Questa storia mi è realmente accaduta, ormai tanti anni fa, quando ero fidanzato con quella che poi sarebbe diventata mia moglie. Allora eravamo poco più che ventenni e ci bastava uno sguardo per infiammare i nostri sensi. Lei era (ed è ancora) una bella ragazza formosa nei posti giusti, con un seno che difficilmente passava inosservato e un culo “a mandolino” veramente attraente. Bionda, un volto che non dimostrava la sua età, due occhioni scuri e una bocca carnosa, morbida esaltata da un leggero trucco che ispirava torbidi pensieri a chiunque la guardava. Eh sì, era veramente una gran bella ficona, la mia ragazza e ammetto, ripetendomi, che nonostante l’età (sono passati 20 anni da questo episodio) si è mantenuta veramente bene. Oltretutto era anche sufficientemente porcellina, o meglio, le piaceva un casino scopare e fare sesso in tutte le maniere. L’unica cosa che non ha voluto (quasi) mai fare è prenderlo nel culo. Notare il quasi, perchè un paio di volte sono riuscito a infilarglielo, ma questa è un’altra storia carina che vi racconterò un’altra volta. Ritornando al racconto, stavamo tornando dal sud, dove eravamo andati a trovare dei nostri amici, era un pomeriggio estivo e il viaggio sarebbe durato circa 4-5 ore. La temperatura dell’aria si stava smorzando e il sole iniziava la sua lenta discesa verso il tramonto. Lei era vestita con una minigonna increspata, non aderente, rosso fuoco e una maglietta elasticizzata verde, sempre bellissima e abbronzatissima.Stavamo percorrendo il tratto Roma-Firenze, nella piana della Val di Chiana. Le colline toscane stavano infuocandosi della luce rossa del sole creando degli effetti cromatici, in contrasto con il cielo azzurro, veramente belli. Lei si era appena risvegliata da un sonnellino, mentre la macchina macinava chilometri su chilometri. Nel riposizionarsi a sedere la sua gonnellina si sollevò lasciando scoperte le bellissime gambe. Così, tanto per ravvivare un po’ l’ambiente e per risollevarmi dal torpore che mi stava prendendo alla guida, le detti due buffetti sulla coscia nuda e mantenni la mia mano destra sopra di essa accarezzandola delicatamente. Il panorama scorreva regolare dai finestrini e il traffico scarso mi permetteva qualche piccola divagazione. Cominciavo e sentire un po’ di stanchezza dato che ormai erano gia 4 ore che viaggiavamo e nei giorni precedenti avevamo dormito veramente poco. La sua preoccupazione più grande era quella che mi prendesse un colpo di sonno. Mi chiese se ero stanco e risposi che cominciavo a sentire il peso dei chilometri Maliziosamente lei mi chiese . e mi appoggiò la sua mano sulle mie gambe scoperte (ero in pantaloncini). Il viaggio proseguì per qualche altro chilometro in quella posizione, poi, fra una chiacchiera e l’altra, la mia mano risaliva sempre di più sulla sua coscia fino ad arrivare a permettermi di toccare con il mignolo il tessuto delle sue mutandine. Pensavo che avrebbe preso la mia mano e me l’avrebbe rimessa sul cambio, ma invece notai con sorpresa che oltre a far finta di niente, indifferentemente tese ad allargare di più le sue gambe per permettermi di arrivare più agevolmente al centro del suo piacere. Wow! L’atmosfera si stava riscaldando di nuovo! La cosa curiosa fu che tutto questo accadeva nella nostra totale indifferenza. Mi spiego meglio: sembrava che noi stessimo facendo il nostro viaggio tranquilli, chiacchierando del più e del meno, e che quei corpi che si toccavano fossero di altri. Ormai le mie dita erano arrivate a contatto con il cotone delle mutandine che al tatto era un po’ umido (sarà stato il sudore per il caldo? mah?). Il mio massaggio si concentrò alla ricerca da sopra del tessuto, del taglio della sua fica che già si manifestava morbida e caldissima. Dopo un po’ di quelle carezze le