In camera trovò tutta una serie di articoli erotici e dei nuovi indumenti intimi.Le due donne le sorrisero, poi cominciarono a prepararla.Dopo uno spuntino, avrebbero ricominciato.Elena era stanca sfinita dai numerosi amplessi che aveva avuto, ma non poteva certo ribellarsi.Si lasciò condurre in bagno, dove dopo una veloce doccia, la profumarono generosamente, e quindi passarono alla vestizione vera e propria.Le fecero indossare una gheppeirre tutta bianca.I seni sembravano voler scoppiare dentro quella stretta guaina bianca.Poi le fecero indossare un paio di scarpe con il tacco, e la ricoprirono con un velo bianco, che la ricopriva fino quasi ai piedi.Loro indossarono solo mutandine e reggiseno.La guardarono soddisfatte, quindi la accarezzarono dolcemente.La baciarono candidamente sulle guance, poi la presero per mano, e la condussero verso le scale.Elena non capiva di tanta tenerezza.Le vedeva imbarazzate, e avrebbe voluto chiedere spiegazioni, ma la loro lingua era incomprensibile per lei, così che dovette accontentarsi di seguirle, temendo per il proseguo della nottata.La condussero nuovamente nel grande salone della casa.Le luci ora erano abbassate, ed al posto del grande tavolino, c’era l’enorme cazzone di mogano ed una piccola impalcatura.La condussero vicino al cazzone, e la lasciarono lì, da sola.Elena si guardò attorno: l’oscurità gli impediva di vedere chi ci fosse all’interno della stanza, e stette ferma, cominciando ad avere paura.I secondi passavano nel più assoluto silenzio.La lasciarono lì, in piedi, in silenzio.La sua figura minuta, coperta da quel velo leggero e bianco, risaltava alquanto stranamente, in quel buio.Elena restava ferma, bloccata, attenta a qualsiasi rumore. Si sentiva osservata, ma non aveva idea di quante persone si nascondessero nell’oscurità di quell’enorme stanzone.Ad un tratto sentì un fruscio. Si voltò e vide comparire una figura più alta di lei, incappucciata e coperto da un grande mantello di seta nera.La figura le girò attorno tre, quattro volte con movimenti leggeri.Si avvicinò, ed accarezzò i seni da sopra il velo.Elena rabbrividì.Poté constatare che quella persona incappucciata non era una dei precedenti partecipanti all’orgia.Non riusciva comunque a mettere a fuoco nessun particolare di quella persona.Saltellava da una parte all’altra, in preda forse ad un’eccitazione o in preda a qualche psicofarmaco.Si fermò sul limite della zona illuminata, e fece un segno.Apparvero due uomini, che presero ad accarezzare Elena in tutto il corpo.Le sollevarono il velo, e s’infilarono sotto, e cominciarono a toccarla, leccarla, mentre a sua volta Elena non poté fare a meno di toccare i loro cazzi già duri.Si trovava sotto quell’enorme velo, con un uomo davanti ed uno dietro.La schiacciarono in mezzo a loro, e lei sentì i loro cazzi duri, schiacciati sulla sua pelle.Sentiva le lingue dei due, leccarle sapientemente il collo, poi le spalle, e man mano scendere, fino a farle un prolungato lavaggio alla figa ed al culo.La leccarono fino ai piedi, mentre lei doveva stare ferma, dritta in mezzo alla sala.Il lavoro di quei due, l’aveva fatta eccitare nuovamente.Sentiva quelle due lingue scendere lentamente, leccandola nei minimi particolari.Dietro le ginocchia, sul calcagno, sul collo dei piedi.Chiuse gli occhi e strinse i pugni. Era di nuovo bagnata, e la sua fame di cazzo stava ancora prendendo il sopravvento!I due ebbero poi la forza e la volontà di ripercorrere all’incontrario il percorso fatto, soffermandosi nuovamente sulla figa e sul culo.Elena non resistette, e con le mani, schiacciò il viso dell’uomo che aveva davanti, contro il pelo della sua figa, quasi fino a soffocarlo.Aveva cominciato a gemere.Non riusciva a capacitarsi di tanta eccitazione.Sentiva che se non l’avessero scopata, si sarebbe messa a gridare come una pazza!L’uomo mascherato ad un tratto, batté le mani, ed i due si alzarono, ed usciti dal velo, si allontanarono, mentre Elena osservava sconsolata quei due cazzi duri che scomparivano nel buio della sala.Aveva il respiro affannoso