Quando Aldo aveva raccontato al papà la scena non filmata della telefonata in salotto e di quanto avvenuto con Valeria dietro il bancone del bar, a Luigi erano brillati gli occhi: dobbiamo ripeterla, questa sera stessa, in modo diverso!Quella sera fu il senatore a prendere l’iniziativa, fingendo di avere una telefonata urgente da fare, da buon politico inventò un interlocutore dall’altro capo della cornetta e cominciò a parlare di lavoro con una parlantina che lasciava incantati, Aldo aveva portato Valeria dietro il bancone del bar e non appena il vecchio finse di iniziare la telefonata, cinse di spalle la donna facendole sentire sul culo il cazzo duro che premeva per uscire dai pantaloni, sussurrando: mettiti in ginocchio che voglio chiavarti in bocca!Valeria aveva tentato una debole protesta dicendo che non sempre poteva andare loro liscia, ma Aldo aveva finto di incazzarsi e piegatola in avanti le aveva forzato il buco del culo con due dita, ringhiando: se non sei svelta ad ubbidire giuro che ti inculo qui facendoti urlare come una bagascia in calore davanti al papà! Nella posizione richiesta ella tentò di succhiarlo, ma Aldo le bloccò la testa e cominciò a sbatterglielo dentro la bocca con una foga inaudita, Valeria respirava affannosamente riempiendo il salotto dei suoi sospiri al limite del soffocamento, intanto Luigi continuava a far finta di parlare osservando il volto tirato allo spasimo del figlio, intuendo che aveva inondato la bocca di sperma della sua donna, quando si rilassò.Posò subito la cornetta e chiese dalla poltrona: dov’è andata Valeria?E’ qui papà non si sente molto bene, vieni aiutami a rialzarla!Valeria aveva il volto infuocato e tremava visibilmente, aveva deglutito in fretta lo sperma del ragazzo, sembrava proprio febbricitante e la presero sotto braccio per portarla a letto, ove la distesero vestita; vai dire a Gina che ceneremo un po’ più tardi disse il papà ad Aldo per farlo allontanare, egli uscì dalla porta lasciandola socchiusa per poter assistere direttamente alla scena, che comunque era in corso di registrazione con la telecamera.Luigi era proprio un gran sceneggiatore: sei tutta accaldata tesoro mio, non sembri però avere la febbre, apri la gola e fammela vedere, su da brava tira fuori la lingua! Valeria si sentì svenire quando lui soggiunse: hai degli strani filamenti biancastri, forse davvero ti sta venendo un po’ di laringite! Valeria ebbe come una convulsione, sobbalzò sul letto e con un filo di voce, cercò di sviare il problema mormorando: ho un po’ di mal di pancia forse ho fatto indigestione!Sta calma adesso ti guardo io anche se non sono un dottore qualcosa me ne intendo; le aprì la camicetta ed i seni che ballavano tumultuosi uscirono abbondantemente dal ridottissimo reggiseno a coppetta, esponendo i capezzoli tesi ed inturgiditi, Luigi gliene prese uno tra le dita mormorando: ma come tesoro sei eccitatissima, cosa ti succede? E’ colpa tua amore, mentì, basta che mi sfiori per farmi vibrare come una corda di violino!Ma allora non è solo il pancino che ti fa male!Il senatore estrasse il cazzo teso dai pantaloni e le spostò la testa, fu sufficiente questo gesto perche Valeria lo imboccasse cominciando a succhiarlo al meglio della sua abilità, intanto lui le strinse un capezzolo fin quasi a staccarlo e, sollevata la gonna, con l’altra mano le strattonò le mutandine fradice sul davanti, segandole la fica con il tessuto leggero: troia, troia, sei sempre infoiata, su mangiamelo tutto che ti riempio la gola di nettare.Valeria raccolse il seme del suo uomo deglutendolo e gustandolo fino all’ultimo spruzzo, poi come per giustificarsi, mentì ancora, sussurrando: il mal di pancia resta ma sei riuscito a farmi eccitare tantissimo amore!Adesso troveremo un rimedio anche al tuo pancino, spogliati completamente ed aspettami sotto le lenzuola!Luigi spostò il figlio dalla porta della camera e si avviò verso la cucina dicendogli con un tono d’intesa: ti sei divertito vero sporcaccione, defilati ed aspetta che ritorni e vedrai il più bello!Dopo poco ritornò in camera seguito da Gina, la cuoca, come li vide entrare Valeria trasalì, era la prima volta che consentiva l’ingresso ad una persona della servitù, tanto più che ella era completamente nuda sotto le lenzuola; con il tono più serafico possibile Luigi disse: su cara, mettiti a pancia sotto, ho portato Gina con me, è molto brava, ti farà una peretta, vedrai che ti libererai l’intestino