Un tuono mi svegliò di soprassalto, mi guardai attorno ancora assonnato. Il buio mi circondava ovunque, lo scroscio dell’acqua sulla tenda e il sasso sotto la mia schiena (probabilmente l’unico in tutta la zona, poiché gli altri dormivano alla grossa), mi creavano parecchio disagio. Ad un tratto mi ritornò in mente la cruda realtà: mi trovavo nell’accampamento, durante il mio servizio di leva. Cominciai a rammentare la mia casa, il mio bel lettone comodo, tutti gli agi e i vizi della vita in civile, eppure l’unica cosa che mi rallegrava era la soddisfazione di non dover fare la guardia quella notte. Una magra consolazione, visto che l’avrei dovuta fare il giorno dopo, e che sarebbe stata alternata per tre settimane, durata della dislocazione. Mi girai sul fianco sinistro per riaddormentarmi, ma il sasso m’impedì il tentativo. Mi girai dall’altra parte, imprecando mentalmente il caporale che stava alla mia sinistra, e che dormiva come un sasso, e mi ritrovai rivolto verso il mio tenente. Ben presto rammentai che avevo dovuto bivaccare con loro perché i nostri turni di lavoro (18 ore al giorno…) coincidevano. Rivoltai gli occhi al cielo, chiedendomi cosa mai avevo fatto di male per dormire con quei due fanatici, proprio io, l’antimilitarista per eccellenza! Devo ammettere che in quella posizione si stava abbastanza comodi, per quanto possa esserlo dormendo in un sacco a pelo, su un terreno ghiaioso. Provai ancora una volta a dormire, ma il fragore della pioggia era diventato assordante, e soprattutto snervante. Aprii per l’ennesima volta gli occhi. Il tenente era sveglio. Anche lui era rinchiuso nel sacco a pelo, perché faceva molto freddo. Dovetti ammettere che era un bel ragazzo: alto, sportivo, statuario, simpatico e gentile. Si voltò verso di me e mi chiese come mai non dormivo. Gli risposi che la pioggia mi disturbava, e lui annuì. Mi fissò con i suoi occhi sognanti, azzurri come il mare incontaminato, e questo fece scattare qualche cosa in me. Premetto che non avevo mai avuto alcun pensiero omosessuale, eppure in quel momento si rivelò la mia sessualità. Gli augurai la buona notte ma lui si avvicinò al mio orecchio e cominciò a leccarmelo. Ero molto imbarazzato, esperienze gay non ne avevo mai avuto, e quindi mi scostai. Eppure lui aprì il sacco a pelo e mi baciò appassionatamente, come mai nessuna ragazza aveva fatto. Le sue labbra morbide e vellutate si appoggiavano alle mie, e le nostre lingue, come un turbine, si abbracciavano appassionatamente. Mi sussurrò nell’orecchio che mi amava dal primo giorno che mi aveva visto. Quel ragazzo biondo, atletico e muscoloso, che si lamentava costantemente del servizio militare l’avevano colpito e che da allora mi aveva sempre voluto con lui, ed ecco perché facevo i turni con lui. Mi disse che aveva tenuto nascosto la sua vera vocazione perché aveva paura che io mi sarei allontanato, che non lo avessi più guardato e stimato. Ascoltai tutto in silenzio, riflettendo sul da farsi, quando lui mi disse: “Sono ormai quattro mesi che mi masturbo pensando a tè, ora non ce la faccio più da solo…”. Mi fissava sempre con quegli occhi che mi avevano fatto innamorare, poi lui aprì la cerniera del sacco a pelo, scoprendo il suo corpo completamente nudo. Dal canto mio, a quello spettacolo che si parava ai miei occhi, mi affrettai ad aprire il mio sacco a pelo.Ci abbandonammo ad un bacio profondo, fondendoci in un tutt’uno, raggiungendo uno stato d’estasi inebriante. Lui mi confessò, anche se timidamente, di non avere mai avuto esperienze sessuali. Mi sembrò strano che, un bel ragazzo come lui, con i suoi occhi ipnotici, il suo viso da narciso e la sua barba al