Anna non ottiene spiegazione alcuna sul perché il notaio abbia prospettato quell’offerta di lavoro coinvolgendo anche suo marito Andrea, può solo riferire a quest’ultimo che venerdì sera sono invitati a cena per discuterne.Quando si recano nel ristorante albergo fuori città ove ella è già stata accompagnata alcuni giorni prima, Anna è in evidente agitazione, teme di essere riconosciuta, intravede anche Giovanna, che pur non essendo di servizio al ristorante, le passa a qualche metro di distanza salutando tutti come fossero degli ospiti occasionali.Ella non sa che il notaio è ritornato un paio di volte dopo di allora, per altro predisponendo una intrigante situazione anche per quella serata.La cena scorre con scarsa loquacità dei giovani sposi, che sono intimiditi dalla personalità del notaio, il quale evita di addentrarsi nello specifico motivo di quell’incontro, lasciando che gli inebrianti fumi del vino facciano la loro parte.Andrea trova finalmente la forza di entrare nell’argomento: sa con Anna abbiamo parlato della sua proposta ma è ancora indecisa, sebbene io la stia convincendo ad accettare, per lei non è ancora ben chiaro quale ruolo dovrà occupare in seno al suo studio.Non c’è fretta alcuna, ribatte il notaio, questa resta comunque una piacevole serata anche in assenza di un accordo lavorativo.I discorsi variano si spostano su vari argomenti, anche futili, poi non si sa bene perché si arriva a parlare di gentil sesso ed Andrea si morde la lingua dove aver posto una domanda che gli pare troppo azzardata, ai limiti della maleducazione: ma lei avvocato, che rapporti ha con le donne, è mai stato sposato…….mi scusi se sono troppo indiscreto……Vede mio giovane amico se per donne intende una persona con cui condividere la mia esistenza financo a sposarla, non è mai esistita né mai esisterà, io amo scegliere donne che mi siano devote e servizievoli, mi piace possederle nell’anima e nel corpo, deve sapere che molte nel loro intimo sono alla ricerca di servire una persona che le domina, spesso anche i loro compagni scoprono sfaccettature sessuali diverse, allorquando si accorgono di quanti e quali sogni reconditi offuscano la mente della loro partner.I due restano ammutoliti mentre il notaio prosegue: ad esempio a lei Andrea potrebbe non dispiacere se cercassi di insidiare la sua giovane e bella moglie, non è vero?Mentre l’imbarazzo cresce vistosamente e si evidenzia in tutta la sua virulenza così come una malattia infantile, infiammando i visi dei due coniugi, l’ospite si rivolge ad Anna: si avvicini di più a me con la sedia, si accosti alla mia destra!Non appena spostandosi di poco ella arriva al suo fianco, lui allunga una mano sotto il tavolo e prosegue imperterrito: ecco vede questo può sembrare un esempio banale ma è assai eloquente, adesso sto carezzando le cosce di sua moglie e sono certo che quando arriverò a sfiorarle la patatina la troverò colma di umori, nel contempo sono convinto che pure lei Andrea si sta eccitando, mi dica se avverte il pisello rimestarsi dentro i pantaloni!L’arrendevolezza di Andrea ben si accompagna a quella già nota della moglie, ed egli riesce solo ad annuire con lo sguardo chino.Non ho sentito bene la risposta, la prego la ripeta.Sì, sì….ha ragione, balbetta Andrea ormai in stato confusionale.Allora non le spiace se continuiamo in questo giuoco così intrigante?……no, no………..Oramai ci sono ben poche persone in sala, si tiri fuori l’uccello e si masturbi sotto il tavolo, e lei Anna su da brava si sfili le mutandine e me le dia così vado meglio a toccarle la passerina!Andrea ha già l’uccello in mano e guarda ansimando con la bocca socchiusa le acrobazie che la moglie sta facendo per togliersi l’indumento, che poi raggruma nel palmo passandolo sopra il tavolo al notaio.Questi lo annusa per alcuni secondi poi esclama: è sempre così propensa ad eccitarsi sua moglie o forse è la particolare atmosfera di questa serata, senta aspiri anche lei, emanano un afrore quasi animalesco.Il braccio di Andrea si muove con maggior insistenza trasmettendo alla mano il piacere di quella sega che rischia di rivelarsi fin troppo evidente agli occhi delle poche persone ancora sedute al ristorante; il notaio gli avvicina al naso le mutandine e soggiunge: vede, prima mi sono dimenticato di dirle che molte donne, tra cui anche sua moglie da quanto sto constatando, sono intimamente assai più porche di quello che vogliono far sembrare, il gusto del proibito induce tutta la specie umana a svelare senza limiti la libidine propria.Per quasi un lunghissimo minuto il notaio si limita ad ascoltare i gemiti, che escono dalle labbra della giovane coppia come il vento caldo del deserto, poi si rivolge nuovamente ad Anna: non credevo che fosse così troia mia cara, senti, senti come è bollente la sua fica così morbida e sbrodolata, ma cosa fa, mi sembra una cagnetta in calore, ma perché spalanca così tanto le gambe, vuole che la penetri più a fondo, preferirebbe che lo facessi con il mio cazzo?Anna ha la testa pesante che dondola sul proprio baricentro al pari di un pendolo, si allunga sulla sedia alla ricerca di quel piacere a cui è ormai vicinissima e borbotta: sì, sì, vorrei avere un cazzo tra le gambe, sto venendo….vengo, vengo, godo…….Andrea guarda con occhi allucinati la moglie, anche lui è al capolinea e pochi istanti dopo sborra copiosamente, sporcando il tovagliolo con schizzi che hanno la stessa forza eruttiva di un vulcano risvegliato da un lungo sonno.Il notaio lascia loro poco tempo per rifiatare: beh, se è di cazzo che ha voglia la sua signora non possiamo lasciarla inappagata, che ne dice Andrea, su andiamo a finire questa serata di sopra nella mia suite!Andrea deglutisce un paio di volte senza riuscire a rispondere, si alza e segue meccanicamente Anna ed il notaio che già si sono avviati verso l’uscita del ristorante per prendere l’ascensore.I due giovani sono frastornati e si appropinquano a questa nuova avventura senza immaginare i risvolti futuri: è un nuovo salto nel buio ma ormai è troppo tardi per ritirarsi.Nella suite li aspetta Giovanna ed Andrea si lascia docilmente ammanettare i polsi dietro la schiena, dopo che il notaio l’ha fatto salire sopra una sedia spostata a fianco del letto.Crede di trovarsi nel