Per il viaggio Laura aveva indossato una semplicissima maglietta bianca, aderente, corta sopra l’ombelico, senza maniche e sufficientemente scollata per lasciare intravedere l’attaccatura dei seni (dopo alcune ore di viaggio ancora vi indugiavo con lo sguardo) e per lasciar intendere come non esistesse reggiseno … ahimè, questo era un attentato alle coronarie non solo mie, perché tra le molte doti della ragazza c’erano anche due meravigliose mammelle. La sua gonnellina di cotone non era certo una mini, ma decisamente “ariosa”, nel senso che bastavano semplici ed innocenti (?) movimenti per dar aria a quelle stupende colonne eburnee che erano le sue cosce, abbronzate, dalla pelle apparentemente serica e presumibilmente di una morbidezza a prova di quelle carezze che avrei volentieri concesso a piene mani se solo … ma distoglievo il pensiero a questo punto (perché farsi del male?).Laura era seduta al mio fianco, eravamo in treno per raggiungere i nostri amici che ci avevano preceduti al Campeggio vicino a Otranto.La scelta del treno era stata abbastanza casuale, entrambi dovevamo stare attenti ai soldi ed avevamo perso l’occasione di un passaggio in auto, per cui questa era la soluzione più economica : una notte di viaggio e alle 6.30 del giorno dopo appuntamento con un prezioso amico in Stazione, per raggiungere poi il Campeggio (pochi chilometri).Era fine estate, il treno (una specie di tradotta per il Sud) mezzo vuoto, e dopo qualche ora, sul far della sera, restammo soli nello scompartimento. Meglio -pensammo- così ci si poteva stendere per dormire decentemente o quasi. Stranamente Laura non si era spostata quando sarebbe stato possibile, era ancora al mio fianco e entrambi stavamo leggendo. La cosa non mi spiaceva affatto, da un sacco di tempo avevo manifestato i miei sentimenti per lei (più che cotto!). Mi aveva molto onestamente spiegato di non contraccambiarli (sigh!), però stavamo bene assieme, avevamo un ottimo dialogo molto aperto e franco, ed io surrogavo così l’assenza di “quell’altra cosa” per cui avrei dato l’anima, se mai ci avessi creduto.Laura era quindi al mio fianco, il braccio appoggiato con molta naturalezza al mio -il contatto della sua pelle era piacevolissimo- ed i piedi appoggiati sul sedile di fronte, ma in quel momento le gambe non erano particolarmente esposte. Stavamo bene così, ognuno con la sua lettura ed in silenzio dopo aver a lungo parlato un po’ di tutto e di tutti, come si conviene quando si ha davanti molto tempo da passare assieme. Io leggevo un quotidiano e ad un certo punto sobbalzai esclamando “questo è proprio il lavoro che fa per te!”. Laura appoggiò la testa alla mia spalla, chiuse gli occhi e disse : “leggimelo”. Il nuovo contatto mi piacque ancora di più, mi pareva quasi di avvertire il suo respiro, ma non eravamo poi così vicini, avevo solo i sensi piuttosto all’erta. Sapevo bene in quale settore ed a quali mansioni aspirasse, ed infatti percepivo mugolii di consenso dato che l’offerta vi corrispondeva.Laura si sollevò a sedere e chiese di leggere meglio l’inserzione, per cui le passai il giornale dicendo “Ho avuto un colpo d’occhio eccezionale, tu l’avevi già letto e t’era sfuggito!””Hai proprio ragione, te ne sono grata, molto grata””No cara, se il colpo ti dovesse riuscire non te la caverai con la pizza che scommettiamo solitamente, io scommetto che ce la farai, cosa giochiamo?””Se ho il posto te la dò” rispose senza sollevare lo sguardo, scandendo le parole con la massima naturalezzaDopo una pausa abbastanza lunga risposi “Non mi va di scherzare su questi argomenti, non mi va proprio!” Laura sollevò gli occhi (neri come i capelli, o come l’ala di un corvo direbbe uno scrittore), era uno sguardo che raramente avevo visto così diretto e deciso “Non scherzo per nulla, se vinci la scommessa te