Una sera a cena il ragazzo chiese ai padroni di casa se potessero fare uno strappo alla regola per il prossimo venerdì. Con i nuovi amici, infatti, avevano organizzato un’uscita di gruppo e quel venerdì sera sarebbero tornati un po’ più tardi del solito. Nutriva molte speranze sul loro consenso in quanto si sarebbe trattato solo di una sera e di un’ora in più, e pensava che per una volta potevano fare un’eccezione. Il marito sulle prime sembrava essere propenso alla cosa, ma la donna iniziò ad opporsi con forza. Sapeva che il ragazzo teneva molto a quel consenso e credeva che negandoglielo avrebbe attirato le sue ire su di lei. Incalzò quindi il marito con i più assurdi motivi, facendogli così cambiare idea. Sarebbe stato talmente furioso con lei che questa volta non avrebbe avuto più voglia nemmeno di vederla, e l’avrebbe finalmente lasciata in pace. “Se andrai, dovrai tornare sempre a mezzanotte” aveva detto al ragazzo la donna. “Ma loro vanno fuori città con le auto. Non torneranno certo qui solo per accompagnare me”. “Ho detto a mezzanotte e mezzanotte sarà. Altrimenti dormirai fuori. Chiaro?” tuonò la donna perentoria. Il ragazzo era furibondo. Avrebbe voluto replicare giustamente alla donna, ma sapeva che era inutile. Ai loro occhi si sarebbe comportato solo come un bambino capriccioso. E non voleva dagli questa soddisfazione. Chiedendo permesso si alzò dal tavolo e uscì a fare una passeggiata per sbollire la rabbia. La rabbia, però, non passo mai completamente, anzi quel venerdì sera era davvero intrattabile. Sapeva che i suoi nuovi amici si stavano divertendo senza di lui e questo non gli andava proprio giù. Nella compagnia c’era anche una bella ragazza che gli piaceva molto e pensava che quella sarebbe stata l’occasione giusta per vedere se poteva fare qualcosa. E, invece… invece era lì in quella casa a grattarsi la pancia per la noia. Il padrone quella sera era fuori casa per una riunione di lavoro che si era protratta considerevolmente, e lui era rimasto a cenare da solo con l’odiosa signora. Aveva mangiato velocemente con lo sguardo fisso verso il piatto e poi era andato in bagno. Quando uscì sì avviò, come al solito, verso la sua stanza, ma giunto sulle scale si fermò. Pensava che fosse stato inutile scendere. Arrabbiato com’era non avrebbe certo dormito e nemmeno studiato. Decise allora di andare in salotto e guardare la tv. Credeva che il padrone fosse ancora fuori casa e che l’odiosa donna stesse lavando i piatti, quindi, credeva che lì finalmente avrebbe potuto godere della giusta pace e si sarebbe potuto distrarre un po’. Ad un tratto mentre ripercorreva il corridoio, notò uscire una pallida e alternata luce proprio dalla porta della sala. Certamente qualcuno stava guardando la tv e pensò che il padrone fosse rincasato mentre lui era in bagno. Quando entrò, però, trovò sì la tv accesa, ma nella stanza non vide nessuno. Avvicinandosi al televisore, però, alla fine vide la figura della signora stesa e raccolta in un angolo del divano. “Che ci faceva lì?” si domandava furioso tra se il ragazzo. Il primo istinto fu quello di tornare indietro, poi cambiò idea. Decise di affrontarla. Aveva deciso di guardare la tv e l’avrebbe guardata anche a costo di litigare. Anzi, forse era proprio quello che voleva. Rapidamente fece il giro del divano e si trovò davanti a lei. Con meraviglia si accorse, però, che stava dormendo. “Tanto meglio” pensò. “Così potrò godermi la tv in santa pace”. Prese quindi il telecomando sul comodino e, sedendosi, iniziò a cambiare i canali. Quella sera la signora si era sentita particolarmente e insolitamente stanca. Non aveva nemmeno lavato i piatti, ma li aveva solo appoggiati nel lavello per poi andarsi a sedersi sul divano. Aveva lavorato duramente per tutto il giorno per fare il cambio di stagione. Aveva dovuto aprire cassetti, armadi, ripostigli, scatole, e aveva dovuto sistemare ogni cosa. Era sfinita. In compenso si sentiva più serena. Da giorni non sentiva più gli occhi a dosso del ragazzo che, furioso con lei, ora la stava sistematicamente evitando. Si vedevano solo durante i pasti. Non voleva nemmeno più il caffé e l’acqua. Alla fine aveva ottenuto quello che voleva, anche se sentiva che una parte di se non era contenta, ma credeva che con il tempo si sarebbe abituata. Così più che la stanchezza, quella sera la donna avvertì un’improvvisa sensazione di rilassatezza per non sentirsi più preoccupata dal ragazzo. Quindi, nell’istante in cui si andò a sedere sul divano, si sentì letteralmente crollare sia fisicamente che mentalmente, al punto che, senza nemmeno accorgersene, aveva finito per togliersi le pantofole e per distendersi sul divano. Quando arrivò il