sue parole non erano più così fluide come prima, ma evidenziavano che il suo stato di eccitazione era pronto a farla esplodere. Ormai le sue gambe erano oscenamente spalancate e potei facilmente scansare l’elastico che mi ostruiva il passaggio, per raggiungere dal vivo quel pezzo di carne fremente che desiderava solo carezze. Oltrepassai il monte di Venere arricchito da un cespuglietto di peli neri e creando un movimento divaricatore con l’indice e l’anulare, le allargai le grandi labbra mettendo in evidenza il (o la, non ha importanza)clitoride già turgido ed eretto. Mantenni il mio dito medio lì, massaggiando delicatamente senza fretta(il viaggio era ancora lungo). Adesso lei non parlava più, ma iniziò ad ansimare di mostrando di gradire il trattamento che le stavo dedicando. Era curioso come non si preoccupava affatto delle macchine che ci passavano accanto e che notavano sicuramente la sua faccia assorta nel piacere e in particolare i camion e i furgoni che essendo più alti avrebbero potuto vedere benissimo quello che stava succedendo. Naturalmente la mia attenzione principale era sulla strada. Va bene godere e divertirsi, ma non avevo nessuna voglia di ammazzarmi sotto un camion. Faccio circa 50.000 km all’anno in macchina e credo di essere sufficientemente padrone del mezzo e molto prudente. I margini di sicurezza sono soggettivi e vanno misurati in base alla velocità, al tipo di macchina, alla strada, all’esperienza, al traffico e a tante altre variabili che non sto qui a descrivere. Quando arrivavo a superare un camion o un furgone, al momento che mi affiancavo rallentavo un po’. Questa operazione portava l’autista dell’altro mezzo a voltarsi per capire le mie intenzioni e così si trovavano davanti uno spettacolo quanto meno insperato. Poi, proseguendo nel sorpasso, dallo specchietto notavo i gesti dell’autista che spiegava al compagno cosa aveva visto. La cosa mi eccitava un casino e anche io ci stavo prendendo gusto. Questo non passò inosservato alla mia ragazza, in quanto il rigonfiamento che si era formato sui miei pantaloncini era quanto mai evidente. La sua mano allora, cercò di risalire dal basso passando dalla gamba del pantaloncino. Per prima trovo le palle, naturalmente coperte dallo slip. Senza tanti indugi scostò l’elastico e infilò dentro la mano, accarezzando in un colpo solo il sacco ormai pieno dei miei coglioni. MMMM, ebbi un sussulto che mi spinse a rallentare un po’ la velocità. Lei notò questa azione e per paura di farmi perdere il controllo del mezzo tolse subito la mano. La rassicurai che era tutto a posto e allora, dopo aver guardato fuori dal finestrino, come per verificare che nessuno la vedesse, si accucciò con la testa nel mio grembo, come se volesse continuare a dormire. In realtà la sua posizione era alquanto scomoda, perchè dove aveva appoggiato la testa non era proprio morbido, ma comunque non aveva per niente voglia di dormire. Strusciò il suo volto contro quella protuberanza imprigionata nai calzoncini, mentre le sue gambe ormai completamente nude, si mostravano in tutta la loro oscena bellezza.! Aveva appoggiato il tallone destro sul sedile per permettermi di arrivare meglio alla sua fica spalancata senza ritegno. Ed io non avevo lasciato cadere quell’invito, ed ormai il mio dito medio era completamente affondato al suo interno e sulla mia mano fradica continuavano a colare i suoi umori. Le sensazioni si moltiplicavano. Mi sentivo quasi un prigioniero, con una mano attaccata al volante, un altra incastrata nella sua fica e lo sguardo fisso sulla strada che mi scorreva davanti come un film. Ma invece il film lo vivevamo all’interno dell’auto, ed era un film a luci rosse. Rotto ogni freno mi sganciò i pantaloncini e il mio uccello scattò fuori come un pupazzo a molla. Lei