Rapporto di Jennifer Stanton, studentessa liceale della scuola superiore di Eton (N.B. Dettata direttamente al commissariato di polizia, senza alcuna successiva modifica.) “Mi chiamo Jennifer Stanton, sono nata a Eton il 14 febbraio 1983. Si ho compiuto 19 anni da meno di un mese.Frequento l’ultima classe del liceo, a Eton, naturalmente. E’ successo stamattina, quando si stava tutti per entrare nella scuola, io e le mie compagne e i miei compagni. In classe siamo 32, di cui 12 ragazze, il resto maschi. Noi si era fuori in strada a parlare, in attesa che suonasse la campana. Io ero un po’ in disparte, col mio ragazzo di adesso e con un altro che era il mio ragazzo di prima. Io mi lasciavo baciare, baciare soltanto, da tutti e due, perchè anche quello di prima non lo avevo proprio piantato del tutto. Ero lì che li baciavo, quando ho sentito un gran baccano, con tutti che gridavano, e allora ho guardato e ho visto che erano arrivati all’improvviso una quarantina… no, forse cinquanta… ragazzi grandi, quelli dell’Universtà di Cambridge. Erano lì con le macchine, e anche con un pullman di quelli degli Istituti Universitari, chissà dove lo avevano rubato. Hanno sbarrato l’ingresso alla nostra scuola, e hanno circondato quelli che erano davanti, che erano tutti ragazzi della mia età, perchè i grandi, gli universitari, entrano da un’altra parte. Io ho visto che prendevano le mie compagne e anche alcune di altre classi anche più giovani, e le spingevano sul pullman, buttando via a spintoni i ragazzi che volevano difenderle. Le ragazze urlavano, ma non sembravano molto spaventate, perchè molte erano già state con i ragazzi di Cambridge, quelli grandi, anche a letto, ve lo dico io. Poi alcuni di loro hanno visto me, uno mi ha preso per un braccio e mi ha buttato sul pullman, mentre altri tenevano a bada i miei due ragazzi. Sul pullman ho trovato 8 ragazze della mia classe e tre di una classe inferiore, che erano le più spaventate.Ci hanno portato a Cambridge, di là del ponte, a tutta velocità. Il pullman, seguito da tutte le macchine, è arrivato nel cortile del King’s Edward College, che era pieno di studenti in attesa di noi. Non ho visto nessuno dei professori, e neppure degli uscieri o dei portieri, forse perchè era giorno di vacanza per gli universitari. Almeno così mi hanno detto. Gli studenti però c’erano tutti.Ci hanno fatto scendere, e ci hanno portate nello stanzone della mensa, dove avevano levato i tavoli. A terra avevano buttato molti materassi e coperte e sacchi a pelo da campeggio.Mentre ci spingevano lì dentro hanno cominciato a toccarci dappertutto, sui seni e sotto le gonne, tra le gambe e soprattutto sul culo. Io ho capito che volevano farci la festa, e ho cominciato ad avere paura.No, non sono vergine, i maschi li conosco, e da tre mesi faccio l’amore regolarmente col mio ragazzo.Però una cosa è andare coi tuoi amici, una cosa è essere costretta a darla ad un mucchio di scalmanati.Poi c’erano le tre più giovani che erano vergini, lo sapevo. Al massimo lo pigliavano in bocca o venivano a letto con noi ragazze più grandi per giocare e lasciarsi toccare.Be’ ci hanno portate in quel locale, e con noi sono venuti almeno trenta o quaranta ragazzi, tutti sui vent’anni. Tutti gli altri sono rimasti nel cortile, e ho fatto in tempo a vedere che chiudevano il portone e tutti gli altri ingressi, e si barricavano.Dentro ci han chiesto, i maschi, se ci mettevamo nude con le buone o con le cattive, e tutte ci siamo spogliate.Un paio di mie compagne dicevano che era un gioco, al massimo ci palpavano un po’, poi ci lasciavano andare. Altre dicevano che ce la si cavava con un paio di pompini a testa… sì insomma, che dovevamo farli godere in bocca, succhiando. Però le tre più giovani piangevano di paura, e si tenevano la mano sulla topina, per la vergogna di essere nude davanti a tanti maschi, che cominciavano a tirarlo fuori. Mai visti tanti cazzi insieme in vita mia! Alcuni lo avevano già duro, e ci sono venuti addosso.Me mi hanno preso in tre, mi hanno fatto chinare davanti a uno che me lo ha infilato in bocca, il suo cazzo, dicendo di stare attenta a succhiare bene, a non far sentire i denti, a fare le cose giuste, se non volevo finire male, a botte. Ho capito che diceva sul serio, e non l’ho morso, come avrei voluto, e anzi ho cercato di farlo godere subito. Sbirciavo attorno, e vedevo che tutte ormai lo avevano in bocca, e non solo in bocca. Anche io sentii uno che si chinava dietro di me e cominciava a palparmi il culo e a leccarmelo. Scusate, ma non so come dire