La tormenta di neve imperversava sulle montagne.era la notte di capodanno ed io e Marco eravamo rimasti cosìbloccati in quel capanno isolato. La noia di quella desolazionecominciò a farsi sentire ben presto. Litigammo: L’anticarabbia ed il risentimento a lungo covati dopo le sue innumerevoliavventure cominciò ad esplodere. “Bastardo, cosa pensavi mentre ti fottevi quellatroia della tua segretaria?” “Brutta come un porcospino e piatta come un’autostrada!”.L’avevo davvero punto sul vivo. “Troia ci sarai te, e poi Maria è sempremeglio di quel bagnino deficiente l’estate scorsa a Rimini. Eravatedavvero comici così incastrati in quella cabina”.Volarono parole grosse poi come una iena Marco mifu addosso e cominciò a picchiarmi selvaggiamente. “Ti piace essere menata come faceva quel porcodel tuo capo!” “Smettila mi fai male!” – i vestiti sisquarciarono in un secco STRAP e fui completamente nuda. Con lesue mani delicate e forti allo stesso tempo Marco cominciòa maltrattarmi i capezzoli, mordendoli e succhiandoli poi conavidità, nel frattempo con la mano libera mi batteva fortesul culo. Con una mossa veloce mi scaraventò a terra efreneticamente prese a spogliarsi, sotto la tuta era completamentenudo. Afferrandomi per i capelli mi impose di girarmi e cosìprostrata a quattro zampe, allargò le mie natiche con forzae cominciò a fottermi in culo. “Troia ti sfondo tutta, ti piace sentirlo nelculo””no mi fai male smettila ti prego”, due lacrime rigarono il mio volto, il dolore intenso,imploravo Marco di smettere ma lui in preda ad un arrapamentoanimale non mi ascoltava. Piano piano quella condizione di impotenzami eccitò a tal punto che anche io gemevo ormai persa neturbinio della libidine. Il suo cazzo era bollente e sentirlocosì duro dentro di me mi fece urlare di piacere piùdi una volta: Venni, venni come un fiume in piena.Anche Marco ebbe un orgasmo fantastico inondandomiil sedere della sua sborra bollente. Non ci eravamo accorti nellafoga dell’amplesso che due figure erano entrate nella baita. unuomo ed una donna ci gurdavano seduti sull’ampio divano. Lui tenevatra le mani un bastone possente e lo menava su e giù conarte, la donna invece si toccava i grossi capezzoli turgidi mentrecon l’altra mano affondava le sue esili dita nella fica divaricatadal piacere.L’uomo dalla lunga asta gemeva, stava per arrivarequindi lasciai perdere Marco e avvicinai il mio volto al suo cazzogigantesco aspettando di bere i frutti del suo duro lavoro, ilsapore della sua sborra era acidulo e aveva un non so che di rancido.A quel punto Marco per niente contrariato affondò il visotra le gambe della donna dando ampie leccate alla sua fessurae affondandovi la lingua quasi ne fosse risucchiata. La donnaurlò e dopo il fantastico orgasmo si staccò da Marcovenendo verso di me. Leccò il mio volto pieno di spermadel suo uomo e poi scese giù succhiare i miei capezzoli,così facendo mi aveva spinta sull’uomo che aveva di nuovola mazza in erezione, facendomela entrare completamente áinculo finendo l’opera che Marco aveva cominciato mezz’ora prima.”Si si sfondami tutta ti prego. Due, ne voglio due”.Marco si avvicinò a me e allargatemi le gambe mi fottevadavanti, per non so quante ore fui in balia di due uomini chemi davano piacere da ogni parte in più la donna dalla grandefica mi porgeva ora la sua fessura, ora quel suo buco strettoper leccarli e penetrarli con un grosso vibratore nerboruto. Lastanza era ormai un concerto di gemiti, urla e orgasmi, l’uomosodomizzò anche Marco mentre io gli ciucciavo con forzal’uccello. Dopo ore e ore crollai sfinita, sporca di sborra ovunquee felice di aver goduto così tanto accanto a quel focolare.All’alba la tormenta era passata, Marco dormiva ancora ma l’uomoe la donna erano scomparsi…
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