Il senatore si era alzato di prima mattina guardando con occhi vogliosi Valeria che ancora dormiva, la carezzò senza svegliarla ed andò in veranda per la colazione, affacciandosi prima in camera di Aldo che pure dormiva della grossa; Gina arrivò subito dopo con la brocca di caffè fumante che lui sorseggiò osservando il sole del mattino che irradiava il parco della villa, estendendosi fin oltre gli occhi potevano vedere, guardando in faccia la cuoca capì che nascondeva un segreto ed immaginò che avesse avuto un primo approccio con il figlio, si guardò bene dal farglielo svelare, limitandosi a ricordarle quanto avvenuto con Valeria: ti è piaciuto il lavoretto che ti ho fatto fare alla mia nuova compagna?Gina deglutì un paio di volte riuscendo solo ad annuire, la mano del senatore si era infilata sotto il grembiule facendole rizzare, solo sfiorandola, la folta peluria nera all’interno delle cosce, i seni prosperosi si misero a ballare quando lui affondò la mano nella fessura, ho poco tempo stamattina ma puoi sempre farmi sborrare in mezzo alle tue poppe, soggiunse spostando indietro la sedia ed allargando le gambe.Alla cuoca piaceva fare la porca, si tolse il grembiule ed il reggiseno, strappandoseli di dosso, calò i pantaloni del senatore e tirò fuori l’uccello gonfio, spalmando la cappella con della marmellata che gli aveva appena servito a colazione: così è più dolce mormorò rossa in volto e con la voce incrinata; se lo infilò dentro i seni cominciando la spagnola, allungando la lingua per lappare il glande violaceo che pulsava spasmodico: Luigi non resistette a lungo rilassandosi e spruzzando sul petto e sul volto di Gina il frutto del suo piacere, aprì gli occhi socchiusi e vide il giardiniere e sua moglie che si mettevano al lavoro, la balaustra nascondeva alla loro vista la cuoca accucciata ai suoi piedi, ricambiò il saluto mentre Gina si allontanava ginocchioni.Aldo si svegliò di soprassalto con in mente il ricordo del racconto di Gina, aveva il cazzo duro e corse verso la camera del papà, trovando Valeria che ancora dormiva profondamente, chiuse la stanza dall’interno con la chiave e si infilò sotto le lenzuola, lo aveva preso una voglia irrefrenabile di fare all’amore, abbassò la bocca su un seno e cominciò a succhiarne la corolla mentre con la mano correva ad aprirle le grandi labbra della fica, che trovò contratte ed inaridite.Bastarono pochi leggeri sfregamenti per farla inumidire e qualche attimo dopo Valeria si rimestò dal sonno aprendo gli occhi, come focalizzò quanto stava succedendo, allungò una mano stringendo il cazzo svettante di Aldo che le sbatteva su un fianco, borbottando: porco, porco, adesso vuoi prendermi anche nel sonno! Non la lasciò finire, le montò sopra poggiandole l’uccello sulle labbra ed affondando la bocca sulla vulva: fu un sessantanove al limite dello sfinimento, si leccarono e si succhiarono senza soluzione di continuità, incrementando al piacere delle lingue, che stilettavano ogni millimetro della succosa carne erogena, quello delle dita che navigavano alla ricerca degli anfratti più reconditi per stuzzicarli e violarli: dopo aver raggiunto l’ultimo straripante orgasmo, rimasero incollati ancora diversi minuti per meglio degustare il nettare che era defluito copioso.Sei tremendo Aldo sospirò poco dopo lei con il fiato corto, il ragazzo però non era ancora completamente appagato e le sollevò le gambe appoggiandosi i calcagni sulle spalle, con l’arnese sempre teso affondò in lei con una sola stoccata: ebbe inizio una nuova esaltante cavalcata che fece crescere i toni dei loro gemiti già concitati, le loro esternazioni scurrili divennero grida farneticanti che oltrepassarono la porta della camera, ove Gina stazionava da diversi minuti, avendo visto il letto vuoto nella camera del ragazzo.La cuoca aveva anche tentato di socchiudere la porta trovandola però chiusa a chiave, e proprio questa infilata nel buco della serratura le impediva di vedere all’interno, se non qualche immagine sbiadita, incrementando la sua morbosa voglia di spiare; dopo essersi strusciata come una gatta in calore sull’anta, era dovuta correre in camera sua, e qui in preda ad un furore incontrollato si era distesa a letto ed aveva cominciato a sfondarsi la fica con un enorme fallo di lattice.Fu così che la trovò Andreina, la moglie ventenne del giardiniere, una biondina dolce e mingherlina, che come ogni giorno a metà mattina era entrata dalla cucina cercandola perché preparasse loro la merenda; Andreina restò imbambolata a guardare dalla porta l’azione scomposta di Gina, non potè fare a meno di eccitarsi, poi in un lampo le ritornò alla mente un ricordo d’infanzia che da tempo aveva rimosso dalla memoria.Quando era ancora bambina, con la mamma si era recata da una zia in campagna per un certo periodo, non ricordava bene perché, forse il papà era impegnato all’estero per lavoro, come spesso accade ai bambini una notte si era svegliata di soprassalto e non trovando la mamma accanto a sè era corsa fuori entrando nella camera degli zii, era buio e sentiva solo gridolini che a lei parvero scherzosi: mamma, mamma, mormorò e lo zio inavvertitamente accese la luce del comodino.L’immagine ancora adesso sfuocata stava diventando più nitida, la mamma era distesa sul lettone grande e lo zio fuori dal letto le teneva la testa tra le mani, la zia invece le pompava la pancia, solo adesso si rendeva conto di cosa fosse stato quel coso: un grosso dildo con cui la zia sfondava la fica della mamma, mentre ella era intenta a succhiare l’uccello dello zio; riaccompagnata a letto aveva aderito il suo corpicino algido a quello bollente della mamma che le sussurrava: dormi piccolina, mammina si sentiva poco bene e gli zii le hanno fatto un bel massaggio per farla guarire!Ai bambini piacciono le fiabe ed Andreina si era addormentata subito, ma ora che si stava avvicinando al letto di Gina mormorando con voce infantile: mamma, mamma ti senti poco bene, nuove nitide rappresentazioni si riaffacciarono alla mente, non una ma più volte si era svegliata nella notte cercando la mamma: c’era lo zio con la testa in mezzo alle gambe della mamma, mentre zia la stava sodomizzando con un grosso fallo con cui si era bardata, in un turbinio di immagini vide anche la mamma prona in mezzo alle cosce della zia mentre lui la inculava.Da tempo aveva rimosso quei ricordi notturni, ma ora che Gina stava balbettando, sì, sì sto male aiutami, Andreina sostituì la mano della cuoca nella conduzione del dildo e prese a scavarle la fica con tutta la sua forza, sbavando e con lo sguardo fisso nel vuoto: sta buona mamma, è qui la tua bambina, ci pensa lei questa volta a guarirti! All’improvviso Andreina si ridestò da quella specie di trance che l’aveva offuscata, corse fuori affannata, non disse nulla al marito ma quella notte volle fare all’amore con lui e mentre si faceva fottere ritornò a ricordare, istintivamente le piantò un dito in culo e sentì che il suo uccello si gonfiava ulteriormente prima di esplodere, scaricandosi dentro di lei.Nei giorni a seguire Andreina si avvicinò alla cuoca con un certo imbarazzo, ma Gina si mostrò disinvolta come se nulla fosse successo tra loro, per la cuoca era un segreto che intanto voleva tenere per sè, pian piano la giovane moglie del giardiniere ritornò a rivolgerle la parola senza apparente apprensione, la cosa morì lì ma fu come una quiete dopo la tempesta, che si era solo sopita e che di lì a poco sarebbe riesplosa, inarrestabile e travolgente.La cuoca sapeva di essere nel mirino di Aldo, sebbene pensasse di avere qualche freccia nel suo arco, convinta com’era che il senatore nulla sapesse della relazione esistente tra la sua donna ed il figlio; dovette però ricredersi qualche sera dopo, quando finita la cena servì i caffè in salotto: padre e figlio erano seduti ai lati del divano e Valeria nel mezzo, nulla di strano se non fosse stato che Aldo dava l’impressione di aver bevuto molto, soprattutto del bourbon la cui bottiglia era lì vicino, egli palpava senza alcun ritegno le natiche della donna, che si era appoggiata con la testa alla spalla del senatore, affannata e fremente, togliendo così buona parte della visuale al senatore.I due avevano messo in atto un altro dei loro diabolici