mezzo di un sogno quando vede la moglie seduta a fondo letto che apre senza esitazioni la patta del notaio estraendo prima la punta violacea e poi l’uccello svettante, non indugia nemmeno un istante e comincia a succhiarlo come la più esperta delle pompinare mentre lui sente il proprio cazzo che torna in tiro dentro gli slip.E’ tutto prestabilito e la cameriera comincia a slacciare i pantaloni di Andrea lasciando che scivolino sulle caviglie, poi è la volta delle mutande che vengono abbassate completamente, Giovanna gli stuzzica il cazzo che si tende spasmodicamente, ma poi si ritira per evitare che trovi troppo presto l’orgasmo agognato.Porco, sei proprio un bel porco mio giovane amico, ti sei eccitato come non mai nel vedere la tua bella mogliettina che mi sta succhiando l’uccello, chissà se nel tuo intimo sei anche un po’ frocio, per certo non vedi l’ora che la scopi qui sotto i tuoi occhi.Giovanna infilagli un bel vibratore in culo e poi frustagli l’uccello, prendi lo scudiscio, non voglio che sborri questo pervertito!La cameriera esegue in silenzio, sa che non deve fiatare, si spalma due dita di crema per lubrificargli il buco del culo, Andrea è in balia degli eventi che lo stanno trascinando entro la più dissennata delle perversioni, si piega in avanti e quando il suo culo peloso accoglie il vibra, l’uccello risponde istintivamente con un rinnovato alzabandiera, che si smorza solo quando Giovanna comincia a colpire la verga tesa, producendogli brucianti fitte che lo fanno piegare su sé stesso.La scena sul letto è mutata, Anna indossa ancora il vestito, seppure le spalline sono state fatte scivolare lungo le braccia per scoprire i seni, la gonna è sollevata mettendo in bella mostra la sua passera dorata, ella è distesa supina, scomposta e lasciva, mentre le mani del notaio si impossessano dei capezzoli strizzandoli con energia, prima di scendere a frugarla davanti e dietro con disinvoltura, da l’impressione di una ninfetta che attende con impazienza di donare il proprio corpo alla ricerca di un piacere liberatorio.Anna sbava, risponde istericamente alle richieste dell’uomo che la domina, e le sue parole altro non sono che stilettate che feriscono ed umiliano il suo inerme consorte.Vuoi che ti fotta mia piccola troia, dimmi se vuoi che ti trafigga con il mio arnese?Sì, sì, prendimi, prendimi, ti prego, non resisto più, fottimi, fottimi, ti scongiuro!Il notaio le solleva il sedere artigliandole le chiappe, non si è nemmeno calato i pantaloni, affonda l’uccello dentro la vagina con una sola stoccata che la fa sobbalzare sul letto, le bordate si susseguono incessanti in un crescendo di rimbombi sordi che si propagano nella stanza durante l’unione dei due corpi, alla fine le viene dentro ed Andrea ha il volto rigato dalle lacrime.Anche Giovanna è rimasta bloccata per qualche attimo, tesa ed eccitata, ad osservare l’epilogo dell’amplesso, ora il notaio le si è avvicinato, le ordina di spogliarsi, guarda con disgusto Andrea, gli toglie il vibra dal culo e lo fa scendere e sedere sulla sedia, il giovane è scombussolato ed incapace di reagire, gli libera il polso destro dalle manette e tiene l’altro bloccato sullo schienale: così potrai masturbarti da solo mentre guardi il resto!Gli ficca il vibratore in bocca e vuole che lo succhi mentre lo avvia, poi ammanetta anche i polsi di Giovanna trattenendoli dietro la schiena, la fa inginocchiare ai piedi del letto, basta una sculacciata sulle chiappe nude perché lei si appresti a leccare le cosce di Anna avvicinandosi alla fica piena di sperma, sulla quale affonda la bocca prosciugandola.Il notaio comincia a spogliarsi senza fretta ed osserva Andrea che, con gli occhi sbarrati, si sta consumando l’uccello menandolo con foga inaudita, alla vista della moglie che sobbalza sul tetto con le cosce spalancate nel sentire la lingua della cameriera che le sta spazzolando la fica.Allora sei proprio un pervertito lo incalza il notaio, che gli toglie il vibra dalla bocca sostituendolo con il suo uccello: Andrea ha un attimo di smarrimento ma non riesce a sottrarsi alla subdola coercizione mentale di quell’uomo maturo, comincia a succhiarlo trangugiando gli umori uterini della moglie di cui è ancora pregno.Anna è estasiata ed incredula nello stesso tempo, guarda la bocca del marito che si distende succosa sul glande del notaio e gode come una pazza sotto le ficcanti lappate di Giovanna, che per ultimo viene inculata mentre il marito si sborra nuovamente nelle mani, rimanendo afflosciato e spento sulla sedia fintanto che non gli vengono tolte le manette.Per tre lunghi ed interminabili giorni la vita di Anna ed Andrea resta sospesa in una sorta di rancore reciproco, vivono assieme senza più riuscire a parlarsi, non hanno il coraggio di affrontare l’argomento, di spiegarsi, di capire perché è successo quello che è successo, si sentono come due naufraghi in un’isola deserta, stremati ed impauriti.La sera del terzo giorno, dopo cena, qualcuno suona alla porta ed i due si guardano ancora una volta in assoluto mutismo, poi Anna si alza stancamente per andare ad aprire: è lui, il notaio!L’ingresso in salotto di quell’uomo intimorisce Andrea che mal ne sopporta persino lo sguardo, ha la stessa espressione di un bambino che ha commesso una marachella e sta per essere punito, trema vistosamente e non ha il coraggio di fiatare.Il notaio si congratula intimamente con sé stesso per l’ottimo lavoro svolto, li tiene in pugno tutti e due, può amministrare il loro futuro nella certezza che saranno devoti e servizievoli, ha annullato la loro personalità, era da un po’ di tempo che cercava una coppietta per alimentare la sua perversa fantasia, ed ora finalmente l’ha trovata.Si accomoda sul divano sedendosi in mezzo a loro, la sua voce rauca è priva di inflessioni emotive, sembra un vecchio saggio che sta educando due giovani allievi, ma il contenuto del suo discorso ha la confezione di un assioma, nulla potrà più essere contestato e da quel momento loro gli appartengono definitivamente.Sono venuto a dirvi che da domani vi ospiterò nella mia casa, al ritorno dal lavoro sarete a mia totale disposizione, sapete io sono un uomo all’antica e di razza padrona, che si è sempre attorniato di servitori umili e fedeli, so