Il ragazzo al quale ero stata imprestata era seduto in poltrona davanti a me e mi osservava in silenzio. Era di circa due o tre anni più giovane di me.Io ero in piedi e tenevo le gambe allargate e le braccia incrociate dietro la schiena come mi era stato appena ordinato. Con il frustino, che io stessa avevo portato affinché lo usasse su di me come mi aveva ordinato il mio padrone, mi colpì l’interno delle cosce: “Apri di più le gambe, Figa” Figa! Questo è il nome che mi è stato imposto da quando sono stata ridotta alla schiavitù più totale.Come ho già raccontato nella precedente lettera è così che vengo chiamata da tutti quelli che mi adoperano.”Alza la gonna Figa! Fammela vedere!”Sollevai la corta gonnellina e rimasi esposta, tenendo l’orlo della gonna alzato con le mani di modo che tutto il mio pube rasato fosse ben visibile.Intanto sentivo la macchina fotografica automatica che scattava delle fotografie, proprio quelle che allego, di tutto quanto accadeva.”Non sei niente di speciale, Figa! Hai le tette cadenti e mollicce e la figa slabbrata…”Sapevo che diceva quelle cose solo per umiliarmi. Sono consapevole della mia avvenenza e dell’effetto che faccio sugli uomini.Si alzò dalla poltrona e mi venne vicino; mi soppesò e schiaffeggiò i seni. Poi, con la mano aperta afferrò tutto il mio monte di venere spremendolo a lungo come se fosse un frutto maturo. Quando tolse la mano il palmo era bagnato dai miei umori vaginali.Si portò la mano al viso per annusare il mio succo: “E brava Figa, sei proprio una troia! Guarda come mi hai conciato la mano, non ti vergogni? E senti che puzza di piscio. Non sei neanche capace di lavarti.” Mise la mano con il palmo rivolto verso l’alto all’altezza del mio inguine: “Lecca e pulisci bene!”M’inchinai a leccare la mano e così facendo i miei seni, che non avevo la possibilità di proteggere in nessun modo in quanto tenevo la braccia dietro la schiena, si trovarono a penzolare.Il ragazzo non si lasciò sfuggire l’occasione e prese a palpeggiarli senza nessuna delicatezza.Quella operazione la fece durare a lungo, dopo mi fece inginocchiare con le mani incrociate dietro alla nuca e mi applicò delle mollette, con una catenella, sui capezzoli. “Ascolta Figa, Tu sai perché sei qui?””Per soddisfare i tuoi capricci, credo” Risposi.Un ceffone in pieno viso mi fece girare la testa di lato.”Dammi del Lei Troia! Le puttane come te devono rispettare gli uomini.””Chiedo scusa” mi affrettai a dire.”Così va già meglio! Allora non ti ha detto niente il tuo padrone?”Non capivo quello che stava accadendo: “No signore” risposi sentendomi imbarazzata dal dover dare del Lei ad un ragazzo più giovane di me.” Beh Figa: devo provarti perché il tuo padrone è disposto a cederti a me. Quindi fai in maniera di risultarmi soddisfacente in tutto…”Il ragazzo continuava a parlare ma non riuscivo più a sentirlo. Il mio padrone, che amavo più di me stessa, mi stava cedendo ad uno sconosciuto.Gli occhi mi si riempirono di lacrime ma cercavo di non piangere davanti al ragazzo.”Non hai cominciato bene Figa! Hai la gnocca che puzza di piscio e non ti trovo particolarmente figa, a dispetto del nome che ti hanno messo. Spero che quella figa schifosa che hai sia almeno comoda per le mie esigenze, anche se devi sapere che sarai quasi sempre inculata perché mi fa schifo che mi sbavi l’uccello con la tua brodaglia! Adesso mettiti a quattro zampe e fai vedere bene i buchi che hai!”Obbedii, grata che mi fosse concesso di nascondere il viso per qualche minuto.Il ragazzo ispezionò il sesso e l’ano con le dita, sempre commentando in modo alquanto volgare.”Rimettiti in ginocchio come prima. Da adesso dovrai rispettare ed onorare il tuo amante. Bacia qui!”Dicendo queste parole mi porse il frustino vicino alle labbra.”La frusta sarà il tuo padrone. Dovrai porgerla tu a che ti vorrà frustare e sempre, prima e dopo averla subita, dovrai inginocchiarti, ringraziare chi ti ha frustato e baciare la frusta. Hai capito Figa?!””Si signore”Il ragazzo rimase a lungo ad osservarmi mentre baciavo la frusta che mi porgeva e con la punta della lingua cercavo di leccarla. Sembrava si divertisse ad allontanarla dalle mie labbra appena cercavo di leccarla costringendomi ad allungarmi in avanti per raggiungere la frusta con la linguaQuando fu soddisfatto dalla mia ubbidienza e dallo spettacolo mi ordinò”A quattro zampe Figa!”Mi fece sistemare su di una scaletta di legno chiaro e