piani, il senatore aveva stretto a sé Valeria, che quindi era stata costretta a sollevare un po’ il bacino consentendo così alla mano di Aldo di esplorarla meglio, il vecchio le carezzava i capelli tenendo la bocca a contatto di un lobo che succhiava e mordeva dolcemente, mentre lei fremeva eccitata ed impaurita che potesse accorgersi delle sfacciate manipolazioni del figlio.Luigi cercò di attenuare la sua paura, la baciò sul collo e le spostò una mano sul rigonfio della patta, sussurrando: tiramelo fuori porcona, non temere per Aldo si è assopito, era sbronzo, ha bevuto molto stasera! Valeria sapeva bene che Aldo era tutt’altro che nel mondo dei sogni, sentiva le sue dita dentro le mutandine che adesso le massaggiavano il clitoride duro come il marmo, ebbe una convulsione e si concentrò solo sul cazzo del senatore, che si allungò di schiena mettendole una mano sulla testa; ella si chinò a succhiarlo sconvolta dall’emozione perdendo in breve ogni ritegno: succeda quel che succeda pensò tra sé avvertendo che il ragazzo le aveva scoperto completamente la passera, strattonando gradatamente di lato le mutandine.Si rincuorò per qualche attimo avvertendo che il ragazzo aveva tolto la mano, meno male pensò si sarà reso conto che il giuoco è diventato troppo azzardato, ma poco dopo trasalì trapassata da un fremito che sembrava dovesse spaccarle il corpo a metà: Aldo le si era nuovamente avvicinato e le aveva appoggiato il glande sulla conchiglia dischiusa!Lo sentì scivolare al suo interno gonfiandole il ventre, credette di essere colta da un infarto, il suo unico scopo ora era quello di ritardare l’eiaculazione del senatore, ogni volta che lo sentiva vicino all’esplosione gli serrava le palle, intanto il figlio la pompava dolcemente facendola sbuffare impetuosa con le narici spalancate: come sentì lo sperma di Aldo irrorarle la fica allentò la stretta sul genitore che pure le riempì la bocca.Il figlio fu svelto a rialzarsi, andandosene barcollando come fosse bevuto ed assonnato, svicolando verso la camera notò la figura di Gina che si defilava: ella era rimasta a guardare la scena di nascosto, non era riuscita a capire se i due fossero stati d’accordo, di sicuro però erano fatti della stessa pasta, conoscendo ella fin troppo bene le raffinate iniziative sessuali del senatore ed avendo avuto modo di apprezzare anche le esuberanti capacità amatorie del suo rampollo, in un contesto coercitivo.Quella stessa notte Aldo ritornò in camera di Gina, svegliandola ancora una volta di soprassalto, le legò i polsi dietro la schiena e la mise con il culo per aria, prima le scaldò le chiappe con pesanti sculacciate, insultandola e minacciandola di ben altre punizioni se si fosse ancora permessa di spiare senza il suo consenso, poi trattenendola per i polsi bloccati dalla corda, glielo piantò in culo invitandola a proseguire il racconto riguardante la mamma. Il rapporto tra me e tua madre all’inizio fu molto teso, si vergognava tremendamente, l’aver messo in luce la sua indole masochistica sotto ai miei occhi la rendeva timorosa, a volte sembrava una bambina colta in flagrante, sebbene cercassi di mantenere un atteggiamento distaccato ed ossequioso nei suoi confronti, mi accorgevo che faceva persino fatica a rivolgermi la parola, arrossendo ed annaspando anche quando ero io a farlo.Fu tuo padre a risolvere questa impasse qualche tempo dopo, a fine cena mentre servivo il caffè in veranda, era una calda serata d’estate e Luisa, lo ricordo ancora adesso, indossava un vestito leggero color bianco candido, che lasciava trasparire le sue meravigliose forme, anche perché dopo la punizione nel parco, il senatore la voleva muoversi nella villa senza alcun indumento intimo, arrivai con il vassoio e le tazzine cominciarono a ballare tanta era la tremarella che mi prese osservando la scena.Luisa era stravaccata sulla poltroncina in vimini con le gambe spalancate sopra i braccioli, con la mano destra in mezzo alle cosce era stata obbligata a masturbarsi mentre con la sinistra impugnava e scappellava ritmicamente il cazzo del marito seduto al suo fianco; posai il vassoio sul tavolino e rimasi abbacinata a guardare la vulva autodevastata dalla mano di tua madre, poi la voce del senatore colpì me e Luisa come lo schiocco di una frusta: succhiala, muoviti serva!Era la prima volta che lo facevo con una del mio stesso sesso, ma ero talmente eccitata che non esitai a buttarmi ai suoi piedi, le scostai la mano ed avvicinai il viso aspirando l’afrore intenso che emanava, non essendo esperta mi lasciai condurre dall’istinto, in breve tua madre urlò come un’ossessa incitandomi ad affondare la lingua; intanto tuo padre guardando la scena si era scatenato, era corso nel salone a prendere un frustino e scoperti i seni di Luisa, la colpì vergando le tette gonfie i cui capezzoli erano diventati grossi come nocciole, poi fu la volta del mio culo che aveva denudato abbassandomi le mutandine.Finì inculandomi selvaggiamente mentre tua madre mi riempiva la bocca con un flusso ininterrotto di secrezioni; dopo essersi scaricato dentro le mie viscere volle umiliare Luisa, che con le lacrime agli occhi dovette prendergli in bocca l’uccello imbrattato dai miei residui intestinali, e pulirlo fintanto che divenne lucido e gocciolante di saliva.Da quel giorno i giochi erotici in cui ci coinvolgeva tuo padre divennero sempre più sofisticati e fantasiosi, egli riusciva a dominarci e noi eravamo le sue ancelle pronte a soddisfare ogni suo desiderio, tua madre malgrado le apparenze era nata per essere soggiogata: pur se si vedeva chiaramente che ne soffriva amava profondamente essere maltrattata ed umiliata; io comunque ho sempre mantenuto con lei un atteggiamento di sudditanza, anche quando tuo padre mi obbligava a partecipare attivamente con dei clisteri terrificanti, che le svuotavano le viscere e la mettevano in uno stato di prostrazione ai limiti dello sfinimento: ciò le consentiva però di offrire il suo corpo leggiadro in preda ad una totale sottomissione, riuscendo lei pure a raggiungere esilaranti vette di piacere.Puttana, puttana, mi stai mentendo, tu la facevi soffrire mia madre, sibilò Aldo ormai vicino all’orgasmo, incrementando il ritmo delle stoccate con le quali sfondava il culo della cuoca; no, no, te lo giuro, è la verità, credimi Aldo io l’adoravo tua madre, è ancora oggi una donna affascinante, ero felice quando tuo padre mi imponeva di esplorare con la lingua i suoi meravigliosi anfratti, a volte pure dopo un clistere, per preparare i suoi tesori al piacere dell’atto conclusivo, che tuo padre sceglieva in piena autonomia. In cuor suo Aldo le credeva ma aveva nei confronti della cuoca lo stesso senso di ripulsa che inizialmente aveva con Valeria, come se quelle due donne gli avessero portato via qualcosa di suo, ciò lo rendeva più acido ed adesso che si era alzato aveva girato Gina di traverso il letto, mettendole in bocca il cazzo che si stava ammosciando, pregno di quegli odori forti che come di consueto emanava appena estratto dai bui meandri di un sedere. Per sfogare quel senso di rabbia che gli covava dentro, il ragazzo prese a scavare con una mano la fica sbrodolata di Gina, che gemeva sommessamente, anche perché lui di tanto in tanto si divertiva a strapparle ampi ciuffi della peluria nera che ne abbruniva il pube; la cuoca intuiva il tumulto che travagliava quel ragazzo che aveva visto crescere, accettò soffrendo le sue sevizie ed anzi volle accaparrarsene la fiducia finendo con il raccontargli quanto avvenuto con Andreina, la giovane moglie del giardiniere.Nella mente travagliata di Aldo il racconto ebbe l’effetto che la cuoca si aspettava, l’occasione propizia si prospettò alcuni giorni dopo quando il senatore e Valeria non erano alla villa; Andreina era entrata in cucina a riportare il vassoio della merenda appena consumata, suo marito si era allontanato per un lavoro a fondo parco ed ella poteva godersi alcuni minuti liberi, trovò Gina accaldata che si lamentava per delle fitte lancinanti al basso ventre: Aldo aveva voluto che lei si facesse trovare in quello stato, vestita con il solo grembiule che le arrivava fin sotto le ginocchia, e con un grosso vibratore che lui stesso le aveva infilato nella fica.Gina manifestò la