Sento una macchina arrivare, non ci faccio caso, sto studiando e non aspetto nessuno, quindi non alzo neanche lo sguardo dal foglio per cercare di capire la marca e il modello. Il motore smette di mormorare, una porta sbatte dura richiudendosi. Sono curioso e a questo punto la domanda “chi può essere?” ha fatto il giro di tutta la mia testa: sta piovendo e non poco, che ragione c’è per fare due passi nel bosco con questo tempo?Riesco a far scemare questi pensieri e ritorno a leggere, anche se mi sembra che queste turbine non mi entreranno mai in testa. Passano cinque minuti, la pioggia si fa improvvisamente battente. Qualcuno starnutisce, è vicino, guardo fuori dalle finestre ma non vedo nessuno, né davanti a casa, né sul prato fuori del recinto. Mi alzo e vado alla porta, appoggiata al cancello di legno scorgo Simona: i capelli quasi completamente bagnati come le spalle della felpa grigia che risultano più scure del resto. Apro la porta ed esco fermandomi sotto la tettoia:“Allora ci sei! Non riuscivo a capirlo: non ci sono macchine parcheggiate sotto casa e sapevo che la moto era rotta…”“L’ho aggiustata, è dietro la casa.”“Volevo sapere come stavi, il cellulare è sempre spento e pensavo che ti saresti sentito solo oggi.”“Vuoi entrare?”“Solo se ti va di fare la pace.”“Intanto entra ad asciugarti Simona, altrimenti ti prendi un accidenti.”Simona apre il cancello e facendo strisciare le scarpe da ginnastica sull’erba bagnata entra in casa. Entro dopo di lei e richiudo la porta, si gira e mi dà un bacio timido sulla bocca.“Vuoi fare la pace?”“Sono due settimane che non ti fai sentire! Adesso devo studiare almeno un’altra ora, poi parliamo della pace. Stendi la felpa sulla stufa che è accesa e vai ad asciugarti i capelli, sei fradicia.”Simona si leva la felpa, sotto ha una maglietta di cotone bianca che lascia intravedere le sue forme.“Se vuoi cambiarti anche la maglietta, ne trovi una nel mio armadio, fai con calma.”“OK, mi asciughi tu i capelli?”Senza rispondere mi risiedo a studiare, Simona sale di sopra dove ci sono le camere e il bagno. Scende dopo essersi asciugata i capelli indossando la felpa che mi ha regalato per il compleanno questa primavera.“Cosa stai studiando?”“Turbogas… se vuoi ci sono delle riviste da leggere, ho da fare ancora un po’.”“WOW, ce ne sono un sacco, per fortuna casa tua è sempre ben fornita.”Simona prende due o tre giornali, e si siede sulla poltrona a fianco al tavolo sul quale studio.Ho quasi finito il capitolo quando Simona inizia a parlare:“Hai letto questo articolo su Cesare Paciotti su GQ di luglio?”“Non mi ricordo cosa dice?”“Parla dei modelli che realizza, di scarpe e stivali che diventano dei feticci; ci sono alcune foto dei modelli dell’anno prossimo, sono molto intriganti, mi fanno venir voglia di andare in cerca di stivali e scarpe con i tacchi alti, cosi, se facciamo pace, potrei sedurti con queste nuove armi. Cosa dici? Potrei farcela?”Resto in silenzio, sono ancora arrabbiato per la litigata che abbiamo fatto due settimane fa, ma Simona mi sta effettivamente usando le armi migliori per convincermi a fare pace.“Ci sono degli stivali bellissimi, la punta è molto sfilata e hanno dei lacci intrecciati che salgono lungo il gambale, e un tacco che sarà almeno dieci centimetri: li terrei tutto il giorno, anche per stare in casa se tu fossi con me. Ti andrebbe?”Sento il mio sesso premere sui bermuda, risalendo lungo la gamba, libero il membro che allungandosi scende lungo la gamba sinistra. È gonfio e teso, allargo le gambe e accorcio i pantaloni cosi che il pene sia ben visibile, mi sento gli occhi di Simona addosso, lo fissano.“Hai ancora tanto da fare, Giacomo?”