Facevo la terza liceo in una scuola di Milano, e anche se allora avevo già 18 anni quella che sto per raccontare è stata la mia prima esperienza sessuale completa, una vera e propria iniziazione. Quell’anno la nostra prof di latino e greco era in permesso per maternità, tutta la scuola ne era contenta, anche se ci chiedevamo chi avesse avuto il coraggio di metterla incinta, quella megera con l’aria di non aver mai goduto in vita sua… ma questo non ci riguarda, se non perchè come supplente arrivò uscito di fresco dalla SSIS un ragazzo che aveva appena 27 anni, davvero molto carino, non certo una delle solite mummie piegate dalla noia dell’insegnamento e per le quali l’unica prospettiva era la pensione, che eravamo abituati a conoscere. Si chiamava Andrea ed era piuttosto attraente, alto capelli scuri corti e sempre ingellati, un fisico appena palestrato (ci raccontò che faceva nuoto da anni) e comunque il fascino di un professore (che strano chiamarlo così). Piaceva a tutti, mamme comprese, ma soprattutto a noi studenti, sarà perchè non ci trattava con la solita distanza generazionale, magari perchè non ci riusciva e aveva ancora presente il ricordo della sua scuola. In più forse per la sua inesperienza cercava di instaurare con noi alunni un rapporto quasi di complicità. Di certo piaceva a diverse ragazze, a molte prof specie attempatelle e suscitava la simpatia di tutti i ragazzi, coi quali sembrava avere quasi un rapporto cameratesco. Comunque il succo è che mi arrapava da morire, un paio di volte mi era anche successo di sognare che lui mi sverginasse e a volte, in classe, mentre spiegava non riuscivo a trattenermi dal fissarlo con uno sguardo che, immagino, gli risultasse potentemente libidinoso, sicchè qualche volta mi sorprendeva e ricambiava con una specie di occhiata interrogativa, anche se non potrei giurarci, come se anche lui provasse in qualche modo dell’attrazione verso di me. Rimasi in questo stato di indecisione e desiderio per tutto il primo quadrimestre, alla fine l’occasione venne per la gita scolastica, una settimana da passare a Parigi, e lui sarebbe stato l’accompagnatore della nostra classe. Finalmente mi decisi a stuzzicarlo per vedere se riuscivo a provocare una qualche reazione: durante uno spostamento in metro da Notre Dame al Louvre passai all’azione. Eravamo in piena primavera e faceva insolitamente caldo sicchè portavo dei pantaloni larghi di lino molto leggeri ed una maglietta aderente che metteva in risalto il mio fisico asciutto (ho sempre fatto ginnastica aerobica e palestra, e ho dei bei muscoli sodi e torniti ma non troppo sviluppati, insomma adatti a un adolescente). Approfittando della folla riuscii a mettermi di spalle davanti al prof, nella ressa finimmo quasi appiccicati, fingevo di parlare con la mia compagna di banco di fronte a me e intanto con la scusa della gente strofinavo con impertinenza le mie chiappette sul suo pacco per metterlo alla prova. In un attimo attraverso la stoffa leggerissima sentii letteralmente un randello che mi premeva sul culo, seguito da un “oh” soffocato e stupefatto e sempre facendo finta di niente osservavo riflessa sul vetro del finestrino la sua faccia rossa e sul punto di scoppiare: vittoria!!!!!!!!! Il resto del pomeriggio passò tra sguardi di sottecchi da parte sua, e sorrisetti da parte mia finchè dopo cena, quando tutti decisero di proseguire la serata in qualche locale per ballare, io fingendo di non stare molto bene chiesi di tornare in albergo e non mi sorpresi affatto quando, indovinate un po’, proprio Andrea si offrì agli altri prof di accompagnarmi. il viaggio passò in un silenzio carico di sottintesi e di tensione. Quando fummo nell’ascensore dell’albergo finalmente Andrea mi disse, guardandomi con un sorriso furbo: “Sai che non è per niente bello lo scherzetto che mi hai fatto in metro, Giorgio?, dopo tutto anche se ci sono pochi anni di differenza io rimango sempre un tuo professore e tu un mio allievo…” Io (e scommetto che finora non avevate ancora capito che ero un piccolo finocchio alle prime armi, vero?) arrossii ma vincendo ogni pudore gli risposi avvicinandomi: “E allora vorrei imparare da te anche come prenderlo nel culo, oltre a come tradurre Eschilo e Cicerone” Di fronte a questa risposta rimase un momento di sasso poi si mise a ridere, mi abbracciò e mi infilò una lingua bollente sino in gola, dopo un attimo di stupore (stavolta mio) risposi al suo approccio cominciando a frugarlo