Al volante della Caddy lanciata a tutta velocità Beau invocava ad alta voce il nome di Belle. Il suo membro era sempre rigido, tanto rigido da fargli male. Dove poteva essere Belle, a quell’ora? Non conosceva il suo indirizzo ma era probabile che, alle sei del pomeriggio, fosse nel suo ufficio del Comitato, in municipio.Un minuto dopo inchiodò l’auto nel parcheggio municipale. L’orario d’ufficio doveva essere terminato perchè trovò le porte chiuse ma vide un paio di finestre illuminate e chiamò a gran voce, nella speranza che qualcuno fosse in grado di dargli l’indirizzo di Belle. Dal secondo piano si affacciò una testa bionda e riconobbe Leslie Russell. – Sto cercando Belle, – le gridò. – E’ in ufficio? Si tratta di cosa urgente! – – Oh! Signor Beau! – esclamò lei, felicemente sorpresa. – Belle sarà qui tra poco. Vuol salire, frattanto? – Si ritrasse e lui, dopo qualche istante, udì lo scatto della serratura automatica che si apriva. Divorò le scale e, al secondo piano, Leslie Russell lo attendeva sulla soglia dell’ufficio. Appariva felice di vederlo ma anche imbarazzata. – Signor Beau, – gli fece osservare quando furono dentro, – deve trattarsi di una cosa veramente urgente se è arrivato sin qui in accappatoio! -Beau abbassò gli occhi e soltanto in quel momento realizzò che era schizzato via dal motel, pazzo di felicità, con ancora indosso l’accappatoio e soltanto quello sopra il corpo nudo. Era anche a piedi scalzi. – Oh, chiedo scusa, – borbottò e Leslie, arrossendo deliziosamente, distolse gli occhi dalle sue gambe muscolose. – Non c’è nessuno, a quest’ora, – replicò, – e se si tratta proprio di una cosa urgente… -Indossava un abitino con le maniche corte che lasciava scoperte le belle braccia dorate e Beau, ricordando ciò che l’abitino ricopriva, sentì il pene, che si era momentaneamente rilassato durante la corsa su per le scale, inturgidirsi di colpo, gonfiando il davanti dell’accappatoio come uno spinnaker col vento al giardinetto. – Ha forse deciso di accettare la nostra proposta? – chiese Leslie, sforzandosi di non guardare quell’enorme protuberanza. Si sentiva tremare ed aveva le guance in fiamme. – Forse, – rispose lui. – Ma è necessario che prima parli con Belle. – – Non dovrebbe tardare, – osservò Leslie, tenendo ostinatamente gli occhi bassi. Sotto la stoffa leggera dell’abito i bei seni si alzavano e si abbassavano, tradendo l’affanno. Era veramente un bel tocco di figliola, riflettè Beau, e il suo tubo di carne gli faceva dannatamente male. Doveva schizzar fuori un mucchio di roba arretrata dal giorno in cui Frank Scalia l’aveva ibernato…Si avvicinò a Leslie e le prese il mento con due dita, costringendola a sollevare il volto. – Nel caso che accettassi, – le disse, – sono contento che il Comitato abbia scelto lei. – – Per… per l’extrema ratio? – chiese Leslie, con voce soffocata. – Si, quello, – confermò lui, accarezzandole un seno sopra l’abito. La strinse a se e la baciò, frugandole la bocca con la lingua. Non ne poteva proprio più. Gli era impossibile attendere che arrivasse Belle. Il grosso membro duro come ferro spinse via le pieghe dell’accappatoio e uscì all’aperto, incastrandosi tra le cosce di Leslie che si lasciò sfuggire un gemito. Le rialzò l’abito sino alle reni e le abbassò i collants sotto i quali non portava mutandine. Ancora pochi secondi e sarebbe venuto stupidamente così, innafiando l’aria. Appoggiò Leslie contro la scrivania e, flettendo le ginocchia, si insinuò tra le sue cosce e spinse il glande nel folto del suo pelo biondo. Leslie sussultò di piacere e contemporaneamente divaricò le gambe. – Oh, Beau! Non dovremmo… – intanto ansimava – io non so se… OH!!… ma… è troppo grosso!!… -In realtà era stretta e Beau, che l’aveva abbrancata vogliosamente per le splendide natiche, temette di farle male ma era tanta la sua voglia incontenibile che spinse, forzandola, mentre lei si mordeva le labbra gemendo e il grosso affare di carne si faceva strada nella sua vagina già bagnata.Quando fu impalata a fondo Leslie emise un grido sofferente e gli graffiò la nuca. – No! Mio dio quanto è grosso… ma… ooh! Mio dio… STO GIA’ VENENDO!! -Pazzamente eccitato Beau si mosse un paio di volte in lei e vennero insieme, lui con un rauco grido di passione e lei con un singhiozzo di libidine. Mentre la inondava tutta sentì che non era finita, che voleva ancora fotterla, proprio come se non avesse goduto. Continuò a scandagliarla, artigliandole avidamente le natiche sode e burrose e, mentre la fotteva, riuscì a infilarle l’indice nell’ano strettissimo e la rovistò anche in quel modo mentre lei si godeva, finalmente, il primo cazzo grosso e duro della sua vita. Il marito non l’aveva mai fatta godere, mai l’aveva riempita a quel modo, come stava ora facendo Beau. Neppure a lei il primo, rapido orgasmo sarebbe stato sufficiente e si stava apprestando a godersi il secondo che si preannunciava ben più tumultuoso. Parole sconce che non sapeva neppure di conoscere le salirono alle labbra. – Oh, chiavami caro! – lo invocò. – Fottimi, sfondami tutta col tuo bel cazzo grosso e duro!… Ah, come godo! Ti godo sul cazzo!… AAAAAH!!! -Belle Knowkassee scelse proprio quel momento per fare il suo ingresso nell’ufficio del Comitato. Aperse la porta e restò di sasso, allibita, gli occhi sbarrati sulla scena, le guance fattesi improvvisamente di fuoco. Il pene di Beau le apparve enorme mentre entrava e usciva dalla bionda vulva di Leslie che gli disegnava intorno una O strettissima. Osservò, col cuore in tumulto, l’espressione perduta della sua amica mentre Beau la pompava con quel suo terribile arnese, udì le parole uscire dalle labbra caste di Leslie e infine la vide abbattersi all’indietro mentre lo spropositato pene di Beau continuava a trafiggerla spietatamente, sempre più svelto, sempre più forte, e le tremarono le ginocchia e le sfuggì inconsciamente un gemito mentre anche Beau veniva con un ruggito da belva in calore.Quando poco dopo lui si tirò indietro, osservò, affascinata e terrorizzata insieme, tutta la dimensione del grande membro che le apparve più grosso e più temibile. Fu allora che Beau la vide, ritta sulla soglia, pallidissima e tremante. Subito mosse verso di lei. L’accappatoio gli era scivolato giù, lasciando completamente nudo il corpo muscoloso e il pene che puntava dritto verso di lei, le apparve come un tronco d’albero orgogliosamente svettante, imperlato di lucida resina, e vicino a lei, sempre più vicino…Beau si arrestò ad un passo da lei, gli occhi fissi in quelli di lei ed il suo atteggiamento era insieme appassionato e sacrale, come di sacerdote depositario della luce divinatoria. – Belle! – iniziò a dire con voce vibrante. – Belle, io… – – Lei! – lo interruppe Belle, scagliandogli contro turchini lampi di collera. – Lei, porco! Sudicio maiale!! Ha approfittato indegnamente della buona fede di Leslie per… per… – lo sdegno le impedì di proseguire e, dimentica del primo terrorizzante fascino che le aveva incusso l’affare di Beau, restò a fronteggiarlo impavida, bellissima nell’ira. Si sarebbe detto che fosse sul punto di aggredirlo quando Leslie, sbalordita, scivolò giù dalla scrivania insieme ad una quantità di carte e corse accanto a loro. – Belle, tesoro! – spiegò ansiosa. – Non andare in collera, ti prego! Io credevo che… dal momento che il comitato… insomma non ho creduto di far male dal momento che eravamo d’accordo su questo, no? -Nudo e col membro sempre superbamente eretto Beau s’intromise. – Leslie dice bene, Belle. Dobbiamo parlare. – – Da quanto vedo e ho visto non mi pare che lei sia venuto agli uffici del Comitato per parlare! – replicò Belle, in tono veemente. – Belle, tesoro, non contraddirlo! – s’interpose Leslie – Ha detto che forse accetterà la nostra proposta, capisci? – – Vuoi dire che intende accettare la candidatura a sceriffo? – chiese Belle, sospettosa e incredula. – Io ho detto forse, – precisò Beau. – Ho detto che sono qui per esaminare questa possibilità. – – Con quello? – replicò Belle e, mentre abbassava gli occhi all’enorme fallo, inghiottì saliva suo malgrado. – Vuole discutere con quella… enorme cosa? Non potrebbe riporla per un attimo, se dobbiamo parlare d’affari? – – Ma Belle, – intervenne Leslie sorridendo, – quello faceva parte dei patti e, poi, dove vuoi che lo riponga? Aveva fretta ed è arrivato sin qui praticamente senza abiti… – – Non ho alcuna intenzione di riporlo, – le avvertì entrambe Beau. – Anche lui dovrà dire la sua. Chiudi quella porta Leslie, per piacere. -Mentre Leslie si affrettava a ubbidire Beau, rotti gli indugi, afferrò Belle e la baciò appassionatamente sulla bocca. Immediatamente, come la prima volta, fu assordato dal suono di mille campane e, quando si staccò dalla ragazza, barcollava addirittura e il membro scalpitava impazzito. – Non c’è dubbio! – esclamò stordito. – Non c’è alcun dubbio! -Anche Belle appariva stordita ed i suoi grandi occhi turchini erano come velati. Si rivolse a Leslie. – Santo cielo, cara, – balbettò, – per un attimo ho creduto che nella mia testa si fosse scatenato un concerto di campane! – – Tesoro, – rispose Leslie, – è stato il bacio. Ti ha turbata. – – Ti spiace metterti da parte un attimo, Leslie? – intervenne Beau, impaziente. – Sono qui per fare una prova, un confronto, e lo farò. – – Che confronto? Che prova? – chiese Belle, allarmata. – Ho il diritto di scelta fra voi due, si o no? – chiese Beau. – No, – rispose Belle decisa. – Il Comitato ha scelto Leslie. E poi non ho nessunissima intenzione di farmi squartare da quell’affare che lei si porta fra le gambe! – – Ma, Belle, cara, – disse Leslie, – io credo che lui abbia il diritto di scegliere e, anche se non l’avesse, penso che dovresti sacrificarti per l’avvenire di Madison! – – Pensi che sarebbe il mio dovere? – chiese Belle incerta, occhieggiando il membro minaccioso. – Lo pensi davvero, Leslie? – – So che per te sarebbe un sacrificio persino più grande del mio, – affermò Leslie compunta, – ma sono certa che sia una cosa giusta, mia cara! – – Ma… quel suo terribile arnese, Leslie! Mi fa paura. A te ha fatto molto male? – – Oh, no! – fu l’appassionata risposta di Leslie. – Certo è molto grosso, tre volte quello di Gordon ad occhio e croce ma, una volta che sia… dentro, ti posso assicurare che… – – Non dirmelo, – la interruppe Belle. – Ti ho visto e ti ho… sentita! – – E’ stato il mio primo orgasmo, – si scusò Leslie, arrossendo. – Con Gordon non c’ero mai arrivata. – – Hai detto un bel po’ di parolacce, – osservò Belle in tono di rimprovero e Leslie la fissò sinceramente stupita. – Non mi sono accorta di aver pronunciato una sola parola, tesoro! – – Sentite un po’, voi due! – intervenne Beau, al limite della pazienza. – Non vorrete stare a discutere fino all’ora di cena! – – E va bene! – decise Belle, assumendo l’atteggiamento della vergine scelta per essere immolata. – Che cosa devo fare? – – Non potrai far nulla con quei pantaloni addosso, – osservò Leslie pratica. – Lascia che ti aiuti a spogliarti, cara. – – Resterai qui, vero? – le chiese ansiosamente Belle e, abbassando il tono a un sussurro: – Ho tanta paura che lui mi squarti, con quel coso che assomiglia a un tronco d’albero! – – E’ molto più morbido, cara, – le bisbigliò all’orecchio Leslie. – E’ come dire, senza corteccia, capisci? -Intanto le aveva slacciato la cintura di pelle e le stava abbassando i calzoni frangiati. Beau vide che non portava calze nè collants. Soltanto un esiguo paio di minuscoli slips color malva, assolutamente insufficienti a contenere la massa di riccioli neri che infatti lussureggiava fuori dai bordi del triangolo di stoffa. A quella vista il pene gli diede uno strappo fortissimo ma lui tenne duro stoicamente: se era vero che Belle aveva sfuggito gli uomini in seguito a un tentativo di stupro non voleva far nulla che potesse ricordarle quell’aberrante episodio. – Oh, Belle! Sei magnifica!! – esclamò Leslie dopo che le ebbe abbassate anche le minuscole mutandine e, impulsivamente, si inginocchiò a premere una guancia infuocata contro il bosco riccioluto dell’amica. A sua volta Belle le accarezzò teneramente i capelli biondo cenere e, per qualche attimo parvero due bellissime statue di carne immobili al pennello del pittore.Infine Belle, sforzandosi di non guardare a Beau e al suo temibile fallo in resta, si sfilò dalla testa la blusa di pelle e restò nuda. Beau si colmò gli occhi di lei e in quell’istante decise che la