Guardo il mio amante sdraiato accanto a me. Dorme ancora. Io sono sveglia, invece, e già eccitata. Lui è su un fianco e mi volge le spalle. Scosto il bordo delle lenzuola dolcemente, attenta a non svegliarlo. Gli ammiro la schiena nuda giù fino al sedere, nudo anch’esse. Anch’io sono nuda. Ripenso a quel che abbiamo fatto questa notte e mi bagno. La mano parte per andare ad accarezzare la vulva, mentre il ricordo va a quel che è successo negli ultimi giorni …. Non ho voluto dire di no quando mia figlia mi ha chiesto di ospitare a casa mia per qualche giorno mio nipote Daniele. Il problema è che io vivo in un monolocale. Ci sono andata a stare dopo il divorzio da mio marito e non ho più voluto cambiare perché ha il grande vantaggio di essere in pieno centro. E’ abbastanza spazioso per una persona sola come me e consente di dividere la zona letto dal soggiorno-tinello in cui si mangia e guarda la tv. Ma, certo, non è un ambiente dove si possa mantenere la privacy, specialmente se a viverci sono un uomo e una donna. Però in questo caso siamo nonna e nipote, e si tratta di qualche giorno e, poi, insomma, mi faceva piacere avere Daniele che mi tenesse compagnia per un po’. Solo che, appena lo vedo, mi rendo subito conto di non aver davanti un ragazzino, come io invece mi ostino a pensare. A diciott’anni Daniele è ormai un adolescente ben fatto e anche piuttosto carino. E con quella certa aria un po’ sfrontata che piace alle donne. E’ fuori discussione trattarlo come un bambino e non ci metto molto a capire che dovrò un po’ rivoluzionare le mie abitudini. Io di anni ne ho 54, ma ne dimostro di meno, dicono tutti. Ancora abbastanza piacente, a detta degli uomini, non sono una suora. Sono libera, indipendente, e mi piace ancora il sesso. Con Daniele in casa, comincio a fare attenzione a spogliarmi in bagno e a indossare un pigiama castigato per la notte, anziché dormire nuda come d’abitudine. Lo stesso, la mattina, mi porto in bagno i vestiti e lì mi cambio. Daniele, invece, non ha le stesse precauzioni, anzi con nonchalance si sveste davanti a me e, rimasto in boxer, capita anche che si aggiri per casa, magari andando a prendere un bicchiere d’acqua dal frigo posto nell’angolo cottura, prima di infilarsi sotto le coperte. Già, un altro “inconveniente” del monolocale: io e lui dobbiamo ovviamente dormire nello stesso letto, che tra l’altro, non è nemmeno un vero matrimoniale ma piuttosto uno di quelli da una piazza e mezza. Non voglio negare che lo osservo mentre gironzola in calzoncini e a torso nudo e non mi trattengo dall’ apprezzare il fatto che mio nipote si sia fatto un bel ragazzo. A un certo punto l’ho anche rimproverato, chiedendogli se non gli sembrasse più opportuno indossare un pigiama, ma lui con candore mi ha riposto che sua madre non gliel’ha messo in valigia, zittendomi così per non aprire una polemica a distanza con mia figlia e le sue doti di donna di casa. Nei primi giorni mi irrigidisco un po’ quando scivola nel letto accanto a me e ne sento il calore d’uomo che comincia a diffondersi sotto il piumone. In principio faccio anche fatica ad addormentarmi per quella presenza inconsueta, mentre lui sprofonda immediatamente in un sonno profondo. Dopo qualche giorno però subentra l’abitudine e finisco con non fare più caso allo sfioramento occasionale dei nostri corpi nel letto quando uno dei due si agita. Il fatto è che come acquisto in disinvoltura io lo fa anche Daniele. Comincia con il darmi il bacino della buona notte una volta a letto e non prima di entrarci. Prende anche l’abitudine di chiacchierare un po’ con me prima di spegner la luce e prender sonno e nel farlo viene ad appoggiare il capo sul mio cuscino, sfiorandomi la spalla con il viso, soffiandomi il suo alito sul collo. In queste conversazioni notturne un po’ bisbigliate scopro che Daniele è molto dolce e tenero e ancora molto insicuro nei confronti delle ragazze. Non bado più alla distanza tra noi e diverse volte finiamo con il trovarci davvero viso contro viso, magari mentre gli accarezzo il viso e i capelli. Daniele prende l’abitudine di abbracciarmi e almeno un paio di