……..si certo sono curioso questo e fuori dubbio, e spesso la mia curiosità mi spinge a fare o a dire cose che sarebbe meglio evitassi di fare o di dire. Certo è pur vero che si vive una volta sola e non per fare della spiccia retorica, credo veramente che ogni lasciata sia irrimediabilmente persa. Sono entrato da poco in una spirale di tentazioni che mi rende irrazionale; lotto con tutte le mie forze per contrastare questo stato inconscio di turbamento utilizzando l’unica arma che ritengo possa risultare efficace l’unico deterrente per la follia: il buon senso. Come potrei io, scendere così in basso!? Io che sono un dirigente di successo, un integerrimo padre di famiglia nonché marito fedele!? Questo è ciò che mi ripeto di tanto in tanto. E così dicendo e pensando riesco a superare temporaneamente i vuoti di coscienza che mi spingono verso il limite. Convivo con la mia duplice identità: una congenita biologicamente radicata in me, l’altra convenzionale e acquisita ma non per questo meno vera e credibile. Vorrei evitare di sentirmi così se potessi e riuscire a controllare tutte le mie emozioni; ogni angolo del mio corpo è severamente schiavo del mio autocontrollo tranne una parte, la quale libera da ogni vincolo è in grado di mettermi K.O. Pensiero maledetto! Perché mi assilli? Potrei far finta che non esisti nella mia mente…. e per un pò forse riuscirei ad ingannarmi. Ma tu ci sei, vivi in me e fuori di me, ti nutri sadicamente delle mie debolezze, non metti il dito nella piaga ma ci affondi con gusto l’intera mano, come se sapessi che la mia sofferenza non ha limiti……… Oggi però mi sento stranamente forte, sicuro di me stesso, forse c’è ancora speranza per una “redenzione”; ne sono poco convinto ma cerco di dare il più possibile credito a questa sensazione. Mia moglie e i bambini sono in vacanza dai nonni, e forse un po’ di solitudine non potrà che farmi bene. Scendo in garage per prendere l’auto e andare in ufficio come tutte le mattine: apro la portiera, mi siedo e mi accingo a mettere in moto…… “Non fare neppure un fiato o sei morto!!!” mi intimano una voce roca e una lama di coltello all’altezza della gola “Fai ciò che ti dico e non ti farò del male!!!” mi rassicura quella voce mentre immobile, incontro nello specchietto retrovisore due occhi di ghiaccio che mi fissano e mi ipnotizzano “Chi sei? Che vuoi da me?” dico terrorizzato, contravvenendo alla sua richiesta di stare in silenzio. Per tutta risposta, la lama del grosso coltello risale verso il mento poi, con la punta, mi attraversa le labbra e torna lentamente a scendere sul collo. Capisco di essere nelle mani di un folle e cerco con la mente di trovare un modo per divincolarmi e fuggire. L’uomo taglia via i bottoni della mia camicia e inizia a solcarmi il petto nudo col suo coltello; il gelido arnese metallico, si appanna a contatto con la mia pelle surriscaldata dalla tensione graffiandomi la pelle. Ho paura, tremo e goccioline di sudore mi rotolano giù dalla fronte “Non farmi del male!! Ti prego!!!!” supplico il mio aggressore avvolto in un mutismo che mi fa rabbrividire “Scendi dalla macchina e non fare mosse azzardate!!!! Muoviti!!!!!” mi grida improvvisamente, rompendo il silenzio. Io faccio come mi chiede e mi guardo bene dal tentare una fuga o dal ribellarmi, quando me lo trovo davanti e mi accorgo che è abnorme, un gigante….. impossibile sfuggirgli o avere la meglio su di lui, nemmeno con un atto di forza. Ha la testa coperta da un passamontagna e due grandi occhi cerulei, sono l’unica cosa che mi è data di conoscere del suo viso; in compenso, una maglietta striminzita e attillata non nasconde il suo torace robusto e le sue spalle da titano. “Avanti imbecille smettila di fissarmi e va ad aprire la porta!” mi ordina perentorio, con voce grossa e virile al pari del suo aspetto corpulento. Imbecille è la parola giusta per definirmi: sono qui, con un ladro che sta per derubarmi in casa e per usarmi chissà quale violenza, eppure la mia mente viaggia su binari alternativi a quelli della ragione, come se la paura non sia abbastanza forte da superare il mio stato inconscio di eccitazione. Saliamo in casa: lui si guarda in giro continuando a spintonarmi per tutto il tempo alla ricerca probabilmente della mia cassaforte “Dov’è?” “Dov’è cosa?” rispondo io “Secondo te idiota? Cosa credi voglia vedere….. la tua collezione di farfalle??” mi risponde spavaldo, dondolandosi