già che voi appartenete a questa categoria ma dovrete dimostrarmi, giorno dopo giorno, il vostro profondo attaccamento..Siete contenti spero, tu in particolare mio simpatico amico, ti vedo ancora così titubante e timoroso, suvvia non aver paura seguimi, ti indirizzerò nella strada maestra, Anna alcuni salti nel buio li ha già effettuati, sono passaggi necessari per trovare la retta via, e tu non devi che emularla.Quando gli racconta che è da quasi un mese che possiede sua moglie, usandola a piacimento, Andrea ha una spasmodica contrazione allo stomaco, è ferito, vinto, battuto, il notaio coglie questa sfumatura e fa scivolare la mano sui pantaloni, gli apre la zip e gli strizza l’uccello che si tende eccitato, anche se lui nel suo intimo non lo vorrebbe: siete fatti della stessa pasta, proprio due sporcaccioni, è anche per questo che la scelta è caduta su di voi.In piedi davanti a loro che ne osservano le mosse con le pupille dilatate, il notaio si apre i pantaloni ed estrae l’uccello: su da bravi, ripagatemi con l’uso della sola lingua dell’onore che vi ho concesso nel diventare miei servitori!Andrea ha uno scatto inconsulto, è lui che per primo si avvicina al glande insalivandolo con gli occhi chiusi, Anna lo guarda incredula per qualche frammento di secondo prima di scendere a leccare ed inumidire lo scroto ed il perineo; le lingue si incrociano, si toccano, si sfidano, ognuna compete con l’altra come in una tenzone per ricevere il premio più ambito: gli spruzzi di sperma appagano entrambe, si sfilacciano con rivoli biancastri sulla bocca e sul viso, è un sogno che diventa realtà.Dopo essersi trasferiti armi e bagagli a casa del notaio, basta loro solo qualche giorno per ambientarsi ed adattarsi alle divise scelte ad uso domestico: Andrea indossa un tutu trasparente che lo fascia dal collo ai piedi, sul davanti un foro adeguato consente al pene di fuoriuscire penzoloni mentre dietro un abbondante spacco lascia libero accesso alla curvatura delle natiche; Anna invece calza sandali con tacchi altissimi, calze autoreggenti ed un corpetto che lascia scoperti il pube ed il sedere mentre le tette ristagnano stabilmente, gonfie e tese, fuori dalla scollatura.Il notaio li ha avvisati che sabato sera arrivano degli ospiti e loro sono in agitazione, per tutto il pomeriggio hanno preparato assieme le pietanze da servire a cena, ritrovando persino armonia, sfottendosi e mettendosi in competizione per ricevere la miglior gratificazione, un solo pensiero li affanna: doversi presentare davanti a degli sconosciuti con la tenuta che il notaio pretende loro.Anna ha un soffio al cuore quando scorge nella coppia che il notaio fa accomodare il suo datore di lavoro, Riccardo, un quarantacinquenne biondo ed un po’ effeminato, e Carlotta, la sua prorompente moglie trentaduenne, alta e mora, che ella aveva visto solo di sfuggita e che ora le pianta gli occhi addosso, scrutandola con un ghigno sadico che non promette nulla di buono.Caro Bartolomeo, complimenti, ti sei scelto proprio una bella coppia di servitori, dice Carlotta rivolgendosi al notaio in tono molto confidenziale, solo quello smidollato di mio marito poteva non accorgersi delle potenzialità di questa bella cuccioletta.Riccardo è sicuramente più in imbarazzo della dipendente, soffre in forma fin troppo evidente la dispotica presenza della moglie, ed Anna coglie d’acchito questo aspetto masochistico che lui riesce ben a mascherare nell’ambiente di lavoro.Mentre Anna serve agli ospiti gli aperitivi, posti su un vassoio trattenuto da Andrea, che segue pedissequamente la moglie, ella si accorge che Riccardo non ha che occhi per il pene penzoloni del suo consorte, ma non fa nemmeno in tempo a focalizzare che la voce tagliente di Carlotta evidenzia la medesima impressione: possibile che tu non riesca a soffocare nemmeno per un attimo il tuo istinto di pederasta, guarda come ti sei ridotto, vergognati!Riccardo ha il volto paonazzo, si sente colto in flagrante, balbetta delle scuse che non gli evitano una giusta punizione: deve abbassarsi pantaloni e boxer, rimanendo davanti alla moglie che gli soppesa i coglioni, strizzandoli appena prima di carezzare con svogliatezza il pene che ha un impercettibile principio di erezione.E’ l’inizio di un rituale che lo porta ad inginocchiarsi ai piedi di Carlotta per leccare i sandali con i tacchi a spillo, passando alle dita avvolte da una calza velata, alle caviglie, alle gambe tornite, fino a risalire lungo le cosce sollevando gradatamente il vestito.Al pari di una lumaca che lascia la sua traccia umida sulle foglie d’autunno, Riccardo deposita la propria saliva sulle calze trasparenti della moglie, fintanto che arriva nei pressi del pube ove può soffermarsi a leccare la pelle nuda delle cosce ai limiti delle giarrettiere nere.E’ uno spettacolo affascinante e morboso che ha l’effetto di eccitare gli astanti, Andrea non riesce a frenare l’ascesa dell’uccello mentre il notaio dietro ad Anna ne coglie il respiro affannato e constata, attraverso un furtivo passaggio sulla vulva, la sbrodolata eccitazione che le monta dentro.Riccardo pare un animale in gabbia, non può avvicinarsi al frutto succoso della moglie, ella non parla ma lui sa che gli è impedito, deve accontentarsi di leccare e baciare le candide mutandine, può aspirare gli afrori che provengono dalla fica ma non addentrarsi oltre il leggero tessuto che lo separa da quella meta proibita, anzi ogni qual volta fa scivolare la lingua sul bordo del perizoma uno strattone ai capelli ne blocca la trasgressione.Anna rimane ancor più sconcertata quando Carlotta si stacca dal marito con una ginocchiata, ponendo termine a quella devota sottomissione: basta adesso, mi hai stancata, mi sta venendo appetito, su andiamo a tavola, no, non tirarti su i pantaloni, tu non sei ospite, sei un servo come gli altri, ti concederò di cenare con noi in ginocchio sulla sedia, ti prego Bartolomeo, sistemalo tu!Mentre il notaio lo posiziona a capotavola su una sedia con lo schienale di lato, in modo che possa inginocchiarsi curvo sul tavolo e con il sedere per aria, Andrea ripiega in cucina per cominciare a servire mentre Anna che lo stava seguendo viene agguantata per un polso da Carlotta: aspetta troietta, mi auguro che