Quando la donna tornò dal bagno, fresca e rilassata come se niente fosse successo, trovò un’atmosfera piuttosto cupa. Era ancora praticamente nuda; aveva soltanto il piccolo camice azzurrino poggiato sulle spalle come un mantello. L’infermiera, seduta su una sedia a lato della scrivania, non singhiozzava più, ma era evidente che stava ancora piangendo. Meditava sul suo futuro presagendolo sempre più nero. Il commercialista, scuro in volto, sfogliava distrattamente una rivista medica.• Allora, dottore, posso chiamarla ancora dottore, vero? – cinguettava come una rondine in una bella giornata di primavera. – Cos’è quest’aria funebre? Su con la vita: il vero divertimento non è ancora cominciato. – L’uomo la guardò dubbioso: cos’altro aveva in mente quella diabolica, bellissima donna?L’arcano gli fu svelato appena si rivolse, cambiando radicalmente tono, all’infermiera.• Ti sei divertita mentre mi riempivi da farmi scoppiare? Rispondi velocemente se non vuoi peggiorare la tua situazione. -• Si, … un po’. – rispose con un filo di voce la ragazza.• Benissimo, allora adesso tocca a me, sempre con l’aiuto del tuo “dottore”. – poi, con un sorriso radioso si rivolse all’uomo – Devo esserle grata: mi ha procurato un orgasmo come non ne provavo da tempo. E’ stato proprio bravo, e visto che le è stato promesso un pomeriggio indimenticabile, questa sgualdrinella dovrà impegnarsi allo spasimo per mantenere la promessa. Se farà tutto quello che le ordinerò, io sarò molto buona; non dirò niente al Professore di quello che è successo questa sera e non la denuncerò per lesioni, maltrattamenti, abuso della professione e tutto quello che i miei avvocati riusciranno ad inventarsi per rovinarla vita natural durante. Altrimenti… – la minaccia era chiara, e lasciava poche alternative -. Allora, – la incalzò bruscamente rivolgendosi di nuovo direttamente alla ragazza -, preferisci che parli o che mi stia zitta? -Il commercialista stentava a credere alle sue orecchie. Se aveva ben capito quello che voleva fare la donna, sarebbe stata veramente una serata con i fiocchi. Lei lo guardò e gli sorrise facendo l’occhiolino. Stava andando tutto al di là delle più rosee aspettative.La ragazza, sconvolta dagli avvenimenti, non afferrò immediatamente che tipo di scappatoia le stava fornendo la donna. Capì soltanto che c’era una speranza di farla franca. • Preferirei che tacesse. – Farfugliò a bassissima voce.• Molto bene, allora, svelta, indossa questo. – Le lanciò il camice che portava sulle spalle restando nuovamente nuda.La ragazza guardò l’indumento non riuscendo ancora a mettere a fuoco la situazione.• Ma, io …, perché debbo indossarlo? -• Perché se non vuoi che ti rovini per tutta la vita, ora ti lascerai fare tutto quello che hai fatto a me, ed anche di più, e quando avrò finito, faremo io e te una bella gara a chi riceve il clistere più grosso, e tu sei obbligata a vincere. Chiaro? -• Oh no, … io non voglio. … Odio farmi i clisteri. – La ragazza era disperata. Non era certo il fine giornata che aveva preventivato.• Nessuno ti costringe, è una tua libera scelta – disse riafferrando il camice ed incamminandosi verso lo spogliatoio -. Riceverai presto notizie dai miei avvocati. – • No, la prego, si fermi. Va bene, faro quello che vuole. -La signora aveva già aperto la porta dello spogliatoio. – Prima si, poi no, ora di nuovo si. Mi stai facendo pentire dell’offerta che ti ho fatto per uscirne fuori senza danni. E’ ora che ti decida. -• Va bene, va bene. Faccia quello che vuole. Soltanto che … -• Cosa c’è ancora? -• Io non sono abituata come lei. Se me li fa troppo grossi … -• Oh, non preoccuparti. Ti abituerai presto. E comunque, per evitare che tu faccia troppe storie, il nostro caro dottore, se vuole anche lui evitare guai – sottolineò in modo piuttosto significativo, – dovrà impegnarsi a trattarti molto più duramente di come era pronto a trattare me. Chiaro? – concluse rivolta verso il commercialista. Il suo volto non era più sorridente. Aveva parlato molto seriamente.• Altro che, signora. Ho capito perfettamente. -• D’accordo, allora è tutto chiaro. Tu, svelta mettiti il camice. -La ragazza lo afferrò al volo e si diresse verso lo spogliatoio.