Sulle fiancate azzurre del furgone era scritto a grandi lettere bianche: “LAVANDERIE RIUNITE DI MADISON”. Al volante, John Gaynor arrestò il furgone e fermò con un gesto la moglie che si accingeva a scendere.* Lascia perdere, Eleanor, ritiro io la roba dai Russell. -La donna, una bella rossa sui trent’anni, dal petto colmo, lo fissò ironica.* Che c’è, John, hai paura che mi lasci irretire da Gordon Russell? -* Non dico questo, Eleanor, – replicò il marito, scuotendo la testa calva, – non l’ho detto e non lo penso. Ma… Russell gode di una pessima fama, in città e … -L’uomo esitò, non trovando le parole adatte e la moglie lo soccorse, sarcastica.* Volevi dire che fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio? E ci pensi soltanto adesso? Sono tre anni che ritiro la roba dai Russell e non hai mai mosso obiezioni, che io sappia… -* Oh, andiamo, – protestò lui a disagio. – Sai bene che mi fido di te. Soltanto, dal momento che la gente… – * Lascia perdere, John, – lo interruppe lei stancamente. – Va’ pure tu. Ma vedi di far presto. Tra poco sarà buio e ho un appuntamento per le nove con Alicia McPherson per andare al cinema. Danno “L’Arancia Meccanica”. -* Bella porcheria! – borbottò Gaynor, scendendo dal furgone. – Violenza, sempre violenza! -* Non dimenticare di riscuotere la fattura del mese! – gli gridò lei sporgendosi dal finestrino. – Sono trentotto e cinquanta! -Lo seguì con gli occhi mentre lui, basso e panciuto, spingeva il cancello della splendida villa. Scosse la testa rossa e si appoggiò allo schienale. La fortuna delle “LAVANDERIE RIUNITE DI MADISON” dipendeva in parti uguali dal finanziamento di Gordon Russell e dall’abilità di Eleanor di pagare gli interessi di quel finanziamento con favolosi pompini. La signora Russell aveva un bell’essere la più bella donna di Madison ma non sapeva o non voleva prenderlo in bocca al marito, al contrario di Eleanor. Forse John Gaynor sapeva o forse no, comunque Eleanor trovava la cosa egualmente irritante. Stavano per estinguere totalmente il debito con Russell e John si lasciava prendere, soltanto adesso, dai suoi dannati pruriti moralistici, dopo che lei aveva già ingoiato litri dello sperma di Gordon Russell…Il marito apparve dopo un quarto d’ora e fu lei a mettere in moto, dopo essersi insediata al volante.* Hai tardato, – osservò sarcastica. – Forse Russell ti ha fatto proposte sconvenienti? -* C’era anche la signora Leslie, – spiegò lui, mentre il furgone ripartiva. – Voleva sapere, per conto del Comitato Femminile, se anche noi avevamo ricevuto molestie da quella banda di teppisti… -* Che le hai risposto? -* La verità, – sospirò lui. – Che ci hanno minacciato, chiedendo soldi e che ci eravamo rivolti allo sceriffo ma che Garrison pretende una denuncia scritta, per agire. Le ho spiegato che non intendo mettere a repentaglio la nostra sicurezza personale: quella gentaglia è realmente pericolosa. L’altra sera hanno messo a soqquadro il “Seventh Sky”, senza contare i cristalli infranti al negozio di Abe e l’incendio a quello di Billy Graham che non era neppure in regola col premio dell’assicurazione e, per giunta, l’aggressione a Morris Hertz e ciò che hanno fatto a sua moglie… -* Che ha detto Leslie Russell? – volle sapere Eleanor.* Che devo rifiutarmi di pagare e che parlerà lei con lo sceriffo Garrison, – rispose Gaynor, con una smorfia di dubbio.* Te lo raccomando, quello! – sputò con disprezzo Eleanor. Aveva le sue brave ragioni per non trovare simpatico lo sceriffo. La prima volta che era andata nel suo ufficio per chiedergli di cancellare una multa che il municipio aveva appioppato al marito, a cagione di alcune inosservanze amministrative, Garrison l’aveva addossata alla scrivania e se l’era fatta brutalmente in piedi, in quattro e quattr’otto. Poi aveva preteso da lei la metà dell’importo della multa, prima di stracciare il verbale ed Eleanor non aveva il minimo dubbio che quel denaro fosse finito nella cassa personale dello sceriffo.* Io però, non sono tranquillo, – brontolò Gaynor. – Quei dannati teppisti non ci pensano su due volte, se non paghi. Io sono un uomo pacifico, Eleanor… -Fin troppo, lo era, pensò lei. Stava per fare un commento acido quando una Mustang bianca, dopo averli sorpassati sfiorando pericolosamente la fiancata sinistra del camioncino, accostò bruscamente a destra, frenando e costringendola a fare altrettanto. Il paraurti anteriore del furgone si arrestò a meno di dieci centimetri da quello posteriore della Mustang, quasi nel medesimo istante in cui dall’auto balzavano fuori tre uomini, un grassone e due marcantoni dall’aria di boscaioli.Prima che Eleanor ed il marito potessero abbozzare un gesto qualsiasi il grassone aveva aperto la portiera dal lato di Gaynor e, contemporaneamente, uno dei marcantoni quello dal lato di Eleanor. Marito e moglie furono tirati giù dal furgone e sospinti, nonostante la reazione di Eleanor, oltre il ciglio della strada, sotto gli alberi.* Non urlare e fa’ la brava, rossa, – le intimò il marcantonio che teneva stretta Eleanor mentre il grassone e l’altro bestione trascinavano nel folto il marito. Eleanor vide il grassone che frugava le tasche di John ed ebbe un gesto di ribellione, pensando che gli incassi settimanali superavano i quattrocento dollari. In risposta l’uomo che la teneva stretta le diede una scrollatina d’avvertimento.* Zitta, tanto non puoi farci niente! – un istante dopo la sua manona le strinse una mammella soda, palpò, allisciò col palmo.* Non ti succederà niente di male, se fai la brava, – le alitò sul collo. – Prima gli affari e poi, ci divertiremo un poco… -* Porco! – lo ingiuriò Eleanor e lui rise rauco e la manona scese a tastarle le natiche… La stanza da letto del motel “Green Air” di Madison era elegante, comoda e dotata di un efficiente e silenzioso impianto d’aria condizionata. Tuttavia il caldo dei primi giorni d’ottobre era decisamente eccezionale. Beau, completamente nudo, stava sdraiato sul letto, gli occhi fissi al soffitto. Era apparentemente rilassato ma la bottiglia di Jack Daniels, sul tavolino da notte, c’entrava per qualcosa.Verso le sette di sera, Holly entrò nella stanza. Indossava un accappatoio di ciniglia azzurra sul corpo nudo, appena tonificato da un bagno profumato ed era scalza.* Beau, non dormi? Ti secca se facciamo due chiacchere? -Immerso nel torpore alcoolico lui non rispose e Holly andò a sedersi sul letto, accanto a lui. Non riusciva ad impedirsi, ogni volta che lo vedeva, di provare un desiderio fortissimo, che le ammollava le ginocchia, le induriva i capezzoli e le inumidiva il taglio della fessura che avrebbe tanto volentieri dischiuso per lui. Beau la fissò con occhi apatici, annebbiati dall’alcool.* Di che si tratta, Holly? -* Oh, accidenti, niente di particolare, – ridacchiò lei. – Soltanto, Morgan e Dolan sono fuori, al lavoro, ed io non ho niente da fare… -Si accostò sul letto, gli occhi golosamente fissi al corpo nudo di lui e la sua mano scese ad accarezzargli il petto, il ventre piatto e muscoloso, il membro grande e teneramente inerte…* Beau, non… non hai più provato a… da quando siamo a Madison? -* No, non ci ho più provato, – rispose stancamente lui.* Ma è un errore, accidenti! – si accalorò immediatamente Holly. – Caro, perchè non provi? Senti, lo so che sono parte interessata ma… non vuoi che facciamo una prova? Ora, noi due? -Lui non rispose e Holly scosse la testa bionda, in un gesto accorato. Non le facilitava certo il compito. Erano da quaranta giorni a Madison e le cose stavano andando per il meglio. Avevano brillantemente superato il periodo di rodaggio e le previsioni di Beau si erano dimostrate esatte: quella piccola città sarebbe ben presto diventata la loro personale, piccola miniera d’oro. Beau aveva diretto lucidamente le operazioni ma, nei momenti di pausa, si rintanava nella sua stanza con una bottiglia di liquore, a bere in solitudine.* Oh, caro, – piagnucolò lei, la bella bocca atteggiata ad una smorfietta di broncio, – non puoi restartene così inerte, non devi! -Ancora una volta Beau non rispose e lei, deliziosa nella sua determinazione, si tolse con furia l’accappatoio e, nuda, gli si gettò addosso e lo baciò furiosamente.* Tesoro! – gli ansimò sulla bocca, – perchè non mi dai ascolto? Perchè non ti dedichi? -Ma lui non rispondeva e allora Holly, pazza di voglia, gli si mise a cavalcioni dando lo splendido dorso alla sua bocca, e mentre si chinava ad imboccare il pene molle, gli intimò:* Leccami, accidenti! Leccami sai dove, Beau! -Il glande, dalla tenera e succosa bocca di lei, gli inviò deboli ambasciate di piacere e lui, meccanicamente, agguantò a piene mani le natiche della ragazza e la sua lingua saettò a spartire il tenero e soffice pelo biondo, sino a trovare la dolce fenditura della vulva, separò le labbra inumidite dagli umori di lei e trovò da lambire carne intima e tenerissima, e quella carne prese a suggere ed a leccare con tale abilità che se fosse stata arpa ne avrebbe tratto un concerto da non dimenticare…Per Holly equivalse ad una folgorazione. Sentire le sue mani, la sua lingua, mentre leccava il suo pene, equivalse ad un’impennata sessuale che le fece perdere il controllo. Rapidamente prese a partire per la tangente che l’avrebbe catapultata in orbita, senonchè…Senonchè: “Driiiiinnnnn!” il maledetto telefono prese a squillare e il sottobicchiere d’argento, sotto il calice di cristallo che l’aristocratico “Green Air” forniva ai suoi clienti, rese il suono addirittura orrendo, collaborando con le sue vibrazioni metalliche al trillare del telefono e la clamorosa sinfonia arrestò lo splendido movimento della lingua di Beau e…* Oh, accidenti! – urlò Holly, disperata. – Possibile che ogni volta che sto per godere con te suoni un maledetto telefono di merda? -Ma già Beau, forse incosciamente soddisfatto per l’interruzione, s’era scostato e, afferrata la cornetta, rispondeva alla chiamata.* Dolan? Si potete venire, No, non stavo facendo niente di particolare. Vi aspetto. -Rimise a posto la cornetta e Holly, di pessimo umore, scivolò giù dal letto e si rimise L’accappatoio di ciniglia azzurra.