Daniela si guarda sconfortata davanti allo specchio, è una donna giovane ed affascinante, che ha raggiunto l’apogeo quando ha saputo di essere in dolce attesa di un bambino, da poco è entrata nel quarto mese di gravidanza, la felicità iniziale si è tramutata in disperata apatia nei confronti di Roberto, il fin troppo amorevole marito che, motu proprio, ha deciso di interrompere ogni rapporto sessuale nel timore di recare nocumento al nascituro.Ella è giovane e sensuale, ha soli ventidue anni, capelli cortissimi color miele ed occhi azzurri come il cielo terso in alta quota, un fisico da sballo che la gravidanza, appena pronunciata sul davanti, ha reso ancor più attraente, non sa darsi pace, il marito la coccola ma ha assunto nei suoi confronti una strana forma protettiva, che lo induce a rinunciare a qualsivoglia approccio sessuale.La rigida educazione familiare non permette a Daniela di confidarsi con la mamma, sente la necessità di interpellare qualcuno che le dia qualche consiglio, la presa di posizione del marito le sembra innaturale, anche se lui l’ha in qualche modo convinta sulla bontà della sua scelta, accennando anche alla possibilità di un aborto qualora avessero continuato a fare all’amore.Daniela in questo senso è molto ingenua, suo marito è il suo solo ed unico uomo, dopo molti pensamenti decide di confidarsi con zia Renata, la cognata quarantenne del papà, rimasta vedova da cinque anni quando il marito è deceduto in un incidente stradale.Zia Renata da allora si è chiusa nel dolore, è come fosse entrata in clausura, pur essendo ancora una bella donna ha deciso di onorare il marito rinunciando ad una vita di relazione, che la vede di fatto segregata nella sua abitazione; Daniela ricorda che in casa si sussurrava di una sua gravidanza sfumata in aborto e prende il coraggio a quattro mani recandosi a farle visita.Lungo la strada rinfrescata dalla brezza di quella primavera alla fine degli anni sessanta, Daniela si lascia sfiorare dalle intermittenti folate che le levigano la fronte, osserva con aria distratta il vociare dei passanti che le sfilano accanto, in quei tempi in cui i moti studenteschi scuotevano le masse; formula nella mente le domande più opportune da porre alla zia, ma quando è al suo cospetto, seduta al suo fianco in salotto, perde d’incanto quella sicurezza che l’aveva spinta colà, tergiversa e si lascia trastullare dalla sua amorevole accoglienza.Mentre parlano Daniela si sofferma a leggere la freschezza dei lineamenti del viso della ancor giovane zia, fa fatica a capire perché abbia praticamente scelto di murarsi viva entro le pareti domestiche, sottolinea a sé stessa che è ancora una donna molto bella, la luminosità dei suoi occhi verdi le danno come la sensazione che non soffra della mancanza di una presenza maschile, a cui pare invece abbia rinunciato, e si chiede come faccia ad essere così serena.Ad un certo punto le parole si sciolgono spontanee e la nipote bisbiglia quasi impercettibilmente l’angoscia che la rode dentro, partecipando la zia sulla situazione familiare venutasi a creare dopo l’annuncio della gravidanza, quasi non si rende conto dell’ultima frase che le sfugge: mi chiedo se sia vero quello che sostiene Roberto, ovvero che il fare all’amore in stato interessante è pericoloso e può addirittura condurre all’aborto, a te è successa la stessa cosa?Si è pentita di aver pronunciato l’ultima domanda subito dopo averla fatta, ciò le ha anche procurato un rigetto color porpora sulle gote, la zia però non si è offesa ed ha accolto la richiesta con un sorriso fin quasi malizioso, che anziché turbarla le ha ulteriormente rischiarato il volto.Una carezza le mette i brividi mentre Renata le soffia addosso: mia piccola ingenua come puoi davvero pensare che fare all’amore possa compromettere la gravidanza, sono ben altre le cause che adducono all’aborto.Daniela perde quel pudore atavico che fino a quel momento ha permeato qualsivoglia approccio a discorsi di carattere sessuale, e chiede tutto d’un fiato: credimi zia, a volte mi prende una voglia incontrollata e non so cosa darei perché Roberto me lo mettesse dentro, ma lui si limita a coccolarmi e baciarmi e mi dice di pazientare, mi chiedo come fai tu che sono anni che hai perso il marito?Adesso Daniela può cogliere negli occhi della zia la luminosa sfaccettatura dei brillanti, avverte nel timbro della sua voce una sorta di peccaminosa compassione: sei proprio una sciocchina immatura, davvero pensi che non ci siano modi per soddisfare i propri istinti, noi donne siamo molto più abili dell’altro sesso per scegliere gli aspetti migliori del piacere!Daniela strabuzza gli occhi e balbetta: oh no, zia ti prego, cosa vuoi fare, quando ella sposta una mano sulle ginocchia e fa scivolare il palmo sull’incavo delle cosce, lisciando le calze autoreggenti.Rilassati mia deliziosa nipote, lascia che ti conduca nel paese delle meraviglie, ti farò scoprire un piacere diverso che io pratico in solitudine da molti anni, diverse persone di sesso maschile sono onaniste ma le languide carezze, simili al fruscio di una piuma che solletica la pelle, appartengono esclusivamente alle donne.……ti prego zia, sono troppo debole ed indifesa, non facciamo cose di cui dovremmo pentirci………il seguito della frase sfuma nella bocca di Daniela quando le dita raggiungono i frammenti di carne vellutata che circonda le larghe mutandine; Renata la sfiora per un tempo che pare interminabile, carezzando la pelle lungo l’orlo senza cercare il contatto con la fessura che trasuda un incontrollato piacere germogliato dentro.Solo il respiro affannoso di Daniela si propaga nella stanza, ella sembra un pupazzo afflosciato sul divano, si è allungata spalancando le cosce in attesa di quella carezza finale che tarda a venire, solleva con sollecitudine il sedere quando percepisce entrambe le mani che lambiscono i fianchi a ridosso delle mutandine, ed agevola il loro scivolare raggrumate sulle cosce.Un gemito simile a quello di un animale braccato dal cacciatore, sgorga dalla gola della giovane al contatto delle dita con la conchiglia dischiusa: è un’incessante lamento accompagnato da vibranti fremiti, quello che conduce Daniela verso il più straripante degli orgasmi.La nipote resta accasciata assaporando fino all’ultimo sospiro il diradarsi del piacere, zia Renata si è allontanata in silenzio ritornando qualche secondo dopo, tra le mani brilla di luce vivida un dildo in lattice, lucido e nero: Daniela lo guarda di sottecchi, sbalordita, quasi incredula per la straordinaria somiglianza con l’organo maschile.E’ questo che ti manca vero piccola mia, sapessi quante volte ho dovuto farne uso in questi anni, non sa offrire le stesse pulsioni di un cazzo vero, ma posso assicurarti che per me è diventato come una droga, non riesco più a rinunciarci, è un obbligo cogente che assumo anche due volte al giorno.No, no zia, basta ti prego, bisbiglia sfinita Daniela, ma come avverte la punta di quell’oggetto inanimato insinuarsi entro la fica si arcua istantaneamente per agevolarne l’introduzione; Renata è esperta, fin troppo abile per quella giovane donna rimasta ragazzina, spinge quel prezioso compagno di mille intimità sempre più a fondo, lentamente ma inesorabilmente, come si trattasse di un