Espormi come si espone una vacca al mercato del bestiame. Era in buona sostanza quello che intendevano fare di me Luca e Aldo, i miei due aguzzini. Sentivo i loro discorsi accasciata sotto il tavolo e sfinita per aver dovuto subire la continua penetrazione del vibratore e la raffica di sculacciate. Avevo il sedere rovente dentro e fuori. Le lacrime mi scendevano silenziosamente, mentre loro si accordavano sull’abbigliamento che avrei dovuto indossare per uscire. Rabbrividii a sentire la seguente frase sulla bocca di Luca: “insomma, se questa è la mia cameriera, non potrò mica farla vestire come una troia d’alto bordo, non se lo merita. Una gonna al ginocchio può andare -non trovi- Aldo?” “Sì -rispose l’altro- ma che abbia un bello spacco, vuoi non metterle in risalto quei coscioni da vacca? E poi non credo che le vacche abbiano l’intimo, quindi niente sleep e neppure tanga o perizoma, sarebbe da troia d’alto bordo” “E’ vero -aggiunse Luca- niente intimo, quindi gonnellina, una maglietta di lana aderente senza nulla sotto sarà l’abbigliamento più che sufficiente per una maialina come questa” Discussero ancora un poco sulle scarpe e il cappotto, decisero poi per un paio di scarpe nere di vernice con tacco alto e un cappotto scuro. Infine si rivolse a me Luca ordinandomi: “con noi in camera da letto, veloce!” feci per alzarmi, mi girava la testa, barcollai leggermente e subito sentii una mano infilarsi sotto il mio sedere e reggermi “Dai, ti tengo per la fica, vedrò di non bagnarmi troppo ah ah ah” -così dicendo mi sollevò quasi da terra infilandomi dita ovunque, fra il bruciore terribile mi portarono di peso in camera dove mi buttarono sul letto come un sacco- Con cura scelsero fra l’abbigliamento della signora Marcella una gonna grigia, abbastanza larga, con uno spacco che si apriva sul davanti. Penso che fosse un indumento che la signora portava anni prima perché Luca mandò Aldo in cucina dicendogli: “portami per favore un paio di forbici, lo spacco che ha questa gonna non può certo essere adatto a un paio di cosce così, sarà opportuno modificarlo …. che tutti possano vedergliele e se vogliono toccargliele” Guardavo stupita quei due all’opera, terrorizzata vidi che trasformarono lo spacco in un taglio che quasi la apriva tutta sul davanti. “ora può andare, sarà uno spettacolo vederla indossata, -e rivolto a me chiese in tono ironico- E’ di tuo gradimento la gonnellina?” “si, signore” -risposi “Credi che metterà giustamente in risalto le tue gambe da maialina vogliosa dei cazzi che troverai in gito per la città?” “si signor Luca, credo che metterà i risalto le mie cosce da maialina” “Spogliati!” ordinò allora Aldo. Mi tolsi quell’osceno vestito da cameriera e mi alzai ai piedi del letto. A quel punto mi resi conto dell’ora. Erano quasi le otto di sera. Tutte le sere alle sette e trenta chiamavo i miei genitori. Se non lo avessi fatto si sarebbero di certo preoccupati. Scoppiai a piangere. Aldo sarcasticamente mi chiese il motivo di tanto sconforto: “Che cosa ha da piangere la nostra studentessa-puttana!? E dire che non abbiamo ancora iniziato le torture vere e proprie…” mi sbraitò in faccia Io non sapevo più cosa dire e cosa fare. Avrei dovuto chiedere di telefonare a casa, ma avevo paura della loro reazione. Non mi era permesso di parlare senza essere interpellata. “Forse incominci ad avere fame, è vero. E’ quasi ora di cena.. Ok, possiamo bere un aperitivo” disse Luca. E così dicendo mi fecero inginocchiare davanti a loro. In pochissimo tempo mi trovai davanti agli occhi i loro membri eretti e tesi verso il mio volto. “Allora -disse uno- incomincia a prenderli in bocca a turno, vediamo in quanto tempo ti guadagnerai la bevuta dell’aperitivo” seguì una risata a metà fra l’eccitazione e lo scherno. Iniziai fra il disgusto a pompare lentamente i loro cazzi. Per fortuna li sentivo tremendamente eccitati, il mio supplizio