* Niente di particolare, eh? – commentò in tono amaro. – Okay, accidenti! Vuol dire che è segno del destino, non credi? -* Lascia perdere, Holly, – replicò lui, conciliante. – Non devi credere che non ti sia grato, in ogni modo… -* Accidenti, Beau! – inveì lei, – accidenti! Me ne fotto della tua gratitudine! Non mi devi niente! Voglio soltanto il tuo… il tuo… oh, accidenti a me! Voglio il tuo CAZZO, cristo!!! Ecco, adesso che l’ho detto mi sento meglio, accidenti! -Se ne andò, avvolta nella sua vestaglia di ciniglia azzurra, tirando su col naso e sforzandosi di non scoppiare in singhiozzi per la delusione. Con un sospiro, Beau prese la bottiglia di Jack Daniels e si versò una porzione generosa.Forse Holly aveva ragione, pensò mentre trangugiava una sorsata, forse lui avrebbe dovuto provare, insistere, forse… era il caso di ricorrere a un medico. Vide se stesso allungato su un divano di cuoio che raccontava ad un uomo con gli occhiali cerchiati di tartaruga come ogni stimolo sessuale si fosse spento di colpo in lui quando Frank Scalia era entrato in quella maledetta stanza, a Chicago…Con una scrollata di spalle terminò il liquore e andò nella stanza da bagno. Sotto la doccia pensò che avrebbe avuto tutto il tempo per pensare al sesso quando si fossero definitivamente imposti a Madison. Per il momento erano ancora in fase di assestamento…Dolan e Morgan giunsero al motel un quarto d’ora dopo e con loro c’erano un grassone malvestito e due marcantoni dall’aria di boscaioli. Il grassone aveva gli occhi furbi, i due marcantoni l’aria stolida. Morgan versò loro da bere e Beau disse:* Ragazzi, vi siete comportati bene e avete fatto un buon lavoro. Un mese fa avete avuto cinquemila dollari di acconto e Dolan adesso vi darà gli altri cinquemila… -* Avete guadagnato diecimila dollari e ve la siete spassata, anche, – commentò Dolan, traendo delle banconote dal portafogli sotto gli occhi avidi del grassone. – Com’era la moglie di Gaynor? -* Un bocconcino, – ammise il grassone. – Ce la siamo fatta tutti e tre e le è piaciuto, anche. Sentite, signori, io e i miei amici abbiamo pensato che… uhm… ci piacerebbe continuare a lavorare per voi… -* Niente da fare, amico. – fu la risposta di Beau. – Finireste per farvi beccare, prima o poi. Meglio che filiate questa sera stessa. E non dimenticate i patti: non dovete più mettere i piedi a Madison, per nessuna ragione. Dagli i cinquemila, Dolan. -Il grassone prese in silenzio il denaro che gli porgeva Dolan e gli altri due si mossero a disagio. Quello più grosso, che si chiamava Mark, borbottò:* Non c’è bisogno, mister, che lei si scaldi. Domattina saremo fuori città… -* No, non domattina, – replicò seccamente Beau. – Questa sera, ho detto. -* Volevamo fare un po’ di bisboccia, mister, – si difese Mark, – soltanto un po’ di bisboccia. Niente altro. -* Andate a sbronzarvi a Newton, oppure a Chanute, – intervenne Morgan che era appoggiato indolentemente alla parete. – La ci sono molte più puttane. In ogni modo, filate. Intesi? – mentre parlava, aveva sbottonato la giacca: dalla cintura dei calzoni si vedeva spuntare il calcio di un’automatica…* Okay, okay, – disse in fretta il grassone. – Noi ce la battiamo. Buona fortuna, signori. -Senza fretta Morgan si mosse per accompagnarli. Beau e Dolan si scambiarono un sorriso mentre fuori la ghiaia del vialetto scricchiolava sotto le ruote della Mustang. Rientrò Morgan e andò a servirsi del whisky.* Quella gente mi preoccupa, – borbottò dopo averne tracannato una gran sorsata. – Probabilmente credono di lasciar perdere un buon affare, andandosene. -* Non è posto per gente come loro, – commentò Dolan, segnando sul suo tacquino un’uscita di cinquemila dollari.* Che mi dite dello sceriffo Garrison? – chiese Beau, resistendo alla tentazione della bottiglia di whisky. – Avete qualche informazione recente? -* I soliti commenti, – disse Dolan. – La gente lo accusa di essere un opportunista, una sanguisuga e un ladro da quattro soldi. Ma il suo prossimo avversario alle elezioni sarà Sidney Morton, che non è meglio di lui e, per di più, appartiene al Partito Democratico. La gente di Madison vota compatta per i repubblicani, perciò credo che, tutto sommato, possiamo tranquillamente puntare su Garrison. – * Mi chiedo quando si deciderà a farsi vivo, – sospirò Beau, accendendo una sigaretta. – Se non è del tutto idiota a quest’ora avrà ben capito chi siamo e cosa siamo venuti a fare a Madison. – * Forse aspetta che siamo noi a fare il primo passo, – suggerì Morgan.* Preferirei che lo facesse lui, – replicò Beau. – Ci siamo già accordati per la protezione al “Seventh Sky”, alle gioiellerie di Abe Hoffmann, ai magazzini di Morris Hertz, ai due saloni d’auto e macchine agricole di Billy Graham e siamo in trattative con il “Pellerossa”, il night più esclusivo della contea. Tutto ciò grazie al fatto che queste imprese sono state visitate da Ollie e i suoi due marcantoni. Possibile che nessuno abbia parlato con Garrison? Per me i casi sono due: o le informazioni che abbiamo di lui sono completamente sbagliate e allora Garrison sta in attesa di coglierci con le mani nel sacco, oppure è più astuto di quanto non pensiamo e vuole costringerci a fare la prima mossa. Nessuna delle due ipotesi mi lascia tranquillo. -In quel momento, nella stanza, entrò Holly che, dopo un radioso sorriso circolare, piroettò su se stessa, esibendo un abito da mezza sera tutto lustrini.* Che ne dite, ragazzi, non è uno schianto? -* Una sciccheria, – approvò Morgan. – Farai furori, stasera al “Pellerossa”, bambola. -* E non per l’abito, – aggiunse Dolan, galante.Poco dopo uscirono. Fuori, al parcheggio del “Green Air”, li attendeva una Cadillac bianca, decappottabile, una sciccheria come l’abito di Holly. Era costata novemila dollari, usata, all’autosalone di Billy Graham.* Vi siete ricordati degli anelli, voi due? – chiese Beau a Holly e Morgan che avevano preso posto sul sedile posteriore.* Certamente, – rispose Holly, allungando il braccio a mostrare la nuovissima fede nuziale. – Perchè ci tieni tanto a farci apparire sposati? -* Per i ricchi borghesi di Madison una moglie è una preda più ghiotta di un’amica, – le ricordò Beau. – Stasera è probabile che tu riesca ad agganciare Gordon Russell. Dovrai essere carina con lui, ma senza dargli l’impressione di essere facilmente disponibile. -* Okay, dovrà conquistarmi, – ridacchiò Holly. – Sarò piccante e lo ecciterò senza permettergli di toccarmi il culo pari pari mentre balleremo insieme. -* Per me, – intervenne Dolan, – il culo cerchera di toccartelo comunque, se non è un fesso. -* ti piace il mio sederino, eh? – rise lei, lusingata.* Mi piace tutto, di te, – replicò Dolan, – ma soprattutto quello. – * Oh, accidenti, mi ricordi il mio patrigno! Avevo quattordici anni soltanto quando anche lui si mise in testa quello! -* Che depravato, – osservò Morgan, senza convinzione.* Lui diceva che era perchè non sarebbe stato bello togliermi la verginità. Accidenti avrei preferito che avesse mirato a quella, sarebbe stato meno doloroso! -* Perchè, riuscì a fartelo? – s’informò Dolan, interessato.* Oh, accidenti, no! Ma ci provò e mi fece un male cane, – rispose Holly piegando la bocca in una smorfia di disgusto. – Non faceva altro che toccarmi e palparmi, quando la mamma non c’era, ed io non volevo lamentarmene con lei, perchè il loro matrimonio era già in crisi… -* Parlami di questa storia del tuo sederino, – insistè Dolan.* Poco da dire, accidenti, – ridacchiò Holly. – Quando per lui non fu più abbastanza mettermi il suo affare in mano oppure piazzarmelo in mezzo alle cosce e masturbarsi a quella maniera finchè non mi sporcava tutta, me lo mise di forza in bocca e pretese che glielo succhiassi. Dovetti imparare alla svelta, per amore di mia madre, naturalmente… -* Devo dire che hai imparato meravigliosamente, cara, – disse Morgan.* Un giorno, – continuò Holly, – se lo fece succhiare per bene ma non mi venne in bocca. Mi abbassò le mutandine, mi fece appoggiare bocconi al bordo del tavolo e… me lo cacciò dentro, nel sedere intendo, senza tanti complimenti! Provai un male cane, accidenti! -* Non ci sapeva fare, – fu il commento di Dolan. – Un vero esperto te l’avrebbe infilato in maniera praticamente indolore. -* Non credo ai veri esperti. – replicò Holly. – A New York il mio principale asseriva di esserlo. Non era vero niente. Volle provarci anche lui una volta, e… Oh accidenti, mi fece un male cane anche lui! – * Ci siamo ragazzi, – avvertì Beau, sterzando per entrare nel parcheggio del lussuoso ristorante. – Ricordatevi che siamo uomini d’affari. Comportatevi come tali… -Si comportarono come tali. Caviale, salmone, aragosta, Veuve Cliquot. Holly mangiò con giovanile voracità mentre gli uomini dei tavoli vicini mangiavano lei con gli occhi. Al termine della cena gli altri avventori ingelosirono, vedendo che Prudence Taylor in persona andava a sedere al loro tavolo, preceduta dal maitre che portava una vecchia bottiglia di Old Grandad offerta dalla casa. Prudence Taylor, cinquant’anni e la faccia da bulldozer innestata su un corpo che pareva un tronco d’albero, era la padrona del locale. Beau in persona si era occupato di stringere un contatto con lei, il giorno dopo che il grassone e i suoi compari avevano devastato il locale, procurandole un danno di settemila dollari.* Sera gente, – fu il suo saluto asciutto. Aveva una voce come di carta vetrata che raschi su una superficie scabrosa. – Mister Beau, lei mi aveva assicurato che quel grassone ed i suoi ragazzi avrebbero levato le tende da Madison. -* Infatti se ne sono andati, – rispose Beau. – E non torneranno. -* Ma qualcuno li ha visti stasera, poco prima che voi entraste, – insistè Prudence, sospettosa.Beau le sorrise e lei, di colpo, avvertì le ginocchia ammollarsi e le si irrigidirono i capezzoli (che avevano il diametro, all’incirca, di uno degli Avana di Morgan). Come se non bastasse fu certa di cominciare a inumidirsi, fra le cosce. Che diavolo le prendeva, quando incontrava quell’uomo?* Può essere che qualcuno li abbia visti, signora Taylor, – sorrise Beau, condiscendente. – Ma ho ragione di credere che li abbia visti per l’ultima volta. Mi sono spiegato? -* Spero proprio di si, – sospirò Prudence, alzandosi con le ginocchia molli. Mentre si allontanava Dolan sogghignò.* Quel vecchio tacchino sbrodola per te, capo, e un giorno o l’altro ti chiederà di farglielo assaggiare e allora, non vorrei essere nei tuoi panni! -Risero tutti meno Beau che chiese a Dolan.* Credi che Ollie e i suoi abbiano fatto i furbi? -* A che pro? – ribattè Dolan. – Che cosa ci guadagnerebbero? -* Forse pensano d’aver trovato la gallina dagli uovi d’oro, – intervenne Morgan.* Uova, non uovi, – lo corresse Dolan che aggiunse: – In tal caso se ne pentiranno. Siamo in grado di sistemarli, no? -* Questo puoi dirlo forte, – asserì Morgan, convinto.