voleva per il resto della vita. Colmò la distanza di un passo che li separava e la prese tra le braccia, non badando al fatto che, Leslie essendo rimasta accovacciata contro il grembo dell’amica, il suo pene si posò, come serpente fra il grano, sui biondi capelli della donna. Sentì Belle tremare nella stretta e, attribuendo il tremito allo sgomento virginale, la baciò dolcemente sulle labbra, tentando di escludere dal bacio l’avidità carnale. Ma fu come un contatto elettrico ad alto potenziale con immediato scatenarsi nella sua testa dell’ormai ben noto concerto di campane. Anche per Belle fu cosa eguale e le sfuggì dopo il bacio un “OOOOH!!” di stupore rapito e le cedettero le ginocchia. E intanto la dimenticata Leslie, tra i corpi degli amanti, prese coraggio per realizzare una situazione che sognava da notti innumerevoli e, afferrata una natica dell’amica, invece della guancia poggiò la bocca sul pelo nerissimo e folto, baciò, spartì leccando avidamente, sino a farsi strada alla carne rosata e tenera e succosa. Quando vi riuscì Belle, frastornata dalla bocca di Beau sulla sua, avvertì soltanto una vampata di piacere, senza attribuirla precisamente e si sentì quasi svenire, mentre cingeva forte il collo del maschio per attirarlo maggiormente a se.Tuttavia quella strana posizione a tre non poteva durare e Beau, staccate le sue labbra da quelle di Belle e ripresa padronanza vide ciò che stava facendo Leslie e la invitò a rialzarsi. Col volto in fiamme Leslie si alzò in piedi e Beau le disse: – Spogliati cara, Belle si sentirà più a suo agio… -La donna non se lo fece ripetere e sfilarsi l’abito dalla testa fu per lei questione di un attimo. Restò nuda accanto a loro, bellissima e provocante, le gote infocate e le mammelle turgide di desiderio. – Vieni da noi, cara, – la invitò Beau e lei si gettò tra le loro braccia e lasciò che Belle le baciasse una guancia e che Beau le carezzasse i seni. – Oh!… Belle!… Beau!… Cari!… – ansimò felice. – Vuoi bene a Belle? – le chiese retoricamente Beau. – Io l’amo! – rispose lei appassionatamente. – L’amo da quando la conosco! – – Faresti qualsiasi cosa per lei? – insistè Beau. – Qualsiasi cosa, qualsiasi!! – proruppe Leslie e non potè trattenersi dal baciare umidamente un capezzolo eretto di Belle che si addentò un labbro per impedirsi di gemere. – Allora mi aiuterai a possederla, – concluse Beau. – Vuoi? – – Oh, si! Ma non le farai del male, vero? Lei è ancora vergine! – – Per questo ho bisogno del tuo aiuto, cara, – spiegò Beau. – Ora vedrai cosa intendo.Con tenera violenza costrinse Belle a stendersi supina sul pavimento e le gravò addosso, lottando contro il terribile bisogno di eiaculare che minacciava di avere il sopravvento sulla sua volontà. La baciò sulla bocca, le succhiò dolcemente i seni perfetti, leccandole i capezzoli sinchè non la udì gemere di passione. Allora scese da lei e le si mise al fianco, ma sempre tenendola abbracciata e con le labbra incollate alle sue e intanto andò con la mano tra le cosce a frugarle con le dita i riccioli foltissimi facendosi strada sino a che i polpastrelli non strusciarono carezzevoli all’interno delle piccole labbra intime. Sentì la vulva strettissima, già fortunatamente bagnata, ma quando, con delicatezza, introdusse un dito, si rese conto che sverginarla sarebbe stato per lei dolorosissimo. Allora la sua carezza si fece precisa sul clitoride eretto e, dopo qualche momento, Belle mugolò di piacere sulla bocca di lui e un attimo dopo, si sottrasse al bacio e, inarcandosi tutta con il grembo contro la mano del maschio stralunò gli occhi e gridò. – Aah! sento che non ne posso più!… E’… è troppo!…… Io godo! Godo!!…… GODOOO!!!… -Si contorse nello spasimo del piacere, la pelle imperlata di sudore e gli occhi ciechi e allora Beau si riportò tra le cosce aperte di Belle e puntò il grosso glande paonazzo tra il folto del pelo, spingendo di quel tanto appena sufficiente ad allargare il taglio virginale della vulva. Fu come premere il bottone di un sofisticato congegno esplosivo, come pronunciare la fatidica parola: CONTATTO! Getti copiosi e reiterati di sperma quasi sommersero i riccioli foltissimi del pube di Belle che gemette incosciamente ricevendoli e soltanto quando la serica foresta ne fu tutta invischiata, Beau si tirò indietro, proprio un attimo prima che i lamenti di Leslie, che li sovrastava, raggiungessero il culmine. – No! non così! – l’arrestò. – Aspetta! Vieni, inginocchiati a baciare Belle dove ti piace, penserò io a te! -L’orgasmo tumultuante di Leslie si fermò, come roccia in bilico sul margine del precipizio. Cadde in ginocchio tra le cosce aperte dell’amica, pazza di libidine, come rivivendo i sogni proibiti di tutte le notti. Insinuate avide mani sotto il corpo di Belle, a stringerne le natiche, prese a suggere la vulva colante come volesse appropriarsi per la vita di quel liquido piacere e Belle gridò. – NO! Basta!… Non ne posso più!! -Ma lei continuò a succhiare, a leccare, avida ed affannosa e Beau, il pene ancora ritto e duro, le fu dietro e, allargandole le cosce, affondò il pene nella vagina zuppa di lei penetrandola stavolta con un affondo solo e perentorio che le strappò un singulto di libidine. Due colpi di Beau la indussero a sospirare il suo piacere e lei abbandonò il pasto per declamare la sua riconoscenza al maschio. – Oh! Così!… Si, così! sempre così, col tuo cazzo! -Aveva levato la testa bionda di tra le cosce della bruna che, incredibilmente, mentre un attimo prima s’era lamentata di non essere in grado di sopportare le sue attenzioni, adesso le afferrò i capelli e le costrinse nuovamente il capo da basso, andando col bacino incontro alla sua bocca. – Leccala, Leslie! – ordinò raucamente Beau.E Leslie leccò ed ogni colpo di lingua faceva gemere Belle ma portava lei all’orgasmo ed infine il piacere si impadronì di lei che si contorse come anguilla col grande palo infisso tra le reni e gridò prima di abbattersi sfinita e inutile tra le cosce dell’amica.Immediatamente Beau si ritrasse da lei. Forse era il momento di possedere Belle, ora che, lubrificata al massimo dal suo sperma e risvegliata dalla lingua di Leslie, il desiderio sopravanzava il timore e la deflorazione sarebbe stata più agevole. Beau, scostata Leslie, prese il suo posto. Dov’era stata la lingua di Leslie appoggiò la scarlatta testa del pene e spinse adagio, con precauzione. La stretta fenditura si schiuse, le labbra della rosea ferita si allargarono ma, quando furono al massimo della tensione, a Belle sfuggì un grido di dolore. – Beau!… Mi spacchi!!….. Aaaaa!!!… -Subito dopo lei si morse le labbra e forse avrebbe desiderato che lui la lacerasse brutalmente, ma Beau non era di questo avviso. Si ritrasse, baciò teneramente la ragazza sulla bocca e intanto il suo cervello lavorava febrilmente alla ricerca di un modo.Esisteva un manuale specializzato, con un particolare capitolo intitolato: Come sverginare la donna amata senza che ella abbia troppo a soffrirne?In quel momento non ricordava niente di simile, niente di utile altrimenti e, intanto, Belle smaniava di voglia e scuoteva la testa bruna, balbettava incoerente, gli graffiava la schiena…Ancora una volta intuì che la soluzione avrebbe potuto venirgli dalla dolce Leslie e che, forse, una diversa posizione avrebbe potuto giovare, per cui… – Leslie! – abbaiò rauco. – Non ti abbandonare, aspetta! -Ma Leslie era come morta e lui, liberatosi dolcemente dall’abbraccio affannoso di Belle, costrinse la bionda a stendersi supina, al fianco di Belle. Rivolse poi la sua attenzione alla donna che amava e, dopo averla baciata sulla bocca, le suggerì di stendersi sul corpo dell’amica in posizione contraria in modo che la bocca di Leslie fosse tra le sue cosce e viceversa. Belle ubbidì quasi in stato di raptus erotico, smaniosa di dare ma soprattutto di ricevere e infatti, non appena assunta quella posizione, la lingua di Leslie, mai sazia dell’amica, riprese vita tra il folto pelo nero e Belle, istintivamente, contraccambiò. Era la prima volta che lo faceva e fu avida, inesperta, divorante nella sua passione.Guardando le due splendide femmine accomunate da un’unica espressione di libidine, Beau impazzì di voglia. Ora doveva penetrare Belle, possederla. Prese posto tra le terga di lei, tremante di desiderio, appoggiando il glande turgido da scoppiare sulla dolce fenditura preda della lingua di Leslie. Come le contese il posto la bionda non cessò di leccare avidamente e la sua lingua lambiva insieme il pene e la vulva dell’amica. Tre desideri si fusero in un solo fiammeggiante scopo che li travolse contemporaneamente. Con un colpo di reni Beau penetrò profondamente la sua donna, lacerandole l’imene; Belle gridò ma non si sottrasse; Leslie si trovò praticamente in bocca i grossi testicoli di Beau e prese a leccarne uno con avidità. Quando Beau si mosse Belle credette di poter riprendere a succhiare Leslie ma immediatamente si arrestò, travolta da un piacere nuovissimo, così forte e sconvolgente che null’altro le consentiva se non abbandonarsi all’onda oceanica dell’orgasmo immenso.Urlò frasi sconnesse, invocando Beau perchè la scopasse più forte, più a fondo, più svelto, perchè lei stava in cima, in cima, e precipitava senza fiato, risaliva di colpo, s’inabissava nuovamente, e non esistevano freni, e volava, volava leggera, si perdeva nello spazio infinito e fluttuava in assenza di ogni peso terreno…..Anche Beau venne subito, in maniera diversa da ogni altra della sua vita, conscio soltanto che la stava inondando della sua linfa e non sentì la punta della lingua di Leslie che gli penetrava libidinosamente l’ano in uno spasimo di voglia.I tre corpi si sciolsero dal laccio amoroso. Beau si tirò fuori da Belle, ancora rigido e capace dopo quel tour de force e Leslie fissò golosamente quel gran tronco di carne ancora superbamente in tiro. Costei, moglie ex fedelissima, donna ex pudica, per anni si era rifiutata di accogliere in bocca il pene maritale ed ora aveva appena terminato di leccare la verga, i coglioni, l’orifizio anale di un maschio che stava pompando un’altra femmina! Lo aveva fatto senza ricavar paga. Si stesero supini sul pavimento, stanchi ma non esauriti, con Beau in mezzo alle due donne ma subito Leslie si inginocchiò accanto al grande pene e lo toccò, lo strinse, misurandone il diametro per lei inusitato, saggiandone la durezza. Lentamente si abbassò a sfiorare con le labbra il glande turgido. Prima di quel giorno il pene non le era mai piaciuto perchè mai le aveva dato piacere ma ora le cose erano cambiate, ora le piaceva eccome! Era il suo complemento carnale, indispensabile come l’aria per respirare! E che buon sapore aveva! Lo succhiò dapprima con devozione, quasi religiosamente, ma un sospiro di Beau le accese la carne e lei provò a divorare il grosso fallo, mordendo e succhiando, inghiottendo quanto possibile dell’asta, avidamente cercando di estrarne il succo del piacere. A un tratto gli occhi appannati di Leslie si trovarono all’altezza di quelli turchini di Belle che s’era rizzata su un gomito ad osservare interessata l’operazione. L’affetto di Leslie ebbe il sopravvento sulla libido e lei, smesso di succhiare, chiese all’amica: – Ne vuoi un poco, cara? – Manovrandolo per il tronco spinse verso l’amica il grande pene rigido e Beau, tra loro, sospirò. – Non voglio che Belle provi a fare qualcosa che non desidera…. – – Pensi che non ti piacerebbe?! – si meravigliò Leslie, dando una lappatina con la lingua alla cappella, trattando il pene come un gigantesco lecca-lecca, – Tesoro, ma è BUONO! -Sulle labbra carnose di Belle apparve un sorriso di infantile golosità e lei, afferrata la grande asta, accostò la bocca al glande. La sua lingua saettò dapprima ad assaggiare, poi, gradito il gusto, imboccò la grossa testa rossa e la succhiò con ingordigia. – Belle, amore! – sospirò quasi subito Beau. – Così mi farai venire! – e subito Belle smise di succhiare. – Oh, no! – protestò. – Non così caro. Mi hai sverginata con l’aiuto di Leslie e, ora che l’hai fatto, voglio che tu mi venga addosso e tra le gambe e che mi pianti in corpo questo tuo enorme affare finchè non godiamo insieme! – – Oh, Belle! Come parli bene! – esclamò Leslie, ammirata. – Dico ciò che penso, – affermò Belle, rossa in volto ma decisa. – Anche se Beau non dovesse accettare la nostra offerta, anche se avesse approfittato delle circostanze per godere di noi, egli tuttavia mi ha reso