• E no, bella mia. No! Devi cambiarti qui, davanti a noi. Altrimenti che gusto c’è? -Ormai era in trappola, non poteva far altro che ubbidire: la posta in gioco era troppo alta.Portava pochissimi indumenti; camice bianco, reggiseno e tanga neri. Era veramente una gran bella donna. Un seno prorompente, terza, forse quarta misura. Sodo al punto da non avere assolutamente bisogno di alcun sostegno per sorreggersi orgoglioso. • Che mi dice, dottore, non le sto offrendo un bellissimo spettacolo? Guardi che bel culetto tondo ha la nostra infermiera. Pensi a come potrà farglielo diventare rosso fuoco se non starà buona mentre la gonfio come una zampogna. Sarà uno spettacolo superbo. -La donna provava un gusto sadico nel mettere in imbarazzo la ragazza che era diventata rossa in volto udendo quei pesanti apprezzamenti. • Vogliamo cominciare? Su, cara, mentre mi ricopro un poco con il camice che tanto a te non serve più, stenditi sul lettino e tieni ben morbide le chiappette, altrimenti il dottore sarà costretto a sculacciarti prima del tempo per lubrificarti il secondo canale. -Senza andare troppo per il sottile, la donna trasse dal contenitore d’acciaio una robusta cannula di oltre due centimetri di diametro. – Tanto per cominciare, questa va benissimo. Ora, mentre io preparo l’occorrente, lei le faccia quello che ha fatto a me: la lubrifichi per bene. E’ chiaro che se fa storie, lei sa benissimo cosa deve fare. -Appena si sentì toccare l’ano con il dito carico di vaselina, la ragazza ebbe un moto istintivo di contrazione delle natiche. L’uomo non voleva cominciare subito a sculacciarla; in fondo, le faceva un po’ pena. Aveva finito per fare la fine dei pifferi di montagna, ed ora doveva starci. Senza farsi vedere dalla signora, le diede un leggero pizzicotto di avvertimento. La ragazza capì, e, pur se evidentemente tesa e con qualche lieve lamento, lo lasciò libero di introdurre le due dita e lubrificarle l’interno dell’ano.La donna era impaziente di iniziare la sua dura vendetta. Con la cannula in mano, fece cenno al commercialista di allargare le chiappe della ragazza. Poggiò la punta della cannula sull’ano, poi appena la vide rilassarsi, gliela infilò dentro in un colpo solo, fino in fondo.Nonostante l’abbondante lubrificazione, la ragazza non riuscì a trattenere un urlo di dolore e, per un attimo, si dimenò violentemente per sottrarsi a quella brutale intrusione. Quattro sonori sculaccioni bloccarono, sul nascere, ogni suo tentativo di ribellione.Acqua, soltanto due litri di acqua distillata e alla ragazza già dettero l’impressione che non terminassero mai. Dopo la prima sacca, la donna aveva delegato il commercialista a controllare che tutto procedesse senza problemi, mentre lei preparava la seconda fase della vendetta. Appena svuotata la sacca e sfilata la cannula, la ragazza scese dal lettino precipitandosi in bagno. La signora non la degnò di uno sguardo. Sapeva bene cosa stesse provando in quel momento la sua vittima. Sghignazzò guardando il commercialista – Corre già in quel modo, e siamo appena all’inizio. Alla fine del prossimo, dovremo portarle qui un secchio -.• Si vede subito che non è abituata come lei. – commentò il commercialista – io però, se mi permette, vorrei suggerirle di non calcare troppo la mano. -• Cosa sta suggerendomi? Di lasciar perdere tutto? • Assolutamente no, me ne guardo bene. Volevo soltanto farla riflettere, che se lei calca troppo la mano, la ragazza potrebbe ripensarci, e a quel punto i giochi sarebbero finiti. Lei dovrà dire addio alla sua piacevole vendetta. – La donna rifletté sulle parole del commercialista mentre terminava di collegare, tramite un by-pass, i due tubi di scarico delle sacche di liquido molto denso appese agli appositi ganci. • Sì, forse ha ragione. Se dovesse tirarsi indietro, non avrei più niente in mano. In fondo, anche lei a questo punto potrebbe accusarmi di abuso della professione medica. – Dopo un attimo in cui restò ferma e pensierosa, proseguì – Farò in modo che sia lei stessa a scegliere la mia vendetta. -Terminò l’operazione, poi, dall’apposito contenitore, scelse una cannula veramente