Un acuto trillo giunse dall’interno non appena pigiò il pulsante del campanello. Un rumore di passi sempre più chiaro e sempre più vicino si udirono subito dopo. “Chi è?” chiese una soffusa voce di donna dall’altra parte della porta. “Sono Marco. Lo studente che ha affittato la camera”. Un metallico rumore anticipò l’apertura della porta da dove spunto una figura femminile. La donna lo guardò un attimo e poi fece un sorriso di circostanza. Non si spiegava perché, ma c’era qualcosa in quel ragazzo che non le piaceva. “Ben arrivato! Ti stavamo aspettando”. “Ah sì!” disse meravigliato il ragazzo. “Tua madre mi ha appena telefonato per dirmi che stavi arrivando. Vieni, entra” disse la donna invitandolo con un gesto della mano. Mentre la donna chiudeva la porta alle sue spalle si presentò. “Sono la tua nuova padrona di casa. Mio marito è fuori e tornerà più tardi, nel frattempo immagino che vorrai sistemare la tua roba?!”. “In effetti!” esclamò il ragazzo guardando il pesante borsone che reggeva in mano. “Vieni come me allora” disse la donna facendogli strada. I due attraversarono un lungo corridoio superando un paio di porte prima di arrivare ad una scala. La scesero e in fondo si fermarono ai piedi di una porta. La donna estrasse delle chiavi e l’aprì mostrandola al ragazzo. “Questa è la stanza. Si trova in un vecchio garage, ma, come potrai vedere, non manca nulla. C’è persino il collegamento internet che hai richiesto. La ragazza che prima vi abitava non si è mai lamentata. E neanche le precedenti. Loro erano molto pulite, riservate ed educate e ci siamo trovati molto bene con loro. Spero che ci troveremo bene anche con te. È la prima volta che affittiamo la camera ad un ragazzo e questo perché mio marito e i tuoi genitori sono amici da molto tempo. Tuo padre e tua madre hanno speso molte buone parole e raccomandazioni a tuo riguardo e sono sicura che non ci deluderai”. “Non si preoccupi signora. Farò del mio meglio”. “Bene!” Intanto il ragazzo era entrato e aveva posato il pesante borsone a terra in un angolo della camera. “Penso che tuo padre ti ha già accennato alle regole di questa casa”. “Per la verità non molto”. “Allora è meglio che te le dica subito io. Oltre quel muro c’è lo studio di mio marito. Lui ama lavorare nel silenzio. Il muro, però, non è isolato quindi dovrai cercare di fare quanto meno rumore possibile per non disturbarlo. Io, invece, amo molto la pulizia. Verrò due volte la settimana a controllare come sta la camera. Mi occuperò io di lavare a terra e di spolverare, ma se la troverò troppo in disordine o sporca toccherà a te pulire. Chiaro? Io non faccio la serva di nessuno. Avrai la chiave di questa stanza, ma non della casa. Di solito non esco se non la mattina presto per fare la spesa. Se dovessi uscire urgentemente ti avviserò con il cellulare, sempre se vorrai lasciarlo, altrimenti dovrai aspettare che ritorni. La sera noi non andiamo presto a letto, ma non amiamo fare nemmeno troppo tardi. Quindi se esci non dovrai fare più tardi di mezzanotte, altrimenti chiuderemo la porta a chiave e sarai costretto a restare fuori. Quando esci ti raccomando di chiudere le finestre, in modo che non possano entrare spiacevoli animali. Nel prezzo che abbiamo concordato con tua madre è compresa anche la colazione e la cena che seguiranno appositi menù. Tua madre mi ha detto che non soffri di allergie alimentari e che mangi tutto, quindi non vi dovrebbero essere problemi in proposito. Se vorrai mangiare qui anche a pranzo, ti prego di dirmelo con un buon anticipo, in modo da prepararmi. Il prezzo vedrai sarà modesto. Quando ti sarai preparato e riposato, salirai e ti mostrerò anche il bagno che utilizzerai. È fornito di tazza, bidé, lavandino, e doccia. Per i panni sporchi , invece, c’è la lavanderia a fianco. Lì troverai tutto quello che ti occorre, anche il ferro da stiro. Comunque se hai problemi puoi sempre chiamarmi. Tutto chiaro?” “Sì, signora” rispose il ragazzo con un tono ironico militaresco. Mentre la donna parlava, infatti, pensò che una serie di regole come quelle avrebbero fatto invidia a qualunque caserma militare. “Va bene, allora ti lascio e ci vediamo più tardi… ah noi ceniamo sempre alle otto”. “OK. A più tardi allora”. La donna lasciò la stanza chiudendo la porta dietro di se. Il ragazzo, invece, si stese pensieroso sul letto. I suoi gli avevano accennato già qualcosa sulla disciplina di quella donna e di come amava l’ordine e la precisione, ma mai si sarebbe aspettato una cosa del genere. Quasi quasi avrebbe voluto lasciare quella camera e trovarne un’altra. Ma sapeva benissimo come fosse difficile una cosa del genere. Quando