mento; i suoi capelli corti e neri ed il suo corpo scultoreo, non avesse mai scopato, dato che avrebbe avuto tutte le ragazze, o meglio i ragazzi, che avesse voluto. Dato che io avevo un po’ d’esperienza, presi l’iniziativa. Gli leccai le labbra carnose, poi passai a succhiargli i lobi delle orecchie, scesi a baciargli il collo. Il suo petto era liscio, fremeva dalla voglia, ed io gli succhiai con foga i capezzoli, mordendoli fino a pochi istanti prima che dolessero. Era già al settimo cielo! Quindi discesi fino ai pettorali, li leccai in tutta la loro grandezza, palpando con una mano i suoi pettorali muscolosi. I suoi addominali erano come un campo, ed io ero il fattore che li seminava con tanta pazienza dei miei baci. Scesi sempre di più e lui era scosso da fremiti sempre più frequenti. Per quanto desiderasse, passai a bacargli le gambe, fino agli alluci, per averlo tutto mio. Intanto il suo cazzo si ingrandiva. Dapprima si alzò poco, come per spiare, poi con un impeto si mostrò in tutto il suo splendore. Era la settima meraviglia del mondo: grande, ma soprattutto lungo, lunghissimo; tanto che avrebbe spaccato qualsiasi buco avrebbe incontrato. Mi fermai a guardare questo strumento del piacere. Le palle erano grandi modellavano perfettamente quello scroto troppo piccolo perché le contenga, ed il prepuzio era troppo corto per contenere quella mostruosità. La cappella violacea pulsava velocemente di desiderio, e fuoriusciva già una gran quantità di liquido gustoso. Lui mi guardò voglioso e io gli feci i complimenti per tanta grazia.Mi sorrise e disse: “È tutto per tè, leccalo, ti prego”. Tutta quella gentilezza, una delle sue doti migliori, non era necessaria, anche perché io mi ero già avventato a quel palo della cuccagna. Lo presi in mano, e cominciai a menarglielo piano, ma violentemente per il desiderio. Osservavo affascinato, quasi ipnotizzato, il nascondersi e svelarsi del glande, quasi fosse un bambino giocoso. Lo guardai mentre godeva, si mordeva le labbra e strizzava gli occhi. Il suo respiro si faceva sempre più affannoso e veloce, sentivo il suo cuore battere come non mai. Gli feci allargare le gambe e cominciai a leccarlo, partendo dall’ano, finendo per succhiargli i coglioni. Poi salii per l’asta e con la mia lingua gli leccai tutta la cappella, già ricoperta da molto liquido dolciastro. Lui mi guardava estasiato, mentre continuavo a leccare e a giocare con il suo glande, esplorando anche la sua gigantesca uretra. Mi accarezzò dolcemente il viso, mi fece succhiargli il dito, che poi si portò alla sua bocca, ciucciandolo avidamente. Poi smisi di giocare e cominciai a spompinarglielo come si deve, dapprima piano, poi sempre più velocemente.La sua schiena si inarcava di piacere e tutti i suoi muscoli si contraevano in modo aritmico, caotico. Continuava a carezzarmi e io cercavo di ingoiare tutto il suo uccello, senza però riuscirci per la sua eccessiva lunghezza. Era dolce, non mi forzava, poi divaricò le gambe, come ad invitarmi, e cominciò a toccarsi il culo. Allora, per accontentarlo, gli massaggiai il buco. Era così innocente, roseo e vergine. E lui, così ingenuo e completamente abbandonato a me per la sua prima esperienza, mi faceva tenerezza e mi invaghivo sempre di più di lui ad ogni pompata. Ci era impossibile avere un rapporto anale completo, perché eravamo circondati dagli alti graduati, e sarebbe stato pericoloso, così mi limitai a penetrarlo con un dito. Lo lubrificai e con un movimento lento, gentile lo infilai in quello stretto buco. Raggiunsi ben presto un buon ritmo sincronizzato tra la bocca e il dito, Mantenni un ritmo tranquillo, quasi per continuare all’infinito