volontà di andare a letto a distendersi ed Andreina si affrettò a sorreggerla per un braccio, preoccupata davvero che la cuoca stesse male, anche perché la vedeva camminare a passi corti con le gambe strette, leggermente piegata in avanti, per non espellere quel grosso arnese che le riempiva la passera.Distesa sopra le lenzuola chiese ad Andreina di spogliarla e la giovane donna cominciò a sbottonare il grembiule sul davanti, scoprendo prima le poppe, che si ersero grosse e tumultuose davanti agli occhi dolci ed eccitati di Andreina che si rivide bambina: stai male mammina sussurrò con voce fanciullesca, carezzandole appena le corolle scure su cui spiccavano i capezzoli irti e duri; Gina era una troia incallita ed approfittò nuovamente delle rimembranze di Andreina per soddisfare la sua impellente voglia di sesso: più giù, più giù, piccola mia, ho tanto male, aiutami ti prego!Con mani febbrili Andreina finì di sbottonare il grembiule aprendolo completamente sul davanti, rimase qualche attimo abbagliata dalla visione che le si era irradiata davanti, fissando con occhi peccaminosi la foresta nera entro la quale stazionava gigantesco il supporto fallico; Andreina fu presa da un raptus e con alcuni rivoli di saliva che le scendevano ai lati della bocca, impugnò il simulacro di lattice, cominciando a sfondare con tutte le sue forze la fica della cuoca e mormorando con lo sguardo assente: sporcacciona, sei una sporcacciona mamma!Gina fu lesta ed abile a farle mutare l’interpretazione: no, no, bambina mia, così fai del male alla tua mamma, levami quel coso, mi brucia tanto, lenisci il mio dolore, fammi sentire le tue dolci labbra, colme di rugiada, entro la mia fonte di calore, su da brava!Andreina cambiò atteggiamento borbottando qualche parola impercettibile con il consueto tono infantile, estrasse il vibratore dalla fica ed allungò la lingua per sorbirne le gocce che scendevano dalla punta, si abbassò in mezzo alle gambe della cuoca e dischiuse dolcemente le grandi labbra rosate, facendo aderire la bocca al clitoride che era comparso maestoso: la giovane donna pur essendo digiuna di rapporti saffici, donò a Gina sensazioni di trasognante dolcezza, che le strapparono gemiti carichi di libidine, facendole raggiungere un orgasmo dietro l’altro.Con gli occhi obnubilati dal torpore che l’aveva avvolta, pur se la lingua a stiletto di Andreina continuava imperterrita a solcarle le parti molli della vulva, Gina intravide la folgorante figura nuda di Aldo che si stava avvicinando al letto, si inarcò appena per allungare una mano sulla testa della giovane mormorando: brava piccola, continua così, adesso a te pensa lo zio!Andreina ebbe solo un lieve sussulto quando le mani di Aldo le sollevarono da dietro il camice da lavoro, prima di abbassarle le mutandine; lasciò che le sue dita si irrorassero della linfa copiosa che sgorgava dalla sua fica dischiusa, poi quando il giovane la penetrò con il suo enorme randello, sollevò la testa guardando con occhi estasiati quella che nel suo immaginario doveva essere la madre, mormorando: oh mamma, mamma, lo zio si sta approfittando di me, è tanto grosso, mi sta spappolando la fichetta!Non temere piccola è la cosa più bella del mondo, lasciati andare, assorbi per intero il piacere che ti dona quel pezzo di carne pulsante dentro il ventre, godi bambina mia, godi!Andreina accompagnò le bordate del ragazzo, che divennero sempre più veementi, riempiendo la stanza con gemiti estasiati e carichi di lussuria, si ritrasse solo quando sentì i lunghi fiotti di sperma propagarsi nel ventre, scappò via seminuda, impaurita e tremante, rientrando d’incanto nella realtà.Da quella volta la giovane moglie del giardiniere fece di tutto per non rincontrare da sola il figlio del senatore, ne temeva la presenza ma ancor più quei suoi sguardi senza sottintesi; si era fatta coinvolgere sopraffatta dai ricordi infantili, ma ella amava suo marito e si aspettava che quanto avvenuto rimanesse un episodio isolato, seppure quando i pensieri le rammentavano il grosso randello di Aldo, che le aveva donato un piacere incontenibile, si attizzava e non riusciva ad arrestare il flusso lavico che le colava dalla fica. La raggiunse inaspettato, da dietro, senza essere visto, mentre lei stava sistemando dei vasi di fiori nel terrazzo antistante il parco, nei pressi della balaustra, suo marito stava potando alcuni alberi in lontananza, sebbene non fosse completamente al di fuori della loro vista; le mani di Aldo che le palpavano il sedere la fecero sussultare: sta buona porcellona, continua pure nel tuo lavoro se non vuoi che il marito si insospettisca!Andreina aveva tentato di dissuaderlo ma il ragazzo aveva le idee chiare, seduto su uno sgabello dietro di lei, al coperto della balaustra, in pochi attimi le aveva abbassato le mutandine ed aperto le candide mezzelune, prima di infilare all’interno la bocca: la giovane donna non aveva mai sperimentato la perlustrazione umida e ficcante della lingua nello sfintere, dopo un primo attimo di smarrimento cominciò a roteare il sedere travolta da una libidine crescente.Porco, porco, mormorava perdutamente sentendo che la fica si stava inondando di rugiada, poi con una punta di malizia aggiunse: lo sai che sono vergine didietro, non potrai mai avermi, sono troppo stretta e tu hai un coso fuori misura! Lo so, lo so, troia, borbottò il ragazzo con la bocca impastata, estraendo nel contempo da una tasca un piccolo fallo di lattice ben oleato che le ficcò nel culo, strappandole un gridolino di stupore: la fece piegare in avanti e coperto dalla sagoma del suo esile corpo la chiavò alla pecorina, costringendola a partecipare attivamente, sbuffando e rinculando come un ossessa fino alla conclusione dell’amplesso.Nei suoi ripetuti colloqui notturni con la cuoca Aldo era ormai giunto a conoscere le motivazioni che avevano portato alla separazione dei genitori; l’esplosione della indole masochistica portò sua madre Luisa, con l’andar del tempo, a non accontentarsi più delle umilianti punizioni a cui la sottoponeva il marito, e pur senza porsi alla ricerca specifica di incontri più appaganti, quando fu coinvolta in un episodio al di fuori delle mura domestiche, non seppe resistere, anzi si fece condizionare emotivamente, imboccando così una china senza ritorno.Tutto cominciò in un salone di bellezza inaugurato da poco, che ella frequentava da quasi un mese, Alessia una giovane dipendente, diciannovenne di pelo rosso e con il viso puntellato di efelidi, aveva appena finito di farle il manicure, quando spostò leggermente all’indietro lo sgabello in cui era seduta e le sfilò una scarpa, massaggiandole il piede coperto da una leggera calza nera: ha dei bellissimi piedi, signora, sussurrò, mi piacerebbe farle un bel massaggio! La riflessuologia aiuta a ritrovare il proprio equilibrio interiore, insistette trattenendole il piede tra le mani, in modo da allargarle le cosce quel tanto che bastava per sbirciare all’interno, si accorse di un paio di vistosi lividi, che facevano capolino sotto le gonne, nelle vicinanze delle giarrettiere, in corrispondenza delle porzioni di cosce nude, ove si esponevano in bella vista anche le ridotte mutandine di colore rosa pallido.Alessia era minuta con un viso da santarellina, che si illuminava maliziosamente ogni qual volta ammiccava con sguardi complici, come in quell’occasione: fece scorrere lentamente la sua manina delicata sulle calze, solcandole fino alle giarrettiere, ove ristette sulla candida pelle, massaggiando la parte bluastra striata da quei marcati segni, all’evidenza riconducibili a delle scudisciate.Deve farle male qui sussurrò con un filo di voce, premendo leggermente con le dita sulla carne martoriata, se vuole le faccio un massaggio, soggiunse la giovane il cui volto per l’emozione aveva preso analoga tinta dei capelli; Luisa emise solo un respiro profondo allungandosi sulla poltroncina, guardò con gli occhi socchiusi la giovane che si rialzava per chiudere dall’interno la porta, tornando poi a sedersi sullo sgabello davanti a lei.Lo stanzino si impregnò dei loro respiri affannati mentre le mani della ragazza arricciavano verso l’alto la gonna mettendo in mostra, in tutta la loro bellezza, le gambe affusolate di Luisa: i ganci