sacrificio nel corso di un cerimoniale appena iniziato.Daniela spalanca la bocca, aspira profondamente, assapora la consistenza del fallo che si fa strada nella vagina, strusciando le pareti della vulva, le piace quel giuoco proibito, la sua voce flebile implora di smettere la dolce tortura che gli gonfia il ventre, ma gli scossoni colmi di libidine che la fanno sobbalzare sul divano fanno intendere il contrario: Renata affonda il dildo fino alla radice, le strappa un altro spasmo e poi si blocca.Se non ti piace smetto, dillo piccola mia se vuoi che la zia continui………..Oh sì, sì, ancora, ancora, zietta, ero tanti timorosa prima di venire da te, ti credevo così puritana, adesso invece scopro un lato di te che mi era sconosciuto……..Dai porcellina abbassati le spalline del vestito, mostrami anche le tue belle tettone dure, vorresti che la zia te le succhiasse vero…….. e che poi scendessi ad infilarti la lingua nella tua fichetta allagata…. nemmeno questo sa fare quello sciagurato di tuo marito……. come può rinunciare a succhiare questo frutto così rigogliosamente succoso………Daniela pare nel mezzo di una crisi epilettica, si sfila l’ampio vestito facendo scivolare le spalline lungo le braccia, e come se volesse strapparselo di dosso da tanta frenesia pone nei movimenti, la zia guarda incantata la spogliazione, riprende a fotterla dolcemente con l’arnese in lattice, poi si china su una corolla la accoglie tra le labbra e la succhia stirando il capezzolo, facendola singhiozzare dal piacere.Basta adesso porcellona, riposati un po’, stai godendo ininterrottamente da più di mezz’ora, sei in un bagno di sudore, sussurra la zia avvicinando le labbra a quelle della nipote per baciarla, nel contempo estrae il dildo dalla fica, che fuoriesce accompagnato da un rigurgito scoppiettante al pari di un tappo sturato da una bottiglia di champagne.La giovane si lascia leccare le labbra, è in preda ad una emozione che le è difficile controllare: no, no, ancora, ancora, fammi godere ancora zietta, ti prego……..Succhia il cazzo della zia porcellona, mormora Renata con la voce ormai incrinata dalla libidine, forzandole le labbra con il dildo, che la nipote abbranca e comincia a leccare, assaporando i propri umori, con la stessa ingordigia con cui si lecca un gelato.Renata la guarda con occhi colmi di lussuria e poi scivola con le ginocchia sul tappeto, solleva il bacino della nipote ed affonda la bocca entro la carne morbida, è un insieme di contrazioni e secrezioni quello che esce dalla quella voragine aperta dal lungo passaggio del fallo fin lì usato, è un suggello carnale quello che unisce le due femmine, che ormai hanno perso ogni inibizione.Daniela riesce persino a diventare volgare, non le era mai successo, incita la zia a divorarle la fica, quando sente la lingua scivolare in mezzo le natiche che ella tiene spalancate con le due mani, diventa isterica, la voce è un fraseggio spezzettato di libidine: troia, troia, non ti basta la mia fica, ora vuoi anche il culo, sì sì prendilo, leccalo, rompilo, fanne quello che vuoi, voglio essere la tua puttana!Quando più tardi esauriti gli ultimi eccessi di quell’incontro pomeridiano, Daniela si sta ricomponendo in silenzio, in lei la vergogna prende il sopravvento, non ha più la baldanza che solo l’euforia del piacere sa infondere, tiene gli occhi chini e non ha più il coraggio di guardare in faccia la zia.E’ come se avesse paura del giorno dopo, è stordita dal turbinio di pensieri che le avvolgono la mente, ma la zia le porge un appiglio, forte e sicuro, carezza da sopra le vesti il frutto che porta nel grembo, la bacia amorevolmente sulle labbra e sussurra: stai tranquilla non succederà nulla di più di quanto è oggi avvenuto se tu non lo vorrai, è un segreto che terremo solo per noi due.Daniela si aggrappa forte a Renata e mormora: grazie, grazie di tutto, zia!Le moine di Roberto dopo cena le sembrano stucchevoli, fuori dal tempo, lontane dall’euforica voglia di cambiamento che si avverte per le strade e sulle piazze in quegli anni vicini al sessantotto, suo marito malgrado i venticinque anni è vecchio dentro, fin troppo conformista, lo vede come un impiegato metodico, che indossa i manicotti neri prima di mettersi al lavoro.Lei invece ha il fuoco dentro, in buona parte alimentato dall’incontro con la zia, è come se le avesse tolto le briglie che la legavano ad un mondo bigotto e privo di fantasie, si sente più spensierata, più smaniosa di esibirsi, più libera di amare, spera ancora di riuscire ad affrancare il marito da quel giogo che lo attanaglia, immagina di poterlo condurre in un emisfero senza limiti e senza inibizioni, privo di gravità, ma lui resiste nelle sue assurde posizioni.I giorni passano inutilmente uguali con Roberto, solo casti baci e timide carezze, sarebbe disposta a farselo mettere anche nel culo pur di smuovergli il cazzo nascosto nei pantaloni, nel frattempo la zia non si è più fatta sentire e nemmeno lei ha cercato un nuovo incontro, gustandosi solo il ricordo di quel pomeriggio così spregiudicatamente diverso.Non dura molto l’astinenza, Daniela sente crescere dentro di sé l’impellente bisogno di rivedere Renata, sa che questo nuovo incontro non potrà che essere il preludio di una relazione duratura, ma alle voglie sessuali si fatica a mettere il freno, ormai ha deciso, ha fretta di raggiungerla, per strada incrocia un corteo di operai nel quale rischia di trovarsi invischiata, svicola e raggiunge a passo svelto la casa della zia, ove arriva leggermente affannata e con il fiato corto.Basta uno sguardo nel fondo degli occhi per far capire ad entrambe che i preamboli non fanno più parte del copione, in pochi attimi Daniela si trova distesa a letto e mostra il suo splendido corpo nudo alla zia, la quale le impone pose provocatorie, vuole che si tocchi, che poi succhi le dita inumidite dalle secrezioni vaginali, che si metta di traverso e si infili un dito nel culo: quando la vede strabuzzare gli occhi, socchiudere le labbra ed aspirare profondamente, vogliosa di essere sedotta, solo e soltanto allora Renata entra in azione.Questa volta la zia si è dotata di un dildo a doppia mandata, è come un Giano bifronte, da un lato se lo infila dentro la sua purpurea ficona rasata prima di salire sul letto, dall’altro è in procinto di trafiggere la nipote che la osserva sbalordita, si spingono all’unisono formando un’armonia di movimenti che somiglia ad una danza, le teste di questo enorme grimaldello in lattice entrano ed escono dalle vulve in una sinfonia di sbrodolamenti che si uniscono ai loro gemiti.Dopo aver esalato le ultime singhiozzanti contrazioni che hanno accompagnato il godimento finale, sono rimaste avvinghiate, una di fianco all’altra, baciandosi teneramente; con il fiato corto e la voce spezzettata Daniela spiega nuovamente alla zia la riluttanza del marito, entra in particolari più intimi, crede di stupirla ma lei da l’impressione di saperla lunga, di conoscere o di aver addirittura vissuto personalmente molte situazioni intriganti, è tutto l’opposto dell’apparente bigotta chiusa da anni nel suo dolore per la morte del consorte.Renata continua a levigarla di baci, la carezza, scivola con una mano fino alle deliziose rotondità, si fa strada verso il foro grinzoso e le infila un