AnnaRitornando a casa, sull’autobus, Anna si sente distrutta. Lo strano bruciore alla vagina, e quello, quasi insopportabile, all’ano, la mettono a disagio. Sente le gambe di pastafrolla ma, non ricordando niente di quanto le è accaduto, non riesce a comprendere, né la ragione della sua spossatezza, né del dolore generalizzato in tutto il corpo.<<…Accidenti. Mi fa un male boia, e non riesco neppure a stare seduta. Cosa mi succede? Sono uscita di casa che stavo benissimo, ed ora… Sarà colpa della matematica… e poi sostengono che studiare fa bene.>>A casa, dopo una cena frugale, si ritira subito in camera sua, adducendo come scusa la giornata molto pesante. In camera, nuda davanti allo specchio, esamina il suo corpo. Vede un paio di lividi sui seni, ed alcuni sui fianchi, all’altezza della vita. Divarica le natiche con le mani. Un alone rossastro contorna il buchetto che le pulsa dolorosamente, ed il suo pensiero corre immediatamente ai dolci che è solita divorare. Infila poi un piccolo specchio tra le gambe divaricate, a pochi centimetri dalla vagina, e nota di essere arrossata anche lì. Delicatamente, con due dita, ne apre le grandi labbra, e vede che dentro, al contrario di quanto ha osservato altre volte, è violacea. <<…E’ molto strano… se domani non mi passa, ne parlo con la mamma, e lei forse mi darà una spiegazione… No, meglio di no, se vede i lividi sui seni mi chiederà come me li sono procurati… ed io cosa le rispondo? Sembrano segni di dita… non lo so neppure io. Mah? Domani vedremo come va… però, che strano…>>Con una scrollata di spalle, Anna entra nel letto, e dopo pochi minuti dorme saporitamente.Due giorni dopo, durante l’ora di matematica, sorprende il professore che l’osserva. <<…Sta a vedere che mi interroga ancora. Di quello che abbiamo fatto l’altro giorno non ricordo né una parola né una formula. Sembra che nelle tre ore che sono stata a casa sua, io abbia dormito… Speriamo che becchi qualche altra.>>La paventata interrogazione fortunatamente non arriva, ed il professore, a fine lezione, la ferma per invitarla a presentarsi, per la seconda ripetizione, nel pomeriggio.Anna suona il campanello in perfetto orario, e siede davanti alla stessa scrivania. Un minuto dopo, senza preamboli, il professore le porge una busta gialla. – Qui dentro c’è qualcosa che ti riguarda – dice, porgendogliela.La ragazza apre la busta, incuriosita.<<…Cosa può mai avere che mi riguarda? Forse un compito in classe.>>Anna si ritrova invece tra le mani una decina di fotografie che la ritraggono inposizioni ed atteggiamenti, quali ha visto solo su di una rivista porno, circolata per alcuni giorni nei gabinetti della scuola.<<…Ma cosa cavolo…?>>Alza gli occhi verso il professore arrossendo visibilmente: è senza parole. – Anna – dice il professore, – queste fotografie sono bellissime, tanto belle che ho deciso di farle vedere ai tuoi genitori, ed anche al Preside… A meno che… – A meno che? – chiede Anna, speranzosa. – A meno che tu non ubbidisca ai miei ordini in tutto e per tutto.Per un attimo, Anna si vede in piedi, davanti ai suoi genitori, con le fotografie sparse sul tavolo della cucina.<<…Mi chiederanno spiegazioni… mi ammazzeranno di botte. Ma io… Da dove cavolo arrivano queste fotografie?>> – Mi… mi dica cosa devo fare, io… – balbetta Anna, e poi scoppia in un pianto dirotto, mentre il professore si alza dalla scrivania, le si accosta, e le accarezza i capelli. – Vedi, piccola, a me piacciono i numeri, ma piacciono anche le ragazze come te: acerbe, fresche, e vergini. Ne ho fatto una raccolta… Guarda questo album, molte le conosci.Anna prende l’album con mani tremanti, ed inizia a sfogliarlo. Le fotografie ritraggono tutte ragazze più o meno della sua età, nude, o mentre si stanno spogliando in modo osceno, in posizioni e situazioni simili alle sue. Riconosce, con stupore, Francesca, e poi Margherita, Miriam, Daniela, ed anche Monica ed Alice. Di seguito, un’altra dozzina di ragazze o giovani donne che lei non conosce. – Professore, cosa… cosa significa tutto questo? – Significa che da oggi sarai anche tu una delle mie schiavette. Se non vuoi che le tue fotografie arrivino nelle mani di chi sai, devi fare tutto, ma proprio tutto, quello che ti dico, in qualunque momento.