Durante il viaggio di ritorno Anna non riesce pensare ad altro che a Dario. I genitori pensando ad una infatuazione passeggera, non toccano l’argomento. Neppure nei giorni successivi, quando iniziano ad arrivare le prime lettere, la cosa non viene affrontata. Il copione è sempre il solito: Anna esce di casa il mattino per incontrarsi con le amiche, rientra per il pranzo e trova una nuova lettera. Mangia di corsa e poi si rintana per almeno mezz’ora in camera sua a leggerla. Continua così fino all’inizio del nuovo anno scolastico quando arriva la mattina in cui, dopo mesi di bella vita, Anna si alza presto per presentarsi in classe. Il caso vuole che il benvenuto per il nuovo anno scolastico sia dato dall’insegnante di matematica, almeno così risulta dall’orario provvisorio delle lezioni. Appena o legge Anna sente il rossore imporporarle il volto: di Franco se n’è quasi dimenticata. Le lettere di Dario, pur non accennando mai a quanto era avvento fra loro nel rovente mese di Agosto, hanno a poco a poco cancellato dalla sua mente quanto aveva subito dal professore. Pochi minuti però, e lui apparirà, i loro sguardi si incroceranno, e lei tornerà sua schiava. – Carogna – dice Anna fra i denti. – Con chi ce l’hai, Anna – domanda una compagna. – Come? Niente, Beatrice. Sono in collera con il mio ragazzo.Eppure Anna non riesce ad odiarlo. Franco l’ha violentata, è vero, ma non nutre odio nei suoi confronti, forse il suo è solo tanto rammarico di essere stata considerata un oggetto senza volontà.La porta dell’aula si apre di scatto ed entra il professore, anzi, la professoressa di matematica. Sui quarantacinque anni, modi autoritari, che inizia subito a parlare. Anna non sente neppure una parola di quello che la donna sta dicendo perché il suo pensiero è rivolto a Franco.<<…Chissà come mai? Gli sarà successo qualcosa con quella sua mania… Eppure sui giornali non ho letto niente… L’avranno trasferito? E le mie fotografie? Non mi farà mica una carognata? Speriamo bene…>> – E ci vediamo domattina alle otto – termina la professoressa uscendo dall’aula mentre tutti si alzano.Il primo giorno di scuola è già finito. Meccanicamente anche Anna si alza, si guarda attorno, e vede le altre vittime del professore con negli occhi una muta domanda: come mai?A casa Anna trova una nuova lettera di Dario. Annuncia la novità del nuovo professore ai genitori che, subito, pensano alle scarse probabilità di promozione della figlia. Anna legge la lettera. Dario le esterna tutto il suo amore e le comunica che dopo qualche giorno partirà con i genitori per l’estero, e che le scriverà nuovamente appena giunto a destinazione. Anna capisce che non lo rivedrà più, ma in quel momento i suoi pensieri sono in ogni caso rivolti in tutt’altra direzione. – E come al solito hai meritato un quattro!Il volto di Elisabetta, la madre di Anna, è ormai rassegato. – E’ mai possibile che tu non riesca a far entrare in quella testaccia quanto basta per arrivare alla sufficienza? L’anno scorso ci sei riuscita. – Eh, sì… l’anno scorso…Anna non può continuare e purtroppo sua madre ha ragione: nel compito in classe le è toccato il solito quattro. Ormai è un’abitudine anche con la nuova insegnante.Sono passati ormai tre mesi da quando l’ha vista la prima volta e fra pochi giorni iniziano le vacanze natalizie. Anna inizia a considerare quanto l’anno precedente sia stato utile Franco: in meno di un mese si è guadagnata la promozione. In fondo era stato anche piacevole, molto meglio che con Dario che, forse perché inesperto, non l’aveva del tutto soddisfatta. Un paio di giorni dopo si vede consegnare dalla madre una lettera senza mittente. La calligrafia, in ogni caso, ha un che di familiare.Mangia di buon appetito e, sempre seduta a tavola, apre la lettera. Non riuscendo ad individuarne l’autore, legge subito la firma.<<…Oddio… il professore…>>Inizia a leggere con il batticuore: Cara Anna. Come avrai potuto vedere non sono più il tuo insegnante, e forse te ne sarai chiesta la ragione. E’ molto semplice: ho dato le dimissioni e non insegno più. Scrivo queste poche righe, bada bene solo a te, per chiederti se vuoi venirmi a trovare. Il mio è un invito al quale potrai tranquillamente disattendere. Se decidi di venire il mio indirizzo è… Seguono l’indirizzo, le indicazioni per raggiungerlo, gli auguri, ed i saluti.Anna rilegge la lettera due volte.