un servizio enorme facendomi capire che il maschio è indispensabile ad una corretta economia sessuale femminile e riconciliandomi con il genere maschile! – – Verità sacrosante! Le sottoscrivo in pieno, – approvò calorosamente Leslie. – Esse valgono anche per me, che pure non ero vergine. Non tutti i maschi sono eguali e sta a noi scoprire la differenza. – – Posso intervenire nel dibattito, ragazze? – disse Beau. – Sino ad ora si è parlato di sesso e ciò che avete detto mi sta bene. Ma avete dimenticato un fattore fondamentale: l’amore. A questo proposito devo fare una dichiarazione: sono disperatamente innamorato di Belle Knowkassee. Lei è per me l’unica donna al mondo. Ora vorrei sentire la risposta di Belle. -Belle era stupefatta. I grandi occhi turchini fissavano increduli il bel volto maschio di Beau che giaceva rilassato (tranne l’uccello) fra loro due. Che la stesse prendendo in giro? Quella sorta di pirata sessuale si era totalmente impadronito dei suoi sensi ed ora intendeva forse strapazzarla psicologicamente, affermando la totale superiorità del maschio? Voleva forse stravincere? Beau lesse in lei come in un libro aperto e le sorrise. – Sono realmente innamorato di te, Belle. Non ho approfittato delle circostanze. Farò lo sceriffo di Madison, se mi eleggeranno. -Belle inghiottì e scosse la testa bruna. Le lunghe trecce lucide si incontrarono sui seni. – Non ci posso credere, Beau! – esclamò – Non mi prendi in giro, vero? Perchè io ti amo davvero? – – Ripetilo, – ordinò Beau. – Io ti amo!! – dichiarò appassionatamente Belle. – Questo volevo sentire! – esclamò Beau. – Tutto il resto sono balle! – – Oh, cari! – s’intenerì Leslie, rapita da quelle affermazioni. – Non è meraviglioso che vi amiate? – – Leslie, – disse Belle, – io ti voglio bene ma il fatto che Beau ed io ci amiamo credo cambierà le cose tra noi due. Non intendo dividerlo con te. – – Nè io intendo dividere Belle con alcun’altra donna, – confermò Beau. – Dichiaro che le sarò fedele, inoltre. – – Ti segherei in due questo tuo cazzo arrogante, altrimenti, – minacciò Belle. – Naturalmente non dimentico che Leslie ha collaborato, che è la migliore amica mia, che mi piace e, insomma, proporrei un break, almeno per questa sera. Dimodochè, mia cara, se vuoi approfittare della contingenza ti tratterò come l’ospite di riguardo cui si cede il boccone migliore, tanto per intenderci… – – Oh, Belle, cara! – esclamò Leslie, sinceramente commossa. – Sei generosa ed altruista come sempre! – Si sporse attraverso il grosso pennone di Beau ad incontrare il volto felice dell’amica e le due donne suggellarono il patto con un bacio lungo e dolce che coinvolse le loro lingue. Infine Leslie, con gesto rituale, si abbassò ad imboccare il pene di Beau, il boccone migliore, mentre Belle, eccitatissima, osservava l’incavarsi delle guance dell’amica.In quanto a Beau emise un soddisfatto gemito di piacere. Poche ore prima non aveva nulla. Ora temeva di avere troppo. Accarezzò le natiche di Leslie e, valutandone la perfetta rotondità, il pensiero gli corse a Dolan. Lui avrebbe senz’altro meritato quello splendido dono. Poi vide l’espressione di Belle e la sua mano scendere tra le cosce, frugare il pelo alla ricerca del bottoncino spasimante e capì che Belle aveva una voglia pazza di essere al posto di Leslie e soltanto il suo senso dell’amicizia la tratteneva dal far valere i propri diritti. Allora carezzò un poco la testa bionda di Leslie, allisciò la schiena deliziosamente arcuata e le dolci natiche, titillò il buchetto posteriore con un dito malizioso e, quando la sentì fremere, fece la sua proposta. – Leslie, cara, se continui così finirò per goderti in bocca. So che è ciò che vuoi dal momento che nessuno ancora ti ha goduto in bocca ma, in questo caso, non so se riuscirò ad avanzare qualcosa per i diritti di Belle che intende essere scopata per bene. Sono certo che Belle non si opporrà se, in altra occasione, magari per il nostro matrimonio, avrai il mio uccello tutto per te. Per ora ti andrebbe di fare un’altra cosa che ancora non conosci? Nessun maschio ti ha mai leccato la fichina perciò non vorresti affidare il mio cazzo a Belle e venirmi a cavalcioni sulla bocca? -Leslie che aveva smesso di succhiare, guardò Belle che già stava leccandosi le labbra e considerò che aveva tutto da guadagnare nel cambio tanto più che la proposta si proiettava anche nel futuro. In un attimo abbandonò il suo posto e si mise a cavalcioni sulla bocca di Beau mentre Belle imboccava finalmente il sospirato fallo.Immediatamente la lingua di Beau iniziò un lavoro sapiente e gradito, fatto di affondi, di leccate, di veloci passaggi sul clitoride. Si rendeva conto che doveva far godere Leslie (che delizioso sapore aveva la sua figa!) prima che Belle facesse godere lui! Leccò e succhiò intensamente il piccolo clitoride e Leslie iniziò a sudare, a smaniare e a dibattersi ma intanto il suo membro ballava selvaggiamente nell’umida, vorace bocca di Belle. – Aaaah! Io vengo!… Ti godo in bocca!! – urlò finalmente Leslie, premendo come una pazza la vulva sulla bocca di Beau. – Belle, gli godo sulla bocca!!… GODO!!!….. -Stringendo i denti per non godere a sua volta lui lasciò che Leslie, esausta, gli scivolasse di dosso per accasciarsi sul pavimento ma, quando volle scostare Belle, lei resistette con decisione continuando a succhiare come un’invasata. – La tua roba calda! – gli mugolò appassionatamente. – Voglio sentire il sapore prima di inghiottirla tutta! -Con un sospiro rauco Beau si abbandonò e quasi subito venne tra le sue labbra. Finalmente il grande, generoso pene accennò a rilassarsi e Beau stese la donna sul pavimento, la baciò sulla bocca mentre la frugava tra il pelo bagnato, in una dolce carezza. Belle si inarcò come puledra in calore e lui la carezzò finchè venne così, con un grido appassionato. Subito dopo si lasciò andare sfinita, bellissima e deliziosamente oscena nella sua posizione a gambe larghe.Beau avrebbe voluto continuare ma lui stesso riusciva a malapena a rifiatare e l’orologio elettrico sulla parete segnava le venti e trenta: aveva fatto l’amore, ininterrottamente, per due ore e mezzo. Si risovvenne, di colpo, di Frank Scalia, di Rocky, di Sam e, soprattutto di Holly, che aveva lasciato al “Green Air”. Doveva rientrare immediatamente al motel. Si tirò su, indossò l’accappatoio e spiegò a Belle, che lo ascoltava con occhi velati di piacere, che doveva rientrare. Si misero d’accordo per rivedersi l’indomani a mezzogiorno e Beau filò via. Nel corridoio gli parve di udire rumori di passi furtivi giù per le scale. Forse un guardone? Si strinse nelle spalle e scese. Fuori si arrestò di colpo alla vista di un’auto della contea, ferma col motore acceso. In piedi accanto all’auto una sagoma familiare, intenta a confabulare con chi stava all’interno. L’autoradio partì e la sagoma stava avvicinandosi alla Cadillac decappottabile quando Beau riconobbe Morgan che, vedendolo a sua volta, scoppiò in un’allegra risata. – Accidenti capo, sei stato formidabile! Mai visto niente del genere in tutta la mia vita! – – Che cavolo vai dicendo? Si può sapere di cosa parli? – chiese Beau stupito. – Come se tu non lo sapessi, eh? Ah, ah, ah, – si sganasciò Morgan. – Fortunatamente ho filmato tutto a partire dal momento in cui hai cominciato con la biondina sino a quando non le hai lasciate entrambe tramortite, un attimo fa. Per poco non mi facevo sorprendere come un allocco, quando sei uscito. Ho appena fatto in tempo a battermela. Garrison dice che sei stato grande. Gli ho appena consegnato la videocassetta. Visionerà immediatamente il film e allora voglio vedere come reagiranno, le due verginelle. Sei stato davvero in gamba, capo. Adesso le abbiamo in pugno. – – Oh, cristo!! – esclamò Beau lasciandosi cadere sul sedile della Cadillac. Mentre la Caddy filava in direzione del “Green Air” Beau, paludato nell’accappatoio, rimuginava sul terribile guaio in cui l’aveva cacciato la diligenza di Morgan. Quest’ultimo gli aveva spiegato che, mentre passava davanti al municipio, era stato fermato da Garrison il quale aveva visto Beau, in quella strana tenuta, salire agli uffici del Comitato. Secondo Garrison, Beau vi era andato per incastrare Leslie Russell. Non sarebbe stato opportuno filmarli? Morgan era un tecnico e Garrison gli aveva fornito una sofisticata videocamera, indicandogli uno spioncino per l’aerazione attraverso il quale Morgan aveva ripreso lo spettacolo. Non appena uscito dal municipio aveva riconsegnato la videocamera allo sceriffo che lo stava attendendo. Ed ora, rifletteva disperatamente Beau, sarebbe andata in pezzi la sua candidatura a sceriffo, l’onorabilità di Belle, il matrimonio di Leslie!Naturalmente la colpa era soltanto sua. Avrebbe dovuto informare i suoi soci che s’era innamorato di Belle Knowkassee e non aveva nessuna intenzione di comprometterla. Il mortificatissimo Morgan arrestò la Caddy nel parcheggio del motel e scesero entrambi.Nella sala da biliardo trovarono Dolan, Sam e Frank Scalia. Stavano giocando a poker in maniche di camicia e l’aria era densa di fumo. Davanti a Dolan s’era ammucchiata una quantità incredibile di banconote di ogni taglio e Frank Scalia stava sfilandosi dal polso un magnifico Rolex d’oro che Beau riconobbe immediatamente. – Questo vale per lo meno novecento carte, – bofonchiò prima di accorgersi che Beau e Morgan erano entrati nella stanza. – Dunque, vogliamo continuare? -Anche Sam era rimasto a secco e stava togliendo dai polsini della camicia due grossi gemelli d’oro con brillante quando Beau allungò una mano sul tavolo e prese il Rolex. – Questo non è tuo, Frank, – dichiarò freddamente. – Non hai nessun diritto di giocartelo. – – Dunque! – esclamò Frank, seccato. – E tu da dove spunti? Hai riflettuto sulla mia proposta? – – Niente da fare Frank. Senza rancore. – – Oh, dunque! Perchè no? Ho bisogno di te, Beau. Dunque? – – La risposta è sempre no. – – Potrei estendere l’offerta ai tuoi ragazzi. Soprattutto alla bionda. Come si chiama Holly? E’ spettacolosa. Dunque? – – Ho detto NO! – esclamò Beau spazientito. – A proposito, Dolan, dov’e Holly? Ho bisogno di tutti voi. Ho da fare una dichiarazione importante. – – Holly sta facendo due chiacchiere con l’amico Rocky di Chicago, – spiegò Dolan. – Rocky ha perso tutto e Holly lo sta consolando. Di che dichiarazione si tratta, capo? – – Una cosa importante, – replicò Beau, asciutto. – Andrò a chiamare Holly e Rocky. -Uscì dalla stanza satura di fumo e andò a bussare alla porta della camera di Holly. Poichè nessuno rispondeva entrò senz’altro. Sul letto, Holly stava furiosamente cavalcando il grosso Rocky, steso supino sul letto. Erano completamente nudi, tranne che per gli orribili calzini gialli di Rocky che stava grugnendo di piacere mentre le grosse mani, artigliate come pale meccaniche, affondavano nelle natiche candide di Holly. Beau era troppo educato per interromperli proprio in quel momento, perciò sedette in una poltroncina, frugò nella giacca di Rocky e ne trasse sigarette e accenditore. Scoprì che l’accenditore d’oro era quello che gli aveva sequestrato Frank Scalia a suo tempo e, dopo aver acceso una sigaretta, se lo cacciò nella tasca dell’accappatoio. A giudicare dai gemiti di Holly non avrebbe avuto nemmeno il tempo di terminare la sigaretta. Lei stava per venire ed anche Rocky teneva duro per un pelo. Da quanto poteva vedere, mentre lei si sollevava sul membro che la impalava, Rocky aveva un cazzo ben strano, grosso, nodoso come una radice d’albero ed altrettanto contorto. Tuttavia non sembrava che quella particolarità disturbasse Holly… – Porco!! – singhiozzò ad un tratto Holly, dimenandosi come un’ossessa. – Porco, stai godendo!… Aspetta!… Anch’io! Oh godo!… Godo!… Vengo!!… VENGO!!!