delle giarrettiere vennero sfilati dalle asole per permettere ad Alessia di abbassare entrambe le calze fin sotto le ginocchia, ora i lividi violacei si mostravano nella loro interezza e la ragazza appoggiò le labbra su uno di essi facendo scorrere appena la punta della lingua, che per Luisa ebbe l’effetto di una stilettata.Alessia aveva le narici pregne degli umori vaginali che stavano defluendo dalla fica della donna, continuò a strapparle sospiri voluttuosi allungando e ritirando la lingua in un giuoco ricattatorio, che si concluse quando Luisa al colmo dell’esasperazione gorgogliò languidamente: ti prego leccami, mangiami la fica, non resisto più!Alla ragazza bastò strattonare di lato le mutandine umidicce per affondare la bocca sulla conchiglia spalancata ove raggiunse la preziosa perla dura addentandola, Alessia era tutt’altro che una santarellina, il suo dardo spugnoso si immergeva straziante entro quel vulcano la cui lava scendeva copiosa irrorandole le labbra turgide; Luisa si inarcava tendendosi come una molla, quasi temendo le fosse sottratto l’incontenibile piacere che quella bocca le donava: di più, di più, sospirava, spalancando in continuazione le cosce, allungandosi sulla poltroncina.La rossa aveva la lingua consunta e le mascelle dolenti quando agguantò una spazzola per capelli, conficcando il grosso manico entro quella ficona ardente, iniziando a masturbarla con una violenza inaudita, mentre con sguardo tronfio osservava il volto contratto della donna, che adesso si lamentava con toni crescenti per quella dolorosa intrusione: ti piace farti maltrattare, non è vero troia, adesso ci pensa Alessia a farti godere, puttanona!In pochi attimi Luisa si trovò in balia di quella forsennata, che aveva improvvisamente cambiato registro, passando da angelici e struggenti succhiotti a demoniache e malvagie sevizie, che si conclusero dopo che la fece rivoltare, inginocchiata per terra, con la testa sulla poltroncina, quando decise di arroventarle il culo con una serie di colpi di spazzola: gli aculei si infilarono sulla candida pelle, lasciando traccia della cocente penetrazione con piccoli fori sanguinolenti, mentre uno scroscio di piscio si liberò dalla vulva formando una chiazza dorata nel pavimento di marmo bianco.Nulla era venuto dal caso perché Claudia, la giunonica titolare del salone, aveva sin dall’apertura del nuovo esercizio, messo gli occhi su quella cliente, mandando in avanscoperta una delle sue troiette più fidate; Claudia era una trentenne alta un metro ed ottanta con un corpo scultoreo, possente ma senza un filo di grasso superfluo, indossava solo abiti di colore nero che facevano tutt’uno con i suoi occhi scuri e con i lunghi capelli corvini, mentre i suoi modi bruschi ed autoritari riuscivano a mettere in soggezione non solo le dipendenti ma anche molte clienti.Luisa stava ancora rifiatando dopo la dolorosa “spazzolata”, che come spesso accadeva nei casi in cui veniva maltrattata, le aveva fatto raggiungere un orgasmo debordante ai limiti dello stordimento, alla fine del quale difficilmente riusciva a trattenere la pioggia dorata, che arrivava come una liberazione dal senso di colpa che poi la opprimeva, rendendola scopertamente vulnerabile, quando avvertì la voce stentorea di Claudia, alla quale Alessia aveva appena aperto la porta.Cosa sta succedendo qui dentro, cosa fa questa sporcacciona, piscia per terra?La sgualdrinella rossa seguendo un copione concertato con la proprietaria, si affrettò a rispondere con voce piagnucolosa: è stata colpa sua, è una depravata, mi ha costretto a succhiarle la fica, non riuscivo più a sottrarmi ho dovuto reagire colpendola con una spazzola per capelli, ha anche fatto la pipi; Luisa era rimasta inginocchiata per terra, immobile ed ammutolita, senza il coraggio di rialzare la testa, mentre Claudia soggiungeva, rivolta alla dipendente: vai pure, sei in ritardo, hai degli altri appuntamenti, su sbrigati, ci penso io a sistemare la signora!In piedi porca ordinò prendendola saldamente per un ascella e facendola sollevare come fosse una piuma, con il volto color porpora Luisa balbettò frastornata: io, io non volevo, mi scusi, non so cosa mi sia capitato; un violento manrovescio la fece barcollare, facendole anche intuire quale sarebbe stato il trattamento che quella donna intendeva riservarle: ti conviene imparare subito che qui puoi parlare solo se interrogata e che gli ordini li do solo io, devi limitarti ad ubbidire con sollecitudine se non vuoi aggravare la tua posizione, chiaro?Sì Signora, mormorò Luisa con lo sguardo chino, spaventata al cospetto della figura possente di quel donnone che la sovrastava; un robusto pizzicotto su un seno la fece contorcere dal dolore, mentre Claudia le soffiava addosso: sì Padrona, è così che ti devi rivolgere a me! Sì, sì, Pa…drona, balbettò Luisa, avvertendo una vampata di calore in mezzo alla gambe, al pensiero di venir trattata come una pezza da piedi da quella sconosciuta.Brava la mia puttana d’alto bordo, ubbidiente e servile, vedo che impari presto la lezione, ciò non ti esimerà dall’esser punita, in relazione al tuo comportamento indecente con la nostra giovane lavoratrice, su spogliati, svelta!Con il cuore in tumulto Luisa si sfilò gli indumenti, rimanendo a seni scoperti, con addosso le mutandine arricciate ed intrise di piscio mentre le calze erano scivolate quasi alle caviglie; le dita legnose della Padrona le esplorarono la fica con ruvidezza, manifestando una volontà di possesso tutt’altro che metaforica: Luisa respirava a bocca aperta, affannata ed intimorita ma anche eccitata, mentre la vulva secerneva ondate di liquido denso, frammisto a urina, un cui rivolo debordò scivolando lungo le cosce.Senti, senti questa baldracca come si eccita, ma cosa fai mi pisci addosso, sei proprio senza ritegno!Un’altra sberla le rivoltò il viso inumidendole gli occhi imploranti, Claudia le infilò le dita in bocca facendosele pulire attraverso una suzione simile ad un pompino, poi la coprì con un camice portandola nel suo ufficio, ove la introdusse in uno stanzino attiguo, semibuio.Luisa riuscì a focalizzare quello con cui quel donnone stava armeggiando, solo dopo esser stata denudata completamente e bloccata a croce con degli anelli di ferro annegati sul muro, che le trattenevano i polsi e le caviglie, leggermente sollevata da terra: un paio di pinzette le furono strette sui capezzoli, il dolore non era insopportabile ma quando vide i fili che scendevano verso un generatore, cominciò a tremare vistosamente, attendendo la scossa che di lì a poco le trapassò il corpo.Pietà, pietà Padrona, borbottò Luisa con un tono non eccessivamente supplichevole, le scariche infatti la stavano elettrizzando donandole un sottile piacere interiore, che si stava tramutando in voglia sfrenata di sesso; ciò non sfuggì a Claudia che glielo fece confessare a suon di sberle, ancor prima di denudarsi, rammostrando il suo corpo statuario arricchito da due seni prosperosi, duri come il marmo, e da un nido enorme, ancor più accentuato di quanto lo fosse in realtà, avendo ella il maestoso monte di Venere completamente glabro.Luisa guardò con occhi annebbiati dalla libidine la Padrona che si bardava con un enorme fallo di gomma: sentì la fica sgretolarsi al passaggio di quel membro inanimato, che le si conficcava dentro il ventre, facendola rinculare e sbattere il sedere sul muro; un rimbombante frastuono si propagò nello stanzino protetto da pareti insonorizzate, mentre dalla bocca di Luisa uscirono solo grida disperate intercalate da gemiti voluttuosi, ogni qual volta Claudia rallentò il ritmo di quella terrificante chiavata.Una pisciata incontenibile le svuotò la vulva: le sevizie che sopportò subito dopo, lamentandosi debolmente, furono la prova tangibile che quell’incontro segnava una svolta definitiva nella sua vita, accettò senza condizioni di diventare la schiava di Claudia e di lì a qualche tempo lasciò la villa per dedicarsi anima e corpo alla sua Padrona. File Inviato: Il figlio del senatore.doc ===> File ricevuto: Il_figlio_del_senatore.docGia’ autoreSI autorizzo la pubblicazione dei mie dati personali come autore del testo inviato.IP: 217.57.61.254 SI, dichiaro, sotto la mia personale responsabilità, di essere