Lucia, ancora assonnata, si rigirava nel letto pensando alla giornata pesante che le si profilava. L’idea di affrontare il traffico milanese per fare gli ultimi acquisti natalizi non la metteva di buon umore. Fu il marito Antonio a convincerla a lasciare la macchina nel box e di affidarsi ai mezzi pubblici e all’aiuto di qualche fattorino per portare i regali più voluminosi. Dopo aver salutato il marito e il figlio Matteo che si recavano al lavoro e a scuola fece le ultime cose prima di affrontare il trambusto caotico del centro di Milano. Voleva fare in fretta ed effettivamente a metà mattinata era riuscita a sbrigare gran parte delle commissioni che aveva da fare. Il regalo di Matteo l’aveva trovato, così come quello dei nonni; gli restava da trovare un regalo adeguato per il marito ma aveva già in mente qualcosa. L’idea era quella di acquistare un completino di biancheria intima niente male che aveva adocchiato in una vetrina a qualche isolato da casa sua. Non che la trovata le paresse molto originale, ma era da un po’ che lei e Antonio si erano adeguati ad un tran tran che non le piaceva e voleva in qualche modo rinfocolare la passione del marito. Negli ultimi due anni Antonio era sempre più pensieroso, assente per motivi di lavoro e assente anche quando c’era. Lucia non riusciva più a coinvolgerlo in certi giochi tra le lenzuola e i loro rapporti si stavano indirizzando ad una triste routine che non rendeva merito alla bellezza da splendida quarantenne di Lucia. Molto spesso si chiedeva perché solo il marito non notasse più la sua bellezza. Spesso le capitava di sentirsi addosso gli sguardi poco innocenti degli uomini per strada e, all’eccitazione del momento si univa la delusione di constatare il crescente distacco del marito. Le sembrava quasi che Antonio considerasse la stagione del sesso ormai finita. Le amiche la invitavano a rassegnarsi, ma lei non voleva ridursi a ricordare con nostalgia i tempi in cui era una ragazza ambita e desiderata per la quale non sembrava preclusa una carriera da modella. Per amore aveva rinunciato a questa prospettiva ma ora non poteva accettare di vedere la propria esistenza ingrigire con il tempo, a causa del malumore del marito. Dopo tutto i quarant’anni non le pesavano, il suo corpo era ancora nel pieno della forma e la sua fantasia correva come sempre e questa contraddizione la faceva impazzire. Voleva tornare ad essere desiderata, corteggiata e posseduta con ardore. Il completo le pareva il modo giusto per ricominciare a riavvicinare il marito. Entrò nel negozio e indicò alla commessa il modello in esposizione che voleva acquistare. Pur essendo un classico, quel completo nero con tanga e reggiseno di pizzo a balconcino corredato di autoreggenti avrebbe fatto un bel figurone su di lei. I suoi capelli corvini e il completo avrebbero ben messo in rialzo il suo corpo da sballo. Il suo sguardo era caduto anche su un completo molto più audace ma pur piacendole moltissimo le pareva troppo audace, anche perché voleva capire la reazione del marito alla sua trasformazione. Era un completo di seta color oro con delle trasparenze maliziose e degli spacchi vertiginosi che avrebbero lasciato ben poco alla fantasia. Uscì dal negozio contenta per l’acquisto effettuato, l’altro completino l’avrebbe preso nel caso “l’esperimento” con Antonio fosse stato positivo. Sul marciapiede, trovandosi di fronte una selva di abeti di un venditore improvvisato si ricordò che non aveva ancora pensato all’albero di Natale. Conoscendo di vista il venditore, gli chiese la cortesia di portargli l’albero fino a casa. Dopo tutto nei mesi estivi, quando il ragazzo lavava i vetri al semaforo alla fine della via, molto spesso era stata gentile con lui, pagandogli più che adeguatamente una pulizia che pure aveva come unico risultato di uniformare