… -Si agitò furiosamente nell’orgasmo prima di abbattersi sul gran petto peloso di Rocky, ancora impalata da lui. Beau vide la cascata di capelli biondi percorsa da un ultimo brivido che li increspò leggermente, come una folata di vento sul lago e attese ancora un minuto prima di alzarsi e battere un colpetto sulla spalla nuda di lei… – ….. e così stanno le cose, ragazzi, – concluse Beau. – Naturalmente non potrò biasimarvi se mi darete del venduto e non mi difenderò se Dolan e Morgan volessero prendermi a pugni ma la mia decisione è irrevocabile. – – Oh, accidenti! – esclamò Holly. – E’ pazzesco, caro, ma io sono completamente d’accordo con te! L’amore è una cosa meravigliosa! – – Un bacillo, vorrai dire, – la corresse Dolan. – Avrei giurato che ne eri immune , Beau – – Invece, no – chiarì l’interpellato. – Dunque! – esclamò Frank Scalia, scontento. – Per me è pazzo, – dichiarò Sam. – Chiudi il becco, tu! – digrignò Morgan. – Per me va tutto okay, capo, tranne che per una cosa: non me la sento di appiccicarmi una stella al bavero. Scusa, ma è più forte di me. – – Questo si chiama ragionare, – dichiarò Rocky. – Io credo che seguirò Morgan a New York, se lui vorrà tornarci, – disse Holly. – In fondo là ci siamo trovati bene. – – Dunque! Per me siete tutti matti! – esclamò Frank Scalia, profondamente disgustato. – Io resterò con Beau, – disse Dolan, senza far caso a Scalia. – Non me la sento di tornare a vivere in quella topaia del “Bellevue”. A parte il sedere di Ginger, naturalmente. – – Il sedere di Ginger non regge minimamente il confronto con quello di Leslie Russell, – lo informò Beau. – Senza contare che quello di Leslie è ancora vergine. – – Allora è cosa fatta, – concluse Dolan, fregandosi le mani. La Caddy entrò nel parcheggio del “Seventh Sky” a mezzogiorno in punto e Beau e Dolan, elegantissimi, entrarono nel ristorante. Alla cassa Prudence Taylor si esibì nel suo sorriso da alligatore mentre li informava che le signore li attendevano nella saletta riservata.Leslie indossava un elegante abito da mattina e Belle la solita blusa indiana e i pantaloni di pelle frangiata. Beau le ringraziò per aver accettato l’invito a colazione e spiegò che aveva telefonato la mattina, perchè dovevano parlare di cose urgenti. – Io e Dolan resteremo a Madison, – disse mentre sedevano e Leslie arrossiva un poco sotto gli occhi intenti di Dolan, – ma ieri sera è accaduto qualcosa che potrebbe mandare all’aria i nostri piani… -In poche parole, senza menzionare la parte avuta da Morgan, spiegò che lo sceriffo era riuscito a filmare il loro incontro della sera precedente e che il film, in mano a lui, sarebbe stato una potente arma di ricatto. – E’ inutile che tu me lo dica! – fu la costernata reazione di Belle. – Mio Dio! – esclamò a sua volta Leslie, coprendosi con le mani il volto in fiamme. – Mio Dio, che vergogna! – – Non è possibile agguantare quel porco e togliergli la videocassetta? – chiese Belle. – Ne avrà fatto certamente due copie, – obiettò Beau. – Non è il tipo che si lascia cogliere alla sprovvista. – – Oh, povera Leslie! – esclamò Belle, abbracciando preoccupata la sua amica. – Ora Gordon potrà chiedere il divorzio! – – Non è il divorzio che mi preoccupa! – esclamò appassionatamente Leslie. – Non mi importerebbe nulla del divorzio! Ma che ne sarà della mia reputazione? Immagino già gli scherni feroci delle signore del Comitato! Oh, mio Dio, che vergogna! – – Le signore del Comitato non sono in posizione tale da poter scagliare la prima pietra, tesoro, – la confortò Belle. – Tutte, nessuna esclusa, hanno fatto le corna al marito. Invece mi preoccupo per il divorzio. Gordon è un bastardo ed approfitterà di quel film per negarti gli alimenti! – – Possibile che un uomo sia talmente idiota da voler divorziare da una donna come Leslie Russell? – si chiese ad alta voce Dolan e Leslie, incontrando i suoi occhi, arrossì maggiormente e tornò a rifugiarsi tra le braccia di Belle. – Beau, devi fare qualcosa! – esclamò Belle ed i suoi occhi mandarono fieri lampi turchini. – Io avrei un’idea, – disse Dolan, che non riusciva a staccare gli occhi da Leslie. – Buona? – chiese Beau. – Holly, – spiegò Dolan. – Soltanto lei può aiutarci a recuperare quel film. -Stava per aggiungere qualcosa quando entrò il cameriere con gli aperitivi, seguito dal maitre che spingeva il carrello con il pranzo. Fecero una pausa per gli aperitivi e Belle congedò il maitre, assicurandogli che si sarebbero serviti da soli. – Chi è questa Holly e come può aiutarci? – chiese quando il maitre si fu ritirato. – Holly è una nostra buona amica, – spiegò Dolan, – e lo sceriffo Garrison sbava per lei. Sono certo che Holly non avrà difficoltà a farsi concedere un appuntamento. Il resto lo farà Morgan. Che ne dici Beau? – – Che mi pare un’idea splendida! – si entusiasmò Beau. – Sei in gamba, Dolan! – – Sono un genio, – ammise modestamente Dolan. – Oh, signor Dolan! – esclamò Leslie. – Io… io non saprei come ringraziarla… – s’interruppe di fronte allo sguardo eloquente di Dolan e arrossì furiosamente. – A questo proposito, – intervenne Beau, alzandosi, – c’è un particolare che resta da definire: il mio amico Dolan si accontenterà del modesto stipendio da vicesceriffo ma non mi pare giusto che io abbia potuto approfittare della… della, oh, accidenti, come l’avete chiamata? – – Extrema ratio? – suggerì Leslie, più che mai rossa in volto. – Giusto quella! – sbuffò Beau. – Ma perchè mai chiamarla con quel nome buffo, dico io? Comunque, credo proprio che Dolan abbia diritto. Ti spiace alzarti, Leslie cara? Vorrei mostrare qualcosa al mio amico. -Beau aggirò la tavola mentre anche Dolan si alzava interessatissimo. – Non ti dispiace mica, tesoro? – chiese Belle premurosamente a Leslie. – Oh, Belle! Il signor Dolan è stato così gentile, con noi! – osservò Leslie, deliziosamente rossa in volto e non si oppose quando Beau la fece voltare e le sollevò l’abito sino alle reni. Apparve il suo delizioso sedere e Dolan accennò a un muto fischio di ammirazione mentre il lungo pene gli tendeva immediatamente la stoffa dei pantaloni. – Belle vuoi abbassare i collants di Leslie? – chiese Beau e, mentre anche il suo membro inturgidiva, approfittò della situazione per palpare i seni di Leslie, sopra l’abito. Belle non si fece pregare ed abbassò sino alle caviglie i collants dell’amica che non portava mutandine. Beau costrinse Leslie a chinarsi in avanti e Dolan ebbe tutto il modo di ammirare la perfezione delle rotondità posteriori di lei. In realtà non aveva mai visto un sedere così bello (se si eccettua quello di Holly), così perfetto nelle sue proporzioni emisferiche, così squisito nella levigatezza della pelle, così eccitante nel tondo preciso del buchetto stretto e palpitante, deliziosamente rosa. Arrapato al massimo quasi si soffocò nell’esclamare raucamente: – Non sembra neanche vero! – – Può toccarlo? – chiese Beau a Leslie. – Oh, si, certamente! – esclamò immediatamente lei, e però, subito accorgendosi dell’eccessivo entusiasmo che non si addiceva ad una morigerata presidentessa del Comitato, si affrettò a precisare, un poco untuosamente. – Naturalmente, nell’interesse sociale di Madison. Altrimenti il signor Dolan rifiuterebbe l’incarico. Non è così, signor Dolan? – – Può ben dirlo, mia cara! – affermò Dolan, con decisione. – Non lo accetterei giammai, altrimenti, per tutto l’oro del mondo! -Si fece avanti e, con un rauco sospiro da intenditore, accarezzò a piene mani il delizioso culetto di Leslie che si morse le labbra per la vergogna. Dolan accarezzò, palpò, strinse golosamente, tentò col polpastrello del medio l’ermetico, voluttuoso buchetto e stavolta Leslie non potè trattenere un gemito di fastidio mal represso. Allora Dolan s’inginocchiò a baciare il piccolo buco renitente. Lo titillò con la lingua e scese un po’ più in basso ad assaporare il pelo soffice e biondo, strappando stavolta un gemito di piacere a Leslie. Incoraggiato, si rialzò e Belle, sgranando gli occhioni turchini, lo vide estrarre il lungo membro rigido e costringere Leslie a voltarsi verso il tavolo. La fece appoggiare coi gomiti sul ripiano e prese a frugarle il boschetto biondo con il glande, in un breve approccio carezzevole. Un attimo dopo Belle sussultò perchè Dolan, di colpo, aveva affondato tutto il pene nella bionda vulva dell’amica. Col volto infiammato contro la tovaglia Leslie, sentendosi premere alla bocca dell’utero, si morse le labbra e lanciò un grido di dolore, ma come Dolan prese a pomparla, si riebbe e cominciò a sospirare di piacere. – Oh!… Ooooh!… Oh, Caro!! – esclamò appassionatamente.Con un sogghigno Beau afferrò allora Belle e, mostrandole il grosso membro impennato che aveva tratto dai calzoni, le propose, con amorosa oscenità: – Non ne vorresti un poco, prima che ci mettiamo a tavola? – – Oh, caro! – si estasiò lei alla vista del grande fallo durissimo. – Pensare che soltanto ieri avevo paura di lui! Posso succhiarlo? – – Certo che puoi, – acconsentì Beau, compiacente e subito Belle fu in ginocchio a baciare appassionatamente la verga palpitante che leccò per tutta la lunghezza, seguendo la grande vena turgida, prima di imboccare il glande, violaceo per la pressione enorme. Beau le afferrò il capo e, con voce carica di passione, la incitò. – Succhia, tesoro mio! -Si abbandonò rapito al piacere avvolgente della sua lingua, gli occhi fissi a Dolan che stava sempre pompando Leslie da dietro e la stava portando all’orgasmo, facendola straparlare. – Aaaaaah!…. Come godo!!… – stava lamentandosi Leslie. – Mmmmmmh!… Aaaaaah!!… Sento che vengo!… OOOH!… VENGOOOO!!!… -Coinvolta emotivamente da quelle grida Belle smise di succhiare per incoraggiare l’amica. – Godi, tesoro! – la incitò. – Godi tanto! -Folgorata dall’orgasmo Leslie si abbattè come morta sulla tavola ed i capelli biondocenere si allargarono sulla tovaglia candida. Ma Dolan non aveva terminato con lei. Sbigottita, Belle lo osservò estrarre il suo lungo arnese gocciolante ed appuntarlo dritto contro il buchetto che ancora palpitava di residui spasmi passionali. Spada di carne in fiore di carne, le venne da pensare, un po’ preoccupata per la verginità posteriore dell’amica che stava per essere deflorata analmente, mentre Dolan, con le mani, allargava al massimo le splendide natiche di Leslie. E pensare che la sua dolce amica era stata, fino a poche ore prima, la sposa più casta di Madison mentre lei stessa era ancora vergine! Ora, invece, Leslie usava parole da trivio e lei se ne stava in ginocchio a succhiare un cazzo grosso come un tronco d’albero giovane!La deflorazione del culetto di Leslie non fù del tutto indolore, l’affondo di Dolan fu rapido e imperioso e Leslie urlò, arcuandosi di scatto, sentendosi straziare, ma già Dolan dava un altro violento colpo, immergendosi fino ai testicoli nel retto vergine di lei e non risparmiandole un solo centimetro della sua lunghezza, e quindi iniziò a pomparla furiosamente. Beau, osservando la sua espressione, capì che era stravolto dal piacere e che sarebbe venuto presto ma Belle, preoccupata per l’amica, balzò in piedi e corse ad appoggiarsi al tavolo accanto a Leslie che la fissò con i grandi occhi celesti offuscati dalle lacrime mentre gemeva e si torceva come un’anguilla in preda agli spasmi dolorosi della sodomizzazione. – Oh, Belle! – rantolò Leslie, allungando una mano a stringere forte quella dell’amica. – Belle! Questo porco me lo ha infilato nel sedere!! – – Ti fa tanto male, tesoro? – si preoccupò Belle. – Aaaah!… Mi brucia!!… Mi brucia da morire!!… ma… ma mi piace anche… comincia a piacermi!!