<<…Non capisco cosa voglia. La sua schiavetta? Purtroppo non ho via di scampo e devo accettare, qualunque cosa questo significhi.>> – Va… va b… bene, professore – dice Anna, rassegnata. – Perfetto. Allora adesso facciamo una prova, una piccola prova, tanto per vedere se hai capito veramente. Inginocchiati qui davanti a me, tira fuori il mio cazzo, e succhialo.<<…Vuole che prenda in bocca il suo… il suo… Mi fa schifo, però se vuole solo questo, mi devo dare da fare alla svelta, così mi tolgo il pensiero.>>Con un sospiro di rassegnazione, Anna si inginocchia, fa scorrere la lampo dei calzoni, fruga con mano inesperta nei boxer, e ne districa il pene già semiturgido. <<…E’ enorme. Come farò? Che schifo… che schifo.>>Superando stento un conato di vomito, con le lacrime agli occhi, Anna si infila il bastone di carne fra le labbra ed inizia a succhiarlo, strappando gemiti di piacere al professore che, con movimento ritmico, usa la sua bocca come una vagina. Il professore, quando sente di essere sull’orlo dell’orgasmo, seppure a malincuore, si tira indietro. <<…Grazie al cielo è finita… stavo per vomitare. Come mai non ha sborrato? Mi ero già immaginata quello schifo in bocca, invece… Meglio così.>> – Ora mettiti nuda – dice Franco. – Ti voglio scopare tutta. – Per…ché mi fa qu…questo? Io non… non sono mai stata con un uomo. Mi vergogno a spogliarmi davanti a lei. – Allora non te ne sei ancora accorta? Sappi che non hai più un buco vergine: ci ho già pensato io. Ora spogliati e non frignare.La ragazza avvampa in volto, fa per ribattere, ma uno sguardo intenzionale di Franco, in direzione delle fotografie sparse sulla scrivania, vale a farla decidere. Anna si alza in piedi, sfila dalla testa la maglietta di cotone e slaccia in vita la corta gonna, che cade sul pavimento. Non porta reggiseno. Resta in attesa, gli occhi che implorano invano un ripensamento, le braccia incrociate a celare il giovane seno. Le restano addosso solo le mutandine. – Anche quelle – indica Franco.Anna rimane immobile alcuni secondi perché non ha il coraggio di abbassare quell’ultimo velo. Poi pensa alle fotografie ed ai genitori, ed infila risoluta due dita sotto l’elastico. Fa scendere le mutandine prima lentamente e poi di scatto, cercando di portare a termine il più presto possibile l’atto che tanto la fa vergognare. – Mettiti sulla moquette con il culo in alto ed apri bene le chiappe con le mani – dice Franco. – Ormai il passaggio è aperto, e non ti farò male.<<…Aperto? Allora nelle fotografie è lui che mi… che mi… Ecco perché l’altro giorno il culo e la fica mi facevano male… Ma io non l’ho fatto… Quando è accaduto? Quando?>>Dopo diversi tentennamenti, Anna ubbidisce. Il professore le si sistema dietro, porta l’indice alla bocca bagnandolo di saliva, poi lo affonda con un solo colpo nello sfintere di Anna, provocandole un sussulto di dolore e di sorpresa. Affonda il dito alcune volte, impietosamente, poi lo ritira, appoggia la punta del pene gonfio d’eccitazione sul buco e spinge. Anna sente che le viene forzata l’apertura dello sfintere. Per un attimo serra i muscoli per impedire quella penetrazione umiliante e dolorosa, poi comprende che è inutile resistere, che sarà comunque sodomizzata, e che probabilmente sarà ancora più dolorosa. E ci sono comunque le fotografie. Si rilassa e collabora, divaricando il più possibile le natiche. Il glande supera l’anello di muscoli ed affonda lentamente nel retto, fino alla radice. Franco rimane poi immobile, emettendo un sospiro di soddisfazione. – Muoviti e fammi venire – dice ad Anna.Anna, nonostante la precaria posizione ed il dolore derivante dalla penetrazione, inizia a muovere il bacino avanti ed indietro, mentre le mani di Franco, che le ghermiscono i fianchi, le impongono il ritmo. Un sussulto nelle profondità delle viscere ed un rantolo di piacere. La tortura è finita: il suo carnefice si è scaricato dentro di lei.