volte addirittura si addormenta con il capo sul mio seno. Devo ammettere che questo genere di contatto non mi dispiace e, qualche notte, sono io a cercarlo, avvicinandomi finché lui non mi cinge il corpo con le braccia e si stringe contro di me. Solo a volte, un’improvvisa pressione nelle parti basse mi sveglia dall’illusione facendomi ricordare che quello che dorme beato sul mio seno è ormai un uomo. Eppure, anche quelle discrete erezioni, anziché turbarmi mi ispirano tenerezza e mi inducono a coccolarmelo ancora di più. A poco a poco abbandono alcune delle precauzioni che mi ero imposta e prendo a comportarmi con la disinvoltura di una nonna che non ha certo motivo di sentirsi in imbarazzo davanti al suo nipotino. Del resto le dimensioni dell’appartamento sono quelle che sono e l’intimità inevitabile. Così non mi curo più se mi capita di uscire dal bagno semivestita e di completare l’abbigliamento davanti ai suoi occhi. Mi fa piacere sentire lo sguardo di Daniele su di me e ricevere certi suoi piccoli e affettuosi complimenti (“Ti sta molto bene, nonna!” “Questo trucco ti dona!” “Non mi trovi grassa?” “Ma no, assolutamente…”). Sto così bene in sua compagnia che gli perdono volentieri alcune mancanze di discrezione. Come il fatto che, essendo lui poltrone e piacendogli restare a crogiolarsi nel letto, ha l’abitudine di scalciare il piumone e restare sdraiato senza fare molta attenzione che i boxer spiegazzati dalla notte lascino o meno vedere le sue parti intime. Anche da parte mia c’è ormai così tanta naturalezza che mi capita di buttare un occhio, distratto ma compiaciuto, ai suoi “gioielli” così mezzi esposti. Una mattina esco dal bagno in mutande e reggiseno e non è certo la prima volta che Daniele mi vede così. Mi accorgo però di avere le calze smagliate e prendo dal cassetto un altro paio di collant che, senza pensare, comincio a infilare. Ho già indossato una gamba del collant quando girandomi noto Daniele intento a fissarmi. Non solo, tra le sue gambe qualcosa comincia a tendere la stoffa dei boxer. Potrei tornarmene in bagno, invece finisco di indossare il collant davanti a lui, me lo sistemo bene e poi faccio una cosa strana: rimango qualche istante a guardare allo specchio l’effetto che fa quel collant di nylon marrone. L’effetto che fa su di me, certo, ma attraverso lo specchio non posso fare a meno di notare che anche su Daniele il vedermi in collant ha avuto un effetto. I nostri occhi si incrociano e lui mi sorride, un sorriso aperto e allegro, come fosse una cosa da nulla osservare la propria nonna mentre si veste e farsi venire un’erezione. Lo so di non avere il fisico di una ragazza, ma proprio per questo quell’ammirazione negli occhi di un maschio per le mie forme ormai rotonde e un po’ abbondanti non mi dispiace. E così nei giorni seguenti smetto di complicarmi la vita e mi preoccupo sempre meno se lo sguardo di Daniele mi segue quando giro per la stanza in sottoveste o in vestaglia. Un giorno ho indosso proprio una sottoveste e decido di cambiare il reggiseno scuro che ho con uno di colore più chiaro. Seduta sul letto, ho appena cominciato a sganciarlo e intendo farlo scivolar via senza denudarmi del tutto, ma in quello stesso istante Daniele mi si materializza accanto e si siede accanto a me sulla sponda del letto rivolgendomi una domanda stupida che nemmeno ricordo. Distratta, riduco le cautele e una spallina della sottoveste scivola giù scoprendo una tetta ormai a sua volta libera dalla coppa del reggipetto. Gli occhi di Daniele si fissano subito sullo spettacolo involontariamente offertogli. “Che guardi!” lo rimprovero affettuosamente incrociando subito le mani per coprirmi. Lui nemmeno mi risponde ma continua a fissarmi. “Dico a te! che fai, sbirci le zizze di nonna?” “Oh, nonna, magari potessi!” risponde lui con un sospiro. Sono pazza, ma un istinto irresistibile mi spinge ad allentare le braccia. “Non lo hai mai visto il seno di una donna?” Scuote il capo. Che male può esserci? Sono sua nonna, in fondo. E poi tante volte me lo ha già brancicato quando di notte mi dorme addosso. Abbasso la sottoveste e lo scopro