<<…Che faccia tosta. Prima mi violenta, poi mi ricatta, ed infine mi chiede diandargli a fare visita… Forse spera di scoparmi ancora… E’ proprio matto… non ci andrò mai!>>I genitori, notando che Anna è rimasta sorpresa, ne chiedono la ragione. – E’ del professore di matematica dell’anno scorso – spiega Anna. – Mi porge gli auguri per Natale. – Molto gentile da parte sua. Non trovi? – dice la madre. – Dovrai rispondere… e non dimenticartene come il solito.Rimasta sola, Anna pondera di nuovo la situazione. L’invito di Franco è giunto assolutamente inaspettato. Non pensava di sentire ancora parlare di lui, ed ecco invece che si fa vivo con quella proposta. Solo a lei, poi.<<…Chissà cosa vuole dirmi? Sicuramente non vuole farmi sottostare ancora alle sue voglie, altrimenti il tenore della lettera sarebbe stato ben diverso… Quasi quasi, anche solo per curiosità, posso andare a trovarlo… Sì, ci vado… Ci andrò il giorno ventotto…>>Nel freddo pomeriggio, quando Anna sale sull’autobus, l’assalgono nuovamente i dubbi ed un certo senso di vertigine, però ormai ha deciso ed andrà fino in fondo, costi quel che costi. Impiega quasi mezz’ora per arrivare alla nuova abitazione del professore: in periferia, una villetta a due piani, con un gran giardino recintato. Suona infreddolita alla porta sperando per un attimo che lui non sia in casa: i dubbi sono nuovamente sul punto di travolgerla. La porta si apre invece quasi subito e Franco compare sulla soglia. – Buongiorno, professore. Sono venuta a trovarla. – Ciao, Anna. Entra… ti faccio strada.Anna lo segue. Lui indossa gli eterni jeans ed un maglioncino di cachemire grigio. La fa entrare in uno splendido salone al centro del quale campeggia un grande caminetto rotondo con alcuni cocchi che ardono allegramente. – Togliti il cappotto ed avvicinati al camino, ti riscalderai presto. Cosa posso offrirti? Te? Caffè?Memore della menta di quel giorno fatidico, Anna, temendo di essere nuovamente drogata, rifiuta cortesemente ma con decisione. – Va bene, Anna, non vuoi bere. Accetta almeno un cioccolatino… stai tranquilla, non sono drogati, come non era drogata la bibita che ti ho offerto quel primo giorno. Anna rimane di sale. Non solo il professore ha capito perché lei rifiuta ogni tipo di bevanda, ma con due parole ha smontato le sue congetture di giorni. – Dunque non mi hai drogata. Allora com’è che ho fatto quelle cose che haifotografato? – senza accorgersene è passata al tu. – E’ molto semplice: ti ho ipnotizzata.Anna scoppia in una risata quasi isterica. – Ipnotizzata, eh? Pensa che io, quando stavi scrivendo il mio voto sul registro, pensavo a come sarebbe stato bello se avessi potuto ipnotizzarti, così da farti mettere un bel sette… Non credevo fosse realmente possibile. Ho letto qualcosa, ma credevo fosse difficilissimo, e che poteva avvenire solo in circostanze particolari. Mi sta bene… eh, sì, mi sta proprio bene. – Tutti i ragazzi, nei loro sogni, sperano di ipnotizzare il professore che assegna loro brutti voti – dice Franco ridendo. – Ora capisco tutto – dice Anna. – Poi mi spieghi esattamente come hai fatto perché sono molto curiosa. Piacerebbe anche a me poterlo fare… e non solo per i voti inmatematica che sono sempre pessimi. – Certo, poi te lo spiego. Prima però vorrei da te una risposta sincera: cosa pensi di ciò che ti ho costretta a fare e subire?La ragazza ritorna di colpo seria. – Subito ti ho odiato a morte, e se ne avessi avuto la possibilità ti avrei ucciso.Dico sul serio. Poi, a poco a poco, ripensandoci a mente fredda, anche se un po’ me ne vergogno, devo dire che mi è piaciuto. Sì, mi è piaciuto, e anche molto… Insomma, mi è piaciuto ciò a cui siamo arrivati, ma non il modo di arrivarci. – Quello che dici non mi sorprende. Devi sapere che ti tenevo d’occhio già dall’inizio dell’anno scolastico: osservavo i tuoi atteggiamenti ed il modo di comportarti con i tuoi compagni. Non volevo costringerti a venire a letto con me, ma ho capito che quello era l’unico modo per sbloccarti. Anna, a te piace fare l’amore. Te ne sarai sicuramente accorta quando l’hai fatto con il tuo ragazzo. Altre, dopo un’esperienza del genere, per anni non sarebbero andate con un uomo, mentre tu, ci scommetto, ci