notevole: in plastica bianca, dalle dimensioni e forma di un uovo che si restringeva verso la connessione per il tubo. • E’ un poco più grande di quella con cui vi siete divertiti a sodomizzarmi, ma credo che comunque non faticherò molto ad infilargliela fino in fondo. Non penso che un culo bello come quello non sia stato già frequentato. Con questa, impiegheremo meno di cinque minuti a somministrarle i quattro litri di gelatina che l’aspettano. A meno che…. -. Non terminò la frase, ed il Commercialista si guardò bene dal farle ulteriori domande. Aveva ben compreso il carattere particolare di quella bellissima donna: masochista e sadica nello stesso tempo. Qualsiasi cosa avesse in mente, era opportuno assecondarla fino in fondo, anche se la bella infermiera gli faceva veramente pena.Di nuovo stesa sul lettino, la ragazza attendeva con terrore l’introduzione della enorme cannula che perfidamente la signora le aveva mostrato al suo ritorno dal bagno.• Vedi? – le aveva detto impugnando quella specie di paletto che aveva scelto per praticarle il secondo clistere – non ho voluto infierire. Ho scelto una cannula appena poco più grande di quella che hai usato tu. Non voglio che il tuo divertimento sia inferiore al mio. -Non si divertì affatto. Prima che la grossa cannula le scomparisse completamente nell’intestino, aveva il culo rosso fuoco dalle sculacciate che il professionista era stato costretto ad impartirle per costringerla a sopportare l’enorme intrusione. Adesso la soluzione gelatinosa la stava riempendo. Sentiva la pancia gonfiarsi sempre più fino al punto che le sembrò di scoppiare. Urlava, si dibatteva, con l’unico risultato di ricevere altre fortissime sculacciate dal suo ex complice e le frasi di scherno della signora. • Mi stai dando veramente una grossa soddisfazione – disse ad un certo punto la donna – e dire che siamo appena a metà del liquido che devi prendere. Chissà quanto mi farai divertire verso la fine. -Il commercialista la guardò meravigliato: le sacche erano praticamente vuote, non a metà.Con un dito sulle labbra la donna gli fece cenno di tacere e di aspettare; infatti, la ragazza, ormai da tempo in preda a fortissimi crampi, ricevuta la falsa notizia che era appena a metà del clistere, cominciò a piangere ed implorare.• Basta, per favore, non ce la faccio più. La prego, mi faccia qualsiasi altra cosa, ma basta con questo clistere. Non ce la faccio. La prego. -Le ultime frasi furono urlate tra i singhiozzi.• Va bene, – acconsentì la donna con un ghigno di soddisfazione sul volto. Aveva raggiunto il suo scopo – visto che sei così pusillanime da non farcela a ricevere neanche un piccolo clistere da quattro litri, per ora soprassediamo. -Chiuse il rubinetto lasciando nel tubo le ultime gocce del liquido gelatinoso, ma lasciò la cannula al suo posto.• Se la smetti di gridare, ti faccio una proposta: ti basterà accettarla per essere subito libera di andare a svuotarti, altrimenti riapro il rubinetto e ti sorbisci tutto il resto del clistere. -• Accetto, accetto qualsiasi cosa – gridò piangendo la ragazza – ma mi lasci andare in bagno. La prego. -• D’accordo, allora ti spiego: io e te facciamo una gara a chi … – Non le fu possibile completare la frase. La ragazza era veramente disperata e, senza pensare minimamente alle conseguenze, si aggrappò a quella occasione che le dava modo di far terminare quel dolore che la stava distruggendo.• Non me ne frega niente. Accetto tutto. Va bene? Ora mi lasci andare. -• D’accordo, allora. Ti dirò quello che hai accettato quando torni. Ora lasciami scollegare il rubinetto della cannula dal tubo, così potrai andare a svuotarti. La cannula te la toglierà il nostro bravo “dottore” quando sarai sulla tazza del cesso. Imbranata come sei, se te la togliessi qui rischiamo di farci allagare. -Con la morte nel cuore, impacciata dal paletto che aveva ancora ben piantato nel culo, la ragazza tentò di scendere, più lestamente che poté, dalla lettiga. Se non fosse intervenuto il commercialista, sorreggendola, sarebbe piombata a terra come un mattone.