* Preferirei comunque che se ne fossero andati, – replicò Beau. – La prima regola è quella di non far chiasso, se ricordate. -* Però non si può far la frittata senza rompere le uova, – gli ricordò Dolan, filosoficamente. Versò una razione generosa di Old Grandad e aggiunse: – Comunque, staremo a vedere, no? – Trovarono il “Pellerossa” affollatissimo, nonostante fosse ancora presto per un night. Il locale era elegante, i liquori genuini e l’orchestra ottima. Le entraineuses erano belle figiole e si comportavano con discrezione. Dolan aveva riservato un tavolo e Beau ordinò una bottiglia di Dom Perignon. Più tardi avrebbe parlato con Lew Connors, il boss del locale e lui sperava che si sarebbero messi d’accordo. Connors era un vecchio marpione che aveva lavorato a lungo nel ramo a New York e il suo locale, per Beau e compagni, rappresentava un po’ l’ago della situazione. Se si fossero messi d’accordo tutto sarebbe andato a gonfie vele ma se Connors avesse fatto delle difficoltà sarebbe stato un brutto precedente e un sintomo inquietante. Se Connors aveva conservato contatti a New York sarebbe stata sufficiente una telefonata al numero giusto e Cosa Nostra avrebbe mandato gente di Topeka o di Kansas City a vedere cosa stava accadendo in quella cittadina chiamata Madison.Beau confidava però che Connors si sarebbe messo d’accordo con lui. Aveva saputo che al “Pellerossa” non circolava droga pesante e le ragazze non erano protette: se Cosa Nostra avesse messo piede a Madison, si sarebbe ben presto impadronita del locale e Connors avrebbe dovuto ringraziare il cielo se gli fosse rimasto un posto di direttore. Beau sapeva come andavano queste cose perchè lui le aveva organizzate a Chicago per conto di Frank Scalia ed anche Lew Connors doveva saperlo dal momento che aveva lavorato nel ramo a New York…Venne il cameriere con lo champagne e Dolan invitò Holly a ballare. Morgan e Beau si guardarono intorno. La clientela era composta per la maggior parte da uomini di età, dall’aspetto danaroso e le giovani donne che erano con loro non avevano l’aria di esserne le mogli.* Dirigenti con la segretaria disponibile, negozianti con la commessa belloccia, affaristi con l’amante di fine settimana, – fu il commento di Beau, dopo un’occhiata alla sala. – Tutti abbastanza ben forniti di denaro… -* Guarda l’uomo che sta entrando adesso, è Gordon Russell, – lo avvisò Morgan e Beau vide un uomo in smocking, sui quarantacinque, magro, di media statura, dai radi capelli biondi.Russell, seguito dal maitre, si avvicinò a un tavolo proprio accanto a loro e si guardò intorno. Beau notò che i suoi occhi si soffermavano su Holly che stava ballando con Dolan.Dolan e Holly non tornarono al tavolo che dopo un quarto d’ora e nel frattempo Gordon Russell, al tavolo accanto, aveva trovato modo di respingere con indifferenza le avances di un paio di ragazze.* Oh, accidenti! – esclamò allegramente Holly sedendosi. – Questa si che è vita! Beau, ballerai con me? -* Sembra che tu sia già prenotata, – le rispose lui. – Attenta è Russell. -Gordon Russell si era alzato e, lasciato il suo tavolo, si stava ora correttamente inchinando di fronte a Holly.* Può concedermi un ballo, signora? Loro permettono? -Morgan disse che certo, se a Holly faceva piacere, e lei si alzò e, ancheggiando, si diresse verso la pista, seguita da Russell.Il maitre, ora, stava accompagnando a un tavolo vicino una coppia. L’uomo, in abito scuro, era corpulento, sulla quarantina, di carnagione scura. Lei era una giovane bionda, alta e molto bella. I grandi occhi azzurri indugiarono interessati su Beau, prima che lei si sedesse.* Quello è Alf Carlesi, tavole calde. Ne ha quattro e tutte ben avviate, – disse Dolan. – Lei è sua moglie. Un bocconcino, no? -Beau annuì distrattamente. Stava cercando con gli occhi Lew Connors, ma non lo vedeva in sala. Probabilmente se ne stava nel suo ufiicio privato e non sarebbe uscito che più tardi, a controllare il buon andamento delle cose. Poco dopo tornarono Holly e Gordon Russell.* Se loro permettono, – disse Russell, – ho chiesto alla signora di presentarmi… -* Il signor Gordon Russell, – annunciò Holly, compunta. – Mio marito, Morgan, il signor Dolan, il signor Beau. – * Lieto, – disse Beau. – Perchè non siede al nostro tavolo a bere una coppa di champagne, signor Russell? Siamo nuovi di Madison e non abbiamo avuto ancora il tempo di fare conoscenze… -* Accetto volentieri, – disse Russell, facendo un cenno a un cameriere che accorse immediatamente. Russell sedette fra Morgan e Holly e chiese il permesso di ordinare una bottiglia.* Siete a Madison per affari? – s’informò poi cortesemente e, al cenno di assenso di Beau, continuò – E’ una piccola città, ma è in via di espansione e posso assicurarvi che offre molte possibilità. Siete di New York, vero? Bene, se credete potremmo vederci, uno di questi giorni, e parlare di affari… -* Con piacere, – rispose Beau. – Le siamo riconoscenti, Russell. -Dal tavolo vicino venne un richiamo: Alf Carlesi e signora salutavano Gordon Russell.* Buona sera, Patricia, buona sera, Alf, – rispose Russell, inchinandosi cortesemente all’indirizzo della moglie di Carlesi. Poi rivolto a Beau, continuò:* Alf Carlesi si occupa di tavole calde, un buon affare che si svilupperà insieme alla città. Volete che ve lo faccia conoscere? Lui è in gamba e la signora Carlesi è molto graziosa.. -Cinque minuti dopo il maitre aveva riunito i due tavoli e s’era formata una brigata unica.* Uomini d’affari di New York? – s’informò Patricia Carlesi. – Santo cielo, spero proprio che non parlerete d’affari per tutta la serata! -Aveva parlato rivolta a Beau e quando lui le sorrise Patricia sentì che i capezzoli le si irrigidivano e il cavallo delle mutandine si inumidiva considerevolmente.* Il primo che parla di affari, paga pegno, – propose Beau. – Vuol ballare, signora Carlesi? -La donna annuì sorridendo e i due si alzarono. Patricia Carlesi si rese conto solo in quel momento di avere le ginocchia molli, ma si riprese in fretta e si avviò verso la pista seguita da Beau sotto gli occhi gelidi di Holly che lanciavano fiamme di malcelata gelosia. Quando furono sulla pista, confusi fra gli altri ballerini, lei gli si appiccicò tutta contro e, con un sospiro, appoggiò la sua guancia a quella di Beau.* Sa, non l’avrei detto un uomo d’affari, – gli mormorò in un orecchio. – Non ne ha l’aspetto. -* Che aspetto ho? – chiese lui e Patricia gli carezzò con le labbra il lobo dell’orecchio.* L’aspetto di un pirata in smocking, – sussurrò sfregandoglisi contro. – Si ferma a Madison? -* Contiamo di fermarci, – rispose Beau, – se il terreno sarà favorevole. -Con la coda dell’occhio scorse Holly e Gordon Russell che ballavano strettamente allacciati. Stranamente, senza che riuscisse a darsene una ragione, provò una fitta di gelosia, che però scacciò subito come una sensazione molesta.* Graziosa, la moglie del suo socio, – osservò Patricia. – Gordon se n’è accorto subito, naturalmente… -Beau sorrise e Patricia gli si strinse maggiormente contro. Si sentiva terribilmente eccitata. Se Beau gliel’avesse proposto si sarebbe fatta scopare nei gabinetti, subito. Ma lui sembrava così maledettamente corretto! -* Spero che avremo occasione di rivederci, – gli sussurrò all’orecchio.* Ne sarei lieto, – replicò lui, stringendola un poco. Quando il ballo terminò e la riaccompagnò al suo posto Dolan, Morgan e Carlesi stavano parlando di affari. Subito Dolan si alzò per far ballare Patricia e Beau si occupò di Alf Carlesi.* Il signor Carlesi, – disse Morgan, – mi stava dicendo che Madison è in via di sviluppo e che conviene investire un po’ di capitale da queste parti… -* Be’, naturalmente occorre guardarsi un po’ intorno, prima, – replicò Beau col tono dell’uomo d’affari. – Com’è il posto, signor Carlesi? Voglio dire è tranquillo? -Dapprima Carlesi storse la bocca, come ad un ricordo contrariante, e finì per dire soppesando le parole:* Lo è sempre stato. Adesso sembra, però, che una banda di teppisti stia imperversando in città e, per dire la verità, lo sceriffo Garrison non fa un granchè, al proposito. Una settimana fa sono venuti anche da me, un grassone e due tizi robusti, dall’aria di boscaioli. Volevano soldi per la protezione. Li ho mandati all’inferno ed ho telefonato ad Garrison. La notte seguente hanno devastato una delle mie tavole calde. Più di diecimila dollari di danni e l’assicurazione non copre atti vandalici! Ho detto a Garrison ciò che penso di lui ma, naturalmente, non è servito a nulla… -Morgan e Beau si scambiarono un’occhiata. Non avevano ordinato nessun raid contro le tavole calde di Carlesi.* Non sono stato il solo a subire questo genere di attacchi, – proseguì Carlesi con aria disgustata. – Quei teppisti se la sono presa con Abe Hoffman, con Harry Todd, con Billy Graham, con Morris Hertz, con il “Seventh Sky”, con Roger Patterson. Sembra che qualcuno di loro abbia finito per pagare. Dicono anche che abbiano violentato la moglie di Abe! -Beau e Morgan si scambiarono una seconda, significativa occhiata: Harry Todd e Roger Patterson, al pari di Carlesi, non erano compresi nella lista che avevano compilato. Il grassone e i due marcantoni avevano pensato di agire per conto loro…* E lei afferma che lo sceriffo Garrison non è stato capace di cavare un ragno dal buco? – chiese Beau.* Esattamente! – esclamò Carlesi, indignato. – Quello sa soltanto taglieggiare noialtri uomini d’affari. Multe salate ad ogni più piccola irregolarità e, per venire ad un accordo, bisogna ungere le ruote! -* Non mi sembra un posto esattamente tranquillo, allora, – insinuò Beau e Carlesi si strinse nelle spalle.* Ora, non vorrei avervi spaventato troppo ma il fatto è che noi di Madison temiamo che dietro questa piccola banda di teppisti ci sia Cosa Nostra o come diavolo si chiama attualmente. Un conto è la delinquenza locale, un altro conto è il racket organizzato. Se Cosa Nostra mette piede a Madison noi commercianti saremo spremuti come limoni… -* Questo è sicuro, – borbottò Morgan. – In un posto come questo i commercianti dovrebbero sapersi organizzare, visto che non possono contare sullo sceriffo! -* Non è semplice, purtroppo, – sospirò Carlesi. – Russell sostiene che alle prossime elezioni dovremmo votare per Sidney Morton, ma qui siamo tutti repubblicani e Sid è democratico. Sarebbe imbarazzante se un democratico fosse eletto con i voti dei repubblicani, non crede? Oh, ecco qui le signore… -Le due coppie formate da Holly e Russell e da Dolan e Patricia sedettero accaldate e sorridenti, reclamando champagne.* Naturalmente stavate parlando d’affari, – insinuò Patricia, guardando Beau.