ErikaFranco, capelli castani ed occhi scuri, proviene da una famiglia della media borghesia.Il padre, funzionario di banca, burbero, autoritario, e gran cacciatore di donne, è tutto l’opposto della madre: casalinga, mite, tutta casa, marito e figlio. Dopo un’infanzia normale, senza scosse. Franco frequenta con ottimo profitto le scuole medie, ed a quattordici anni passa al liceo. All’età di sedici anni ha il primo rapporto sessuale completo, con un’amica della madre, che l’ha attirato in casa, del quale, al contrario della donna, rimane insoddisfatto. Arrivano anche le esperienze con le coetanee, e sempre, pur traendone piacere, sente che al rapporto manca qualcosa, che non è totale. Terminato il liceo, il pallino dei numeri lo porta inevitabilmente alla facoltà di matematica della locale università. Un giorno, nell’atrio della facoltà. legge una locandina che annuncia una conferenza su ipnosi e training autogeno. Trovando la cosa interessante, decide di parteciparvi. Quella decisione costituisce la prima svolta della sua vita. Si iscrive al successivo corso teorico-pratico, dimostrando ben presto eccezionali capacità, ed alla fine dei tre mesi, ottiene l’attestato che lo abilita ad esercitare nel settore paramedico. Trascorrono unpaio di mesi. Gli studi universitari procedono con ottimo profitto, ed un giorno ha finalmente l’occasione di mettere in pratica quanto ha appreso nel campo dell’ipnosi: è il giorno in cui incontra Erika.Erika è una bellissima ragazza di madre danese, della quale, all’età di vent’anni, Franco si innamora, non corrisposto, perdutamente. La corte serrata dura un paio di settimane, e Franco mette in pratica tutti i metodi, collaudati e non, per avere un appuntamento da lei. Pare però che davanti a lui ci sia un muro di granito. Finalmente, grazie anche ai buoni uffici di un comune amico, Franco riesce a strappare ad Erika la promessa di un incontro a due, per il sabato successivo alle ventuno. Mancano tre giorni alla data storica. Franco studia programmi su programmi: cena in pizzeria e poi discoteca, no, forse è meglio un ristorantino intimo e dopo il cinema, e poi… E poi, chissà?Franco arriva all’appuntamento con mezz’ora d’anticipo. Non sta più nella pelle dall’agitazione. Finalmente la bella Erika esce con lui, in seguito, da cosa nasce cosa. Per non farsi vedere troppo impaziente, entra nel bar davanti alla casa della ragazza, ordina una bibita, e per poco, nel berla, non si soffoca. Il portone si apre, e ne esce Erika sottobraccio ad un ragazzo. Salgono ridendo su un’auto sportiva, e partono facendo stridere le gomme. – Giovanotto, sono milleduecento lire.Agendo come in trance, Franco sta per uscire dal bar senza pagare la consumazione.S’incammina a piedi verso casa. Distrutto. A poco a poco, il suo amore per la ragazza si tramuta in livore, e poi in odio. Deve vendicarsi.Il lunedì successivo incontra Erika a lezione. Finge di accettare la giustificazione di un malore improvviso, e la invita, come penitenza, ad una passeggiata nel parco.Sentendosi un po’ in colpa, la ragazza accetta, ed al termine delle lezioni lo prende sottobraccio, avviandosi verso una panchina un po’ appartata, ontano dal rumore dei bambini che schiamazzano rincorrendosi. Alcun minuti dopo, mentre parlano del programma di un esame, Franco tira fuori da una tasca un orologio d’argento lucidissimo, legato ad una corta catenella. Inizia a farlo oscillare davanti agli occhi di Erika, che ne è subito irresistibilmente attratta. – Erika, ora tu sei rilassata… completamente rilassata. Stai bene… molto bene… ed hai voglia di dormire… Dormi Erika… dormi… dormi…Lei chiude lentamente gli occhi e piomba nel sonno indotto. Franco, per far sembrare quel sonno una cosa normale ad un improbabile passante, le mette un braccio attorno alle spalle e l’attira a sé. – Questa sera, alle ventuno, uscirai di casa da sola – continua Franco. – Verrai all’ingresso del parco, e farai tutto quello che ti dirò. Hai capito bene?La ragazza annuisce con il capo. – Benissimo. Da ora in poi, tutte le volte che mi sentirai pronunciare la parola "tamarindo", farai tutto quello che ti dirò. Adesso conterò lentamente da