sorrise per questa reazione meccanica e subito cominciò ad accarezzarlo delicatamente lungo l’asta. Poi, sempre con estrema delicatezza, cercando di notare reazioni eccessive che mi avrebbero distratto dalla guida, cominciò a baciarlo, con semplici baci, come si danno ad un amico, cominciando dal fondo, sfregandoselo sulle guance, fino ad arrivare in cima, dove la pelle avvolgeva completamente il glande creando un cicciolotto al vertice con quella in eccesso. Dopo averlo baciato tutto, con la lingua prese a stuzzicare quel cicciolotto di pelle, che man mano diminuiva con l’aumentare delle dimensioni del cazzo. Per accelerare l’operazione con il pollice e l’indice fece scendere lentamente la pelle mentre la lingua andava a cercare al suo interno l’inizio della cappella. Quando questa fece capolino, aveva l’aspetto di un cratere di un vulcano con al suo interno il magma bollente pronto a esplodere. Infatti, la mia eccitazione aveva portato del liquido spermatico all’esterno che si era raccolto tutto in quel punto ad un cm dalla sua lingua. Passò qualche secondo ad osservarlo,! togliento anche due peli che si erano incastrati lì. Ce l’aveva davanti, lucido, caldo ad un passo. Volle gustarsi quel momento senza fretta, osservandolo annusandolo, prendendosi tutto il tempo necessario per ammirarlo alla luce piena del giorno, cosa rara per lei. Poi, tirò fuori la lingua piena di saliva e la fece cadere proprio lì, in cima creando un filo che ci univa virtualmente. Poi, lentamente, la sua lingua scese a raccogliere quel liquido misto dei miei umori e inizio a roteare sulla cappella scoprendola completamente della pelle rimasta. Ebbi un sussulto, quando sentii le sue labbra avvolgere il mio uccello e con un rumore di risucchio capire che stava riassorbendo quei liquidi prima versati, ma dovevo stare attento, oltre che a guidare, a non lasciarmi prendere troppo dalla situazione con il rischio che la mia ragazza avrebbe smesso per paura di incidenti. Tutte le mie reazioni dovevano rimanere dentro di me, mentre nel frattempo continuavo a martoriare la sua fica ormai completamente esposta agli sguardi dei camionisti che sorpassavamo. Naturalmente lei non si era accorta di questo fatto e l’avevo rassicurata che stando giù nessuno avrebbe potuto vederla. Ma mi eccitava l’idea di qualcuno che poteva guardarla in quella posizione e facevo il possibile perchè questo accadesse. Il pompino era iniziato sotto tutti gli aspetti, la sua testa andava su e giù avvolgendo con le sue labbra morbide il mio cazzo sempre più duro. Intanto con la mano, mi accarezzava delicatamente i coglioni ancora mezzi imprigionati tra i pantaloncini e il sedile. Ma volevo di più. Come ho detto in precedenza, poche volte ci era capitato di scopare di giorno all’aperto, per cui conoscevamo i nostri corpi e le nostre intimità solo nella penombra o illuminati da una piccola luce artificiale. L’occasione per guardarla con il mio cazzo in bocca illuminata dalla luce del sole era troppo bella per lasciarsela scappare, ma da quella posizione era impossibile vedere il suo volto, rivolto in basso inclinato verso il volante. Senza farmene accorgere, allora, con la scusa di accomodarmi meglio, le tolsi il dito dalla fica (era incredibilmente fradicio) e con un rapido gesto spostai lo specchietto retrovisore interno in modo che potevo vedere quasi perfettamente la sua bocca al lavoro piena del mio uccello. Riuscii a trovare la giusta inquadratura al primo colpo e immediatamente riposizionai la mia mano sulla sua fica per non destarle sospetti. Naturalmente potevo gustarmi quello spettacolo solo in parte dato che stavo ancora guidando, ma era sufficiente per far salire ancora di più la mia eccitazione. Intanto continuavo a masturbarla e insieme al medio anche l’indice