* Suo marito mi stava parlando della situazione a Madison, – ammise lui. – E’ interessante per un uomo d’affari, a parte questa banda di teppisti che sembra imperversi da qualche tempo… -* Io sono d’accordo con il signor Morgan, – disse Carlesi, fissando accigliato Russell. – Noi commercianti dovremmo far lega e pagarci una forma di sicurezza! -Russell stava per replicare quando nella sala affollata echeggiò uno strillo femminile, seguito immediatamente da un’intimazione che fece balzare in piedi tutti.* Mani in alto! Questa è una rapina! Non muovetevi e non vi sarà fatto alcun male! -* Che mi venga un accidenti! – esclamò Holly, sgranando sbalordita gli occhioni celesti sul grassone che, al centro della sala, puntava una pistola contro la folla. Calzava un passamontagna che gli lasciava scoperti soltanto gli occhi ma chiunque l’avesse visto una volta sola avrebbe riconosciuto Ollie.Alle sue spalle erano i marcantoni, anch’essi mascherati con un passamontagna. Uno dei due aveva attirato a sè una donna in abito da sera e se ne faceva scudo, puntandole una pistola alla tempia. Beau notò che la manaccia del marcantonio attanagliava un seno della donna.* Che mi venga un accidenti! – ripetè Holly, voltandosi a controllare la reazione di Beau. L’espressione di lui, un’espressione che non gli aveva mai visto da quando lo conosceva, le fece pensare che, se fosse stata nei panni del grassone, se la sarebbe battuta immediatamente.* State buoni e non succederà niente, – ripetè il grassone, agitando leggermente il revolver. – Se qualcuno vorrà fare il furbo avrà immediatamente il fatto suo. Badate che non scherziamo! -Beau, Dolan e Morgan si scambiarono un’occhiata. Dolan scivolò dietro una coppia con la rapidità di un gatto. Morgan lo imitò dopo un secondo. Beau avanzò in linea retta, in direzione del grassone. * Tra un momento, – stava dicendo il grassone, rivolto a quelli delle prime file, – passerò da tutti voi. Voglio i portafogli ed i gioielli delle signore. Vi avverto che… -S’interruppe di colpo e Holly, che l’osservava, fu certa che avesse spalancato la bocca per lo sbalordimento, sotto il passamontagna: Beau gli si era parato di fronte all’improvviso e il grassone era rimasto come paralizzato. Fu questione di un secondo e non tutti videro bene, dato che ciò che accadde in seguito si svolse con la rapidità di un lampo. Il destro di Beau scattò in avanti, si udì un rumore sordo e il grassone si afflosciò sul pavimento lucido, con un gran tonfo. Contemporaneamente Morgan aveva affrontato il marcantonio più vicino. Costui non ebbe il tempo di spianare il revolver: il formidabile colpo di karatè gli fratturò una clavicola e il colpo successivo gli spezzò tre costole, dopodichè Morgan e Dolan misero in mezzo il terzo, quello che si faceva scudo della donna.* Lasciala andare – gli consigliò Morgan, ma l’uomo la strinse più forte a se minacciando con voce da avvinazzato:* Tiratevi indietro o le brucio le cervella! -* Per amor di Dio! – urlò il marito della donna, confuso tra gli altri clienti. – La ucciderà! -* Non con quella pistola, – sogghignò allegramente Dolan. – E’ una scacciacani. – Il suo braccio scattò fulmineo come un serpente a sonagli a ghermire fulmineamente in una stretta d’acciaio il polso del boscaiolo. La pistola cadde sul pavimento e sparò. Una bottiglia di Pommery, su un tavolo, andò in pezzi. Dolan fece un rapido movimento, in torsione, e si udì il “crack” dell’osso spezzato. Il marcantonio urlò di dolore e la donna gli sfuggì, gettandosi tra le braccia del marito.Beau si fece avanti per annunciare con voce stentorea:* Signori, non è successo niente! Soltanto tre ubriachi che giocavano a fare i rapinatori. Non vale neppure la pena di disturbare lo sceriffo: io e i miei amici li scaricheremo nel bidone delle immondizie… -Afferrò una gamba del grassone, ancora svenuto, e prese a trascinarlo in direzione dell’uscita.Per un attimo nella sala regnò uno sbigottito silenzio, poi, di colpo, mentre Morgan e Dolan seguivano l’esempio di Beau, trascinando fuori gli altri due marcantoni semisvenuti e doloranti, scoppiò l’applauso dei clienti del “Pellerossa”, un applauso scrosciante e interminabile…* Oh, accidenti che nottata! – sospirò Holly, lasciandosi cadere di peso sul sedile della Cadillac accanto a Beau che s’era messo al volante. – Siete stati formidabili, ragazzi! -Dolan sedette accanto a lei sull’enorme sedile anteriore della decappottabile e commentò soddisfatto.* Puoi dirlo, bambola! – Beau mise in moto e la Caddy partì dolcemente.Tra i due uomini Holly si sentiva realmente felice, eccitata come non mai. La serata, dopo l’intervento fuori programma di Ollie e dei suoi ragazzi, era stata un trionfo. Gordon Russell sbavava per lei e Holly, pur avendogli permesso di farle sentire per tutta la sera il membro duro, mentre ballavano, aveva rifiutato un appuntamento, limitandosi alla promessa che si sarebbero riveduti. Inoltre Lew Connors e Beau s’erano appartati nell’ufficio di Connors e, quando ne erano usciti, Beau aveva l’aria del gatto che ha mangiato il canarino. Si, tutto era andato splendidamente e adesso, mentre loro se ne tornavano al “Green Air”, alle tre del mattino, Morgan stava scortando Ollie e i due tagliaboschi fuori dai confini della Contea…* Quei tre cretini, cristo! – osservò allegramente Dolan, appoggiandole una mano sulla coscia. – Se ci fossimo messi d’accordo la scena non avrebbe potuto riuscire così perfetta. Cavolo, Beau, hai visto la faccia di Connors mentre ti chiedeva rispettosamente se potevi concedergli un minuto, nel suo ufficio privato? -* Effettivamente tutto è andato per il verso giusto, – ammise Beau. – Ora non ci resta che attendere l’intervento di Garrison. Sarà costretto a farsi vivo dopo quanto è accaduto stasera al “Pellerossa”. -* La vita è una torta dolce, – sospirò beatamente Dolan, accarezzando una coscia di Holly, sopra l’abito.* Io, come sono andata? – chiese la ragazza, desiderosa di riconoscimenti. – Quel Gordon Russell credo di averlo già in tasca, sapete? -* Sei stata all’altezza, – disse Beau.* Semplicemente splendida, – aggiunse Dolan, palpandole le cosce. – Bastava guardare la faccia congestionata di Russell per capire che ce l’aveva duro! -* Oh, Dolan, porcone! – rise lei lusingata e lasciò che la sinistra di lui continuasse a palparle le cosce sopra l’abito. Infine la Caddy entrò nel parcheggio del “Green Air” e si arrestò con un signorile fruscio di gomme. Beau, ancora teso, non aveva voglia di andare a dormire. Sapeva che, una volta solo nella sua stanza, avrebbe cercato nella bottiglia di Jack Daniels ciò che adesso gli mancava acutamente: la possibilità di amare una donna. Disse che avrebbe fumato una sigaretta in giardino, in attesa di Morgan. Holly e Dolan gli diedero la buona notte ed entrarono nel motel. Lei, naturalmente, s’era accorta che Dolan era allupato e non ci trovava niente di male. Era eccitata e disponibile. L’avevano accolta tra loro e lei li avrebbe ricambiati nel miglior modo che sapeva. Era certa che Morgan non nutrisse sentimenti di gelosia possessiva e Dolan le era simpatico. Non aveva mai tentato approcci a New York ma, allora, le loro vite erano separate mentre a Madison si intrecciavano strettamente.Nel corridoio buio lui la baciò sulla bocca e la frugò avidamente sotto l’abito e lei sussurrò:* Porcone! Non puoi aspettare che siamo nelle nostre stanze? – e intanto, a dimostrare che anche lei lo desiderava, gli afferrò il pene durissimo dentro i calzoni e lo strinse un poco. Dolan ridacchiò e la seguì nella stanza da letto che lei divideva con Morgan. Una volta dentro, però, eccitato com’era, non si tenne più e, prima ancora che lei avesse potuto spegnere la luce centrale, era già nudo, gli abiti gettati alla rinfusa attraverso la stanza, il bianco e lungo pene irrigidito al massimo.* Accidenti se ne hai voglia! – esclamò Holly. – Hai un bel coso sai? Non è grosso come quello di Morgan ma è più lungo… -S’era sfilata l’abito da sopra la testa ed era estremamente sexy con le sole mutandine ed il reggicalze di pizzo. Dolan fissò incantato i bellissimi seni, rotondi e fermi…Fuori in giardino, Beau fumava e rifletteva passeggiando avanti e indietro lungo il piccolo viale. Nonostante tutto fosse andato bene era teso al massimo e lui sapeva perchè. Nel silenzio della notte gli giunse il suo nome, invocato da una voce femminile. Perplesso, attraversò l’aiuola erbosa che correva intorno alla bassa costruzione e si accostò ad una finestra le cui tapparelle imperfettamente chiuse permettevano di vedere l’interno illuminato della stanza. Guardò dritto negli occhi di Holly, arrovesciati nel piacere!Il letto era sgombro e lei stava a cavalcioni di Dolan, seduto su una poltroncina, dandogli la schiena e furiosamente impalandosi sul lungo pene di lui. Si alzava e si abbassava sul membro rigido e lucente d’umore e scuoteva la testa bionda e… singhiozzava il suo nome, nel momento supremo del piacere.* Aaaah!!… Beau!… Caro!… Come mi chiavi bene!!… Sto venendo, caro!… Vengo!!… Aaaaah!!… BEAU!!!… VENGOOO!!!… – * Godi, angiolo!! Godimi sul cazzo! – la incitava Dolan ansimando, assecondando i movimenti del bacino di lei e impalandola a fondo, implacabilmente, mentre Holly veniva, veniva, veniva.Poi, quando lei non fu che un corpo inerte, completamente alla sua mercè, l’impetuoso Dolan si sollevò e, reggendola per le natiche, la rovesciò bocconi sul letto senza uscire da lei. In quella posizione affondò ancora un paio di volte la sua lunga asta e infine, con un gran sospiro, estrasse il membro e lo appoggiò contro l’ano di lei. Troppo tardi la spossata Holly protestò lamentosamente:* No, NO! Dolan, non far… AAAAAH!!!… -L’urlo di lei lacerò la notte nel medesimo istante in cui il lungo pene di Dolan le affondava interamente nel retto. Dolan non attese altre reazioni e, profondamente alloggiato in lei, iniziò a pompare a un ritmo talmente serrato da far presagire una conclusione ultrarapida. E così fu. Venne quasi subito, grugnendo e aggrappandosi con le mani alle dure mammelle di lei. Un istante dopo non fu che un rauco ansimare maschile in decrescendo, punteggiato dai fiochi lamenti e dai singhiozzi di lei. Infine fu il silenzio e, in lontananza, Beau udì il ronzio di un motore che andava rapidamente avvicinandosi. Un minuto dopo mentre lui si scostava dalla finestra, una lunga Buick scura sciabolò con i fari il buio del parcheggio e si arrestò molleggiando pigramente. Ne uscì Morgan che si avviò all’ingresso. Beau lo chiamò sommessamente per nome ed il gigante gli si accostò.