cinque ad uno… All’uno ti sveglierai, ma non ricorderai nulla di tutto questo. Cinque… quattro…. tre… due… uno.Erika si desta come se nulla fosse accaduto. Si accorge però subito del braccio attorno alle spalle, ma non si capacita di come glielo abbia permesso. Subito, anche se non bruscamente, si divincola. – Tamarindo – dice Franco, e l’ordine post-ipnotico ha immediato effetto. Erika smette di divincolarsi. – Non vuoi neanche che ti metta un braccio sulle spalle? Vedrai questa sera… intanto, visto che siamo soli, togli le mutandine ed allarga le gambe, voglio toccarti un po’ quella tua fica tanto preziosa.La larga gonna sale quasi fino in vita, rivelando le gambe perfette. Con entrambe le mani, Erika afferra l’elastico delle mutandine, e contorcendosi le sfila, appoggiandole poi sulla mano tesa di Franco. Riabbassa la gonna sulle gambe e le divarica. Franco infila la mano destra sotto il vestito e l’appoggia sul ginocchio, poi inizia un’inebriante risalita. Risale tutta la coscia accarezzando la pelle vellutata, poi ancora su, fio alla biforcazione delle gambe, dove tocca il boschetto serico che prima ha solo visto di sfuggita. Arrotola i peletti attorno alle dita poi, sempre senza vedere, dirige l’indice verso le labbra della vagina, che sente calda e paffuta. La posizione seduta di Erika, non permette però al dito di penetrare liberamente, perciò dice alla ragazza di appoggiare i piedi sulla panchina, in modo di avere la strada libera. Affonda due dita nella vulva ora completamente agibile, ed inizia ad entrare ed uscire rapidamente, finché Erika non ha un orgasmo alquanto rumoroso. – Vedo che ti piace e sei molto calda – commenta Franco, asciugandosi la mano con le mutandine della ragazza. – Questa sera dovrai farmi godere parecchio per ripagarmi di tutto. Le mutandine intanto le tengo io. Ora ricomponiti, e quando batterò le mani ti sveglierai.Erika si ridesta, e quasi subito si rende conto di non indossare le mutandine. Balza in piedi. Per un attimo guarda con odio Franco, arrossendo, comprendendo poi che è impossibile che sia stato lui a sfilargliele, considerato che non l’ha neppure toccata. Una strana eccitazione, ed una sensazione di bagnato nel sesso e tra le gambe, l’imbarazzano ulteriormente. – Cosa succede, Erika? Mi sembri perplessa? E’ successo qualcosa? Sei saltata su come una molla… – Non capisco… – bisbiglia lei. – Eppure questa mattina le… Non è possibile… eppure… Roba a matti… Per favore, riaccopagnami a casa. – Cosa, non capisci? Hai dimenticato qualcosa? – Niente, niente… Ti prego, riaccompagnami a casa.Le ventuno precise. Erika lascia la camera della pensione dove risiede durante la settimana, sale sulla sua utilitaria, e parte risoluta in direzione del parco. Franco è ad attenderla. La bacia sulla bocca strizzandole un seno. La ragazza non si divincola e neppure protesta, anche quando, prendendola sottobraccio, Franco la conduce a piedi verso un appartamento avuto in uso da un amico. Appena la porta è chiusa alle loro spalle, non resistendo oltre, Franco le infila le mani sotto la gonna ed inizia a strizzarle le natiche, mentre la lingua vagabonda nella bocca di lei che sa di menta. Continua per parecchi minuti eccitandosi fino all’inverosimile poi, quasi senza fiato, si stacca, e le dice di spogliarsi. Senza esitare, Erika si toglie rapidamente la maglietta, la gonna, ed un minuto reggiseno di pizzo bianco, rivelando due deliziose montagnole che sembrano fatte apposta per essere succhiate. Quando Erika abbassa le mutandine, Franco ha però una brutta sorpresa: durante il pomeriggio alla ragazza è venuto il mestruo. Dal boschetto castano spunta infatti il cordoncino dell’assorbente. Franco allunga una mano per rimuoverlo, poi rinuncia. Il pensiero di scopare una donna mestruata gli da il voltastomaco. S’allontana un paio di metri e l’osserva compiutamente: è uno splendore. Alta, snella, ma piena nei punti giusti. Una donna nata per dare piacere agli uomini. – Visto che la tua fichetta è protetta dalla natura, dovrai soddisfarmi con la bocca, e poi… poi con il culo… sì, con il culo. Non l’ho mai fatto, ma inizierò da te. Ora leccami bene il cazzo e bagnalo