dappertutto senza vergogna e intrecciando la mia lingua alla sua fino quasi a soffocarlo. Per fortuna non c’era nessuno quando l’ascensore si fermò perchè non so davvero se sarei riuscito a staccarmi da lui nel percorso fino alla sua camera. Mi sentivo stordito e inebriato, sulla porta mi disse: “Era da un bel po’ che fantasticavo su di te, adesso che posso farti la festa, ti assicuro che non te ne pentirai”. Il mio uccello a queste parole iniziò a fremere dall’eccitazione, era un sogno che si realizzava, eppoi Andrea sembrava piuttosto esperto, almeno tanto quanto io mi sentivo uno studente diligente e volenteroso di imparare da lui a farmi scopare in ogni modo possibile e immaginabile. Cominciai a togliergli la giacca di velluto liscio (mi piaceva da morire anche quel modo di vestire tra casual ed elegante, Dio …) e sbottonandogli la camicia bianca gli leccai il petto appena con qualche pelo tra i pettorali definiti ma non troppo grossi e i capezzoli, continuavo incoraggiato dai suoi gemiti e scendendo mi soffermai sugli addominali e sull’ombelico, non me ne sarei mai saziato, avrei voluto inzupparli di saliva, ma lui con destrezza tirò fuori un uccello ben duro e (ora che ho una certa esperienza posso dirlo) di belle dimensioni, lungo, ritto come un piolo e con una cappella turgida e violacea che mi fermai a guardare con attenzione, era la prima, cazzo, ero eccitato da morire, intanto a gesti lenti lo segavo (in questo almeno avevo una certa esperienza) e lui prendendomi dai capelli biondi e appena ricci e avvicinando la mia bocca al suo cazzo: “Adesso prendilo in bocca e fammi vedere come lo succhi, ahi no, non così non devi sbranarmelo, piano, adesso ti faccio vedere io come si fa”. Prendendomi in giro per la mia imbranataggine mi portò sul divano, lui ormai era nudo, mi tolse la maglietta ed i pantaloni, io avevo un fisico ancora efebico ma solido e formato (anni di aerobica e palestra saranno pur serviti a a qualcosa, no!), glabro tranne qualcosa sulle gambe e un ciuffo intorno al pisello, che si ergeva spavaldo e semiscoperto. Andrea mi guardò compiaciuto: “Però, niente male, adesso te lo tiro fuori e ti mostro come si fa” e così prese a leccarmi prima i coglioni, poi la mazza ed infine la cappella ingoiandola tutta e facendomi ululare di un piacere sconosciuto, mentre con le mani mi palpava dappertutto e torturava i miei capezzoli peraltro già duri come spilli, “Piano non azzardarti a venire subito o ti do un brutto voto”, scherzava. Io allora mi girai lo feci appoggiare con la schiena al divano e presi a succhiarglielo lentamente con improvvisi colpi di lingua intorno all’asta e sul buchetto del glande, mentre lui dopo avermi accarezzato la schiena mi fece mettere a 69 a testa in giù in modo che i nostri torsi si toccassero e il mio culo si trovasse all’altezza della sua bocca: “Ma guarda come impari in fretta” disse compiaciuto. “Ho un ottimo insegnante” risposi sfrontato. “Hai un culo liscio come una pesca e sodo, Giorgio, uno dei migliori che mi siano capitati, peccato aver perso tanto tempo finora ma ora me ne occuperò per benino…” e cominciò a passare la lingua nel mio solco soffermandosi sul buchetto, il piacere mi faceva tremare e anche lui godeva della mia bocca trasmettendomi vibrazioni travolgenti nel contatto dei nostri addomi. Le sue slinguate erano fiamme di piacere che mi scioglievano letteralmente, poi con lentezza iniziò a massaggiarmi lo sfintere con il medio e ce lo infilò a poco a poco, fino in fondo scopandomi man mano con una, due e infine tre dita, delle scosse infuocate si diffondevano su tutta a mia colonna vertebrale, ero senza controllo lo pompavo come un pazzo: “Si, così prof, sfondami, siiiiii, sverginami il buchetto, mi piace da morire” “E brava la mia puttanella, mi rispose, chi l’avrebbe detto, ancora vergine e già così porcellino, ma il meglio deve ancora venire, vedrai”. Io intanto mi accorsi dai suoi movimenti che era sul punto di godere ma mi fermò prima, dicendo di voler riservare la sua sborra per innaffiare il mio culetto e mi fece stendere su un lato mettendosi alle mie spalle, sentivo i suoi pettorali e gli addominali appena sudati, ormai ero infoiato al massimo lui mi fece scorrere la sua minchia tra le chiappe, ma, Cristo, la cappella mi parve enorme rispetto al mio buchetto per quanto lo avesse dilatato con le sue mani e mi tirai indietro spaventato. “No, prof, ti prego, è enorme così mi spacchi, mi uccidi” E lui con un