* Che succede, capo? Perchè sei qui fuori a quest’ora? Qualcosa di storto? -* Tutto okay, – lo rassicurò Beau. – Non avevo sonno e ti ho aspettato. Come è andata con quei tre? -* Ordinaria amministrazione, – sogghignò Morgan. – Ollie era in grado di guidare e lo ha fatto rapidamente. Li ho seguiti con la Buick di Connors sino al confine di Contea. Prima che si squagliassero definitivamente ho ripulito Ollie dei diecimila. Non mi pareva giusto lasciarglieli. Ho fatto bene? -* Ormai l’hai fatto, – fu il commento di Beau. * Che ne diresti del bicchiere della staffa? – propose Morgan. – Holly e Dolan dormono? -* Ecco, – disse Beau, un po’ a disagio, – non saprei, voglio dire… probabilmente dormono… -Ma Morgan, mentre lo ascoltava, stava guardando il rettangolo illuminato della finestra di Holly. Attraversò l’aiuola erbosa e scrutò all’interno.* Cavolo! – lo udì esclamare allegramente Beau. – Ehi, voi due! Non avete perso tempo a quanto vedo! -* Chiedo scusa socio, – dall’interno venne la risposta di Dolan, in tono altrettanto allegro. – ma è stato tutto un accumularsi di circostanze per cui… -* Per cui ‘sto figlio di buona donna mi ha fatto il culo! – esclamò la voce di Holly, in tono non troppo risentito.* Tenete duro, ragazzi! – sogghignò Morgan. – La notte è ancora lunga e adesso arrivano i rinforzi! -Per Beau quell’atteggiamento di Morgan fu un sollievo, ma quando fu gentilmente invitato a partecipare al festino rispose che si sentiva stanco e ancora teso. Ne avrebbe approfittato volentieri un’altra volta…Nella sua stanza la bottiglia di Jack Daniels gli apparve ancora come l’unica soluzione per dimenticare l’abisso orrendo in cui l’aveva precipitato l’abominevole Frank Scalia di Chicago…Holly si sentiva quasi felice mentre usciva dal miglior parrucchiere di Madison. Unica ombra era la tristezza di Beau e la cocente delusione per non potersi dare anima e corpo all’uomo che le faceva inumidire il cavallo delle mutandine soltanto a vederlo.Stava guardandosi attorno alla ricerca di un taxi quando una lunga auto bianca e azzurra con le insegne della contea si fermò davanti a lei. Ne uscì lo sceriffo più sceriffo che Holly avesse mai visto al cinema. Dall’enorme Stetson bianco alla camicia caki con la stella sul taschino, dalla grossa Colt, il cui calcio d’avorio spuntava suggestivamente dalla fondina decorata, ai calzoni da cavallo, sino ai lucidi stivali muniti di tintinnanti speroni d’argento, lo sceriffo Garrison avrebbe sbaragliato qualsiasi hollywoodiano concorrente al ruolo. Alto e imponente, si tolse lo Stetson e si inchinò a Holly.* La signora Morgan, suppongo? Sono lo sceriffo Garrison, signora, e sarò ben lieto di accompagnarla ovunque fosse diretta… -* Oh, acc… volevo dire che lei è gentilissimo, signor Garrison! – sorrise Holly, tutta moine. – Ho sentito parlare tanto di lei, davvero, ed ero proprio ansiosa di conoscerla… -* Un aperitivo? – propose Garrison, galantemente. – Naturalmente, dopo, sarà mia premura accompagnarla dove desidera… -* Non verrebbe a prendere un aperitivo da noi? – rilanciò astutamente Holly. – Mio marito e i suoi soci sono anche loro ansiosi di conoscerla, sceriffo… -* Non si rifiuta mai l’invito di una bella signora, – dichiarò Garrison. – Sarò onorato di prendere l’aperitivo con lei e…. con suo marito ed i suoi amici. Prego… -Si fece da parte, tenendo la portiera aperta per Holly che nel sedersi lasciò sbadatamente che la gonna le risalisse sin quasi alle mutandine. Garrison deglutì e si lustrò gli occhi per il tempo che lei gli concesse e, quando Holly abbassò la gonna, chiuse la portiera, fece il giro dell’auto ed entrò a sua volta.* Noi abitiamo a… -* Al “Green Air”, Thompson, – ordinò lo sceriffo all’uomo in divisa dietro il volante e la lunga auto ripartì silenziosamente.* Sono proprio lieto di averla incontrata, signora Morgan, – disse lo sceriffo. – Avrei dovuto in ogni modo incontrare suo marito e i suoi amici, ma non speravo in una così deliziosa introduzione a un colloquio d’affari… -Holly battè una manina affusolata sul robusto ginocchio dello sceriffo ed osservò in tono ammirativo:* Mi sono sempre chiesta perchè alle donne piacciono così tanto gli uomini in divisa. Forse perchè avete un’aria così… così… -* Marziale? – suggerì lo sceriffo, accarezzandole la mano.* Ecco, si, marziale, naturalmente, – disse Holly che non aveva la più pallida idea di cosa significasse “marziale”, – ma anche… maschia, se capisce cosa voglio dire… -* Uhm, già, – disse Garrison, lasciando perdere la mano di lei per appoggiarle la propria su un ginocchio. – E’ uno dei vantaggi che può offrire la divisa, a compenso di un difficile mestiere… -* Oh, si, un lavoro molto impegnativo, il suo… – riconobbe Holly mentre la manona dello sceriffo risaliva come casualmente su una coscia di lei. – Ci… ci sono molti fuorilegge, a Madison? -* Ce ne potrebbero essere, se io lo permettessi, – affermò ambiguamente lo sceriffo, accarezzandole la coscia. Lei proruppe in una risatina sciocca e posò la mano su quella di Garrison. Poteva essere un gesto per arrestare l’escalation, oppure un tacito consenso al suo palpeggiare, ma Garrison non ebbe il modo di scoprirlo perchè l’auto entrò nel parcheggio del motel e lui tolse la mano.Beau, Dolan e Morgan erano nella sala di lettura del motel quando entrarono Holly e lo sceriffo, Holly fece le presentazioni e Beau propose un drink.* Volentieri ma… non crede che sarebbe meglio se parlassimo in un ambiente più riservato, signor Beau? – osservò Garrison e Beau sorrise e trovò che la cosa era più che giusta. Andarono tutti nella stanza di Beau e Holly si incaricò di preparare quattro manhattan e un ginrose. * Sono lieto di vederla qui, sceriffo Garrison, – esordì Beau, – mi auguro che questo incontro sarà utile e proficuo per entrambe le parti… -* L’introduzione è di mio gusto, – affermò lo sceriffo. – Vada avanti, Beau. -* Il dieci per cento, al netto di spese, – disse Beau. – E nessuna grana, di nessun genere. -Garrison non battè ciglio. Dal taschino della camicia trasse un pacchetto di tabacco forte Bull Durham e, dopo aver sistemato il tabacco in una cartina, si arrotolò la sigaretta con una mano sola, dimostrando un’abilità da prestigiatore. L’accese sfregando con l’unghia del pollice uno zolfanello e soltanto dopo aver emesso una boccata di fumo pestilenziale chiese:* Il dieci per cento su che volume di affari? -* Su quelli attuali e su quelli futuri, – rispose prudentemente Beau che, per il momento non intendeva fare nomi. – E naturalmente, lo sviluppo degli affari futuri dipende molto da lei, Garrison… -* Anche la… uhm… scelta degli affari dovrà dipendere da me, – disse Garrison. – Nell’interesse di tutti. Lascerete fuori chi dico io e tirerete dentro chi dico io. -* Niente in contrario, – disse Beau e lui, Dolan e Morgan si scambiarono un’occhiata soddisfatta.* Vuole esaminare i nostri conti, sceriffo? – chiese Dolan mostrandogli il suo libriccino.A questo punto Garrison poteva anche vedere i nomi, ammesso che non li conoscesse già. Garrison tese la mano e consultò il libriccino. Non gli diede un’occhiata, lo esaminò scrupolosamente, annuendo ogni tanto con la testa.* Vedo che i diecimila dollari a Ollie & C. sono segnati prima in uscita e poi in entrata… – osservò perplesso, restuendo il libriccino a Dolan.* La loro esibizione dell’altra sera al “Pellerossa” non era concordata, – spiegò Beau. – Avevamo detto loro di lasciare la città. Morgan li ha poi accompagnati fuori dai confini della Contea… -* Con la macchina di Lew Connors, – precisò lo sceriffo.* … e ha ritenuto giusto riprendersi il denaro dal momento che loro non avevano rispettato i patti, – concluse Beau* Un’altra cosa, – disse Garrison. – Abe Hoffman ha mentito circa le sue entrate nette. Guadagna il quaranta per cento in più. -* In questo caso provvederemo, – ghignò Dolan. – Ho avuto anch’io la sensazione che tirasse al risparmio. -* Naturalmente non voglio grane, – continuò Garrison. – Tra un paio di mesi ci saranno le elezioni e il Comitato Civico Femminile mi fa una guerra spietata. Una certa Belle Knowkassee, soprattutto. E’ indiana, sociologa, femminista e… rompiballe, se la signora Morgan mi scusa… -* Oh, io trovo sciocche le femministe, – ridacchiò Holly. – Sono ipocrite a nascondere la loro voglia di… uomini, oppure sono lesbiche, se lei mi scusa, sceriffo… -Garrison si inchinò a Holly e proseguì.* Questa Belle ha molta influenza su Leslie Russell e la signora Russell ha molta influenza sulle donne del Comitato. Bisognerebbe scoraggiare un poco Belle Knowkassee ma attenzione: è un osso duro. – * Ne abbiamo rosicchiati di più duri, – osservò Morgan.* Knowkassee, – commentò Holly. – che razza di cognome. E bella? -* Uhm… Dipende dai gusti, – rispose Garrison stringendosi nelle spalle. – Comunque, non può certo essere paragonata a lei, signora Morgan… -* Oh, sceriffo, lei è un adulatore! – gorgheggiò Holly.* Lei, col permesso del signor Morgan, è la più bella donna di Madison, signora Morgan, – insistè Garrison.* Può chiamarmi Holly, se vuole… – tubò Holly.* Se il signor Morgan permette, – osservò educatamente Garrison.* Che diamine, perchè no? – si affrettò a borbottare Morgan.* Ne sono felice, – dichiarò Garrison. – E lei, Holly, mi chiamerà John, vero? -* Con piacere, John… -* Holly, ti andrebbe di preparare un secondo drink per noi tutti? – intervenne Beau, un po’ stufato da quella serie di salamelecchi smanciosi. – Dobbiamo brindare al nostro accordo, Garrison. -* Volentieri, – disse lo sceriffo. – Questo significa che da oggi si comincia? -* Abbiamo già cominciato, – lo corresse Beau. – Abbiamo cominciato un mese fa, per l’esattezza, ed è giusto che lei abbia la sua parte. Vuoi provvedere Dolan? -* Certamente, – disse Dolan estraendo il portafogli.* Mi piace la vostra correttezza, – ghignò Garrison in tono soddisfatto. – E tanto per iniziare la nostra collaborazione, vi farò qualche nome che non compare nella vostra lista. Cominciamo con il dottor Stilwell, ad esempio, il medico della fabbrica degli angeli… – Beau fissò lugubremente la bottiglia di Jack Daniels quasi vuota e si accarezzò il mento ispido di barba. Nonostante l’alcool ingerito durante le lunghe e tormentose ore pomeridiane, trascorse in solitudine nella sua stanza col pretesto di un mal di testa, era abbastanza lucido per rendersi conto che, andando avanti in quel modo, sarebbe precipitato ben presto nell’ipocondria.Gettò un occhiata all’orologio da tavolo (non aveva più comperato un orologio da polso dopo che Frank Scalia s’era appropriato del suo Rolex) e vide che erano le diciotto. Pensò a Holly, che a quell’ora si stava annoiando con qualche rivista di moda mentre Dolan e Morgan se ne stavano incollati al televisore, per la partita dei “Giants”…Andò in bagno e si rasò accuratamente prima di cacciarsi sotto una doccia fredda. Avrebbe dovuto smetterla di bere. Non era abituato all’alcool e, negli ultimi giorni, la sua dose era stata quella di una bottiglia al giorno. Si avvolse in un accappatoio di spugna e, in pantofole, andò a bussare alla porta della stanza di Morgan.Holly, come aveva immaginato, stava leggendo una rivista di mode. Indosso aveva soltanto un baby doll dalle dimensioni ridottissime. Gli occhi di lei si illuminarono nel vederlo. Si alzò di scatto dalla poltrona e andò a rifugiarsi nelle sue braccia, baciandolo sulla bocca.