Il mio nome è Francesca. Ho 22 anni e sono abbastanza piacente, non troppo alta, porto la terza e sono forse un poco formosetta, ma ai ragazzi vedo che interessa questo aspetto…. La mia vita è cambiata pochi mesi fa. Sono iscritta al terzo anno di farmacia all’ateneo di Pavia. Siccome abito in Toscana, i miei, con molti sforzi economici, mi hanno preso una stanza in coabitazione con altre due ragazze, studentesse pure loro.Ho iniziato ad abitare in questo alloggio a Marzo dello scorso anno. Claudia e Anna si sono dimostrate subito molto simpatiche e disponibili nei miei confronti. Sono però molto benestanti e quindi il loro tenore di vita differente dal mio, mi ha faindotto a trovarmi un lavoretto così da poter uscire qualche sera in più con loro. Anzi, a dire il vero sono state loro a propormi un lavoro. Ho così iniziato, a completa insaputa dei miei, che non lo avrebbero permesso, a fare le pulizie due giorni alla settimana, per tre ore, in casa di una famiglia di Pavia che Claudia conosceva i signori Lamporo. La famiglia era composta da marito e moglie sulla quarantina. Il colloquio lo avuto con la signora, che mi è apparsa abbastanza altezzosa, ma di fronte a 10 euro all’ora!!! Ho subito accettato . Per il primo mese tutto è filato abbastanza bene,non solo sul lavoro, ma anche con gli studi. Poi la notizia che la ditta per cui lavorava mio padre era prossima al fallimento… Così i pochi danari che i miei avevano messo a disposizione per mantenermi sono venuti meno e ho dovuto arrangiarmi pressoché da sola.Iniziava per me un periodo davvero critico sotto il profilo economico, per fortuna avevo quel lavoro! Ma tutto ad un tratto, una sera, a casa , Claudia mi da la notizia che Marcella, la signora dalla quale facevo le pulizie, voleva lasciarmi a casa. Il motivo erano le lamentele del marito. Ero terrorizzata, non potevo perdere quel danaro. Claudia aggiunse un laconico:”domani alle 16 ti aspettano per un colloquio, ma le speranze sono poche”. Mi presentai il giorno seguente in perfetto orario con il cuore in gola. Ad attendermi c’era Luca. Nei suoi occhi un’espressione strana. Sembrava arrabbiato e freddissimo rispetto alle altre, poche volte in cui avevo avuto il modo di incontrarlo. Mi disse laconicamente: “Francesca sei licenziata, non mi piace come lavori” io quasi balbettai un “la prego signor Luca, ho bisogno di questo lavoro, è l’unica fonte di reddito per mantenere i miei studi…migliorerò ciò che ritiene non funzioni…” “Non credo ci siano possibilità di farmi tornare sulle mie decisioni…. a meno che tu non voglia davvero fare tutto quello che ti chiedo….” Mi riuscì solo di dire: “farò tutto quello che volete, ma non lasciatemi a casa..” lo dissi senza pensare minimamente alla successiva sua reazione che mi raggelò “bene -disse lui- allora per iniziare, tutte le volte che io sarò con te solo in casa, tu dovrai indossare il vestito che troverai sulla poltrona della nostra camera da letto. E siccome mia moglie sarà da sua mamma per tre giorni da oggi, tu da oggi sarai a mio servizio per tutto il tempo che io deciderò” non sapevo più cosa dire, e fra le lacrime appena accennate mi usci solo un “sì” “partiamo male bellezza – rispose con fare severo- sì signore devi rispondere” “sì signore” risposi “bene allora fila in camera a cambiarti e inizia a fare le pulizie, puttanella” Stavo per mettermi a piangere, nessuno mi aveva mai chiamato così, ma feci come ordinò. Solo che davvero non riuscii a trattenere le lacrime quando vidi il vestito che avrei dovuto indossare. Era poco più che un grembiulino che mi lasciava quasi completamente scoperti i seni e talmente corto che quasi le natiche si intravedevano. Di certo si sarebbero viste