Quella sera avrei festeggiato i miei 18 anni insieme ai parenti. Avrei ricevuto molti regali e li avrei aperti davanti a loro. I miei genitori ed alcuni parenti stavano a casa di mia nonna ad organizzare il tutto. Mia nonna aveva una casa più grande della nostra ed era sempre contenta quando, per queste ricorrenze, poteva metterla a disposizione.Ad un tratto entrò mia sorella Beatrice, di qualche anno più grande di me e, con aria impacciata mi consegnò un piccolo cofanetto chiuso con un sigillo. “Questo è il mio regalo per te, Piero” mi disse, “nessuno di quelli che riceverai stasera sarà importante quanto questo, ricordalo. Però devi farmi una promessa. E cioè che lo aprirai solo quando io mi sposerò” proseguì tutto d’un fiato. Rimasi perplesso da questa proposta. Che senso aveva fare un regalo se poi chi lo riceveva non poteva aprirlo chissà per quanti anni ancora? Visto comunque che non avevo niente da perdere, promisi. Cercai di farmi dare una traccia sul contenuto ma mia sorella fu irremovibile: o così o lo riprendeva. Accettai le sue condizioni e presi il cofanetto. Lei mi abbracciò, mi diede un bacio facendomi gli auguri e uscì sorridendomi. Sulla porta si girò e mi disse: “Sarà il nostro segreto”. Avevo sempre avuto un debole per quella sorella maggiore e sapevo che lo stesso valeva per lei nei miei confronti ma eravamo ambedue dei timidi e non riuscivamo a confidarci tra noi. A questo bisognava aggiungere il contributo di un’educazione un po’ bigotta che avevamo ricevuto dai nostri genitori e il risultato era che ci guardavamo in continuazione, a volte ci spiavamo, ambedue ne eravamo consapevoli ma non riuscivamo a parlare tra noi apertamente. Le poche volte che, negli anni successivi, uno di noi aveva avuto una storia, si vedeva chiaramente che l’altro era geloso. Come se ognuno di noi avesse l’esclusiva sull’altro. Ogni tanto in seguito, da dentro il cassetto dove lo avevo riposto, spuntava fuori questo benedetto cofanetto. Più volte ero stato sul punto di aprirlo ma poi rinunciavo cercando di mantenere la promessa fatta a mia sorella. Decisi di metterlo sul ripiano più alto della libreria così non me lo sarei più trovato davanti e lì rimase fino al giorno in cui mia sorella, fidanzata da un paio di anni, comunicò alla famiglia che lei ed il suo ragazzo avevano deciso di sposarsi. Lei aveva 29 anni, io 24. Fummo tutti molto contenti e la inondammo di domande mentre i miei genitori l’abbracciavano commossi. Dopo qualche mese iniziarono i preparativi per il matrimonio. Sarebbe andata a vivere nella quiete di una villetta fuori città, comprata dai suoi futuri suoceri ma era comunque a mezz’ora di machina da casa nostra. L’unico un po’ meno contento ero io. Si stava per spezzare quel filo di complicità che si era creato involontariamente tra noi ma che avevamo coltivato gelosamente per tutti quegli anni. Qualche sera prima del matrimonio, bussai alla sua stanza. Mi aprì in pigiama: “Che c’è?” chiese. Rosso in viso gli porsi un pacchetto. “Questo è il mio regalo per il tuo matrimonio….. tu però lo puoi aprire subito” continuai. Mi fece entrare, ci sedemmo sul letto e lo scartò. Erano un paio di calze autoreggenti bianche. “Per indossarle in giorno del matrimonio, così avrai qualcosa di mio”. Mi guardò con gli occhi lucidi. Era sorpresa e nello stesso tempo commossa. Poi la sua espressione passò dal sorpreso al malizioso e rispose: “Vai a prendere il regalo che ti feci per i tuoi 18 anni, è ora di aprirlo”. Finalmente avrei scoperto di cosa si trattava! Dopo ben sei anni! Con una sedia mi arrampicai sulla libreria e presi la busta con dentro il cofanetto e lo tirai fuori quasi con riverenza. Tornai in camera di mia sorella e glie lo diedi. Lei, poggiandolo sul comodino vicino al suo letto, era nervosa, impacciata, chiaramente indecisa se andare avanti o meno. Ma in che cosa? “Ricordi cosa ti dissi la sera che te l’ho consegnato?