andremo d’accordo, da te mi aspetto molto sia nell’ambito del lavoro che al di fuori di esso.Anna è frastornata, anche se volesse non fa in tempo a rispondere, la lingua della donna le schioda le labbra e si insinua come un dardo infuocato trasmettendole il calore della fiamma che cova al suo interno, ella si abbandona, ha le gambe molli, si lascia trasportare da un piacere lesbico che fin lì l’aveva solo sfiorata nei limitati approcci con Giovanna.Carlotta a differenza della cameriera d’albergo è una furia, una dominatrice, genera scosse fulminanti, in pochi attimi la ribalta sopra un tavolino, affonda i canini sulla morbida carne delle sode rotondità, le mani vagano indisturbate entro le fessure, sono pochi momenti di assaggio che le danno l’idea del futuro prossimo venturo.Anna serve in tavola, se non fosse per la posa del suo datore di lavoro sembrerebbe una normale cena tra amici ove la conversazione dei commensali spazia in molti argomenti, non necessariamente sessuali, sebbene Carlotta, alla quale il padrone di casa concede la gestione della serata, di tanto in tanto non disdegni di rivolgersi al marito trattandolo proprio come una pezza da piedi, senza che lui reagisca minimamente.Ella resta imbambolata ed incredula, le viene difficile immaginare che quella persona inginocchiata sulla sedia a capotavola sia la stessa con cui è a stretto contatto da diverso tempo nell’ambito del lavoro, pensava addirittura che dietro quel suo modo di proporsi, molto professionale e riservato, nascondesse un desiderio comune a molti datori: approfittare della loro posizione per rivolgere molestie sessuali alle dipendenti.In tal senso le era persino sembrato di cogliere alcune occhiate al fondo schiena di una collega più giovane, che davano l’impressione di un uomo che cerca l’occasione buona per approfittarne, mentre invece adesso scopriva, all’evidenza, che ben altri erano gli stimoli di Riccardo, a cui non certo si addiceva l’antico soprannome: cuor di leone!La cena sta volgendo alla fine quando Carlotta si rivolge ad Anna:cuccioletta senti un po’ se quello sporcaccione di mio marito ha ancora delle strane voglie che si ripercuotono nell’uccello nel guardare quello di tuo marito che gli ballonzola davanti, su prendiglielo in mano!Anna non si rende nemmeno conto perché, è la prima volta dopo tanto tempo, da quando ha conosciuto il notaio, che avverte un senso di potere che le gonfia i seni nel momento in cui raccoglie nel palmo il membro caduco del proprio datore di lavoro.Carlotta ordina a Carlo di lubrificare con l’ampolla dell’olio il culo del marito, che alla fine viene costretto a sistemarsi con i gomiti poggiati sul tavolo; Riccardo ha il volto sfigurato dalla vergogna ma anche dalla libidine quando poco dopo viene inculato dall’improvvisato cameriere mentre Anna continua a strizzargli l’uccello con sadica cattiveria.La serata finisce in camera da letto ove Anna deve leccare, senza pause, la ficona glabra di Carlotta mentre il notaio scandisce i ritmi prendendola alla pecorina e poi inculandola sotto gli sguardi di Carlo e Riccardo, che possono assistere consumandosi la pelle del cazzo, in una segata continua ai bordi del letto.Nella mente di Carlotta sono ben altri i pensieri a cui destinare la giovane dipendente del marito, da anni le è rimasta nel gozzo Francesca, la più anziana delle collaboratrici dello studio di Riccardo, è una trentenne madre di due bambine, morettina, minuta, con i capelli a caschetto, un corpicino ben modellato su cui si sono aggiunti alcuni grammi nei punti giusti dopo le maternità.Carlotta era stata per un paio d’anni dipendente del notaio prima di sposare Riccardo, l’anziano professionista era stato il suo mentore, le aveva insegnato ogni più sofisticata sfaccettatura sessuale, interessando tutte le pieghe erotiche che fanno parte dell’essere umano, aveva fatto risaltare la sua indole sadica e la sua propensione al lesbismo, l’aveva portata a sottomettere il marito trattandolo come un servo, pur rimanendo una fedele e devota amante dell’anziano professionista.Aveva avuto molte donne per soddisfare i propri istinti ma per l’irraggiungibile Francesca, tutta casa, lavoro e famiglia, avrebbe donato l’anima al demonio pur di poterne disporre.Carlotta aveva fatto leva anche sul notaio per cercare di scalfire la risolutezza di questa giovane donna, senza risultato alcuno, ora aveva deciso di affidarsi ad Anna, in un ultimo e disperato tentativo di infrangere questa alea di incorruttibilità che ne accompagnava i comportamenti quotidiani.In poco tempo era riuscita ad addestrarla, attraverso assidue frequentazioni a casa del notaio, voleva che lei in ufficio si sentisse sempre più padrona della situazione, che disponesse al meglio dell’organizzazione, che divenisse la responsabile togliendo questa prerogativa a Francesca.Riccardo non potè che accettare, nell’intimità era diventato lo zimbello di entrambe, a volte Anna si fermava a casa di Carlotta, alla quale piaceva legare il marito e tenerlo a fondo a letto mentre lei si occupava della giovane; all’uomo di tanto in tanto veniva concesso l’onore di leccare loro il culo, prima di essere scacciato via a pedate come un cane.Francesca aveva mal accettato le nuove disposizioni di Riccardo che affidavano ad Anna la supervisione dello studio, si sentiva scavalcata, di quel lavoro aveva bisogno sebbene avesse finto minacce di dimissioni nel tentativo di far cambiare opinione al commercialista, ma non c’era stato verso, lui era rimasto fermo nella sua decisione.I giorni passavano lenti dentro lo studio, producendo in Francesca un logorio psico-fisico a cui era impreparata; Anna teneva tutte sotto controllo nella grande sala ma si era anche sistemata un proprio ufficio attiguo e comunicante con quello del titolare, che ella usufruiva per riunioni riservate con clienti e non.Il passaggio da logorio a svogliatezza divenne abbastanza evidente, Francesca aveva cominciato ad arrivare in studio in ritardo, venendo redarguita dalla collega più giovane; sebbene ella desse quasi la sensazione di voler sfidare colei che le aveva usurpato il posto, il suo forzoso atteggiamento di superiorità, anche davanti alle colleghe più giovani, altro non era che un progressivo inconscio