la sporcizia sul parabrezza. Così accompagnata dall’improvvisato fattorino e carica anch’essa di pacchi e pacchettini e eccitata dall’idea di vedersi nuovamente addosso il completino, Lucia affrettava il passo verso il proprio palazzo non troppo distante. Scambiò poche frasi di circostanza con il ragazzo, scoprendo che era egiziano, che si chiamava Achmad e che era in Italia da ormai 3 anni ma senza approfondire troppo la conoscenza. Era ancora un ragazzino eppure si dava molto da fare per cercare di farsi strada nella fredda Milano. Arrivata al proprio appartamento, fece mettere l’albero nell’ingresso e ringraziando l’egiziano gli diede una mancia di 5 euro salutandolo. Accostò la porta alle sue spalle e corse subito a spacchettare il completino. Aveva addosso una strana euforia e si spogliò simulando un vero e proprio spogliarello passando da un locale all’altro mentre riponeva le varie cose in giro per la casa. Indossò dapprima le autoreggenti indugiando a rimirarsi nello specchio a figura intera della camera da letto. Si mise poi il perizoma rigirandosi più volte per ammirare come la striscia di tessuto nero evidenziasse le sue splendide natiche. Fu poi la volta del reggiseno non prima di essersi compiaciuta di come il suo seno ancora sodo e i suoi capezzoli bruni svettassero senza bisogno di sostegni. Soppesò il proprio seno e finalmente potè rimirare la propria figura intrigante con il completo. Mancavano solo delle scarpe in tono con il resto dei capi. Si piegò prontamente verso la scarpiera dell’ingresso e si infilò due belle scarpe di cuoio nero con il tacco alto e chiuse i lacci al di sopra della caviglia. Rialzando la testa si accorse che non aveva solo accostato la porta e quel che è peggio che Achmad era li sul pianerottolo con lo sguardo basito rivolto verso di lei, con l’aria di chi si era goduto pienamente lo spettacolo. Lucia si fece scappare un urlo di disappunto mentre cercava di schernirsi il corpo, ma per come si girasse metteva in mostra le gambe, il culo e il suo seno a quello sguardo stralunato. Il ragazzo assai imbarazzato cercò di scusarsi con dei suoni gutturali facendo capire che pur avendo ricevuto una mancia la signora non aveva pagato l’albero e che lui era tornato indietro appena se ne era accorto. Lucia si scusò e sia per sottrarsi a quello sguardo invadente, sia per prendere i soldi necessari si portò in cucina. Si mise addosso il cappotto e prese i soldi dalla borsa, dopo di che si affrettò a tornare all’ingresso. Il ragazzo parve deluso di vederla tornare coperta dal cappotto e fece una smorfia di delusione che intenerì Lucia. Oltre al rossore del viso, pur comune ad entrambi, Lucia notò che la tuta di Achmad aveva un vistoso rigonfiamento all’altezza del pube, segno che lo spettacolo precedente aveva fatto il suo bravo effetto. Fu stranamente eccitata ma volle rimarcare il proprio distacco dal ragazzo lo trattò con sufficienza porgendogli i soldi che in precedenza si era dimenticata di consegnargli. Ma il ragazzo pareva non reagire e continuava a fissarla all’altezza del seno senza neanche degnarla di uno sguardo. La cosa la eccitava sempre di più e quando lui osò proporre di barattare i 10 euro dell’albero con una nuova fugace apparizione del suo corpo agghindato con quel completo, Lucia si sentì tremare le gambe dalla sorpresa. L’aria da bambino con la quale Achmad aveva fatto questa propria proposta allontanò la reazione rabbiosa di Lucia che decise di affidarsi all’istinto e di accettare: dopo tutto era Natale! Decise di sdrammatizzare la situazione con una innocua esibizione prima di metterlo alla porta. Sorrise in modo materno, si aprì il cappotto e se lo sfilò girandosi dando le spalle al ragazzo in modo da dargli la possibilità di vedere il suo splendido fondoschiena. Quando ritenne che lo spettacolo fosse