Eravamo intorno alla metà degli anni ’80 e io e la mia ragazza eravamo sempre alla disperata ricerca di un posto dove poter fare all’amore. Purtroppo le nostre famiglie erano un po’ all’antica e non ci permettevano di rimanere soli in casa, ma naturalmente questo non ci fermava, sia io che lei eravamo veramente assatanati in quel periodo. Lei aveva 23 anni, bella formosa nella giusta maniera, due bellissimi seni e un culo da favola, io avevo un anno di più e tanta energia da consumare. Ogni posto andava bene, lo facevamo perfino in macchina mentre viaggiavamo (vedi racconto precedente), e ormai conoscevamo tutti i posti dove poterci appartare in tutta tranquillità… ma… il problema era che in quel periodo a Firenze,imperversava il purtroppo famoso mostro che uccideva le coppiette e sinceramente non mi andava molto di pensare di finire in quella maniera. Come noi, anche tanti altri giovani di quel periodo avevano lo stesso problema, che ogni giorno pesava sempre di più e oltretutto anche senza mostro non è che farlo sempre in macchina sia il massimo della vita. Capitò che un giorno dovevo aiutare la mia ragazza a portare delle cose nella sua cantina. Era una stanzina nei seminterrrati del palazzo dove abitava, chiusa con una porta di ferro e con mia sorpresa notai, quando entrai dentro, tra le mille cianfrusaglie un vecchio materasso che era stato depositato lì prima di dover essere buttato via. La sera stessa uscimmo insieme e dopo aver bevuto una birra in un pub del centro e la nostra voglia stava facendosi sentire, le proposi di ritornare nella sua cantina. Inizialmente si mostrò un po’ reticente all’idea, perché aveva paura di essere scoperta da qualche vicino, poi decidemmo di provare. In fondo se ci avessero visto, non c’era niente di male. Lei era vestita cono una minigonna larga rossa fiammante e una maglietta bianca aderente, naturalmente senza reggiseno ( non ne aveva bisogno). Durante il viaggio verso casa sua inizia a scaldarla mettendole una mano tra le cosce e lei rispose facendo altrettanto e notando il rigonfiamento nei miei pantaloni che stava aumentando, la sua mano si pose proprio lì. Non vedevo l’ora di arrivare e nel frattempo le sussurravo tutto quello che le avrei fatto una volta raggiunta la nostra reggia. Arrivati a casa sua, parcheggiai la macchina un po’ lontano e silenziosamente entrammo nel portone. Il mio cuore batteva a mille un po’ per l’eccitazione, un po’ per la paura di essere beccati. Percorso il corridoio semi buio raggiungemmo la porticina di metallo e finalmente fummo dentro. Prima di ogni cosa ci stringemmo forte e ci baciammo frugandoci reciprocamente con le nostre lingue. Avrei voluto scoparmela lì, in piedi, ma lei si staccò lentamente e mi fece osservare il materasso che stava appoggiato su una parete. Lo raggiunsi e cercando il lato migliore, quello meno polveroso, lo buttai in terra. Spengemmo la luce perché avrebbe potuto tradire la nostra presenza, dalla finestrina per fortuna filtrava un po’ di luce della strada e una volta abituati alla penombra si rese sufficiente. Ci adagiammo su quel vecchio materasso che per noi era diventato un’alcova dorata con le lenzuola di seta, e iniziammo a spogliarci a vicenda. In un attimo eravamo nudi, avvinghiati l’uno contro l’altra ad assaporare ogni centimetro di contatto della nostra pelle contro l’altro. Il suo seno caldo e morbido premeva sul mio petto mentre le nostre bocche si scambiavano la saliva. Le mani intanto cercavano gli angoli più nascosti. Finalmente potevo accarezzare quel culo fantastico in tutto la sua splendida rotondità. Mi pareva un sogno di poter fare tutto questo completamente disteso e non accartocciato dentro una 127 . Lentamente la adagiai distesa per poterla ammirare in tutta la sua bellezza. Era veramente uno spettacolo: La fioca luce che filtrava dalla finestra metteva in risalto il suo profilo. I suoi seni prosperosi impreziositi da due gemme di capezzoli scuri eretti e compatti, il suo ventre piatto faceva scorrere lo sguardo verso il basso dove un cespuglietto bruno nascondeva il nido del suo( e del mio) piacere, le sue gambe lunghe e tornite concludevano quella escursione lungo il suo corpo. Inizia a leccarla partendo proprio dalle gambe, facendo scorrere la lingua in su evitando volontariamente la sua fica, alla quale mi sarei dedicato più tardi. Era piacevole sentirla fremere sotto di me mentre arrivavo al seno Era eccitante in particolare quella situazione, dove intorno a noi c’era un gran casino di cianfrusaglie, disordine, polvere e ragnatele e invece davanti ai miei occhi avevo la