e poi ti passerà il dolore al pancino!Valeria avvampò dalla vergogna ma non obbiettò, anzi, si girò immediatamente sotto le lenzuola affondando il volto sul cuscino per nascondere l’affanno che la stava facendo travolgendo; il senatore lasciò campò libero a quella troia consumata di Gina, che aveva portato con sé gli attrezzi necessari alla bisogna.Gina sollevò lentamente le lenzuola, abbassandole fin sotto le ginocchia, scoprendo il corpo nudo e fremente della donna, a cui si rivolse con voce suadente: non si preoccupi signora, vedrà che non sentirà male, anzi a molti piace, si rilassi e si sollevi sulle ginocchia, intanto le spalmo un po’ di unguento sul buchetto che immagino sarà stretto; Valeria alzò il culo tenendo il volto schiacciato sul cuscino, era frastornata e si vergognava come mai le era successo in vita sua, nel contempo l’esporsi così oscenamente alla cuoca le aveva infiammato il ventre e la vulva si era bagnata di rugiada, Gina sollecitandola a tenere le gambe più aperte, le aveva carezzato lievemente l’interno delle cosce e sfiorato la passera gocciolante, strappandole un brivido prolungato di piacere.La cuoca si spalmò le dita con un unguento e si infilò dentro le chiappe sode raggiungendo il pertugio, che al contatto si contrasse mentre si vedeva chiaramente, dalle vibrazioni incessanti del corpo, che Valeria annaspava sconvolta dalla libidine; per giunta Luigi le aveva scostato la chioma bionda che scendeva sulle spalle per massaggiarle la nuca: sta calma tesoro le diceva, non temere, vedrai che Gina ti farà guarire il pancino, poi con l’altra mano le carezzò anche lo stomaco, soffermandosi qualche attimo a contatto con la peluria del pube, prima di raggiungere il clitoride, sul quale ristette massaggiandolo dolcemente.Aldo spiava la scena dalla porta della camera al colmo della libidine, avrebbe voluto precipitarsi all’interno e partecipare anche lui all’esplorazione di quel magnifico corpo, che ormai era percorso da fremiti incontrollati, ma dovette stare ai patti e tirarsi fuori l’uccello, che stava scoppiando dentro i pantaloni, e menarselo lentamente, così come faceva da ragazzino; intanto Gina che pure moriva dalla voglia di affondare la bocca sulle carni molli di quella splendida donna, dovette limitarsi a lubrificarle il canale rettale, in azione combinata con il senatore che continuava a titillarle il clitoride.Quando Valeria era ormai sfatta ed incapace di trattenere i gemiti che uscivano copiosi dalle labbra, che l’avevano costretta a rialzare leggermente la testa per non soffocare, Gina le infilò il beccuccio di gomma nello sfintere dilatato, affondandolo agevolmente all’interno e cominciando a pompare dentro l’intestino il contenuto di acqua calda che si propagò nelle viscere; dopo aver tolto la peretta e tenute schiacciate le natiche per qualche minuto Gina, posò una bacinella sul letto e Valeria potè scaricarsi con uno scroscio rumoroso a cui seguì anche un rivolo di orina, che scese imbrattando le cosce e le dita del suo uomo.La cuoca venne allontanata con tutti i suoi aggeggi e Luigi salì sul letto sodomizzandola come un forsennato, agevolato dall’azione appena conclusa, che aveva dilatato il pertugio: ad ogni affondo si sentivano i violenti impatti del pube contro il culo di Valeria, che ormai stravolta dal piacere urlava come una pazza, incitandolo a scaricarsi.Aldo dopo aver visto in azione la cuoca non vedeva l’ora di interrogarla per scoprire i segreti della villa nel periodo in cui egli era ancora bambino, quella notte stessa si infilò in camera di Gina mentre lei stava dormendo, svegliandola di soprassalto con la pistola in pugno, fingendosi fuori di testa: ti ho visto questa sera in camera del papà mentre ti lavoravi il culo di Valeria, chissà quante volte l’hai fatto anche con la mamma quando viveva qui con noi, voglio sapere tutto per filo e per segno, non tentare di nascondermi nulla altrimenti potrei anche compiere qualche gesto sconsiderato.Gina terrorizzata nel vedere il ragazzo con gli occhi fuori delle orbite si affrettò a rispondergli balbettando: ti prego Aldo sta calmo, ti dirò tutto quello che vuoi sapere, non farmi del male ti scongiuro, ti posso assicurare che tutto quanto è avvenuto con tua madre la vedeva partecipe e non costretta con la forza! Aldo finse di aver sbollito un po’ dell’iniziale irruenza, ma continuò a minacciarla, gli piaceva leggere negli occhi di Gina la stessa paura che era stata di