quell’idillio, poi mi disse: “Voglio un altro dito”. Mi affrettai ad aggiungere il secondo dito e poco dopo, assecondando i suoi desideri aggiunsi il terzo ed infine il quarto. Continuai a sfottergli il culo e a pompinarlo per una decina di minuti, mentre vedevo continuare a crescere il suo piacere.Ad un tratto cominciò ad ansimare più forte, i suoi fremiti divennero più caotici e frequenti, il suo viso si era tramutato in una smorfia di piacere smisurato, e si mordeva il labbro, fino quasi a farlo sanguinare. Allora cominciai a massaggiare con il pollice, rimasto disoccupato, i suoi coglioni, e la sega divenne sempre più violenta. In uno spasmo il suo culo si contrasse, più volte e sempre più forte, i coglioni vibravano nell’ultima produzione di sperma ed il suo uccello si fece duro come l’acciaio. La cappella si gonfiò enormemente e cominciò a pulsare. I gemiti si sostituirono ben presto ai fremiti, poi il terremoto. Affondai completamente la bocca, mentre lui gioiva: “Oh si, Simone vengo …ti amo … madonna … mhh …… mhhhh ………..ah …….ahhh ………. puttana Eva ……….. sborro ……… togliti. Lo guardai negli occhi e Gi feci capire che volevo tutta la sua sborra, fino all’ultima goccia. Oh, quanto godo ………..… sì ……. ecco …….. arriva ……………… sì ………… sììììì ………. AHH … AHHHHH …………..AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH.”Una valanga di liquido mi invase la bocca. Fuoriusciva dalla cappella con una violenza inaudita, saranno stati una decina di schizzi, tutti ben alimentati. Era dolce, caldo e cremoso, gustosissimo. Non credevo che fosse così buono! Lo ingoiai avidamente, ma non tutto, perché decisi di condividere quella delizia con il mio amore. Risalii e lo baciai. Lui mi ripulì dapprima le guance sporche, poi ingoiò tutta la sborra che gli avevo conservato. Prima di terminare, scesi a dare l’ultima buonanotte al suo cazzo, e a ripulirlo per bene, perché prima ero impossibilitato a farlo, visto quanto aveva schizzato. Ci baciammo ancora appassionatamente, mi leccò la mano con cui gli avevo sfottuto il culo poi disse: “ Ora è il mio turno!”.Cominciò ad infilare le mani nei miei boxer, palpandomi il mio pacco con molta foga. Si leccava la mano e carezzava dolcemente i miei pettorali, i miei addominali, mentre i suoi occhi brillavano d’eccitazione. Malauguratamente a quel punto arrivò la guardia per darci la sveglia. Di scatto ci separammo entrambi, consapevoli di aver interrotto quell’idillio. Il caporale si destò, o almeno fece finta, perché avevamo entrambi notato che si segava con foga durante la nostra estasi. Non disse niente, aprì la lampo, si pulì lo sperma che aveva sul petto, e tranquillamente si vestì, poi andando ci fece l’occhiolino. David ed Io ci guardammo, scoppiammo in una risata collettiva, ci rivestimmo e andammo a fare il nostro turno di lavoro alle tre del mattino. Quel bivacco sulla riva destra del Po, non lo dimenticai mai, e vada detto tutto fino in fondo, non feci mai più la guardia.Una luce intensa mi infastidisce, penetra tra le mie palpebre e prepotentemente mi stimola i miei occhi azzurri. Il traffico di Milano è già chiassoso malgrado è l’alba. Mi accorgo di essere in una camera, tutta bianca, sobria ma arredata con un certo buon gusto, una simbiosi di moderno e antico. Il letto a baldacchino, è ricoperto di seta bianca, pura come una perla appena ripescata. Ma allora era tutto un sogno? David non esisteva, era tutto frutto del mio subconscio? Mi siedo sul letto, è estate e l’afa è già opprimente. Indosso solo dei boxer neri, resto lì solo, pensieroso, cercando di darmi delle risposte. Dove sono, cosa ci faccio qui? Le risposte non tardarono a giungere, vedo