ulteriore non sarebbe durato molto. Difatti Aldo, dopo non molto disse con la voce rotta: “avanti pronta a bere il primo sorso di aperitivo, maialina!, e guai a te se ne va sprecato!” detto questo mi scaricò in gola fiotti di caldo sperma. Mi veniva da vomitare, ma ingoiai tutto stando attenta a non lasciar cadere nulla a terra. Dopo fu il turno di Luca: “E ora l’ultimo sorso, patatine e olive casomai a dopo” Era abbondante e bollente, mi scivolò in gola caldo e viscido. Con terrore assurdo iniziai a rendermi conto di provare una eccitazione nuova per tutta questa situazione….. All’ordine di vestirmi velocemente, seguito da una sonora sculacciata sulle mie natiche ancora roventi, mi svegliai da questi pensieri. Mi misi la maglia rossa di lana aderente, niente reggiseno come dai loro accordi. Cercai i collant ma la loro risata mi fece capire che non avrei dovuto indossare null’altro che la gonna e le scarpe di vernice! Era impossibile, era il mese di novembre! “Per favore -dissi- almeno le calze, farà freddo da morire e poi cosa diranno le persone che mi vedranno?!” “diranno che sei talmente in calore che vuoi essere pronta alla monta senza perdere troppo tempo” Le parole di Luca mi raggelarono, am non so come, trovai ancora il coraggio per chiedere di poter telefonare a casa, ai miei genitori: “staranno in pensiero se non mi sentono” dissi “Nessun problema – disse Luca accompagnandomi di peso per un braccio davanti al telefono di base mentre dovevo ancora mettermi la gonna- chiama chi vuoi!” Feci il numero tremante per l’umiliazione e la situazione tutta, appena mia madre rispose una mano si pose pesantemente sul mio culo, iniziando a palparmi fra le cosce, mentre Aldo mi sollevava la maglia e iniziava a leccarmi e mordermi le tette. Mia madre mi chiese se qualcosa non andava, ero imbarazzatissima. Cercai di essere molto sbrigativa per far terminare il più presto possibile la telefonata, ma mia madre volle passarmi anche mio padre. Il tempo per l’attesa dell’arrivo di mio padre all’apparecchio mi sembrava infinito….. nel mentre quelle mani che mi frugavano, questa volta delicatamente, mi provocarono un’eccitazione enorme, stavo per venire mentre due uomini mi trattavano da schiava! Mio padre non si dilungo moltissimo, ma il tempo sufficiente per far si che io raggiungessi un orgasmo fortissimo. Dovetti mentire al telefono dicendo che avevo mal di gola, per giustificare la mia voce rotta dall’eccitazione. Per fortuna la telefonata ebbe termine “Sei talmente puttana da aver goduto anche mentre eri al telefono con i tuo genitori!, Non si può avere compassione per una zoccola come questa!” così dicendo mi costrinsero a leccare i miei umori rimasti sulle loro mani, mi riportarono in camera e mi fecero indossare la gonna e le scarpe. “Ora truccati, in bagno troverai l’occorrente, mi raccomando colori pesanti, deve risaltare a tutti che sei quello che sei, sai cosa intendo vero!?” disse Aldo “Una puttana, una maialina vogliosa di essere spogliata con gli occhi da chiunque mi veda”-risposi “E non solo con gli occhi, anche a suon di cinghiate, se vorranno” replicò e così dicendo mi lascio in bagno andando in salotto ad aspettarmi con Luca. Uscii dal bagno, truccata pesantemente, rossetto rosso intenso, fard abbondante sulle guance, mascara. Maglia rossa e gonna con lo spacco vertiginoso, scarpe laccate nere alte. Mi ammirarono; due pacche sul culo e il cappotto addosso. Ero pronta a seguirli come una brava cagnolina. Salì in macchina. Mi ordinarono di stare dietro, al centro, con le gambe larghe. Ad ogni loro gesto avrei dovuto avvicinarmi con il corpo fino a dar loro l’opportunità di palparmi la fica. Questi erano i loro ordini. Ero pronta a essere mostrata per le strade o nei locali che loro avrebbero ritenuto più adatti a una troia del mio ordine, come disse Luca… Iniziava la fiera del mio corpo.
Aggiungi ai Preferiti