cominciò a colpirmi sulle natiche.Colpiva molto forte, probabilmente per saggiare il mio livello di sopportazione, e dopo circa una decina di colpi avevo il sedere che bruciava.Cercai allora di proteggere le natiche con una mano ma lui, afferratomi per il polso, tirò verso l’alto il mio braccio facendomi urlare per il dolore e costringendomi a chinarmi ancora di più. Continuò a lungo e smise solo quando si ritenne soddisfatto del risultatati.”Niente male Figa, anche se dovrai abituarti a ricevere la frusta con maggiore umiltà.”Poi passò la sua mano sul mio sesso: “Ti lamenti tanto ma ti bagni anche solo a ricevere delle frustate.”Mi applicò delle polsiere di cuoio nero e venni incatenata ad una sbarra in metallo posta all’altezza del mio viso, pensai che probabilmente si trattava di un appendiabiti.”Adesso ricominciamo e vediamo se sarai più buona. Sei d’accordo Figa?””Si signore” fui costretta a rispondere.Riprese a colpirmi ma questa volta i colpi erano indirizzati più sulle cosce che non sui glutei.Mi agitai e per il dolore mi mancarono le gambe; mi ritrovai quasi seduta.Il ragazzo si arrabbiò e strattonandomi per i capelli m’intimò:”Devi imparare a subire la frusta in silenzio e senza muoverti. Non me ne frega niente se ti fa male. Ti voglio immobile. Hai capito brutta Figa del cazzo?!”Singhiozzando tra le lacrime riuscii a rispondere:”Si signore. Chiedo scusa ma mi fa molto male…””Bene” Rispose: “Mi piace farti male e vederti soffrire per il divertimento degli uomini. In fondo Tu servi a questo, Figa, non sei d’accordo? Rispondi avanti!””Si signore; servo solo a soffrire per il divertimento dei miei padroni…”Rimase ad osservarmi sorridendo, evidentemente soddisfatto da ciò che aveva appena udito. “Adesso riprendiamo la lezione di frusta. Stai ferma immobile ed in silenzio mentre ti picchio il culo. Guai a te se ti muovi.” Riprese a colpirmi e cercai di restare immobile ed di non lasciarmi sfuggire neanche il più piccolo lamento.Dopo molti minuti durante i quali riuscii a fatica a seguire gli ordini smise di colpirmi. Rimase ad osservarmi le natiche arrossate, tastandomele ogni tanto senza delicatezza procurandomi altro dolore.”Non sei granché ma vedrai che a suon di frustate riuscirò a rassodarti per bene… La prossima volta cominciamo la cura a suon di frustate anche per le tette e la parte interna delle cosce! Sei contenta Figa?””Si signore, Grazie…””Adesso vieni qui; apri la bocca e tira fuori la lingua che voglio assaggiarti.”Ubbidii e mi baciò a lungo esplorandomi la bocca con la sua lingua.Intanto giocava con la catenella che portavo ancora fissata alle mollette sui capezzoli, strattonandola in modo per niente piacevole.”Figa, mentre ti bacio voglio che t’infili le dita tra le chiappe e che ti accarezzi il buco del culo, infilandole dentro. Così cominci a prepararmelo per quando ti inculerò dopo.”Feci come mi era stato ordinato e cominciai a massaggiarmi l’ano.Poi il ragazzo mi fece sdraiare a gambe allargate su un basso tavolino, ordinando che badassi a tenere la natiche oltre il piano del tavolo.Mi si avvicinò ed afferratami per le natiche s’infilò deciso nel mio sesso:”Ma si Figa, sei abbastanza comoda…”Diede solo qualche colpo poi, senza nessun preavviso, si sfilò di colpo dal sesso per infilarsi con un colpo solo, deciso e lacerante, nel mio ano.Mi sentii come se fossi stata squartata ed urlai.Il ragazzo lasciò per un attimo la presa alle natiche, solo il tempo per schiaffeggiarmi il viso ed i seni”Devi imparare a soffrire in silenzio Figa!””Chiedo perdono, ma non ero preparata. Non succederà più signore”Riuscii a dire tra i gemiti di dolore.Lui sorrise:”Succederà ancora mia bella Figa, succederà ancora. Vedrai che ti farò gridare di dolore ancora tante volte…”Mi penetrò con violenza sino a quando il mio orifizio anale fu scorrevole e completamente comodo e rilassato. E credetemi quando dico che faticai moltissimo a rilassare i muscoli anali per quella invasiva penetrazione. Quando si ritenne soddisfatto mi impose di pulirgli il sesso con la bocca, che usò anche per scaricarsi. Poi mi mandò via senza perdere l’occasione per umiliarmi ancora:”Non sei poi così male Figa. Ma la prossima volta che avrò voglia di usarti cerca di lavarti meglio!”Da allora sono sua proprietà e solo raramente vengo usata dal padrone che, per amore, aveva fatto di me una perfetta Figa da monta.
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