LuisaIl giorno successivo Franco esce di casa per recarsi all’università con il morale alle stelle.<<…Per me è stata a prima volta, il mio primo culo, e anche per Erika, se è per questo. Avrò altre donne, tutte quelle che desidero: la biondona che sta uscendo dal macellaio, per esempio, o quella rossa che sculetta, o quella, o quell’altra ancora, o tutte… Certo, perché non tutte? Basta che studi dei buoni piani e cadranno tutte sotto il mio cazzo.>>Fischiettando entra in aula, occupa come al solito uno degli ultimi banchi, ed all’ingresso dell’insegnante ha come un flash: la sua seconda vittima sarà la chiarissima professoressa Luisa R. Luisa è una donna di circa quarantacinque anni, sposata, simpatica, e sempre disponibile ad aiutare gli studenti. Tiene sempre il suo corpo celato sotto ad abiti abbastanza informi e tali, in ogni caso, da non renderle sicuramente giustizia. Sempre in ordine, sorridente, leggermente truccata, i capelli raccolti sulla nuca, inforca perennemente un grosso paio d’occhiali dei quali, quasi per certo, non ha necessità.<<…Chissà com’è, nuda? Deve avere un bel paio di tette, ed un culo sodo senza cellulite. Sicuramente…>>La lezione finisce e Franco si precipita sulle orme della professoressa appena uscita dall’aula. – Scusi il disturbo, professoressa – dice Franco appena la raggiunge. – Quando le sarà possibile, vorrei alcuni chiarimenti sulla lezione di oggi.- Nessun disturbo. Venga durante la mattinata in sala professori, io sarò lì. Un’ora dopo, un nervosissimo Franco, bussa alla porta della sala professori.E’ autorizzato ad entrare da una voce maschile. Appena dentro Franco vede che, oltre a Luisa, sono presenti parecchi altri docenti ed assistenti. Il suo piano rischia quindi di andare in fumo. La professoressa lo vede, si alza, e si avvicina. – Qui è troppo affollato – dice Luisa. – Andiamo in uno dei salotti per i colloqui.Entrano in un salotto. Franco è ora più calmo e determinato, anche se ciò che sta per fare è molo rischioso: se non riesce ad ipnotizzarla, lei capirà tutto, ed addio laurea in matematica. – Mi dica cosa non ha capito – dice Luisa, sedendo ad una scrivania. – Vedrà che non c’è niente di particolarmente difficile.Franco ormai è deciso: vuole quella donna, e l’avrà. Siede alla scrivania davanti a lei, apre il libro che tiene in mano, e le chiede chiarimenti su un passaggio a caso della lezione. Luisa legge quanto lui le indica ed inizia la spiegazione guardandolo in volto. – La struttura della formula è concepita per… dimostrare che… – Luisa abbassa gli occhi sulle mani di Franco, che stanno facendo lentamente dondolare un lucido orologio da tasca – …la possibilità… di… trasferire l’a… – non riesce a finire la parola perché è irresistibilmente attratta dal pendolo. – Professoressa… Luisa – dice Franco con voce calma e suadente, – ora hai sonno… stai bene, sei rilassata, ed hai sonno… molto sonno… ti si chiudono gli occhi… Dormi… dormi… dormi.Luisa si appoggia allo schienale della sedia con gli occhi chiusi. – Mi senti? – dice Franco. – Se mi senti fai un cenno con il capo.La testa di Luisa si alza e riabbassa lentamente. – Questa sera, alle ventidue, verrai al numero diciotto di via dei Platani, e farai tutto quello che ti dirò. Ripeti.La donna ripete le istruzioni avute. – Ora conterò lentamente da cinque a uno. All’uno ti sveglierai e non ricorderai nulla. Cinque… quattro… tre… due… uno. Grazie, professoressa, è stata molto esauriente. Ora mi è tutto chiaro, e non avrò altri problemi, almeno per il momento. – Prego. E’ stato un piacere. Se posso esserle ancora utile, me lo dica liberamente. – Mi sarà certamente ancora d’aiuto.Sono le ventidue e quindici quando il campanello suona. Franco apre la porta, ed in pratica trascina dentro la donna. – Vieni, Luisa. Di la c’è un gran letto che ci aspetta, vediamo di non farlo attendere oltre. Spogliati, però prima togli gli occhiali e sciogli i capelli.Luisa porta le mani alla nuca, sfila alcune forcine, e lascia liberi i lunghi capelli castani. Toglie gli occhiali, poi inizia a slacciare i bottoni della camicetta: uno, due, poi, rapidamente, tutti gli altri, fino a quando l’indumento, completamente aperto, permette agli occhi di Franco di posarsi sull’inizio dell’eccitante valle che separa i seni prosperosi. La