dito in culo sussurrando: ho proprio tanta voglia di usare anche questo bel buchetto, dovremo però prima liberarlo da ogni scoria, magari con un bel clistere.Ma….. ma zia, biascica Daniela, lo sai che sei una gran porcellona, riesci a sorprendermi ogni volta di più per la tua spregiudicatezza, quanti segreti ti porti dentro, raccontami dai, fammi eccitare ancora…..Sei curiosa vero, ma non si fa mai nulla per nulla, certe cose si possono raccontare solo in situazioni particolari, per esempio quando delle belle troiette mi succhiano le tette prima di scivolare lungo lo stomaco ad addentarmi la clitoride, ed in ultima fanno sentire la lingua che mi scalpella la vulva.Daniela trafigge la zia con un’occhiata di sfida, il volto si dipinge di un lampo sporcaccione, si affretta a succhiare una grossa corolla scura del seno e poi segue alla lettera le richieste fino ad accucciarsi in mezzo alla gambe, finendo con il lappare come una cagna il frutto glabro ma stracolmo di succhi amarognoli.Renata comincia a raccontare:la guerra era finita da alcuni anni quando io ed il tuo povero zio siamo stati in viaggio di nozze in montagna, era fuori stagione e non c’erano quasi turisti, che comunque a quell’epoca si contavano sulla punta delle dita, ci siamo fermati su una baita sperduta, ove ci hanno affittato una camera molto spartana: quella specie di rifugio era condotto da una giovane coppia e dalla loro figliola, che li aiutava a servire in tavola ed a riassettare le poche stanze di cui disponevamo.Come detto eravamo solo noi gli ospiti, capitò così che una mattina dopo aver fatto colazione, anziché uscire per il consueto giro fra i monti ci era venuta voglia di scopare e siamo tornati in camera: eravamo una bella coppia, molto focosa, e le nostre intemperanze amorose varcavano con facilità le pareti e le porte in legno di abete.Prima di buttarsi a letto avevamo visto marito e moglie avviarsi a piedi verso la valle, la loro figliola invece si era messa a lavare a mastello all’aperto, ciò ci ha dato quella spinta in più per esibirci, ricordo che in ultima le bordate con cui mi chiavava lo zio era talmente veementi che rinculavo verso la testiera mentre il letto scricchiolava con molto frastuono, raspando sul pavimento in legno.Se si aggiungono le nostre esplosive grida di piacere, alla ragazzina nell’aia deve essere giunto un tal fracasso che la deve aver preoccupata o forse meglio incuriosita; lo zio mi aveva appena riempita con un fiume di sborra ed era scivolato esausto al mio fianco, non ti dico la sorpresa nel vedere, con occhi ancora obnubilati dal piacere, la giovane sulla porta spalancata della camera che ci fissava con il volto in fiamme, incapace di decidere se aspettare o scappare.Le sorrisi dolcemente, non volevo spaventarla oltre, vieni qui non temere, non è successo niente, le dissi sottovoce, lei si mosse verso il letto con le stesso sguardo perso di una sonnambula, sollevai la schiena e la feci sedere sul bordo con il viso rivolto verso la porta, la strinsi sul mio petto, tremava come un pulcino impaurito, la tenni così per alcuni minuti, in silenzio, ascoltando i fremiti del suo corpo mentre con la bocca le strusciavo il parietale destro, umettandolo con dei timidi baci.All’improvviso non so spiegare cosa mi sia frullato per la testa, mi è venuta voglia di circuirla, di approfittare di quel suo stato confusionale, continuai a baciarla scendendo sul collo mentre mormoravo: era tanto che ci stavi guardando, ti è piaciuto vederci mentre facevamo all’amore, è bello sai, forse qualche volta hai spiato anche i tuoi genitori?La giovane non rispondeva, la bocca era asciutta, senza saliva, si limitava a dei cenni del capo più che eloquenti, come quando le chiesi se avesse già cominciato a masturbarsi; non appena vidi che annuiva venni presa dalla smania di toccarle la fichetta, allungai una mano verso le ginocchia per infilarla sotto la gonna di flanella, si irrigì rimanendo in apnea per quasi un minuto, continuai a baciarla, questa volta vicino alle labbra, bisbigliando: se vuoi lo faccio io, vedrai che ti piacerà tantissimo.Come riuscii a districarmi dentro le mutande di cotone grezzo, che dovevano esser state di sua madre tanto era grande la taglia, infilando il palmo da sopra l’elastico, sentii il suo capo reclinarsi sulla mia spalla e le gambe che si divaricavano fin quasi a spalancarsi: vellicai la peluria prima di intingere un dito entro la fichetta rorida di umori, fu un crescendo di sospiri quello che uscì dalla bocca della ragazzina, che si contorse come una indemoniata raggiungendo l’orgasmo.Avevo una gran voglia di continuare ma temevo che la presenza di mio marito potesse in qualche modo crearle imbarazzo, bastò un’occhiata girando un attimo la testa perché lui capisse e si avviasse al bagno, fuori della stanza, richiudendo la porta rimasta aperta; da sole divenne tutto più facile, la spogliai e la feci distendere supina sul letto, era istupidita dal piacere, le succhiai le tettine appuntite, le umettai lo stomaco con lingua, accalappiai la clitoride tra i denti mordendola dolcemente, poi la leccai a fondo evitando che raggiungesse un altro orgasmo: volevo tenerla sulla corda per ottenere lo stesso trattamento.La ragazzina aveva due labbra di miele, l’istinto e fors’anche la voglia di ricambiare la portò ad essere brava sin dall’inizio pur nella sua totale inesperienza, quando raggiunse la mia fica, che allora tenevo bella fulva e colma di pelo nero, fece guizzare all’interno la lingua, lappando e ingurgitando i succhi di cui era pregna, compreso lo sperma dello zio, che non resistette a lungo fuori, rientrando in punta di piedi per non farsi sentire: aveva l’uccello gonfio e teso, pronto per un altro assalto.Quando lo vidi che si avvicinava pericolosamente dietro alla giovane, riuscii a controllare la situazione, spazzolai dolcemente i capelli della ragazzina e mi rivolsi a lui mormorando: se vuoi leccala, falla godere ancora!Come la ragazzina percepì la lingua ruvida e più maschilista sulla fichetta, incrementò la suzione della mia vagina, poi lo zio le spalancò le natiche con le mani trapanando con il suo dardo umido il buchetto del culo, sapevo dove voleva arrivare, l’aveva fatto anche a me diverse volte, ebbe il buon senso di spalmarla anche con una crema dopo la lunga lubrificazione salivale, ella assunse nell’orifizio la cappella con urlo strozzato, cercai di calmarla, le carezzai le tettine protese e poi le riabbassai la testa dicendole di attaccarsi con i denti alla mia clitoride.Lo zio la sodomizzò penetrandola con stoccate quasi vellutate, ne avvertivo le penetrazione dall’irrigidimento dei denti sulla mia clito, fu uno spettacolo travolgente, venni un’infinità di volte finchè anche la ragazzina si rovesciò sul letto con il culo imbrattato di sperma.Quella sera ci servì la minestra in tavola con fare titubante, era preoccupata, come anche noi d’altro canto, che i genitori sospettassero qualcosa, ma tutto filò liscio, anzi il mattino dopo riuscimmo a convincere i suoi a lasciarla venire con noi in cerca di funghi, con la scusa che ci avrebbe aiutato a scegliere quelli mangerecci, che per quell’assolato fine giugno erano delle vere e proprie primizie.Camminammo a lungo attraverso boschi di pino, così