<<…Meno male, è finita… Sento che si sta rimpicciolendo, e fra pochi minuti me e potrò andare… Ecco, ora esce.>>Contrariamente a quanto pensa Anna, Franco non ha finito. Si solleva e le ordina di coricarsi supina.<<…Non voglio… non voglio che mi scopi… resterò incinta. Devo ubbidire,accontentarlo solo così mi darà le fotografie… forse…>> Sdraiata sulla schiena, Anna tiene le gambe pudicamente incrociate e le mani a coprire il seno. – Allora non hai capito – dice Franco. – Ora tu sei la mia schiava. La fica, letette, il culo, la bocca, mi appartengono, sono mie. Devi sempre essere aperta e disponibile. Per la tua scarsa collaborazione sarai punita, ed ora vedi di non peggiorare le cose. – Professore, la prego, non mi faccia altro male. Mi lasci andare a casa.Non ottiene riposta. Allora, quasi inconsciamente, sposta le mani dal seno, ed allarga lentamente le gambe.<<…La mia fica è a sua disposizione. Spero solo che con quel suo coso non mi faccia troppo male… Sta per entrare… allargo ancora d più le gambe… ma quando finisce? Per fortuna non è troppo doloroso… Sento no strano calore…>>Franco la scopa finché Anna non inizia a ruotare il bacino, ed a far scattare ritmicamente l’inguine verso il membro che la colma. A questo punto, sadicamente, si ritira, ed infila nella vagina, ormai aperta e vogliosa, un dildo, provocando un grido di Anna, misto di dolore, ribellione, e delusione.<<…Perché non ha continuato? Maledetto. Non mi faceva male… Ma cosa mi ha infilato dentro? E’ duro e mi fa male… Maledetto.>> – Quello lo porterai fino a quando non avrai capito chi è che comanda – dice il professore.<<…Bastardo. Ora mi fa delle fotografie…non… ormai…>>Per dieci minuti il silenzio è rotto solo dal pianto sommesso di Anna e, di tanto in tanto, dal rumore metallico dell’otturatore della fotocamera. – Vai in bagno. Pulisciti, rivestiti, e poi torna qui – dice poi Franco.<<…Forse ora è finita veramente… Ahhh, l’acqua tiepida mi fa passare il dolore al sedere. E questo? Cosa me ne faccio di questo coso che ho nella fica? Lo tolgo, mi lavo, poi lo rimetto dentro? No, è meglio che lo lasci dove si trova, perché non avrei più il coraggio di rimetterlo… Bastardo.>>Anna ritorna poco dopo. Il professore è vestito, ed al contrario di lei, sorridente e rilassato. – Togli le mutandine, tira su la gonna, ed apri bene le gambe.<<…Ancora? Prima mi fa rivestire e poi spogliare nuovamente… Eccoti accontentato.>>La vagina della ragazza, ancora dilatata dal dildo, è nuovamente davanti agli occhi di Franco. – Da oggi in poi, alle lezioni di matematica, sia a scuola sia qui, ti presenterai senza mutandine – dice Franco. – Quando io vorrò controllare, in qualsiasi momento ed in qualsiasi luogo, devi sollevare il vestito, allargare le gambe, e piegarti in avanti.Ricordalo bene. E ricorda anche di non indossare mai, per nessuna ragione, i calzoni. – Estrae quindi il dildo che esce con un risucchio lubrico. – Ora vai. Ci vediamo domattina a scuola. <<…Sono fuori, ma senza le fotografie… maledetto. Mi sembra un incubo, eppure… ahhh, il dolore alla fica mi ricorda che è una tragica realtà. Sono nelle sue mani… Senza mutande… devo andare a scuola senza mutande. Non ho via di scampo. Anche se dico tutto, le fotografie saltano fuori, ed io sono rovinata… Oddio…Due giorni fa Franco mi ha scopata davanti e dietro, su questo non ci sono dubbi, le fotografie parlano chiaro, come parlavano chiaro i dolori alla fica ed al culo, ed anche i lividi sui seni… però non ricordo assolutamente come sia successo e perché. Ma come? Come? Non ricordo… o meglio, ricordo di essere entrata, mi sono seduta alla scrivania, ho bevuto la bibita, ed abbiamo… La bibita era drogata! E’ vero: la menta. Che scema sono. Ma come faccio a dimostrarlo? Non mi crederebbero… Maledizione, sono rovinata.>> Immersa in neri pensieri, Anna sale sull’autobus e torna a casa.
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