Quella mattina del primo luglio mi svegliò prima una forte ed impetuosa grandinata, a cui seguì di nuovo un caldo canicolare, poi una serie di telefonate da numero sconosciuto. Ero seccato perché mi chiamava spesso e sempre senza rispondere. Per di più non era disponibile a dirmi chi fosse via sms. Avevo resistito così per mese senza richiamarlo finché quella mattina mi accorsi che quel numero corrispondeva a quello di un ragazzo conosciuto in chat tanto tempo prima. Provai a chiamarlo e fu una grande sorpresa trovarlo diverso dai soliti abitudinari, simpatico e molto incline ai miei stessi gusti. Il suo nome era Igor, aveva 27 anni, era studente di medicina a Bologna ma girava spesso l’Italia seguendo le tournée di una band musicale. Mi invitò da lui per il sabato successivo. Quella sera ero molto eccitato nel pensare a lui e mentre chiavavo la mia ragazza non facevo altro che dipingermi nella fantasia il suo corpo ed il mio abbracciati. Sborrai molto velocemente tanto che Laura rimase sorpresa, dicendomi: -“E’ la prima volta che vieni dopo dieci minuti!”. -“Oggi ce li avevo pieni” -“Non mi hai stancata come al solito” -“Di solito non vengo proprio… tanto che ti monto sei sette volte. Senti, sabato vado a Bologna” -“Ma dai, proprio questo sabato che non lavoro” -“Devo comprare dei libri che trovo solo là” Io sorrisi entrandole nella figa prima con l’indice, poi con il medio. Mi alzai con il cazzo tutto colloso, mi grattai il culo ed andai a lavarmi pensando sempre ad Igor. Fu difficile trovare una scusa con Laura ma non potevo rimandare quell’incontro: ora, a 32 anni, non voglio più risparmiarmi niente, non mi voglio accontentare di scopate ripetitive o di seghe frettolose! Appena vidi Igor ebbi conferma del mio trasporto verso di lui; passeggiammo e parlammo a lungo nell’incantevole ma torrido centro di Bologna. Le nostre fantasie collimavano! Mi condusse nel suo appartamento, che condivideva con altri due studenti, Giorgio di 22 anni e Alfredo di 24. Ci rinchiudemmo in camera sua. Mentre io guardavo i poster appesi sulle pareti lui si era già tolto le mutande. Cominciai a leccargli le palle e la peluria tra lo scroto e l’ano: il suo sapore era forte, da maschio. -“Guarda che vengo!” Eiaculò come una fontana schizzandomi nell’occhio destro. Andai a lavarmi la faccia ma non evitai di restare irritato. Mi sciacquavo e lui mi accarezzava il culo dicendomi: -“Fra un po’ ti entro dentro…” Era dolce Igor, tanto dolce. Tornai spesso da lui nei mesi successivi, ma alla vigilia di Natale ci fu il nostro incontro più importante. Mia madre era venuta con me per fare spese in quell’incantevole atmosfera del capoluogo emiliano: non c’era più il caldo afoso dell’estate ma poca nevischio. Quando dissi ad Igor che ero lì fissammo un appuntamento davanti alla statua del Nettuno. Mia madre, inciampando, zoppicava ed era molto a disagio e quando arrivarono quei tre ragazzi così brillanti, sorridenti, con tanta voglia di divertirsi, pieni di cellulari appena acquistati, energici, scherzosi si ammutolì. Non voleva ùùche ci fermassimo a dormire da loro, voleva andare in albergo o, perfino, tornare a casa perché mio padre non poteva rimanere un giorno senza di lei. Io le dissi che non sarei tornato se non il 27 dicembre, ben sapendo che da sola non sarebbe ripartita. Igor parlò molto con lei assicurandole che le avrebbe dato un farmaco per il piede che le doleva; io parlavo con Giorgio che mi chiedeva quanti anni avesse. Per fortuna non ascoltò la conversazione: -“Ha cinquantasei anni” -“E tuo padre quanti ne ha?” -“Sessantasette… ben undici più di lei” -“Cazzo! Ma… succederà ancora qualcosa tra di loro?” -“Poche cose, rispetto ad una volta” -“E tu che ne puoi sapere?” -“Senti Giorgio, li ho sempre spiati, fin da ragazzo, quando facevano l’amore. Tu i tuoi non li hai mai sentiti?” -“No, cazzo! Alfredo, vieni qui… Luca mi ha appena raccontato che sente scopare i suoi” -“Merda, fate partecipe anche me! Cosa combina la signora?” -“Ma cosa volete sapere voi due? Parlate piano che ci sente” -“Ma qual è la cosa più porca che le hai sentito fare?” -“Ma, vedete, mio padre veniva a casa dal lavoro ogni due settimane, di venerdì per ripartire domenica…” -“E di venerdì scopava come un matto!” -“Ovvio, Alfredo!” -“Ma dai, li sentivi davvero?” -“Sì, ti dico. Comunque a volte non poteva perché mamma aveva le mestruazioni. Io ero seccato perché non avevo la possibilità di spararmi un bel segone.” -“Ma tu ti masturbavi mentre spiavi?” -“Secondo te sto la senza godermi la situazione? Ti dicevo che una volta, un venerdì, dietro la tenda, cercavo le sue mutande sporche per annusarle e per pulirmici il culo, come ero solito, e le trovai mestruale. Imprecai perché quella sera non ci sarebbe stato spettacolo. Fu invece grande la sorpresa quando sentii cigolare le reti del loro letto! Uscii dalla mia camera, scesi verso la loro porta. Mi tolsi in fretta e furia il pigiama e i boxer, così rapidamente che quasi cadevo; tutto nudo mi accostai alla camera. Lo facevano sempre al buio ma