completamente. “Non è più quello di una ragazza ….” comincio. “E’ bellissimo…” risponde, completamente affascinato. “Vuoi accarezzarmi il seno, Daniele?” “Posso?” “Se te lo dico….” Allunga la mano e cominciò a farmi una leggera carezza dall’alto verso il basso. Mi sfiora appena la pelle. Metto la mia mano sulla sua per aumentare il contatto e gliela spingo verso il capezzolo. Capisce il suggerimento e prende a toccare con più energia. Le sue dita scorrono intorno ai miei seni urtando spesso e volentieri le punte. Le sento indurirsi. Certo, quel massaggio è molto piacevole. Ma quando vedo a un certo punto Daniele cominciare a protendersi mi viene paura che cerchi di baciarmele e lo blocco bruscamente. “Basta carezze, devo sbrigarmi” mento per non imbarazzarlo. Ma Daniele non è affatto in imbarazzo. “Hai delle zizze stupende, nonna.” dice con convinzione e poi rimane lì, tranquillamente seduto accanto me, continuando a osservarmi mentre indosso i collant. Quest’ultimo gesto mi sono accorta che esercita su di lui un fascino particolare. Infatti, evidentemente reso audace da quel che gli ho già permesso, si offre di aiutarmi a infilare le scarpe e buttatosi ai miei piedi li prende delicatamente e li calza nelle scarpe, non senza farmi provare un certo imbarazzo all’idea che da quella posizione può guardarmi a piacimento le gambe. La mia rivalsa me la prendo il giorno dopo. Mi ha detto che avrebbe fatto un bagno, ma ciò nonostante quando, soprappensiero, apro la porta, che non aveva chiuso, e senza bussare, ho un sobbalzo nel trovarlo dentro la vasca, semi insaponato, solo il torace nudo che sporge al di sopra del bordo. Lui non protesta per quella invasione e anzi mi chiede educatamente se deve affrettarsi per lasciarmi libero il bagno. “No, no”, rispondo e nel frattempo rimango in piedi, ferma, ad osservarlo. E’ l’istinto che mi spinge ad offrirmi di aiutarlo, ne sono sicura. Ma non so se quello di nonna o di donna. Fatto sta che lui acconsente volentieri e io, inginocchiatami a fianco della vasca, prendo a passargli delicatamente la spugna sulla pelle. Dapprima dietro il collo e sulle spalle, poi davanti sul torace e, in giù, verso il ventre. Nessuno che ci vedesse avrebbe da pensare ad altro che ad una nonna che lava il proprio nipote, come avevo fatto migliaia di volte quando era bambino. E’ che adesso Daniele non è più per niente un bambino e io sono costretta a scacciare l’idea tentatrice di spingere “per sbaglio” la mia mano più a fondo, sotto l’acqua che nasconde alla mia vista il suo pisellino. Lascio anzi perdere la spugna e prendo a insaponargli i capelli con lo shampoo. Daniele ridacchia e mi fa i complimenti per la delicatezza del massaggio. “Lavarsi le orecchie!” esclamo prendendo a fargli il solletico. L’atmosfera è complice e allegra ed entrambi ridiamo. Per continuare il gioco afferro il braccio della doccia e, aperto il rubinetto, prendo a spruzzarlo sul viso. “Adesso è tempo di sciacquarsi”, rido, dirigendo il getto verso il suo corpo. Daniele mi prende sul serio, troppo sul serio. Si alza di scatto in piedi e così rimane, nudo e diritto davanti a me, per farsi lavar via il sapone. Altro che pisellino, davanti ai miei occhi c’è il “coso” di un uomo, e mezzo rigido, per giunta! Il flusso dell’acqua si concentra su quella parte tra le sue gambe dalla quale anche i miei occhi non riescono a staccarsi. Alla fine, gli porgo un telo per asciugarsi ma esco dalla stanza, evitando che le mie mani abbiano l’occasione di toccare quel corpo che mi sta tanto impressionando, e che combinino qualche guaio! Nel pomeriggio decidiamo di andare al cinema. Non riesco a fare a meno di pensare a quanto attraente sia Daniele, mentre mi vesto, in quello stesso bagno dove poco prima l’ho guardato in tutta la sua virilità. Scarpe con un po’ di tacco, collant fumé, gonna di tweed al ginocchio e camicetta: un insieme adeguato per un pomeriggio con il proprio nipote, penso mentre mi guardo allo specchio e decido che posso anche lasciare slacciato un bottone in più della camicetta. Il film è cominciato da un po’ e io sono tutta presa dalla trama, quando improvvisamente