sei andata e ti è piaciuto. Sbaglio?Anna non risponde subito. Sta ponderando parola per parola quanto ha detto il professore poi, come per confessarsi, gli si avvicina. – Sì, è vero, l’ho fatto e mi è piaciuto, e visto che sono in vena di sincerità, eche quei tuoi cioccolatini al liquore mi hanno mezza sbronzata, ti dico anche che con te mi è piaciuto di più. – Grazie. Ora vuoi spogliarti qui, davanti a me? Non sei di certo obbligata, fallo solo se lo desideri. Ricordati però che se lo fai, i cioccolatini non c’entrano: sono solo il tuo alibi.Lei si rende conto che Franco ha ragione: è lucidissima, ma h creato quello schermo per dire liberamente quello che pensa. Sì, vuole spogliarsi, mostrarsi nuda, e poi fare l’amore finalmente senza costrizioni. Si alza con un vago sorriso sulle labbra, si mette davanti a Franco con le spalle rivolte al camino e lentamente, senza fretta, si toglie gli abiti, mentre uno strano calore, che non proviene dal fuoco, le scalda il corpo ormai nudo. Si avvicna a Franco, con una spinta lo fa sdraiare sul divano, e mentre lui fa arco con il corpo, gli sfila i jeans che finiscono sulla moquette seguiti dal maglione. I boxer cadono subito dopo.Sono entrambi nudi. Due corpi pronti ad amarsi. Il pene è già semiturgido. Anna si sdraia sul corpo di Franco con la testa verso i suoi piedi e si abbassa a fagocitare il pene fino alla radice, fino a quando il suo naso non affonda nella folta peluria.Inizia a succhiare con vigore, quasi con rabbia; lui intanto le spiana con la lingua tutte le pliche della vagina. Quando la verga è rigida e pulsante, Anna, sempre senza dire una parola, si sistema a cavallo dell’inguine di lui, la centra sulla vagina ormai aperta, e lentamente si abbassa facendola affondare dentro di sé. L’atto sessuale lo compie lei salendo e scendendo intorno al piolo di carne. Arriva rapidamente un violento orgasmo. Anna continua e ne ha un altro. Franco sembra non partecipare. Anna si solleva con la vagina grondante, afferra il membro tra le mani, l’osserva alcuni istanti, poi lo stringe con violenza, con rabbia. Improvvisamente riporta il pene tra le sue gambe, lo centra tra le natiche, e con decisione vi si impala sopportando il dolore senza un gemito. Stringe i denti per non urlare ed inizia a salire e scendere sempre più veloce, con più violenza, fino a quando non ha un nuovo travolgente orgasmo liberatorio. Si lasca cadere ancora impalata sul corpo immobile di Franco. – Ti sei vendicata – dice Franco. – Mi hai violentato ed hai cercato il dolore nel desidero inconscio di punirti: ora sei libera. Il mio sesso ora non ti fa più paura, e se lo vuoi, ora puoi veramente godere.Franco la solleva senza sforzo tra le braccia e delicatamente la sdraia sulla folta moquette, poi le se distende sopra e con una sola azione affonda in lei. E’ una cavalcata dolce e sensuale, lunga ed appagante, piena di ansiti e gemiti. Quando assieme raggiungono l’orgasmo, Anna sente di aver fatto l’amore, non di essere stata posseduta, e che nessuno le ha rubato nulla. Vanno insieme nella doccia e si rivestono, poi Franco porta una cioccolata calda per lei ed un caffè per sé. – Adesso voglio sapere tutto – dice Anna. – Voglio sapere come fai. – Come faccio, che cosa? A scopare? L’hai appena visto. – Scemo. Come fai ad ipnotizzare le persone… hai promesso che mi avresti spiegato tutto. – Certo, carognetta. Certo. Ora te lo dico.Nelle due ore successive Anna impara molto. Uscendo per tornare a casa è sicura di riuscirci: sicura che in un futuro non molto lontano sarà in grado di fare quello che fa Franco. E’ al settimo cielo.Anna ritorna alcuni giorni dopo per seguire la seconda parte del corso. Il giorno precedente la ripresa delle lezioni a scuola la trova nuovamente nella casa del professore: il corso di ipnotismo l’ha completamente assorbita e le vacanze sono purtroppo finite. Rimane seduta sul divano per quasi quattro ore ad ascoltare Franco. – Bene – dice Franco. – Penso che ora tu sia pronta. Non rimane che fare la prova generale. Ora chiamo la donna che tiene in ordine la casa, e tu vedi se riesci… – Aspetta. Forse non ho imparato tutto. S non ci riesco, che figura ci faccio?Quella donna penserà che sono matta. – Andiamo, andiamo. Sei perfettamente in grado di farlo. Ci devi solo mettere la