segnale di cedimento nervoso.La goccia che fa traboccare il vaso si manifesta apertamente quando Francesca arriva in studio con oltre quindici minuti di ritardo, ella tutto si aspettava ma non un attacco così perentorio di Anna: adesso basta, hai superato ogni limite, se pensi di poterti dilungare ogni mattino a succhiare l’uccello di tuo marito ti sbagli di grosso, o forse ti piace farti chiavare in ascensore o nel garage prima di salire in macchina?Il volto di Francesca diviene paonazzo, il collo si gonfia, le vene sembrano doverle esplodere in gola, ma l’ira e la vergogna per essere stata trattata in quel modo davanti alle giovani colleghe, non le consentono di rispondere adeguatamente, anzi riesce solo a balbettare:…..ma, ma come ti permetti, non puoi trattarmi in questo modo……..La risposta di Anna è come una frustata che sibila fendendo l’aria rarefatta che si è formata nella stanza: mi permetto eccome, le pompinare come te vanno fermate in tempo altrimenti rischiano di inquinare l’ambiente di lavoro, appena arriva il dottor Riccardo decideremo sul da farsi, anche se credo che la strada del licenziamento sia l’unica soluzione possibile.Mentre Anna non aspetta la replica ritornando nella sua stanza, Francesca sente crescere in sé la disperazione, corre in bagno e si chiude dentro sedendosi sulla toletta, singhiozza con il volto tra le mani al pari di una ragazzina, non riesce a percepire nemmeno quanto tempo rimane chiusa lì dentro, ha ancora gli occhi gonfi quando, passando dal corridoio, si avvicina alla porta della stanza di Anna, accedendovi a capo chino dopo aver bussato.La collega la guarda avvicinarsi alla scrivania tenendole fisso lo sguardo addosso, si sente tronfia nel vederla in quello stato, nel cogliere la paura che la fa tremare visibilmente quando sussurra: ti prego non dire nulla al dottore, non farmi licenziare…..è troppo importante per me questo lavoro….Anna mantiene un contegno rigido, conosce bene le regole della sopraffazione, le ha sperimentate a proprie spese ed ora finalmente le può usare a proprio giovamento, la fa sedere davanti alla scrivania ed intramezza una lunga pausa prima di tornare a rivolgerle la parola.Cosa ti fa credere che io possa intercedere per te, non meriti nulla, sei una puttana altezzosa, ma io non ho un cazzo in mezzo alle gambe per soddisfare le tue voglie, non hai nulla da offrirmi in cambio di una mia benevolenza, potresti anche cedermi la tua arrendevolezza, diventare una mia servetta, ma non è detto che io accetti.Queste parole vengono ascoltate da Francesca come se fosse in trance, poi il corpo comincia a sussultare, il petto rimbalza entro il vestito come se fosse scosso da un filo elettrico scoperto, non riesce a rispondere; Anna è rimasta in silenzio intercalando un’altra lunga pausa che ha effetti devastanti nella collega, il cui corpo adesso è trapassato da incontrollabili convulsioni.Anna si solleva dalla poltrona raggiungendola dietro la scrivania, si muove in punta di piedi quasi fosse una libellula, si ferma dietro di lei, ne ascolta il respiro affannoso, poi avvicina le labbra ad un lobo e bisbiglia: forse preferisci essere punita, ti piace la parte della bambina cattiva che fa arrabbiare la sua insegnante, è questo che vuoi da me, che divenga la tua istitutrice, che ti insegni le buone maniere?Francesca aspira profondamente in cerca dell’aria di cui i polmoni avvertono il bisogno di riempirsi, si sente come in alta quota con la testa che gira, ha un senso di nausea quasi di instabilità, deglutisce diverse volte prima di annuire e di emettere un flebile sì, che ripete ad intermittenza come il gracchiare sempre uguale di un disco spuntato.La stanza ripiomba nel silenzio, ora interrotto solo dal respiro angoscioso della giovane donna seduta sulla sedia, quando Anna ritorna dietro di lei con una fune, i polsi vengono legati stretti oltre la spalliera, il vestito aperto calando la zip sulla schiena quel tanto che basta per far scivolare le spalline lungo le braccia, il gancio del reggiseno viene fatto scattare ed il morbido tessuto si affloscia sotto le coppe, gonfie e dure, che si tendono come se fossero alla ricerca di un sostegno.Francesca da l’impressione di essere spossata, al pari di una podista al termine di una gara, osserva attonita Anna che raccoglie una piccola verga da dietro la libreria, la piega un paio di volte per saggiarne la flessibilità e poi, all’improvviso, la colpisce centrando un capezzolo.Un sobbalzo la scuote unito ad un gemito di dolore, il colpo brucia ma non è pesante, per Francesca è un coinvolgimento in un ruolo di cui fatica ad intravedere i contorni, le appare visivamente sfumato, non ne apprezza i risvolti, è un salto nel buio che diviene ancor più oscuro quando le vergate diventano due, tre……quattro.Il bruciore è veramente poca cosa rispetto all’umiliazione, non riesce a trattenere due lacrime che le solcano lentamente il viso rasentando le labbra ove depositano il loro gusto amarognolo.Spero che la lezione ti sia servita, osserva Anna depositando la verga là dove l’aveva raccolta, poi ritorna sui suoi passi controllando da vicino il lavoro appena concluso, verifica le striature quasi impercettibili lasciate sui seni, soppesandoli con entrambe le mani, lo strofinio delle corolle con i polpastrelli rallenta il respiro di Francesca, quel contatto che sembra interminabile la eccita irrimediabilmente.Francesca risponde annuendo, immobilizzata sulla sedia si sente prigioniera e preda, ma le sensazioni che le salgono dal cuore al cervello sono assai differenti da quelle iniziali, ora è confusa, guarda estasiata quella collega più giovane che le gira attorno, ha un aspetto trionfale mentre lei è dimessa, scopertamente indifesa.Ne avverte la presenza dietro di sé, le sfiora i polsi, è quasi un solletico che le fa contrarre i pugni, poi ascolta ancora la sua voce che lambisce un lobo: vuoi che ti liberi o preferisci che mi prenda ancora cura di te?Francesca annaspa ma non riesce a rispondere, per la collega è un segnale fin troppo eloquente, attende con il cuore in gola il prosieguo senza sapere cosa l’aspetti; Anna ha imparato ad allungare i tempi, sa che ciò induce la vittima a concentrarsi per mantenere il controllo, ma conosce anche