• Vada, “dottore”, l’aiuti a raggiungere la sua agognata tazza del cesso e già che c’è, pensi lei a togliere il tappo da quel culetto che le piace tanto; poi torni subito da me. Dobbiamo prepararci per la proposta che la ragazza ha accettato. -Fece più in fretta che gli fu possibile. Sorreggendola per le spalle, l’accompagnò nel lungo percorso verso lo svuotamento. Appena giunti nel bagno, l’uomo chiuse la porta. Non voleva che l’altera signora godesse anche dello spettacolo avvilente che la ragazza avrebbe dato di se stessa nel momento in cui si sarebbe finalmente potuta liberare. La ragazza stentava a reggersi dritta da sola: il ventre gonfio di liquido, le dava un aspetto matronale, da donna incinta. Gentilmente l’uomo la fece avvicinare alla tazza del cesso, poi, le si pose a fianco, e, sorreggendola con un braccio, la pregò di chinarsi in avanti. La ragazza aveva smesso di lamentarsi e guardava il suo complice con uno sguardo pieno di riconoscenza: capiva che stava facendo di tutto per aiutarla, anche se ancora avvertiva il bruciore delle sculacciate che era stato costretto ad infliggerle.Sfilarle la grossa cannula dall’ano non fu un’impresa semplice e veloce. Ogni volta che l’afferrava per tirarla via, la ragazza cominciava a lamentarsi sollevandosi di scatto e serrando le natiche, non senza ragione. In pratica doveva subire il dolore della stessa grossa dilatazione che aveva subito al momento dell’introduzione.Constatata l’inutilità di una azione morbida, l’uomo decise di andare per le spicce: afferrò più saldamente che poté, con una mano, la grossa cannula, mentre con l’altra serrò uno dei magnifici seni della ragazza tirandolo verso il basso. La giovane, colta di sorpresa dal dolore al seno, si piegò in avanti permettendo così al commercialista di sfilarle agevolmente il dildo dal sedere: un piccolo grido e si ritrovò seduta sul water, pronta a svuotarsi. Gli sarebbe piaciuto, ma non rimase ad assistere allo svuotamento della ragazza. Sarebbe stata, per lei, un’umiliazione troppo grande.• Allora, signora, – la interpellò dopo averla vista armeggiare con le sedie e le poltroncine dello studio – cos’altro ha architettato il suo diabolico cervello? -• Oh, niente di particolare. – disse con aria di sufficienza – Come ha già capito, oltre che la passione per i clisteri, ho anche quella delle sculacciate. Credo che anche la ragazza abbia una certa passione per gli sculaccioni. Non ha notato che durante il clistere ha fatto di tutto per riceverne un bel po’? -Il commercialista ebbe dei dubbi su quella interpretazione del comportamento della ragazza, ma non si permise di contraddirla. Restò in silenziosa attesa che la donna completasse la sua spiegazione.• Visto quindi che le sculacciate piacciono ad ambedue, perché non organizzare una gara per vedere che resiste di più? Quella che perde, e non sarò certo io, per penitenza dovrà sperimentare tutta la collezione di specoli che il nostro buon professore ha nel suo armadio, dal più piccolo al più grosso, chiaramente allargati al massimo. Allora? Che ne dice della mia idea?-• Dico che, alla fine delle sculacciate, avrò il braccio talmente stanco che dovrò rinunciare alla partita di tennis organizzata per domani. Comunque mi sacrificherò con estremo piacere. -• Non ne dubitavo minimamente. – concluse sorridendo la donna facendogli cenno di trascinare il solido lettino da visita al centro della stanza.• Quello che mi rincuora, è la pena che ha scelto per colei che perde. Ha fatto bene a non calcare la mano; in fin dei conti, una visita ginecologica non è poi un gran che, come penitenza. -• Ma cosa ha capito, – lo corresse la donna sorridendo perfidamente, – mica glieli infileremo nella fichetta: nel culo. La voglio sentire strillare come una gallina scannata. – La luce bieca dei suoi occhi sconsigliò l’uomo dal profferire quelle obiezioni che gli stavano sgorgando dalla bocca.A fianco del lettino, che avevano posto al centro della sala, la signora spinse il carrellino servitore sul quale depose in bella vista tutta la collezione di specoli ed il tubo della vaselina. Lanciò un sorriso smagliante al commercialista osservando compiaciuta la scena che aveva predisposto.