…… Sarà il nostro segreto…..” sospirò profondamente per rilassarsi e continuò: “Devi promettermi che continuerai a tenere questo nostro segreto anche dopo stasera”. Che cosa doveva succedere stasera? Pensai. Dopo sei anni di attesa non potevo tirarmi indietro. “Te lo prometto” dissi solennemente. Mi fece sedere davanti alla scrivania e si avvicinò al letto stando a circa tre metri da me. Si girò di schiena e continuò a guardarmi dallo specchio a parete che ora aveva davanti. Lentamente iniziò con lo sbottonare la giacca del pigiama e la tolse. Vidi chiaramente il suo bel seno riflesso sullo specchio. Rimase così qualche secondo poi si girò e mi lanciò la giacca. Mentre la afferravo aveva già iniziato a togliere i pantaloni restando con uno slip minuscolo. Avevo la bocca asciutta e la gola secca. Non riuscivo a deglutire, sudavo freddo e mi tremavano le mani sui braccioli. Adesso mi sento male, pensai. Tutte le sbirciatine che gli avevo dato di nascosto negli anni passati non erano servite a farmi rendere conto dello stupendo fisico che aveva mia sorella. Culo a mandolino con cosce senza un filo di cellulite, vita stretta, ventre piatto e, a salire, un seno pieno e abbondante che stava su con aria impertinente. Si tolse anche lo slip rimanendo davanti a me nuda come mamma l’aveva fatta. Sicuramente era un sogno!! Pensai. Tra poco mi sveglio e dovrò andare in bagno a farmi una ricca sega…..! Non può essere vero…non ci credo. Poggiò un piede sul letto, prese una calza di quelle che gli avevo regalato e la indossò molto lentamente. Poi fece lo stesso con l’altra. Durante quell’ultimo quarto d’ora ci eravamo guardati in continuazione dallo specchio quasi a voler evitare di guardarci direttamente negli occhi. Ci sembrava che in questo modo avessimo trovato quel coraggio che ci era mancato in tutti gli anni passati. Lo specchio era come il vetro di una televisione in cui noi stavamo semplicemente guardando un film. Vedendomi in quelle condizioni e con un’espressione da ebete, Beatrice si avvicinò a me portando il cofanetto e dicendomi con aria sorniona: “Se non vuoi vedere come finisce questa storia del tuo regalo puoi dirmelo”. “No….no…va tutto benissimo….non ti preoccupare” risposi asciugandomi la fronte, “non ti puoi fermare proprio ora”. “Allora continuo?” disse ancora lei. Non sapevo che intenzioni avesse ma qualsiasi cosa fosse non me la sarei persa per nessuna ragione al mondo. “Si,…..per favore….si” la supplicai. Aprì decisa il cofanetto e mi consegnò una bottiglietta. La targhetta diceva: “Olio emolliente e lubrificante per le parti intime femminili”. Rimasi un attimo interdetto. Non capivo che razza di regalo fosse. Sei anni di attesa a lambiccarmi il cervello per poi ritrovarmi con una bottiglietta d’olio tra le mani? Stavo quasi incazzandomi con mia sorella…., non poteva prendermi in giro così. Mentre lei tornava verso il letto mi guardava dallo specchio e io guardai lei. Come un raggio di sole che squarcia le nuvole e illumina tutto ciò che trova sulla sua strada, così lo sguardo di mia sorella attraverso lo specchio illuminò il mio cervello e diede la risposta a tutto questo mistero. Non poteva essere vero. Stavo interpretando male il suo atteggiamento. Sicuramente era dovuto alla situazione ad alto tasso di erotismo che stavo vivendo con Beatrice nella sua stanza. Fu lei però a togliermi ogni residuo di dubbio. Si inginocchiò sul suo letto e si mise a pecora mettendo davanti alla mia faccia il suo stupendo culo indifeso. I nostri sguardi si incrociarono di nuovo nello specchio e restammo qualche attimo a fissarci. Poi lei disse proprio la parola magica che avevo sperato con tutto me stesso di sentire. La pronunciò come se stesse parlando al suo amante di una vita. All’amante ritrovato dopo averlo perduto. All’amante cui non avrebbe potuto mai rinunciare. “Inculami” disse. Ci continuammo a guardare e lei ripeté: “Inculami fratellino mio”. Stavo morendo. Non riuscivo a respirare. Avevo il cazzo così duro che il dolore all’inguine stava diventando insopportabile. Cercai di calmarmi iniziando a fare lunghi respiri. Il metodo funzionò. Piano piano ripresi il controllo di me stesso e al panico subentrò la voglia sfrenata di possedere analmente mia sorella. Ciò che ci eravamo detti attraverso sguardi furtivi e pudici negli ultimi dieci anni, ora trovava conferma e risposta nelle nostre azioni. Era come se dovessimo compiere un rito sacro di cui ambedue eravamo consapevoli da sempre. Mi spogliai mostrandogli senza vergogna il frutto dello spettacolo che aveva dato per me e mi avvicinai a lei portando con me la bottiglietta d’olio. Ora si che la ritenevo indubbiamente il regalo più bello ed importante che avessi ricevuto per i miei 18 anni. Gli feci colare l’olio nel solco delle natiche spalmandolo e beandomi di quella visione e di quella sensazione completamente nuova che percepivo accarezzando mia sorella nelle sue parti intime. Le passai l’indice sul buco del culo e provai a forzare. “Ahi…..fai piano per favore….” gemette. Passai l’altra mano sotto il suo ventre e iniziai a massaggiargli la fica dolcemente. “Oh…… Piero,…..finalmente…..daiii cosììì…non ti fermare….”