la dò per davvero… o vuoi altro ?!”Mi alzai, ero molto inquieto e non lo nascondevo, il gioco o quello che era (colpo basso?) continuava a non piacermi. Riaffiorarono tutte le cose che avevo a suo tempo provato e cercato di dimenticare, per cui uscii rapidamente dallo scompartimento borbottando uno “scusami . Mi ero scoperto e ritrovato al punto di partenza : Laura mi piaceva da morire e anche se in modo diverso (e che modo!) lei aveva ribadito che non poteva contraccambiare.Abbassai il finestrino per prendere un po’ di vento in faccia. Non servì a molto perché il mio petto era un subbuglio. Laura mi seguì quasi subito, venne vicino mettendomi le mani sulle spalle “Scusami, non volevo … non pensavo più … insomma non lo so, accidenti, voi uomini non siete capaci di accettare che il rapporto con una ragazza deve essere esclusivamente d’amore se è bella e d’amicizia se brutta, esiste anche del sano sesso, diamine! …” si interruppe avvertendo presumibilmente di aver peggiorato la situazione, e cercando di rimediare con un motto di spirito “battutaccia vero?” Non risposi continuando a guardare fuori, ma la sua vicinanza mi faceva ancora più male ed oltretutto Laura si era anche leggermente appoggiata a me (non volontariamente lo so, anzi come gesto d’affetto) e questo complicava ancora di più i miei tentativi di ripresa. Avvertivo nettamente il leggero contatto dei suoi seni, li sapevo nudi sotto la maglietta ed a me si accapponava la pelle.Mi allontanai con un “devo andare in bagno” senza nemmeno girarmi. Per mettere spazio in mezzo cambiai un paio di vagoni, cercando intanto di decantare le mie emozioni. Mi fermai un momento ad ascoltare dei giovani africani che suonavano piccoli tamburi ed altri strumenti a percussione. Erano molto bravi e quelle mari nerissime ritmavano melodie strane al mio orecchio, ma anche vagamente ipnotizzanti nell’insieme dell’armonia e dei rapidi movimenti. Quell’atmosfera tranquilla ma allegra, quegli splendidi candidi sorrisi mi coinvolsero sempre più e lentamente riacquistai il mio equilibrio, cominciando col scambiare qualche parola, dopo poco mi esibivo timidamente in versione “tamburino italico”. Ridevamo e fumavamo non saprei dire cosa che veniva passato di mano in mano, insomma stavo proprio bene. Ad un certo momento si affacciò Laura evidentemente alla mia ricerca, venne giustamente accolta (era bellissima) da un battimano ed un’accelerazione del ritmo . Sorridendo entrò sedendosi sulle mie ginocchia con molta naturalezza ; stranamente la cosa non mi fece effetto (stessi per caso guarendo?). Le mani dei percussionisti erano infaticabili e davvero trasmettevano qualcosa di indefinibile … il treno correva ormai in piena notte, la luce era stata abbassata, il fumo aleggiava nello scompartimento e noi ridevamo -fumavamo- e suonavamo. Laura alzandosi improvvisò dei passi di danza ed uno dei ragazzi lasciandomi il suo tamburo cominciò a danzare lentamente davanti a lei con movimenti sinuosi . Erano entrambi quasi fermi, lo spazio era esiguo ovviamente, eppure in quella danza c’era qualcosa di elettrico, l’avvertivamo tutti e ne eravamo affascinati. Laura era rossa in viso, ma palesemente coinvolta dall’atmosfera che si era creata, la distanza tra i due era praticamente sparita, i contatti diventavano sempre più frequenti, si guardavano negli occhi sorridendo, le mani si prendevano e lasciavano, spesso le braccia si intrecciavano, schiena e petto scivolavano una sull’altra con movimenti di una sensualità unica. Il bacino del ballerino pareva in fibrillazione e Laura cercava di non essere da meno. Non provavo la minima gelosia né altro, ammiravo due bellissime figure e condividevo con tutti gli altri quelle magiche sensazioni.La gonna di Laura saliva e scendeva scoprendo quelle bellissime gambe ed anche qualcosa di