… -A Belle sembrava incredibile che Leslie potesse godere di una cosa simile, ma l’evidenza era sotto i suoi occhi, mentre Dolan continuava a stantuffarla veloce e le dava grandi colpi che la scrollavano tutta ed era altresì evidente che anche lui stava godendo, il pene piantato sino al fondo del retto di Leslie come lungo chiodo di carne…Soltanto Beau, in quel momemto, avvertì l’improvviso trambusto al di là della porta. Stava muovendo un passo in quella direzione quando la porta si spalancò improvvisamente e nella saletta irruppe Gordon Russell.Prima che i due camerieri, che avevano invano tentato di trattenerlo, potessero sbirciare all’interno della saletta Gordon chiuse la porta e si guardò bellicosamente intorno. La persona a lui più vicina era Beau, anzi il glande del pene di Beau e gli occhi di Russell ebbero un barlume d’intelligenza, come se lo riconoscesse. – Ancora lui! – esclamò infatti. – Bene, finalmente lo vedo dal vivo… – – Questa saletta è riservata, – ammonì un po’ illogicamente Beau, ma già gli occhi di Russell erano passati altrove ed ora stava osservando il sedere della moglie, ancora bocconi sulla tavola con Dolan che la teneva sempre impalata. – Un nuovo attore, eh? – commentò Russell, sogghignando. – Nel film che Garrison mi ha appena fatto vedere lei non c’era, amico? -Leslie fissava il marito a bocca aperta, incapace di alzarsi, impalata com’era e sopraffatta dall’orrore. Una ciocca biondocenere le ricadde misericordiosamente sugli occhi sbarrati e lei restò immobile in attesa del giudizio universale. – Caro, – disse Belle a Beau. – Forse è meglio che tu rinfoderi il tuo affare. Non serve alla discussione. -Beau ubbidì e anche Dolan, benchè riluttante, si tirò fuori da Leslie. – Bene, – disse Russell, – io sono una persona ragionevole, perciò parleremo tranquillamente. Che ne dite? -Tutti annuirono, sollevati. Leslie si riassettò l’abito, il sedere le bruciava maledettamente ora, e si rifugiò tra le braccia protettrici di Belle. – Potremmo sederci, – propose allora Russell. – Cosa c’è nel carrello? – – Antipasto di polpa di granchi, pollo alla Maryland e torta di mele, – lo informò Belle. – Il vino è Chateauneuf du Pape. – – Il pollo alla Maryland sarà freddo, – osservò Russell, dubbioso. – Non credo, – replicò Belle, togliendo il coperchio del portavivande dal quale si sprigionò un profumo delizioso. – Tutte queste emozioni mi hanno messo una gran fame, – dichiarò Russell, lanciando uno sguardo di rimprovero a Leslie che si lasciò sfuggire una smorfia di dolore sedendosi. Sedette anche lui a tavola e spiegò il tovagliolo con gesto impaziente.Belle si incaricò di servire il granchio mentre gli altri seguivano l’esempio dell’ospite inatteso. – Sarà meglio cominciare dal principio, – disse Russell, con la bocca piena di polpa di granchio. – Stamane mi ha telefonato Garrison, dicendomi che doveva parlarmi d’urgenza, nel mio interesse. Nel suo ufficio mi ha fatto vedere il film e faceva commenti scurrili sulle protagoniste. Infine, a proiezione terminata, mi ha fatto la sua proposta: la videocassetta in cambio di duecentomila dollari, delle dimissioni di Belle e di Leslie dal Comitato Femminile e della mia rinuncia a sostenere la candidatura di Sid Morton. Scusa, Belle, potrei avere ancora un po’ di granchio? -Belle si affrettò a servirlo e lui, dopo aver gustato un boccone, proseguì. – A sentire Garrison era una proposta ottima anche finanziariamente perchè avrei potuto divorziare da Leslie senza darle un cent per gli alimenti. – – Non faresti mai un’azione così meschina, vero, Gordon? – intervenne Belle, ansiosamente. – La farei senz’altro, se mi convenisse, – dichiarò Russell senza battere ciglio. – Ma non mi conviene. Ho spiegato alcune cosette a quel buffone in uniforme della Contea e, alla fine, gli ho detto che poteva tenersi il film per farcisi una sega, ogni tanto. – – Bravo! – approvò Dolan e Leslie arrossì all’idea che quel porco dello sceriffo potesse menarsi l’uccello guardando lei che faceva certe cose… – Quali cosette gli ha spiegato? – chiese Beau, pratico. – Vogliamo provare quel pollo alla Maryland? – propose Russell e mentre Belle gli serviva il pollo, Beau si affrettò a versare il vino nei calici. Russell assaggiò un boccone, bevve un sorso di vino e si mostrò soddisfatto. – Il pollo alla Maryland è sempre stato la mia passione, – spiegò. – A che punto eravamo rimasti? – – Al tuo discorsetto allo sceriffo, – gli ricordò Belle. – Ah, già, – disse Russell, sorridendo al ricordo. – Gli ho spiegato che il film non mi interessava e che poteva adoperarlo tranquillamente per i suoi scopi, se credeva. Leslie, conosci Eleanor Gaynor, vero? – – La popputa che viene a ritirare la biancheria sporca? – chiese Leslie. – Proprio lei, – ammise Russell, con la bocca piena. – Non soltanto ha belle poppe abbondanti ma fa anche dei pompini meravigliosi, mia cara! Quei pompini che a me piacciono tanto e che tu ti sei sempre rifiutata di farmi, gettando ombre paurose sulla nostra vita sessuale! Già da tempo accarezzavo l’idea di divorziare da te per sposare Eleanor. – – Sei un porco! – lo accusò Leslie, indignata. – Senti chi parla! – controbbattè Russell. – Comunque la mia intenzione di divorziare esisteva già prima di vedere quel film. Se tu sei d’accordo e non pianti grane darò a te i duecentomila che pretendeva Garrison. Che ne dici? – – E alla mia reputazione non ci pensi? – si agitò Leslie. – Tu non ci hai pensato quando ti facevi scopare da Beau e leccavi la figa a Belle, – replicò Russell non senza logica. – No, mia cara, io ti darò i duecentomila e alla tua reputazione dovrai pensarci da sola. Prendere o lasciare. – – Ti conviene prendere, cara, – intervenne Dolan, pratico. – Al film penseremo noi, con l’aiuto di Holly. – – Che cos’altro ha detto a Garrison? – volle sapere Beau. – Gli ho detto chiaro e tondo che lei si presenterà alle elezioni per la carica di sceriffo e che io concorrerò per l’elezione a sindaco. Naturalmente se voi gli toglierete il film, altrimenti è chiaro che non se ne fa nulla. – – Accidenti! – imprecò Beau. – Non doveva dirglielo, Russell! Adesso Garrison starà in guardia! Sarà quasi impossibile portargli via il film! – – Spiacente di dover ripetere, – replicò Russell con la bocca piena di pollo, – che a me non importa un fico di quella pellicola. Se lei riesce a riprendersela io ed i miei amici appoggeremo la sua candidatura altrimenti appoggeremo quella di Sid. L’avverto anche che dovrà muoversi alla svelta perchè Garrison convocherà per domani chiunque, uomo o donna, conti qualcosa a Madison e farà loro vedere il film. Sono stato chiaro? – – Sei un porco, Gordon! – esclamò Belle, risentita. – Se potessi mi riprenderei il pollo che hai mangiato! -Ma Beau, riflettendo sulla situazione, capì che si trovava tra due fuochi e, d’altronde, la posizione di Russell era ineccepibile. – Non ci resta che togliere quel film a Garrison, – ammise cupamente. – E allora glielo toglieremo, – dichiarò Dolan, risoluto. – Ho trovato il più bel sedere del mondo, il sedere capolavoro e non ho intenzione di perderlo per un dannato film. Non preoccuparti, Leslie. – – Oh, caro! – arrossì Leslie. Sono certa che ci riuscirai! – – Molto bene, – concluse Russell, alzandosi. – Non mi piace la torta di mele e quindi posso andarmene. I duecentomila restano a disposizione di Leslie, non appena avrete deciso. Okay? -Gli altri annuirono e lui, soddisfatto, si permise un piccolo rutto mentre si avviava alla porta. Holly arrestò la Caddy decappottabile nel punto più oscuro del parcheggio municipale, scese, chiuse a chiave la portiera ed accarezzò affettuosamente il cofano lucente dell’auto. Era proprio una bella macchina, anche Marilyn Monroe ne aveva posseduta una simile. Inguainata nel suo famoso abito di lustrini che le aderiva al corpo come una seconda pelle, occhieggiò una finestra illuminata al terzo piano, l’unica data l’ora tarda, e si avviò alla porta principale. La trovò aperta, prese l’ascensore e salì al terzo piano.Sulla soglia di un ufficio si stagliava, imponente, la sagoma dello sceriffo Garrison. Stivali e speroni luccicavano e il calcio d’avorio del grande revolver spuntava dalla fondinaHolly ancheggiò verso di lui e Garrison sa fece da parte per farla entrare nell’ufficio, chiudendo poi a chiave la porta. – Lieto di vederla, cara, – la salutò ma gli occhi erano duri e sospettosi. – Non è stata molto esplicita al telefono circa il motivo della sua visita… – – Siamo soli? – gli chiese lei, guardandosi intorno. – Si tratta di una cosa delicata. I miei amici non sanno che sono venuta qui… – – Non lo sanno? – chiese Garrison corrugando le folte sopracciglia. – Non lo sanno, – confermò Holly, fingendosi estremamente preoccupata. Lo sceriffo considerò attentamente l’espressione del suo volto, poi gli occhi duri scivolarono sul seno, sulle bellissime gambe di Holly ma l’espressione sospettosa non scomparve. Indicò una poltrona a Holly che sedette accavallando le gambe in modo che Garrison potesse lustrarsi gli occhi e prender nota che portava mutandine e giarrettiere del medesimo pizzo nero. Sperò che Garrison avesse avuto il tempo di notare anche il pelo biondo che le minuscole mutandine non occultavano completamente. Negli occhi dello sceriffo lesse una reazione che la incoraggiò. Garrison restò tuttavia in piedi, piantato di fronte a lei, a gambe larghe, immagine poderosa del maschio, anzi dell’uomo marziale, come preferiva lui. Piantò i pollici nel cinturone di cuoio che gli segava in due la trippa, in attesa che Holly parlasse. – Non so come cominciare… – balbettò Holly, fingendo smarrimento e, per prendere tempo, disaccavallò le gambe e tornò a riaccavallarle, il tutto lentamente. Stavolta gli occhi dello sceriffo mostrarono un chiaro interesse, seppure ancora misto a sospetto. Con la coda dell’occhio Holly notò un videoregistratore piazzato sulla scrivania. Un televisore portatile da 20 pollici era collegato al videoregistratore. Fece in modo che l’orlo dell’abito a lustrini le scivolasse un poco sulle cosce e finse di non essersene accorta. Gli occhi di Garrison luccicarono. – Non so se ho fatto bene a venire, signor Garrison, – osservò Holly, torcendosi le mani. – Se loro lo sapessero… – – Ormai è qui, – disse Garrison, piuttosto rudemente, – e tanto vale che mi dica la ragione per la quale è venuta. – – Non è facile, – replicò Holly, assumendo un’espressione tormentata. – Oh, accidenti, non è facile! Loro sono stati buoni con me, è vero, ma adesso ho paura e non so a chi rivolgermi per essere protetta… -Si coperse il volto con le mani e lasciò che l’abito le scivolasse sulle cosce sino a scoprire l’aggancio delle giarrettiere di pizzo. Gli occhi di Garrison si fecero torbidi. Il serpente annidato nelle sue mutande emise una stilla, snodandosi pigramente. – Non ha un goccio di roba forte, accidenti!? – chiese Holly che, di tra le dita affusolate, aveva spiato la sua espressione. – Ho bisogno di farmi coraggio, John… -Garrison sfilò i pollici dal cinturone e andò ad aprire uno stipo dal quale trasse una bottiglia di whisky e due bicchieri. – Animo, – disse tornando verso Holly. – Berremo un goccio, pupa, poi mi racconterai cosa ti porta qui. -Versò due dosi robuste e porse il bicchiere a Holly. Bevvero. Holly ne aveva realmente bisogno. Stava giocando una partita importante. C’erano di mezzo l’appartamento di New York, la sua vita con Morgan, una vita che, lo aveva scoperto soltanto quando era stata chiamata a scegliere, le piaceva più di quanto avesse mai supposto quando aveva supplicato Beau di portarla via con loro. Un po’ di soldi e la Cadillac color crema completavano il quadro che lei s’era fatto dell’indipendenza di una signora. Perciò doveva riuscire. L’espressione degli occhi di Garrison, incollati alle sue cosce, le infuse fiducia. Il liquore la confortò. Parlò esitando ad arte, gli occhi fissi su quanto del whisky restava nel bicchiere. – Beau, Morgan e Dolan vogliono fare i furbi, – annunciò sottovoce. – Beau si è accordato con il Comitato e presenterà la sua candidatura a sceriffo, alle elezioni. Credo che abbia preso una sbandata per quell’indiana… -L’ultima frase provocò un lampo di furba comprensione negli occhi di Garrison. Posò il bicchiere e appoggiò una mano su una coscia du Holly, al di sopra delle giarrettiere. – Tu, da che parte stai? – chiese. – Io… io ho semplicemente paura, John! – esclamò lei. – Sono soltanto una povera ragazza disorientata… – – Hai fatto bene a venire da me, – sogghignò Garrison. – Sapevo già tutto, sai? Ed ho preparato una bella trappola per i tuoi amici… – – Oh, John, non te la prenderai anche con me, vero? – supplicò Holly, appendendosi al collo di lui. Garrison la baciò, insinuandole in bocca la grossa lingua, rasposa come quella di un vitello. Adesso il pene era quasi duro e doveva essere di grandezza discreta a giudicare dal rigonfio che alterava i calzoni attillati. La tirò in piedi e se la spiaccicò contro. Holly emise un piccolo grido allarmato quando la fibbia del cinturone e il calcio della rivoltella minacciarono di incrinarle un paio di costole. Garrison era partito in quarta e non esitò a liberarsi del cinturone che gettò sulla scrivania accanto al videoregistratore. – A cosa serve quell’aggeggio? – chiese Holly. – Qualcosa che ci divertirà, tesoro, – sogghignò Garrison. – Togliti quell’abito a specchietti, intanto! – – Oh, John, mi vergogno! – protestò Holly, sforzandosi di arrossire ma quando vide che Garrison si avvicinava al videoregistratore e cominciava ad armeggiare con esso, non esitò a sfilarsi l’abito dalla testa. Restò in mutandine e reggicalze, col pelo biondo che debordava impudicamente dal triangolino di pizzo, le mammelle nude, candide e provocanti, come coppe di crema con le fragoline in cima. Garrison la trovò deliziosamente oscena e per poco non provocò un corto circuito tentando di inserire nella presa di corrente una matita biro invece della