mi sento sfiorare la gamba. Daniele ha poggiato la mano sul bordo della sua poltroncina, al livello delle mie ginocchia. Gli basta un leggero movimento nella mia direzione perché il dorso della mano mi tocchi il ginocchio. Mi scosto leggermente, ma dopo un istante il contatto si ripete. Resto ferma e anche la sua mano resta lì. Non è stato per caso. “Guarda questo sfacciato che mi fa la mano morta al cinema!” penso tra me. Ma non ne sono dispiaciuta. E non dico nulla. Daniele rimane tutto il tempo del film con la mano contro la mia gamba. A un certo punto, scivolo impercettibilmente sulla poltroncina e così la mano viene a trovarsi a contatto con la coscia. Quel tocco mi piace. Anzi non sarebbe male se fosse più deciso. In fondo, di un certo interesse da parte sua per le mie gambe mi ero già accorta e non lo avevo scoraggiato. Mi sistemo il cappotto che tenevo ripiegato in grembo in modo da coprire le mie gambe e la sua mano. Capirà l’invito implicito di quel gesto? Purtroppo, rimane fermo e immobile, la sua mano contro la mia gamba, e io, ormai indifferente al film, a chiedermi che razza di donna sia una che cerca di incoraggiare il nipote ad accarezzarle le cosce. Più tardi a casa, dopo aver cenato, Daniele si siede sul divano a guardare la tv. Io, in bagno, cambio i vestiti per una ampia t-shirt, di quelle che si indossano abbondanti come camicie da notte. Sotto, tolgo il reggiseno ma resto con i collant. Lo raggiungo sul divano. Mi siedo accanto a lui. Non ci mette molto a disinteressarsi della trasmissione televisiva per abbassare gli occhi verso le mie gambe. Il bordo della t-shirt le scopre fin quasi a mezza coscia. Dovrei abbassarlo, lo so, ma quella sua scoperta ammirazione mi ammalia. Accavallo le gambe e il nylon del collant fruscia al movimento. Daniele non si fa sfuggire una mossa, sfacciatamente. Ripenso alla sua mano, al cinema, così vicina, e alle mie manovre. E non mi trattengo più. “A quanto pare ti interessano le mie gambe…” Lui mi guarda, sgranando un po’ gli occhi, come fosse sorpreso che io l’abbia notato. “Mi fa piacere se le trovi ancora belle…” “Sì, nonna, sono davvero belle…” A queste parole, mi avvicino di più a lui, gli passo un braccio intorno alle spalle. Poi incrocio di nuovo le cosce, la t-shirt è ormai risalita quasi tutta sulla vita. “Grazie, Daniele, i complimenti fanno sempre bene…. anche se non ho capito se ti piacciono di più le mie gambe o le calze che indosso”, gli dico maliziosa, poggiando la testa sulla sua spalla. Lui arrossisce e io allungo la gamba destra roteando scherzosamente il piede, lasciando che il nylon fumé raccolga il bagliore del televisore e lo restituisca in riflessi lucenti. “Mi sono accorta, sai, che al cinema mi facevi la mano morta.” Non risponde. Avverto che trattiene il respiro. Forse si aspetta un rimprovero. Ma non è certo di rimproverarlo che ho voglia. Gli sussurro nell’orecchio: “Ma come? Al cinema, davanti a tutti, cercavi di toccarmi le gambe, e adesso, invece, che ci siamo solo noi due e non ci vede nessuno…” Gli occhi di Daniele incrociano i miei. I stessa vado a cercare la sua mano, gliela prendo e la guido sulla mia coscia. Con la mia complicità comincia una languida carezza, muovendosi su e giù, facendo leggermente crepitare il nylon del collant. Quel tocco mi riempie di piacere. Abbandono il mio capo sulla sua spalla e per un attimo chiudo gli occhi. Poi, con la mano sotto il suo mento, lo faccio ruotare verso di me. Ci guardiamo negli occhi. Sono consapevole della mia pazzia, ma anche della sua mano sulle mie cosce e del desiderio che gli leggo nello sguardo. Mi chino su di lui e poggio le mie labbra aperte sulle sue. Le sfioro appena, sto quasi per staccarmi da lui, poi le poggio di nuovo, più forte. Sento di avere labbra sensuali e carnose. Anche lui le apre sotto la mia pressione e la mia lingua scivola dentro la sua bocca, trova la sua lingua e l’avvolge. E mentre, baciandolo, mi protendo verso di lui, sento che la sua mano ha abbandonato le gambe ed è salita ad afferrarmi il seno, la stoffa della t-shirt sola che si frappone alle sue dita. “Fermo lì, si era