più che ogni tanto si intravedeva : un ridotto perizoma nero, poco più di un triangolino che si poteva confondere con la nera peluria del pube. Le natiche erano stupende ed ogni tanto, quando buttava in fuori il bacino seguendo il ritmo, io me le trovavo quasi sotto il naso … sentivo il profumo della sua pelle, ero ebbro di sensualità, non staccavo gli occhi da quei magnifici seni che ondeggiavano seguendo il ritmo facendo intuire quanto però fossero sodi .Era una notte magica e ce ne rendevamo conto, ma non tutte le magie sono durature, di solito arriva la realtà … in divisa da Capotreno questa volta. Educatamente ma fermamente ci “convinse” a porre termine alla performance, rispettando il sonno degli altri viaggiatori. Aveva ragione ed era piuttosto tardi, cosi ci abbracciammo tutti quanti (Laura molto più strettamente) ed ognuno recuperò il suo scompartimento. Avevo preso Laura per mano quasi automaticamente e senza pensarci e la stringevo senza che lei si sottraesse. Recuperammo i nostri posti, sdraiandoci sui due lati, chiudendo lo scomparto e tirando la tenda per evitare la luce; entrava solo un po’ di luna dal finestrino leggermente sbaciato per arieggiare. Faceva caldo, non avevamo bisogno di estrarre i sacchi a pelo dagli zaini, e parlammo un poco in attesa del sonno. “Cosa mi avete fatto fumare?” chiese Laura “Non saprei davvero, perché, non ti senti bene?””Sto benissimo, mai sentita più euforica, e tu?””Un poco strano mi sento anch’io, ma non so capire””Ti sei eccitato con quei ritmi? Io ad un certo momento quel negretto me lo sarei fatto volentieri””Vedo che non hai inibizioni, forse è il fumo?””Sei tu che hai inibizioni, io sono diversa, lo dovresti aver capito ormai”Mi girai a guardarla, la luna ora illuminava meglio : la vidi appoggiata su un gomito, con una mano strusciava la gonna scoprendo l’inguine e l’altra accarezzava le labbra introducendo in dito che riappariva umido. Forse avevo davvero fumato troppo, questa volta invece di fuggire ribattei.”Ho l’impressione tu stia cercando di sedurmi” non era da me, ma avevo detto di sentirmi strano..Laura rise e andò ad accoccolarsi in fondo al mio sedile. Aveva la luce proprio di fronte, la vedevo molto bene nonostante la penombra che aggiungeva fascino a chi non ne necessitava.Era seduta sui talloni con il busto eretto, le braccia alzate per sollevare i lunghi capelli neri che solitamente le cadevano sul collo. Accennava nuovamente le cadenze del ballo ma solo col busto. Erano movenze che evidenziava il seno e scoprivano l’ombelico, insomma un quadretto assai invitante. Non riuscivo a muovermi, ma intuivo che forse era meglio così. Laura abbassò le braccia e cominciò lentamente a sollevare i bordi della maglietta. Sapeva muoversi come si deve -la fellona- piano piano scoprì la parte inferiore del busto e quando arrivò ai seni la maglietta piuttosto aderente incontrò ovviamente un poco di resistenza. Era lo spettacolo più bello che avessi mai visto : quelle meravigliose coppe per un poco seguirono l’andamento della maglietta, poi ricaddero e molto elasticamente recuperarono la posizione naturale, le aureole molto scure ed i capezzoli irti spiccavano comunque sulla pelle che non mostrava i classici segni bianchi dell’abbronzatura (chissà se non se ne vedevano anche altrove, sospettavo di no).”T’è piaciuto? Mi pare di sì, se vuoi lo rifaccio!” senza aspettare risposta abbassò nuovamente e rialzò prontamente la maglietta. L’effetto fu identico e non mi sarei mai stancato di gustare tale spettacolo: erano tette da sogno, praticamente perfette, grosse elastiche e sostenute, mancava solo una verifica della consistenza.Questa volta il gesto fu completato e rimase a torso nudo, sorridente, con un dito in bocca come una scolaretta … beh, non proprio come una scolaretta.Non aveva certo bisogno