del campanello d’ingresso.* Allora, che mi risponde? Accetta? Vedrà che non se ne pentirà, ci sarà da divertirsi. So bene che a voi maschietti piace molto fare queste cose. Su, si decida, debbo aprirle prima che cominci a fare il diavolo a quattro -. La ragazza non immaginava minimamente quanto avesse centrato i gusti segreti del professionista nel pronunciare l’ultima frase. Era sempre stato il suo sogno segreto, avere a disposizione una bella donna da gonfiare di liquido a suo piacimento. Non volendo, però, che la giovane capisse che lui non si sarebbe mai lasciato sfuggire l’occasione, acconsentì quasi di malavoglia e, sottolineò che acconsentiva “soltanto per farle un favore”, anzi, “un grosso favore”.* Non si preoccupi, – disse uscendo per andare ad accogliere la signora, – so di stare in grosso debito con lei, saprò sdebitarmi, vedrà. -Mentre dall’altra stanza proveniva un vocio affatto amichevole, l’uomo si affrettò a nascondere nell’armadio tutte le carte che ingombravano la scrivania. Sentendo poi che il vociare, anziché placarsi, aumentava di tono rischiando di diventare un alterco, decise di intervenire: indossò un camice del suo amico e, mostrando una sicurezza che, in effetti, non provava, fece il suo ingresso in anticamera.L’infermiera le aveva fatto torto: la signora non era bella, era bellissima. Alta, slanciata, piena di curve; la lunga capigliatura nera si appoggiava morbidamente sulle sue spalle. Indossava un attillato tailleur sportivo, con grossa cinta di pelle, che la fasciava mettendo in risalto un corpo statuario.* Signorina, cos’è questa confusione? Non credo che il professore tolleri questi schiamazzi nel suo studio. -Il tono autoritario, e soprattutto il larvato rimprovero ad ambedue, le zittì immediatamente. Approfittando di quel piccolo vantaggio psicologico acquisito, prese subito in mano la situazione.* E’ lei la signora? – chiese alla ragazza e, senza attendere la risposta, immediatamente proseguì, – Buon giorno, la stavo aspettando. Mi scuso per l’assenza del mio collega, ma come le avrà detto l’infermiera, si è dovuto assentare improvvisamente, per motivi privati, ma molto importanti. – Poi, senza darle modo di replicare, la fece entrare nello studio.Era evidente che la signora non fosse soddisfatta dell’assenza suo medico curante ed il commercialista capì di dover battere il ferro finché era caldo; non doveva darle modo di obiettare o, peggio, di rifiutare il cambio di “dottore”. Appena accomodato alla scrivania chiamò l’infermiera ordinandole di portare la cartella clinica della signora. – Il collega mi ha, sommariamente, messo al corrente del suo caso piuttosto raro e dell’estrema importanza di non interrompere la cura in questo momento. Soltanto per questo ho accettato di sostituirlo: per non farle ricominciare tutto da capo. Ora non ci resta che verificare i progressi fatti dall’ultima applicazione, per poter stabilire con esattezza le dosi odierne che, se tutto è andato come previsto, dovrebbero essere le finali. Vero? – non attese l’ovvia risposta, proseguì con la sua improvvisata strategia: parlare a mitraglia, impedendo alla cliente qualsiasi possibilità di interloquire. – L’ultima applicazione, lei l’ha fatta esattamente otto, no, sette giorni fa. Stando agli appunti lasciati dal collega, – proseguì continuando a consultare febbrilmente le carte, – in questo periodo non avrebbe dovuto accusare alcun fastidio, se non, forse, soltanto il giorno seguente, ed in forma molto, molto leggera. Questo è un punto estremamente importante da chiarire: ne ha avuti? -La donna, ormai intrappolata nel discorso che la coinvolgeva personalmente, non poté far altro che rispondere, perdendo l’attimo buono per sollevare tutte le obiezioni che avrebbe potuto fare.* Proprio problemi, no, non direi. Ecco, soltanto la sera stessa, più che il giorno dopo, ho avvertito un lieve senso di indolenzimento, qui, sulla pancia, – disse indicando con la mano la zona del bassoventre, – ma niente a che vedere con i dolori precedenti. Debbo riconoscere che la cura ha avuto davvero un successo inaspettato. -Controllando la scheda, il commercialista intuì la motivazione dell’indolenzimento: due clisteri di oltre tre litri, a distanza di dieci minuti l’uno dall’altro, dovevano per forza lasciare il segno. Ne approfittò subito per mettere sull’avviso la paziente, in modo da non avere problemi nel prosieguo della serata.