Da un po’ di tempo Lorenza è un’ossessione per me. La vedo passare nel corridoio davanti al mio ufficio. Le sue gambe affusolate ed abbronzate sostengono un culo favoloso che lei muove in maniera lasciva, sapientemente. Le sue scollature, sempre molto generose, mettono in vista quasi per intero la sua quarta da sballo. Ho provato più volte ad entrare nelle sue grazie; ho fatto lo spiritoso, il romantico, le ho fatto capire in tutti i modi che muoio dalla voglia di ficcare il mio coso tra le sue tette. Finora nulla da fare. Lei si diverte a tenermi sulla corda, a vedermi sbavare. A volte sembra che dica, che prometta, ma poi rimango sempre con un palmo di naso ed un’erezione mostruosa da sfogare.Ultimamente nel nostro Dipartimento sono avvenuti dei furti: qualche portafoglio, un orologio. La cosa non è drammatica, certo, ma antipatica. Più che per i soldi per i documenti da rifare, per il tempo da perdere nelle inutili (si sa come vanno queste cose) denunce. E poi c’è la sensazione sgradevole di avere una serpe in seno, di non poterti fidare delle persone con cui hai a che fare giornalmente.Oggi questo sarà il mio argomento di discussione, la scusa per starle vicino nell’intervallo per il pranzo. Eccola che arriva, sento i tacchi nel corridoio. Indossa una minigonna di pelle nera ed un mini top bianco, a balconcino che le mette in risalto le tette e che le lascia scoperto l’ombelico. I sandali che indossa poi sono una cosa libidinosa (adoro i piedi femminili nudi). Neri, tacco a spillo con solo tre sottili stringhe a tenerli legati a quelle estremità meravigliose con le unghie smaltate di rosso.Sono già eccitato come un toro!Lei , però, non mi ha nemmeno visto ed ha proseguito verso lo studio del professore che segue la sua tesi. Un attimo per raccogliere le idee, e poi decido di andarla a trovare. L’ufficio del suo prof. è aperto, ma lei non c’è. Sarà in bagno, penso, ma un lieve fruscio nello studio della professoressa XXXXX attira la mia attenzione. Mi affaccio alla porta e con mia grande sorpresa trovo la ladra con le mani nel sacco.”Lorenza, ma cosa fai?”Lei sorpresa più di me estrae, imbarazzatissima, le mani dalla borsetta della professoressa.”Niente, niente” farfuglia.”E brava la nostra top-model” sentenzio con sguardo minaccioso “ti abbiamo beccata finalmente””No, guarda, non è come pensi tu…””Lo spiegherai ai carabinieri” dico inflessibile e faccio per avvicinarmi al telefono.”No! Aspetta, non precipitiamo le cose. Ti prometto che non lo farò più, ma non mi rovinare”La sua faccia sconvolta, il tremore nella sua voce mi insinuano un’idea malvagia nel cervello. Ora sono io in posizione di forza rispetto a lei, che non è più così sicura di sé, spavalda ed altezzosa come quando rifiutava le mie avances e rideva delle bozze che le mie erezioni creavano nei pantaloni. Ora la principessa dovrà venire a patti con me.”E dovrei fidarmi della tua promessa?” dico.Quegli occhioni smarriti che cercano una via di salvezza non fanno che stimolare il mio cazzo, che già palpita. Il respiro affannoso costringe le sue tette a sobbalzare ritmicamente.”Ti prego! Avevo bisogno di quei soldi, ma ho capito la lezione. Se tu racconti tutto ai carabinieri per me è la fine. Dovrei lasciare gli studi, e mia madre poi….””E va bene” la interrompo “Ho deciso di essere buono, ma voglio qualcosa in cambio”. Mi trema la voce mentre gioco il tutto per tutto.”E cosa vuoi in cambio del tuo silenzio?” chiede lei, sorpresa e dubbiosa.”Voglio il tuo culo! Se vorrai che io non ti denunci dovrai concederti a me, farmi divertire e, soprattutto, farti inculare!”Quella frase, così cruda, sembra rimbombare nella stanza e nel mio cervello. Trattengo il fiato aspettando le urla isteriche di Lorenza. Ma lei non urla, riflette e alla fine con un filo di voce mi dice di si. Non posso crederci, il cazzo quasi mi scoppia. Finalmente avrò a disposizione quel figone spaziale. Il suo corpo tutto per me. Non perdo tempo. La prendo per mano e la trascino nel corridoio dei laboratori. Non c’è nessuno, sono tutti a pranzo, ed in pochi secondi siamo in uno sgabuzzino che le donne delle pulizie utilizzano per riporre le scope.La guardo con gli occhi iniettati di sangue.”Ora