Solitudine, un senso di terribile solitudine che mi assaliva sviscerandomi. Ero già da un pezzo in quella via, ma del sexy-shop neanche l’ombra… Puttana! La mia Sara, che io avevo con tanto amore e piacere sverginato solo tre mesi prima, mi aveva mollato per ‘nuove emozioni ‘… prima i problemi morali sul sesso e poi la dovevi staccare da quanto le piaceva il cazzo ! Ma mi ero promesso di non pensarci più, per quanto il suo viso stravolto, quasi deformato dal piacere mi tormentava, seguendomi in ogni stanza da letto, chiunque avessi di fronte. Ma da oggi voglio inaugurare un nuovo periodo all’insegna del sesso puro e crudo. Per troppo tempo ho aspettato una ragazza che poi iniziata mi ha lasciato al palo. ECCOLO, delle fievoli ma distinguibili luci mi conducono al negozio, in questa giornata di’ mezza stagione’, un po’ freddina nonostante il tiepido sole che a stento illumina questa strada di Milano. Entro. Sollievo. Mi saluta un giovane commesso, per nulla stupito dalla mia maggiore età appena conquistata e tanto mostrata. Cerco di muovermi con disinvoltura, ma ancora non mi riesce molto naturale muovermi come dei ragazzi che non poco lontano da me parlano dei film, e che io ancora un po’ intimorito (guardando a ritroso non so neanche di cosa, sapendo per certo che non era né timidezza né vergogna, ma forse semplicemente di una sorta di finto moralismo di facciata)! Il tempo di guardare qualche titolo e vedo una donna sulla trentina entrare, intrattenersi col commesso che chiama per nome e a cui si rivolge con benevolenza quasi materna. Mi colpì, più del suo comportamento, l’eleganza del suo tajeur blu, gonfio sul seno appariscente e sul sedere più bello che mai avessi visto. I lunghi e tinti capelli biondi scendevano sulla schiena, per condurre l’occhio su quelle rotondità anali che attirarono la mia attenzione più delle cassette e più di ogni precedente fantasia. Dando un’occhiata al negozio e salutando i ragazzi prima di fianco a me mi incrociò con lo sguardo, senza far trasparire né emozioni né indifferenza. Io invece un po’ infantilmente distolsi lo sguardo, mettendo meglio a fuoco i dvd che avevo tra le mani. La guardai a lungo mentre chiedevano se era arrivata la lingerie ordinata. Il commesso rispose di no e la donna si voltò per guardare alcune cassette. Io mi avvicinai alla cassa e comprai il film, uscendo. Mi avviai verso il metro per tornare a casa, eccitato dall’acquisto e dalla visione di quell’esemplare rarissimo di Femmina! Sceso in metro la rividi, mentre si stava dirigendo verso il vagone di direzione opposta alla mia. Non so perché (o meglio lo sapevo, ma mai avrei avuto il coraggio di fermarla e dirla chissà cosa)ma correndo salii sulla stessa carrozza, che era piena fino a scoppiare. Mi trovai a stretto contatto con lei, che pur senza dire o fare niente si era avveduta della mia presenza… Mi eccitai. Sentii la vergogna salire e mi aspettavo che da un momento all’altro mi insultasse facendomi sprofondare… Invece mi disse con un sorriso che mai dimenticherò: “Beh, se non altro hanno fatto effetto…!” Rimasi decisamente stupito, avendo capito benissimo, ma la sincera emozione mi fece solamente dire: “Scusi?” Oltre ad essere attraente fu anche abile psicologa, avvicinando la bocca al mio orecchio mi sussurrò con fare più che malizioso: “Ma dai, lo sai che parlo dei film…” La mia sorpresa fu totale .Normalmente sono sempre io che faccio la prima mossa, anche con ragazze più grandi di me, e sono conosciuto tra gli amici come il tipico bulletto che mettendola sulla simpatia (fino a un certo punto) riesce quasi sempre ad attirare l’attenzione, ma quella situazione esulava da tutte le mie precedenti esperienze ed aspettative: continuare a fare il ragazzo spaesato, fare il vissuto.. ? La mia mente era ormai un mix di eccitazione che chiaramente saliva sempre di più a stretto contatto con la bomba erotica, indecisione e mill’altri sentimenti che neanche io capivo, finchè tutto si fece cristallino nella semplicità. La bomba disse sorridendo: “E allora vuoi proprio vederlo da solo quel film?” Ammetto che in quel momento il rumore, la gente io stesso sparimmo, e mi ritrovai in un limbo dove l’unica presenza era quella risposta che rimbombava. Cambiai atteggiamento, fui ironico e tentai di essere frizzante e simpatico. Ci riuscii. Le fermate scorrevano e la gente defluiva. Ci sedemmo, parlando di tutto tranne che di sesso o del negozio. La trovai intelligente, anche se credo abbastanza bugiarda, voleva dare di se l’idea di una donna con precisi riferimenti morali, addirittura parlandomi del suo rapporto con la fede, ma non era un discorso molto filante, ma il mio desiderio me la fece assecondare. Il resto del viaggio metropolitano fu una noia indicibile, buona conversatrice, ma ero io che ero solamente accecato da ciò che mi si era parato davanti. Lei parlava e io me