sufficiente e accorgendosi che aveva calcato troppo la mano, riprese possesso del suo autocontrollo e si rigirò per far uscire Achmad. Quale sorpresa quando lo trovò con i pantaloni della tuta calati mentre impugnava una vigorosa erezione. Lucia restò come ipnotizzata da quella visione, mai si sarebbe aspettata uno sviluppo di questo tipo. Continuò a fissare il membro scuro e pulsante del ragazzo. La possenza di quell’asta di carne stonava con l’aria imberbe, ancora da bambino che aveva visto in lui. Non si scosse dallo stato di stupore neppure quando Achmad chiuse a chiave la porta d’ingresso e con lenti movimenti si sfilò del tutto i pantaloni e poi si tolse la parte superiore della tuta rimanendo completamente nudo. Aveva un corpo magro e flessuoso ed il membro pareva sproporzionato per il suo corpo armonico ed aggraziato. Lucia sembrava incapace di reagire, quel membro che dondolava ad ogni passo dell’egiziano nella sua direzione l’aveva imprigionata in uno stato di impotenza. Aveva sentito liquefarsi il ventre e divenne schiava di questa sensazione. Si scosse improvvisamente quando le mani di Achmad strinsero entrambi i capezzoli al di sotto del tessuto del reggiseno. Il dolore e la sorpresa le fecero scappare un urlo sommesso, ma il suo corpo la imprigionava in uno stato di immobilità. Le mani avide del ragazzo passarono poi ad accarezzarle il collo, le spalle, ridiscendendo lentamente lungo i fianchi, avvicinandosi pericolosamente agli anfratti più segreti del suo corpo. Sussultò quando le mani del ragazzo strinsero entrambe le sue natiche con vigore spingendo il suo corpo verso di lui. Il contatto con l’asta di carne fu come un incantesimo. Il suo aguzzino le scodellò i seni dal reggiseno e cominciò a morderli e a leccarli in modo osceno. Lucia stentava a mantenere l’equilibrio, le sue gambe non riuscivano a sostenerla ed i brividi che le correvano lungo la schiena le indurivano oltremisura i capezzoli già allo spasimo. Il corpo del ragazzo la imprigionava, i seni e le natiche erano preda delle sue mani predaci che la stringevano con forza, procurandole dolore ma anche un piacere sino ad allora sconosciuto. Questo stato di sopraffazione era per lei nuovo, il suo comportamento sino ad allora altero, aveva ceduto il posto ad una remissione totale a quello sconosciuto. Il suo corpo non ubbidiva più alla sua razionalità che cercava di riaffermare il controllo su quelle natiche e su quei seni che sobbalzavano e si contraevano dal piacere provocato da quelle mani. Erano entrambi in piedi, il ragazzo la stringeva, il suo viso arrivava giusto all’altezza dei seni elastici di Lucia. La girò e impugnò a coppa i suoi seni fissando il suo viso dallo specchio. Lucia aveva un viso stralunato dalle fitte di piacere, la pelle candida era ora conquistato da un rossore intenso, frutto dell’eccitazione. Il membro del ragazzo premeva nel solco delle sue natiche e la pressione si fece più forte quando lui cominciò a camminare verso il salotto. Lucia si sentiva come un animale condotto dal padrone. Achmad impugnava saldamente il suoi seni straziandole i capezzoli mentre il membro la conduceva nella direzione dettata da lui. La fece fermare al centro del tappeto, mollò la presa dai seni e le sue mani risalirono intorno al collo fino a sfiorarle i capelli. Improvvisamente la prese per i capelli in modo violento spingendola ad inginocchiarsi sul tappeto. Ora sentiva il membro all’altezza della sua nuca premere tra i suoi capelli. Le mani mollarono i capelli e si staccarono da lei. La mente le diceva di fuggire, di reagire ma ormai domata si girò trovandosi inginocchiata con il membro a contatto con il proprio viso. Alzò lo sguardo impaurita e timorosa osservando lo sguardo aspro di Achmad. Senza dire una parola riabbassò lo sguardo e baciò quel membro rigido che ormai