ragazzo lei ormai stava già dormendo da molti minuti. I canali del televisore si susseguivano senza sosta. Nessun programma sembrava andar bene per il ragazzo, ma non era importante. Infondo non voleva vedere niente di particolare, ma rilassarsi un po’, ed era quello che stava facendo. Ad un tratto sentì la donna muoversi. Si girò di scatto verso di lei sperando che non si stesse svegliando e tirò un sospiro di sollievo nel vedere che stava ancora dormendo. Poi i suoi occhi furono irresistibilmente attratti da qualcos’altro. La signora, muovendosi sul divano aveva finito per scoprire involontariamente i piedi fino al polpaccio. Marco li osservò incredulo. Era la prima volta che li guardava e li trovò perfetti. Avevano le dita piccole e affusolate, la pianta leggermente arcuata e la caviglia sottile. Erano rivestiti di una calza color carne che, per quanto antiquate e poco trasparenti, in quell’occasione gli sembravano particolarmente attraenti. I suoi occhi non riuscivano a staccarsi da quella visione. Improvvisamente la rabbia e il rancore per quella donna scomparvero e la sua mente si andava riempiendo pian piano di irrefrenabili voglie e desideri. Improvvisamente la donna si mosse di nuovo nel sonno. I piedi della signora si allungarono verso il ragazzo finendo per sfiorargli una coscia. Il cuore di Marco iniziò ad accelerare, mentre si fece largo in lui un forte desiderio di accarezzarli. Desiderio che divenne quasi incontenibile quando la donna, sempre dormendo, finì per appoggiargli un piede sulla coscia. Il ragazzo si trovò così in una strana condizione. Dentro di lui si combattevano il desiderio di accarezzarle quei bellissimi piedi e la paura di essere seriamente strillato dalla donna. Il timore però sparì quando la donna si mosse nuovamente. Nel tentativo inconscio di stare più comoda la signora, infatti, aveva finito per far scivolare il piede sulla coscia del ragazzo fino a giungere, in un morbida carezza, a sfioragli il cavallo dei pantaloni. Il ragazzo sentì il cazzo gonfiarsi ed iniziò ad eccitarsi. Le prese il piede tra le mani e, senza nessun altro indugio, glielo accarezzò dolcemente. Lo sentiva piacevolmente caldo e liscio sotto i suoi polpastrelli mentre lo percorreva tutto avanti e indietro, dalle punte delle piccole dita fino alla sottile caviglia. Più il tempo passava e più Marco diventava audace. Ben presto le sue dita si allungarono sopra la caviglia risalendo il polpaccio quasi fino al ginocchio. Intanto il sonno della donna divenne sempre più leggero. Sentiva uno strano calore provenire dalle gambe e diffondersi pian piano sempre più su in tutto il suo corpo. Nel suo sogno quella sensazione era talmente insolita, strana, bella e così piacevole che aveva quasi paura di svegliarsi, credendo che così facendo sarebbe scomparso tutto. Nel frattempo le mani di Marco si spingevano sempre più su incoraggiato anche dal fatto che ad ogni carezza la donna apriva sempre di più le gambe. Pensò, infatti, che le stesse piacendo e che lo stesse assecondando a continuare. Inoltre spingendosi sempre più su, con immenso piacere finiva per scoprirle sempre di più quelle bellissime gambe tenute continuamente nascoste da sguardi indiscreti. E così facendo si sentiva sempre più eccitato e più sicuro di se. Via via che passavano i minuti la donna prendeva sempre più coscienza di quello che le stava accadendo. Assieme a quel piacevolissimo calore, ora avvertiva a tratti delle eccitanti carezze percorrerle le gambe fino alle cosce, anche se non sapeva ancora di chi fossero quelle audaci mani. Tuttavia, in quel momento trovava quel dettaglio assolutamente insignificante. Molto più importante era per lei quella stupenda sensazione che ora aveva il piacere di provare. Se ne iniziò a preoccupare solo quando, istintivamente, allargò un po’ di più le gambe per godere meglio. Fu allora che, tra la luce suffusa che penetrava nei suoi socchiusi occhi, scorse la sagoma del ragazzo. A quel punto, però, la donna si era talmente abbandonata al piacere che non ebbe la forza di dire niente, voleva solo godere. Lasciò così che le mani del ragazzo, senza più ostacoli le percorressero la coscia arrivando a sfiorarle più volte la ormai bagnata vagina. Ormai i capezzoli le si erano completamente inturgiditi, mentre il fiato le era diventato più forte e profondo. Intanto anche Marco si era lasciato andare. Si era accorto ormai che lei lo stava guardando attraverso quei languidi occhi socchiusi. Sapeva quindi che era lui che la stava toccando, ma stranamente non l’aveva strillato. Anzi, tutto lasciava pensare che volesse che lui continuasse. E così, eccitatissimo, fece scivolare lentamente la sua mano dalla coscia fino alla