“No, ho quasi finito, vado un attimo di sopra e dopo preparo la cena.”Dalla finestra della mia camera vedo i lampi che squarciano il cielo ormai buio, sono quasi le otto e malgrado sia ancora agosto le giornate si sono accorciate di molto. Preparo il letto per Simona, non so se si fermerà a dormire, in caso non vorrei dovermi stringere nel letto singolo per ospitarla; mi cambio, metto i boxer che le piacciono, spengo la luce e scendo le scale.È tutto buio, dalla radio proviene una musica molto bassa.“È andata via la luce.”È chiaro che non è vero, ma decido di stare al gioco; Simona è seduta sul mobile della cucina, accende due grosse candele sistemate vicino a lei, la luce fioca illumina il suo corpo nudo:“Mi sono permessa di prepararti qualcosa da mangiare…”Appoggia le mani sul piano del mobile, scoprendo cosi i seni ricoperti di Nutella“… e poi, se ti va, c’è anche la frutta…”leccandosi le labbra allarga le gambe e mi mostra una banana che sbucciata a metà penetra il suo sesso.“…non dirmi che non hai fame Giacomo?”“Assolutamente, non vedevo l’ora di mangiare qualcosa.”Mi avvicino a Simona, le mie mani si appoggiano al suo volto, le sue cingono il mio collo, ci baciamo e poi lei mi spinge verso il suo seno, prima lecco l’attaccatura inferiore e poi mi avvicino al centro, la pelle liscia sotto la Nutella è velluto per la mia lingua, mi dà i brividi. La mia lentezza la esaspera, sento il suo respiro accelerare quando la lingua si avvicina al capezzolo e rallentare quando me ne allontano, Simona mi lascia fare, vuole essere la mia tavola imbandita, vuole che sia io a condurre il gioco anche se lo ha iniziato lei. Finisco di leccare tutta la Nutella, apro il frigo e prendo il latte:“Ne vuoi un po’?”Simona, annuisce, mentre me ne verso un bicchiere, glielo porgo e lei beve, parte del latte esce dai lati della bocca scorre lungo il collo fino a coprirle il busto e arrivare fino sul sesso depilato, mi eccita, sa che la trovo particolarmente seducente quando fa queste cose. La mia voglia si manifesta sotto forma di un’evidente erezione, ma non voglio possederla ho ancora fame e voglio mangiare. Bevo il poco latte rimasto nel bicchiere. Faccio stendere Simona sul piano, le nostre bocche si incontrano, ci mordiamo, passiamo i nostri denti sul collo, sui muscoli tesi delle spalle. La mia mano prende la banana che è ancora infilata nel suo sesso, la muovo piano per non spezzarla, cerco di infilarla ancora un po’ dentro, la mangio a piccoli morsi, ad ogni morso corrisponde un movimento della banana un sospiro di Simona che si avvicina sempre più all’orgasmo. Le sue gambe si tendono sotto il mio massaggio, arrivato a metà frutto, lo sfilo e appoggio le mie labbra sulla vagina, improvvisamente Simona infila le mani tra i miei capelli le stringe attorno alla mia testa spingendola contro il suo sesso. La mia lingua gioca con il clitoride, fino a quando non sento gli umori sgorgare. Mi tuffo a raccoglierli, arrivo a leccare tutto il pube, mi spingo fino all’ano e poi torno verso l’ombelico, ma le mani di Simona mi bloccano nuovamente quando la mia lingua si trova sul clitoride. Gioco con la lingua, gioco con Simona portandola sempre più vicina all’orgasmo. Le mani lasciano libera la mia testa ma afferrano immediatamente le spalle e le sue unghie lunghe tagliano la mia pelle leggermente abbronzata, sento la sua schiena inarcarsi e gli umori di Simona arrivare copiosi sul mio viso. Quando lascia la presa delle mie spalle Simona si rilassa, chiude gli occhi e si sfiora i seni. Io la osservo, scruto la sua pelle, il suo corpo che mi regala ogni volta nuove emozioni che nessuna ha mai saputo darmi.“Metto un pezzo di legna nella stufa, incomincia a fare freddo.”“È tutto il giorno che aspettavo che ti impossessassi di me, mi sei mancato in queste due settimane, è possibile che sia sempre io quella che deve venire a cercarti, ogni volta che litighiamo?”