detto solo le gambe. Le zizze un’altra volta.” Butto lì questa frase per riprendere il controllo della situazione. In realtà sono turbata esattamente come lui e un certo calore mi si diffonde in mezzo alle cosce. Cosa ho fatto? Mi allontano da lui, cerco di fare l’indifferente e quasi con severità gli dico che andrò a dormire. Scompaio nel bagno e ne esco con un pigiama castigatissimo. Ma dentro, non vista da lui, mi sono accarezzata tra le cosce e poi ho dovuto calmare la mia fica con un po’ d’acqua tiepida. Quella sera, gli volgo subito le spalle, e per fortuna di entrambi Daniele non tenta nemmeno di avvicinarsi. Una buona notte rapida e entrambi ci mettiamo a dormire. O almeno così gli faccio credere, perché in realtà io ho ancora sulle labbra il sapore della sua bocca e tra le gambe un desiderio che a fatica controllo, un desiderio che aumenta al pensiero che, forse, anche lui finge di dormire e pensa al calore della mia pelle che sente ancora sul palmo della mano. L’indomani mattina, è Daniele a svegliarmi. Ha preparato una ricca colazione e me l’ha portata a letto, su un vassoio. Sono deliziata da quelle attenzioni. Sono anche deliziata dal modo in cui mi guarda, specialmente il seno che gonfia morbidamente la seta del pur accollato pigiama. Quando ho finito, lui sposta il vassoio e mi butta le braccia al collo, scoccandomi un bacio sulle labbra. Stavolta le tengo chiuse, anche se un brivido giù per il corpo mi fa capire quanto volentieri sarei pronta a spalancargli piuttosto le cosce. Lo allontano sgridandolo amorevolmente. “Ma nonna, io ti voglio tanto bene!” “Anch’io te ne voglio, tesoro” è la mia risposta, “ma non è una buona ragione per … per starmi incollato addosso!” Mi vesto, poi esco, lasciandolo solo, per andare dal parrucchiere. Mi farà bene starmene un po’ per conto mio e lontano da Daniele. Faccio un lungo giro ripensando al mio comportamento decisamente immorale e finisco con ripromettermi di riportare i miei rapporti con Daniele su un livello meno… intimo. Ma quando rientro a casa, nel pomeriggio, i miei propositi svaniscono quando lui mi viene incontro e mi abbraccia con trasporto. Dal canto mio, ricomincio a flirtare quasi subito con lui. “Ti piacciono i miei capelli?” Li ho fatti accorciare e trattare con colpi di sole. “Ti stanno molto bene. Ti ringiovaniscono.” “Ah! Allora si vede che sono vecchia?” “Ma no, sei la nonna più affascinante che ci sia….” Dopo un po’ viene a sedersi accanto a me. “Nonna posso chiederti una cosa?” Lo incoraggio con lo sguardo. “Volevo farti una proposta. Mi piacerebbe portarti fuori a cena stasera. Puoi scegliere tu dove andare. Che ne dici?” “Ma…, non so, come ti è venuta questa idea?” “E’ che mi piacerebbe stare insieme a te, sai, farti da cavaliere come se tu … come se tu fossi ….” “E’ un pensiero molto carino, Daniele, ma pensi che qualcuno potrebbe mai scambiarci per una coppia.” Leggo delusione sul suo volto. “Mi sembrava una buona idea. E poi… e poi volevo chiederti di vestirti un po’ sexy.” “Sexy?”, ripeto un po’ sorpresa ma lusingata, “sexy come?” “Ma, non so, era così per dire.” Lo guardo fissa. No, Daniele, non me la racconta giusta. Intuisco che ha qualche idea per la testa. “Credevo di essere già molto sexy,” dico ironicamente, “ma forse tu hai in mente qualche vestito particolare?” “Sì, nonna, tu sei sempre molto elegante, ma, pensavo a una serata speciale, che ti saresti truccata un po’ più del solito, che avresti messo i tacchi alti, magari una di quelle gonne con gli spacchi che hai…” “Daniele!” lo interrompo, scandalizzata, “ma come fai a sapere quali gonne posseggo…. Hai per caso frugato nei miei cassetti?” Non risponde e accenna un sorriso. Impudente. “Screanzato, come ti sei permesso!” ma rido. “Va bene. Faremo così: ce ne restiamo a casa, e ci facciamo una cenetta romantica in due, con tanto di candele! Che ne dici? Tu potresti andare a prendere qualcosa giù dal cinese, per non perder tempo a cucinare. Sei d’accordo?” Lo è, ovviamente, e aggiungo: “Ma prima di uscire, e visto che sai bene cosa c’è nel mio armadio, scegli tu stesso quali abiti sexy vorresti che indossassi.” Daniele