camicetta cade sul pavimento, mentre le mani di Luisa sono già alla gonna. In un attimo slaccia la cintura che la sostiene, e questa cade, formandole un anello attorno ai piedi. Franco si complimenta con sé stesso per la scelta. I capelli ora cadono liberi sulle tette opulente, per il momento ancora costrette da un robusto reggiseno; il ventre è piatto, i fianchi larghi, la vita sottile. Le gambe, anche se non più perfette, sono lunghe e diritte, ed il sedere tondo, per quel poco lasciato scoperto dalle antiquate mutandine, non da segni di cedimento. La donna intanto porta le mani alla schiena e, dopo averlo slacciato, toglie il reggiseno, lasciando finalmente libere le tette: grandi come meloni maturi, ma ancora incredibilmente sostenute. Stessa sorte tocca alle mutandine, che rivelano un cespuglio foltissimo di peli, più scuri dei capelli, che celano completamente la vagina. Franco inizia subito a frugarle l’inguine con una mano, mentre con l’altra le accarezza compiutamente le natiche sode, perdendosi sui morbidi globi e nel profondo solco che li divide. Spinge poi la donna sul letto, le si siede a cavallo dello stomaco, e forza il pene nell’invitante solco fra i seni, che schiaccia l’uno contro l altro con le mani. La sensazione inebriante di scopare Luisa tra le tette diventa sconvolgente quando ordina alla donna di leccargli il pene mentre spunta dai seni. In quel modo, Franco si avvicna rapidamete al punto di non ritorno, ed a malincuore abbandona il caldo nido e la fa girare a pancia sotto. – Apri bene le gambe ed alza il culo, bellezza.Il generoso posteriore e la vagina semiaperta di Luisa sono in bella vista. Franco si insinua tra le gambe divaricate, punta il pene sulla fica, e penetra fino alla radice senza difficoltà, assaporando il passaggio caldo ed abbondantemente lubrificato. Evidentemente la donna non è rimasta insensibile al sia pur rude massaggio ai seni, ed inoltre, nei suoi quarantacinque anni di vita, deve aver soddisfatto molti uomini.Franco la scopa per un po’ poi, quando sente che gli umori di lei lo hanno perfettamente lubrificato, con entrambe le mani separa le natiche, punta il pene contro lo sfintere e, memore delle difficoltà avute con Erika, spinge con forza. Lo sfintere di Luisa si apre invece dolcemente, dimostrando che anche quella porta è stata usata più volte. Franco, stupito, si trova completamente affondato in lei. – Così la chiarissima professoressa Luisa R. è una gran porcona – dice Franco. – Le piace prenderlo anche nel culo. Mi togli una parte di piacere, ma non importa… sto per venire… vengo… sììì, ti sborro nel culooooo…Franco si rilassa sul corpo della donna schiacciandolo sotto il suo peso. Si alza solo dopo parecchi minuti, prende una Polaroid, e scatta alcune fotografie a Luisa.RobertaLe fotografie a Luisa comportano una terza svolta nella vita di Franco.Il mattino successivo, Franco si rende conto che quelle fotografie possono essere fonte di denaro. Con esse infatti può ricattare le donne, minacciando di mostrarle alle persone giuste.<<…La cosa è semplice, le fotografo quando le faccio venire a casa mia, poi glile vendo. Erika non l’ho fotografata, ma è condizionata e posso sempre farlo… ho le fotografie di Luisa, però tentare un ricatto con lei non è da furbi… devo scegliere solo donne sicure, con buone possibilità economiche, e che non possano rischiare uno scandalo… Eh, sì, prima di agganciarle devo fare delle indagini discrete… fare le cose con metodo e senza fretta. Non chiederò grosse somme, perché potrebbero far decidere qualcuna a denunciarmi… e poi sarò onesto, consegnerò i negativi e le stampe, ma ne terrò una per me, come assicurazione. Ad ognuna chiederò denaro solo una volta… il mercato, in fondo, è molto vasto.