Arrivai in salotto tremante al pensiero delle umiliazioni che quei due avrebbero ancora potuto ancora infliggermi. L’ultimo ordine di Aldo era stato di portare il vassoio con le tazzine di caffè e il vibratore. Così feci. Riuscendo questa volta ad essere libera nei movimenti mi fu più facile obbedire alla richiesta di accovacciarmi ai loro piedi. Rimasi li per qualche minuto. Quel tempo mi pareva interminabile. Seduta per terra, non mi era stato permesso di stare sul tappeto, il mio sedere era a contatto diretto con il pavimento freddo. Lo avevano fatto appositamente. Luca infatti si rivolse al suo compare dicendo: “povera ragazzina, avrà il culetto freddo a contatto con il marmo, forse bisognerebbe scaldarglielo un po’…. ci sono tanti modi per far bruciare la pelle di una maialina non credi ?” e l’altro, senza degnarmi neppure di uno sguardo: “Sì i modi sono molti, dalle classiche sculacciate a piene mani alla cinghia dei pantaloni, oppure potremmo provare con la cera di una candela, potremmo far scegliere a lei…. dai. -e infine rivolto a me- allora, la nostra bella cameriera, con questi coscioni scoperti, cosa preferisce per avere un po’ di caldo al sederino?” Non sapevo cosa rispondere, l’umiliazione della posizione e della situazione tutta mi lasciava esterrefatta, come pure la domanda. Non sapevo assolutamente che fare e soprattutto che cosa replicare a quella domanda. Ma uno schiaffo assestatomi da Luca in pieno volto e la paura che i miei torturatori si ricordassero del supplizio minacciatomi in precedenza, mi diedero la forza per balbettare: “Io credo signori, che preferirei le sculacciate, solo perché credo che possiate avere pietà e non fare troppo forte, ve ne prego!” “Ah ah ah, la troietta incomincia ad avanzare delle richieste Aldo!, Questo saremo noi a deciderlo e sarai tu, con la tua sottomissione, a dimostrarci quanto davvero ti meriti. In piedi, appoggiati al tavolo e sollevati la gonna, svelta!” obbedii, mi appoggiai al grosso tavolo di legno scuro e con le mani mi sollevai la gonna, scoprendo le mie natiche. Lo spettacolo che stavo offrendo doveva essere alquanto osceno. “Mamma mia, più che un sederino da ventenne, sembra un culo da vacca! -esclamo uno- guarda quanti peli che le escono dalla fichetta! Ma non ti radi mai vacca? -e colpendomi con una sculacciata che mi provoco un bruciore assurdo aggiunse- vuoi rispondere alle domande che ti vengono poste o preferisci avere il culo sbucciato dalla cinghia?” “nossignore” risposi in lacrime “nossignore cosa?” un’altra sculacciata mi fece capire che la risposta data non era stata considerata esauriente, aggiunsi allora “nossignore, non mi sono mai rasata la fica” oramai il mio stato era di prostrazione estrema. “beh converrà che tu lo faccia se vuoi davvero rimanere a mio servizio, non mi piacciono le maialine troppo pelose” disse Luca A quel punto iniziò il supplizio delle sculacciate vere e proprie. Dapprima mi intimarono di tenere le mani ben salde al tavolo e di contare ad alta voce le sculacciate ricevute “Uno, due, tre, quattro….” pareva che l’intensità dei colpi aumentasse ad ogni pacca sul sedere. Ad un certo punto non riuscii neppure a capire se i colpi me li infliggeva Luca o Aldo. Dopo una trentina di colpi la mia voce fu interrotta dai miei lamenti, iniziai a singhiozzare chiedendo per favore di avere pietà e di smettere. A quel Luca disse “Bene, questa vacca non sa neppure contare, tanto vale passare alla punizione vera e propria” cosi dicendo lo sentii armeggiare sul vassoio, non si era dimenticato della promessa fattami in precedenza…. sentii solo il rumore del vibratore e in un attimo mi vidi costretta a leccarlo “Avanti, devi rimuovere le incrostazioni lasciate dalla tua fichetta madida -incalzò Aldo- fai un bel pompino all’arnese, senti come ti massaggia la lingua? Ti piace vero?” Fui costretta a mentire, “sì mi piace sentirlo in bocca” “E ora vuoi sentirlo anche nel culetto vero vacca?” Con una serie di sonore sculacciate all’interno delle cosce mi fecero capire che dovevo allargare bene le gambe, cosa che feci mentre iniziai a sentire premere sullo sfintere. Vibrare e spingere erano le sensazioni che potevo sentire, anche se non potevo vedere null’altro che il tavolo scuro sotto i miei occhi. Mi sentivo come squartata su un tavolo di macelleria. Senza più intimità e con le loro voci e le loro frasi come colonna sonora della mia tortura. Mentre uno spingeva il dildo su per il mio buco l’altro inizio a martoriarmi i seni palpeggiandomeli violentemente e strizzandoli senza tregua. Mi facevano male il sedere e il seno. “Bene -lo sentii dire- ora è tutto in fondo, E’ uno spettacolo vederla impalata . Brava lo nostra futura dottoressa in farmacia, disse luca, ne farai della strada se saprai dare via questo culo enorme. Ti sarà più facile vincere concorsi sai?” “Sissignore” riuscii solo a rispondere. Poi sfinita mi lasciarono riposare per un po’ dopo avermelo sfilato dall’ano e avermi costretta a succhiarlo per cinque minuti, fino a farlo luccicare, come disse uno dei due aguzzini. Mentre riposavo accasciata sotto il tavolo, davvero come una cagna, li sentivo organizzare una cosa che speravo tanto fosse solo un loro desiderio irreale…. parlavano di portarmi in giro per Pavia vestita a mo’ di puttana e per mostrarmi come si fanno mostravano le vacche al mercato del bestiame.
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