non se lo fa dire due volte. Tira fuori dall’armadio una gonna che conosco bene, longuette ma con uno spacco vertiginoso, e una camicetta lilla di impalpabile tulle. “E così ti piacerebbe che indossassi queste cose per te? Sta bene, una nonna cerca sempre di esaudire i desideri del suo nipotino.” Ma colgo in lui un’esitazione. “Che c’è? C’è forse qualcos’altro che vorresti che mettessi questa sera?” “Sai nonna, pensavo anche che avresti potuto indossare della biancheria un po’ speciale…” Un demonio, un piccolo demonio cova sotto quella espressione ingenua. “Hai guardato anche tra la mia lingerie?” “Hai diversi reggicalze, mi chiedo come mai non lo metti mai …” E tu che ne sai, sto per rispondergli, senza riflettere che già da un pezzo dedica studi accurati alle mie gambe. “Bè, il reggicalze è di sicuro un capo d’abbigliamento molto sexy, per cui direi che in questo caso ci sta benissimo,” gli rispondo ammiccando maliziosamente e accavallando con un gesto lento le gambe, per fargli pregustare cosa sua nonna sarà capace di fargli vedere fra poco. Lui, sicuro, si dirige verso il cassetto e ne torna con il completo intimo più provocante che posseggo, di pizzo viola, reggiseno e mutandine sgarbatissime, e un paio di calze nere velate da indossare con il reggicalze. “Direi che ho tutto. Adesso vai, e lasciami sola per vestirmi.” Mentre mi vesto, penso alla situazione incredibile che si è creata. Daniele dev’essersi preso un’infatuazione. Ho sbagliato a incoraggiarlo? Ma è così divertente capire che lui non pensa a me come a sua nonna, ma come a una femmina attraente e desiderabile. E tu?, mi chiedo mentre mi trucco un po’ pesantemente. Tu dove sei disposta a spingere il gioco? Bè, lui mi vuole seducente … e io penso che mi piacerebbe sedurlo davvero, mi dico rivedendo con l’immaginazione il suo corpo nudo, ritto nella vasca da bagno. Esco dal bagno dove mi sono cambiata che lui è rientrato ed ha già apparecchiato la tavola, con la tovaglia lunga e due candele, proprio come una cenetta romantica. Mi appoggio di schiena allo stipite della porta, ripiegando la gamba destra con il tacco sul muro: così lo spacco anteriore della gonna si apre per bene, mostrando la coscia inguainata di nylon fino al bordo più scuro della calza. In questa posizione mi lascio ammirare. “Allora? sono abbastanza sexy?” Non dimenticherò mai il modo in cui Daniele mi scopa letteralmente con lo sguardo. Mi squadra dalla testa fino ai piedi slanciati dai tacchi altissimi che ho messo, e poi risale di nuovo, fermandosi al viso dove trionfano rossetto, ombretto e mascara. “Sei fantastica, nonna.” bofonchia. “Con questa camicetta trasparente, la vista del reggiseno era antiestetica. Per questo non l’ho messo. Sei d’accordo?”, gli dico avanzando verso di lui, che ha adesso lo sguardo fisso sulle areole e i capezzoli che si intravedono attraverso l’impalpabile tulle. “Credo non siano molte le donne della mia età che possono permettersi di lasciare il seno nudo, vero?” Deglutendo a vuoto, Daniele mi scorta al tavolo. Io seggo sulla sedia, un po’ di sbieco, senza avvicinarla. In questa posizione accavallo sensualmente le gambe lasciando che la gonna le lasci scoperte alla vista di Daniele. Il quale è così emozionato dallo spettacolo che gli offro e dal quale non riesce a staccare gli occhi che, mentre riempie i piatti, lascia cadere un po’ di cibo per terra. Lo rimprovero dolcemente dicendogli di pulire. Daniele si inginocchia così per terra tra il tavolo e le mie gambe, il suo viso a pochi centimetri dalle mie cosce. In quella posizione lo provoco apertamente, accavallando e scavallando, lasciando che il nylon crepiti a ogni incrociare di gambe. Dal sangue che gli è affluito in viso e dal leggero bozzo che gli noto gonfiare la patta quando si rialza, ho conferma che deve avermi guardato ben bene anche le mutandine. Mangiamo in un silenzio colmo degli sguardi da seduttrice che gli rivolgo, cui risponde con occhiate adoranti, e interrotto solo dal rumore che fanno le calze ogni volta che struscio fra loro le gambe. Stuzzicarlo è così eccitante! E io, di fronte all’evidenza del suo