l’ansia che spinge chi è in costrizione ad agognare lo scioglimento dei legami, sebbene questi ormai ti uniscano, anche metaforicamente, a chi in quel momento detiene il potere.Può solo scorgere le mani che da dietro si dirigono verso le ginocchia, il contatto con la pelle le mette i brividi, vede il lembo della gonna che si solleva verso il pube, accoglie quella iniziativa come una catarsi, tenta di allungarsi sulla seggiola allargando le cosce, la voce di Anna ha il profumo di un eco lontano quando le dita sfiorano le mutandine: ….senti, senti, ti sei fatta la pipi addosso…..non mi dirai che ti faccio così tanta paura…….Il respiro di Francesca è divenuto rantolo, la pipi è solo una trasposizione semantica degli umori vaginali che sgorgano copiosi; Anna la tocca, la penetra, le strappa convulsioni spasmodiche ma le toglie il piacere ultimo dell’orgasmo, lasciandola ripiegata su sé stessa mentre con un filo di voce trasudante inappagata bramosia ella ripete insistentemente:……ancora, ancora…..I nodi si slacciano, Francesca è libera di ricomporsi, ma la collega osservando le mani tremanti intuisce che ora le appartiene, dovrà addestrarla a prove più concrete prima di consegnarla a Carlotta, ma il percorso è già sgombro da ostacoli, si sente come uno scalatore che ha raggiunto la vetta e guarda con soddisfazione la strada del ritorno, tutta in discesa.Il clima dentro lo studio è cambiato, lo avvertono anche le colleghe più giovani, che notano molta più remissività da parte di Francesca nei confronti di colei che sul campo è divenuta la capoufficio, è ritornata puntuale come un tempo, disponibile, quasi più serena e rinfrancata, sebbene il tarlo della sottomissione faccia capolino, opprimendola, ogni qual volta Anna le si rivolge con tono severo.E’ da tempo che Francesca ha in serbo di chiedere la disponibilità dello studio a che lei faccia l’orario continuato, le due bambine piccole possono restare all’asilo nido fino alle 17,30 e le farebbe comodo poterle recuperare lei stessa e non attraverso la nonna od una baby sitter; dopo quanto accaduto con Anna, trova il coraggio di rivolgersi a lei per risolvere questo problema.E’ ormai passata una settimana ed Anna l’ha lasciata cuocere a fuoco lento, limitandosi a farle capire solo con gli sguardi che avrebbe preteso dell’altro, non una parola sul come e quando, soltanto alcune carezze furtive sotto la gonna, dietro la scrivania, nello stanzone in presenza delle altre colleghe.In due occasioni distinte Francesca aveva dovuto far visionare delle bozze di bilanci ad Anna, la quale con la scusa di migliori interpretazioni l’aveva fatta avvicinare accanto a sé dietro la scrivania; piegata sul tavolo con le mani sui documenti, ella si era lasciata toccare mordendosi le labbra e con lo sguardo fisso verso le colleghe, che davano la sensazione di non essersi accorte di nulla.Anna si era limitata a vellicare il pube da sopra le mutandine, rigando la fessura e scavando la fica sopra l’indumento, analoga operazione aveva effettuato la seconda volta, soffermandosi solo nelle rotondità posteriori, qui le era stato più facile scostare il tessuto e premere un polpastrello sul buchetto grinzoso.Ad Anna piaceva vederla correre in bagno alla fine di ogni verifica corporale, ma ora che alla fine dell’orario mattutino di lavoro le sta chiedendo di parlarle, dopo che le colleghe se ne sono andate, la guarda con aria interrogativa mentre entra nella sua stanza.Francesca è titubante, si era preparata tutto il discorso ma adesso che sono sole non sa da che parte cominciare, resta in piedi tra la porta chiusa dietro le spalle e la scrivania, indecisa, poi incrocia lo sguardo di Anna che la fissa come al solito, le esce un borbottio: debbo chiederti un piacere!Negli attimi di silenzio successivi Anna la guarda in tutta la sua trepidante fragilità, come quella che trasmette la bellezza di un fiore appena sbocciato, illuminato dal sole e mosso da una leggera brezza che ne dilata i petali, decide in quell’istante di coglierlo: va bene, dimmi di cosa hai bisogno, ma prima spogliati, qui, subito, in ragione della richiesta deciderò cosa pretendere in cambio!Francesca pare abbia la febbre, ha il viso accaldato, il battito dei denti lacera il silenzio in cui è piombata la stanza, poi le esce dalle labbra la più banale delle frasi, come se volesse giustificarsi: …….ma, ma, di là c’è ancora il dottor Riccardo…..come posso…….E’ vero, hai ragione, allora chiudi con la chiave la porta comunicante, già che ci sei chiudi dall’interno anche la porta da dove sei entrata, così staremo più tranquille!La sconcertante risposta di Anna accresce lo stato di tensione della collega, che si affretta a chiudere le porte e poi ritorna in mezzo alla stanza, come per aspettare un nuovo segnale, che arriva quasi simultaneamente: avanti, svelta, cosa aspetti!Il tono perentorio accresce la foga di Francesca che pare un’invasata mentre si strappa di dosso la camicetta, il reggiseno, poi è la volta della gonna che scivola a terra, ha un’aria supplichevole quando si sfila le mutandine, avverte di essere bagnata fradicia ed in fondo agli occhi si legge nitidamente l’implorazione che non riesce a far uscire dalle labbra: vorrebbe che Anna la toccasse!Anna la fa salire in piedi su una sedia, le mani sulla testa, intanto ha raccolto la verga dalla libreria, la fa schioccare sul palmo, le si avvicina, osserva il suo corpo fremente, le ordina di piegare leggermente le ginocchia e di divaricare le cosce, Francesca fa fatica a tenere l’equilibrio in quella precaria postura, deve prospettare i termini del piacere preannunciato mentre un paio di colpi le solcano i seni.Ti costerà caro sussurra Anna mentre appoggia i denti su un capezzolo mordicchiandolo appena, intanto la mano corre a frugare la foresta scura, scoprendola bagnata come l’acqua del mare che sbatte sulle rocce; Francesca ansima in cerca dell’orgasmo quando sente le dita che la penetrano a fondo, ma Anna si ritrae e si compiace nel vederla sfigurata e fremente, disposta a tutto pur di ottenere un ben diverso piacere: quello della carne.Cosa ti fa credere che intercederò per te, mormora Anna girandole attorno, forse ti sei illusa che sia sufficiente concedermi il tuo corpo, sai non ti