di saliva perché voglio provare subito. I miei amici assicurano che si gode anche di più.Erika si china, porta il viso fra le gambe di Franco, e fagocita il pene già duro come una barra di ferro. Lui le scosta i lunghi capelli: vuole vedere la verga entrare ed uscire dalla bocca di lei. Le labbra della ragazza formano un anello rosa che sale e scende lungo l’asta rigida. Franco si eccita fuori da ogni misura, e si rende conto di non poter resistere oltre. La fa smettere e le dice di coricarsi prona sul letto. Le divarica rudemente le gambe, centra il pene sull’orifizio tra le natiche, e si abbandona sul corpo morbido, per scoprire ben presto che è tutt’altro che facile penetrarla. Tenta parecchie volte. Spinge, suda, ma non riesce ad aprirsi la strada, e rischia, eccitato com’è, di godere fuori da quel culo che sembra impenetrabile. – Apri le chiappe con le mani e solleva il culo – ordina Franco. – Forse così ce la farò ad entrare.Franco osserva per un attimo il buco che in pratica non esiste. Per un istante dispera di riuscire a forzarlo, ormai però il suo cazzo chiede soddisfazione. Lo punta risolutamente, ed inizia a spingere con forza. L’anello di muscoli però non cede. Sente un forte dolore, ma non si arrende. Continua a spingere con più forza finché, improvvisamente l’anello si dilata, e permette il passaggio della cappella ormai dolorante. Il grido di dolore di Erika riempie la stanza, ma Franco spinge ancora. Sente che a poco a poco le strette pareti si aprono al passaggio del suo grosso arnese, procurandogli un godimento che mai aveva provato in precedenza. La nuova esperienza, ed il conseguente piacere totale, furono la seconda svolta della sua vita. La ragazza ora piange quasi isterica. L’intrusione è molto dolorosa: lo sfintere era vergine, e per di più, per nulla preparato. Franco rimane sdraiato per alcuni minuti sul corpo immobile, impalato dal suo pene, mentre i testicoli accarezzano la vagina forzatamente risparmiata. Assapora il contrarsi ritmico del canale appena violato, ed il potere che ha sulla donna. Inizia poi un movimento lento e cadenzato: su e giù. Estrae completamente la verga e la riaffonda immediatamente, mentre, a poco a poco, le pareti prima aride e ruvide, divengono lubrificate e lisce, ma non per questo i gemiti della ragazza si attenuano. Franco è troppo eccitato. La morbidezza del culo, il massaggio al pene che esercita lo stretto budello, ed il pensiero che saranno sue tutte le donne che vorrà, avviano il meccanismo. Rantolando di piacere, ha il suo primo, vero, completo, soddisfacente, orgasmo. Rimane senza fiato, sdraiato sul corpo di Erika, i suoi seni sodi stretti fra le mani. Poi si lascia rotolare al suo fianco a gambe aperte. – Leccami tutto, dalle unghie dei piedi alla fronte. Davanti e dietro.Lenti colpi di lingua. Erika prende in bocca ad una ad una le dita, lecca le piante, le caviglie e gli stinchi. Risale metodica il corpo, bagnandolo di saliva, procurando a Franco un continuo fremito di piacere. Arriva alla parte interna delle cosce, prende delicatamente in bocca lo scroto ed i testicoli, poi il pene semiturgido, facendolo di nuovo gonfiare. Insaliva il corpo di Franco fino alla fronte, poi lui si gira, e la lingua ricomincia dai piedi, fino al sedere, che Franco apre con le mani. – Fermati un po’ lì. Leccami bene il buco.Erika passa e ripassa la lingua piatta nel solco fra le natiche. Succhiella inprofondità l’ano, e Franco si culla in un piacere nuovo, intenso. Il pene ora preme sul letto dolorosamente. Franco si volta brusco, prende la ragazza per i capelli e la strattona rudemente, finché la guancia morbida di lei arriva ad accarezzare la verga pulsante. – Fammi godere.Lei s’infila in bocca il grosso boccone. Lo accarezza con la lingua, lo massaggia con le labbra, succhia. Aspirazioni superficiali e profonde alternate, metodicamente, quasi come una professionista. L’orgasmo rompe gli argini. Con una mano, Franco le schiaccia il volto sull’inguine e le affonda fino in gola. Viene spasmodicamente in ondate successive riversando il suo seme, che la ragazza trangugia a fatica.
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