spina. Pudicamente Holly si voltò, offrendogli l’occasione per ammirare due chiappe splendide, a malapena coperte dalle mutandine di pizzo. In qualche modo Garrison riuscì a mettere in moto il videoregistratore, spense la luce e si portò accanto a Holly. – Ora assisteremo a qualcosa di interessante, – ghignò abbassandosi i calzoni sulle ginocchia. – Guarderemo e… saremo attivi allo stesso tempo. Ti piacerà, vedrai… -Mentre il nastro scorreva, sul video comparvero in grigio azzurro cifre e lettere e intanto Garrison s’era colmato le mani delle sode mammelle di Holly e le andava rudemente strapazzando, tipo valoroso cow-boy. Proprio allora una voce metallica prese a gracchiare da qualche parte della stanza, sorprendendo Holly. Non si trattava del sonoro del film perchè Garrison, con una bestemmia, abbandonò Holly per portarsi accanto alla scrivania e lei realizzò che la voce metallica era quella di un poliziotto che si metteva in comunicazione con lo sceriffo attraverso la radio di bordo. Lentamente infilò la mano nella borsetta posata sulla poltrona ed attivò un miniregistratore, non più grande di un pacchetto di sigarette… – … dice di chiamarsi Blissett, capo. Afferma che siete amiconi. Lui e la ragazza stavano scopando sul sedile posteriore dell’auto di lei. – – Lascialo andare, – abbaiò Garrison, scocciato. – Com’è la ragazza? – – Uno splendore! – rispose il poliziotto e la voce metallica risuonò entusiasta. – Nome e indirizzo di lei, – sbuffò Garrison. – Poi lasciali andare. – – Mi faccio dare anche il numero telefonico della ragazza? – insistè il poliziotto. – Se la cosa dovesse avere un seguito mi piacerebbe darle una seconda occhiata, capo! – – Te la farai anche tu, come al solito, se non appartiene ad una famiglia che possa darci grane. Passo e chiudo, – concluse Garrison.Con un’imprecazione soffocata agguantò la ricetrasmittente e, procedendo in modo buffo per non inciampare sui fili, impedito dai calzoni che gli inceppavano le ginocchia, tornò alla poltrona dove stava Holly e posò l’apparecchio per terra, col microfono a portata di mano. In altre circostanze Holly avrebbe faticato a non ridere ma, ora, la sua attenzione fu interamente catturata dallo schermo del tv portatile dove Beau appariva in accappatoio, un enorme uccello ritto e minaccioso, come puntato contro un punto per il momento invisibile. Il cazzo di Beau! Cosa avrebbe dato per essere con lui, in questo istante! Si sentì pregna di desiderio, mentre i capezzoli si irrigidivano e le sue parti intime si inumidivano.Al suo fianco, con la coda dell’occhio, realizzò contemporaneamente l’esistenza di qualcosa che assomigliava al tubo di un aspirapolvere nel momento in cui si innesta la corrente. Il qualcosa ondeggiava pigramente, come in attesa che l’energia arrivasse a sufficienza. Le mani dello sceriffo l’afferrarono, trattandolo come un incantatore di serpenti che aiuti il boa a snidarsi dal cesto. – Pupa, che ne diresti di assaggiarne un poco? – domandò raucamente Garrison. – Oh, caro! Che accidenti di coso hai! – esclamò Holly, in tono ammirato. – Grosso, eh? – commentò orgogliosamente Garrison. – Immenso, caro! – esclamò Honey, abbassando la testa bionda all’incontro con il grosso serpe. Il membro di Morgan le era sempre parso gran cosa ma questo era grosso due volte tanto!Sullo schermo adesso apparivano Leslie, addossata alla scrivania, e Beau, che le andava incontro. Holly succhiò la testa del grosso uccello di Garrison che, proprio come serpente al sapor del latte, diede un discreto scossone nella bocca di lei, indurendosi un po’ di più. Sullo schermo il cazzo di Beau, simile a un grosso tronco, stava facendosi strada tra le cosce di Leslie. – Mmmmmmh! – mugolò Holly, sentendosi partecipe e succhiò con maggior convinzione il grosso fungo di Garrison che rispose irrigidendosi maggiormente. – Cazzo, se sai succhiare, piccola! – grugnì lui. – Continua! Continua così! -Holly continuò, l’occhio al televisore dove Beau, abbassati i collants di Leslie, si metteva in posizione tra le sue cosce. – Adesso fottono, – l’avvertì raucamente Garrison. – Succhia ancora un poco, tesoro! Soltanto un poco… -In realtà il membro dello sceriffo andava assumendo, sotto la carezza della lingua e delle labbra di Holly, proporzioni sempre più ragguardevoli e non v’era dubbio che sarebbe stato in grado, tra poco, di renderle tutto il debito con gli interessi. Dal canto suo Holly non fingeva più: il cazzo val bene il regno femminile e lei se lo sarebbe goduto sino in fondo tanto più che la scena filmata accresceva la sua eccitazione. Infatti Beau aveva steso Leslie sul ripiano della scrivania e la stava traforando con un cazzo che pareva una lucida sbarra d’acciaio. Il membro di Garrison ingrossò ulteriormente e indurì ancora nella bocca di Holly e lui si sottrasse. – Basta! Non voglio goderti in bocca! -La fece alzare e, toltole gli slip, prese il suo posto in poltrona e la costrinse a sedersi a cavalcioni, il volto allo schermo del televisore e le cosce aperte a ricevere il serpentone indurito al massimo. – Oh, accidenti, mi sventrerai con quell’affare enorme! – si lamentò preoccupata Holly che era combattuta fra la voglia di impalarsi e la paura di probabili lacerazioni alla sua micetta.Una volta catturata con le grandi labbra la grossa testa, cominciò a lasciarsi andare gemendo di libidine e mordendosi le labbra per la dilatazione dolorosa delle sue mucose interne. Alla fine, con le lacrime agli occhi, si impalò completamente con un singulto di piacere. Sullo schermo Beau continuava a pompare Leslie, riversa sulla scrivania. – Ehi, capo! E’ in ascolto? Qui auto sette quindici! – annunciò una voce metallica dal pavimento. – Abbiamo agguantato un tale che aveva appena scassinato un negozio di liquori in Dolphin street. Dice che è meglio che parliamo con lei, prima di portarlo dentro. Passo. – – Mmmmmmh!… Aaaaaah!… – si lamentò Holly nel microfono. – Oooooh!!! – grugnì a sua volta Garrison, assestandosi nella vagina di lei sino ai coglioni. – Come si chiama, il tizio? – – Klammer, ripeto Klammer, – rispose la voce metallica. – Non si sente bene, sceriffo? – – Aaaah!! – digrignò Garrison, attanagliando con le sue manone la vita di Holly che gli si dimenava sul cazzo. – Klammer, hai detto? Grande e grosso, sui quaranta? – – Sembra lui, – ammise la voce del poliziotto, dal pavimento. – Oooh! Come chiavi bene! – grugnì Garrison, abbrancando le mammelle di Holly. – Lascia andare quell’uomo, stronzo! – – Capo… ma sta parlando con me? – chiese il poliziotto interdetto. – Si, con te! – urlò Garrison furibondo. – Quel tale rappresenta il quattro per cento dei tuoi extra sottobanco, idiota! – – Chiedo scusa, capo! – gracchiò il poliziotto. – Passo e chiudo! -Sul piccolo schermo del portatile Beau aveva terminato di scopare Leslie ed ora si dirigeva, nudo e con l’uccello sempre in resta, dritto contro l’obiettivo. Holly si dimenò pazzamente sull’enorme verga dello sceriffo. – Aaaaah!… – urlò questi. – Vacci piano, bambola se non vuoi che venga subito! – Ma Holly stava rapidamente avviandosi all’orgasmo. Continuò a cavalcare come una forsennata la grossa stanga di Garrison mentre sullo schermo appariva Belle, con l’espressione sbigottita. – Aaaah!!… Mi fai godere, porco! – urlò Holly, dimenandosi sempre più scompostamente. – Ti godo sul cazzo!!… Sto per venire!!!… – – Qui auto nove quindici! – dal pavimento arrivò un richiamo gracchiante. – Auto nove quindici a centrale! Siamo intervenuti in un caso di violenza carnale al Virginia Park. Una minorenne aggredita e violentata da quattro giovani drogati! Passo. – – Aaah! Fotti, fotti! – sbraitò Garrison. – Ti piace il cazzo, puttana! – – Non sappiamo se sia una puttana, sceriffo! – protestò la voce metallica. – Lei sostiene di essere stata violentata… – – Sto per godereeee!! – urlò rauca Holly. – Ahhh!… Aaaaah!!… – grugnì Garrison. – Godi, godimi sul cazzo!! – – Sceriffo, dobbiamo imbarcare i ragazzi? – chiese la voce metallica, in tono spazientito. – Uno è il figlio del sindaco Tucker! – – Sei matto? – sbraitò Garrison. – Vuoi perdere il posto? Filate via e dimenticatevi del Virginia Park! Passo e chiudo. – – Ooooh!!… Ooooooh!!!… Godoo!!!… Vengoooo!!! – urlò Holly, stravolta da un orgasmo terremotale. Nè lei nè Garrison badavano più alle immagini sullo schermo che continuavano a svolgersi mostrando Leslie che succhiava l’enorme uccello di Beau mentre Belle le dava una mano. – Cristo, NO!! – rantolò Garrison. – Così mi fai sballare!!… Auuuurgh!!!… -Sul piccolo teleschermo i tre attori stavano illustrando una delle parti inedite del Kamasutra quando Holly, poggiando le mani sui braccioli della poltrona, trovò le forze sufficienti a rimettersi in piedi. Indossò al buio (il filmato era nel frattempo terminato) l’abito di lustrini mentre Garrison ansimava ancora, stravaccato sulla poltrona. – Caro, – lo sollecitò Holly, dandogli un colpettino al pene flaccido. – E’ stato meraviglioso ma, adesso, devo andare. Ti dispiace accompagnarmi sino all’auto, giù al parcheggio? Mi sentirò più al sicuro, con te al mio fianco… – – Okay, piccola, non devi temere, ti accompagno io, – grugnì virilmente Garrison. – Aspetta, accendo la luce. -Stava tirandosi su i calzoni quando la voce metallica gracchiò dal pavimento. – Auto cinque quindici a Centrale, capo! E’ sempre per l’affare Blissett! Purtroppo la ragazza è la figlia del sindaco Tucker… – – Cazzo! E’ in giro tutta la famiglia, stasera! – bofonchiò Garrison, sarcastico. – Che faccio, capo, la cancello dalla lista? – – Non fino a dopo le elezioni! – sghignazzò Garrison. – Passo e chiudo! -Per un pelo non incespicò sul filo di alimentazione del video registratore mentre raggiungeva Holly che, con la borsetta sbadatamente aperta, lo attendeva sulla soglia. La accompagnò dabbasso, tenendole una manona sulle chiappe e, cavallerescamente, attese che la caddy partisse. Era fiero di se, quella sera. Si sentiva grande, forte, astuto, virile. Un conquistatore nato. Il biglietto d’invito, un cartoncino rettangolare con lo stemma della contea, portava la firma dello sceriffo Garrison ed era così concepito: “Nella sua qualità di Cittadino Responsabile, interessato alle sorti della Municipalità, La invito ad assistere, questa sera alle ore 21 nella sala consiliare, alla proiezione di un film di estremo interesse SOCIALE e POLITICO. Alla proiezione seguirà un DIBATTITO. Si prega di non mancare.”I biglietti furono recapitati nel pomeriggio ai più importanti cittadini di Madison, a partire dal sindaco Tucker. Tra gli altri, ne ricevettero uno il giudice Morton, il procuratore Larkin, Belle Knowkassee, i Russell, i Carlesi, gli Hoffmann, i Graham, i Gaynor, gli Hertz, Prudence Taylor, Sidney Morton e, naturalmente, Beau, Dolan, Morgan e Holly.Alle nove di quella sera, all’ingresso della sala consiliare, c’era la coda, con lo sceriffo Garrison che, sornione, faceva gli onori di casa agli invitati. Alle ventuno e dieci, dopo che tutti ebbero preso posto di fronte al grande schermo televisivo a retroilluminazione sistemato sulla parete, Garrison pronunciò un breve ed ambiguo discorso di presentazione al termine del quale, mentre due vicesceriffi si ponevano di guardia alle porte, spense le luci della sala e si mise personalmente alla manovra del videoregistratore.Nell’oscurità della sala il silenzio fu rotto soltanto dalle scuse bisbigliate di Morgan che raggiungeva in ritardo la propria poltrona dopo aver risolto, approfittando della confusione all’ingresso degli invitati, alcune piccole questioni tecniche.Sullo schermo televisivo apparve Holly, intenta a sfilarsi dalla testa l’abito di lustrini. Vi fu un mormorio disorientato tra le signore, mentre gli uomini trattenevano il fiato. Holly era splendida e conturbante in mutandine e reggicalze di pizzo. Gli uomini inghiottirono, fissando avidamente le sue mammelle dolci, come di crema, deliziosamente rotonde e ferme, invito a un paradiso di lussuria. – Acc!… Un momento!!