Elena. Affannoso a causa dell’eccitazione e della tensione.Quei movimenti studiati, coordinati, perfetti, e quel buio, e soprattutto quella figura mascherata che sembrava avere la regia dello spettacolo, rendeva il tutto molto eccitante.L’uomo mascherato si avvicinò nuovamente, e le tolse con un colpo deciso il velo.Tastò con la mano la figa intrisa d’umori di Elena, dopodiché, estrasse da un’apertura, il cazzo già duro.Bastò una leggera pressione sulla spalla, affinché Elena si inginocchiasse, e mi mettesse in bocca quel lungo cazzo.Vi si avventò come una forsennata.Lo leccò avidamente, non dimenticandosi qualche passata sulle palle, aggrappandosi alle natiche dell’uomo ricoperto dal quella lucida seta nera.Ingoiava il cazzo con avidità, fino in gola.L’uomo teneva appoggiate ambedue le mani sulla testa della donna, e guidava lentamente i movimenti.Estrasse il cazzo, e lo passò sui bei seni abbondanti che fuoriuscivano dalla bianche gheppierre.I capezzoli erano diventati come chiodi d’acciaio al contatto con la rossa cappella.Il gioco durò piacevolmente e lungo, fino a quando, Elena non decise che era giunto il momento di rimetterselo in gola.L’uomo gradì, e si mise a muoversi in avanti ed indietro, scopandola in bocca.L’orgasmo arrivò forte e generoso.Sembrava che quel cazzo non la smettesse più di sputare sborra.Dopo averle riempito la bocca, il cazzo continuò a sputare sborra, impastricciandole il viso ed i capelli.Lei continuava a menarlo, forsennatamente, fin quando l’uomo, finita la pioggia di sborra fu costretto ad indietreggiare per il dolore.Elena restò inginocchiata, piena di sborra, ad osservare quel cazzo che stava rimpicciolendosi, e che già stava toccando la nera seta.Si passò la mano sul viso per ripulirsi, poi lentamente, da perfetta troia, cominciò a leccarsi le dita ad una ad una.Elena si sedette per terra, a gambe aperte, e dopo aversi pulito la mano, cominciò a masturbarsi nuovamente.Era davvero scatenata. Non le bastava ancora!Si trastullò ancora la figa, con forza, divaricando le gambe verso quella platea invisibile.Aveva perso ogni più piccolo senso del pudore. Non le importava più nulla, né del passato, né del presente, e tantomeno del futuro.Pensava solo a muovere quelle dita freneticamente, per giungere all’ennesimo orgasmo.Quando questo giunse, si distese ansimando.Oramai era davvero sfinita….Non riusciva più a muoversi.Si fecero avanti altri tre uomini, che la presero, e le misero dei bracciali di cuoio, nei quali c’era attaccata una catena.La trascinarono, tirandola per quelle catene verso l’impalcatura che si trovava in mezzo alla stanza e pienamente illuminata dal faretto posto sul soffitto.Fecero passare le catene sui due anelli saldati negli angoli, dopodiché cominciarono a tirarle, facendo sollevare la donna.Quando fu sollevata di circa 50 cm da terra, le fissarono alti due bracciali alle caviglie, e la fissarono ai pali di sostegno.Ora Elena era bloccata, con braccia e gambe divaricate.I tre cominciarono a manovrare le catene, ed ad issare la donna in alto.Elena saliva, mentre le corde le tenevano le braccia ed le gambe divaricate.Era salita fino ad un metro e mezzo da terra. Le mani ora potevano toccare l’asta finale dell’impalcatura.Un uomo si mise sotto di lei, e cosparse la figa ed il culto vaselina.Non badò al risparmio. Le impiastricciò culo, figa, cosce….Poi prese il cazzone di mogano, e dopo averlo posizionato esattamente sotto di lei, eseguì lo stesso servizio.Elena cominciava a sentire dolore alle braccia ed alle gambe, che erano tenute saldamente divaricate.I muscoli erano tirati all’inverosimile.Si aggrappò con le mani all’asta, per ricevere dal quella posizione un minimo di sollievo, dopodiché guardò sotto di lei, e vide quell’enorme cazzone, lucido, che sembrava l’aspettasse.Questa volta la faccenda si faceva enormemente più seria.Non avrebbe potuto ricevere quel cazzone in figa…. L’avrebbe squartata.Prima ci era salita sopra, e solo la punta era entrata in figa, provocandole anche del dolore.Ora poteva finire letteralmente “impalata”….Si reggeva forte al palo, per riposare le braccia, e tentava disperatamente di vedere qualcuno.I tre uomini erano spariti, e lei ora era lì, incatenata, sospesa sopra quel cazzone di legno.Cosa volevano ancora da lei?Ora le paura cominciarono a farsi risentire, ma l’eccitazione rimaneva incredibilmente alta.Forse quella era il supplizio finale. Definitivo…Vide qualcosa muoversi nell’oscurità, e piano piano comparvero attorno a lei una trentina di persone, tutte mascherate.Si fermarono tutt’intorno, a vedere questa specie di composizione.Una donna nuda, incatenata ad un’impalcatura, con le gambe e le cosce divaricate, e sotto di lei, un cazzone nero, lucidissimo.Non si sentiva nessun tipo di rumore, solo qualche leggero tintinnio delle catene che sorreggevano Elena.I tre uomini nudi, si portarono sotto l’impalcatura, e cominciarono ad armeggiare con le catene.Ricomparve il tipo mascherato di nero, che si mise proprio davanti agli altri, dopodiché fece un cenno.I tre cominciarono a tirare per le catene, ed Elena cominciò a scendere.Era tenuta sempre in tensione, in modo che non potesse muovere un muscolo.Inutilmente tentò di restare aggrappata all’asta dell’impalcatura. Dovette cedere quasi subito.Il suo corpo ora scendeva, tirato per le gambe, e teso come una corda di violino.Il cazzone si avvicinava sempre più, con quella punta da principio abbastanza fine, ma che poi andava allargandosi in modo inverosimile.La figa arrivò a toccare quel cazzo nero lucido, e la bloccarono.Lei, con gli occhi nuovamente spalancati, segno dell’evidente terrore, si irrigidì, impotente, non riuscendo nemmeno a gridare.Le persone fecero un passo avanti, per meglio osservare quanto stava accadendo.Ora la persona incappucciata, si mise dietro al copro di Elena, e gli mise le mani sulle spalle. Bastava una forte pressione, e per Elena sarebbe stata la fine.Gli attimi passavano lentamente, con la figa che strofinava la punta del cazzone, mentre Elena era ammutolita dal terrore ed elettrizzata dall’eccitazione.I due sentimenti contrapposti, paura ed eccitazione, la stavano per fare impazzire.Aveva paura di morire, o perlomeno di ferirsi gravemente, ma l’eccitazione le faceva sfregare la sua figa sulla punta del cazzo.Mai aveva avuto una serie così lunga di orgasmi, e mai avrebbe potuto credere che una donna arrivasse a certi limiti.Aveva paura, e nello stesso momento aveva una voglia matta di farsi impalare dal quell’enorme cazzo!L’uomo che le era alle spalle appoggiò la sua bocca all’orecchio di Elena:”Bene cara mogliettina…. Sei arrivata alla fine del viaggio….”Marco! Era Marco! Elena si voltò, e vide il viso di Marco, liberato dal cappuccio, sorridente.Protese il viso il più vicino a lui, e le bocche s’incontrarono.Fu un bacio appassionato, lungo, caldo e sensuale.Elena sentì le braccia di Marco che la stringevano, e la lingua di lui che rovistava in tutti gli angoli della sua bocca.Lì, appesa appena sopra quell’orribile aggeggio nero, che poteva senza dubbio anche ucciderla in modo tremendamente doloroso, e dopo aver subito ogni tipo di umiliazioni possibile, lei stava baciando appassionatamente il suo carnefice.Era terrorizzata, e nello stesso momento, aveva raggiunto un’eccitazione inimmaginabile.La piccola e pudica Elena era morta, ed ora lì, appesa, c’era un’altra Elena, la vera Elena.Massimo era stato il punto d’inizio, ed ora lì, la vera Elena era riuscita a prendere forma, e chiedeva solo di essere scopata, violentata, usata!La figa, a leggero contatto con il nero legno, sembrava voler gridare tutta la sua eccitazione.Il corpo oscillava leggermente, a causa del bacio, che si protraeva nel tempo, e la sensazione era straordinariamente eccitante.I due si staccarono ed Elena guardò fissa negli occhi Marco:”Dai porco… dai…. abbassami un po’, che non ce la faccio più…. Ho voglia di cazzo!…. Sfondami pure!””Ti piace adesso eh? Ti piace fare la troia, vero?””Sì… Sì… non ne posso più… Ho la figa in fiamme…. Muoviti stronzo!””Avevo ragione io? Avevo ragione quando ti dicevo che il cazzo è…””Magnifico… Il cazzo è magnifico… Sì… Ho voglia di cazzo… Sono stata una grande stupida…. Ora sono una puttana… E’ questo che volevi vero?