• Manca ancora qualcosa -. Osservò dirigendosi a passo spedito verso lo spogliatoio. Ne riuscì brandendo la larga cintura di cuoio che indossava al suo arrivo. • Vedrà che con questa, lei si stancherà di meno e noi ci divertiremo molto di più. Così non dovrà rinunciare alla sua partita di domani -. Aggiunse porgendogli la cinta.La faccenda stava rapidamente scivolando sul pesante: un conto era impartire una buona sculacciata, un altro era il frustare il sedere nudo delle due donne con quella pesante cinghia.Ancora una volta, però, ritenne opportuno non sollevare obiezioni: meglio non punzecchiare quella splendida donna troppo facilmente irritabile. La ragazza rientrò nella stanza, strascicando i piedi; si vedeva lontano un miglio che avrebbe voluto essere da tutt’altra parte, ma ormai era incastrata in quel gioco perverso e sapeva bene di non potersene assolutamente tirare fuori.• Oh, ce l’hai fatta a tornare. Cos’hai? Sembri già stanca, eppure non siamo neanche a metà strada. – • Lo immaginavo – fu la sola laconica risposta che la ragazza si permise di dare. Restò in piedi, vicino al lettino che i due avevano spostato. Non ne sapeva il perché, ma sentiva che quel mobile avrebbe avuto una parte importante nel prosieguo della serata.Guardandola fissa negli occhi, la signora si accostò ad uno dei lati stretti del lettino e con un gesto della mano invitò l’infermiera a posizionarsi al capo opposto. Con un sorriso che somigliava molto a quello del gatto che si è mangiato il topo, stese il busto sul lettino stendendo le braccia.• Su, afferra le mie mani, voglio tenerti ben stretta -. Titubante la ragazza fece come le era stato ordinato. Adesso, ambedue le donne erano prone sul lettino, con le anche appoggiate sui bordi ed i piedi che riuscivano appena a toccare terra. • Ora, mentre tenendoci ben strette le mani a vicenda: impediremo l’una all’altra di alzarci e fuggire. Il nostro caro “dottore” ci sculacciaccerà ben bene con la mia cinta; la prima che urlerà la frase completa: “basta mi arrendo”, avrà perso la gara e subirà la conseguente punizione. Tutto chiaro? -.Un lieve cenno di assenso con la testa fu l’unica risposta che la ragazza si degnò di dare, poi, guardando con una certa apprensione il suo ex complice, gli chiese:• Che punizione avete scelto per chi si arrende prima? -• Sono io che dirigo il gioco, o l’hai dimenticato? – intervenne la donna richiamando con uno strattone alle braccia l’attenzione dell’infermiera – ed ho deciso che quella che perde sperimenterà tutti gli specoli, bene aperti, che stanno su questo carrellino. -La malignità della donna era superiore ad ogni immaginazione: si divertiva a giocare con la ragazza in modo veramente perfido. Gioì, infatti, quando vide rasserenarsi il volto della giovane. Evidentemente la ragazza era incorsa nello stesso errore del commercialista sull’uso non proprio ortodosso che la donna voleva fare di quella attrezzatura. La doccia gelata arrivò proprio mentre l’infermiera stava decidendo, dentro di se, che le conveniva resistere alle frustate sul sedere appena quel tanto necessario da non far pensare alla signora di essere stata presa in giro. In fin dei conti aveva già subito diverse visite ginecologiche, certo, non con gli specoli più grandi, ma, insomma, sarebbe stato molto più doloroso se si fosse dovuta impegnare a ricevere una caterva di frustate per non perdere la gara.• So cosa stai pensando, bellezza, – disse con tono mellifluo la donna mentre serrava con maggior vigore i polsi alla ragazza – ma, a meno che non mi sia sbagliata di grosso sui tuoi gusti, non credo che i conti che ti stai facendo si riveleranno esatti. Chi perde assaggerà gli specoli infilati e completamente aperti nel dietro, non davanti. Se a te piace l’idea di sentirti il buchetto posteriore allargato come una caverna, allora puoi anche dire subito la frase magica; sono fatti tuoi. Io da parte mia farò di tutto per non perdere. -La giovane spalancò gli occhi guardandola allibita, poi girò la testa verso il carrellino servitore. Soltanto allora si rese ben conto di cosa l’aspettava se avesse perso. Alcuni degli specoli erano talmente grandi che non erano mai stati utilizzati nelle normali visite ginecologiche, neanche