Valeria la prima volta che l’aveva posseduta, ciò gli donava un senso di potenza che gli gonfiava l’uccello, legò i polsi alla cuoca fissandoli sulla testiera del letto, la fece rabbrividire appoggiandole il canne gelato della pistola sulla pelle bollente, le lacerò sul davanti la camiciola da notte scoprendo il corpo vibrante e leggermente sovrappeso, che si soffermò ad osservare fissando la folta foresta nera che risaltava sotto le mutandine bianche.Insistette con il canne della pistola, che Gina non sapeva essere scarica, premuto sul davanti delle mutandine mentre le ordinava di allargare le gambe: troia sei tutta bagnata sibilò Aldo, te la stai facendo addosso o ti sei eccitata così tanto? La cuoca era rimasta ammutolita mentre lui dopo averle solcato la fessura da sopra le mutandine inzuppate, gliele aveva scostate con la pistola inserendo il canne dentro la vulva, usando il freddo metallo per masturbarla.Ti supplico Aldo sospirò la cuoca, farò tutto quello che vuoi, levami la pistola di dosso, potresti farmi fare un infarto! Come lo vide salire sul letto estraendo il suo grosso arnese svettante, mormorò: oh, sì, sì, prendimi, sarò la tua serva, usami come vuoi, è enorme, sì, sì, buon sangue non mente! Dopo averle lacerato le mutandine la penetrò con una sola veemente stoccata, facendola singhiozzare istericamente per lo scampato pericolo e per il piacere che le donava quel membro pulsante dentro il ventre; Aldo la pompava senza fretta con bordate assordanti che facevano rimbalzare i coglioni sul suo pube, mentre ella iniziava a raccontare quanto successo alla villa fin dal suo arrivo ben dodici anni or sono quando lui era un bambino di sette anni.Non avevo ancora diciotto anni e non conoscevo nulla di sesso, ero sempre vissuta in campagna tutta casa e chiesa, timorata di Dio, ero proprio una bacchettona, mi ritenevo fortunata di aver trovato questo posto alla villa, raccomandata dal parroco, i soldi nella nostra famiglia non bastavano mai e la paga che il senatore mi aveva destinato era molto utile ai miei familiari; mi piaceva stare qui, mi sentivo come a casa mia e potevo vivere nel lusso, all’inizio non sapevo fare molto e tua madre Luisa, splendida e deliziosa, mi insegnava tutto ed io l’adoravo.Tuo padre invece mi incuteva un certo timore reverenziale, con i suoi modi garbati ma pur sempre autoritari, tutto filò liscio per alcuni mesi, poi un pomeriggio che stavo spolverando lo studio del senatore lui rientrò di fretta perché aveva delle cose da scrivere, feci per allontanarmi ma mi disse che se non facevo rumore potevo continuare il mio lavoro, non so perché ma avevo la sensazione che mi osservasse, non sono mai stata una bellezza ma a diciotto anni ero assai più magra e con un corpo fragrante ed appetitoso. Mi mossi silenziosamente anche quando salii sulla scala, credo che per la prima volta tuo padre mi osservò non come cameriera ma come donna, allungandomi sugli scalini il grembiule si arricciava da tergo mettendo in mostra il mio bel culo sodo, coperto da candide mutandine che facevano risaltare ancor più la folta peluria nera che si diramava anche sulle cosce, so per certo che si era eccitato perché quando scesi e dissi che avevo finito, lui mi fissò con occhi diversi, parlandomi con un tono di voce leggermente incrinato: fermati, non andar via, vieni qui!Ero interdetta ed ingenuamente impaurita temendo qualche sua osservazione sul mio lavoro, mi avvicinai fermandomi di fronte a lui ad un metro davanti alla scrivania, tuo padre mi scrutò per almeno un interminabile minuto mettendomi in apprensione, che divenne affanno quando ordinò: spogliati!Ma, ma, senatore balbettai con il volto avvampato; lui non mi lasciò il tempo di riflettere ulteriormente perché ripetè con un tono che non ammetteva repliche: spogliati ho detto, muoviti!Con gli occhi lucidi e tremando visibilmente mi tolsi il grembiule da lavoro e poi il reggiseno poggiandoli sulla sedia davanti a me, ristetti un attimo con le mutandine addosso incrociando il suo sguardo, mi sollecitò perentoriamente a togliermi anche l’ultimo indumento e lo feci scomponendomi nello sfilarlo dalle caviglie, così da consentire una visione più ampia della mia fichetta dischiusa.Poco dopo mi trovai seduta a gambe larghe sopra la scrivania, con lui sulla poltrona che mi stava succhiando un seno e mi massaggiava il clitoride facendomi ansimare, sapeva bene che ero vergine ed inesperta per cui usava le sue