di immaginare quello che mi frullava per il capo, e scivolò verso di me allungandosi sul sedile. Mi guardava dritto negli occhi mentre armeggiava con la mia cinta e la zip dei jeans. Io passavo dai suoi occhi a quelle grosse pere invitanti che mi ballonzolavano davanti. Riuscii a togliermi la camicetta in qualche maniera, e appoggiai le mani sulle sue spalle attendendo di essere finalmente liberato delle infrastrutture sottostanti. Non era semplicissimo e probabilmente i nostri movimenti risentivano un poco di obnubilamento da “canna”, ma ridendo per la situazione ed aiutandoci a vicenda finalmente ci riuscimmo. Mi parve fosse soddisfatta del panorama e non mancò di complimentarsi ad alta voce per la mia virilità ansiosa di essere variamente sollecitata.Ora Laura si distese completamente su di me, io la abbracciavo come nei sogni di un tempo, le mie mani percorrevano quella morbida schiena mentre sentivo contro il mio petto quell’impareggiabile contatto: erano proprio due tette da favola. Le sue labbra erano umide e carnose, ancora non ci baciammo, ma sembravamo due affamati che si assaggiavano a vicenda. Scesi con le mani alla cintura della gonna e la sentii ridacchiare “farai più facilmente di me coi jeans, perché io oltre tutto le mutandine le ho già tolte”Erano frasi che potevano solo portare a rapide verifiche, effettivamente slacciando (anche io con maggior fatica del dovuto ) la cintura e scivolando sotto la gonna non trovai traccia d’altro che di quella vellutata e morbida pelle. Accarezzavo a piene mani due natiche sontuose, mi introducevo liberamente tra di esse e scoprivo istintive reazioni al contatto delle mie dita con quei due fantastici orifizi. Mi spingevo maggiormente in profondità senza che nessuna resistenza si opponesse alla mia duplice penetrazione, anzi Laura la agevolava con opportuni movimenti del bacino.Non capivo più dov’ero, cosa stesse succedendo, perché e percome, ma capivo che mai più avrei avuto simile occasione. I nostri inguini si cercavano spasmodicamente, si trovavano e si lasciavano, le nostre lingue finalmente si intrecciavano ora nella mia ora nella sua profumatissima bocca. Le mani a volte si incontravano stringendosi convulsamente, ma più spesso vagavano alla ricerca di contatti ancora da scoprire, e ve n’erano sempre di meno. Addentando delicatamente un lobo le sussurrai “Se me lo succhi un poco non lascerò centimetro della tua pelle che la lingua non abbia percorso”Ridacchiando Laura rispose che non si fidava, voleva almeno un anticipo prima di accontentarmi.Non c’erano problemi, invertimmo le posizioni e cominciai a pascermi finalmente di quelle sinuosità, scendendo lentissimamente dal collo alle spalle, per poi circuire sempre più strettamente le meravigliose mammelle, che afferrai strizzandole prima di catturare i capezzoli con la bocca spalancata tesa ad inglobare quanto più era umanamente possibile . Laura gradiva moltissimo il trattamento, aveva chiuso gli occhi, mugolava come una gatta in calore accentuando la mia libido. Ogni tanto ridacchiava, e quando mi interruppi per chiederle cosa avesse mi rispose “Pensavo che se abbiamo messo così tanto tempo semplicemente per spogliarci, quando verrà il momento cruciale, come faremo ad infilarti il preservativo?!” Ridemmo di gusto perché c’era del vero nella supposizione, ed i nostri movimenti fino ad allora piuttosto maldestri lo confermavano. Ripresi con novello vigore la mia opera ma arrivato dalle parti dell’inguine e prima di affrontare quella vellutata peluria che solleticavo però con un paio di dita, prima di scendere ulteriormente volli tornare alle mie amatissime tette, troppo belle, troppo grosse, troppo elastiche morbide e turgide. Cercai faticosamente di mettermi a cavalcioni dei suoi fianchi, e quando vi riuscii, affondai il mio uccello