MAGGIORENNE e che il racconto si riferisce ad: storia immaginariaVoti: Forma=3 Contenuto=3 Lunghezza=3 Originalità=3Categoria: AltroIl figlio del senatore (IV)Pavanatipavanati@email.it PUBBLICAIl figlio del senatore (IV)Il senatore si era alzato di prima mattina guardando con occhi vogliosi Valeria che ancora dormiva, la carezzò senza svegliarla ed andò in veranda per la colazione, affacciandosi prima in camera di Aldo che pure dormiva della grossa; Gina arrivò subito dopo con la brocca di caffè fumante che lui sorseggiò osservando il sole del mattino che irradiava il parco della villa, estendendosi fin oltre gli occhi potevano vedere, guardando in faccia la cuoca capì che nascondeva un segreto ed immaginò che avesse avuto un primo approccio con il figlio, si guardò bene dal farglielo svelare, limitandosi a ricordarle quanto avvenuto con Valeria: ti è piaciuto il lavoretto che ti ho fatto fare alla mia nuova compagna?Gina deglutì un paio di volte riuscendo solo ad annuire, la mano del senatore si era infilata sotto il grembiule facendole rizzare, solo sfiorandola, la folta peluria nera all’interno delle cosce, i seni prosperosi si misero a ballare quando lui affondò la mano nella fessura, ho poco tempo stamattina ma puoi sempre farmi sborrare in mezzo alle tue poppe, soggiunse spostando indietro la sedia ed allargando le gambe.Alla cuoca piaceva fare la porca, si tolse il grembiule ed il reggiseno, strappandoseli di dosso, calò i pantaloni del senatore e tirò fuori l’uccello gonfio, spalmando la cappella con della marmellata che gli aveva appena servito a colazione: così è più dolce mormorò rossa in volto e con la voce incrinata; se lo infilò dentro i seni cominciando la spagnola, allungando la lingua per lappare il glande violaceo che pulsava spasmodico: Luigi non resistette a lungo rilassandosi e spruzzando sul petto e sul volto di Gina il frutto del suo piacere, aprì gli occhi socchiusi e vide il giardiniere e sua moglie che si mettevano al lavoro, la balaustra nascondeva alla loro vista la cuoca accucciata ai suoi piedi, ricambiò il saluto mentre Gina si allontanava ginocchioni.Aldo si svegliò di soprassalto con in mente il ricordo del racconto di Gina, aveva il cazzo duro e corse verso la camera del papà, trovando Valeria che ancora dormiva profondamente, chiuse la stanza dall’interno con la chiave e si infilò sotto le lenzuola, lo aveva preso una voglia irrefrenabile di fare all’amore, abbassò la bocca su un seno e cominciò a succhiarne la corolla mentre con la mano correva ad aprirle le grandi labbra della fica, che trovò contratte ed inaridite.Bastarono pochi leggeri sfregamenti per farla inumidire e qualche attimo dopo Valeria si rimestò dal sonno aprendo gli occhi, come focalizzò quanto stava succedendo, allungò una mano stringendo il cazzo svettante di Aldo che le sbatteva su un fianco, borbottando: porco, porco, adesso vuoi prendermi anche nel sonno! Non la lasciò finire, le montò sopra poggiandole l’uccello sulle labbra ed affondando la bocca sulla vulva: fu un sessantanove al limite dello sfinimento, si leccarono e si succhiarono senza soluzione di continuità, incrementando al piacere delle lingue, che stilettavano ogni millimetro della succosa carne erogena, quello delle dita che navigavano alla ricerca degli anfratti più reconditi per stuzzicarli e violarli: dopo aver raggiunto l’ultimo straripante orgasmo, rimasero incollati ancora diversi minuti per meglio degustare il nettare che era defluito copioso.Sei tremendo Aldo sospirò poco dopo lei con il fiato corto, il ragazzo però non era ancora completamente appagato e le sollevò le gambe appoggiandosi i calcagni sulle spalle, con l’arnese sempre teso affondò in lei con una sola stoccata: ebbe inizio una nuova esaltante cavalcata che fece crescere i toni dei loro gemiti già concitati, le loro esternazioni scurrili divennero grida farneticanti che oltrepassarono la porta della camera, ove Gina stazionava da diversi minuti, avendo visto il letto vuoto nella camera del ragazzo.La cuoca aveva anche tentato di socchiudere la porta trovandola però chiusa a chiave, e proprio questa infilata nel buco della serratura le impediva di vedere all’interno, se non qualche immagine sbiadita, incrementando la sua morbosa voglia di spiare; dopo essersi strusciata come una gatta in calore sull’anta, era dovuta correre in camera sua, e qui in preda ad un furore incontrollato si era distesa a letto ed aveva cominciato a sfondarsi la fica con un enorme fallo di lattice.Fu così che la trovò Andreina, la moglie ventenne del giardiniere, una biondina dolce e mingherlina, che come ogni giorno a metà mattina era entrata dalla cucina cercandola perché preparasse loro la merenda; Andreina restò imbambolata a guardare dalla porta l’azione scomposta di Gina, non potè fare a meno di eccitarsi, poi in un lampo le ritornò alla mente un ricordo d’infanzia che da tempo aveva rimosso dalla memoria.Quando era ancora bambina, con la mamma si era recata da una zia in campagna per un certo periodo, non ricordava bene perché, forse il papà era impegnato all’estero per lavoro, come spesso accade ai bambini una notte si era svegliata di soprassalto e non trovando la mamma accanto a sè era corsa fuori entrando nella camera degli zii, era buio e sentiva solo gridolini che a lei parvero scherzosi: mamma, mamma, mormorò e lo zio inavvertitamente accese la luce del comodino.L’immagine ancora adesso sfuocata stava diventando più nitida, la mamma era distesa sul lettone grande e lo zio fuori dal letto le teneva la testa tra le mani, la zia invece le pompava la pancia, solo adesso si rendeva conto di cosa fosse stato quel coso: un grosso dildo con cui la zia sfondava la fica della mamma, mentre ella era intenta a succhiare l’uccello dello zio; riaccompagnata a letto aveva aderito il suo corpicino algido a quello bollente della mamma che le sussurrava: dormi piccolina, mammina si sentiva poco bene e gli zii le hanno fatto un bel massaggio per farla guarire!Ai bambini piacciono le fiabe ed Andreina si era addormentata subito, ma ora che si stava avvicinando al letto di Gina mormorando con voce infantile: mamma, mamma ti senti poco bene, nuove nitide rappresentazioni si riaffacciarono alla mente, non una ma più volte si era svegliata nella notte cercando la mamma: c’era lo zio con la testa in mezzo alle gambe della mamma, mentre zia la stava sodomizzando con un grosso fallo con cui si era bardata, in un turbinio di immagini vide anche la mamma prona in mezzo alle cosce della zia mentre lui la inculava.Da tempo aveva rimosso quei ricordi notturni, ma ora che Gina stava balbettando, sì, sì sto male aiutami, Andreina sostituì la mano della cuoca nella conduzione del dildo e prese a scavarle la fica con tutta la sua forza, sbavando e con lo sguardo fisso nel vuoto: sta buona mamma, è qui la tua bambina, ci pensa lei questa volta a guarirti! All’improvviso Andreina si ridestò da quella specie di trance che l’aveva offuscata, corse fuori affannata, non disse nulla al marito ma quella notte volle fare all’amore con lui e mentre si faceva fottere ritornò a ricordare, istintivamente le piantò un dito in culo e sentì che il suo uccello si gonfiava ulteriormente prima di esplodere, scaricandosi dentro di lei.Nei giorni a seguire Andreina si avvicinò alla cuoca con un certo imbarazzo, ma Gina si mostrò disinvolta come se nulla fosse successo tra loro, per la cuoca era un segreto che intanto voleva tenere per sè, pian piano la giovane moglie del giardiniere ritornò a rivolgerle la parola senza apparente apprensione, la cosa morì lì ma fu come una quiete dopo la tempesta, che si era solo sopita e che di lì a poco sarebbe riesplosa, inarrestabile e travolgente.La cuoca sapeva di essere nel mirino di Aldo, sebbene pensasse di avere qualche freccia nel suo arco, convinta com’era che il senatore nulla sapesse della relazione esistente tra la sua donna ed il figlio; dovette però ricredersi qualche sera dopo, quando finita la cena servì i caffè in salotto: padre e figlio erano seduti ai lati del divano e Valeria nel mezzo, nulla di strano se non fosse stato che Aldo dava l’impressione di aver bevuto molto, soprattutto del bourbon la cui bottiglia era lì vicino, egli palpava senza alcun ritegno le