faceva l’università si dovette accontentare di una stanza che era un quarto di quella in cui stava. A stento ci entrava il letto e un scrivania. La prese solo perché il prezzo era più basso rispetto ad altre camere. In confronto la camera in cui si trovava era una reggia. Era più grande, più confortevole, più attrezzata e più luminosa. Inoltre nel prezzo, di poco inferiore alla camera usata nel periodo universitario, vi era incluso anche la collazione e la cena. L’unica pecca era che la casa si trovava in periferia, ma era collegata bene con il centro essendo situata ad una cinquantina di metri dalla fermata dell’autobus, il cui abbonamento era rimborsabile presso il Comune. Certamente se non fosse stata di un amico di famiglia l’avrebbe pagata di più, e per questo era grato ai genitori per aver convinto il proprietario ad affittargliela. Sapeva che in quella nuova città le camere costavano tantissimo. Dovunque era andato, infatti, avevano sparato prezzi impossibili. Quindi quella camera, nonostante tutte quelle regole, sarebbe andata benissimo. In fondo doveva sacrificarsi solo per un anno, poi, finito il master, avrebbe preso certamente un’altra strada. Doveva stare attento però. Aveva notato un pizzico di fastidio e di sospetto nella donna non appena l’aveva visto. Non si spiegava il perché, ma la vedeva prevenuta nei suoi confronti e doveva stare attento a non alimentare questi sospetti, altrimenti sarebbero stati guai e quell’anno si sarebbe dimostrato più lungo e difficile del previsto. I suoi gli avevano detto che i proprietari originariamente erano loro compaesani e che il marito aveva deciso di trasferirsi lì dopo il matrimonio per motivi di lavoro. In effetti, il modo di vestirsi e di presentarsi della donna tradivano le sue origini meridionali. Era, infatti, una tipica donna del sud con capelli e carnagione scura. Portava dei grossi occhiali, ma questi non celavano i lineamenti tipici meridionali, solcati, però, da poche rughe. Non era per niente truccata, mentre vestiva alla spartana, con un ampio maglione e una lunghissima gonna, che le arrivava quasi fino a terra. I piedi erano celati dalla gonna, ma camminando non facendo rumore, quindi pensò che indossasse delle morbide pantofole. Una persona tutta casa e chiesa insomma. Cosa che aveva confermato anche lei elencandogli le regole della casa. Eppure pensava che se si curasse un po’ non sarebbe stata niente male. C’era qualcosa in lei che la rendeva stranamente attraente. Quei pensieri si affollavano nella sua mente, ma sapeva che ora non era tempo di preoccuparsi molto di quelle sciocchezze. Guardato l’orologio si accorse, infatti, che erano le sette. Alle otto sarebbe dovuto salire, altrimenti apriti cielo. Quindi si alzò aprì il borsone e sistemò le sue cose nella stanza. La donna intanto era tornata in cucina e aveva ripreso ad armeggiare con i fornelli. Doveva preparare la cena e l’arrivo del giovane gli aveva fatto perdere del tempo prezioso. I suoi pensieri, però, erano altrove. Aveva avuto una strana sensazione nel vedere quel giovane, una sensazione che non sapeva spiegarsi, ma che l’aveva messa subito in allarme. Pensava così che avrebbe fatto bene a tenerlo un po’ d’occhio, almeno per i primi periodi, in modo da verificare i suoi sospetti e, se infondati, stare più tranquilla. I giorni intanto passavano, ma la situazione per il ragazzo non migliorava, anzi si complicava sempre di più. Non vi era giorno che non venisse strillato dalla donna. Non le andava mai bene niente. Solo per fare qualche esempio, quando faceva la doccia diceva che il bagno era sempre sporco anche dopo che aveva passato molti minuti a pulirlo attentamente. Una volta, invece, lo strillò perché la tazza era sporca, ma quando la puliva bene, invece, si lamentava che usava troppo lo sciacquone oppure che era sporco lo spazzolone. Nella sua stanza poteva spolverare due volte al giorno, ma si lamentava sempre che c’era troppa polvere e troppo disordine. Non riusciva a capire perché si comportasse così con lui, cosa le avesse fatto di male. Ma per lui la cosa era ancor più incomprensibile in quanto per tutto questo tempo aveva cercato, invece, con buona volontà, di essere sempre gentile con lei e di aiutarla in tutti i modi. Pur trascorrendo pochi attimi assieme aveva imparato già molto sulle abitudini dei padroni. A causa della grande differenza d’età il loro fidanzamento non era stato mai ben visto dai genitori. Decisero allora di fuggire insieme e costringerli a sposarli. Lui si era appena laureato e decise di trasferirsi in quella città in cerca di lavoro in quanto era già in arrivo il primo figlio al quale ne