diversamente, e poi proprio mi passava la lingua sulla vagina e sul buco del culo, ci andava anche dentro.Poi ho sentito un grido straziante vicino a me, ho guardato e ho visto una delle più giovani stesa su un materasso con uno addosso, che doveva averglielo già messo dentro, perchè lei gridava ancora, mentre altri tentavano di farselo leccare mettendoglielo vicino alle labbra. Poi uno lo ha messo dentro anche a me, a pecorina, facendomi un male cane visto che ero completamente asciutta e mi stringeva i seni da farmi urlare. Quello che avevo in bocca è venuto, e io ho sputato tutto per terra, ma subito me ne sono trovato in bocca un altro, e ho dovuto ricominciare a succhiare, mentre quell’altro mi scopava, e cercava anche di mettermi le dita nel culo.Poi, mi sembra, uno si è infilato sotto di me in qualche modo, e ha cominciato a leccarmi il clitoride. Ma io ero troppo spaventata per godere, per arrivare all’orgasmo. Avevo ragione di avere paura, perchè poi quello che temevo me l’hanno fatto, il culo, intendo.Il primo che mi ha scopata è venuto dentro di me, senza curarsi se poteva mettermi incinta o meno, si è tirato in disparte, e io ho sentito la punta di un cazzo proprio sull’ano, che spingeva per entrare.Io quello non lo avevo ancora fatto, e non volevo darlo via ancora per molti anni, finchè ero più grande, perchè avevo paura del dolore. Ma quello spingeva forte, e faceva molto male. Ho tentato di dibattermi e di svincolarmi, ma quello mi ha strizzato i seni, e mi ha fatto minacce anche lui.Quello che avevo in bocca mi è venuto in gola, e non ho potuto neppure sputare, ho dovuto mandar giù, insieme alle lacrime, perchè intanto mi ero messa a piangere, per il terrore.Sentivo urlare, gridare, chiamare aiuto, vedevo tutte le mie compagne chiavate, inculate e usate in tutti i modi possibili, anche le più giovani, che erano già state inculate, come stavano inculando me.Scusate, forse non devo dire queste cose… No, devo dire tutto esattamente? Va bene, allora dico che proprio mi stavano per inculare, c’era quello dietro di me che spingeva forte, che entrava piano piano, e a me sembrava che mi rompesse il culo, proprio, che mi stracciasse le carni. Poi è entrato tutto, fino in fondo, e io urlavo di dolore, mi ricordo, ho urlato a squarciagola finchè un altro me l’ha messo in bocca e mi ha detto di succhiarlo bene. Quello sotto di me, intanto, continuava a leccarmi il clitoride, e si arrabbiava perchè non mi bagnavo e non venivo, non arrivavo all’orgasmo. Io avevo troppo male, fa un male da cane prenderlo nel culo, non capisco che gusto ci prendano i pederasti e tante donne che dicono che anche nel culo è bello. Forse è questione di abitudine, o forse io sono ancora troppo giovane per apprezzare certe cose. Poi non ricordo più bene, ho perso il conto. Non so quanti mi hanno scopata, quanti me l’hanno messo nel sedere, e quanti pompini ho dovuto fare… sì insomma, quanti ho fatto godere col cazzo nella mia bocca… Almeno se lo lavassero prima! Io credo che tutti i maschi lì dentro abbiano scopato almeno due volte, in un modo o nell’altro, e qualcuno tre. Le ragazze piangevano tutte, chi isterica, chi piano, come fossero sfinite. Poi da fuori sono arrivate le urla, i colpi di arma da fuoco, e io ho capito che erano arrivati i grandi di Eton a liberarci. Quelli di Eton non sopportano che noi si vada con uno di Cambridge, ci sono pestaggi tutti i giorni. Loro però tre giorni fa hanno violentato una del King’s Edward, e forse per questo, per vendicarsi, quelli di Cambridge erano venuti a prendere noi.Comunque fuori avevano cominciato non a pestarsi, ma proprio a combattere, perchè sentivo sparare. Poi è arrivata la polizia, l’ho capito dal suono delle sirene, e quelli dentro la mensa sono corsi fuori, rivestendosi in fretta. Io ho detto alle altre di scappare, ma avevo paura, perchè bisognava passare nel cortile. Sono andata via da sola, strisciando contro i muri, e mi sono infilata subito in un corridoio. Io al King’s Edward ci ero già stata, si, una volta, con un ragazzo. Sì, c’ero stata a letto, con lui e il suo compagno di camera, ma poi non avevo più voluto. Comunque un po’ mi orizzontavo. Ho trovato un’uscita laterale, e sono fuggita, di corsa, con una paura matta che mi prendessero, perchè era la volta che mi picchiavano e mi inculavano in cento.Poi sono caduta nelle braccia di due poliziotti e mi hanno portata qui.Non fate il mio nome per favore… coi giornali soprattutto, perchè se no non mi salva più nessuno.”
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