desiderio, mi sto comportando come una vera esibizionista. Dovrei vergognarmene lo so, come dovrei vergognarmi dei pensieri sempre più sensuali che ho su di lui. Ma il gioco della seduzione ormai non riuscirà a tornare indietro. Così, a fine cena, slaccio senza farmi vedere il reggicalze. Poi attiro la sua attenzione: “Oh! lo sapevo!” “Cosa è successo, nonna?” E io, melliflua: “Vedi perché non metto spesso il reggicalze? Se non è agganciato bene a volte si slaccia proprio nei momenti meno opportuni.” E, sorridendogli come una mantide: “Ma per fortuna questa volta c’è un cavaliere ad aiutarmi. Ti dispiace agganciarmi le calze?” Daniele non se lo fa ripetere due volte e in un baleno sparisce in ginocchio sotto il tavolo. Quando percepisco le sue mani che cominciano a risalire le gambe, temo di non riuscire a controllarmi. Lo sento arrivare fino al bordo della calza, sollevarlo con delicatezza tra le dita, mentre con l’altra mano afferra e tende il gancio del reggicalze. Sento il calore del suo respiro quando avvicina il viso per vedere meglio cosa sta facendo. Devo mordermi le labbra per non urlare. Vorrei che questa carezza erotica non finisca più: “Mi raccomando, Daniele, controlla che sia agganciato bene.” E allora le mani di Daniele cominciano a percorrermi le cosce, sento le sue dita sul bordo delle calze, poi circumnavigare i gancetti, percorrermi la pelle nuda, sfiorarmi, più volte, e pericolosamente il pizzo delle mutandine. Lo fermo all’improvviso, prendendogli le mani e allontanandomi con la sedia da lui, mentre contemporaneamente serro le cosce per riprendere il controllo della mia fica che sia sta riempiendo di umore. Daniele è rosso in viso, ha il respiro affannoso. Come me del resto. Gli propongo di fami ballare. Mettiamo su un disco e ci abbracciamo. Sui tacchi sono alta quanto lui. Sento subito il bozzo del suo pube gonfio puntarmi contro il ventre. “E questa cosa dura qua sotto, te l’ha fatta venire il mio reggicalze?” L’uso di parole crude mi piace, mi fa ancor di più sentire che ho io il controllo della situazione. “Mi trovi arrapante Daniele?””Sì, nonna.” Più che ballare ci stiamo strofinando l’una contro l’altro. Gli prendo la mano e gliela guido sul seno, nudo sotto la camicetta. “Davvero, mi trovi sexy? Eppure sono una donna di una certa età…” “Sei la donna più bella che conosca…” Infilo la mano fra i nostri corpi. Gliela poggio sul pene, durissimo dentro i pantaloni. Glielo tasto. “Mi desideri?” “Sì, da impazzire.” “Vorresti venire a letto con me? Anche se… anche se sono tua nonna?” “Sarebbe un sogno,” risponde, e cerca le mie labbra con le sue. Non mi sottraggo, lascio che prima le nostre bocche si fondano, poi che le lingue si avvitino. Smettiamo di muoverci e, persi, nel bacio, finiamo con il cadere sul divano. Io sono quasi sopra di lui. Sento la sua mano infilarsi sotto la gonna, palparmi le natiche, poi cominciare ad accarezzarmi ancora una volta le cosce. Gliela prendo e gliela guido sul pube. Mi lascio accarezzare la fica attraverso il pizzo delle mutandine. “Senti come sono calda lì?”, gli dico interrompendo il bacio. Poi, riporto la mia mano sul bozzo e gli accarezzo il cazzo attraverso la stoffa dei pantaloni. “Anche qui fa molto caldo. Se non gli facciamo prendere un po’ d’aria, scoppia!”. Prendendo per mano Daniele lo conduco verso il letto. Comincio a spogliarlo, con il suo stesso maldestro aiuto, prima la camicia, poi gli slaccio e abbasso i jeans, infine giù i boxer, fino a quando non mi si para davanti un cazzo bellissimo, duro e ritto, con la cappella viola che sembra stia per esplodere. “Che meraviglia!” penso fra me, mentre guardo affascinata quel cazzo di giovane uomo che io ho fatto diventare così e che fra poco soddisferà la mia voglia. La lussuria mi rende calcolatrice. Capisco che devo aiutare Daniele a svuotarsi, se non voglio che venga troppo presto quando facciamo l’amore. Lo faccio sdraiare sul letto, gli impugno il pene e comincio a masturbarlo, mentre mi sdraio quasi su di lui e riprendo a baciarlo. Sento il suo bastone di carne pulsare fra le mie dita che lo accarezzano, capisco che sta per