natiche della donna, che si era appoggiata con la testa alla spalla del senatore, affannata e fremente, togliendo così buona parte della visuale al senatore.I due avevano messo in atto un altro dei loro diabolici piani, il senatore aveva stretto a sé Valeria, che quindi era stata costretta a sollevare un po’ il bacino consentendo così alla mano di Aldo di esplorarla meglio, il vecchio le carezzava i capelli tenendo la bocca a contatto di un lobo che succhiava e mordeva dolcemente, mentre lei fremeva eccitata ed impaurita che potesse accorgersi delle sfacciate manipolazioni del figlio.Luigi cercò di attenuare la sua paura, la baciò sul collo e le spostò una mano sul rigonfio della patta, sussurrando: tiramelo fuori porcona, non temere per Aldo si è assopito, era sbronzo, ha bevuto molto stasera! Valeria sapeva bene che Aldo era tutt’altro che nel mondo dei sogni, sentiva le sue dita dentro le mutandine che adesso le massaggiavano il clitoride duro come il marmo, ebbe una convulsione e si concentrò solo sul cazzo del senatore, che si allungò di schiena mettendole una mano sulla testa; ella si chinò a succhiarlo sconvolta dall’emozione perdendo in breve ogni ritegno: succeda quel che succeda pensò tra sé avvertendo che il ragazzo le aveva scoperto completamente la passera, strattonando gradatamente di lato le mutandine.Si rincuorò per qualche attimo avvertendo che il ragazzo aveva tolto la mano, meno male pensò si sarà reso conto che il giuoco è diventato troppo azzardato, ma poco dopo trasalì trapassata da un fremito che sembrava dovesse spaccarle il corpo a metà: Aldo le si era nuovamente avvicinato e le aveva appoggiato il glande sulla conchiglia dischiusa!Lo sentì scivolare al suo interno gonfiandole il ventre, credette di essere colta da un infarto, il suo unico scopo ora era quello di ritardare l’eiaculazione del senatore, ogni volta che lo sentiva vicino all’esplosione gli serrava le palle, intanto il figlio la pompava dolcemente facendola sbuffare impetuosa con le narici spalancate: come sentì lo sperma di Aldo irrorarle la fica allentò la stretta sul genitore che pure le riempì la bocca.Il figlio fu svelto a rialzarsi, andandosene barcollando come fosse bevuto ed assonnato, svicolando verso la camera notò la figura di Gina che si defilava: ella era rimasta a guardare la scena di nascosto, non era riuscita a capire se i due fossero stati d’accordo, di sicuro però erano fatti della stessa pasta, conoscendo ella fin troppo bene le raffinate iniziative sessuali del senatore ed avendo avuto modo di apprezzare anche le esuberanti capacità amatorie del suo rampollo, in un contesto coercitivo.Quella stessa notte Aldo ritornò in camera di Gina, svegliandola ancora una volta di soprassalto, le legò i polsi dietro la schiena e la mise con il culo per aria, prima le scaldò le chiappe con pesanti sculacciate, insultandola e minacciandola di ben altre punizioni se si fosse ancora permessa di spiare senza il suo consenso, poi trattenendola per i polsi bloccati dalla corda, glielo piantò in culo invitandola a proseguire il racconto riguardante la mamma. Il rapporto tra me e tua madre all’inizio fu molto teso, si vergognava tremendamente, l’aver messo in luce la sua indole masochistica sotto ai miei occhi la rendeva timorosa, a volte sembrava una bambina colta in flagrante, sebbene cercassi di mantenere un atteggiamento distaccato ed ossequioso nei suoi confronti, mi accorgevo che faceva persino fatica a rivolgermi la parola, arrossendo ed annaspando anche quando ero io a farlo.Fu tuo padre a risolvere questa impasse qualche tempo dopo, a fine cena mentre servivo il caffè in veranda, era una calda serata d’estate e Luisa, lo ricordo ancora adesso, indossava un vestito leggero color bianco candido, che lasciava trasparire le sue meravigliose forme, anche perché dopo la punizione nel parco, il senatore la voleva muoversi nella villa senza alcun indumento intimo, arrivai con il vassoio e le tazzine cominciarono a ballare tanta era la tremarella che mi prese osservando la scena.Luisa era stravaccata sulla poltroncina in vimini con le gambe spalancate sopra i braccioli, con la mano destra in mezzo alle cosce era stata obbligata a masturbarsi mentre con la sinistra impugnava e scappellava ritmicamente il cazzo del marito seduto al suo fianco; posai il vassoio sul tavolino e rimasi abbacinata a guardare la vulva autodevastata dalla mano di tua madre, poi la voce del senatore colpì me e Luisa come lo schiocco di una frusta: succhiala, muoviti serva!Era la prima volta che lo facevo con una del mio stesso sesso, ma ero talmente eccitata che non esitai a buttarmi ai suoi piedi, le scostai la mano ed avvicinai il viso aspirando l’afrore intenso che emanava, non essendo esperta mi lasciai condurre dall’istinto, in breve tua madre urlò come un’ossessa incitandomi ad affondare la lingua; intanto tuo padre guardando la scena si era scatenato, era corso nel salone a prendere un frustino e scoperti i seni di Luisa, la colpì vergando le tette gonfie i cui capezzoli erano diventati grossi come nocciole, poi fu la volta del mio culo che aveva denudato abbassandomi le mutandine.Finì inculandomi selvaggiamente mentre tua madre mi riempiva la bocca con un flusso ininterrotto di secrezioni; dopo essersi scaricato dentro le mie viscere volle umiliare Luisa, che con le lacrime agli occhi dovette prendergli in bocca l’uccello imbrattato dai miei residui intestinali, e pulirlo fintanto che divenne lucido e gocciolante di saliva.Da quel giorno i giochi erotici in cui ci coinvolgeva tuo padre divennero sempre più sofisticati e fantasiosi, egli riusciva a dominarci e noi eravamo le sue ancelle pronte a soddisfare ogni suo desiderio, tua madre malgrado le apparenze era nata per essere soggiogata: pur se si vedeva chiaramente che ne soffriva amava profondamente essere maltrattata ed umiliata; io comunque ho sempre mantenuto con lei un atteggiamento di sudditanza, anche quando tuo padre mi obbligava a partecipare attivamente con dei clisteri terrificanti, che le svuotavano le viscere e la mettevano in uno stato di prostrazione ai limiti dello sfinimento: ciò le consentiva però di offrire il suo corpo leggiadro in preda ad una totale sottomissione, riuscendo lei pure a raggiungere esilaranti vette di piacere.Puttana, puttana, mi stai mentendo, tu la facevi soffrire mia madre, sibilò Aldo ormai vicino all’orgasmo, incrementando il ritmo delle stoccate con le quali sfondava il culo della cuoca; no, no, te lo giuro, è la verità, credimi Aldo io l’adoravo tua madre, è ancora oggi una donna affascinante, ero felice quando tuo padre mi imponeva di esplorare con la lingua i suoi meravigliosi anfratti, a volte pure dopo un clistere, per preparare i suoi tesori al piacere dell’atto conclusivo, che tuo padre sceglieva in piena autonomia. In cuor suo Aldo le credeva ma aveva nei confronti della cuoca lo stesso senso di ripulsa che inizialmente aveva con Valeria, come se quelle due donne gli avessero portato via qualcosa di suo, ciò lo rendeva più acido ed adesso che si era alzato aveva girato Gina di traverso il letto, mettendole in bocca il cazzo che si stava ammosciando, pregno di quegli odori forti che come di consueto emanava appena estratto dai bui meandri di un sedere. Per sfogare quel senso di rabbia che gli covava dentro, il ragazzo prese a scavare con una mano la fica sbrodolata di Gina, che gemeva sommessamente, anche perché lui di tanto in tanto si divertiva a strapparle ampi ciuffi della peluria nera che ne abbruniva il pube; la cuoca intuiva il tumulto che travagliava quel ragazzo che aveva visto crescere, accettò soffrendo le sue sevizie ed anzi volle accaparrarsene la fiducia finendo con il raccontargli quanto avvenuto con Andreina, la giovane moglie del giardiniere.Nella mente travagliata di Aldo il racconto ebbe l’effetto che la cuoca si aspettava, l’occasione propizia si prospettò alcuni giorni dopo quando il senatore e Valeria non erano alla villa; Andreina era entrata in cucina a riportare il vassoio della merenda appena consumata, suo marito si era allontanato per un lavoro a fondo parco ed ella poteva godersi alcuni minuti liberi, trovò Gina accaldata che si lamentava per delle fitte lancinanti al basso ventre: Aldo aveva