“”Se fossi io a sbagliare a farti un torto, sarei pronto a rincorrerti per tutto il mondo per chiederti scusa e dirti che non succederà mai più.”“Ma non trovi che sarebbe più intelligente risolvere tutto senza fuggire ogni volta?”“Forse si, è che mi sento talmente offeso e preso in giro… mi sembra che l’unico modo per restituirti il male che mi hai fatto sia negarmi, sparire.”“In effetti, sto male senza di te, ma non posso continuare a rincorrerti!”“Vuoi cenare?”“Ho voglia del budino, me lo fai?”“Certo, se vuoi vai a farti una doccia.”Simona raccoglie i vestiti che indossava prima e torna sopra a farsi una doccia, io le preparo il budino.Quando torna ci sediamo sul divano, mangiamo il budino, qualche biscotto e ci lasciamo cullare dalla musica e dalle candele mentre la legna scoppietta nella stufa.“Posso fermarmi a dormire, non ho voglia di rimettermi in macchina con questa pioggia e poi tutto quello che voglio è qui.”“Certo, non c’è problema.”Ci sdraiamo sul divano, Simona mi abbraccia e appoggia la testa su di me, ci addormentiamo. Quando mi sveglio l’orologio segna le due, prendo Simona in braccio e la porto di sopra, la svesto e la metto a letto. La pioggia batte forte sul tetto di lamiera, chiudo gli occhi ed è come se mille dita mi toccassero, mi rilasso e mi addormento.Alle otto mi sveglio e visto il cielo terso, infilo i pantaloncini, una maglietta e le scarpe da corsa. Lascio un biglietto a Simona: sono andato a correre, torno per le 11 non scappare.Quando alle 11 torno a casa non c’è ancora nessuno nel parcheggio della spiaggia, entro in giardino, in un angolo Simona prende il sole su una sdraio. Mi avvicino, è completamente nuda:“Non mi sono portata il costume ieri.”“Ti sei messa la crema? Non vorrai mica bruciarti?”“Aspettavo che arrivassi tu, io non sono riuscita a trovarla.”“Mi faccio una doccia e poi ti porto la crema…”“No, portamela subito, potrei scottarmi e poi me la devi spalmare.”Torno Simona mi aspetta, si fa spalmare la crema sul seno, poi sulla pancia e anche sul sesso, accompagna la mia mano in ogni movimento indirizzandola, mi invita a penetrarla con due dita, si penetra anche lei con estrema facilità vista la quantità di crema che stiamo utilizzando.Mi spoglia, sto ancora sudando per la corsa e per il caldo, la mia fronte è perlata, i capelli bagnati e il sudore fa sembrare il mio corpo ancora più abbronzato di quanto sia in realtà.“Mi piace la tua pelle bagnata, salata i tuoi capelli scuri.”Sto per prenderla quando si gira a pancia in giù sulla sdraio:“Anche dietro! Altrimenti poi non posso più sedermi.”Inizio a spalmare la crema sulle spalle, poi scendo lungo la schiena fino alle fossette sopra il sedere. Verso altra crema sulle natiche, le massaggio sapendo quanto sia ricettivo Simona in questa zona, con le mani ancora colme di crema scendo nel solco del sedere, separando i due emisferi. È lei stessa a cercare le mie dita quando passano vicine all’ano, cerca la penetrazione e io esaudisco i suoi desideri. Mentre due dita si fanno strada nel suo buco le sue mani si sono impossessate del mio pene che si allunga sotto le sue cure.Simona si mette in ginocchio e appoggia la faccia alla sdraio, mi metto in piedi dietro di lei, i nostri corpi si cercano, ma non riesco a penetrarla, Simona prende la crema e se ne riempie la mano, poi afferra il mio sesso:“Adesso dovresti farcela a sodomizzarmi, amore.”Ci uniamo e facciamo l’amore senza nessuna inibizione, siamo animaleschi, impetuosi come la natura che ci circonda. L’orgasmo arriva veloce e all’unisono quando i nostri corpi sono ormai sfatti per la foga dell’amplesso. Grondanti di sudore ci lasciamo cadere a terra sull’erba.
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