… – abbaiò Garrison, manovrando i pulsanti in preda a un tale shock di sorpresa che gli impedì di compiere manovre efficienti al fine di interrompere la proiezione. – Dev’esserci un errore! Io… – – Se è un errore, – esclamò il giudice Morton che era un vecchio libertino e per di più aveva in antipatia lo sceriffo, – lasci che la gente se ne accerti sino in fondo, Garrison! -Sullo schermo apparve Garrison che abbracciò Holly e prese ad impastare quelle mammelle che facevano sognare gli spettatori maschi i quali, tutti senza eccezione, invidiarono lo sceriffo e lo odiarono un poco. Non si chiedevano che diavolo rappresentasse quel film in rapporto al promesso interesse SOCIALE e POLITICO. Per il momento volevano soltanto VEDERLO. Una voce metallica venne dai quattro lati della sala dove erano stati piazzati altrettanti altoparlanti ad alta fedeltà: “… – dice di chiamarsi Blissett, capo. Afferma che siete amiconi. Lui e la ragazza stavano scopando sul sedile posteriore dell’auto di lei.– Lascialo andare, – abbaiò la voce di Garrison. – Com’è la ragazza? -“Mentre continuava il dialogo gli spettatori non sapevano se ascoltare quelle parole compromettenti oppure seguire l’azione sullo schermo dove, accanto a Holly nuda, era apparso una specie di tubo di aspirapolvere, ondeggiante nello spazio. Il tubo strappò un “oooh!” tra l’interessato e lo scandalizzato alle signore e si precisò meglio agli uomini quando risultò strettamente collegato all’inguine dello sceriffo Garrison e il suo ondeggiare nello spazio terminò nella bocca di Holly.A questo punto nella sala consiliare scoppiò il finimondo.Il giorno seguente lo sceriffo Garrison e il sindaco Tucker, dopo due ore di estenuante colloquio con il giudice Morton ed il sostituto Larkin, rassegnarono le dimissioni. Il consiglio comunale, sentito l’ufficio del governatore, indisse elezioni immediate e, la sera stessa, i muri di Madison vennero tappezzati di manifesti con la fotografia di Beau e quella di Gordon Russell. Il testo per le elezioni di sceriffo, redatto da Belle, era estremamente suggestivo:”Cittadini! Votate per l’uomo CORAGGIOSO ed ONESTO che ha ripulito Madison dai banditi, dai politicanti corrotti, dagli amministratori disonesti! Per una città pulita votate un uomo pulito: BEAU, il GALANTUOMO!”Nei tre giorni successivi la piccola ma efficiente macchina elettorale organizzata dal comitato si mise in moto. Belle e Leslie, d’accordo con Beau e Dolan, decisero persino di interrompere ogni attività sessuale sino a dopo le elezioni e il matrimonio di Beau e di Belle che avrebbe avuto luogo immediatamente dopo. La sera del terzo giorno, quando apparve chiaro che gli elettori avrebbero votato compatti per Beau e per Gordon Russell, Beau se ne tornò al “Green Air” col preciso intento di farsi, finalmente, una sacrosanta scopata con Holly.Lei e Morgan, in quei giorni, s’erano tenuti in disparte, preparando la loro partenza per New York ma Beau sapeva di dovere moltissimo ad entrambi. Morgan aveva filmato l’incontro tra Garrison e Holly e aveva approfittato del breve spazio di tempo occorso allo sceriffo per accompagnare Holly al parcheggio per sostituire la cassetta appena girata con quella che rappresentava Beau, Leslie e Belle. E Holly? Non fosse stato per lei non sarebbero mai usciti da quel guaio, lui, Belle e Leslie. Fin da quando erano arrivati a Madison s’era prodigata in ogni modo per la riuscita dei loro piani, mostrando un’intelligenza non comune e, in particolare, aveva aiutato e stimolato lui nei momenti bui, riuscendo, seppure in maniera del tutto inopinata, a provocare la rinascita del suo sesso, durante l’irruzione di Frank Scalia…Mentre il taxi lo trasportava velocemente al motel Beau sorrise, ripensando agli intermezzi sessuali con lei, puntualmente interrotti dal telefono. Stavolta avrebbe fatto in modo che il loro incontro si svolgesse senza disturbi di alcun genere…Pensò al bel corpo nudo di lei, alle sue mammelle cremose, al pelo folto e biondo dell’inguine, al culetto delizioso e… il membro gli si inturgidì di colpo e dovette farsi forza per non sollecitare il conducente del taxi ad andare più svelto.Entrando al “Green Air” era teso dalla voglia e si precipitò senz’altro nella stanza di lei ma ebbe un moto di stizza, constatando che era vuota. Il letto era accuratamente rifatto e non v’erano segni della presenza di Holly, come una vestaglia abbandonata sul bracciolo di una poltrona o un pettine sulla toletta o una rivista lasciata cadere sulla moquette azzurra del pavimento. Prima ancora di spalancare gli armadi vuoti fu certo che Holly e Morgan erano partiti. Erano tornati a New York e non avrebbero assistito al suo matrimonio, come avevano promesso.Lentamente chiuse gli armadi, imprigionandovi il profumo di Holly. All’improvviso sentiva un senso di vuoto inspiegabile allo stomaco e una cappa di tristezza grigia e tetra aveva cancellato in un attimo tutta la gioia e l’euforia che aveva accumulato in quei giorni. Quando fu nella sua stanza vide subito la lettera, sul tavolino da notte.”Mio caro Beau, scrivo anche a nome di Morgan per dirti che, quando leggerai questa lettera, noi saremo già lontani. Ne abbiamo discusso e ci siamo trovati d’accordo che era meglio partire prima del matrimonio.Tutti gli invitati hanno visto il film, l’altra sera, e sarebbe stato imbarazzante per te e per Belle avermi come testimone alle nozze. Vi auguriamo tanta felicità.P.S. Oh, accidenti, Beau! Non si tratta soltanto del film: se fossi rimasta avrei scopato con te e, dopo, non sarebbe stata più la stessa cosa con gli altri e con Morgan. Lui non lo dice ma sei l’unico maschio di cui sia realmente geloso e io, accidenti, ho scoperto che gli voglio bene! Grazie per la Caddy e per il denaro. Pensate a noi, qualche volta.”Un angolo della lettera era macchiato, come se vi fosse caduto sopra qualcosa e Beau intuì che sicuramente era una lacrima di Holly. Sentì stringersi il cuore al pensiero di non rivederla più ma cercò di scacciare quella sensazione opprimente.L’indomani, giorno di elezioni, fu chiaro sin dalle quattro del pomeriggio che Beau e Russell sarebbero stati eletti col massimo dei suffragi. Alle cinque Leslie trascinò via Belle dagli uffici del Comitato dove seguivano l’andamento elettorale e le due donne non ricomparvero che poco prima delle otto. Nessuno riconobbe Belle, a tutta prima. Aveva abbandonato il sempiterno abito indiano ed agli occhi dei congressisti apparve una donna conturbante, fasciata in un lungo abito da sera di bianco voile che le modellava le forme statuarie. Aveva sciolto finalmente le trecce e una lucida cascata di capelli nerissimi scendeva sino alle natiche deliziosamente sporgenti. Gli occhi turchini sprizzavano felicità mentre lei cercava orgogliosamente lo sguardo di Beau. Al suo fianco Leslie, inguainata in un lamè d’argento con lo spacco fino alla coscia, contribuì con la sua bellezza all’applauso scrosciante dei congressisti.Cinque minuti dopo giunsero i risultati definitivi: naturalmente erano ufficiosi ma davano ai due candidati il novantotto per cento sulla totalità dei votanti. Tra urla di vittoria la massa degli addetti ai lavori sollevò in trionfo Beau e Gordon Russell, dirigendosi all’Albergo Royal che la previdente Belle aveva affittato per celebrarvi vittoria elettorale e matrimonio. Subito vi fu qualcuno che pensò bene di portare in trionfo anche Leslie e Belle. Mani maschili le palparono ovunque mentre il corteo, fendendo trionfalmente la folla che applaudiva, si avvicinava al Royal. Dalle finestre del municipio le impiegate gettarono sul corteo quintali di coriandoli colorati mentre scandivano a gran voce il nome di Beau….. L’autopattuglia con le insegne della contea si arrestò al parcheggio del municipio ed il giovane vice-sceriffo lasciò il volante per precipitarsi ad aprire ossequiosamente la portiera posteriore. Ne uscì Beau.Indossava una divisa che ricordava molto da vicino quella dello sceriffo Garrison: stessa giacca di pelle, attraversata da un largo cinturone a borchie che sosteneva una fondina aperta dalla quale spuntava il calcio di madreperla di una grossa Colt; stessi calzoni chiari ed attillati che disegnavano la forma delle cosce muscolose e ponevano in rilievo il malloppo inguinale. Quando lo sceriffo mosse in direzione del municipio un raggio di sole fu catturato dalle rotelle d’argento degli speroni che armavano gli stivali lucidati a specchio. Era quasi giugno e faceva caldo. Beau si sventolò con il grande cappello Stetson da duecento dollari.In ascensore accese un sigaro e gettò un’occhiata annoiata all’orologio da polso, il vecchio e prezioso Rolex che gli era tanto caro: le undici meno un quarto. Sbuffò, moderatamente seccato.Nel suo ufficio gettò lo Stetson attraverso la stanza ed il cappello andò ad ancorarsi con la consueta precisione su un piolo dell’attaccapanni. Prese una bottiglia di Old Grandad da un mobile e se ne versò una porzione generosa prima di chiamare Dolan per mezzo del telefono interno.Dolan entrò quasi immediatamente. Appariva leggermente ingrassato ma del tutto a suo agio nell’elegante abito di flanella chiara. Si servì a sua volta del whisky e ne sorseggiò un poco con calma, prima di iniziare il rapporto quotidiano. – Moshe Hetz, – disse. – Siamo alle solite. Continua a vendere nei suoi grandi magazzini scarpe con la suola di carta assorbente, camicie che vanno a brandelli alla prima lavatura, abiti fatti con stracci macinati. Gli ho inflitto una “multa” di cinquecento dollari. – – L’hai avvertito che così non può continuare? – chiese pigramente Beau. – I cittadini di Madison non possono essere imbrogliati in questo modo. – – Ho avvertito sua moglie Greta, personalmente, – sogghignò Dolan. – Non è più di primo pelo ma possiede ancora un gran bel culo. Ha strillato parecchio mentre mi servivo, tanto che ho dovuto tapparle la bocca ma alla fine ci siamo messi d’accordo. Ha pagato quattrocento dollari e le ho spiegato la questione sociale, avvertendola che, alla prossima infrazione, la pena sarà raddoppiata. E’ veramente scandaloso il comportamento di questi ebrei. – – Naturalmente, – sbuffò Beau. – Questa città li sta arricchendo ed è giusto che siamo severi con loro. – – Poi c’è la questione di Ross Flaherty, – disse Dolan. – Ha contratto un grosso debito con Lew Connors e non è in grado di pagarlo. – – Quel porco! – esclamò Beau sdegnato. – Ha moglie e figli e va in cerca di ragazze al “Pellerossa”. Una cosa indecente. – – Ho ordinato ai ragazzi di dargli una buona battuta, – spiegò Dolan. – In quanto ai soldi credo che potremo aggiustare tutto. Ross ha una figlia sui vent’anni, Lucy, abbastanza carina che potrebbe figurar bene al “Pellerossa”. Le parlerò domani. – – Non credi che spetterebbe a me parlare? – chiese Beau accigliandosi. – Pensavo soltanto di poter dare un giudizio orientativo, – si difese tranquillamente Dolan. – Naturalmente l’ultima parola spetterebbe a te, sceriffo. – – Okay, allora, – si rabbonì Beau. – Altre novità? Chi debbo ricevere oggi? – – Al Mason, quel tizio che non vuol vendere le sue terre a Gordon Russell, – informò Dolan. – Si rifiuta di farlo. Sostiene che l’attuale sindaco è persino peggiore di quello che c’era prima. – – Non ho tempo per lui, – tagliò corto Beau. – Chi altri? – – Grace McDonald, – disse Dolan. – Ha chiesto una licenza alberghiera ed occorre il nulla osta di polizia. Dice che gliel’avevi promesso, dopo che ha versato duemila dollari. – – Ma prima di scoprire che ha le tette flaccide, – precisò Beau, annoiato. – Dille che, al momento, non c’è bisogno di altri alberghi, a Madison. – – Infine un caso sociale, – sospirò Dolan. – Una madre invoca il tuo intervento nei confronti della figlia. La bimba si rifiuta di studiare. – – E che c’entro io? – si seccò Beau. – Perchè non le scalda il sedere a forza di sculaccioni? – – Non è un metodo moderno, – sogghignò Dolan. – La signora in questione pensa che, dal momento che sua figlia nutre un gran rispetto per te, dovresti intervenire. Ti consiglierei di farlo perchè la signora Gustaffson, come membro del Comitato, ha votato per te e… – – Okay, – tagliò corto Beau, schiacciando nel posacenere il mozzicone del sigaro. – Le riceverò e farò una paternale alla bambina. Tu pensa a sbarazzarmi di Mason e della McDonald. – – Posso andarmene dopo? – chiese Dolan. – Avrei un affaruccio da sbrigare in periferia con la figlia dell’ex sindaco Tucker… – – Come se tu avessi bisogno del mio permesso! – sbuffò Beau e Dolan gli strizzò l’occhio e uscì dalla stanza.Un minuto dopo un giovane aiutante introdusse la signora Gustaffson e la sua figliola e Beau si alzò cortesemente per riceverle. In fin dei conti Dolan aveva ragione e la vera campagna elettorale comincia il giorno dopo che vi hanno eletti. Entrò prima la madre, un donnone con una verruca sul naso e gli occhi storti. Beau si costrinse ad un sorriso