un ragazzo entrare dalla porta, indossa solo un grembiule da cucina. Ma si, è David. Ogni volta che lo vedo è sempre più bello. Ora ricordo tutto, il servizio di leva era terminato dopo tutti quei mesi passati ad amarci in segreto. Il ricordo di quella notte in riva al Po mi ritorna prepotentemente in mente. “Buon giorno dormiglione – mi dice – ti ho preparato una bella colazione”. La sua gentilezza, che mi aveva fatto innamorare perdutamente di lui è la sua dote migliore, ma non un pregio oppressivo, come dire, effeminato. Tutt’altro, è molto maschio, ma rispettoso delle altre persone e dei loro sentimenti. Si distende a letto con me, mi accarezza il viso, mi bacia appassionatamente, e mi dice: “Spero che la colazione sia di tuo gradimento, l’ho preparata con tanto amore”. Caffè, marmellata, brioche e una rosa. Sorseggio un poco di caffè, gli dico: “Sai cosa ho sognato questa notte? Ti ricordi di quando eravamo in riva al Po?”. Vedo i suoi occhi scintillare do gioia, la sua bocca si apre mi dice: “Mi ricordo, e se non sbaglio abbiamo ancora qualche cosa in sospeso…”. “Ma abbiamo già pareggiato i conti” gli dico, “Ma a me piace fare finta di no”, mi risponde sfilandosi il grembiule, mostrandosi come mamma l’ha fatto (grazie mamma). Mi scosta il vassoio e comincia a carezzarmi il petto, la sua mano mi eccita, percorre tutto il mio corpo, la sua mano scende, mi eccita; comincia a palparmi i boxer, particolarmente il mio pacco. Comincia a baciarmi ovunque, dapprima il lobo dell’orecchio, poi passa al collo, scende piano piano, mi succhia i capezzoli, come se fosse un lattante, poi vedo che il suo cazzo è già in piena erezione. Mi bacia sui boxer, me lo succhia attraverso le mutande, poi stufo, mi sfila la biancheria, e mi ripulisce con la lingua le palle. Il mio pene comincia ora a mostrarsi orgoglioso. Si ferma a guardare la mia fiera bestia rizzarsi. Sorride, mi bacia il pube, ormai è un vero esperto, dopo tutte le volte che abbiamo fatto l’amore. Si, perché non è solo sesso quello che facciamo. È un idillio d’amore, di piacere. I nostri corpi si fondono in un tutt’uno creando un’essenza perfetta d’amore e pace interiore. La sua lingua mi percorre i coglioni, me li succhia avidamente, io godo in una maniera pazzesca. Rompe quell’idillio per leccarmi la cappella. La sua lingua dovrebbe, a mio parere, essere riconosciuta dall’Unesco quale patrimonio per l’umanità. Niente è lasciato al caso, mi lecca, mi bacia il mio uccello e ora comincia a pompinarmelo per bene. La sua bocca percorre tutto il mio uccello: su, giù, e ancora su, giù, in un ritmo estasiante, la sua lingua avvolge in calde spire il mio membro facendomi godere come non mai. Ora lecca la cappella, ora infila la lingua nell’uretra, il piacere comincia a diffondersi nel mio corpo. Il ritmo si fa sempre più sostenuto, lui si tocca. Lo vedo masturbarsi lentamente. Poi più veloce, vuole sincronizzarsi alla sua bocca vogliosa. Sono sull’orlo dell’orgasmo, comincio a sentire pulsare i coglioni, ma a quel punto tutto si arresta. Lui risale e cominciamo a baciarci. Il mio cazzo è violaceo, gonfio e voglioso. Poi David si alza e si inginocchia sopra di me, rivolto verso il mio petto. Mi afferra in pene, lo rizza e comincia a sedercisi sopra. David, lo ammette anche lui, è un gran voglioso, gli piace sentirselo dentro, ma non disdegna anche di scopare il mio culo. Il suo buco piano piano cede, non lo ha neanche lubrificato, ma a lui piace così. Il mio cazzo penetra sempre di più nel suo infinito intimo, lui geme, dapprima piano, poi sempre più forte. Giunto in fondo preme verso il basso, per sentirselo tutto dentro, poi si alza, si abbassa. Il