fitti che i raggi del sole ci raggiungevamo sfumati, i prati erano umidi e ove il sole riusciva a filtrare si alzavano piccole nuvole di fumo che davano l’impressione di un fuoco appena spento, la giovane montanara ci faceva strada verso i posti migliori per la raccolta, allontanandosi sempre di più dalla baita.Quando giungemmo al limitar di una zona boschiva con un discreto raccolto, lo zio chiese di fermarsi un po’ per rifiatare, sapevo cosa voleva, me lo aveva sussurrato nella notte scopandomi, credo che anche la ragazzina sapesse a cosa andava incontro quando le avevamo proposto l’uscita con noi, non mi aspettavo però il modo con cui mio marito decise di iniziare.Eravamo seduti quasi in circolo su dei tronchi tagliati dai boscaioli, lo zio si era alzato per fare la pipi girandosi di schiena, guardavo gli occhi della ragazzina che osservava con un certo tumulto interiore il getto di piscio che defluiva sul davanti, restò incollata a quel flusso di urina con il respiro ingrossato, fintanto che gli ultimi zampilli scesero vicino alle pedule: lui si voltò con il pene tra le mani, non era ancora duro ma stava assumendo discrete proporzioni.Si spostò verso la ragazzina con movenze felpate, i suoi piedi pareva non toccassero terra, le mise il cazzo davanti alla bocca mormorando con voce intorpidita dalla libidine: prendilo in mano, leccalo, succhialo, è buono sai……La mano gentile della ragazzina sfiorò il glande facendolo brillare come una lama sguainata, poi fu la lingua a levigare la cappella, la giovane era proprio una libidinosetta ben predisposta di suo a giochetti di questo tipo, una piccola spinta in avanti di mio marito le fece intendere che doveva accoglierlo in bocca, sentivo l’inguine riempirsi di rugiada tanto era eccitante la scena nel vederla allungare le labbra sull’asta vibrante, mentre le gote si deformavano mostruosamente.Gli schizzi di sperma fiondarono impetuosi nella bocca e sul viso della ragazzina: fu uno spettacolo unico vederla con le palpebre intinte di rivoli biancastri, che scendevano anche lungo le guance.Persi il controllo, mi precipitai sulla ragazzina baciandola e leccandola per trangugiare tutta la sborra del mio uomo, freneticamente le scoprii i seni poi le strappai di dosso le braghe alla zuava, ella si aggrappò con le mani ai bordi del ceppo su cui era seduta, per mantenere l’equilibrio durante la mia travolgente suzione, ansimava e singhiozzava dal piacere al passaggio della mia lingua in ogni anfratto, finchè i gemiti divennero urla accompagnate da frasi insensate, lì nella più assoluta quiete del bosco, tra radi aghi di pino.Fu lei questa volta a godersi la scena della mia inculata, lo zio si era eccitato di nuovo, ci mise molto più tempo a raggiungere l’orgasmo ed io continuai a bere la linfa che continuava a sgorgare come un ruscello dalla sua fichetta, finendo con l’assaporare anche il lento e scomposto defluire dell’urina, che fece capolino dopo l’ultima assordante contrazione.Dopo quella volta ci era presa la smania di cercare ragazzine da sedurre, tra tante ricordo la figlia della portiera del palazzo ove abitavamo, prima che mi trasferissi qui; si chiamava Mariolina e la conoscevamo da bambina, di pelo rosso e con il viso trapuntato di lentiggini non era quel che si dice una bella ragazza, nemmeno brutta ma non certo una che ti ispira pensieri maliziosi.A differenza di altre, vuoi anche per il fatto che ce l’avevo praticamente in casa, non mi passava neanche per la testa di sedurla, ricordo poi che un giorno, all’incirca sei mesi prima che lo zio perdesse la vita nell’incidente, scendendo nelle cantine sotterranee adiacenti al garage interrato, di averla vista sgoiattolare verso una di queste con fare furtivo, guardandosi attorno con circospezione.Non mi aveva scorta e per me fu un vero colpo di fortuna, incuriosita la seguii soffermandomi fuori della porta in legno in cui era entrata, la zona era abbastanza buia ma riuscii comunque ad adattare la vista per osservare attraverso una fessura: era assieme ad una domestica, poco più grande di lei, che prestava servizio a casa di una anziana coppia che viveva nel nostro palazzo all’ultimo piano.Dalle loro parole capii che non era la prima volta che si incontravano, Mariolina bisbigliava: fa piano, lo sai che non dovremmo fare certe cose, perché continui a chiamarmi…..Dai che piace anche a te, sei una porcellona come me, senti, senti, sei già tutta bagnata, dai levati le mutandine, sai che mi piace leccartela la tua bella fichetta……..No, no, perché vuoi sempre leccarla, mormorò con voce flebile Mariolina, ma la sua riottosità era solo di facciata, appoggiata con la schiena ad uno scaffale smise d’incanto di parlare, lasciando spazi a sospiri ininterrotti che accompagnarono la lingua di Luisa, inginocchiata sul freddo pavimento di cemento.Dopo gli ultimi rantoli di piacere Mariolina avrebbe voluto andar via ma Luisa le bloccò un polso, proprio mentre stava per aprire la porta, il corpo della domestica appoggiato sull’uscio adesso mi nascondeva anche la poco visuale che avevo, ascoltai comunque eccitandomi all’inverosimile, gli sbuffi ansanti di Luisa che si stava facendo fare un ditalino.Mariolina uscì di corsa, dopo quei giochi proibiti aveva fretta di andar via, non si era nemmeno reinfilata le mutandine che teneva strette in una mano, l’aspettai dietro l’angolo e le prese un colpo come mi parai davanti; attraverso le scale interne, trattenendola saldamente per un braccio, quasi trascinandola, la condussi al primo piano a casa mia, mi ero limitata a dirle: adesso vieni con me piccola sporcacciona, senza tante storie, dobbiamo fare un bel discorsetto!Era impaurita e con le lacrime agli occhi quando la spinsi dentro richiudendo la porta con il catenaccio interno per intimorirla maggiormente, le nocche della mano dove teneva strette le mutandine erano diventate di color viola, tentava di nasconderle ma ovviamente non ci riusciva.Adesso andiamo di là e mi racconti tutto per bene, guai a te se mi nascondi qualcosa, oggi ho visto tutto dall’inizio, ti è piaciuto farti leccare la passerina, miagolavi come una gattina, su muoviti andiamo in camera mia, staremo più comode!Mariolina aveva intuito che la mia non era solo curiosità, frignava e faceva cenno di no con la testa, balbettando: ti prego fammi andar via………Le lessi il terrore negli occhi quando sollevai il citofono interno dicendo che avrei chiamato in portineria sua madre, fu questione di un attimo, mi bloccò la mano e mi aiutò a riporlo, quindi silenziosamente e con il capo chino si avviò verso la camera, di cui conosceva bene l’ubicazione, mentre io la guardavo stupita e smaniosa allo stesso tempo, osservai con occhio diverso il suo culetto scodinzolante e mi convinsi che, seppur non bella di viso, era proprio un bel bocconcino.Mi sedetti sul bordo del letto con lei davanti sempre a capo chino, incapace di incrociare i miei occhi, allora da dove cominciamo dissi infilando istintivamente una mano sotto la gonna: raggiunsi la fichetta e mi emozionai al suo pari nel cominciare a masturbarla, era la prima volta che disponevo del corpo di una ragazza con il ricatto e ciò mi metteva in fibrillazione.In pochi secondi il suo volto tirato si sciolse sotto i miei abili tocchi, il respiro