cordiale che divenne più spontaneo non appena, dietro le spalle della madre, intravide la figlia. Doveva esserci stato un equivoco perchè Dolan aveva parlato di “bimba” mentre questa era una ragazza. Piccola, se vogliamo, ma ben fatta, anzi benissimo fatta. – Indossava una divisa di un buon “college” di Madison, gonna e giacca blu con stemma, camicia bianca e cravatta blu. Tenne gli occhi pudicamente bassi mentre Beau salutava la madre e, quando sedettero, ebbe cura di aggiustarsi la gonna sulle ginocchia ma non prima che Beau ne avesse notato la piacevole rotondità, al di sopra dei calzettoni bianchi. – Questa è mia figlia Jill, – disse la signora Gustaffson. – E’ lei il mio problema, sceriffo. Io sono vedova e la mancanza del padre, di un capofamiglia, ha influito negativamente sulla formazione della bambina. – – Non si direbbe, in apparenza, – osservò Beau, sbirciando le belle poppe che gonfiavano la camicia della “bambina” – Naturalmente intendo il caratttere, – spiegò la signora Gustaffson. – Jill ha già compiuto i diciassette anni ma si comporta come una bimbetta irresponsabile. Non vuol studiare, ha già ripetuto un corso e non fa che leggere fotoromanzi e starsene col naso appiccicato alla televisione quando trasmettono films di John Travolta. Io confido molto nel suo intervento, sceriffo. -Jill arrossì e fissò la punta delle proprie scarpe dal tacco basso. Beau ne considerò per un attimo, positivamente, la bella figuretta. Chissà se era ancora vergine? – Forse Jill ha qualche problema, – osservò rivolto alla signora Gustaffson. – Le ragazze… uhm, le bimbe della sua età hanno talvolta piccoli problemi che non confidano alle madri. – – Lei pensa? – chiese la signora, dubbiosa. – Ne sono certo, – affermò lui con sicurezza. – Lei non è la prima madre in angustie che si rivolge a me, signora Gustaffson. Ho sempre risolto questi piccoli problemi parlando alle… uhm, bimbe dell’età di Jill con schiettezza e autorità. – – Autorità, soprattutto, – approvò la signora Gustaffson, storcendo maggiormente gli occhi. – Questo ci vuole, con le bambine riottose. – – Se lei crede, – disse Beau, – potrebbe lasciarmi a quattr’occhi con la bimba per una mezz’oretta. Se Jill ha realmente dei problemi farò in modo che si confidi. – – Oh, si certo, – approvò la signora Gustaffson, alzandosi. – Lei è troppo gentile a dedicare mezz’ora del suo tempo alla mia bambina. Io attenderò in anticamera, sceriffo. – – Può fidarsi di me, – replicò Beau, accompagnandola alla porta. Quando tornò alla scrivania la ragazza non aveva alzato gli occhi. Si sfilò il cinturone e lo gettò su una poltrona. – Una sigaretta, Jill? – offerse, spingendo verso di lei la scatola. – Non fumo, signore, grazie, – replicò lei, tenendo sempre gli occhi bassi. Aveva una vocetta piacevole. Come le rotondità che gonfiavano la camicetta. Come le ginocchia levigate al di sopra dei calzettoni. Come il rosso frutto carnoso della sua bocca. Una bocca tumida, pensò Beau, che denotava sensualità. Aggirò la scrivania e si portò accanto alla ragazza. – Allora, – esordì in tono confidenziale, chinandosi ad appoggiarle una mano sul ginocchio nudo, – hai davvero qualche problema? Perchè non vuoi studiare? – – Non mi interessa studiare, – rispose lei. – Vorrei fare l’attrice. – – Niente di male, in questo, – convenne Beau accarezzandole un ginocchio levigato. – Ma, che genere di attrice? Quelle brave possiedono tutte un buon bagaglio culturale… -La mano, dopo aver accarezzato la rotondità del ginocchio, s’era insinuata un poco sotto la gonna. – Ma io voglio studiare, – precisò Jill. – E’ la mamma che non vuole iscrivermi a un corso di recitazione. Lei vuole che studi ragioneria. -Sembrava non facesse caso, nella sua innocenza, alla mano di Beau che, sotto la gonna blu, le accarezzava le cosce. Il pene di Beau, duro come pietra, si disegnava in tutta la sua dimensione contro la stoffa dei calzoni attillati. Spinse l’inguine contro il braccio di lei, per farglielo sentire. – Non potresti terminare il corso di ragioneria, – propose, – e poi chiedere a tua madre di iscriverti a quel corso di recitazione? -Continuava ad accarezzarle le cosce sotto la gonna e ne sbirciò di sottecchi l’espressione. Era rossa in volto, gli occhi fissi al movimento della mano di lui, sotto la gonna. Teneva le gambe serrate ma restava immobile, senza sottrarsi. – Potrei anche farlo, – rispose dubbiosa, – se poi la mamma mi iscrivesse davvero al corso di recitazione. -La mano libera di Beau accarezzò una guancia infocata di lei e scese a tastare il davanti della camicetta. Sentì sotto il palmo la soda elasticità di una giovane mammella e strinse un poco. Jill non disse niente, restando sempre a capo chino. La mano sotto la gonna risalì ancora, ad incontrare la stoffa delle mutandine. – Forse potre tentare di convincere tua madre, – insinuò Beau, spostando la cravatta blu per aprirle un bottone della camicetta. – Oh, a lei darebbe retta, signore, – dichiarò Jill convinta. – Dopotutto potresti diventare davvero una brava attrice, – la lusingò Beau, un po’ rauco. – Sei molto carina e ben fatta… -Era al secondo bottone e la ragazza non protestava e continuava a tenere gli occhi bassi. La mano sotto la gonna tentò di separare le cosce compatte ma lei le tenne serrate. La destra di Beau si insinuò allora sotto la camicetta e strinse un seno nudo, rotondo, elastico, tenero. Pollice e indice sfregarono dolcemente un piccolo capezzolo già significativamente turgido. Si chinò maggiormente a baciarle una guancia e sentì che scottava. Le baciò l’orlo della bocca tumida e ne provò un tale piacere che decise di far qualcosa subito o avrebbe corso il rischio di venire nei pantaloni, come uno stupido.Smise di accarezzarle le cosce levigate e, afferrata una mano di lei, la costrinse contro la protuberanza dei calzoni. Jill tacque, restando a capo chino. Allora Beau abbassò decisamente la lampo e il grosso pene schizzò letteralmente fuori, la grande testa rossa rivolta orgogliosamente in alto. Si impadronì nuovamente della manina di Jill, obbligandola a chiudersi sul grosso membro e la guidò nella carezza, su e giù lungo l’asta. Lei lasciò fare, con le guance in fiamme e, anche se un po’ esitante, non abbandonò il pene quando la mano di Beau lasciò la sua per tornare a frugarle le cosce. Stavolta la forzò a schiuderle e potè sentire contro le dita il soffice boschetto di pelo che gonfiava il cavallo delle mutandine. – Credo che dovresti essermi riconoscente, se convincerò tua madre, – le sussurrò baciandole il piccolo orecchio roseo. – Oh … si … signore … – balbettò lei, rossa come fuoco mentre le dita di Beau, scostato l’umido cavallo delle mutandine, le frugavano il boschetto biondo. – Dovresti trovare il modo di venire a casa mia, oggi pomeriggio. Credi che potrai? – – Io … credo di si … dirò che … vado a studiare da una compagna … – sussurrò lei, allargando un po’ di più le cosce e la sua piccola mano strinse forte il grosso pene. – Ti darò l’indirizzo, cara, – mormorò Beau e, conscio che stava per venire, fermò la piccola mano che gli menava inespertamente il fallo. – Non così, tesoro, aspetta. Bacialo un poco, soltanto un poco. Vuoi? -Le tolse la bustina e la gettò sulla scrivania prima di spingerle il grosso cazzo fra le labbra rosse. – Trattalo come se fosse il tuo lecca-lecca, cara! – le suggerì rauco. – Bacialo, leccalo, succhialo un poco … -Col volto in fiamme la ragazzina baciò la grossa testa paonazza, la leccò, la succhiò, tenendo la verga con ambo le mani. – Così, tesoro! Così! – ansimò raucamente Beau. – Ah! Mi stai facendo godere, cara!! … Aaah!! Ti godo in bocca, piccola troia!! … Aaaaaaah!!! -Beau attese che si fosse ricomposta prima di darle il biglietto da visita con l’indirizzo di casa. Infine andò ad aprire la porta dell’ufficio e la signora Gustaffson balzò su dal divano dove stava leggendo una vecchia rivista e gli andò incontro. – Tutto risolto, – dichiarò fermamente Beau. – La piccola ha promesso di studiare con diligenza. Terminerà il corso di ragioneria. In cambio mi son sentito di farle una piccola promessa a nome suo, signora Gustaffson: l’iscrizione a un corso di recitazione, l’anno venturo. Mi sembra un patto ragionevole. Lei è d’accordo? – – Jill terminerà davvero il corso di ragioneria? – chiese lei, osservando incredula la figlia che era apparsa, rossa in volto e con gli occhi bassi, sulla soglia dell’ufficio. – L’avevo detto, io, che occorreva un fermo polso d’uomo, con la bambina! Grazie sceriffo! Non so come esprimerle la mia riconoscenza … – – Oh, l’ho fatto volentieri, – le sorrise Beau. – Come dice mia moglie Belle, suppongo che lei la conosca, questa città è in via di migliorare il tasso culturale collettivo e la ragioneria è una materia importante. Arrivederci, signora Gustaffson. Ciao Jill. -Un’ora dopo, abbandonato comodamente sui sedili posteriori dell’autopattuglia che lo riportava a casa, si dedicò alla consultazione della sua agenda personale. Quel pomeriggio avrebbe ricevuto la piccola Jill, l’indomani avrebbe visto Gordon Russell per definire la sua parte di utili nella lottizzazione dei terreni a ovest della città, il giorno dopo avrebbe visto chiaro, personalmente, nella faccenda di Lucy Flaherty. Il sabato e la domenica lui e Belle sarebbero stati impegnati in un week-end nella villa di campagna di Russell, insieme ad Alf e Patricia Carlesi e a Dolan e Leslie. Per finire, gli ultimi conti gli davano un saldo, esente tasse, di settantottomila e quattrocento dollari, ai quali avrebbe dovuto aggiungere la sua tangente personale sulla “multa” pagata da Moshe Hertz.L’autopattuglia svoltò a sinistra, immettendosi in un viale inghiaiato che portava ad una casa su due piani, nuova di zecca. Beau l’ammirò soddisfatto: aveva sborsato duecentomila dollari per quella casa e ne doveva ancora centomila a Russell per il terreno. Questo significava che al massimo tra due o tre mesi avrebbe terminato di pagarla. L’autopattuglia si arrestò ed il giovane aiutante sceriffo scese ad aprire la portiera dalla parte di Beau. – Nel pomeriggio dovrò venire a prenderla, sceriffo? – chiese in tono rispettoso. – Oggi non credo proprio, – rispose Beau. – Di’ a Dolan che mi telefoni, se accade qualcosa di urgente, ma avvertilo che preferirei non essere disturbato, -Si voltò e si diresse verso la casa.Belle lo attendeva nel grande soggiorno luminoso, arredato con mobili moderni. Gli andò incontro e lo baciò sulla bocca. Era bella più che mai ed aveva acquistato un tocco di raffinatezza che le signore del Comitato le invidiavano. Indossava un elegante chemisier di seta, turchino come il colore dei suoi occhi. – Com’è andata oggi, caro? – gli disse guardandolo negli occhi. – Come al solito, amore, – le rispose lui, un po’ annoiato. – Senti, conosci la signora Gustaffson? – – Quel vecchio tacchino con gli occhi storti? – – Proprio lei. Conosci anche la figlia? – – La piccola Jill? – s’interessò immediatamente Belle. – Certo che la conosco. Un bocconcino. – – Verrà qui, nel pomeriggio, – le annunciò Beau, prendendo un bicchiere di martini. – Dunque ti piace? -Per tutta risposta Belle lo fissò con gli occhi accesi mentre la sua lingua rossa spuntava ad umettare le labbra carnose. – Le hai già fatto qualcosa? – chiese ansiosamente.Beau le spiegò cosa le aveva fatto e Belle, ansando un poco, gli afferrò il pene, sopra la stoffa dei calzoni. – Che porco, sei! Me ne hai fatto venire voglia! Credi che riuscirò a farmi la piccola? – – E’ calda di temperamento, – le assicurò lui, – ed è ben disposta. Se sarà il caso le prometterai di raccomandarla a quelli dell’Actors Studio. Vedrai, non ci saranno difficoltà, ci faremo la piccola oggi stesso! -Lei gli si avvinghiò addosso, a succhiargli la bocca, insinuandogli un ginocchio tra le cosce. – Oh, Beau, amore! Ne ho voglia! Ora! – Lui le baciò la punta del naso, prima di respingerla dolcemente. – Potrai toglierti tutte le voglie, oggi pomeriggio, – le rispose in tono ragionevole. – Adesso ho fame. Quanto manca alla colazione? – – Una decina di minuti, il tempo perchè tu possa scorrere i titoli dei giornali, caro, – si arrese lei, sorridendogli. – Va’ a sederti in poltrona, col tuo aperitivo. -Beau le ubbidì sorridendo soddisfatto e lei filò via in cucina.Mentre apriva la pagina del Tribune di Madison gli venne da pensare che la sua era, adesso, proprio una gran bella vita.
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