voglio un acconto, poi stasera con più calma…”Lei non dice niente ed annuisce docilmente, rassegnata al suo destino. La bacio, ma non risponde, la palpo e lei non si muove, ma la cosa finisce per eccitarmi maggiormente. Questa sensazione di potere, di prevaricazione mi da alla testa. Le ho scoperto le tette e le succhio, le lecco, le mordicchio. I capezzoli si induriscono, anche se il suo sguardo è corrucciato. Vuol farmi pesare il fatto che lei non partecipa di sua volontà. La faccio inginocchiare davanti a me e mi apro la patta. Il mio cazzo esplode letteralmente fuori dalla cerniera. Le sbatto in faccia il mio randello e le intimo “Succhia troia di una ladra”.Completamente succube lei se lo infila in bocca e comincia a succhiarlo. Non è certo la prima volta che lo fa! Dio se ci sa fare. Forse è solo un’impressione, ma mi pare ci stia prendendo gusto. Se lo infila in bocca tutto e risucchia con foga. Ogni tanto lo estrae e con la lingua mi stuzzica il prepuzio. Dopo pochi istanti la mia eccitazione per troppo tempo repressa si manifesta con un grande getto che la colpisce in faccia. Che bello vederla con la sborra che le cola dalle guance.”Soddisfatto, brutto porco?””Non ancora, manca ancora il piatto forte. Ci vediamo stasera a casa mia alle otto” le dico mentre mi risistemo prima di uscire.Alle otto puntuale si presenta a casa mia. Ha indosso la stessa minigonna ed una camicetta bianca annodata in vita.”Devo parlarti” mi dice senza salutarmi.”Accomodati” le faccio.”Ci ho pensato e non credo proprio che tu possa pretendere questo da me”Il tono è deciso, ma gli occhi spauriti da bambina timorosa della punizione mi rassicurano.”Preferisci finire in galera?”Le getto in faccia questa ipotesi, peraltro poco plausibile, nell’intento di spaventarla ulteriormente ed ottengo l’effetto sperato. La vedo vacillare ed appoggiarsi al tavolo della cucina che è dietro di lei all’altezza delle sue cosce.”Girati” le impongo.Ormai è in mio potere, lo sento.Non ha capito, ma quando con una mano le prendo una spalla e la faccio girare non oppone resistenza. Appoggiata al tavolo ed indifesa attende le mie mosse.Ce l’ho di marmo.Le metto una mano tra i capelli e le schiaccio la testa in modo da costringerla ad abbassarsi e ad appoggiare i gomiti sul tavolo. Prima che reagisca le riverso la gonna in alto, attorno alla vita e le strappo le mutandine. Finalmente il suo culo è lì davanti a me nel suo latteo candore. Il segno dell’abbronzatura la rende ancora più desiderabile. Mi slaccio i pantaloni, lo tiro fuori e mi posiziono dietro di lei, tra le sue gambe divaricate. Sa cosa l’aspetta e non reagisce. Struscio la mia cappella tra le sue chiappe. Dal tavolo prendo un po’ di burro e le infilo un dito nel buchetto. Lo accoglie con un gemito.”Non farmi male, ti prego” sussurra.Le punto la cappella all’ingresso e spingo.La cappella è dentro. La sento contrarsi e respirare a bocca aperta.”Non è la prima volta? Vero zoccola?”Non risponde, ma la sento rilassarsi per accogliermi meglio.Mi aggrappo ai suoi fianchi e affondo con un colpo solo.Inarca la schiena e quasi urla. Stavolta le ho fatto male. Aspetto che si rilassi ancora. Non voglio sfondarla, voglio solo che senta chi comanda. Le slaccio la camicetta e mi aggrappo alle sue tette. Incomincio a muovermi. È meraviglioso. Il caldo del suo culo me lo sta sciogliendo, il profumo della sua pelle ambrata dall’abbronzatura estiva mi fa impazzire. Con le mani percorro avanti e indietro i suoi fianchi, la sua vita stretta le sue tette piene. Oh, che pelle morbida! Mi muovo più velocemente ed è bellissimo sentire il rumore delle mie cosce sulle sue chiappe. Sembra lo sciabordio delle onde contro una barca.Sto perdendo il lume della ragione e comincio a farfugliare frasi senza senso.”Ti piace, brutta troia? Ti voglio sfondare. Hai capito chi è che comanda?”Sempre più veloce fino a quando sento salire l’onda del piacere che mi strappa un urletto quasi isterico. Fiumi di sborra nel suo intestino.Ansimante e madido di sudore mi abbatto su di lei morsicandole una spalla.Nel silenzio serale resta solo il mio respiro pesante ed il suo lieve, sommesso pianto.
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