….”Elena respirava affannosamente, presa completamente da quella situazione, incurante dell’enorme pericolo che stava correndo.Ora Marco, aveva davanti a lui una nuova donna, una donna che poco aveva a che fare con sua moglie.Tra la donna che era appesa sopra quel cazzo e la donna che aveva sposato e che l’aveva tradito, in comune c’era solo l’involucro. Dentro, c’era una persona completamente diversa.L’aveva amata con tutte le sue forze, la vecchia Elena, ma quella che ora stava forse per ammazzare, era una nuova Elena: era forse la donna dei suoi sogni, la perfezione che inutilmente aveva chiesto alla vecchia Elena.Era bellissima, e stette ad osservarla attentamente, sfiorandola attorno ai seni, lungo i fianchi, sulle cosce.Marco scese lentamente, accarezzandole delicatamente nella figa, costatandone l’enorme quantità di umori, dopodiché, fece pressione sulle spalle, ed il corpo di Elena si abbassò, tirato anche dalle catene, ed il grosso cazzone cominciò ad entrare lentamente e faticosamente.Un grido lancinante e straziante ruppe il silenzio che regnava nella casa. Elena aprì gli occhi.Si trovava in una camera da letto, al buio.La prima cosa che pensò, fu di essere ancora viva. Dolorante ma viva.La figa le doleva in modo terribile, ed a fatica si mosse, cercando di scrutare nella penombra.Aveva percepito la presenza di una persona nella stanza.Udì una voce:”Ciao Elena…””Ciao… Marco…”Marco si alzò dalla sedia, e si avvicinò lentamente, con la testa bassa:”Scusami Elena… Questa notte mi sono come risvegliato da un incubo… Ti ho fatto subire ogni tipo di umiliazioni, ogni tipo di prova sessuale… Potrai mai perdonarmi?Ho perso la testa, e l’ho persa perché ti amavo più di ogni altra cosa.Ti volevo vedere morta, come sembrava morto il nostro amore.Invece, ho visto che man mano che passavano i giorni, tu cambiavi, e piano piano, nasceva davanti a me una nuova Elena.Tu mi hai fatto soffrire in modo terribile, e credo di averti reso una dose di dolore pari alla mia…Ora, tu capisci bene che niente può riportarci indietro, e credimi, nemmeno lo vorrei…Non voglio più l’Elena che conoscevo, che mi tradiva, che non amava come io l’amavo…Però ho scoperto una cosa che mi sembrava impossibile. Amo la nuova Elena, questa che ora ho davanti, più della vecchia Elena.Non credevo fosse possibile amare di più. Sbagliavo.”Marco parlava tranquillo, senza denotare nessuna emozione.Elena si alzò, e con fatica si avvicinò alla finestra e guardò fuori.Le auto erano tutte sparite.”Se ne sono andati… E’ tutto finito Elena…””Finito?” domandò piano.”Finito, finito… Sei libera Elena…Lì c’è il telefono. Puoi telefonare alla polizia.Vicino ci sono due biglietti aerei per il Sudamerica…Puoi fare quello che vuoi.Puoi denunciarmi, ed io non opporrò nessuna resistenza… oppure puoi prendere quei due biglietti, e partire con me. Non ti prometto una vita da nababbi, ma potremmo vivere assieme, e ricominciare da capo.In fondo, dicevi sempre che avresti amato vivere in Sudamerica.Ti amo Elena… Scegli per te, e soprattutto per me…”Elena a fatica si diresse verso il comodino, ed osservò il telefono.Marco stava immobile, ad osservare le mosse della moglie.Con terrore vide che rendeva la cornetta, e poté capire che stava digitando lo 0039, per collegarsi all’Italia.Stava sudando, ed in quei pochi secondi mentre Elena era in attesa della risposta, secondi che sembrarono interminabili, a Marco passò davanti agli occhi tutto quanto era accaduto.Elena lo guardò fisso negli occhi, senza far trasparire nessuna emozione, sicura di se e di quello che stava per fare.Dall’altra parte del cavo telefonico, si stava compiendo il destino di Marco.”Pronto… Pronto mamma?…Sì, sono Elena…Non preoccuparti… ti spiegherò tutto quello che è accaduto appena avrò il tempo.Stiamo bene, ci divertiamo… Ci troviamo così bene qui, che… credo… credo che non torneremo più…”!
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