sulle gambe con aria sicura “Non ho una cassaforte se è questo che intendi!” gli dico intimidito “Allora dimmi dove posso trovare ciò che voglio!” “Credimi non ho niente ….ho solo…!” “Cosa? Voglia di farmi incazzare volevi dire? Bè ci stai riuscendo alla grande!!!” continua ad urlarmi in faccia, mentre inizia a schiaffeggiarmi il viso. Le sue mani forti sulle mie guance, mi mandano fuori di testa e anche le sue minacce mi eccitano inaspettatamente. “Ok d’accordo ti do tutto ciò che posso darti… lì nel cassetto della credenza ci sono dei soldi! Prendili!” esordisco, dopo una lunga pausa fatta di sguardi. Lui mi strattona e mi scaraventa contro lo scrittoio per poi dirigersi verso il luogo da me indicato. In un attimo, mi salta alla mente la vecchia pistola di mio padre, un ferro arrugginito e per di più scarica ma forse ancora in grado di spaventare qualcuno. Con coraggio inaspettato, la prendo nel cassetto dello scrittoio in cui era riposta e la stringo forte con entrambe le mani “Ehi Tu!!!” dico con voce sensata, puntandola contro l’uomo intento a frugare tra le mie cose “E con quella cosa credi di fare stronzetto??” mi risponde, voltandosi lentamente “Che so! Forse costringerti a vedere la mia collezione di farfalle oppure…farti un buco in fronte! Tu cosa preferisci?”ribatto ironizzando nervosamente, per nulla convinto di riuscire a spaventarlo. Lui alza le mani e avanza lentamente a piccoli passi verso di me; il suo movimento è poco credibile, gli ordino di buttare via il coltello che ha in mano e di non avvicinarsi oltre “Togliti via dalla testa quel coso!”continuo con voce dura, indicando il suo passamontagna “Mamma mia come siamo cattivi!!!!”mi risponde togliendoselo e tornando a dondolare spavaldamente sulle ginocchia. I tratti del suo viso sono marcati e virili: mascella pronunciata, sopracciglia foltissime e nere e quegli occhi ora incorniciati dal viso, diventano più intensi e penetranti. Lo osservo con attenzione e ininterrottamente e lui fa lo stesso, forse per leggere sul mio viso le mie intenzioni e per capire come riuscire ad avere di nuovo la meglio su di me. Sono nervoso, teso, confuso: ho paura di lui ma anche dei pensieri che mi affollano la mente; mi sto eccitando, questa è la verità e la sua faccia da gran porco e la sua stazza, da presunto abile stallone da monta, non fanno che amplificare questo mio stato, che ingigantire in maniera insopportabile le mie frustrazioni. I miei occhi, del tutto autonomamente, scendono a fissarlo tra le gambe; lui se ne accorge e accenna un sorrisino compiaciuto, come se avesse finalmente scoperto il mio punto debole e la maniera per neutralizzarmi “Togliti la maglietta!!”gli ordino col cuore in gola, mentre la parte razionale di me sprofonda insieme al mio buon senso “Cos’è ti è venuta voglia di fare il bucato!!”mi risponde sghignazzando “Avanti non farmetelo ripetere!!!”ribadisco e le tempie cominciano a pulsarmi quando lui si accinge, un pò contrariato, ad assecondare la mia richiesta. Un torace possente e ricoperto da nera pelliccia mi si presenta davanti come un’immagine da sempre sognata “Ora slacciati i jeans!” “Che vuoi farmi fare…… uno spogliarello?”mi chiede con un velo di preoccupazione, mentre io troppo preso a mangiarmelo con gli occhi non proferisco parola “Dimmi un pò finocchio! Ti piace solo guardare oppure….” “Sta zitto!!”esclamo, mentre lo vedo abbassarsi i calzoni fino alle caviglie “Ehi!! Come siamo irascibili! Cos’è ti sono venute le mestruazioni puttanella?!?!” mi dice con un tono di voce divertito “Avanti togliti i calzoni e siediti sul tavolo!” gli comando, indicandoglielo con una mano e continuando ad impugnare l’arma con l’altra; lui tira via le scarpe con un colpo di punta sui talloni e sfila via le braghe, poi a piccoli passi si avvicina al tavolo e con un balzo si siede sopra “Stai giù!” gli dico, avvicinandomi e appoggiando la mano sul suo petto per farlo stendere sulla schiena. La sua pelle e caldissima e i suoi peli sono ispidi e pungenti; la mia mano scivola sui suoi pettorali e le dita stringono e palpano la sua carne a dir poco appetitosa. “Allarga le gambe!!!” gli intimo, facendo scivolare la canna della pistola tra i peli dell’inguine e seguendo il margine elastico degli slip. Come un sipario che si apre su una scena, le sue gambe si divaricarono e la sagoma della sua grossa minchia si lascia scorgere ancora adagiata sulla gonfia