* Si, è abbastanza normale, sul finire della cura, che insorgano queste forme di indolenzimento, ma sono passeggere e scompaiono presto. Anzi, l’avviso, considerato che l’ultima applicazione, quella che faremo tra poco, sarà più lunga e, come dire … più grossa di tutte le altre, contenendo anche la terapia di mantenimento, quasi certamente, anche stasera, o al massimo domani, proverà le stesse sensazioni che poi scompariranno per non tornare più. Glielo garantisco. -La donna lo guardò alquanto preoccupata. – Oddio, dottore, non mi dica che sarà peggio dell’ultima volta, mi sembrava di scoppiare. -L’infermiera era raggiante, finalmente, anche se per interposta persona, era riuscita ad infrangere quell’aria di spocchiosa superiorità con cui quella donna aveva sempre trattato tutti. Sapendo bene come erano andate in precedenza le cose, decise di intervenire – Non si preoccupi, il professore, proprio in considerazione delle quantità da usare, mi ha ordinato di andare per gradi e di impiegare tutto il tempo che occorre; anzi, ha aggiunto, che se il dottore lo riteneva opportuno, – specificò accennando al commercialista, – per facilitare la somministrazione della terapia di mantenimento, la gelatina, come l’ha chiamata lei l’altra volta, avrei potuto usare anche delle cannule più grandi. -* Si, ma come ha ben chiarito, – tagliò corto il commercialista con una velata aria di rimprovero che piacque molto alla signora, – decido io quantità e modalità di somministrazione della terapia. Piuttosto, visto che abbiamo parecchio da fare, perché, mentre l’infermiera prepara il necessario, lei non va di là a cambiarsi? Ormai è pratica, no? O ha bisogno di aiuto? -Non impiegò molto. La ragazza fece appena in tempo a tirare fuori dagli armadi una serie di sacche contenenti liquidi ed un grosso contenitore in acciaio, prima che la signora rientrasse dallo spogliatoio con indosso soltanto un camice azzurrino che le arrivava all’altezza dell’inguine ed ai piedi, un paio di zoccoli da ospedale. Ormai era perfettamente pratica, non dovettero dirle nulla. Affatto imbarazzata, anzi, quasi compiacendosi della sua pressoché totale nudità, passò davanti al commercialista andando dritta verso il lettino.Le guardò la schiena e rimase senza fiato. Dietro, il camice, legato solo all’altezza del collo, si apriva lasciando completamente scoperto il magnifico sedere.Mentre faceva accomodare la paziente sul lettino, con la coda dell’occhio, l’infermiera diede un’occhiata al professionista per controllarne la reazione. Era ancora seduto alla scrivania cercando di sembrare assolutamente indifferente, ma erano chiari gli effetti che gli provocavano la vista di tutto quel ben di dio. Un sorriso di complicità le apparve sul volto mentre faceva stendere la paziente sul lettino, a pancia sotto. La visione era stupenda ed altamente erotica.* Ora, – disse l’infermiera infilandosi i finissimi guanti ostetrici, – si rilassi e come sempre faremo in un attimo. Vedrà, non sentirà nulla. Professore, – disse rivolgendosi al complice, – procede lei direttamente o vuole che esegua io la fase preparatoria? – La visione del meraviglioso corpo di quella donna, completamente rilassata, pronta e disponibile a ricevere più di un clistere, fece scattare nel commercialista la sadica voglia di violarla in ogni modo possibile e di riempirla come un otre. Inventò su due piedi una nuova fase della cura.* Mi dica signora, da quante ore è digiuna? Spero almeno da ieri sera. -La donna si sollevò sui gomiti, piegando indietro la testa per guardarlo.