ritmo diventa sempre più veloce, lui si masturba, io lo tocco sui glutei, poi passo al petto. Rimaniamo in quell’estasi per qualche minuto, poi decido di cambiare le parti. Lui è irritato, lo vuole con insistenza. Lo compiaccio, ma cambiamo posizione. David si sdraia in schiena e io amo da sopra. Adoro vederlo eccitato, godere, come a lui piace vedermi il viso contorto in smorfie di piacere. Ci baciamo molto, poi prendo in mano il suo pene e lo masturbo, veloce e violentemente, proprio come la prima volta, e come lo fa impazzire. Il suo viso si contorce, dalla sua bocca cominciano ad uscire urla e gemiti. La sua schiena si inarca, rivolge la testa verso l’indietro e i suoi muscoli cominciano a contrarsi caoticamente. Il suo buchino si restringe improvvisamente. Mi dice: “Fermati, altrimenti vengo subito, …….. oh ……..ahh ……. rallenta ….. mhhhhhhhhh … si ……..”. Lo fisso negli occhi, non ho la più minima intenzione di fermarmi. Lui lo capisce, si alza mentre lo fotto e mi bacia appassionatamente, poi si lascia cadere sul letto.È in pieno orgasmo, il suo cazzo si gonfia ed esplode. “Oh … si …… siii ……… ohhhh ……. ah …… ah …………ahhhhhhh ……….. ahhhhhhhhhhhhhhh ………… cazzo vengo ………………continua così ………….. daiiii ………… AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!”Imponenti getti escono dal suo cazzo. Sono violenti, caldi, gli ricadono sul petto, sul viso, sui capelli, sul letto. È dolce, viscoso, come la prima volta che lo assaggiai. Lui ansima distrutto, si alza e si sdraia. Comincio a ripulirlo, lecco e ingoio tutta la sua calda sborra, conservandone un poco per lui, come faccio sempre. Un poco di sperma me lo spiana sul mio petto, è un suo rituale, così che io lo ricordi sempre. Ora tocca a me, comincia a pompinarmi il mio pisello con una foga, ci dà dentro dolcemente, adattando la velocità al mio godere. Sborro dopo pochi istanti. La sua bocca è chiusa ermeticamente contro la mia cappella, godo come una cagna in calore, oddio come godo. I miei gemiti sono più intensi dei suoi, più prolungati. “Vengo …….. si …….siii …………dai ……….dai ……. Mhhh …..ohh ……..si …….sii …….. si, ti amoooo……………… AHHHHHHHHHHHHHHHHH ……. OHHHHHHHHHHHHHHH …… SIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!!”Lo ammetto, non sono al suo livello, ma lui ciuccia tutto avidamente. Come al solito si spalma la mia sborra sul suo petto, e un poco se la infila nel suo buchino. Vedo che comincia a sfottersi il culo con il dito medio, lubrificato dalla mia sborra, poi mi porge il dito, glielo ciuccio tutto. A sua detta il mio seme è molto più buono del suo, anche se non così abbondante. Come prima ne conserva un poco per me, si struscia sul mio corpo e mi bacia. Il mio umore si mischia con le nostre lingue, mi abbraccia e continua a baciarmi.Rimaniamo ancora distesi sul letto per alcuni minuti, in estasi. I nostri corpi sono abbracciati, fusi in un tutt’uno, ci accarezziamo reciprocamente, dolcemente. Suona la sveglia. Stanchi ci alziamo e senza farci la doccia (per non lavare via quel piacere che ci siamo spalmati addosso reciprocamente), indossiamo le nostre divise. David in divisa mi fa sempre eccitare, con quella maglietta aderente; vorrei fare l’amore ininterrottamente con lui. Eh si, ora mi piace il militare, tanto che ho deciso di fare carriera. Saliamo sulla sua auto, lasciamo la sua casetta circondata da un vasto parco, passiamo da casa mia e andiamo in caserma, ad istruire i cadetti, con la promessa di scambiarci le parti quella sera stessa. La giornata è lunga, e ben presto ci accorgemmo che non dovevamo attendere fino a sera, ma questa è un’altra storia…
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