seguì, dopo appena un anno, un secondo. Adesso lei aveva quasi trentanove anni e lui quarantanove. I figli, ormai grandi, aveva terminato da poco le scuole e si erano recati all’estero come ricercatori. Si riunivano tutti insieme solo in poche occasione all’anno. Lui era il classico meridionale, possessivo, sempre attento al suo orgoglio e geloso delle sue cose, specialmente di sua moglie. Era un architetto, uno tra i più apprezzati e passava gran parte del suo tempo nel suo studio a lavorare a qualche progetto. Qualche volta, però, quando la sua presenza era assolutamente necessaria, era costretto ad allontanarsi dal suo amato studio per recarsi su qualche cantiere. Aveva modificato uno dei due garage della casa dividendolo in due stanze con l’intenzione di utilizzarle una come studio e l’altra come camera da affitto. Per recuperare quanto più spazio possibile, però, aveva optato per un semplice tramezzo che non isolava completamete le due stanze dai rumori. Fortunatamente il padrone di casa era molto silenzioso e non gli dava nessun fastidio mentre studiava e anche lui cercava di fare lo stesso. A volte il padrone era così silenzioso che speso il ragazzo pensava che non ci fosse. Non lo incontrava spesso durante il giorno se non a pranzo e a cena dove scambiava poche parole. Tuttavia con lui si era sempre comportato in modo gentile e, in alcune circostanze, si era dimostrato alquanto disponibile. Lei, invece, era una donna iper attiva e non si fermava mai. Aveva poche amiche che spesso invitava a casa nel pomeriggio. Amava molto suo marito e ne aveva un gran rispetto a tal punto che non l’aveva mai vista contraddirlo nonostante lui fosse molto esigente. Era costretta a stare quasi sempre in casa per assisterlo ad ogni suo capriccio, uscendo solo per fare la spesa. Non doveva fargli mai mancare l’acqua, il caffè o qualche pasticcino, che serviva più volte nello studio durante la giornata. Spesso passava anche dal ragazzo, ma ogni volta era buona per criticarlo su qualcosa, ovviamente a bassa voce per non infastidire il marito. Nonostante i suoi atteggiamenti burberi, però, pensava che in passato fosse stata una donna gentile ed affettuosa. Quando non si arrabbiava la trovava stranamente affascinate. Pur essendo in uno stato trasandato e trascurato in alcuni momenti quella donna trasmetteva ancora molto della sua originaria eleganza e bellezza, ammirata più volte in vecchie fotografie sparse nella casa. Più passavano i giorni e più si convinceva che, con un po’ più di tempo dedicato a se stessa e con qualche piccola attenzione, tuttora sarebbe stata ancora una splendida donna. La signora, invece, con il passare dei giorni si sentiva sempre più inquieta. Si era accorta ovviamente che il ragazzo tentava in tutti i modi di conquistare le sue simpatie. Si offriva spesso di aiutarla e cercava di comportarsi sempre in modo gentile con lei, anche quando lei lo sgridava ingiustamente. Tutte queste attenzione, però, finivano per turbarla e per insospettirla sempre più. La spaventava il modo in cui la guardava, non riuscendo a capire cosa avesse tanto da guardarla. Perfino suo marito non l’aveva mai guardata in tutta la vita quanto lo faceva lui. Ma quello che la spaventava di più non erano i comportamenti del ragazzo, ma lei. Inconsciamente, infatti, tutte quelle attenzioni e quegli sguardi cominciavano a piacerle sempre più. Tuttavia più ne prendeva coscienza e più cercava di rifiutare quelle assurde e immorali sensazioni, ma senza riuscirvi. L’unico sistema, perciò, era quello di evitarlo. Senza i suoi sguardi e le sue attenzioni, infatti, tutto tornava come sempre, o quasi. D’altra parte, vivendo sotto lo stesso tetto non poteva certo evitarlo per sempre. Doveva perciò trovare una soluzione. Non potendolo ignorare completamente doveva comunque evitare che il ragazzo prendesse troppa confidenza con lei, e questo l’avrebbe ottenuto solo mantenendo con lui un atteggiamento quanto più severo e inflessibile possibile. Non gli avrebbe risparmiato niente. Così facendo era convinta che avrebbe finito per detestarla e per evitarla anche lui. Tuttavia finora questo atteggiamento non era servito. Il ragazzo, intanto, iniziava a capire che la causa del comportamento della donna era lui, anche se non ne capiva i motivi. Tuttavia, invece di evitarla, cercava in tutti i modi di farle cambiare opinione comportandosi sempre più gentilmente con lei. Ovviamente questo rendeva sempre più a disagio la donna, disagio che poi finiva per riversare sul ragazzo. Quella situazione era simile a quella del cane che si mordeva la coda.
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