sorrisetto malizioso: “Eh no, cara la mia troietta, ora sono eccitato da morire, non mi freghi, vedrai che ti piacerà da morire alla fine, mi ringrazierai” e tenendomi ferme le braccia in alto con una mano con l’altra scese sul mio petto e sui fianchi, fino all’uccello e al buco del culo prese il suo cazzo e iniziò a sbatterlo con forza sul buchetto, come se lo stesse schiaffeggiando, poi lo puntò come un grimaldello e prese a spingere, alternando questo lavoro con liquide succhiate dei miei capezzoli, io gemevo dal dolore mano che sentivo la sua cappella farsi strada nelle mie viscere, ma questo non faceva che accrescere la sua eccitazione, anche lui ansimava e ben presto arrivò ad affondare metà e poi tutta la sua asta nel mio povero culetto, che pulsava terribilmente e credevo non si sarebbe mai più richiuso. Quando fu saldamente dentro lasciò le mie braccia si strinse attorno a me con le sue e cominciò a penetrarmi con foga, mi sembrava di avere un martello pneumatico nel culo, sentivo il suo respiro nei miei capelli, mi bisbigliava all’orecchio: “Hai un culo fantastico è stretto e caldo, ti voglio scopare come una troia, ti piace sentire il paletto conficcato nel culo,eh, vedrai come godi”, e poi mi infilava la lingua in gola soffocando i miei lamenti. Io sentii a poco a poco il dolore trasformarsi in fitte di piacere, un calore che vagava in tutto il corpo frugandomi fino all’anima, presi a trastullarmi il cazzo ancora duro come marmo, intanto quasi senza accorgemene accompagnavo il movimento del suo bacino con piccoli colpi di reni che lo mandarono fuori di melone. “Si continua così, ancora Giorgio – intanto mi aveva preso il cazzo in mano e me lo segava a mille – ti riempio fino in fondo, vedi com’è bello farsi fottere dal culo, lo sento che ti piace da impazzire, voglio vederti in faccia mentre vieni e sentire il buchetto che si stringe sulla mia minchia mentre spruzzi la tua sborra, si, siiii, godo, cazzooooo”. Mi stese supino, mi alzò le gambe e prese a pomparmi il culo, mi guardava in viso, dovevo essere stravolto dal piacere, ma anche lui godeva come un maiale, la fronte imperlata di goccioline di sudore, la bocca una smorfia che annunciava l’orgasmo imminente. “Si Andrea – lo incitai chiamandolo per la prima volta per nome, con voce rotta dal piacere – inculami, così, più forte, ho il culo in fiamme” “Ahhh, si, godo, ti spengo io l’incendio con la mia sborra, ahhhh, si eccomi, vengo…”, il suo corpo intero si irrigidì per un istante mi cadde addosso inondando il mio culo con fiotti di sperma mentre sentivo nello stesso istante anche la mia minchia che mi schizzava sul petto. Rimanemmo per alcuni minuti fermi così, baciandoci e accarezzandoci dolcemente, poi Andrea con destrezza tirò fuori la sua minchia ancora piuttosto dura e coperta di sborra dal mio povero buchetto martoriato, mi sembrava che estraesse una spada da una ferita, e subito sentii l’odore denso del suo liquido, allora mi alzai a metà e prima che lui se ne accorgesse, guardandolo negli occhi, lo presi in bocca, sono sempre stato un goloso, lo ammetto, per assaggiare il sapore del suo succo (che buono, dolciastro e acre insieme) facendolo ancora mugolare di godimento. “Però, che bravo il mio verginello – commentò ridendo – l’avevo detto anche a tua madre a scuola che avevi delle grosse potenzialità ma ti mancava di applicarti con costanza e buona volontà…” “Allora – gli risposi leccandomi le labbra languidamente – da oggi in greco e latino avrò solo buoni voti, no?” Mi guardò serio, poi raccolse con la punta delle dita la sborra dalla mia pancia, la leccò, poi mi disse: “Certo, caro il mio Giorgio, sei ancora all’inizio e devi farne di strada, ma io sono paziente e tu sicuramente hai tutte le qualità per diventare un frocetto di prima categoria”. Ridemmo entrambi, allora lui mi abbracciò massaggiandomi dolcemente il culetto e io ricambiai con un bacio grondante di saliva e ancora carico del suo umore. Poi mi vestii, perchè alla fine quel porco di Andrea ci aveva messo quasi due ore per sverginarmi e il resto del gruppo non avrebbe tardato molto a tornare, e mentre me ne andavo, col culo dolorante ma felice, guardandolo maliziosamente e pensando alle notti che sarebbero venute, gli dissi: “Prof – sottolineando l’ironia dell’appellativo con il tono della voce – devo esercitarmi per il ripasso o alla prossima lezione andiamo avanti col programma?”
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