facevo così sporcacciona, ogni volta che ti tocco in mezzo alle gambe ti trovo bagnata come una fontana, magari ti sei anche eccitata pensando a momenti come questo?Un sibilo, poi un secondo, quindi un terzo accompagnano il rinnovo della domanda mentre la verga traccia delle striature porpora sulle natiche finchè Francesca sbotta: è vero, il solo pensiero di incontrarti mi fa eccitare, non so nemmeno spiegarmi perché, non sono lesbica e non mi sono mai masturbata in vita mia, lo giuro!E’ un buon motivo per cominciare adesso, su apriti bene la passera, voglio vederti mentre godi qui davanti a me!Francesca ha il volto dello stesso colore di un campo di papaveri, balbetta: no, no, mi vergogno…….ma le mani scendono autonomamente ad allargare le grandi labbra per mettere in mostra le rosse impudicizie, la clitoride scandisce le pulsioni della vagina palpitante al pari del ticchettio di un orologio antico, le dita seguono la strada del piacere, ella socchiude le palpebre e si avvicina con foga crescente alla gioia ultima, che solo l’orgasmo sa donare.Anna guarda estasiata la collega, per qualche attimo rapita dalla trasgressività di quei gesti così saturi di erotismo; Francesca ha ancora lo sguardo trasognato quando viene tirata giù dalla sedia e ribaltata con la schiena sulla scrivania, le gambe penzoloni e le cosce ben aperte, osserva con gli occhi colmi di libidine la collega che impugna un vibratore.Annaspa nel sentirlo scivolare dentro la vagina, ha la stessa forza opprimente di due mani che ti serrano la gola, la penetrazione diventa furibonda, Francesca si sente soffocare, gorgoglia come stesse esalando l’ultimo respiro, rimane esausta e perlata di sudore assaporando le ultime propaggini di un piacere che sta scemando.Sprofondata nella propria poltrona Anna si gode il meritato premio, accoglie orgogliosa le mani frementi della collega che si intrufolano con scatti nervosi sotto la gonna, hanno fretta di sfilare le mutandine, non servono ordini né imposizioni, la bocca si sposta verso quella fonte che zampilla, ove ha origine il piacere.Anna non vuole che smetta, nemmeno quando avverte che la lingua ha perso quel trivellante vigore iniziale, la fa scendere in mezzo alle rotondità, vuole che le allarghi le natiche per meglio aggredire il buchetto che si contrae ad ogni contatto salivale.Francesca viene tenuta sulla corda per un’altra settimana nella quale le chiamate di Anna diventano frequenti, si fa trovare seduta alla scrivania, basta uno sguardo per farle capire cosa si aspetti da lei: deve scivolare a terra quasi senza disturbarla, raggiungere a ginocchioni le cosce e qui usare instancabilmente la lingua per prosciugarla fin nei meandri, nel vano tentativo di renderla arida ed asciutta al pari di quelle terre che dopo essere state a lungo bagnate dai monsoni, sono soffocate dal sole.Anna le ha tolto persino la fastidiosa perdita di tempo che accompagna lo sfilare delle mutandine, si fa trovare con il pube sgombro da ogni impedimento, pretende che anche lei non indossi intimo nell’ambiente di lavoro, ciò le risulta fatale quando un giorno verso l’una e trenta irrompe nello studio Carlotta, fingendosi in cerca del marito, che era già uscito come tutte le altri dipendenti.Mentre apre la porta dello studio Francesca coglie nello sguardo di Carlotta un qualcosa che la mette in ansia, sono quelle sensazioni fuggevoli, difficili da interpretare, è come se le avesse letto nel fondo degli occhi quanto ormai avviene giornalmente con Anna.Carlotta si dice alla ricerca di un doppione di chiavi che il marito dovrebbe tenere nella sua stanza, Francesca l’aiuta aprendo i cassetti della scrivania ed alcuni movimenti la costringono a piegarsi maldestramente mettendo in luce qualche timido spicchio delle sue nude intimità.La mano che scivola dal solco delle natiche alla passera e tramortisce Francesca, che resta bloccata, piegata in avanti a rovistare dentro un cassetto, quasi nel timore di crear disturbo a quel tocco ficcante, privo di remore, le dita s’innaffiano d’umori mentre s’insinuano profondamente, hanno lo stesso effetto di un grimaldello, le unghie graffiano le morbide labbra della vagina mentre il suono di una voce che pare lontana la scuote: so tutto di te ed Anna, ne hai messo fin troppo di tempo per scrollarti di dosso l’effimero appagamento che produce il sesso coniugale…….Francesca si ritrova appoggiata con la schiena sopra la scrivania, guarda attonita il volto sfigurato della moglie del suo datore di lavoro mentre le sue mani nervose le strappano di dosso il vestito, denudandola: erano anni che agognavo questo momento, troia, diventerai una mia schiava, come Anna, sempre pronta a soddisfare ogni mio desiderio…..Adesso ho voglia di scoparti, sgualdrina!Dalle pieghe della gonna rialzata Francesca vede apparire il magico simbolo fallico con cui Carlotta si è bardata il ventre, le sembra gigantesco quel simulacro così stentoreo che avanza prepotente abbordando la sua ficona nera: le stoccate hanno l’effetto di un siluro che squarcia la chiglia di una nave, sono laceranti e dirompenti, dolorose ed estenuanti, colme di flussi e riflussi, inebrianti al limite della perdita dei sensi, la mente viene avvolta dalle tenebre, la bocca esala l’ultimo soffocato respiro prima che l’orgasmo sciolga i muscoli tesi allo spasimo.Carlotta non si accontenta, quella preda è stata fin troppo tempo ambita, la rivolta sulla scrivania e ne sculaccia le chiappe avendo percepito una timida protesta; il fallo color ocra, insalivato dai languidi rivoli vaginali, si proietta là dove si nascondono i segreti più oscuri, Francesca si sente trafitta, spezzata, il petto rimbalza sulla scrivania consentendo a Carlotta di aggrapparsi alle corolle appuntite, è un crescendo di fitte lancinanti che le fanno alzare il tono dei lamenti, lasciandola infine sfinita ed ansante.E’ quasi con piacere che si inginocchia a terra sciogliendo le briglie che cingono ai fianchi quel pene altezzoso, può così scoprire la fica glabra che appare in tutta la sua straordinaria rossa apertura, la lingua sceglie con cura i centri del piacere mentre Carlotta dall’alto della poltrona la guarda fiera, la schiava si applica portandola a ridosso di quel vuoto infinito ove si immerge come