- Per la verità, no, anzi, ho pranzato anche piuttosto abbondantemente; avevo una fame! Non sapevo di dover venire a digiuno, le altre volte non era stato necessario. Perché, c’è qualche problema? Non mi dica che ho mandato tutto all’aria. – Era veramente preoccupata.Il commercialista sorrise tra se e se. La sentiva ormai completamente disponibile e pronta a collaborare un qualsiasi modo. La rassicurò, e le spiegò che la terapia di mantenimento aveva un maggiore effetto se trovava l’intestino perfettamente pulito. – Ma questo non è un problema,- continuò – glielo puliremo nel migliore dei modi con qualche lavaggio intestinale e la metteremo in condizione di trarre il maggior vantaggio possibile dalla cura che le somministrerò più tardi. Allora, signorina, – disse rivolgendosi all’infermiera che lo guardava meravigliata – mi prepari, per incominciare, due dosi di lavaggio, una da 1500 cc. con olio di vaselina al 15%, l’altra da 2000 in soluzione al 10%. Dovrebbero essere sufficienti, altrimenti ne praticheremo un terzo; ma non credo che servirà – aggiunse tranquillizzando con un sorriso la donna che lo guardava con un certo timore. La ragazza comprese al volo quello che voleva fare il suo complice della serata: raddoppiare, come minimo, il numero dei clisteri che erano in programma. Benissimo, le umiliazioni che avrebbe dovuto subire l’altezzosa signora non sarebbero finite tanto presto. A questo punto volle aggiungere anche qualcosa di suo, introducendo una nuova variante.* Che cannule prevede di usare? – poi, per non metterlo in imbarazzo, suggerì immediatamente – Vanno bene una rigida n° 5 per la prima ed una flessibile numero 2 da 40 cm. per la seconda? -Maneggiando per anni le fatture dello studio, il commercialista aveva appreso più di qualche nozione sullo strumentario, per cui non gli fu difficile rispondere, lodando la ragazza per l’ottima scelta.Approfittando della pausa necessaria a preparare l’occorrente, spiegò alla signora che le avrebbe praticato due clisteri, il primo, più piccolo per pulirle l’ampolla rettale, l’altro, più grande, invece, sarebbe stato fatto con una cannula lunga e flessibile in grado di fare il lavaggio il più vicino possibile alla zona dell’intestino che le aveva causato tutti quei problemi. L’infermiera annunciò che era tutto pronto. Con un sospiro di rassegnazione, la signora si stese nuovamente sul lettino, poggiando la testa sulle braccia incrociate ed il volto rivolto verso il muro; per questo non si accorse che la cannula che le stava per essere infilata nel prezioso buchetto, aveva in diametro di almeno tre centimetri.Indossando ambedue i finissimi guanti ostetrici, si scambiarono dei soddisfatti sorrisi: lei per la sua vendetta, lui per il raggiungimento di un sogno a lungo coltivato. Il commercialista prelevò dall’apposito contenitore, con l’indice ed il medio della mano destra uniti, un buon quantitativo di crema lubrificante, mentre, con la sinistra, allargava finalmente quelle due bellissime natiche rendendo completamente visibile il grazioso buchetto marrone scuro contornato da una finissima e rada peluria.Al primo contatto con le dita cariche di crema, la signora si ritrasse serrando fortemente le chiappe. * No, – la redarguì il professionista, – non deve fare assolutamente così. Deve stare rilassata e lasciarmi fare. Per lei non è mica la prima volta. Ormai dovrebbe sapere come comportarsi. -* Mi scusi, ma è una reazione istintiva. Anche con il professore mi accadeva spesso. Cercherò di stare più rilassata, ma non è mica tanto facile, sa? -* Capisco che non è facile, ma se non vuol correre il rischio che le faccia male, deve controllarsi. E’ una donna adulta, mica una bambina. Non vorrà costringermi a trattarla come tale. -* Perché, in quel caso che farebbe? Mi sculaccerebbe? -Preferì non risponderle, visto lo strano tono impiegato dalla donna: non era risentito od offeso, era un vero e proprio invito.In silenzio le riaprì le natiche e la penetrò con le due dita, prima infilando soltanto le prime due falangi, poi, ruotando la mano come per aprire e chiudere un rubinetto, la penetrò fino un fondo, premendo con le nocche sulle chiappe vellutate.Un lieve gemito fu, questa volta, l’unica reazione della donna. Assaporò con gusto la sensazione delle sue dita, serrate dalle contrazioni dello sfintere mentre continuava a girare la mano molto più a lungo del necessario. * Allora, professore, non mi ha risposto. Davvero mi darebbe una bella sculacciata? -Al commercialista cominciarono a gonfiarsi le vene delle tempie. L’occasione si stava rivelando ancora più fantastica del previsto.Si fece coraggio e sfilandole le dita dall’ano ormai perfettamente lubrificato le mollò una pacca su una natica che era più uno sculaccione vero e proprio che un buffetto scherzoso.L’infermiera lo guardò rimproverandolo in silenzio. L’aria si era fatta immediatamente tesa come se tutti stessero in attesa che la donna si alzasse, offesa e se ne andasse sbattendo la porta.