migliori doti di amatore per rendere più facile la mia iniziazione; oh la prego senatore ansimavo, ma lui sentiva che mi stavo sciogliendo dal come la mia vulva si stava bagnando: sta buona porcellona, vedrai che ti piacerà, sussurrò prima di calare la bocca in mezzo alle mie gambe, facendosi largo con lingua nella peluria per raggiungere la vulva che succhiò avidamente prima di soffermarsi a mordicchiare il clitoride.Stavo perdendo il controllo e d avevo cominciato a soffiare travolta dal piacere, avevo allungato i palmi delle mani all’indietro per mantenere l’equilibrio mentre lui continuava a divorarmi la passera mandandomi in brodo di giuggiole; quando ormai ero un ammasso di carne fremente, decise di sverginarmi, fottendomi lì sopra la scrivania, urlai nell’accogliere il suo cazzo dentro il mio ventre, poi però il piacere di quello stantuffo, che entrava ed usciva dalla mia fichetta, prese il sopravvento e lo accompagnai voluttuosamente in quel mio primo rapporto che non ho più scordato.Divenni un giocattolo nelle sue mani, mi insegnò tutto quello che c’era da sapere sul sesso, imparai a donargli il mio corpo ed a soddisfare ogni suo desiderio diventando un’amante ed una serva raffinata, per tre anni tua madre non si è accorta di nulla, anche perché lui l’amava intensamente ed io molte notti spiavo gelosa i loro amplessi, a me chiedeva tutto e di più, prendendomi dove e quando voleva, gli piaceva tanto incularmi perché tua madre si rifiutava di darglielo, io ero profondamente felice di accontentarlo essendomi ormai perdutamente innamorata di lui, per non dire plagiata.Come ti ho detto l’ulteriore svolta avvenne tre anni dopo quando tua madre, tornando da un giro a cavallo, era rientrata a piedi attraverso il giardino, ove quel giorno tuo padre aveva deciso di sodomizzarmi tenendomi distesa sopra una panca di marmo, in mezzo al verde; lei sentì il mio ansimare e cambiò direttrice avvicinandosi, restò ad osservarci fino alla conclusione dell’amplesso con una mano guantata sulla bocca per soffocare la sua emozione, poi come il senatore si staccò rialzandosi, lo investì di insulti ed epiteti scurrili che mai avevo sentito uscire dalle sue labbra delicate, nemmeno quando faceva l’amore.Tuo padre restò in silenzio e le si avvicinò con il cazzo ancora fuori dai pantaloni, mentre lei rossa in volta, finita la sfuriata era rimasta bloccata e fremente per la rabbia; rimasi sorpresa e sconcertata, il senatore le mollò due potenti ceffoni che le segnarono il viso facendola barcollare: come ti permetti di rivolgerti a me in questo modo, ringhiò strappandole di mano il frustino da cavallerizza; tua madre rimase impressionata da quella reazione e cominciò a tremare impaurita mentre lui continuò ad incalzarla: meriti proprio una bella lezione, cara la mia signora arrogante ed altezzosa!In quel preciso momento uscì il vero carattere masochistico di tua madre, fino ad allora inespresso, perdonami mormorò con gli occhi lucidi, puniscimi se vuoi! La spostò di qualche metro ordinandole di girasi di spalle, le fece abbassare i pantaloni che scesero a ridosso degli stivali, poi fu la volta delle mutandine che volle abbassate fino alle ginocchia, la fece piegare in avanti con le mani avviluppate al tronco di un castagno e la fronte sulla corteccia, le sollevò lui stesso la camicetta che cascava sul didietro, alzandola a mezza schiena.Restai ammutolita ed estasiata a guardare la candida pelle vibrante del corpo di tua madre, i cui glutei palpitavano ritmicamente in attesa della punizione, mentre la miciona dorata era ricoperta da un ampio strato di rugiada che confermava la sua crescente eccitazione: il frustino si abbattè cinque volte sulle natiche di Luisa strappandole solo gemiti sommessi; il culo si era striato con rigature violacee, tuo padre si avvicinò solcando la carne martoriata per ascoltare nuovi sussurrati lamenti, una mano scese a palpare la fica irrorata di umori e qualche attimo dopo lei, sconquassata dalla tensione, cominciò a pisciare sgorgando una fitta pioggia dorata.Basta, basta, troia, puttana, urlò Aldo bloccando il racconto della cuoca mentre continuava a chiavarla con bordate poderose, stava per raggiungere l’apice del piacere e pochi istanti dopo sborrò emettendo un grugnito liberatorio, mentre Gina accoglieva all’interno del suo ventre i getti tumultuosi del liquido seminale del Padroncino, che rinverdiva e rinnovava le gesta del padre.
Aggiungi ai Preferiti