divenne come un soffio di vento che si infrangeva sul mio viso, colsi che spingeva leggermente in avanti il bacino per agevolare le dolci strizzatine alla clitoride, che ora trattenevo tra le dita costringendola a degli scatti convulsivi che anticipavano l’orgasmo.Dopo averla fatta godere ripresi il tono autoritario: brava porcellina, faremo tante belle cose assieme, di nascosto senza che nessuno veda o sappia nulla, non preoccuparti per la Luisa, penserò io anche a lei, da oggi ti voglio solo per me, voglio che diventi la mia servetta, quando ti chiamo devi correre ed essere sempre ubbidiente, ti insegnerò molti giochi, ci divertiremo un mondo vedrai, sei d’accordo vero?Entrambe sapevamo che non aveva scelta e lei annuì un paio di volte in segno di accettazione, molto bene, dissi, allora vediamo subito di cosa sei capace, mi sollevai la gonna mettendo in mostra le mie belle gambe, sulle quali sfoggiavo una paio di calze nere trattenute dalle giarrettiere, al termine delle quali spiccava il triangolo bianco delle mutandine in pizzo: voglio che impari a spogliarmi, dissi con voce che ormai tradiva la mia eccitazione.Mariolina abbagliata dalla visione, trovò la forza di mormorare: mi vergogno…. mi vergogno….così…Intuii che era un problema di luce, pur con le tende tirate entrava troppo chiaro e la ragazzina era imbarazzata, le dissi di chiudere le tapparelle e la vidi rasserenarsi; il tempo che mise per eseguire l’operazione e posare finalmente sul letto le mutandine che teneva in mano, mi consentì di sfilarmi il vestito: la porta aperta della camera lasciava filtrare una sfesa di luce dal corridoio, lei ritornò verso di me, mi ero distesa di traverso con le gambe a terra e le cosce divaricate, fui felice di cogliere una sfumatura maliziosa nel suo sguardo.Levami le calze, borbottai.Sentii i palmi delle sue mani umide trafficare con i ganci delle giarrettiere mentre sfioravano la pelle mettendomi i brividi; me le sfilò prima una e poi l’altra consentendomi di cogliere le carezze che scivolavano sulla mia cute depilata.Ti piacciono le mie gambe vero, voglio che me le baci partendo dalle ginocchia verso l’alto……Il contatto delle labbra su una coscia mi fecero schiattare, avvertivo un profluvio vaginale che inzuppava le mutandine e gorgogliai: leccami anche, fammi sentire la tua lingua!Quel gioco peccaminoso piaceva molto anche a Mariolina, al di là dello sfondo ricattatorio su cui esercitavo le mie richieste, fu per me come essere trafitta da mille frecce appuntite, mi scomposi sul letto spalancando le cosce mentre lei risaliva lentamente verso le mutandine, rigandomi con la saliva la pelle serica.I miei ordini divennero simili ad implorazioni: baciami anche le mutandine, senti che profumo emanano, risali verso la pancia, leccami anche l’ombelico, tiramele giù adesso e continua a baciarmi, oh sì come sei brava, non dirò nulla a nessuno, non temere………Le sue dita si aggrapparono ai lati delle mutandine, come cominciò a calarle ebbi un soffio al cuore, la porcellina era brava ed accondiscendente, adesso la bocca era giunta a contatto della peluria, intuii che aveva un attimo di esitazione e quasi la supplicai: più giù, più giù, baciami, leccami, come ha fatto Luisa con te, oh sì, così, così, ancora…..ancora……Persi il senso della realtà mentre la mia mente vagava indisturbata nell’azzurro infinito, godevo e rimbalzavo sul letto colta da un piacere inesauribile, Mariolina continuò a leccare la mia fonte, capii che le piaceva suggere i miei umori aciduli dal come insisteva dentro la rossa fessura spalancata dalle sue labbra.La sollevai di scatto mettendole per un attimo persino paura, aveva le labbra gonfie e turgide, la distesi al mio fianco ficcandole la lingua in bocca, dopo un momento di titubanza la sentii corrispondere, la denudai in un baleno sballottandola sul letto e guardando nella semioscurità i suoi occhi lucidi, la posizionai accucciata, carponi, appoggiata sui gomiti e con il culo per aria, toccò a me esplorare le sue zone erogene, non si aspettava che le leccassi anche il culetto, e non appena fiondai la lingua entro le chiappe cominciò a gorgogliare rumorosamente tutto il suo piacere.Luisa invece la fermai sulle scale mentre scendeva, chiedendole se per piacere mi aiutava a cambiare una lampadina, ella entrò in casa senza immaginare ciò che l’aspettava, era paffutella con uno sguardo da sporcacciona, dimostrava qualche anno in più dei suoi venti appena compiuti, al contrario di Mariolina lei era tendenzialmente lesbica ed aveva avuto rapporti sessuali solo con coetanee.Salii su una scala a pioli chiedendole di trattenere la base, come giunsi al culmine e cominciai a svitare la lampadina per cambiarla, vidi chiaramente il suo volto avvampare: indossavo una larga gonna a pieghe e sotto non avevo messo alcun intimo.Restai più del dovuto per farle ammirare da sotto la mia ficona nera e quando scesi aveva gli occhi fuori dalle orbite, la presi per mano e la portai a letto sussurrando: vuoi leccarmela, vero?Non vi fu nemmeno il tempo per togliermi la gonna, che lei stessa sollevò sul mio stomaco buttandosi come una belva affamata sulla mia fica, era davvero un portento, usava la dita e la bocca con una abilità e raffinatezza che non mi aspettavo da una persona che sembrava addirittura rozza, mi fece urlare, quasi impazzire dal piacere, il livello era elevatissimo anche perché sapevo che mio marito ci stava spiando di nascosto.Lui non resistette a lungo a fare il guardone, e silenziosamente come al solito fece la sua apparizione nudo da dietro Luisa, che non si accorse della sua presenza fintanto che non salì sul letto; la reazione della giovane domestica fu inaspettata, si mise a gridare che non voleva rapporti con uomini, si agitava nervosamente divincolandosi, tanto che mio marito si prese anche un morso e fu costretto a mollarle un paio di sberle prima di riuscire a bloccarla.Fummo costretti a legarla ed a imbavagliarla perché le sue grida rischiavano di essere sentite fuori dell’appartamento, con dello spago le avevamo bloccato polsi e caviglie ai quattro angoli del letto, aveva gli occhi furenti e tentava ancora di dimenarsi sul letto mentre la sua voce era un insieme di suoni confusi soffocati dalla pezza di stoffa che le stringeva la bocca, lo zio le aveva già strappato di dosso le mutandine lacerandole quando io mi avvicinai ad un lobo sussurrando: troietta, adesso ti calmi e fai la brava bambina, sappiamo tutto di te e Mariolina, mio marito ha amici alla Polizia e potremmo denunciarti, ma tu non lo vuoi vero?Come d’incanto lei si afflosciò, sembrava esausta, avevo aperto la camicetta sul davanti liberando il gancetto anteriore del reggiseno che scivolò di lato mettendo a nude due belle tette grosse; adesso ti tolgo anche il bavaglio, soggiunsi, e tu te ne starai zitta e buona: lei annuì con le palpebre e respirò profondamente quando ebbe nuovamente la bocca libera.Salii sul letto e mi accovacciai sulla sua testa ordinando: avanti riprendi a leccarmi troietta, è l’unico modo con cui tu possa usare la bocca, non temere vedrai che poi ti piacerà l’uccellone di mio marito: lo zio la sverginò con una sola stoccata mentre io strusciavo la mia bocca sul suo viso, tenendomi aggrappata sulle tette, che strizzavo con