con donne che avevano partorito più di due o tre figli. Chiuse gli occhi tentando di immaginare il bruciore delle cinghiate ed il dolore che avrebbe provato nel sentirsi allargare il culo in quel modo. Non ebbe dubbi: meglio la cinta. A costo di non mettersi seduta una settimana, quella gara pazzesca l’avrebbe vinta lei.L’uomo, poco discosto dal lettino, osservava la scena. I suoi sentimenti erano contrastanti, la ragazza gli faceva pena, d’altronde, soltanto il pensiero di sodomizzarla brutalmente con tutti gli specoli preparati era una cosa che lo eccitava al massimo. D’altro canto, si disse spostando lo sguardo sul culo più maturo ma ugualmente superbo della signora, anche lei non avrebbe potuto fare a meno di gridare un bel po’, se fosse stato costretto ad aprire al massimo le ganasce degli specoli più grandi in quel grazioso buchetto.Nel dubbio, decise di essere imparziale: avrebbe battuto ambedue con la stessa intensità. Se la signora amava veramente essere frustata, avrebbe vinto, altrimenti, sarebbe stata proprio lei a fare la fine del pifferaio di montagna.Impugnò strettamente la cinta dalla parte della fibbia, poi la fece schioccare nell’aria, provando, senza arrivare a segno, i colpi a destra ed a manca; trovò la giusta posizione per colpire con uguale intensità, quindi, senza alcun preavviso, sferrò il primo colpo proprio sul culo della signora.Non le uscì un fiato, l’unico indizio che consentisse di capire che comunque l’aveva sentito, fu un lievissimo spostamento del bacino.Ora toccava alla ragazza. L’uomo non le diede tempo di riflettere. Spostò repentinamente il peso del corpo sull’altra gamba e le piazzò il primo, violento colpo, proprio al centro delle natiche. L’infermiera non volle essere da meno della rivale, non emise un gemito, ma strinse i polsi della donna fino a farsi sbiancare le nocche della mano.La sarabanda era cominciata: i colpi, più o meno ravvicinati, piovevano con uguale violenza sui sederi delle donne, senza la minima tregua. Ogni decina di serie di colpi inflitti, il commercialista, sempre più eccitato, si soffermava un attimo ad ammirare il risultato della sua opera. Avvicinandosi ora ad uno ora all’altro sedere li carezzava voluttuosamente, non disdegnando di far scorrere le dita nei solchi semiaperti. La signora, in particolare, aveva dimostrato di gradire molto quelle manifestazioni di intimità, soprattutto quando la mano del commercialista scivolava più in basso, bagnandosi degli umori che la sua fica emetteva grondando in abbondanza. Continuava a colpire esultando dentro di se, nel vedere quei due bei culi candidi, colorarsi sempre di più, fino ad arrivare ad un magnifico rosso porpora. Ormai le donne erano state costrette, loro malgrado, ad abbandonare l’atteggiamento iniziale; ad ogni impatto lanciavano grida sempre più forti, ma nessuna delle due abbandonava i polsi dell’altra: una sfida nella sfida per evitare che la rivale sei alzasse sottraendosi ai colpi prima del tempo.Soltanto le occhiate, che si lanciavano a vicenda negli sporadici attimi di pausa che l’uomo concedeva alle loro natiche fiammeggianti, erano lentamente ma innegabilmente mutati. Negli occhi della ragazza si continuava a leggere la costante, feroce determinazione a non cedere per nessun motivo; gli sguardi che l’altezzosa signora rivolgeva, sempre più insistentemente alla compagna di sofferenza, non rivelavano più la feroce gioia perversa di vendicarsi; erano sguardi languidi, carichi di quel piacere che lentamente ma prepotentemente, stava montando in lei ad ogni colpo, ad ogni stretta di polso. Mantenendosi aggrappata ai polsi dell’infermiera e facendo leva sui gomiti, la donna aveva cominciato lentamente a strisciare sul lettino avvicinando la sua testa a quella dell’ignara ragazza. Il suo culo non era più piegato sul bordo; le sue cosce ormai poggiavano quasi completamente sul morbido piano del lettino.La giovane infermiera non riusciva a capire cosa stesse accadendo. Pur se distratta dai colpi che le arrivavano sulle natiche, non più così spiacevoli come all’inizio, aveva osservato il volto della signora avvicinarsi costantemente al suo; ormai sentiva