Cinzia non tradiva suo marito da un’eternità. I primi anni di fidanzamento e, poi, quelli di matrimonio erano trascorsi senza che l’idea di potere abbracciare o baciare un uomo che non fosse il suo partner l’avesse mai sfiorata. Improvvisamente, nella primavera del 2001, le cose erano cambiate e, senza rendersene conto, si era ritrova a stringere tra le dita e tra le labbra il pene turgido di Mario, il marito della sua migliore amica. Dalle scaramucce all’avere un rapporto inimmaginabile con quell’uomo c’erano voluti solo un paio di giorni. Lui l’aveva scopata come un ossesso, prendendola anche da tergo (una cosa che col marito non amava fare) e, ancor di più, l’aveva obbligata ad avere rapporti simultaneamente con due uomini. Si era sentita usata, sfruttata e denigrata ma l’esperienza e le sensazioni provate erano state di gran lunga superiori alle infamie sopportate. Dieci giorni dopo, era finita a letto con un dottore, suo amico di lavoro, e con Salvo, un dentista chiamato all’ultimo momento per ripetere l’esame del sandwich. Nel mentre, aveva iniziato a pomiciare col suo datore di lavoro. Per farla breve, erano stati tre mesi di sesso sfrenato, un po’ con l’uno un po’ con gli altri. Poi, il sopraggiungere dell’estate aveva scritto la parola fine a tutto. Il ritorno dalle ferie, infatti, era stato contraddistinto da una sorta di imbarazzo generale e nessuno degli uomini che avevano avuto il privilegio di assaporarla era tornato alla carica. Benché stupita, aveva accettato il ritorno alla normalità, ma, con l’andare del tempo, le volte in cui si soffermava a guardare qualche bell’esemplare di maschio per la strada erano aumentate a dismisura. Non ne poteva più! Trent’anni compiuti da poco, notava che il suo fisico non rispondeva più come prima. Benché le gambe fossero sempre sode e diritte, la tendenza era quella di allargarsi sia di bacino che di spalle; questo la rendeva sicuramente meno accattivante agli occhi degli uomini. Poi, col compleanno, era scattato in lei un meccanismo ambiguo e si era ritrovata a mettere da parte quel modo di fare un po’ frivolo che le aveva consentito sempre di giocare con gli esponenti dell’altro sesso a suo piacimento. Le tre del pomeriggio. Era rimasta ad osservare lo schermo del pc, nella stanza del suo ufficio, quasi in contemplazione. Poi aveva alzato la cornetta del telefono, digitando il numero di un cellulare. Lui aveva risposto ai primi squilli. “Pronto?” “Ciao Mario, sono Cinzia.” La mano le tremava mentre si ripeteva nella mente, quello che avrebbe dovuto dire da lì a poco. “Ehi, bella!! Come mai chiami? Non ci vediamo più questa sera?” Era in programma di andare al cinema con i coniugi e poi in qualche pub. “No! Ecco…” “Va tutto bene?” “Io… io sono sola in ufficio per tutto il pomeriggio…” C’era stato un attimo di silenzio. Cinzia si era sentita gelare le vene. Che vergogna!! Poi, Mario aveva fatto risentire la sua voce, perplessa. “E allora?” Era il momento. Non poteva tornare indietro! “Perché non mi vieni trovare? Magari, puoi vedere se viene anche Antonio o chi vuoi tu.” “Davvero??” L’uomo non era riuscito a nascondere la sua sorpresa e l’entusiasmo sorto per quello che già immaginava sarebbe accaduto da lì a poco. “Non lo so se riesco a trovare qualcuno, così su due piedi. Io, comunque, sarò da te tra dieci minuti al massimo”. Aveva poggiato la cornetta ed era corsa in bagno a darsi una sistemata. Era tornata da poco alla sua scrivania quando era suonato il campanello della porta di ingresso. Col cuore tambureggiante, aveva aperto. “Ciao” Mario era lì, davanti a lei. Era solo. Quasi le aveva letto il pensiero.”Ho trovato Giacomo, un mio collega. Non mi voleva credere, ma sarà qui tra meno di un’ora.” Non aveva finito di parlare che già la stringeva tra le sue braccia, baciandola appassionatamente. Lei lo aveva lasciato fare, godendosi quel momento, poi lo aveva preso per mano, accompagnandolo nella sua stanza. Lì, si era seduta nella sua poltrona, lasciandolo in piedi a due passi da lei. Aveva poggiato le mani sulle gambe muscolose e, chinando il viso in avanti, aveva lasciato scivolare la lingua sulla patta dei pantaloni, sentendo la reazione immediata del pene. Le mani erano corse alla cerniera e, un attimo dopo, stringevano quell’arnese dalla sacca dei testicoli a metà asta. Finalmente, dopo tutto quel tempo, lo aveva nuovamente nel pugno. Lo aveva desiderato come se fosse chissà cosa e, in quel momento, lo poteva deliziare con le sue carezze e i suoi baci. Era in adorazione di un cazzo,e si sentiva felice di esserlo. Lo aveva spompinato per un po’, regalandogli la prima bevuta del pomeriggio (sapeva che ne sarebbero seguite altre), poi era stato il turno di Mario di giocare con le sue intimità, intrufolandoci lingua e dita e facendola urlare per il godimento. Ma era tutto un preliminare. Ambedue attendevano il momento clou, legato all’arrivo del secondo uomo (che Cinzia non conosceva). Il campanello li sorprese, seminudi, impegnati in un approccio di sessantanove. Fu Mario a ricomporsi e ad andare alla porta. Poco dopo fece il suo rientro in compagnia di un ragazzone non molto alto, bruno, e un po’ grassottello. Cinzia era rimasta delusa da quel fisico ma fece buon viso a cattivo gioco. Ci furono delle presentazioni affrettate e un attimo dopo la donna era alle prese con un nuovo pene da eccitare (anche se non ebbe da faticare troppo per riuscirci). Finalmente aveva nuovamente due uomini per sé. Poteva sentire la verga dell’uno ingrossarsi tra le sue guance, mentre la lingua dell’altro le solleticava le natiche. Poi Mario la fece distendere sul pavimento, supina, distendendosi su di lei e sprofondando nel suo culo sodo. Così, col pene tutto dentro, la cinse alla vita e ruotò di centottanta gradi. Giacomo era lì, pronto ad approfittarne. Si poggiò sulle ginocchia, strinse il pene nella mano destra e lo diresse verso la fica bagnata d’umori. Cinzia era tornata!!
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