la porta era socchiusa e si sentivano i loro discorsi.” -“Cosa dicevano” -“Ah! Giorgio! Mi ero perso i preliminari, lui la stava già fottendo ma si sentiva un rumore diverso, dovuto alla differente lubrificazione della sua figa. Le diceva che voleva vederla con un ragazzo che lavorava con lui, si eccitava a pensarla con un altro. Ad un certo punto lei sentì un rumore provocato da me che avevo l’orecchio incollato sulla porta o forse per lo scuotimento del mio uccello… ero stato imprudente! Mi ficcai nella prima stanza. Lei rientrò e, appena ricononciato a penetrarla, mio padre le arrivò dentro, mugolando. La mattina seguente volli vedere le lenzuola: una grossa chiazza di sangue scuro dalla parte di mia mamma me lo fece diventare di nuovo duro. Mi masturbai di nuovo sul loro letto.” -“Che roba, Luca!” Dopo quel racconto noi tre eravamo tutti eccitati. Cenammo elettrizzati. Mia madre chiese perché non tornassero in famiglia a Natale e si sentì rispondere che non erano credenti né attaccati alla loro famiglia. Era sempre più imbarazzata. Si ritirò quindi a dormire il prima possibile mentre noi quattro ricominciammo a fumare, bere e ridere. Igor fu informato da Alfredo su ciò che avevo raccontato, ma lui sapeva già tutto. -“Io me la faccio!”, disse Giorgio -“Stronzo! Luca ci sei rimasto male?”, mi chiese Alfredo -“No! Sarebbe il mio sogno! Igor lo sa: quante volte, mentre mi inculava, lui stesso mi diceva che voleva slargare la figa di mia mamma… gliel’ho mostrata in foto… e se siamo qui è per questo, per darle una buona razione di cazzo! Mio padre è vecchio e obeso, non riesce proprio più a trombarla, ora tocca a noi!” Ci spogliammo. Io succhiai l’uccello a tutti e tre. Giorgio era il più bello, castano peloso quanto basta, maschio, con due natiche da atleta, alto e snello; Igor era moro, con un po’ di barba, molto ben dotato nelle parti basse; Alfredo pure era moro ma più gracile di fisico, un po’ come me, sotto il metro e settanta, ma bello duro. Entrammo nella camera dove mia mamma si era addormentata. Quando ci vide, capiì subito e non disse nulla, solo si rannicchio sul letto, ovviamente intimorita. Di certo era la vista del mio pisello quella che più la rendeva nervosa. -“Signora Anna, io direi che quattro uomini e una donna in queste condizioni non possono far altro!”, disse Giorgio. Gli si sedette sopra, con il culo proprio sopra il viso e disse, seccamente: -“Leccami il buco!”. Alfredo la pastrocchiava la figa pelosa con le dita e la lingua, io e Igor ci baciavamo, per prepararci. -“Bisogna levar via tutto questo pelo! Io voglio leccare una patata rasata!” Non fu facile convincere mia madre a farsela depilare, ma la dominavamo. Si tornò a tranquillizzare. Giorgio era quello più appassionato: si era buttato su di lei, le accarezzava le tette, le mordeva i grossi capezzoli. Fecero anche un indimenticabile sessantanove. Noi altri tre non li volevamo interrompere e facevamo petting tra di noi, attendendo la scopata tra Giorgio e la mia mamma. Fu molto impetuoso io giovane studente: glielo cacciò tra le labbra della figa subito fino ai coglioni e e la fece urlare per dieci minuti, finche le disse quel “Toh!” che indicava che aveva spruzzato fuori tutto. Quando lo tolse il preservativo si era rotto. -“Merda”, disse Igor, “certo con quei colpi che le hai dato!” Io e Alfredo ci buttammo su mamma che stava piangendo. Alfredo la baciò sulla bocca coccolandola, io le ripulii un po’ la sorca. -“Mamma, io ti prendo, di’ quello che vuoi!” Singhiozzò ancora. Non posso descrivere quello che provai a piantarle dentro il mio affare. Io me la feci direttamente senza condom, le toccavo il buco del culo, la infastidiva molto pensare che volessimo anche sodomizzarla, ma non diceva proprio nulla: prendeva i nostri cazzi, godeva, ma tutte le sue convinzioni stavano crollando. -“Ora tocca a me”, disse Igor. Io sapevo cosa stava per fare perché ero al corrente dei suoi gusti. Prese dei teli di nylon, chiamò mia madre in piedi e con il suo uccello semiturgido in mano le pisciò addosso tutta l’urina che aveva trattenuto in vescica. Alla fine io e gli altri due compagni applaudimmo, lui fece un inchino piuttosto teatrale e ci disse: -“Ora capite perché ne ho bevuta tanta di birra senza andare mai in cesso!” Ovviamente Igor le fece il culo. Mamma soffrì molto perché a mio padre non l’aveva mai permesso. Quando lo tolse lei, involontariamente, emise dell’aria e lui si incazzò. -“Non me l’avrà mica sporcato di merda! Brutta troia, non mi sono messo neanche il goldone!” Le diede una spinta e se ne andò. Mamma era caduta per terra. Io la alzai. Ci fissammo negli occhi. -“Vieni, andiamo in bagno a lavarci” -“Veramente…”, disse Alfredo. -“Non puoi aspettare che si lavi! Non vedi che ha bisogno di un po’ di tregua”. -“Va bene, ma muovetevi!”. La portai sotto la doccia e la lavai io stesso. -“Ora prenderò io il posto di papà, lui non ti merita!” Non rispose. Tornammo in camera e fu la volta di Alfredo. Lui non esagerò.
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