visione più bella ed erotica che potessi pretendere.. il suo corpo sembra va che brillasse di una luce propria, mentre sotto le mie carezze la sua pelle delicata reagiva tremando. In un istante portai il mio bacino in avanti in prossimità del suo volto. Il cazzo le stava sfiorando le labbra, per un istante, perché non esitò ad aprirle per accoglierlo tutto. Iniziò così a pompare con incredibile delicatezza accarezzando dolcemente la cappella con la lingua facendosi di tanto in tanto fuori uscire tutto l’arnese di bocca umido della sua saliva, lasciando che un sottile filo di bava unisse le sue labbra alla mia cappella lucida. Intanto le mie mani frugavano il suo corpo ormai alla mia mercè. Le mie dita si insinuavano all’interno del cespuglio bruno a cercare quella fessura calda è pregna di umori che era la sua fica. Un dito si infilava aritmicamente al suo interno, poi un altro si accoppiò al primo e mi permise di allargarla ben bene. Gemeva sotto i colpi e la sentivo prossima all’orgasmo. Ma volevo ben altro, quella sera. Volevo festeggiare quella nostra prima volta su di un materasso insieme, così le sfilai il mio cazzo dalla bocca. Lei mi guardò quasi arrabbiata e mi chiese: le risposi guardandola profondamente negli occhi, con ancora un dito incastrato nella sua fessura: La distesi supina, e mi misi a cavalcioni su di lei. Iniziai un massaggio con le mie mani impregnate del suo odore, partendo dal collo per scendere poi sulla schiena. Intanto il mio cazzo si era appoggiato proprio in mezzo alle sue chiappe e piano piano, nel massaggiarla glielo facevo sentire sempre di più. Si era rilassata completamente, il massaggio aveva fatto il suo effetto, quando lentamente scesi con le mani sul suo bel culo insinuando le dita fra le le sue mele sode per raggiungere di nuovo la sua fica ancora più bagnata di prima. Le infilai un paio di dita dentro e quando furono altrettanto bagnate e estrassi fuori e ritornai sul suo culo a cercare questa volta il suo buchetto. Dapprima si ritrasse(era vergine lì), poi lentamente si lasciò convincere a donarmi quella parte di lei rimasta inviolata. Lentamente le accarezzavo la pelle increspata e ancora rigida e quando la sentii più allentata iniziai a forzare per far entrare il mio dito. Gemeva con lievi lamenti, ma la sentivo tranquilla di voler andare fino in fondo. Ormai il mio dito era già entrato e lo facevo scorrere lentamente su e giù. Mentre facevo quell’operazione le avvicinai il cazzo alla bocca che subito lo accolse e comprendendo il motivo di quell’operazione lo inumidì così tanto che quando lo ritirai fuori la sua saliva colava dalla cappella e mi arrivava fino alle palle. Tirai fuori il dito e avvicinai la mia lingua al suo buchino per restituirle la lubrificazione, poi appoggiai la cappella e con estrema lentezza inizia a penetrarla. Non fu semplice, ad un certo punto mi sembrò quasi impossibile riuscirci, ma con una spinta più decisa, riuscii a far entrare la cappella, mentre con una mano le tappavo la bocca per evitare che potessero sentirci. Ero al settimo cielo. Ero nel culo della mia ragazza, sentivo le sue pareti avvolgermi l’uccello e tenerlo stretto stretto, la sentivo gemere e dimenarsi sotto di me, in mugolii misti di dolore e piacere, mentre ormai il mio cazzo si muoveva avanti e indietro in un movimento lento ma deciso. Con la mano andai a cercare la sua fica pulsante e inizia a masturbarla anche lì, stropicciandole violentemente il clitoride e penetrandola con decisione. Era mia, completamente. Avrei voluto avere un altro cazzo da metterle in bocca per completare l’opera…. Ma questo desidero lo avrei realizzato più avanti. Ormai mi sentivo prossimo all’orgasmo e anche lei era vicina a godere. Con alcuni colpi più profondi riuscii a infilarle tutto l’uccello dentro proprio mentre iniziavo a venire. Fiotti densi di sperma si riversarono nel suo intestino e anche lei venne con un moto convulso. Lentamente ritirai l’uccello dallo sfintere e un rivolo di sperma colò dal suo buco e le impiastricciò la fica. Ci baciammo con amore e lentamente, senza dirsi niente ci rivestimmo e ognuno andò a casa sua. Il giorno seguente, mi racconto delle sue sensazioni di quella nuova esperienza: il senso di sfondamento provato quando la penetrai, il senso di pieno e la sensazione di aver subito un clistere quando le sono venuto in pancia. Me la immaginai, al rientro in casa quella notte, andare in bagno e scaricare tutto lo sperma che aveva dentro e la immaginai accarezzarsi per rivivere quei momenti indimenticabili.
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