convinzione necessaria.Franco suona il campanello ed alcuni minuti dopo appare una donna di circa trentacinque anni, grassottella ed un po’ scarmigliata. Guarda Franco interrogativa – Questa mia amica ha una cosa da farle vedere, Elvira – dice Franco.Elvira gira lo sguardo verso Anna e vede che nella mano tiene un orologio da tasca legato ad una catenella. – Lo vedi questo? – dice Anna. – Guardalo bene, e dimmi se l’hai mai visto.Il pendolo va e viene ritmicamente. Elvira lo fissa nel tentativo di vederlo bene, e nel giro di pochi secondi non riesce più a staccarne lo sguardo. – Elvira… sei molto stanca… si rilassata ed hai sonno… Molto sonno… DormiElvira… Dormi… Dormi…La donna chiude gli occhi. – Ce l’ho fatta! Ce l’ho fatta! – esulta Anna. – L’ho fatta addormentare… sonobrava, eh, Franco? – Sei stata bravissima. Ora però continua, perché dopo deve finire i lavori. – Elvira – riprende Anna, – quando sentirai da me la parola "geranio", farai tutto quello che ti dirò. Hai capito bene? Fai un cenno con la testa… benissimo… Ora conterò lentamente da cinque a uno: all’uno ti sveglierai ed avrai dimenticato tutto… Cinque… quattro… tre… due… uno.Elvira apre gli occhi, vede Anna, e risponde alla sua domanda precedente. – Certo che l’ho già visto. E’ l’orologio del professore… Perché? – Niente. Vai pure, Elvira. Grazie.La donna si avvia in direzione della porta – Geranio – dice Anna.Elvira si blocca immediatamente. – Elvira, vieni qui e fai vedere il sedere al professore.La donna si avvicina, si volta, solleva la gonna, abbassa collant e mutandine, e mostra il generoso posteriore. – Siedi sul tavolino e fai vedere la fica – insiste Anna.A gambe divaricate, tra il pelosissimo inguine, la vagina non è visibile. – Ho detto la fica, non il pelo – incalza Anna. – Allargala con le mani.Una macchia rosa scuro appare tra il pelo bruno. – Anna – dice Franco, – non puoi mettermi davanti al naso una fica aperta edimpedirmi di usarla. Ora la devo scopare. – Okay, mandrillo. Tiralo fuori così gli do una leccata per prepararlo al meglio.Un attimo dopo il grosso pene del professore è profondamente allogato nella bocca di Anna che succhia con gusto. – E’ pronto – dice Anna. – Ora sfondala per bene.Franco penetra brutalmente Elvira mentre la voce eccitata di Anna lo incita.Qualche minuto dopo Franco è nuovamente rilassato. – Mi sono scaricato. Ora rimandala via e ricominciamo la nostra lezione. Quando non saprò proprio dove infilarlo, c’è sempre lei che non è male. – Elvira, vestiti e vai – dice Anna. – Quando passerai la porta non ricorderai più niente.La donna torna in cucina e solo alla sera si accorgerà di avere le mutandine macchiate. – Bavissima, Anna. In matematica sei da quattro, ma in ipnotismo vali dieci e lode. Ora sei in grado di avere quasi tutti in tuo potere, non ne abusare perché può essere pericoloso. Prima che tu te ne vada, ti voglio fare due regali, diciamo di Natale, anche se un po’ in ritardo – prende dal tavolino due pacchetti infiocchettati – questo è il primo. Aprilo pure.Anna scioglie rapidamente il fiocco, apre le scatolette, e ne tira fuori un disco d’oro del diametro di circa tre centimetri, lucidissimo, cui è attaccata una catenella dello stesso metallo. – Questo sostituirà egregiamente il mio orologio – dice Franco. – Lo usavo molti anni fa quando frequentavo l’università. Ora apri l’altro pacchetto.Anna si ritrova tra le mani tutte le sue fotografie, compresi i negativi. – Non mi servono più – dice Franco. – Se desidero fare l’amore con te ti scrivo, e se lo desideri anche tu, verrai. Questo vale anche per te. Sei la prima a cui consegno tutto senza tenerne una copia: ora sono nelle tue mani.Ancora incredula, Anna guarda prima le fotografie e poi Franco, gli si avvicina, e lo bacia teneramente sulla bocca. – Grazie. So che non le avresti mai più usate, non ce ne sarebbe ragione, questo però è un gesto bellissimo. Ti amo. Adesso però devo proprio andare. Ti telefonerò presto, e se hai bisogno di me, scrivi: arriverò subito. Ciao Franco e… grazie di tutto.Anna esce nella strada fredda e già buia. Nelle tasche del cappotto sente le due scatolette. Vede un bidone della spazzatura ed una vi finisce dentro: quello è il suo passato. Nell’altra vi è il suo futuro.
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