“Dai Cinzia, vieni con me? Chi se ne accorge se manchi mezza giornata?” “Ma come faccio?” L’invito di Mario l’allettava non poco, ma come avrebbe potuto assentarsi dal lavoro? Lui – il marito della sua migliore amica (con cui, da pochi giorni, aveva ripreso una relazione extraconiugale fatta solo di sesso, iniziata l’anno prima e sospesa per alcuni mesi), aveva in programma di uscire in barca per andare a pescare. Gli era sembrato gentile chiederle di accompagnarlo. “Tanto tuo marito è fuori città per lavoro, no?” Aveva fatto un cenno di assenso col capo. “Si, ma come faccio col lavoro?” “Si risolve tutto. Vedrai. Intanto perché non accontenti questo poverino?” Già si era slacciato la cinghia dei pantaloni, sbottonandoli e lasciandoli scivolare sino ai polpacci. I boxer li avevano seguiti un attimo dopo e il suo membro ergeva, lucido di umori. Lei gli aveva sorriso. Gli aveva rinfacciato di essere il solito porco ma, tutta allegra, si era chinata verso il grembo dell’uomo, imboccando quella delizia. Come ogni sera, Mario l’aveva attesa con la sua auto poco lontano l’ufficio. Lei aveva lasciato la sua macchina, era salita in quella dell’uomo per appartarsi in un posteggio poco frequentato e non illuminato. Lì Mario le aveva fatto le due proposte. La mattina dopo aveva chiamato in ufficio fingendo un malore. “Oggi non verrò, credo di avere qualche decimo di febbre. No! Domani ci sarò sicuramente,” Aveva poggiato la cornetta del telefono ed era scappata via. Mario doveva essere già al porticciolo a quell’ora. Le cose, però, non erano andate per come le aveva immaginate. Arrivata al porto aveva incontrato l’uomo che l’aspettava sul molo. Con lui si era recata verso le barche ormeggiate ed era salita su un piccolo cabinato. “Ma è tuo?” Aveva chiesto, incuriosita. “No, è di Paolo.” “Paolo chi?” “Lui.” Era rimasta di sale. Sulla barca erano ad attenderli due ragazzoni. Mario glieli aveva presentati subito: Paolo, un trentunenne biondo, tutto muscoli, che trasmetteva antipatia da tutti i pori, e Ludovico, altrettanto biondo, muscoloso e odioso. I tre si erano messi subito a discutere delle immersioni che avrebbero effettuato da lì a poco, intanto che lo scafo si allontanava dal porto. Nessuno sembrava considerare Cinzia che, vinta dalla noia e dal risentimento verso Mario, aveva infine deciso di scendere nella piccola cabina per distendersi. Doveva essersi assopita. Fu risvegliata dalla voce dell’amico che la chiamava e dalla sua mano che le accarezzava la guancia. “Cinzia. Cinzietta. Su, dai …” Lo aveva guardato col broncio. “Cosa c’è? Stronzo!!” “Vieni fuori. Loro sono in acqua. Dai che stiamo un po’ da soli.” Benché svogliata si era rialzata ed aveva fatto il suo ritorno al sole. “Stronzo! Stronzissimo!!” Mario era lì ad attenderla, disteso sulla plancia della barca, completamente nudo, col cazzo che sembrava un periscopio. “Vieni qui, bella. Vieni.” Non ci pensava proprio ad accontentarlo, ed era rimasta ferma sui suoi piedi. Mario non aveva desistito. Si era alzato le era andato incontro e, nel giro di pochi minuti, aveva vinto ogni sua resistenza. L’aveva adagiata mollemente sul fondo della barca e, prima che lei potesse reagire, si era chinato in mezzo alle sue gambe, regalandole baci appassionati. Poi, lentamente, mentre continuava a masturbarla con la lingua e con le dita, aveva fatto una mezza torsione col busto, facendo in modo che il suo pene fosse a portata di bocca. Quando lo aveva sentito risucchiato, aveva sorriso con se stesso. Erano venuti tutti e due in quel modo. Cinzia era rimasta dov’era, credendo che la pomiciata sarebbe finita lì; gli amici di Mario potevano risalire da un momento all’altro! Lui, però, la pensava diversamente. Le aveva allargato le gambe e si era posizionato per penetrarla nel più classico dei modi. Due minuti dopo, la donna non pensava più dov’era. Sentiva solo le sensazioni che gli trasmetteva quel palo di carne, magistralmente condotto da Mario. Si preparava a raggiungere il suo nuovo orgasmo quando, invece, era stata risvegliata dalle voci di Paolo e Ludovico. Erano ancora in acqua, ma accanto alla barca. Stavano per risalire. Aveva fatto cenno a Mario, voleva che lui si spostasse per permetterle di sistemarsi il costume, ma quello continuava a trivellarla come se non si fosse accorto di nulla. “Mario, Mario. I tuoi amici. Stanno qui!” “Si, amore, si..” Le sorrideva e, con le mani poggiate ai lati del suo viso e le braccia tese, continuava a scoparla amabilmente. “Mario, dai! Spostat..” “Ehi! Hai capito perché non è voluto scendere con noi il furbacchione!!” Ludovico era a due metri da loro. Subito dietro c’era anche l’altro. E quel cretino non si fermava. Anzi, gli parlava pure: “Avete visto? Mi sa che il pesce migliore lo ha preso Cinzia. Voi, invece, a bocca asciutta, no?!” Lo avrebbe voluto uccidere, quell’idiota. Invece, (e non capirà mai come abbiano fatto a convincerla), si era ritrovata a continuare la galoppata in loro presenza. Mario le aveva fatto cambiare posizione. Ora, lui era sotto, quasi seduto, e lei gli stava di sopra. I due sub si erano posizionati a pochi centimetri, alle spalle del loro amico, commentando continuamente la loro performance. Poi, Ludovico aveva fatto quello che, con un minimo di raziocinio, Cinzia si sarebbe dovuta attendere. Si era sfoderato il pene dal costume, sbattendoglielo quasi sul viso. “Ragazzi, no! Ma vi siete ammattiti?” Era scandalizzata, offesa, ma Mario la teneva in pugno, ormai. “Amore, dai che ti piace.” Era bastata solo una carezza sul viso (più che altro, le aveva accompagnato la testa verso il membro eretto) perché lei si convincesse ad abboccare all’amo. Due secondi dopo, poteva osservare anche la mazza di Paolo svettare sotto il sole. Era incazzata ma, dall’altro lato, aveva tre uomini tutti per lei e tutti allo stesso momento. Era la prima volta e, volesse o non volesse, quei tre si sarebbero divertiti. Tanto valeva, goderne il più possibile. I tre capirono subito di avere perso le redini del gioco. Era Cinzia, a quel punto, a giostrarseli a piacimento, spostandoli come più le andava. Si era sfilata dal pene di Mario, quasi snobbandolo, per infilarsi quello di Ludovico dentro e, subito dopo, aveva ripreso le sue cure orali al pene di Paolo. Li aveva fatti spostare chissà quante volte prima che Mario riprendesse il controllo della situazione, prendendola per i fianchi. Si era disteso a terra, obbligandola a salire sopra di lui, l’aveva penetrata immediatamente, mentre, Paolo prendeva posto dietro la donna, poggiando il proprio pene sul foro posteriore, e Ludovico, girando dal lato del viso, cercava la bocca per infilarci il suo cazzo. Poi, all’unisono si erano mossi, regalandole sensazioni mai provate prima di allora.
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