. Con l’indice intanto continuavo a saggiare il suo buchetto e dopo un po’ di quel trattamento mi accorsi che si era rilassato a sufficienza. Spinsi di nuovo e questa volta entrò senza problemi tutto fino in fondo. Il gemito di piacere di mia sorella mi fece capire che gradiva il trattamento. Iniziai lentamente a fare dentro e fuori mentre continuavo a massaggiargli il clitoride. “Dove hai imparato Piero……oddio….sei veramente bravo” e mentre lo diceva iniziò a spingere all’indietro a fondo e in modo più veloce. Ci guardavamo allo specchio come due amanti infoiati. Non c’era niente in quello sguardo del fratello e sorella che eravamo. “Ora però devi lubrificarmi tu con un liquido per parti intime maschili” dissi ad un tratto, citando la frase che avevo letto sulla bottiglietta. Dall’espressione che fece mi accorsi che non aveva capito. Allora mi allontanai da lei e girai intorno al letto andandogli davanti. Gli piazzai in cazzo a un dito dalla bocca e gli dissi: “Il lubrificante per maschi è la saliva della femmina”. Aprì la bocca e io mi spostai leggermente in avanti inserendoci la cappella. Lei la ciucciò un attimo e poi la lasciò, rossa in viso per la vergogna. Incredibile! Mia sorella non aveva mai preso in bocca un cazzo……alla veneranda età di 29 anni. “Non lo hai mai fatto?” chiesi sorpreso. “Il mio fidanzato non me lo ha mai chiesto” rispose imbarazzata. “Allora anche questo rientrerà nel nostro segreto……se vorrai”, dissi speranzoso. Ciò che fece diede automaticamente la risposta. Si tirò avanti e ingoiò il mio cazzo fino alla radice, nascondendo il naso nei miei peli del pube. Sembrava lo avesse sempre fatto. Lo lasciava fino alla punta e poi lo risucchiava dentro fino alla radice: Lentamente ma costantemente. Gli presi la testa e iniziai a scoparla in bocca più velocemente. Ad un tratto mise una mano sulla mia pancia e mi allontanò. Ho esagerato, pensai. Invece lei con aria porca mi disse: “Ricorda perché siamo qui”.Gli sorrisi e tornai dietro di lei. Gli riempii il buco del culo di olio poi gli poggiai la cappella sul foro e spinsi. “Rilassati e spingi come se dovessi andare al bagno” gli spiegai e lei eseguì. Gli strofinai per un po’ la cappella sul buchetto mentre con la solita mano gli carezzavo la fica. Continuavamo a guardarci nello specchio. Ad un tratto dal suo sguardo capii che era pronta e spinsi entrando tutto in lei con un sol colpo arrivando a sbattergli le palle sulle natiche. Lei lanciò un sospiro in piccola parte lamentoso ma in gran parte di piacere. Mi fermai, mi chinai su di lei e cominciai ad accarezzargli la schiena passando poi alle mammelle che pendevano sotto di lei maestose e ammaliatrici. Poi carezzai la pancia e affondai le dita nella sua fica che gocciava umori a riprova del suo godimento. Mi ritirai su, allargai le sue morbide chiappe e guardandola negli occhi attraverso lo specchio iniziai a stantuffarla prima lentamente poi sempre più velocemente.Ad ogni affondo entravo in lei completamente per poi tornare indietro lasciando dentro solo la cappella. Quando stavo per venire rallentavo. Volevo gustarmi mia sorella il più possibile. “Il mio culo sarà sempre e solo tuo Piero…… aaaahhhhhh …..come mi fai godere tu non sarà mai capace il mio futuro marito….. spingiii….. ssssiiiii….. ssssiiiiiiii ancora….. dai dai…. spingii….. è troppo bello!!!!”. Non ce la facevo più. Volevo scaricarmi in lei. A pochi giorni dal suo matrimonio, mia sorella mi aveva donato il culo e ora la stavo per riempire con la mia sborra. “Beatrice…. questa anche per me è la prima volta che inculo una donna……non avrei mai pensato che saresti stata proprio tu a farmi provare questa esperienza. Te lo voglio sfondare sorellina…. ora è morbido come il burro..” accelerai il ritmo, “Sto venendo Beatrice…… mi svuoto in te aaaaaahhhhh”. “Siiiiii riempimi tutta fratellino….. mi stai facendo impazzire….. non ti fermare….. spingi ancora….. bravo ….bravo….. sto morendo di piacere oooooohhhhhh ssssssiiiiiiiiii……goooodooooo……”. Mi accasciai su di lei e lei sul letto e restammo così per qualche minuto incapaci di reagire coperti di sudore e ansimanti come mantici. Dopo un po’, alzai lo sguardo allo specchio e lo stesso fece lei. “Grazie per il regalo dei miei 18 anni, Beatrice”, gli dissi. “Grazie del regalo per il mio matrimonio, Piero”, mi rispose. Ci stavamo guardando nuovamente come fratello e sorella.
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