era il suo padrone. I baci dapprima lenti e titubanti si fecero più avvolgenti sino a quando con entrambe le mani afferrò! l’asta impugnandola e indirizzandosela verso la bocca. L’odore pungente di quel membro non la scosse e cominciò a succhiare lentamente ondeggiando la testa in avanti e indietro per agevolare al massimo l’entrata del pene nel suo palato. Il membro si gonfiava ancora nella bocca di Lucia. La sua lingua e le sue labbra stavano stimolando oltre misura l’eccitazione del suo padrone. Il ragazzo la insultò con parole degne di una puttana da strada e lei non si ribellò, le sue mani premettero contro la nuca, costringendola ad ingoiare il membro quasi sino a farla soffocare. Le stava scopando la bocca senza alcuna attenzione al dolore che le provocava. Poi si staccò da lei e con una spinta decisa la fece cadere all’indietro sul tappeto. Le fu subito addosso con foga animalesca e senza neppure sfilarle il perizoma lo scostò lateralmente e la penetrò in un sol colpo facendola urlare per l’invadenza della penetrazione. Le era addosso con tutto il suo peso e le furiose spinte che le imprimeva schiacciavano Lucia sul pur morbido tappeto. Achmad prosegui con questa foga per una decina di minuti insultandola senza ritegno e morsicandole furiosamente i seni mentre con le mani le divaricava oscenamente le gambe spingendogliele all’indietro. Lucia si sentiva spaccata in due dalle dimensioni di quel membro che entrava in lei come un trapano, si ritraeva e poi la riperforava con sempre maggior forza. Ormai lei era in preda a convulsioni di piacere e il suo primo orgasmo la sorprese a pronunciare parole di sottomissione verso il suo padrone. La parola padrone urlata in preda agli spasimi del suo ventre e alle urla di piacere accrebbero oltre modo il suo piacere e prolungarono il suo orgasmo. Lo stato di sottomissione le piaceva così come la superiorità di quel ragazzo, più giovane e più basso di lei. Achmad con decisione l’aveva sopraffatta fisicamente ma soprattutto mentalmente ed ora si sentiva sua schiava. Era atterrita da come si era abbandonata. Il suo stato di arrendevolezza la addolorava e le lacrime che solcarono il suo viso stravolto dal piacere testimoniarono la sua profonda angoscia. Ancor più agghiacciante fu per lei osservare il ghigno di lui mentre il membro pulsante nel suo utero scaricava dei fiotti caldi di sperma nel ventre che sino ad allora era stato solamente di suo marito. Anche dopo l’eiaculazione le spinte continuarono con una foga crescente che fece mancare il fiato a Lucia. Quando Achmad fu soddisfatto si sfilò da lei, scostandola con disprezzo mentre il suo sperma colava lungo le cosce di Lucia e sul tappeto. Si alzò e la osservò con aria di superiorità mentre il suo membro si andava rilassando, perdendo l’elastica durezza. Lucia ancora ansante alzò lo sguardo come una bestia braccata in una trappola. I suoi seni sobbalzavano ad ogni respiro. Il suo petto era pieno dei segni dei morsi e dei pizzicotti del suo aguzzino mentre le sue gambe aperte mettevano in mostra senza ritegno la sua intimità violata, imperlata di gocce di sperma. La sua eccitazione non si era esaurita con il primo orgasmo e vedendo il membro di lui ancora invitante e imperlato di sperma e dei suoi stessi umori si risollevò senza alcun pudore cercandolo con la lingua. Ricominciò a leccarlo e poi ad ingoiarlo cercando di ridargli quel vigore che voleva di nuovo profondamente dentro di se. Achmad la prese ancora per i capelli stringendole la testa contro il suo pube, con le labbra che quasi arrivavano a sfiorare i testicoli. Dopo averle imposto alcune pompate ritmiche e violente la rilascio liberà ma Lucia continuò a succhiare quel membro quasi che la sua stessa vita dipendesse da quel cilindro di carne che aveva in bocca. Fu felice quando risentì la durezza