* Allora dovrò sforzarmi di fare la brava, – disse in modo piuttosto provocante, fingendo di accomodandosi meglio sul lettino. – Non so mica se ci riuscirò; ma alla fin fine, non credo che lei avrebbe il coraggio di mandarmi a casa con il culetto tutto in fiamme. -* Lei faccia la brava e non mi metta alla prova. Altrimenti, altro che sculacciata. -Il tono era amichevole, scherzoso, adatto ad allentare la tensione, ma tutti e tre sapevano benissimo che si era aperto un capitolo nuovo, imprevisto ed estremamente intrigante. Ora stava alla donna, eventualmente, aprire la bagarre. Restò praticamente immobile, ma il grugnito che emise, fece capire all’infermiera che non aveva gradito molto l’improvvisa e violenta intrusione della notevole cannula. La ragazza, infatti, non aveva usato riguardi. Con il commercialista che teneva ben divaricate le natiche, aveva preso la mira e le aveva perfidamente infilato la cannula in un sol colpo, fino in fondo.Il bruciore che inizialmente l’aveva pervasa, si attenuò rapidamente lasciando il posto ad un languido senso di benessere man mano che il liquido, iniettato lentamente dalla ragazza, le invadeva l’intestino.La signora, ormai abituata dalla cura, a clisteri maggiori, sorbì senza problemi la prima soluzione da un litro e mezzo.* Bene, – disse il commercialista mentre l’infermiera sfilava la cannula, – il primo l’abbiamo fatto. Ora, se proprio ne sente la necessità, può anche andare a liberarsi, altrimenti procediamo subito con il secondo. -Preferì andare in bagno. Anche se non ne sentiva ancora l’urgenza, non era affatto sicura di poterli reggere tutti e due insieme. Mentre era fuori, scelsero le cannule bardex che avrebbero usato per il resto della serata. Veri e propri cateteri in gomma, flessibilissimi, di svariate lunghezze e spessori, arrotondati ad una estremità, mentre, in prossimità dell’altra, erano muniti di due piccole vesciche che, gonfiate una all’interno e l’altra all’esterno del retto, avrebbero impedito la fuoriuscita anche di una sola goccia di liquido.Anche questa volta, la signora non impiegò molto tempo a rientrare. Aveva un’aria soddisfatta che lasciava capire quanto quei trattamenti fossero di suo gusto. Chissà se al termine delle “applicazioni” sarebbe rimasta della stessa opinione.Si distese nuovamente sul lettino, curandosi ancor meno della volta precedente di quanto quei movimenti mettessero in mostra della sua intimità.Con lo stesso procedimento, questa volta fu il commercialista che si divertì ad introdurre una cannula lunga oltre mezzo metro, molto flessibile e spessa non più di mezzo centimetro. La parte iniziale era curva a circa 45 gradi, per cui, facendola ruotare opportunamente, poté spingerla fino in fondo, seguendo tutte le curve dell’intestino.* Accidenti, – chiese la signora restando questa volta perfettamente immobile, – ma quanto è lunga? Mi sembra di averla nello stomaco. -* Le avevo detto che le avrei fatto una pulizia radicale nel punto più vicino a quello bisognoso di cure. Irrorandole l’intestino da quel punto, siamo sicuri che il medicinale produrrà il miglior effetto possibile. Questo dovrà trattenerlo un poco di più del primo. Voglio essere sicuro che si svuoti completamente. -Farle trattenere per cinque minuti i due litri del secondo clistere non fu un problema. Sembrava che lo facesse apposta a stare buona senza creare fastidi; non fu neanche necessario gonfiare i palloncini di ritenzione, cosa che mandò in bestia l’infermiera. Si sentì defraudata del suo divertimento.Parlandone con il commercialista mentre la signora era in bagno, gli annunciò che il prossimo glielo avrebbe fatto lungo ad oltranza: voleva sentirla chiedere pietà. * Il gioco è tuo, ed onestamente non mi sento di