sacca dei testicoli. Per un attimo, ho la sensazione che ciò che sto facendo è una follia ma mi è sufficiente far scivolare la mano sul suo addome contratto e vedere il suo uccello lievitare, per ricadere in un istante vittima di me stesso e delle mie frustrazioni. “Ehi frocetto hai voglia di riempirti la bocca non è vero?” dice lo sconosciuto, sollevando la testa e le spalle dal tavolo e ricominciando a prendermi in giro “Sta zitto!!!” gli rispondo, mentre gli stringo con forza un capezzolo tra il pollice e l’indice “Ahiiiii!!!! Cazzo!!!!” grida per una fitta di dolore e la nerchia gli si rizza e gli si allunga a tal punto da far capolino dall’elastico. Non so più come riuscire a controllarmi oltre: punto la canna dell’arma sulle sue grosse palle e mi chino in avanti con l’intenzione di succhiargli il cazzo. L’odore acre, mi riempie le narici quando sono a pochi centimetri dall’imboccarlo e faccio roteare la lingua intorno a quella cappella che sguscia fuori dalle mutande “Che gran puttana che sei!!!!” mi sussurra l’uomo, passandosi una mano sul petto villoso e guardandomi con gli occhi arrossati mentre continuo ad inzupparla di saliva “Che direbbe tua moglie, lurida checca, se rientrasse ora all’improvviso e ti vedesse?” continua, inarcando la schiena come per un improvviso spasmo di piacere “E la tua Stronzo? Che dirà quando tornerai a casa e si accorgerà che qualcuno ti ha quasi staccato a morsi la cappella?” gli rispondo affondando con circospezione i miei denti nella tenera carne. “Ooooh addirittura saresti capace ad arrivare a tanto? Sei solo un chiacchierone che ha il coltello dalla parte del manico!” esclama spavaldo. “Ti sembrano chiacchiere queste!!!” esclamo afferrando tra i denti il suo cazzo con maggior decisione. Lo guardo negli occhi, convinto di vedere sul suo viso almeno un pò di paura, ma in loro leggo solo un’inconfessabile e perversa eccitazione; non resisto più allora e le labbra scivolano lungo il fusto venoso, fino a che non sento la cappella chiudermi la gola in profondità. Con il cazzo in bocca, il cuore nel petto comincia a saltellarmi e una potente vampata di calore, che mi parte da dentro, mi invade tutto il corpo. Inizio a pompare in maniera ossessiva: il cigolio del tavolo e i suoi rantoli, vanamente celati, si uniscono inaspettatamente in un unico accorato lamento di piacere. Per un istante, ogni cosa sparisce intorno a me e cado come in uno stato di torpore e quella minchia dura che mi scandaglia la gola, è la sola cosa che voglio e che riesco a percepire nitidamente. Non ho più corpo, non ho più anima, sono solo una bocca, vogliosa di cazzo, che si sfama insaziabile di desiderio. Di colpo, dopo un tempo indecifrabile, due dita spinte con forza nel mio culo mi fanno tornare ad uno stato cosciente; alzo il viso e mi giro a guardarlo “Continua a succhiare cagna!!!”mi dice lo sconosciuto, impugnando l’arma che deve avermi sottratto in quell’attimo mio di incoscienza “Avanti…. ancora!!!” continua, facendomi roteare sulle labbra lucide di saliva, la canna metallica della pistola. Io non mi faccio pregare oltre e obbedisco, tornando a spalancare la bocca sul suo turgido randello che ancora stringo forte tra le mani. Riprendo a pompare senza sosta per una buona manciata di minuti, sento che sta per venire e che basterebbero un paio di succhiate ancora per farlo eiaculare; allora mi fermo, resto immobile per alcuni secondi frenandogli l’orgasmo e leccando sulla punta del suo cazzo, gocce grumose e bianchissime di sperma che assaporo come un nettare dolcissimo. “Cazzo tu vuoi farmi morire!?!?” mi sussurra l’uomo, afferrandomi la testa per i capelli per tenermela ferma “Apri la bocca!!!!” mi ordina con tono da padrone “Di più….. avanti!!!!” continua, colpendomi le guance e la bocca col suo caldo bastone. Pochi colpi di mano e tutta la sua broda caldissima e schiumosa, mi riempie la bocca per poi colarmi come lava incandescente lungo le pendici del collo. Ginocchioni sul pavimento lo vedo rivestirsi veloce, mentre in bocca il sapore del suo cazzo, mi fa nascere nuova la voglia di averlo ancora, fantasticando sull’idea di farmi sodomizzare “Quanto prima e quando meno te lo aspetti avrai anche questo!!!” mi dice sorprendendomi, come se mi avesse letto nel pensiero e chiudendo l’uscio sparisce dalla mia vita con la stessa velocità con cui mi era apparso.
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