dell’organo riprendere forma nella sua bocca, il suo corpo desiderava così tanto avere di nuovo quel fulcro di forza che il suo bacino le si contraeva senza alcun controllo, simulando il precedente e bestiale amplesso. Anzi si accorse che il suo corpo voleva un grado di sottomissione e di umiliazione ancora più forte. Lei stessa ignorava come fosse possibile un maggior grado di asservimento a quel membro. Se ne rese conto con costernazione quando lui la fece mettere alla pecorina sul tappeto e abbassandole il perizoma sino al ginocchio comincio a leccarle il solco tra le natiche, soffermandosi sul suo secondo orifizio. Le sue mani accarezzavano abilmente il tratto di pelle lasciato scoperto dalle autoreggenti e di tanto in tanto delle dita voraci si insinuavano nelle sue grandi labbra. Ben presto queste sonde di piacere si spostarono verso il suo ano e lo violarono dapprima singolarmente poi due a due. Lucia cercò di ribellarsi, la sua mente cercò di ribellarsi, ma il suo ventre gioiva e il sua ano si contraeva quasi attendendo qualcosa che neppure le sue fantasie più sfrenate avevano mai immaginato. Il membro di lui si strusciò tra le sue natiche mentre le dita allargavano il suo orifizio anale. La penetrazione fu improvvisa e senza preavviso. L’urlo che sfuggi dalla bocca di Lucia si trasformò in un gemito veemente e prolungato di piacere che celebrava la perdita della sua seconda verginità. Anche questa volta le spinte inferte da Achmad furono di una rudezza senza compromessi. Ad ogni affondo il corpo di Lucia veniva scaraventato in avanti. Le braccia le si piegavano in avanti mentre i seni sobbalzavano emettendo degli schiocchi che eccitarono anche il maschio. L’egiziano affondò in lei mentre con le mani afferrava i suoi seni e si trattenne in lei interrompendo l’estrazione del membro. Le sue dita ancora una volta strinsero crudelmente i suoi capezzoli. L’urlo che usciva dalle viscere di Lucia era però di piacere ed il dolore era assente dal suo pensiero. Lui era sempre più in lei. I suoi seni erano tormentati con fare animalesco e il peso di lui era sostenuto tutto dalle sode e slanciate natiche di lei. La scena che si vedeva specchiata nel grande televisore del salotto la sorprese. Si vide specchiata come non si era mai vista. Era li montata letteralmente sul pavimento di casa sua da uno sconosciuto, abbigliata come una prostituta, con indosso le autoreggenti e le scarpe con le mutande abbassate a mezza gamba, completamente schiava di quel membro che pulsava in lei. Ma quella visione non le serviva per scuotersi ma solo per accentuare la dominazione di lui sul suo corpo e sul suo essere. Si sentiva riconoscente di quanto quel membro le stava dando e l’intensificarsi della violenza del membro nel suo ano le fece sentire un nuovo intensissimo orgasmo che la scosse in modo mai provato. L’urlo che ne seguì fu di vera e propria liberazione, un autentico urlo animale che eccitò oltremisura Achmad. Il suo membro pulsò in lei ed egli lo estrasse prima di inondarla. SI parò dinanzi al suo viso e le forzò la bocca nuovamente con il membro al pieno della sua eccitazione proprio mentre i primi fiotti esplodevano. Il viso e la bocca di Lucia furono inondati da queste nuove ondate di sperma che finirono anche sui suoi capelli. Lei per la prima volta nella sua vita ingoiò quanto più potè e continuò ad aspirare quanto quel membro le dava. Continuò a succhiare come un indemoniata mentre l’orgasmo si propagava dal suo ventre sino all’intestino. Quando lui fu pago si stacco lasciandola mentre si contorceva dal piacere cercando di raccogliere con la lingua lo sperma che ancora le ricopriva gran parte del viso. Il ragazzo la apostrofò duramente, si rivestì e se ne uscì dalla porta senza aggiungere alcuna parola.
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