impedirtelo, però, sarebbe il caso che tu tenessi presente la possibilità di quel risvolto che si è presentato prima. Ti sei accorta della sua reazione quando abbiamo scherzato sulle sculacciate. Io vedrei come va con quest’altro da tre litri, caso mai glielo facciamo tenere un po’ di più. Secondo me, sta soltanto aspettando il momento opportuno per fare le bizze e mettermi alla prova senza perdere la faccia. Se mi sbaglio puoi sempre fargliene un altro ancora più grosso e farglielo tenere dieci minuti. Sicuro che ci implorerà di farla andare al cesso. -* D’accordo così, allora. Sa che non so cosa sperare? Non dispiacerebbe neanche a me darle una sonora sculacciata. Eccola che rientra. Ha fatto presto anche stavolta. -Rientrò completamente nuda. Il professionista restò di sasso. Non riusciva a staccare gli occhi da quel magnifico paio di tette, sode e generose. I capezzoli svettavano orgogliosi, duri, come se fossero stati stimolati un attimo prima.* Ho tolto quella specie di camice. Tanto, ormai, si può dire che lei, dottore, mi conosce meglio di mio marito. Da lui certe cose non me le sono mai fatte fare. Lei non immagina neanche cosa succederebbe se sapesse in cosa consiste questa cura. E’ geloso da morire. -* Stia tranquilla che non gli faremo sapere niente. Sarà il nostro piccolo segreto. – scherzò con aria da complice, il commercialista – Ora su, da brava, si sdrai nuovamente. Siamo quasi alla fine. -Fece come le era stato detto mentre la ragazza preparava il nuovo clistere con una cannula veramente grossa. Appena l’uomo la vide, scosse la testa disapprovando, ma l’infermiera insistette indicando il foro di uscita per i liquidi. Era di quasi un centimetro, poi indicò la sacca. Più che un liquido, conteneva un fluido. Capì cosa intendeva la ragazza e fece segno che ci avrebbe pensato lui.* Ora, – le comunicò mentre le infilava nuovamente due dita cariche di vaselina nell’ano, – dovremo usare una cannula leggermente più grossa delle precedenti; è per via del medicinale, essendo piuttosto denso, ha bisogno di un calibro maggiore per defluire bene. -* Spero non mi faccia troppo male. Non vorrei costringerla a mettere in atto la minaccia di sculacciarmi.- Cinguettò la frase più che dirla, mentre il suo sontuoso culo si innalzava incontro alle dita che la invadevano. Il commercialista, certo ormai di aver visto giusto, spinse più a fondo procurandole un mugolio di piacere. – Se non si comporterà bene si accorgerà che non minaccio mai invano. -Tolta la mano fece cenno all’infermiera che poteva procedere mentre lui provvedeva a tenere le natiche ben allargate.Senza troppi complimenti, la ragazza appoggiò la grossa cannula sul buchino ben rilassato e cominciò a spingere. Dopo un attimo alla signora mancò il fiato. La cannula era veramente grossa. Il lieve mugolio di piacere si trasformò repentinamente un uno strozzato ringhio di dolore. Tentò di spostarsi in avanti per sfilare il paletto che le stava dilatando il culo, ma l’uomo, che si aspettava una simile mossa, le mollò due forti sculacciate sulla parte alta delle natiche. La reazione fu quella che si aspettava: la donna cessò all’istante ogni movimento di ribellione, anzi, impercettibilmente, cominciò a sollevare il culo incontro alla cannula che si stava facendo largo dentro di lei.* Le avevo ben detto che non minaccio mai invano. Ora stia buona, altrimenti continuo fino a farglielo rosso porpora. -Un altro grugnito accompagnò la completa introduzione della grossa cannula. La ragazza aprì il rubinetto ed il denso liquido cominciò ad invadere molto lentamente l’intestino.Non si era neanche ad un quarto della prima sacca, doveva vuotarne tre, che la signora, volgendo la testa verso l’infermiera le disse: – Senta, cara, visto che ci vorrà un bel po’ di tempo prima che mi riempiate come una botte, mi usi la cortesia di portarmi la mia borsa. Vorrei farvi vedere una cosa. -La ragazza, facendo segno al commercialista di reggere la cannula per evitare che la espellesse, andò nello spogliatoio tornando poco dopo con l’oggetto richiesto.