* Oh, Beau, caro! Mi fa piacere che tu sia venuto a trovarmi. Oh, caro!… -* Io… io ho pensato che forse… se non sei troppo stanca… – mormorò lui imbarazzato e immediatamente Holly sentì i capezzoli irrigidirsi, le si ammollarono le ginocchia e non sentì inumidirsi il cavallo delle mutandine per la buona ragione che non ne portava, in quel momento. Gli s’appese al collo e lo baciò nuovamente sulla bocca, felice ed eccitata.* Beau! Caro, dici davvero? Oh, accidenti, vieni con me sul letto… – Lo stava trascinando in quella direzione quando lui s’oppose.* Holly, preferirei in camera mia, se non ti dispiace… -Lei avrebbe voluto ricodargli quella che era divenuta un’ossessione per entrambi: il dannato telefono! Ogni volta che Holly stava per godere e che lui stava per eccitarsi, il maledetto apparecchio scatenava la sua maledetta suoneria e… accidenti ad ogni cosa! Nella stanza di Morgan non c’era telefono e non avrebbero corso per l’ennesima volta lo stesso rischio. Ma non ne fece nulla, ansiosa com’era di compiacere lui e insieme il proprio desiderio. Nella penombra del corridoio, mentre procedevano allacciati, gli sussurrò:* Vuoi provare a toccarmi sotto, Beau? Sono già bagnata… -Lui obbedì, come allievo diligente e Holly sospirò e incollò le labbra alle sue, mentre la frugava. Nella stanza di Beau, liberatisi dei pochi indumenti, Holly lo costrinse supino sul letto e gli percorse il corpo muscoloso con umidi, avidi baci, dalla bocca sino al pene molle. Non si attendeva di vederlo rizzarsi come per miracolo e infatti questo non accadde. Beau le accarezzava i capelli, la schiena liscia come seta, ma la sua carne restava morta, la scintilla del desiderio non scaturiva dalle dolci, sapienti carezze di lei…* Oh, caro! – ansimò Holly, colma di voglia, andandogli addosso e mordendogli le labbra. – Oh, amore, sento che stavolta riuscirò a godere soltanto baciandoti!… Oh!… Oooh!!!… -Strofinava il morbido pube contro il pene altrettanto morbido di lui e subito sentì, mentre gli suggeva la lingua, l’annuncio dell’orgasmo.Con sinistra, diabolica puntualità, il telefono prese a squillare, sul tavolino da notte!La marea del piacere, che un attimo prima saliva inarrestabile, si fermò di colpo e Holly non ebbe neppure la forza di imprecare. La voluttà decrebbe sino a smarrirsi e il suo corpo rimase inerte e freddo mentre Beau, seduto sul letto, prendeva il ricevitore.* La signorina Belle Knowkassee desidera parlarle, signor Beau, – annunciò la voce dell’uomo di colore addetto al centralino del motel. – Devo passargliela? -Dopo un attimo di comprensibile sorpresa, Beau rispose affermativamente. Si udì un click e subito dopo nella cornetta risuonò una voce femminile dal timbro inusuale: come una cascata d’acqua cristallina in alta montagna e… parimenti fredda.* Il signor Beau? Sono la vicepresidente del Comitato Civico Femminile di Madison e vorrei parlarle. Stasera cenerò al “Seventh Sky”, insieme alla presidente, la signora Leslie Russell. Le saremmo entrambe grate se accettasse di pranzare con noi. Si tratta di affari, naturalmente. -* Affari di che genere? – chiese Beau, cautamente.* Lo saprà se verrà. Questa sera alle otto al “Seventh Sky” – rispose lei. – Non posso parlarne al telefono. Allora verrà? -* Ci vediamo stasera al “Seventh Sky”, – rispose Beau, asciutto e riattaccò.Holly aveva l’espressione scoraggiata e le baciò la punta del naso.* Mi spiace, amor mio, – le sussurrò affettuosamente.* Oh, accidenti, lascia perdere! – rispose lei, scivolando giù dal letto. – Però comincio a credere che non possiamo andare contro il destino. Oh, accidenti, Beau, ogni volta che ti guardo mi sento sciogliere, non so cosa darei pur di poter godere con te e invece mi devo contentare di averti attraverso l’uccello degli altri! Persino quando Dolan me lo schiaffa nel didietro sono riuscita a godere pensando che fossi tu. Ma accidenti, penserai che sia matta però sono convinta che qualche forza oscura ci si metta di mezzo! Vuol dire che non ci penserò più. -Uscì, dopo essersi avvolta nel baby doll e, subito, l’ombra di Frank Scalia aleggiò sinistramente nella stanza mentre Beau afferrava la bottiglia di Jack Daniels…Al “Seventh Sky” Beau si avvicinò alla cassa per salutare Prudence Taylor e chiederle a che tavolo sedevano le signore Knowkassee e Russell. Alla vista di Beau la coriacea Prudence si sentì sciogliere tutta come burro al sole e i noti sintomi, indurimento dei capezzoli, ammollamento delle ginocchia e umidore al cavallo delle mutande, l’assalirono puntualmente. Sorrise a Beau, senza rendersi conto che il suo sorriso risultava sexy quanto le fauci spalancate di un coccodrillo, lo informò che esse avevano riservato una delle salette e ordinò ad un cameriere di accompagnarvelo.Erano le otto in punto quando il camereiere, dopo aver bussato alla porta della saletta, si ritirò discretamente col suo dollaro di mancia. Dall’interno la voce che assomigliava ad una cascata d’acqua cristallina invitò ad entrare.Le due donne erano in piedi, accanto alla finestra. Mentre si avvicinava a loro elegante e disinvolto nel suo smocking di buon taglio, Beau si rese conto che erano entrambe alte, giovani e molto belle, anche se assai diverse tra loro. Una aveva i capelli biondocenere, dolci occhi azzurri e un corpo rotondo e voluttuoso. L’altra era bruna, con grandi trecce lunghe, pesanti, lucide e immensi occhi turchini che brillavano imperiosi nel volto dalle fattezze classiche. La bionda indossava un corto abito blu di mezza sera, la bruna vestiva una casacca di pelle frangiata e calzoni di pelle indiani, una tenuta poco adatta all’eleganza convenzionale del “Seventh Sky”.* Buona sera, signore, – lo accolse la bruna, – le siamo grate per aver accettato il nostro invito. – La sua voce risuonò come una cascata d’acqua cristallina, egualmente fredda nonostante la cortesia delle parole. Beau notò che la casacca indiana, per quanto larga e comoda, non poteva impedire ai seni di tenderla con prepotenza. E le cosce si disegnavano rotonde e compatte contro la morbida pelle dei calzoni. Lei s’accorse dell’esame ed i suoi occhi turchini assunsero una luce di severità.* Sarà meglio entrare subito in argomento, – disse. – Lei conosce il Comitato Civico Femminile? No? Tenterò di spiegarmi col minimo di parole, allora. Esso è composto da cittadine di Madison che si propongono di migliorare la vita sociale, economica e culturale della nostra città. Per far questo occorre, innanzitutto, ripulirla dalle erbacce: non si possono coltivare rose in un giardino invaso dalle ortiche, mi spiego? -* Credo di si, – fu la cauta risposta di Beau. – Vada pure avanti signorina Knowkassee. La ascolto. -* Mi chiami Belle, – disse lei. – Knowkassee è troppo lungo. Come dicevo occorre innanzitutto estirpare le erbacce. Non possiamo migliorare la condizione sociale degli abitanti di Madison se i ragazzi delle medie marinano la scuola per andare a fumare marijuana nei giardini pubblici e non possiamo impedire ai ragazzi di fumare marijuana se essi lo fanno impunemente sotto il naso dello sceriffo Garrison. Come possiamo migliorare la condizione sociale degli abitanti di Madison se il sindaco Tucker è un figlio di puttana che si vende le licenze per i supermarket e nega il terreno pubblico per la costruzione di scuole e nidi d’infanzia? -* Belle, che linguaggio! – protestò Leslie Russell, arrossendo deliziosamente, ma Belle era ormai lanciata e Beau fu colpito dai lampi che sprizzavano dagli occhi turchini.* Ho detto figlio di puttana e lo ripeto, – dichiarò con energia. – Lui e quel porco di Garrison hanno precipitato in un abisso di immondizie il livello morale di questa città. Garrison intasca tangenti, guai alla donna che entra da sola nel suo ufficio, ruba tutto ciò che può rubare, permette che una banda di delinquenti terrorizzi la città perchè, probabilmente, è d’accordo con loro! Di questo passo tra poco Madison sarà governata dalla mafia. -* Non le sembra di esagerare, mia cara? – intervenne Beau. – A me Madison sembra una cittadina tranquilla, tanto è vero che ho intenzione di stabilirmi qui definitivamente e di impiantarvi i miei affari… -* E lei pensa che potrà sviluppare tranquillamente i suoi affari in una città corrotta, viziosa, governata da una cricca di delinquenti? – replicò Belle, aggredendolo con le parole e con i lampi di suoi occhi turchini. Beau pensò che era semplicemente meravigliosa e che mai nessuna ragazza, prima di lei, lo aveva indotto ad una simile riflessione, ma… che cosa diavolo voleva da lui?* Io le chiedo di aiutarci a sbaragliare questa gente corrotta e disonesta, signor Beau! – esclamò Belle appassionatamente. – Sappiamo che lei sarebbe capace di farlo. Patricia Carlesi, che fa parte del Comitato, ci ha raccontato l’episodio del “Pellerossa”. Anche le signore Hertz, Graham, Hoffman, fanno parte del Comitato e si sono espresse favorevolmente. Aggiungo che i mariti di queste signore sono tutti d’accordo sul suo nome… -* Sul mio nome?! – esclamò Beau, stupefatto. – Sul mio nome per cosa? -* Sto arrivando al punto, – disse Belle. – Naturalmente mi rendo conto che lei ed i suoi amici siete ricchi uomini d’affari e pertanto il vostro prezzo sarà certamente più alto di quanto il Comitato sia in grado di offrirvi… -Ecco che stava venendo al dunque, pensò Beau: volevano offrirgli del denaro perchè lasciasse la città!