>>Il giorno successivo, dando fondo a quasi tutti i suoi risparmi, Franco acquista una macchina fotografica professionale, un flash, un cavalletto, una buona scorta di pellicole, ed un grosso album dove conta di raccogliere tutte le sue donne. Con la prima vittima del nuovo corso prende due piccioni con una fava.Roberta, figlia di un piccolo industriale, è una sua compagna di Università. Non può essere definita una bellissima ragazza, ma possiede sicuramente un suo gruzzoletto. Simone, altro compagno di Università, è il proprietario dell’appartamento dove Franco ha portato prima Erika e poi Luisa, ed inoltre è innamorato cotto di Roberta, peraltro non corrisposto. L’idea di Franco è di pagare, con il corpo di Roberta, l’uso dell’appartamento di Simone, e di infilarsi in tasca i soldi che la ragazza gli darà per le fotografie. – Senti, Simone, te la vuoi scopare la Roberta? – Me la farei di sicuro, ma lei non sa neppure che esisto. Figuriamoci se mi da la fica… forse se la violento… – Niente stupri. Supponiamo per un momento che io te la possa mettere nel letto e che lei ci stia… Non chiedermi come, è un mio segreto… tu, mi lasceresti in uso esclusivo il tuo appartamento per… diciamo, tre mesi? – Vai al diavolo, Franco. Questa mattina non ho voglia di scherzare. – Rispondimi. Accetteresti o no? – Certo che accetterei… ma dici sul serio? – Ascoltami bene. Domenica, dalle quindici alle diciannove, Roberta sarà ad attenderti nel tuo appartamento. Sarà un po’ strana e non ti riconoscerà, questo però non ti impedirà di sbatterla come vuoi… Aspetta, non chiedermi né come farò, né di rifarlo in futuro, l’occasione è unica. Tu limitati a scoparla tutta e niente domande, tanto non ti risponderei. Ricordati però che alle diciannove precise lei se ne andrà, e tu mi devi promettere che non cercherai di trattenerla. D’accordo? – Ma… ma… – balbetta Simone, incredulo. – D’accordo? – Franco, se è uno scherzo, ti ammazzo. – Simone, ti ho chiesto se sei d’accordo su tutto. – Certo che sono d’accordo… però se è uno scherzo… – Inizi a rompermi le palle… Allora, sì o no? – Sì. Sì. – Bene. Allora domenica dalle quindici alle diciannove. Ricordati che a quell’ora, anche se sarai sul punto di sborrare, lei ti mollerà.Franco aggancia Roberta nell’atrio, la conduce con una scusa in un luogo appartato, ed in meno di un minuto la tiene in pugno. La sera stessa la fa spogliare e la scopa senza entusiasmo, unicamente al fine di poterla fotografare. Per Franco quello ormai è un lavoro: alle donne deve spillare quattrini, il piacere, in quanto tale, verrà in un secondo momento. Fotografa Roberta da tutte le prospettive ed in tutte le posizioni più oscene. L’autoscatto l’immortala poi penetrata in tutti i buchi. Sta per lasciarla uscire quando ricorda gli accordi con Simone. – Roberta, questi sono i miei ordini – dice Franco. – Domenica…Franco ha già preso accordi con un laboratorio di sviluppo e stampa, dicendo di essere un fotografo di una rivista porno. Tre giorni dopo ha in mano i negativi e due copie di ogni fotografia. E’ venerdì. Il dramma avrà il suo epilogo il lunedì successivo.Lunedì mattina Franco vede Simone che gli corre incontro, sbracciandosi. – Cazzo, Franco… Cazzo, che pomeriggio. L’ho scopata nella fica, nel culo, ed in bocca, almeno dieci volte, ed a lei piaceva… Avessi visto come le piaceva. Urlava, si sbatteva, e diceva cose che quasi mi facevano arrossire… Cazzo, che troia… non pensavo fosse così amica del cazzo… Senti, mi… – Simone, abbiamo fatto un accordo: niente domande. E ricordati che per tre mesi l’appartamento è mio. – Ma almeno… – Ciao, Simone.Franco tiene le fotografie in mezzo ad un libro. Rintraccia Roberta, la chiama in disparte, e gliele mette davanti agli occhi. Roberta diventa di fuoco, lo guarda cercando di capire, fa per andarsene, poi torna sui suoi passi. Prende Franco per un braccio e lo trascina nel giardino dell’istituto. – Cosa sono quelle sconcezze? – domanda Roberta. – Come le hai avute? Non posso essere io, è un fotomontaggio. Io… io non ho mai fatto cose del genere. – Non è un fotomontaggio e questa sei tu – dice Franco. – E non dire che non l’hai mai fatto perché ti si allunga il naso.Roberta fa per replicare, poi ci ripensa, e con un filo di voce ne chiede il prezzo. – Cosa vuoi? Portarmi a letto? Denaro? – Cinquecentomila in biglietti da diecimila – dice Franco. – E ti do anche i negativi.Roberta, già immaginando che l costo del materiale sarebbe stato alto, accetta, e si accordano per lo scambio.Due giorni dopo Franco infila in tasca la busta con il denaro. – Qui ci sono i negativi e le stampe – dice Franco, consegnando a Roberta lefotografie. – Io non ti cercherò mai più, ma niente scherzi perché ne ho ancora una serie che non è in vendita: è la mia assicurazione.
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