voluto che lei si facesse trovare in quello stato, vestita con il solo grembiule che le arrivava fin sotto le ginocchia, e con un grosso vibratore che lui stesso le aveva infilato nella fica.Gina manifestò la volontà di andare a letto a distendersi ed Andreina si affrettò a sorreggerla per un braccio, preoccupata davvero che la cuoca stesse male, anche perché la vedeva camminare a passi corti con le gambe strette, leggermente piegata in avanti, per non espellere quel grosso arnese che le riempiva la passera.Distesa sopra le lenzuola chiese ad Andreina di spogliarla e la giovane donna cominciò a sbottonare il grembiule sul davanti, scoprendo prima le poppe, che si ersero grosse e tumultuose davanti agli occhi dolci ed eccitati di Andreina che si rivide bambina: stai male mammina sussurrò con voce fanciullesca, carezzandole appena le corolle scure su cui spiccavano i capezzoli irti e duri; Gina era una troia incallita ed approfittò nuovamente delle rimembranze di Andreina per soddisfare la sua impellente voglia di sesso: più giù, più giù, piccola mia, ho tanto male, aiutami ti prego!Con mani febbrili Andreina finì di sbottonare il grembiule aprendolo completamente sul davanti, rimase qualche attimo abbagliata dalla visione che le si era irradiata davanti, fissando con occhi peccaminosi la foresta nera entro la quale stazionava gigantesco il supporto fallico; Andreina fu presa da un raptus e con alcuni rivoli di saliva che le scendevano ai lati della bocca, impugnò il simulacro di lattice, cominciando a sfondare con tutte le sue forze la fica della cuoca e mormorando con lo sguardo assente: sporcacciona, sei una sporcacciona mamma!Gina fu lesta ed abile a farle mutare l’interpretazione: no, no, bambina mia, così fai del male alla tua mamma, levami quel coso, mi brucia tanto, lenisci il mio dolore, fammi sentire le tue dolci labbra, colme di rugiada, entro la mia fonte di calore, su da brava!Andreina cambiò atteggiamento borbottando qualche parola impercettibile con il consueto tono infantile, estrasse il vibratore dalla fica ed allungò la lingua per sorbirne le gocce che scendevano dalla punta, si abbassò in mezzo alle gambe della cuoca e dischiuse dolcemente le grandi labbra rosate, facendo aderire la bocca al clitoride che era comparso maestoso: la giovane donna pur essendo digiuna di rapporti saffici, donò a Gina sensazioni di trasognante dolcezza, che le strapparono gemiti carichi di libidine, facendole raggiungere un orgasmo dietro l’altro.Con gli occhi obnubilati dal torpore che l’aveva avvolta, pur se la lingua a stiletto di Andreina continuava imperterrita a solcarle le parti molli della vulva, Gina intravide la folgorante figura nuda di Aldo che si stava avvicinando al letto, si inarcò appena per allungare una mano sulla testa della giovane mormorando: brava piccola, continua così, adesso a te pensa lo zio!Andreina ebbe solo un lieve sussulto quando le mani di Aldo le sollevarono da dietro il camice da lavoro, prima di abbassarle le mutandine; lasciò che le sue dita si irrorassero della linfa copiosa che sgorgava dalla sua fica dischiusa, poi quando il giovane la penetrò con il suo enorme randello, sollevò la testa guardando con occhi estasiati quella che nel suo immaginario doveva essere la madre, mormorando: oh mamma, mamma, lo zio si sta approfittando di me, è tanto grosso, mi sta spappolando la fichetta!Non temere piccola è la cosa più bella del mondo, lasciati andare, assorbi per intero il piacere che ti dona quel pezzo di carne pulsante dentro il ventre, godi bambina mia, godi!Andreina accompagnò le bordate del ragazzo, che divennero sempre più veementi, riempiendo la stanza con gemiti estasiati e carichi di lussuria, si ritrasse solo quando sentì i lunghi fiotti di sperma propagarsi nel ventre, scappò via seminuda, impaurita e tremante, rientrando d’incanto nella realtà.Da quella volta la giovane moglie del giardiniere fece di tutto per non rincontrare da sola il figlio del senatore, ne temeva la presenza ma ancor più quei suoi sguardi senza sottintesi; si era fatta coinvolgere sopraffatta dai ricordi infantili, ma ella amava suo marito e si aspettava che quanto avvenuto rimanesse un episodio isolato, seppure quando i pensieri le rammentavano il grosso randello di Aldo, che le aveva donato un piacere incontenibile, si attizzava e non riusciva ad arrestare il flusso lavico che le colava dalla fica. La raggiunse inaspettato, da dietro, senza essere visto, mentre lei stava sistemando dei vasi di fiori nel terrazzo antistante il parco, nei pressi della balaustra, suo marito stava potando alcuni alberi in lontananza, sebbene non fosse completamente al di fuori della loro vista; le mani di Aldo che le palpavano il sedere la fecero sussultare: sta buona porcellona, continua pure nel tuo lavoro se non vuoi che il marito si insospettisca!Andreina aveva tentato di dissuaderlo ma il ragazzo aveva le idee chiare, seduto su uno sgabello dietro di lei, al coperto della balaustra, in pochi attimi le aveva abbassato le mutandine ed aperto le candide mezzelune, prima di infilare all’interno la bocca: la giovane donna non aveva mai sperimentato la perlustrazione umida e ficcante della lingua nello sfintere, dopo un primo attimo di smarrimento cominciò a roteare il sedere travolta da una libidine crescente.Porco, porco, mormorava perdutamente sentendo che la fica si stava inondando di rugiada, poi con una punta di malizia aggiunse: lo sai che sono vergine didietro, non potrai mai avermi, sono troppo stretta e tu hai un coso fuori misura! Lo so, lo so, troia, borbottò il ragazzo con la bocca impastata, estraendo nel contempo da una tasca un piccolo fallo di lattice ben oleato che le ficcò nel culo, strappandole un gridolino di stupore: la fece piegare in avanti e coperto dalla sagoma del suo esile corpo la chiavò alla pecorina, costringendola a partecipare attivamente, sbuffando e rinculando come un ossessa fino alla conclusione dell’amplesso.Nei suoi ripetuti colloqui notturni con la cuoca Aldo era ormai giunto a conoscere le motivazioni che avevano portato alla separazione dei genitori; l’esplosione della indole masochistica portò sua madre Luisa, con l’andar del tempo, a non accontentarsi più delle umilianti punizioni a cui la sottoponeva il marito, e pur senza porsi alla ricerca specifica di incontri più appaganti, quando fu coinvolta in un episodio al di fuori delle mura domestiche, non seppe resistere, anzi si fece condizionare emotivamente, imboccando così una china senza ritorno.Tutto cominciò in un salone di bellezza inaugurato da poco, che ella frequentava da quasi un mese, Alessia una giovane dipendente, diciannovenne di pelo rosso e con il viso puntellato di efelidi, aveva appena finito di farle il manicure, quando spostò leggermente all’indietro lo sgabello in cui era seduta e le sfilò una scarpa, massaggiandole il piede coperto da una leggera calza nera: ha dei bellissimi piedi, signora, sussurrò, mi piacerebbe farle un bel massaggio! La riflessuologia aiuta a ritrovare il proprio equilibrio interiore, insistette trattenendole il piede tra le mani, in modo da allargarle le cosce quel tanto che bastava per sbirciare all’interno, si accorse di un paio di vistosi lividi, che facevano capolino sotto le gonne, nelle vicinanze delle giarrettiere, in corrispondenza delle porzioni di cosce nude, ove si esponevano in bella vista anche le ridotte mutandine di colore rosa pallido.Alessia era minuta con un viso da santarellina, che si illuminava maliziosamente ogni qual volta ammiccava con sguardi complici, come in quell’occasione: fece scorrere lentamente la sua manina delicata sulle calze, solcandole fino alle giarrettiere, ove ristette sulla candida pelle, massaggiando la parte bluastra striata da quei marcati segni, all’evidenza riconducibili a delle scudisciate.Deve farle male qui sussurrò con un filo di voce, premendo leggermente con le dita sulla carne martoriata, se vuole le faccio un massaggio, soggiunse la giovane il cui volto per l’emozione aveva preso analoga tinta dei capelli; Luisa emise solo un respiro profondo allungandosi sulla poltroncina, guardò con gli occhi socchiusi la giovane che si rialzava per chiudere dall’interno la porta, tornando poi a sedersi sullo sgabello