* … ma il denaro non è tutto! – continuò appassionatamente Belle. – Vi sono cose come l’onestà, il rispetto di noi stessi, la dirittura morale, che non hanno prezzo! Lei è d’accordo? -La risposta di Beau rimase in sospeso per l’entrata del cameriere che sospingeva il carrello con la cena: consommè, faraona farcita, Roquefort, macedonia di frutta e una bottiglia di Chablis. Belle gli disse che si sarebbero serviti da soli e il cameriere uscì. Si sedettero al tavolo e mentre Leslie serviva il consommè Beau osservava Belle: era proprio un peccato che fosse dall’altra parte, così imbevuta di idee morali. Più la guardava e più gli piaceva e gli faceva amaramente desiderare che Frank Scalia non fosse mai entrato in quella maledetta stanza, quel maledetto giorno a Chicago. Stava prendendo un cucchiaio di consommè quando lei disse in tono determinato:* Per concludere, il Comitato ha deciso di fornirle denaro e appoggio morale e politico se lei accetterà di presentare la sua candidatura a sceriffo, tra un paio di mesi! -Beau fece un balzo sulla seggiola ed il consommè gli andò di traverso. Sotto gli occhi allarmati delle due giovani donne tossì e quasi si strangolò nel tentativo di non sputacchiare fuori il brodo.* Pensa forse di non essere all’altezza? – gli chiese ansiosamente Belle, quando lui si fu un po’ ripreso. – Oppure teme che le verrà offerto un compenso inadeguato? Il municipio offre uno stipendio annuale di quattordicimila dollari, ma noi del Comitato abbiamo un fondo speciale e… potremmo offirle tremila dollari come premio speciale d’ingaggio. Allora che ne dice? -Lo fissavano entrambe con ansia palese e lui, passato il primo attimo di vero e proprio sbalordimento, stava lottando per frenare la risata omerica che sentiva salire, montare come tumultuosa marea! Lui, Beau, sceriffo di Madison!* Potremmo arrivare sino a quattromila, come premio d’ingaggio, non credi Belle? – intervenne la biondissima Leslie, in tono trepidante. Beau, nel frattempo, era riuscito a controllare il primo impulso irrefrenabile e si limitò a sorridere.* Mi dispiace deludervi, – disse. – Avete scelto l’uomo sbagliato. Non mi sento assolutamente adatto all’incarico e comunque non ho alcuna intenzione di accettare. -* Oh, Belle, non devi permettergli di rifiutare! – esclamò Leslie, in tono quasi angosciato e, arrossendo deliziosamente, aggiunse – Digli dell’extrema ratio, cara… -* Per adesso diamogli da mangiare, – propose Belle e gli occhi turchini si incupirono. Doveva essere una ragazza estremamente decisa, pensò Beau, ammirato. Lei gli servì una generosa porzione di faraona e Beau stava assaporando il primo boccone quando Belle ritornò all’attacco. Ma, stavolta, sembrava imbarazzata e pareva stentasse a trovare le parole adatte.* Prima abbiamo detto che il denaro non è tutto, signor Beau, – prese a dire esitante, – e… badi che non si tratta di una mia idea, io sarei stata di parere contrario ma il Comitato a maggioranza ha deciso che… uhm… Patricia Carlesi, credo che le piaccia Patricia, almeno a sentir lei… sarebbe disposta a… Oh, cavolo! Diglielo tu, Leslie! -* Patricia si è offerta di venire a letto con lei, ogni volta che lei vorrà, signor Beau! – buttò giù Leslie, tutto d’un fiato e, immediatamente dopo nascose il volto in fiamme contro una spalla di Belle i cui enormi occhi turchini scagliarono fierissimi lampi contro Beau. In quanto a lui, inghiottì il boccone senza terminare di masticarlo e le fissò, attonito e risentito.* Devo dire, – osservò in tono severo, – che siete riuscita a stupirmi per la seconda volta in pochissimi minuti. In ogni modo, ancora una volta, la mia risposta è: no. In quanto alla signora Carlesi, è una bella donna ma non sono abituato a patteggiare con nessuna, prima di portarmela a letto. -* Un momento! – ribattè Belle, alzando una mano. – Un momento. Leslie aveva soltanto iniziato il discorso. Patricia si è dichiarata disponibile ma, appunto per questo, il Comitato non ha scelto lei. Abbiamo pensato a una donna più bella, più raffinata e… assolutamente indisponibile per qualsiasi uomo che non fosse il marito o per una causa nobile come la nostra! -* E allora? – la stuzzicò Beau e gli occhi di lei gli scagliarono contro schegge turchine di risentimento.* Tesoro, spiegagli il resto, – la pregò Leslie, ad occhi bassi.* Fra tutte le signore componenti il comitato, – proseguì Belle, – è stata individuata all’unanimità la persona che… -* Erano molte le signore disposte a sacrificarsi? – interruppe Beau, maliziosamente.* Quasi tutte, – ammise Belle, con riluttanza.* Uno spirito civico veramente encomiabile, – commentò lui. – Potrei sapere il motivo delle astensioni? -* Be’, Geraldine Frazier: è all’ottavo mese di gravidanza, – disse Belle. – Inoltre Connie Mc Pherson: era assente. Infine… io. -Gli occhi turchini lampeggiarono fieramente prima che continuasse.* Non credo di essere adatta. Non ho… esperienza in materia. -Leslie staccò per un attimo dalla spalla di Belle il volto infiammato per notare, in tono quasi orgoglioso:* Belle è vergine, sa? -* Non le piacciono i maschi? – chiese Beau piantando gli occhi in quelli di Belle.* Non dica sciocchezze! – avampò lei. – Hanno tentato di violentarmi quando ero poco più che una bambina e da allora ho perso molto del mio naturale interesse per il sesso maschile. Comunque il Comitato ha scelto Leslie. E’ la donna più bella e meno disponibile di Madison, un gioiello prezioso per un uomo come… come lei! -Lo fissò fieramente sempre col volto in fiamme e Beau si rese conto che stava giocando spensieratamente una partita seria, con lei. Sarebbe stato assurdo innamorarsi proprio adesso che le sue capacità maschili giacevano sepolte ventimila leghe sotto i ghiacci…* Non metto in dubbio la scelta del comitato, – finì per rispondere. – La signora Russell è realmente bellissima e desiderabile per… quanto mi è concesso vedere… -* Posso garantirle che ciò che non si vede è addirittura meglio, – dichiarò Belle, in tono convinto.* Posso ricordarle, signorina Knowkassee, che lei è parte in causa e che pertanto le sue dichiarazioni potrebbero essere interessate? -* Ti prego, cara, non discutere su questo, – intervenne Leslie, più che mai rossa in viso. – Io, se proprio è necessario, sono disposta a mostrare… qualcosa in più… -Belle la baciò affettuosamente su una guancia.* D’accordo, cara. Non dubito minimamente che lui resterà convinto! -La fece alzare e scostare dal tavolo ed anche Beau, spinta indietro la seggiola, aggirò il tavolo e si fermò ad un passo dalle due giovani donne. Con gesti delicati, Belle prese a sbottonare l’abito dell’amica dal di dietro, mentre Leslie, pudicamente, teneva gli occhi bassi.* Puoi sfilartelo dalla testa, ora, – avvertì Belle e Leslie, ubbidiente, afferrò in basso l’orlo dell’abito e se lo sfilò dalla testa, restando in reggipetto e mutandine di un delicato color azzurro. Era un boccone squisito davvero, pensò Beau, accarezzandone con gli occhi le forme delicate ma procaci. La vita era sottile, i fianchi rotondi, le cosce sode e carnose ma non grasse, le gambe perfettamente modellate. Intanto Leslie se ne stava vergognosa, ad occhi bassi e Belle fissava Beau come sfidandolo a trovare un sia pur minimo difetto nella sua amica.* Restano alcune cose che non posso ben vedere e che sono fondamentali, – la stuzzicò lui e Belle fece per protestare ma ci ripensò e sganciò il reggiseno di Leslie. Apparvero due perfetti emisferi di carne candida che, liberi dal reggipetto, tremolarono appena, prima di immobilizzarsi orgogliosamente, i capezzoli appuntiti rivolti aggressivamente in avanti.* Che cosa le dicevo? – osservò Belle, accarezzando leggermente le magnifiche mammelle dell’amica.Senza una parola Beau afferrò l’elastico dei minuscoli slip che abbassò fin sotto le ginocchia. Le due giovani trasalirono ma nessuna delle due si oppose al gesto e Leslie chiuse gli occhi e si morse il labbro, conscia della sua nudità, mentre lui, rialzandosi, le accarezzava la leggera peluria bionda.* Okay, non c’è dubbio che la signora Russell sia eccezionalmente ben fatta, – osservò lui, guardando dritto nella profondità degli occhi turchini di Belle. – Ma, dal momento che non mi è stato dato di scegliere fra le signore del Comitato, vorrei almeno fare un confronto tra voi due… -* Oh, Belle è molto più bella di me! – intervenne generosamente Leslie. – Almeno, a me piace moltissimo e se fossi un uomo… -Non terminò la frase ed abbracciò strettamente Belle che le accarezzò dolcemente le natiche mentre fissava con disapprovazione Beau.* Abbiamo già convenuto che io sono fuori da questo concorso, – precisò. – Com’è possibile che Leslie non le piaccia? -* Non ho detto questo, – replicò lui. – Ho detto soltanto che vorrei fare un confronto. Credo che sia nei miei diritti. -* Ti prego, tesoro, non litigare con lui proprio adesso, – la esortò Leslie. – E poi… sei bellissima senza abiti… -* E sia! – decise stoicamente Belle, ma, mentre si toglieva la casacca, le sue guance si fecero di bragia ed evitò di guardare Beau.Sotto era a torso nudo. Un torso che nessun artista sarebbe mai riuscito a riprodurre e che ogni scultore avrebbe sognato di poter avere come modello. I seni erano puri e insieme superbi e, quando si decise ad abbassare i calzoni di pelle, Beau vide che portava soltanto un minuscolo paio di slip di seta, insufficiente a contenere la lussureggiante fioritura di riccioli neri. Una meravigliosa creatura fatta per l’amore, pensò emozionato. Le si accostò e, senza toccarla con le mani, sfiorò con le labbra quelle di lei. Immediatamente un frastuono di campane risuonò nella sua testa e lui si ritrasse come folgorato da una potente scarica elettrica. Anche lei lo fissava stralunata e Beau, non riuscendo a sostenerne più lo sguardo, senza una parola, girò sui tacchi e uscì dalla saletta. Beau sognava. Un sogno agitato, affannoso. Di fronte a lui, una dopo l’altra, sfilavano magnifiche donne nude, estatiche alla vista del suo fallo smisurato, ritto e fremente. Prima passava Linda, la biondina impiegata ai telegrafi di Baltimora. A Linda seguiva Ginger, la morettona del Bellevue. Era poi la volta di Barbara Lindsay, l’attrice della televisione e poi il suo posto era preso subito dopo da Holly e tutte indistamente erano in adorazione del suo fallo e spasimavano per poterlo almeno toccare. Ma poi si presentava Molly e Beau non avrebbe voluto farla avvicinare, sentiva che lei gli avrebbe portato ambascie e lutti. Infatti come si accostava a lui… Plouff! l’enorme tronco carnoso spariva come per incantesimo malefico e al suo posto restava un piccolo pene molle, flaccido, assolutamente ridicolo, mentre Molly si allontanava sghignazzando, trascinandosi dietro tutte le altre. Restavano due donne, dai corpi ignudi bellissimi, ma prive di volto, che si avvicinavano esitanti, sino a toccare il piccolo pene molle che soppesavano nella mano e poi, lasciatolo ricadere, si gettavano una