distintamente sulla sua faccia il calore del respiro sempre più affannoso della compagna. La donna le stringeva i polsi in modo frenetico, fino a farle male. Provava quasi una sorta di leggera ripugnanza per quel bel volto femminile che ormai le era arrivato quasi a contatto. Più fastidio, che vera ripugnanza; ma non solo: una inconsueta eccitazione stava facendosi prepotentemente strada dentro di lei. La vicinanza di quel viso, l’insistenza di quegli sguardi, quelle labbra rosse, piene, socchiuse per il respiro affannoso, la disgustavano e contemporaneamente la eccitavano.L’uomo si fermò sconcertato per ciò che stava accadendo sotto i suoi occhi: il corpo della signora poco meno che completamente disteso sul lettino; le due teste, vicine quasi a toccarsi. Incrociò per un attimo lo sguardo dell’infermiera: vi lesse la medesima perplessità che lui stesso provava. Cosa stava accadendo?La voce roca della donna lo scosse dai suoi pensieri:• Avanti, stronzo, non ti fermare proprio ora. Colpisci. Continua a colpirmi, picchiami forte, più forte che puoi. – Contemporaneamente lasciò i polsi della giovane, le afferrò la testa ed incollò le sue labbra su quelle della ragazza in un lungo, appassionato bacio.Pur se incantato da quella scena, il commercialista riprese a colpire. Ora indirizzava i colpi soltanto sul culo della donna che, avvinghiata al capo della sbigottita infermiera, continuava a baciarla alternando gemiti a grida non più di dolore ma di intenso piacere. Adesso non muoveva più il bacino per attutire i colpi: ora lo sollevava ritmicamente proprio per andare incontro a quella cinta che calava, implacabile, sulle sue chiappe. Un grido, lungo, liberatorio, soffocato nella massa dei capelli della compagna, annunciò agli altri due attori di quella strana rappresentazione che la donna aveva finalmente raggiunto l’orgasmo. Un orgasmo pieno e travolgente a giudicare da come riuscì a trovare la forza per trarre a se, avvinghiandolo, il corpo dell’infermiera. Rischiarono di cadere dall’ampio lettino, ma alla fine si ritrovarono ambedue distese una sull’altra in un abbraccio bestiale.Ora la giovane rispondeva freneticamente ai baci e alle care carezze della più matura compagna. Le mani volavano agili e leggere sui loro corpi, cercando, sfiorando i punti più sensibili. Le bocche si cercavano freneticamente, aperte, le lingue guizzavano una sull’altra in una ricerca sfrenata del piacere. Poi si lasciavano per andare ad incollarsi sul collo, sui capezzoli, sul seno della compagna. L’uomo guardava incredulo la scena che si svolgeva sotto i suoi occhi. Il culo rosso vivo della donna spiccava sul candore di quel corpo come una macchia d’inchiostro su un candido foglio.Era teso ed eccitato al massimo; dispiaciuto di non poter partecipare anche lui a quella sinfonia di piacere. Era e si sentiva fuori dei giochi: estromesso. Si sentiva come uno strumento, utilizzato dalle due donne per trovarsi e riconoscere i veri, reciproci sentimenti; ed ora, raggiunto lo scopo, era stato accantonato, messo da parte, senza un ringraziamento, senza la possibilità di appagare, anche lui, l’immensa voglia di godere che gli era stata risvegliata.Senza parlare, con negli occhi ancora una luce di folle eccitazione, la donna si svincolò dall’abbraccio della ragazza e scese dal lettino trascinandola con se. La stese delicatamente a terra, poi, dopo averle dato un altro, lungo bacio, si girò su se stessa, mettendosi in ginocchio a cavalcioni sulla sua faccia. Si chinò in avanti, protendendo in aria il suo imperiale posteriore, finché riuscì ad insinuare la testa tra le cosce divaricate dell’infermiera. La ragazza comprese al volo i desideri della sua ex aguzzina, che, ormai, erano anche i suoi. Con delicatezza avvicinò la bocca alla vagina piena di umori e cominciò a leccarla penetrandola con la lingua fin dove riusciva a d arrivare. La donna rabbrividì emettendo un mugugno di soddisfazione:• Sì, così, non ti fermare, e tu – ringhiò verso l’uomo senza alzare la testa dal ventre della compagna – cosa aspetti? Un invito in carta bollata per mettermelo finalmente nel culo? –
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