vagina che, però, poteva accarezzare solo attraverso le mutande e le calze. La donna, spostandosi in precedenza leggermente di volta in volta nel tentativo di farsi accarezzare meglio, aveva finito col ritrovarsi ora a pancia all’aria, con le gambe aperte e tutte scoperte in bella mostra al ragazzo, che adesso con due dita le stava accarezzando la vagina. Sentiva le dita del ragazzo risalirle più volta la fessura fino alla sensibilissima clitoride. Ogni tanto le sentiva roteare e premere desiderose di penetrarla, facendole così impregnare tutta le mutande di umori. Trovava il ragazzo davvero eccezionale. Le stava regalando sensazioni uniche. Ben presto si eccitò a tal punto che non riuscì più a contenersi, finendo per liberare un’incontrollabile, soffuso e sibilante “ssìì”. “Ormai è fatta” pensò il ragazzo. “L’ho in pugno”. Marco era eccitatissimo, ma si sentiva ancora arrabbiato con quella donna. Aveva una gran voglia di scoparla e pensava che quello fosse il momento giusto. L’avrebbe spogliata e poi l’avrebbe sbattuta su quel divano con tutta la sua rabbia e nono si sarebbe fermato fin quando soddisfatto non le sarebbe arrivato addosso. Continuò così a toccarle la calda fica, mentre si sistemava sempre più vicino a lei pronto a toglierle le calze e le mutande in un sol colpo. All’improvviso suonò il campanello. La donna scattò in piedi impaurita lasciando il ragazzo sul divano. Sapeva chi era e si sentì scuotere tutta da improvvisi brividi. Al piacere provato pochi istanti prima si affiancò improvvisamente la paura in un binomio di sensazioni che trovava particolarmente eccitante e irresistibile. Si trovò ad un passo dall’orgasmo quando, sentendo suonare nuovamente, con grande autocontrollo, fece un enorme respiro e uscì fuori dalla stanza verso la porta d’ingresso. Il ragazzo, invece, rimase un attimo titubante mezzo disteso sul divano ancora confuso per quello che era successo. Quando poi riprese rapidamente coscienza dell’accaduto, si sentì assalito da nuovo impulso di rabbia. Mollò una serie di cazzotti sul divano maledicendo tremendamente tra sè quell’inopportuno campanello senza il quale era convinto che ora sarebbe stato certamente lì a scopare a tutta andata. “Che iella” pensò e subito dopo avvertì pesanti passi avvicinarsi. Il ragazzo fece appena in tempo a ricomporsi. Nella stanza, infatti, entrò il padrone di casa seguito dalla timida figura della signora. Un brivido gli attraversò la schiena. Per un attimo pensò che la donna avesse raccontato tutto al marito e ora, conoscendo il marito, si sentiva veramente nei guai. Non solo avrebbe perso la stanza, ma gli avrebbe fracassato anche le ossa. Immediatamente diventò bianco come un cadavere. “Buonasera Marco” lo salutò gentilmente il padrone. “Buonasera” rispose il ragazzo un po’ titubante. “Cosa hai fatto? Non ti senti bene? Sembra che hai appena visto un fantasma” disse l’uomo. “Sì” disse il ragazzo sorridendo forzatamente. “Mi sento poco bene. A cena devo aver mangiato qualcosa che mi ha fatto male. Penso proprio che prenderò un digestivo e andrò a letto”. “Fai bene figliolo! Non si scherza con la salute. Guarda mia moglie. Lavora sempre e poi la sera è sempre distrutta… Vuoi prendere qualcosa al ragazzo?” disse poi alla moglie. “Non importa signore…” si affrettò a dire il ragazzo anticipando la risposta della donna. Temeva che lei, infastidita, avrebbe potuto rispondere male al marito e che da lì sarebbe potuta nascere una situazione poco felice per lui. Per ora si era salvato e non voleva sfidare troppo la sorte. “… La signora è stanca e io per andare giù devo passare dalla cucina. Lo prenderò io” continuò il ragazzo. “Allora Buonanotte!” “Buonanotte signore!” “Bravo ragazzo quel Marco, non è vero?” domandò poi alla moglie quando il ragazzo uscì dalla stanza. “Sì caro. Proprio un bravo ragazzo” rispose lei con un pizzico di acidità e sarcasmo. Il marito, però non diede molto peso al tono della donna limitandosi a giustificarlo con la sua stanchezza. In quello stato era stata sempre intrattabile. Certo, se l’avrebbe fatto con lui sarebbe stato diverso, ma trattandosi del ragazzo poteva passarci sopra. “Scusami caro” disse poi la donna al marito con toni più dolci vedendolo preoccupato per le sue precedenti parole. “Se non ti dispiace stasera mi sento molto stanca e vorrei andare subito a letto”. “Va bene amore. Io rimango un po’ qui a guardare cosa fanno in tv e poi ti seguo. Buonanotte!” “Buonanotte!”. Quella sera la donna e il ragazzo non riuscirono a chiudere occhio. Erano consapevoli che qualcosa era scattato, qualcosa che poteva essere molto eccitante, ma anche molto pericoloso.
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