davanti a lei.Lo stanzino si impregnò dei loro respiri affannati mentre le mani della ragazza arricciavano verso l’alto la gonna mettendo in mostra, in tutta la loro bellezza, le gambe affusolate di Luisa: i ganci delle giarrettiere vennero sfilati dalle asole per permettere ad Alessia di abbassare entrambe le calze fin sotto le ginocchia, ora i lividi violacei si mostravano nella loro interezza e la ragazza appoggiò le labbra su uno di essi facendo scorrere appena la punta della lingua, che per Luisa ebbe l’effetto di una stilettata.Alessia aveva le narici pregne degli umori vaginali che stavano defluendo dalla fica della donna, continuò a strapparle sospiri voluttuosi allungando e ritirando la lingua in un giuoco ricattatorio, che si concluse quando Luisa al colmo dell’esasperazione gorgogliò languidamente: ti prego leccami, mangiami la fica, non resisto più!Alla ragazza bastò strattonare di lato le mutandine umidicce per affondare la bocca sulla conchiglia spalancata ove raggiunse la preziosa perla dura addentandola, Alessia era tutt’altro che una santarellina, il suo dardo spugnoso si immergeva straziante entro quel vulcano la cui lava scendeva copiosa irrorandole le labbra turgide; Luisa si inarcava tendendosi come una molla, quasi temendo le fosse sottratto l’incontenibile piacere che quella bocca le donava: di più, di più, sospirava, spalancando in continuazione le cosce, allungandosi sulla poltroncina.La rossa aveva la lingua consunta e le mascelle dolenti quando agguantò una spazzola per capelli, conficcando il grosso manico entro quella ficona ardente, iniziando a masturbarla con una violenza inaudita, mentre con sguardo tronfio osservava il volto contratto della donna, che adesso si lamentava con toni crescenti per quella dolorosa intrusione: ti piace farti maltrattare, non è vero troia, adesso ci pensa Alessia a farti godere, puttanona!In pochi attimi Luisa si trovò in balia di quella forsennata, che aveva improvvisamente cambiato registro, passando da angelici e struggenti succhiotti a demoniache e malvagie sevizie, che si conclusero dopo che la fece rivoltare, inginocchiata per terra, con la testa sulla poltroncina, quando decise di arroventarle il culo con una serie di colpi di spazzola: gli aculei si infilarono sulla candida pelle, lasciando traccia della cocente penetrazione con piccoli fori sanguinolenti, mentre uno scroscio di piscio si liberò dalla vulva formando una chiazza dorata nel pavimento di marmo bianco.Nulla era venuto dal caso perché Claudia, la giunonica titolare del salone, aveva sin dall’apertura del nuovo esercizio, messo gli occhi su quella cliente, mandando in avanscoperta una delle sue troiette più fidate; Claudia era una trentenne alta un metro ed ottanta con un corpo scultoreo, possente ma senza un filo di grasso superfluo, indossava solo abiti di colore nero che facevano tutt’uno con i suoi occhi scuri e con i lunghi capelli corvini, mentre i suoi modi bruschi ed autoritari riuscivano a mettere in soggezione non solo le dipendenti ma anche molte clienti.Luisa stava ancora rifiatando dopo la dolorosa “spazzolata”, che come spesso accadeva nei casi in cui veniva maltrattata, le aveva fatto raggiungere un orgasmo debordante ai limiti dello stordimento, alla fine del quale difficilmente riusciva a trattenere la pioggia dorata, che arrivava come una liberazione dal senso di colpa che poi la opprimeva, rendendola scopertamente vulnerabile, quando avvertì la voce stentorea di Claudia, alla quale Alessia aveva appena aperto la porta.Cosa sta succedendo qui dentro, cosa fa questa sporcacciona, piscia per terra?La sgualdrinella rossa seguendo un copione concertato con la proprietaria, si affrettò a rispondere con voce piagnucolosa: è stata colpa sua, è una depravata, mi ha costretto a succhiarle la fica, non riuscivo più a sottrarmi ho dovuto reagire colpendola con una spazzola per capelli, ha anche fatto la pipi; Luisa era rimasta inginocchiata per terra, immobile ed ammutolita, senza il coraggio di rialzare la testa, mentre Claudia soggiungeva, rivolta alla dipendente: vai pure, sei in ritardo, hai degli altri appuntamenti, su sbrigati, ci penso io a sistemare la signora!In piedi porca ordinò prendendola saldamente per un ascella e facendola sollevare come fosse una piuma, con il volto color porpora Luisa balbettò frastornata: io, io non volevo, mi scusi, non so cosa mi sia capitato; un violento manrovescio la fece barcollare, facendole anche intuire quale sarebbe stato il trattamento che quella donna intendeva riservarle: ti conviene imparare subito che qui puoi parlare solo se interrogata e che gli ordini li do solo io, devi limitarti ad ubbidire con sollecitudine se non vuoi aggravare la tua posizione, chiaro?Sì Signora, mormorò Luisa con lo sguardo chino, spaventata al cospetto della figura possente di quel donnone che la sovrastava; un robusto pizzicotto su un seno la fece contorcere dal dolore, mentre Claudia le soffiava addosso: sì Padrona, è così che ti devi rivolgere a me! Sì, sì, Pa…drona, balbettò Luisa, avvertendo una vampata di calore in mezzo alla gambe, al pensiero di venir trattata come una pezza da piedi da quella sconosciuta.Brava la mia puttana d’alto bordo, ubbidiente e servile, vedo che impari presto la lezione, ciò non ti esimerà dall’esser punita, in relazione al tuo comportamento indecente con la nostra giovane lavoratrice, su spogliati, svelta!Con il cuore in tumulto Luisa si sfilò gli indumenti, rimanendo a seni scoperti, con addosso le mutandine arricciate ed intrise di piscio mentre le calze erano scivolate quasi alle caviglie; le dita legnose della Padrona le esplorarono la fica con ruvidezza, manifestando una volontà di possesso tutt’altro che metaforica: Luisa respirava a bocca aperta, affannata ed intimorita ma anche eccitata, mentre la vulva secerneva ondate di liquido denso, frammisto a urina, un cui rivolo debordò scivolando lungo le cosce.Senti, senti questa baldracca come si eccita, ma cosa fai mi pisci addosso, sei proprio senza ritegno!Un’altra sberla le rivoltò il viso inumidendole gli occhi imploranti, Claudia le infilò le dita in bocca facendosele pulire attraverso una suzione simile ad un pompino, poi la coprì con un camice portandola nel suo ufficio, ove la introdusse in uno stanzino attiguo, semibuio.Luisa riuscì a focalizzare quello con cui quel donnone stava armeggiando, solo dopo esser stata denudata completamente e bloccata a croce con degli anelli di ferro annegati sul muro, che le trattenevano i polsi e le caviglie, leggermente sollevata da terra: un paio di pinzette le furono strette sui capezzoli, il dolore non era insopportabile ma quando vide i fili che scendevano verso un generatore, cominciò a tremare vistosamente, attendendo la scossa che di lì a poco le trapassò il corpo.Pietà, pietà Padrona, borbottò Luisa con un tono non eccessivamente supplichevole, le scariche infatti la stavano elettrizzando donandole un sottile piacere interiore, che si stava tramutando in voglia sfrenata di sesso; ciò non sfuggì a Claudia che glielo fece confessare a suon di sberle, ancor prima di denudarsi, rammostrando il suo corpo statuario arricchito da due seni prosperosi, duri come il marmo, e da un nido enorme, ancor più accentuato di quanto lo fosse in realtà, avendo ella il maestoso monte di Venere completamente glabro.Luisa guardò con occhi annebbiati dalla libidine la Padrona che si bardava con un enorme fallo di gomma: sentì la fica sgretolarsi al passaggio di quel membro inanimato, che le si conficcava dentro il ventre, facendola rinculare e sbattere il sedere sul muro; un rimbombante frastuono si propagò nello stanzino protetto da pareti insonorizzate, mentre dalla bocca di Luisa uscirono solo grida disperate intercalate da gemiti voluttuosi, ogni qual volta Claudia rallentò il ritmo di quella terrificante chiavata.Una pisciata incontenibile le svuotò la vulva: le sevizie che sopportò subito dopo, lamentandosi debolmente, furono la prova tangibile che quell’incontro segnava una svolta definitiva nella sua vita, accettò senza condizioni di diventare la schiava di Claudia e di lì a qualche tempo lasciò la villa per dedicarsi anima e corpo alla sua Padrona
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