cattiveria, mi piaceva vederla soffrire e rimbalzare sul letto mentre mi lappava.Dopo che lo zio l’ebbe riempita di sborra, ci scambiammo di posto e mentre lui le teneva sollevata la testa facendosi ripulire il glande, io mi sono avventata sulla fichetta deflorata per bere il frutto amarognolo versato dal mio uomo.Con Luisa potemmo dar sfogo a tutta la nostra fantasia, era diventata docile e remissiva, subiva senza fiatare, anche quando mio marito calcava la mano per un nonnulla, avevamo preso l’abitudine di farla scendere da noi dopo cena, quando aveva messo a letto gli anziani coniugi presso cui lavorava; doveva indossare la divisa nera da cameriera, con colletto e fascia bianca in testa, con le prorompenti tette ampiamente fuori della scollatura e nulla di intimo.Ci piaceva sculacciarla, farci leccare alternativamente, usarla per dei clisteri micidiali, alla fine dei quali rimaneva spossata, perdeva perfino il suo colorito rubicondo, con lo zio avevo trovato un’intesa ed una complicità che ci rendeva spregiudicati, che bello tenerle la testa stretta tra le mie cosce mentre lui alla fine la sodomizzava, quando la lasciavamo andar via il più delle volte era sfinita e faticava a reggersi in piedi.Con Mariolina invece fummo più cauti, non sempre poteva sottrarsi al controllo della madre, nei primi incontri l’avevo svezzata bene, aveva imparato ad usare la lingua con raffinatezza, solcandomi le sponde madide della fica in maniera divina, credeva che mio marito fosse all’oscuro della nostra relazione e un pomeriggio rimase ammutolita nello scorgerlo seduto sul divano.Vedendola preoccupata e con il viso dello stesso colore dei capelli, l’avevo presa per mano, era una mia dote quella di saper tranquillizzare le persone e le mormorai: non aver paura mio marito sa tutto di noi due, gli ho raccontato le cose che facciamo assieme, anche lui ci tiene a conoscerti meglio.Tremava come una foglia d’autunno che si sta staccando dal ramo, le dissi vieni che abbassiamo le persiane, sapevo che ancora la bloccava fare certe cose alla luce del sole, con il buio acquistava più sicurezza sebbene quella prima volta fosse molto spaventata.Ora nel salotto filtrava solo qualche timido raggio di luce attraverso le vecchie tapparelle tutt’altro che ermetiche, mio marito era rimasto seduto sul divano in silenzio, quasi non volesse disturbarci in questi preparativi, aveva le braccia distese sopra gli schienali, le gambe leggermente divaricate, aspettava che fossi io a decidere come prendere l’iniziativa.Io e Mariolina ci inginocchiammo sul tappeto davanti a lui, presi la mano della giovane e la spostai sopra il gonfiore dei pantaloni, al contatto lei ebbe un brivido intenso che le attraversò tutto il corpo mentre le sussurravo: vuoi che te lo faccia vedere?Mariolina aspirò profondamente tre-quattro volte di fila prima di far segno di sì con la testa, era emozionata come non mai, aveva gli occhi lucidi, la cintura era già slacciata e l’aiutai a sbottonare la patta, poi abbassammo insieme le mutande mettendo in mostra, in tutto il suo folgorante fulgore l’asta lucida e vibrante.Le insegnai a toccarlo, a carezzare i testicoli, a levigare quel piolo gonfio e teso con il palmo, la giovane deglutiva ad ogni pulsione del membro che continuava ad ingrossarsi smisuratamente nella mano, mio marito era teso e concentrato, per non farsi travolgere da quella manipolazione così inesperta e nervosa, che avrebbe potuto farlo eiaculare precocemente.La lasciai continuare da sola mentre lo zio guardava con il viso contratto dalla libidine la ragazzina, intanto le succhiavo un lobo bisbigliando come doveva comportarsi e le avevo aperto la gonna sul retro in modo che la stessa si afflosciasse lungo le cosce: bacialo dai, è buono, guarda quante perline di sudore ha sulla punta, succede sempre quando è molto eccitato, sei stata tu a farlo diventare così, brava, sei proprio brava!Mariolina si inorgoglì per quell’apprezzamento, anche lei era eccitatissima ed io lo scoprii non appena infilai una mano dentro le mutandine, la fichetta risucchiò le mie dita avviluppandole al pari dei tentacoli di una piovra, era persino provocatoria quando scese ad umettare la cappella prima di estrarre la lingua, poi giunse come dall’oltretomba la voce dello zio: prendilo in bocca, dai succhialo, da brava, così, sì così…….Non vi fu necessità di alcun ulteriore suggerimento, la giovane seguì il suo istinto, era uno spettacolo che si svolgeva senza alcuna prova preparatoria, le labbra si abbarbicarono al piolo di carne lubrificandolo con la saliva che debordava dagli angoli della bocca, qualche puntatina con le palette dei denti davanti trasmetteva una piccola scossa in più a mio marito, che ormai era prossimo all’esplosione finale.Non so cosa mi prese, un misto di piacere e gelosia, mi sarebbe piaciuto essere dotata di un grosso membro, avrei voluto scoparla, metterglielo nel culo, sverginarla, lo feci con le mani, la infilzai con tre dita dentro la fichetta ed uno didietro, spingendomi sempre più a fondo, la sentivo vibrare e contorcersi ma non si lamentava, anzi le piaceva……..poi fu solo la sborra i cui spruzzi sembravano non aver più fine.Abbassai la testa per pulire il cazzo di mio marito poi agitatissima la sollevai portandola a letto quasi di peso; le ripulivo il viso e le labbra imbrattate di sperma mentre finivo di spogliarla, la distesi supina, nuda e fremente, le spalancai le cosce e cominciai a divorarle la fica, ero appiattita sul letto e Mariolina si dimenava come un’anguilla, gemendo rumorosamente sopraffatta dall’intensità della mia azione.Dopo qualche minuto è sopraggiunto anche mio marito, che seppur spossato dall’orgasmo appena concluso, nel vedere la scena ebbe un nuovo immediato alzabandiera, salì sul letto mi abbrancò per i fianchi e cominciò a chiavarmi con possenti bordate che mi facevano sbattere la bocca sulla fichetta della giovane; accecata dalla libido Mariolina guardava quell’unione carnale soffiando come una locomotiva mentre la mia vagina sembrava doversi consumare sotto gli sfregamenti del poderoso cazzo del mio uomo, che era ancora ben lontano da un’altra apoteosi.Aveva ancora voglia del giovane corpo di Mariolina, si staccò da me portandosi a ridosso del suo viso, le prese la testa tra le mani e questa volta fu lui a spingerglielo in bocca: adesso è ancora più buono, trattiene in sè anche gli umori di Renata!La fottè delicatamente in bocca per alcuni minuti, poi gli montò la voglia di deflorarla, ci scambiammo di posizione, Mariolina aveva capito a cosa andava incontro, mi parve di cogliere che, addirittura, accucciandosi in mezzo alle mie gambe, avesse meglio messo in mostra la sua merce preziosa, in pochi istanti lui la travolse ed in breve arrivò ad un nuovo debordante orgasmo.Mariolina divenne forse la migliore amante di mio marito per gli ultimi mesi che purtroppo gli restavano da vivere prima del mortale incidente, posso tranquillamente dire che si era innamorata di lui, io ovviamente ne ero un po’ gelosa, sapeva che lui prediligeva i pompini ed ella era diventata abile e spregiudicata, arrivava da noi senza mutandine, si mostrava con pose tentatrici, era lei che spesso prendeva l’iniziativa, tirandoglielo fuori e succhiandolo con ingordigia.Oh