era entrato completamente nella sua calda e accogliente fica. Sentivo dal suo respiro che ormai era prossima all’orgasmo, le mie carezze erano diventate sempre più forti e violente, volevo farla godere al più presto perchè anche io ero prossimo all’orgasmo e in quel momento avrei voluto avere tutte e due le mani sul volante. Le auto ormai ci sorpassavano tutte e la nostra velocità era sempre più vicina a quella degli autotreni e ad alcuni di loro che ci passavano avanti ed avevano il passeggero, concedevo lo spettacolo della mia ragazza che mi spompinava con arte. Lo stesso spettacolo lo godevo io dallo specchietto. Vedevo perfettamente le sue labbra che si stringevano sull’asta e che si allungavano nel movimento di uscita scavalcando il rigonfiamento della cappella e lasciando la pelle del cazzo bagnata dalla sua saliva. Vedevo la sua guancia deformarsi dalla spinta interna della mia cappella . Ogni tanto lo tirava fuori dalla bocca facendo roteare la lingua ben insalivata, formando filamenti di bava che prontamente raccoglieva per poi infilarselo tutto completamente di nuovo e ricominciare a pompare. Mi sembrava di vedere uno di quei filmini che a volte vedevamo insieme per poi imitare. Solo che questa volta eravamo noi i protagonisti! Ad un tratto la sento scuotersi violentemente, vibrare come un’ossessa e mugolare di piacere, dimostrandomi l’efficacia del mio ditalino con un orgasmo potente. Continuai per qualche secondo a massaggiarla fino a che non ebbe finito di godere e poi con la mano inzuppata dei suoi umori, la accarezzai sul volto e sulle labbra mentre teneva il mio cazzo in bocca facendole assaporare il suo succo che non disdegnava di leccare. Ormai mi sentivo prossimo all’orgasmo e rallentai ancora di più la velocità. Andavo a circa 70km all’ora quando un camion mi affianco per superarmi. Il passeggero volse lo sguardo all’interno di quella macchina che andava così piano e vedendo la scena avvisò l’autista di mantenersi affiancato. La mia ragazza stava per accorgersi che c’era qualcosa di strano, le sue gambe erano ancora completamente aperte e lasciavano vedere perfettamente la sua bella fica rossa completamente spalancata. Alzò lo sguardo e vide il camionista che la stava osservando. Stava per alzarsi ma ormai era troppo tardi, fiotti di sperma cominciarono a risalire la lunghezza del mio cazzo per poi riversarsi nella sua bocca. Lei voleva smettere, ma non poteva staccarsi da lì altrimenti avrei schizzato dappertutto, così si rituffò nascondendosi il più possibile dalla visuale dei camionisti, con l’uccello che continuava a eruttarle sperma in bocca che raccoglieva nelle sue gote fino a che gli spasmi non finirono e anche l’ultima goccia non era uscita dalla punta del cazzo. Ancora con lo sperma in bocca e le labbra serrate sull’uccello, prese a giocarci spalmandolo con la lingua sulla cappella creando una sensazione di calore estremamente piacevole, per poi inghiottirlo rumorosamente e rimanendo in quella! posizione fino a che la consistenza del bastone non si ridusse, avvolta nelle sue labbra. Il camion se ne era andato, lei si ricompose, mi guardò, notò lo specchietto in quella posizione e mi sussurrò all’orecchio: poi mi baciò con quelle labbra ormai famose, ancora più calde e morbide di sempre, con un sapore misto dei suoi e dei miei umori. Il viaggio proseguì senza altri sussulti e la stanchezza mi era completamente passata. Da quell’esperienza ho tratto alcuni suggerimenti: 1) Questo è il modo migliore per evitare il colpo di sonno, ricordatevelo donne! 2) Quando siete in autostrada, se prestate attenzione non è improbabile notare una macchina con il passeggero appoggiato sulle gambe dell’autista… forse gli era preso un colpo di sonno?
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