tutte le volte che mi fossi chinata. Mentre stavo per provare ad indossarlo sentii spalancare la porta alle mie spalle. Ero in sleep, collant e reggiseno. “ah scusa -mi disse- è sottinteso che tu dovrai indossare SOLO quello che trovi sulla poltrona. Niente intimo, non si addice alle cagnoline” Uscì, senza neppure degnarmi di uno sguardo. In lacrime indossai il vestitino e le scarpe col tacco che erano sulla poltrona. Null’altro vi era, e null’altro avrei potuto indossare. Mi presentai in salotto per iniziare a riassettare quando sentii suonare il campanello. Terrorizzata corsi in camera per rivestirmi in maniera presentabile, ma non vi trovai più i miei vestiti. C’era solo Luca sul letto che mi disse “VAi ad aprire, non hai sentito il campanello!? FILA!” andai alla porta ed aprii. Era un signore sulla cinquantina, brizzolato ed elegante. Mi guardò anzi mi spogliò con lo sguardo e poi mi chiese con tono seccato e distaccato “il tuo padrone è in casa?” avrei voluto scappare urlando che non sono la schiava di nessuno, ma ben presto mi sarei dovuta rendere conto che invece non era così. Ero davvero una schiava in balia di due e non un padrone. Me ne accorsi quando dalla camera usci Luca e disse al suo amico “Ciao Marco, hai visto che bella cagnetta, pensa che sarà qui per tre giorni se non decido di licenziarla prima – poi rivolto a me disse- vieni qui puttanella!” Mi avvicinai con le mani sul grembo e dissi “cosa desidera signore?” “brava e docile come vedi, se vuoi te la presto per qualche serata con Marianna, so quanto ci tenga a infliggere umiliazioni alle troiette ventenni come questa – poi ancora rivolto a me- Avanti, sali su quel tavolo e fatti ammirare questo delizioso culetto, verrà anche il momento di sculacciarlo non trovi Aldo che sia troppo bianco?” “Sai che penso- rispose l’altro- che sia troppo scoperta, avrà freddo questa povera ragazzina, sarebbe meglio darle qualcosa da mettersi addosso” e così dicendo estrasse dalla tasca della giacca un vibratore, lo accese e mi si avvicino dandomi ordine di accovacciarmi sul tavolo, poi lentamente me lo infilo prima in bocca chiedendomi di leccarlo ben bene e poi me lo mise su per la vagina dicendomi “vedi di non farlo cadere, voglio che tu lo tenga per tutto il tempo che decideremo noi, sarà uno spettacolo vederti camminare a gambe strette, mi sa che non sei neppure troppo abituata a farlo. Scendi dal tavolo ora, ti aiutiamo noi” mi presero e mi fecero scendere mentre il vibratore mi ronzava fra le cosce sentii uno di loro due dire “senti come vibra, sembra una puttana a pile!!” “ah ah ah -rise l’altro- è proprio vero, vediamo come se la cava a muoversi mentre lo prende, AVANTI puttana passeggia su e giù, anzi vacci apreparare un caffe, SBRIGATI!” così dicendo Luca mi allungo una forte sculacciata sulla parte alta della coscia che mi provocò un violento bruciore. Camminai come mi fu possibile verso la cucina fra le loro risate e i loro commenti osceni. Mentre ero in cucina iniziai a provare un fastidio forte fra le gambe e misi una mano per sfilare quell’osceno arnese che mi avevano infilato. Proprio in quell’istante però arrivo Aldo e mi trovo con il vibratore in mano “eh no, allora non ci siamo capiti, non è bello disobbedire agli ordini…. no.” Rossa per la vergogna e la paura feci per scusarmi ma mi interruppe prima dicendo “no, non servono le scuse, vorrà dire che lo reinfileremo, ma questa volta nel culo, così davvero avrai un motivo per piangere!” detto questo tornò in sala aggiungendo, “intanto porta il caffè e il vibratore sul vassoio, di là ti attenderà la giusta punizione alle tue insubordinazioni” alla prossima puntata.
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