fosse il brodo primordiale, rilasciando un’incessante sgorgo che concretizza la maturazione del sogno divenuto realtà.Sono giorni frenetici quelli a seguire per Francesca, nella pausa pranzo spesso Anna la conduce a casa di Carlotta, qui entrambe ne soddisfano le voglie, debbono esibirsi per il piacere della loro Padrona, la parola proibito perde in quel luogo ogni suo effettivo valore, fino a tramutarsi in un significato dal sapore vacuo.Ella crede di veder delineato il suo futuro in quel vortice di incontri erotici che sembrano non aver confini, ma che pur sempre si intrecciano tra persone dello stesso sesso, è convinta che queste esperienze stiano evidenziando le tendenze lesbiche che verosimilmente stagnavano in lei, anche se questa resta una visione deformata, il suo salto nel buio non è ancora concluso, mancano alcuni passaggi prima che luce riproduca nitidamente i contorni del suo viaggio senza ritorno.Francesca non sa a cosa va incontro quando Anna la manda dal notaio con dei documenti, si era già infilata le mutandine prima di uscire dall’ufficio, ma la collega gliele aveva tolte lei stessa, sussurrando: no queste le tengo io, sarà più divertente per te andare a spasso senza nulla sotto.Nella sala delle stipule Francesca è rimasta in piedi davanti al grande tavolo in vetro, per paura di mostrare le proprie nudità al notaio che siede dall’altra parte; lui finge di soffermarsi sui fascicoli contenenti i documenti, di tanto in tanto alza lo sguardo per osservarla attraverso le lenti bifocali degli occhiali che gli cadono sul naso.Si sieda Francesca, non resti lì in piedi impalata!Ella si piega con circospezione arrossendo fintanto che riesce a sedersi mostrando un briciolo di ciuffo nero in mezzo alle cosce prima di riuscire a serrarle.Man mano che il notaio sfoglia le carte Francesca sente crescere l’emozione con evidenti sussulti dei seni dentro la camicetta, è certa che nel modo in cui si è seduta la vista dell’uomo non può raggiungere la sua passerona ignuda, ma la preoccupano quelle insistenti occhiate in mezzo alle gambe.Occasio facit furem!Il notaio ripetè tre quattro volte la stessa frase latina, alzando gli occhi verso Francesca, che non ne capisce il significato.Perché mi guarda stupita, sto dicendo che l’occasione fa l’uomo ladro…….o la donna……I latini sapevano ben guardare oltre il significato letterale delle parole, capisce cosa voglio dire……. mi hanno accennato qualcosa ma preferirei sentire direttamente dall’interessata se questa antica locuzione le si attaglia, ovvero se lei ha sfruttato appieno l’occasione che le opportunità che le sono capitate…….Francesca avvampa, è colta da un tremore che le pizzica il corpo e le labbra, vorrebbe sprofondare, non ha il coraggio di alzare gli occhi né di sillabare parola alcuna.Mostrami la figa troia!E’ un ordine imperioso a cui non sa obbedire fintanto che non viene ripetuto con più risolutezza.Francesca sembra una educanda tremante davanti al proprio Preside, raccoglie nei palmi l’orlo del vestito ed inizia a sollevarlo tenendo le cosce strette come se fosse prevalente il timore di mostrare quello che ormai non può più celare al vecchio reprobo, ma il notaio non ci sta: no, no, non così, sfilati il vestito!Non solo il viso ma anche il corpo sembra arrossire per la vergogna quando Francesca ricade nuda sulla sedia dopo essersi leggermente sollevata per togliersi l’abito; il notaio avverte il gonfiore dell’uccello dentro i pantaloni ma vuole possederla dopo averla fatta schiattare.Apri bene le cosce e scopriti la figa, su muoviti!Francesca borbotta un sussurrato lamento simile ad una forma di protesta, ma il rumore del pugno sul tavolo del notaio la fa sobbalzare impaurita.O ti muovi, puttana, o ti faccio vedere io di cosa sono capace, potrei anche scoparti in presenza di tutte le segretarie?Le dita schiudono le grandi labbra rosate che ella si vergogna di trovare colme di umori, deve mostrare le vergognose intimità, la clitoride spessa e dura, la vagina aperta con entrambe le mani; quando la costringe a masturbarsi è come se perdesse conoscenza con quanto le sta attorno, si immerge in un sogno e si contorce dal piacere nel mostrarsi impudicamente davanti a quel vecchio porco.L’orgasmo la coglie di sorpresa tanto è improvviso e sconvolgente, ansima, spinge le dita sempre più dentro e poi esplode rantolando come un moribondo in fin di vita.Sotto il tavolo troia, vieni a succhiarmi il cazzo!E’ uno spettacolo indecente, Francesca deve anche togliergli scarpa e calzino prima di tirar fuori dai pantaloni l’asta turgida: il notaio osserva la bocca allungarsi sul pene attraverso il vetro del tavolo, con il piede nudo le struscia la fica, poi il pollicione si insinua all’interno masturbandola, vorrebbe tirarla a lungo ma l’eccitazione è alle stelle ed esplode sborrandole in bocca.Francesca accoglie fremente la ruvida carezza che scivola nei suoi capelli neri, lo asseconda strappando dal pene fino all’ultima goccia di liquido seminale, lo ingurgita lentamente continuando a trattenere il cazzo in bocca, un principio di soffocamento si accompagna alla pisciata che le inonda la gola, si ritrae e lascia che il getto caldo scivoli sulla pelle fino ad esaurirsi.E’ ancora inebetita sotto il tavolo quando il rumore della porta la disincanta facendole sbattere la testa sul vetro, l’ingresso di Carlotta mostra in tutta evidenza che ella è oramai considerata come un oggetto in disponibilità di questi due insaziabili complici, lo sconforto prende il sopravvento, a tal punto che alcune lacrime le solcano il viso, vorrebbe restare rannicchiata lì sotto ma è costretta a sollevarsi, chiede pietà immaginando quali altre cocenti prove l’aspettino.Quando si avvia nella strada di ritorno con incerta deambulazione, che si accompagna a tremende fitte che provengono dal fondo schiena, Francesca si sente svuotata dentro, ha ormai oltrepassato l’immaginario limite che circoscrive il baratro oscuro che si configura nel salto nel buio, non sa che futuro l’aspetti ma crede che il peggio sia passato, dopo quest’ultimo incontro in cui angherie e sevizie hanno oltrepassato ogni decenza, sa che non è finita ma si convince che il domani sia migliore.
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