* Grazie, cara. Lei è veramente gentile, ora, mi scusi, ma mi faccia un’ultima cortesia, dentro c’è una busta, si, quella, – acconsentì guardando ciò che l’infermiera le mostrava, – la apra e mi legga quello che c’è scritto. -Un poco perplessa per la richiesta insolita, l’infermiera aprì il foglio, gli dette una scorsa e rimase di sasso, sbiancando in volto come una statua di cera.* Avanti, legga ad alta voce. – Il tono della donna era radicalmente cambiato; non più civettuolo ed intrigante: era tagliente come la lama di un rasoio.Con voce strozzata. Appoggiandosi alla spalliera di una sedia, la ragazza, balbettando incominciò a leggere: “Gentile signore, sono lieto di comunicarle che la terapia, terminata in data odierna da sua moglie, ha avuto esito pienamente soddisfacente. Non reputo, al momento, necessario procedere ad altre applicazioni se non una breve fase di richiamo da effettuarsi non prima di due mesi. La ringrazio per la fiducia accordatami, vista la natura estremamente particolare della terapia somministrata. Non si preoccupi per il saldo della fattura. Sarò assente per un paio di settimane, ci vedremo al mio rientro così potrà aggiornarmi su assai improbabili ulteriori problemi della sua signora.Distinti saluti Prof. … * Allora, signorina, prima provveda ad attaccare la seconda sacca perché questa qui è vuota, poi cerchi di spiegarmi per bene questa faccenda. Sa, quando lei mi dette l’appuntamento per oggi, già sapevo di aver terminato la cura, ma volevo proprio vedere dove volesse andare a parare. Poi, temendo di aver frainteso, il giorno dopo telefonai al professore che mi confermò di aver terminato il giorno precedente. Ora attacchi la seconda sacca, si sbrighi. -La ragazza, tremando, fece quanto le era stato richiesto, poi scoppiò in un pianto dirotto.* Ho capito, voleva vendicarsi delle scortesie ricevute, vero? Risponda, avanti.-La ragazza, tra le lacrime, spiegò tutto per filo e per segno.* Allora, – disse rivolgendosi al commercialista usando di nuovo il tono civettuolo – anche lei è rimasto invischiato, suo malgrado, in questa storia. La capisco. Come si fa a rinunciare all’occasione di fare un bel po’ di clisteri ad una bella signora? -* Mi dispiace per quello che le è successo, – rispose l’uomo, – ma ha capito perfettamente la situazione. -* E perché dovrebbe dispiacersi? Io adoro i clisteri, le sculacciate e tante altre cose che lei neanche immagina. Oggi sono venuta soltanto perché speravo che sarebbe successo proprio questo. Già immagino cosa dirà il professore quando gli racconterò come sono stata trattata bene in sua assenza. – Per un attimo fu scossa da un lungo brivido – Adoro il dolore che mi dà il sentirmi così piena. – aggiunse adagiandosi più comodamente sul lettino. – A proposito, stia attenta che la seconda sacca è quasi finita. Non vorrà mica privarmi della parte migliore. Piace anche a te questa meravigliosa sensazione di pienezza? – concluse rivolgendosi alla ragazza che ormai aveva perso tutta la sua baldanza. L’infermiera era veramente affranta: aveva capito che il suo avvenire ormai era distrutto; dopo quella faccenda, nessuno le avrebbe mai più offerto un posto di lavoro. La donna ripeté la sua domanda con tono ancora più duro e pressante e la ragazza, non volendo peggiorare ancora di più la situazione, decise di rispondere sinceramente, confessando, tra i singhiozzi, che le piaceva soltanto farli, non riceverli.La terza sacca ormai era quasi completamente vuota, la signora respirava a fatica, aveva da un pezzo cominciato a contorcersi per i dolori, ma non faceva assolutamente nulla per sottrarsi a quella tortura, anzi, si capiva chiaramente dall’espressione estasiata, dai mugolii che emetteva, che stava godendo.L’uomo, afferrando al volo la situazione, le divaricò le gambe finché non riuscì ad arrivare con una mano alla sua fica grondante di umori. Cominciò a massaggiarla lentamente sul clitoride, mentre con l’altra mano iniziò una lunga e metodica sculacciata. La reazione della donna fu immediata: allargò ulteriormente le cosce per permettere una manipolazione migliore cominciando a gridare, chiedendo, implorando che la colpisse più forte, più velocemente finché esplose in un orgasmo devastante.
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