venire. Così è, e mi inonda di sperma, mentre geme di piacere e il suo corpo pare attraversato da una ondata di piacere. Lo sperma mi schizza sulla gonna, sulle mutandine, sulle calze. “Guarda cos’hai combinato!” mi fingo indignata. Ma è solo la scusa per chiedere che sia lui ad aiutarmi, ora, a togliermi i vestiti. La camicetta, la gonna, le calze, lascio che per ultime mi tolga le mutandine. Sdraiata sul letto, spalanco oscenamente le gambe e mi tocco con la mano, mostrandogli le labbra della fica luccicanti di umore. Il pene di Daniele è di nuovo eretto e io non ho più voglia di aspettare. Lui mi raggiunge sul letto. Lo abbraccio, lo bacio. Gli prendo in mano il cazzo. “Stiamo per fare l’amore, Daniele, io e te. Lo voglio io e anche tu, lo sento. Ma stiamo per commettere un incesto, Daniele. Sei sicuro di quel che vuoi fare? Possiamo ancora fermarci.” No, non è vero. Che mi è saltato in mente di chiederglielo. E se dicesse di sì, che ha paura, che non vuole? Sarei capace di fermarmi io, forse? Ma non è l’incesto con sua nonna che intimorisce Daniele. “Sì nonna, ti voglio. E’ bellissimo pensare che farò l’amore con la donna che più mi piace e più amo. Però, nonna, io non l’ho mai fatto, finora…” La rivelazione mi colpisce.. “Vuoi dire che sei vergine? Mamma mia, non solo nonna incestuosa, ma sto anche per sverginarti!” “Sei arrabbiata?” “No, amore mio, donare la propria verginità è un regalo bellissimo. Sarà ancora più eccitante insegnarti. Segui il tuo istinto, non avere paura. Penserò a tutto io. Mi raccomando solo di fare con dolcezza, di non aver fretta.” Così dicendo gli guido il cazzo dentro la mia vulva pulsante. Ma appena mi penetra, sono io che comincio a godere come una porca. Grido, incoraggiandolo mentre il suo cazzo enorme mi sembra che mi sfondi. La mia fica è un lago, e io lo abbranco per il sedere per timore che il suo piolo scivoli via. “Vieni dentro di me, piccolo, sborrami dentro, inondami!”, lo provoco. E lui, si inarca per un momento, e poi mi schizza dentro la fica un potente getto di sperma che mi sembra potrebbe arrivarmi fino in gola. Restiamo abbracciati, scambiandoci baci leggeri. Gli chiesto se è stato bello. Lui risponde di sì e mi dice che non sa come si faccia a capire se una donna ha goduto. “Amore,” rispondo, “ho cominciato a godere quando hai scelto i vestiti sexy che mi volevi veder indossare.” Daniele sorride, poi comincia a baciarmi il viso, poi il collo, il petto, prende un capezzolo fra le labbra e comincia a succhiarmelo, strappandomi gridolini di piacere. Mi bacia dappertutto, il seno, il ventre, mi passa la lingua dentro l’ombelico, poi sento i suoi baci scendere ancora. Dove va? Lo intuisco e non lo fermo. Anzi, allargo le gambe per facilitargli la strada per la mia fica. Quando sento le sue labbra che si poggiano timide sulla vulva, ho come una scossa elettrica. Daniele comincia a passare le sue labbra sull’apertura della fica, è inesperto ma ascolta le mie reazioni. Gli infilo le mani fra i capelli per costringerlo a non smettere. Ma lui non ha intenzione di smettere di far godere la propria nonnina. Quando tira fuori la lingua e assaggia il mio sapore, ho un altro orgasmo. Io stessa spingo il clitoride fra le sue labbra, lui capisce e comincia leccarlo, succhiarlo, mordicchiarlo. Godo, godo come una pazza…. Sto per godere di nuovo, accarezzandomi la fica mentre ripenso a tutto quel che è successo. Ma perché fare da sola? Ho un amante, adesso, un amante meraviglioso, giovane, forte, che dorme accanto a me e che non chiede di meglio che soddisfare le mie voglie di sesso. E’ mio nipote? Sì. Sono una nonna incestuosa? Sì. Ma devo confessare che è questo proibito che rende scopare con lui ancor più indimenticabile. Adesso lo sveglierò. ci metterò poco, lo so, a farglielo venir duro. Allora mi metterò a cavalcioni su di lui e lo monterò, lo cavalcherò, così capirà che dev’esser pronto all’uso tutte le volte che vorrò. E se non mi basterà, mmmh, allora dovrò accovacciarmi sul suo viso e costringerlo a leccare per bene la fica della sua amata nonnetta.
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