zia, zia, mi stai facendo impazzire con tutti questi ricordi, borbotta Daniela quasi strappandole la clitoride con i denti, come hai potuto nascondere così bene la tua doppia vita, in famiglia ho sempre sentito parlare di te come di una persona senza fronzoli né grilli per la testa, scopro invece che sei un’assatanata, magari hai anche una relazione con qualcuno di sesso maschile.Come Daniela aveva previsto gli incontri con la zia sono diventati sistematici, pur avendo riguardo del suo stato interessante Renata non ha limiti nell’usare il giovane corpo della nipote, quando le scappa la pipi la mette in vasca masturbandola, le piace imbrattarla con la sua pioggia dorata, che defluisce e si ferma, rallenta e riprende, schizza e rimbalza sulle cosce.Alla zia piace soprattutto incularla dopo averla svuotata con dei clisteri molto soft, all’inizio a Daniela dava fastidio l’inserimento della cannula nel sedere, adesso invece aspetta con ansia opposta il momento in cui gliela spinge dentro, Renata è riuscita ancora una volta a costruire un giocattolo d’amore, alla fine la nipote la incita a sodomizzarla con il suo sfavillante cazzo color della pece mentre si masturba da sola invocando sempre nuovi racconti di storie vissute.Solo in un unico punto Renata non si addentra, la presenza di una figura maschile in sostituzione dell’amato marito, ogni volta che la nipote cerca di indagare ella cambia discorso, Daniela si è convinta che vi sia effettivamente qualcuno ma non c’è verso che lei si lasci sfuggire il minimo accenno.Il mistero si svela da solo, è come il realizzarsi di una minaccia incombente, un tardo pomeriggio che Daniela si reca dalla zia inaspettatamente, lo ha deciso poco prima quando Roberto le ha telefonato per dirle che quella sera avrebbe fatto tardi al lavoro, era una buona occasione per farle un’improvvisata e per passare un paio d’ore sotto le sue deliziose grinfie.Daniela usufruisce ormai di una chiave propria, l’ha anche chiamata dall’ingresso senza ottenere risposta, sarà uscita pensa mentre si dirige verso la camera ove intende aspettarla discinta sul letto, a metà corridoio le giungono dei bisbigli, il cuore comincia a batterle forte, sente anche una voce maschile, si emoziona al pensiero di scoprire la persona con cui ha una relazione, si toglie persino le scarpe per non fare rumore, vuole godersi lo spettacolo di nascosto.La porta è socchiusa e Daniela si avvicina cautamente ma non appena intravede i due corpi sul letto ha un mancamento: quell’uomo è suo padre!In una frazione di secondo tutto le è chiaro, la riluttanza della zia, le mendaci affermazioni familiari che la classificavano come una suora di clausura, si chiede da quanto tempo abbiano una relazione, un vortice di pensieri le avvolge la mente, socchiude gli occhi e scivola sulla porta, che si spalanca di colpo.Renata le corre incontro, vorrebbe sorreggerla ma non è necessario, suo padre nemmeno si copre, la osserva con sguardo assente, non si sente sorpreso in fragrante, gli occhi sprizzano stimoli sessuali che l’intrusione ha precocemente interrotto, Daniela si trova a riflettere che ha un bell’arnese, è ancora luccicante e teso, ridondante di umori vaginali, ma le parole sussurrate della zia la distolgono dal turbinio che le offusca la mente.Adesso capisci perché non volevo affrontare l’argomento, tuo padre è una persona meravigliosa, ha rispettato alla lettera il testamento del fratello che gli chiedeva di prendersi cura di me in caso di morte prematura, è venuto a trovarmi qualche giorno dopo il funerale, aveva con sé una cartella con quasi trenta fogli dattiloscritti che mio marito gli aveva lasciato in una busta sigillata.Eravamo in cucina ed ho cominciato a leggere tutto d’un fiato: spiegava nei particolari la nostra vita sessuale e gli dava istruzioni sul come doveva comportarsi; più andavo avanti e più mi sentivo imbarazzata, non mi sarei mai aspettata di veder trascritti i nostri intimi segreti, era come fossi stata messa a nudo, avvertivo gli occhi di tuo padre che mi scrutavano per verificare il mio stato d’animo.Mentre proseguivo nella lettura mi venne dietro, mi fece sollevare dalla sedia ed appoggiare i gomiti sul tavolo, avevo già avvertito il gonfiore sulle natiche prima che mi scoprisse il culo, ce l’ha ancora più grosso del fratello, la sua erezione era smisurata, me lo ficcò in culo con cattiveria quasi volesse castigarmi per aver scoperto il mio falso puritanesimo, dopo dovetti tenerlo in bocca e ripulirlo per diversi minuti, fintanto che mi riversò in gola un getto di piscio.All’inizio fu un travaglio per entrambe, tuo padre era molto più rigido di costumi rispetto al fratello, scoprì all’improvviso una cognata assai diversa di quella che conosceva, capace di prestazioni sessuali che debordavano dalle sue fantasie e dai suoi limiti visivi, in casa con tua madre era abituato ad un amore anche passionale ma sempre in punta di piedi, quasi con riguardo, rigorosamente al buio.In me vedeva la puttana e così mi trattava, non vi era un briciolo di sentimento, mi usava per ottenere prestazioni che nell’ambito familiare erano inimmaginabili, era sempre un po’ brutale, a volte violento, tua madre è sempre stata e lo è tutt’ora all’oscuro di tutto, ricordo che un giorno a casa tua si era accorta anche lei del modo ruvido con cui mi trattava ed avevo sentito che glielo faceva notare sottovoce, non era passato neanche un mese dalla morte di mio marito ed ero venuta a pranzo da voi.Mentre tuo padre mi riaccompagnava a casa piangevo sommessamente perché mi aveva appena finito di dire che appena arrivati, per farmi contenta, me lo avrebbe messo in culo; anziché impietosirlo le mie lacrime fecero l’effetto contrario, allungò una mano sotto il vestito e mi artigliò una coscia vicino alle mutandine, un grosso livido si formò sulla pelle mentre singhiozzante lo supplicavo di mollare la presa.Piegati troia e prendilo in bocca!Restai chinata a succhiarlo fin sotto casa mentre lui con una mano dentro le mutandine mi scavava il buco del culo con due dita: mi sborrò in bocca quando ormai aveva parcheggiato, lo svuotai fino all’ultima goccia sperando che mi lasciasse in pace, invece volle comunque venir di sopra.Gli piaceva farmi spogliare davanti a lui, quest’atto nella sua mente dava il vero senso della puttana che dovevo essere, lo accontentai ancora una volta cercando di spiegargli che quello che mi chiedeva non era più sopportabile: non puoi continuare a trattarmi così, non ne posso più, ci stiamo distruggendo la vita tutti e due, sarebbe meglio che non ti facessi più vedere, non erano questi i propositi testamentari del tuo povero fratello.Lessi nei suoi occhi il montare dell’ira, mi sbattè a letto picchiandomi, inveiva e mi sculacciava, mi insultava insensibile dei miei lamenti che si trasformarono in urla di dolore, si aprì i pantaloni e me lo mise in culo, sbattendomi fin quasi a spezzarmi la schiena, poi per farmi star zitta me lo mise in bocca, spingeva e raspava la gola come fosse un trapano, raccolsi lo sperma e poi il piscio come una liberazione.Se ne stava andando salutandomi con una battuta scurrile quando percepì le mie parole appena bisbigliate che uscivano quasi con monotonia dalle mie labbra: basta, basta, voglio morire, mi