nelle braccia dell’altra…Si svegliò ansando e proferendo proteste insensate, in un bagno di sudore. La lunga doccia fredda gli fu benefica e qualche minuto dopo, avvolto nell’accappatoio, sedeva su una poltrona accanto alla finestra che dava sul giardino del motel e accese una sigaretta. Erano trascorsi cinque giorni dalla sera in cui aveva incontrato, al “Seventh Sky”, Leslie Russell e… la ragazza di cui s’era innamorato.Cinque giorni di tormento che aveva dovuto nascondere agli altri, tuffandosi nel lavoro organizzativo. Avevano riscosso tangenti dal dottor Stilwell, da John Gaynor delle “Lavanderie riunite di Topaze” (e Dolan, incantato dallo splendido sedere di Eleanor Gaynor, aveva trovato il modo di rivedere la donna all’insaputa del marito), da Alf Carlesi (e stavolta era stato Morgan ad ottenere un appuntamento dalla calda Patricia); da Lew Connors (il quale aveva offerto whisky e donne a Dolan e Morgan); per il momento, era stato il suggerimento di Beau, avevano rinunciato ad incastrare Gordon Russell per il tramite di Holly.In cinque giorni avevano riscosso settemila dollari e lo sceriffo Garrison, incassati i suoi settecento, andava preparando un’altra lista di persone da proteggere e, nei ritagli di tempo, insidiava Holly ed insisteva con Beau sulla necessità di dare una buona lezione a quell’indiana, una lezione che lui non osava dare personalmente dal momento che Belle Knowkassee era la vicepresidente del Comitato Civico Femminile.Ai suoi soci Beau aveva detto la verità circa il motivo che aveva spinto Belle e Leslie ad invitarlo a cena e tutti si erano fatti grasse risate. Tutti meno Beau che si era guardato dal confessare agli altri i sentimenti che provava per la ragazza indiana. Holly, però, doveva aver intuito qualcosa perchè, al contrario di Morgan e di Dolan, non stuzzicava mai Beau sull’argomento.In quei giorni Beau aveva spesso pensato alla possibilità che l’uccello tornasse a rizzarsi, che lui accettasse un impiego di sceriffo a Madison e sposasse Belle, chiavandola due volte al mattino, due al pomeriggio e tre la sera a letto e limitandosi a leccarle la figa alla domenica. Era certo che, quando pensava a lei, il suo dannato uccello molle spasimasse dalla voglia di rizzarsi. Ma non si rizzava e lui non vedeva vie d’uscita alla sua miseranda situazione. Nè si sarebbe sentito consolato se avesse saputo che, sia Belle che Leslie Russell, quando pensavano a lui, sentivano ammollarsi le ginocchia, indurursi i capezzoli e inumidirsi il cavallo delle mutandine…Dal corridoio venne un certo trambusto e gli parve di udire una protesta femminile subito soffocata. Perplesso e infastidito si alzò e stava dirigendosi alla porta per rendersi conto di cosa stesse accadendo quando la porta stessa si spalancò violentemente e nella stanza irruppero Sam e Rocky, i due guardaspalle di Chicago, ed entrambi spianarono le pistole contro Beau che s’immobilizzò, sbalordito. Alle loro spalle Frank Scalia, con la faccia più che mai da rospo, teneva stretta Holly che si dibatteva e scalciava invano. Holly indossava una vestaglietta corta che le si era aperta sl davanti, mostrando i magnifici seni nudi e le minuscole mutandine di pizzo. Le avevano applicato un cerotto sulla bocca e legato le mani dietro la schiena. Frank Scalia le diede una spinta che la mandò a cadere di traverso sul letto e guardò Beau con i suoi occhi da rospo.* Dunque, dunque! – disse. – Ci si rivede, eh? -Beau non disse niente, limitandosi a fissare con odio Frank. Aveva davanti a sè l’uomo che gli aveva rovinato l’esistenza, il maledetto bastardo che…* Se fai una mossa ti riduco a un colabrodo, Beau, – lo avvertì Rocky, che aveva visto accendersi una luce sinistra negli occhi di Beau.* Dunque, dunque, – disse Frank Scalia, cacciandosi le mani nelle tasche dell’abito gessato e fissando Holly la cui vestaglietta s’era aperta del tutto. Frank si leccò le grosse labbra e nei suoi occhi sporgenti apparve un lampo di libidine. Mosse un passo in direzione del letto ma ci ripensò, scrollò il testone e andò invece a piazzarsi a un metro da Beau.* Dunque, – disse, – il fatto è che non posso pensare a più di una cosa alla volta, maledizione! Penserò prima alla cosa più importante. E la cosa più importante è che non posso pensare a più di una cosa alla volta, capisci? -* Va’ a farti fottere, Frank! – lo insultò Beau.* Non sei per niente gentile, – replicò Frank. – Ora mi hai fatto perdere il filo. Dunque, cosa stavamo dicendo? -* Che non puoi pensare a più di una cosa alla volta, capo, – gli ricordò Sam e Frank annuì.* Dunque, – disse, – è per questo che io ed i ragazzi siamo qui. Per rimediare a questo fatto. -* Come hai fatto a scovarmi? – chiese Beau.* Per via di un grassone, un certo Ollie, – spiegò Frank Scalia. – Pare che tu lo abbia maltrattato e lui, a Topeka, andava lamentandosi ad alta voce. Per caso lo ha sentito uno dei nostri e, dunque, eccoci qui. -* Okay, sei qui, – disse Beau, aspro. – Che cazzo vuoi, Frank? -* Dunque, – rispose Frank, assumendo un tono paziente. – Siamo qui per te, naturalmente. Quando c’eri tu io non avevo bisogno di pensare a due cose alla volta. Ci pensavi tu. Non è vero, Sam? -* Verissimo, capo. – disse Sam.* Dunque, siamo qui per te, – concluse trionfalmente Frank Scalia.* Non potresti spiegarti meglio? – chiese Beau, accigliato.* Il capo vuole che tu torni con noi, a Chicago, – si spazientì Sam. – Non essere tardo di cervello, Beau. -* Dunque, – s’intromise Frank, – è meglio che gli spieghi tu, Sam. Io non sono per i discorsi lunghi. -* Il capo ha bisogno di te, – spiegò Sam, orgoglioso dell’incarico ricevuto. – Ti reintegra. Meno il denaro che gli hai fottuto. Per il resto, tutto come prima. -* Giusto, – approvò Scalia. – Sam ha detto bene, Dunque? -* Va’ all’inferno, Frank, – rispose Beau. – Non torno con te. -* Dunque?!? – esclamò Frank, sorpreso e scandalizzato. – Ho sentito bene? -* Dice che non torna, – grugnì Rocky che non poteva trattenersi dall’occhieggiare, ogni tanto, il bel corpo seminudo di Holly, sul letto. Gli s’era drizzato il membro che ora tendeva visibilmente la stoffa dei pantaloni. Questo non gli impediva di continuare a tenere il cannone saldamente puntato contro l’ombelico di Beau.* Che facciamo, capo? – chiese Sam. – Li facciamo secchi tutti e due? -* Lei non subito, – suggerì Rocky, fissando le mutandine di Holly. Erano del tipo traforato e si vedeva l’ombra bionda dei peli.* Lei non c’entra, – intervenne Beau. – Lasciatela stare! -Avrebbe dovuto saperlo che commetteva un errore a difendere Holly. Gli occhi di rospo di Frank Scalia si accesero immediatamente. Guardò Holly sul letto e si leccò con mossa rapida le labbra spesse.* Dunque, – disse con tono riflessivo, – dunque, questo è il fatto: tu torni a Chicago e va tutto bene per te e per lei. Tu non torni a Chicago e va malissimo per lei e a te Rocky ti taglia i coglioni e un pezzo di salsiccia. Dunque? -Holly si agitò sul letto e Beau sentì un brivido gelato scorrergli lungo la spina dorsale. D’un tratto, gli parve d’essere tornato indietro nel tempo, a quel pomeriggio maledetto, quando Frank Scalia, Rocky e Sam avevano fattto irruzione nella stanza dove lui stava scopando Molly!* Il capo ti ha fatto una proposta, Beau, – gli ricordò Sam, agitando significamente la pistola nella sua direzione.Adesso Beau era gelato dalla testa ai piedi. Odiava Frank Scalia con tutte le sue forze ma non voleva neppure pensare a ciò che quei tre avrebbero potuto fare a Holly, dopo averlo ucciso.* Dunque! – esclamò Frank Scalia, visibilmente seccato. – Non vuoi deciderti, dunque? -Ma Beau era completamente gelato. Anche la lingua. Era assolutamente incapace di muoversi e di parlare.* Allora, dunque!! – esclamò Frank Scalia in tono definitivo e, dalla tasca interna della giacca, trasse un orribile coltello da macellaio che lampeggiò sinistramente nella penombra della stanza. Volse le spalle a Beau, impietrito ed impotente, e si avvicinò al letto dove giaceva Holly, levando alto il coltellaccio. Holly lo fissò con occhi sbarrati dal terrore e si rattrappì sul letto, in attesa del colpo mortale.In quell’istante, proprio mentre il coltello si abbatteva su di lei, Beau ritrovò la voce.* NOOOO!!! – urlò disperatamente e, contemporaneamente l’accappatoio si aprì sotto la spinta irresistibile del pene che, di scatto, s’era inturgidito al massimo. Un potente, interminabile getto di sperma uscì, bruciandogli rovente il condotto e centrò la lama che stava per conficcarsi nel corpo di Holly. Con un gesto di disappunto Frank Scalia esaminò la lama imbrattata di sperma.* Dunque?!? – esclamò.Poi, sotto gli occhi attoniti di Holly e prima che Beau potesse realizzare l’accaduto nella sua globalità, agì delicatamente, con due dita, sulla punta della lama, scartandola dalla stagnola che l’avvolgeva ed apparve un… croccante a forma di coltello. Scalia gli diede un gran morso e, sgranocchiandolo soddisfatto, guardò Holly masticando.* Dunque, cosa credevi? – bofonchiò al suo indirizzo. – Che ti avrei veramente fatta fuori prima di assaggiarti, dunque? -Ma Holly non guardava più lui. I suoi occhi fissavano sgranati e gioiosamente stupefatti, l’enorme asta rigida di Beau che ancora eiaculava piccoli schizzi lattiginosi. Anche Beau fissava incredulo il grande membro nuovamente rigido e funzionante e, finalmente, dalla sua gola eruppe un urlo di felicità pazzesca.* E’ duro!… Holly, tesoro, guarda, è duro!!… è DURO!!!… IL MIO CAZZO E’ DUROOO!!!!… -Sotto gli occhi sbalorditi degli uomini di Chicago spiccò un gran balzo attraverso la stanza e, prima che qualcuno potesse intervenire, aveva abbrancato l’impietrito Frank e gli stava stampando due bacioni sulle guance da rospo.* Evviva Frank Scalia!!… Holly, tesoro, hai VISTO?! -Un attimo dopo schizzò via, quasi abbattendo la porta della stanza e scomparve, ululando di felicità.* Capo, quello è pazzo! – esclamò Rocky, non appena si fu ripreso.* Pazzo da legare! – rincarò Sam, osservando l’inutile pistola che continuava a stringere in pugno.Frank Scalia scrollò il testone come a schiarirsi le idee e strappò il cerotto dalla bocca di Holly.* Dunque! – la interrogò. – E’ diventato pazzo? In quel caso non mi serve più… -* Tu, brutto rospo! – lo aggredì lei. – Cosa aspetti a slegarmi le mani, accidenti?! -* Le mani? – ripetè Frank, accigliato. – Non mi interessano le tue mani. Dunque… – Si voltò accigliato e uscì dalla stanza, seguito a ruota da Sam e Rocky.* Oh, accidenti! – sbottò Holly e ricadde sul letto.
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