paonazzo tra quelle ubertose colline. Eravamo entrambi sudati e questo lubrificava assai il movimento, oltretutto Laura con le mani stringeva le tette per aumentarne l’aderenza ed il relativo godimento. Ad un certo momento decise di prendermelo in mano e di portarselo alle labbra che vogliosamente si schiusero per lasciare che la lingua lambisse la mia cappella. In breve tempo una parte incredibile della mia verga sparì all’interno di quella bocca famelica. Era bravissima, io ero eccitatissimo, non avrei potuto reggere per molto ed infatti le mie resistenze vennero rapidamente meno, ma avrei voluto vedere un altro al mio posto (non è vero, mai avrei voluto una cosa del genere). Sembrava che Laura volesse succhiarmi il midollo, e probabilmente si adoperò così tanto che qualcosa del genere avvenne. Non rammento un piacere così prolungato. Ero letteralmente spossato, la testa leggera e le membra pesanti. “Dammi un attimo di pausa” le chiesi stendendomi al suo fianco, e lei ridacchiando con fare soddisfatto mi girò le spalle aderendo a me con tutto il corpo. La stringevo tra le braccia mordicchiandole il collo mentre il suo sedere inquieto cercava di catturare tra i glutei il mio uccello momentaneamente fuori uso. “Un poco di questo massaggio e ti farò tornare arzillo come un fringuello, lasciami fare e vedrai!”Ricordo di essermi sentito al settimo cielo, avevo tutto quanto sognato se non di più. Ricordo di averle sussurrato più volte all’orecchio “Ti amo” e credo di averle sentito dire quasi schernendosi “Su dai non ricominciare” o qualcosa del genere.Per la verità non ricordo molto altro se non il sole che all’alba mi svegliò. Realizzai di essere solo e di aver fatto una figura di merda come stallone. Il fumo, l’eccitazione, il coinvolgimento emotivo e quel meraviglioso pompino avevano cumulativamente concorso alla mia debacle amatoria. Ma Laura dov’era? Fra non molto a giudicare dall’orario saremmo arrivati alla nostra stazione…Finalmente arrivò, era in compagnia di due dei ragazzi della sera prima, quello con cui aveva ballato ed un altro. Era radiosa e bellissima. Mi disse che doveva parlarmi …”Vedi, questa notte, quando ti sei addormentato (ti capisco sai?), sono andata alla toilette per lavarmi un poco, ed ho incontrato Amin, abbiamo parlato a lungo, dei suoi progetti, del loro viaggio, poi mi ha riportato nel suo scompartimento. Io ero un poco nuda … insomma non mi ero rivestita … abbiamo fatto l’amore … è stato dolcissimo … intensissimo…bellissimo…” Laura era ancora più bella mentre mi parlava “Stavo così bene che non mi importava che i suoi amici ci guardassero, avrei volentieri fatto l’amore anche con loro, ma Amin non me ne ha lasciato il tempo” concluse sorridendo come se il ricordo le tornasse vivissimo alla mente.La guardavo e capivo che era tutto vero, tutto vero e non sentivo lacerazioni od altro, mi rendevo semplicemente conto che Laura aveva trovato qualcosa di bello.”Cosa vuoi fare Laura?” riuscii solo a chiederle, ma la domanda lasciava intendere che capivo perfettamente quello che voleva dirmi.”Io vado con Amin, vado con loro, salutami i nostri amici e ci vediamo quando torno, tu aspettami, chissà quante cose avrò da raccontarti!”Mi abbracciò affettuosamente e riconobbi il calore di quel corpo che poche ore prima era stato tra le mie braccia, ma la sensazione non fu per nulla frustrante.Amin e l’amico mi abbracciarono anche loro, sorridendo a sessantaquattro denti e con gran pacche sulla schiena. Dopo non molto mi ritrovai solo, col mio zaino in spalla, sulla banchina della stazione; guardavo il treno che ripartiva e Laura che mi salutava sbracciandosi dal finestrino.Prima che fosse fuori tiro di voce la sentii gridare:”Guarda che la scommessa è sempre valida …se avrò quel famoso posto di lavoro!!”
Aggiungi ai Preferiti