ammazzo, voglio raggiungerti amore!Tuo padre ristette pensieroso, quelle parole l’avevano colpito e stavano facendo breccia, l’odio che fino a quel momento nutriva verso di me si trasformò in compassione, si avvicinò ed io credendo volesse colpirmi ancora mi ritrassi terrorizzata, mi carezzò i capelli sussurrando: no, no, non temere, scusami, scusami, sono stato un folle a comportarmi in questo modo, non devi morire, ti darò io l’amore che ti è mancato con la morte di mio fratello.Come in una fiaba tuo padre è diventato il più meraviglioso degli amanti, ha cominciato a coccolarmi, viziarmi con carezze vellutate, amarmi intensamente, si è diviso in due tra me e tua madre, rispettando la sua sensibilità nel nasconderle la nostra relazione, ora ti ho detto tutto, anche lui sa di quello che è successo ultimamente tra noi, ne è rimasto felice quando gliel’ho detto, è diventato una persona di larghe vedute, in questi anni ha capito che gli istinti sessuali non vanno mai ostacolati, anzi profittati senza alcun limite.Daniela è rimasta pressoché asfissiata dalle parole della zia, fa fatica a respirare, deglutisce con continuità, le è difficile connettere, non ha nulla da dire, sente il vestito che si apre sulla schiena, che scivola a terra, anche il reggiseno plana leggero sul pavimento, ora è la volta delle mutandine che Renata l’aiuta a sfilarsi prima da un piede e poi dall’altro.Posandole una mano sul sedere la sposta vicino al letto, il padre la guarda con le orbite spalancate mentre Renata mormora: guardala Piero, guarda che splendido fiore hai messo al mondo, guarda che meraviglioso frutto porta nel grembo!Così dicendo Renata ha fatto scivolare la mano che carezza il pancino, giù verso la conchiglia umida, soffermandosi a titillarla mentre l’asta scoperta del papà ha un guizzo repentino e si innalza sempre più protesa.E’ quello che ti manca da troppo tempo vero piccola mia, le dice tentandola la zia che ora la fa salire sul letto; Daniela avvicina timorosa la mano sul pene, lo impugna, ha lo stesso calore di un carbone ardente, un calore che le infonde coraggio, si piega in avanti per guardare da vicino quella meravigliosa protuberanza che le ha donato la vita, quando avverte la lingua della zia che si fa strada in mezzo alle natiche perde ogni remora e si abbassa a baciare la cappella.Le labbra umettano la punta violacea, la lingua circoncide il glande con ficcanti colpi di scalpello, come d’incanto la bocca lo inghiotte, scende fino alla radice, a contatto con la peluria, lo tiene all’interno sballottandolo e coccolandolo con le ghiandole salivali, il papà si solleva sui gomiti attratto da quel gesto d’amore che le offusca la vista, Daniela ha gli occhi chiusi, sfiora il pene con la lingua, lo sente pulsare e gonfiarsi, sta per scoppiare, esplode con lo stesso fragore di una cascata.Piero scende dal letto e le lascia sole, la zia mette Daniela supina, le alza la schiena con due cuscini, le spalanca le cosce e poi cala la bocca avida entro il suo rosso frutto che sbrodola ininterrottamente; dopo averla sfinita con la lingua alza la testa ed osserva il suo viso sfigurato dal piacere, continua a stuzzicarla con due dita che sfregano la clitoride mentre sussurra: ora sarà il papà a ripagarti per la lunga astinenza che ti ha imposto il marito.Oh no lui non può, è un peccato mortale, biascica Daniela con la voce al colmo della libidine, anche Piero a fondo letto è un po’ riluttante, Renata impone mezzo giro alla sua testa e glielo prende in bocca, bastano poche suzioni per farlo ingigantire, poi si stacca e quasi urla: dai chiavala, non vedi che muore dalla voglia di un uccello vero!Daniela può solo sentire la spada tagliente che le fende la carne penetrandola, la sua vagina risucchia e trattiene quella lacerante lama protetta dai testicoli che le fanno da elsa, la visuale è coperta dalla testa della zia che piegata sul suo stomaco tiene la bocca incollata come una ventosa sui loro sessi, assaporando i rigurgiti che i delicati sfregamenti emettono.Ha vita breve quella compenetrazione così soffice e struggente, la foga prende il sopravvento, smossa dalle folate di piacere che provocano quell’incontrollabile frenesia che conduce alla sublimazione, Renata è costretta a sollevarsi per sottrarsi alle stoccate micidiali con cui Piero sta ora sfondando la figlia, si sofferma ad osservare i loro corpi che rimbalzano spasmodici, i volti che si sfigurano fino a che, come nubi che si diradano, annunciano la quiete dopo la tempesta.Quella domenica è già stato programmato un pranzo a casa di Daniela con la partecipazione dei genitori, malgrado quanto avvenuto riescono a celare il loro intimo segreto, né la mamma né Roberto sospettano di nulla, anzi si offrono di sparecchiare e lavare i piatti per non affaticare Daniela.Sul divano del salotto papà e figlia bisbigliano, Piero sussurra: non è che ci siamo spinti troppo avanti?No, no, risponde con un soffio Daniela, lo rifarei qui adesso!Le viene istintivo allungare una mano, carezzarlo e sentirne il guizzo, apre la patta senza ascoltare il papà che le chiede di non farlo, lo impugna senza estrarlo dai pantaloni, lo leviga, lo fa diventare duro come uno spuntone di roccia.Basta, basta, ti prego mi stai facendo sborrare, biascica Piero.No, non venire, voglio che mi sborri dentro, andiamo di là in camera mia.Non si può adesso, ribatte sconsolato Piero, ma la figlia insiste, vieni ci penso io!Fa capolino in cucina e guarda Roberto e la mamma indaffarati: vado a distendermi un po’, no, no, non ho nulla state tranquilli, chiedo a papà che mi accompagni.Si butta di traverso il letto di schiena facendo sollevare la gonna quel tanto che basta perché si notino le mutandine in fondo alle cosce scoperte, il papà la guarda estasiato mentre l’uccello è scivolato fuori dalla patta, prepotentemente teso.Dai levami le mutandine, fai presto, non abbiamo molto tempo, su muoviti mio bel papà sporcaccione, guarda come ti è diventato grosso al pensiero di approfittarti della tua bambina.Piero diventa una furia, le strappa le mutandine, affonda la bocca su quello splendido frutto e ne ingurgita tutti i profumi, poi la rivolta, impazzisce nel solcare le natiche scoperte, solleva il vestito fin sul collo, agguanta le tette dure e glielo pianta nel culo, la cavalcata è tumultuosa ma fortunatamente di breve durata e non viene percepita in cucina: seduta sulla tazza del water Daniela ripulisce l’asta fino a che sgorga intraprendente l’urina intinta di liquido seminale, la beve tutta e poi si distende definitivamente a letto ed il sonno l’avvolge.L’accompagna in questo viaggio onirico la mano del papà che si sofferma tra le grandi labbra della sua fica, sviluppando un ditalino lento e melodioso come una nenia che pare trasportata dal vento, si sveglia di soprassalto e guarda gli occhi dolci del genitore che la sta osservando, la sua mano le sta carezzando il pancione ove si muove il nascituro: sei bellissima Daniela, devi essersi addentrata in un brutto sogno perché borbottavi parole strane, di difficile decifrazione.Daniela sorride, il viso si illumina: sì papà è vero ho fatto un brutto sogno, mi ero messa paura ma ora che ci sei tu qui non ne ho più, ti voglio bene.
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