la immaginavo nuda in mille posizioni. Lo sguardo fu più volte sorpreso mentre indugiava sui seni che sognavo teneri e sodi, solamente confortato dal grande petto a fatica trattenuto dalla giacca. Arrivati alla fermata scendemmo e facemmo un brevissimo tragitto a piedi. Si faceva sera, ma chi se frega! Salimmo nell’appartamento. Di medie dimensioni era di medie dimensioni, arredato con gusto minimalcontemporaneo. Io cercai subito il contatto, ma mentre la baciavo sul collo lei indugiava, offrendomi da bere. Accettavo punzecchiandola con ironia, ma niente. Bevemmo quella scadente vodka al limone e fu allora che disse: “C’è solo una cosa che mi piace di più della vodka…”e senza dire altro mi fece sedere sulla poltrona in pelle nera al mio fianco. Eccitato come non mai, avevo la risposta per lei, ed era una GRANDE risposta. Mi fece soffrire nella lentezza dei suoi movimenti, prima i pantaloni, poi le mutande. Non lo prese in bocca, sebbene fosse già duro come la roccia. Mi lecco le palle, sbavandoci sopra e diffondendo la saliva con la lingua. La mia estasi era totale, la mia eccitazione era infinita. La lingua indugiava sulle palle, finchè con altrettanta lentezza e crudeltà mi leccava lentamente la base dell’uccello. Saliva e scendeva, accompagnata dal ritmo della mano che mi accarezzava con forza il petto e gli addominali. Si alzò per spogliarsi ma fui più veloce e le aprii con forza la giacca, sfilandole la camicetta dall’alto e gettandomi avidamente su quelle tette giganti, sprofondavo tra i capezzoli grossi ed eccitati, leccavo con ingordigia, palpandole con forza forse esagerata. Lei tolse la gonna e il perizoma-filo interdentale .Dedicai una mano all’introspezione di quella figa interamente depilata che mi fece impazzire. La sfiorai, poi le ficcai tre dita dentro, sentendola reagire con ardore, mi prese il cazzo e incominciò ad agitarlo con disordine e tanta voglia. Mi scaraventò letteralmente per terra e lo prese in gola. Con una mano muoveva le palle, con l’altra teneva ben fermo il cazzo e con la bocca mi ciucciava la cappella. Le sue labbra le aderivano come se fossero una guaina elastica. Il suo movimento febbrile mi faceva fuggire dalla realtà, mentre ad occhi chiusi le tenevo la testa, in balia degli eventi e del piacere. Non è errato dire che non avevo la cognizione della realtà. Non resistetti a tanto piacere e gridai “Vengo”, Lei alzò la sguardo e iniziò a agitarlo e a succhiarlo più di prima, mugugnando a bocca piena e contorcendosi sulle mie gambe, facendomi quasi ritardare l’eiaculazione che si preannunciava epica, finchè si alzò di scatto e guardando con occhi direi assatanati il mio cazzo pulsare attese l’attimo. La mia eccitazione esplose e lei appena lo intuì avvicinò il viso, facendosi inondare la faccia, che fu ricoperta da tutta quella sborra calda e candida, purificatoria. La bocca spalancata protesa nella cattura di essa, gli schizzi che finivano sui lunghi capelli disordinati, mi fecero continuare a sborrare per secondi lunghissimi. Appena finito ingoiò quella finita in bocca e si passò una mano in fiso per ingoiare anche quella sulle fronte e sul collo. Il cazzo era ancora durissimo e lei vi si gettò ancora sopra per carpirne le ultime traccie di sborra. La sua lingua sulla cappella era fine e grossolana, veloce e lenta, ma sempre eccitante. Iniziò a farsi insultare. Più io dicevo SUCCHIA VACCA più lei ridendo mi leccava il cazzo, allorché dissi E’ ORA DI SLABBRARTI LA FIGA. La presi e la girai, le aprii le gambe e incominciai a leccarle la figa perfettamente rasata, umida, calda, pulsante e grande. Leccai tutt’intorno prima di gettarmici dentro con tuta la lingua, finchè lei inaspettatamente venne, tra ansimi violenti. Sentii i suoi liquidi entrarmi in gola, dal sapore indecifrabile, ma estasiante. Mi alzai e iniziai a scoparla quasi picchiandola dalla forza con cui spingevo il mio cazzo perfettamente lubrificato. Fu allora che lei mi disse INCULAMI. Lo disse con semplicità, quasi come una bambina chiede il palloncino al papà buono. Non l’avevo mai fatto, ma iniziai con piacere. Si girò e si mise a pecorina. Inesperto lo infilai senza molta attenzione e fu allora che il suo eccitamento raggiunse l’apogeo. La inculavo e più volevo incularla, in anello di turbine sessuale. Vedevo il suo culo scultoreo muoversi con ritmo ipnotico di fronte a me, mi faceva semplicemente non capire più nulla, ma ero semplicemente rapita dalla bellezza di quel culo rotto che stavo progressivamente distruggendo, quando dopo un po’ do scopate e inculate intervallate da una bella agitata di cazzo dovetti venire di nuovo. Credevo di non poter venire come prima, ma mi sbagliavo, la donna (che per la cronaca si chiama Petra) appena lo sentì guardandomi mi disse SBORRA QUI indicando le tette dai capezzoli turgidi e dritti come grattacieli nel deserto. Il suo desiderio fu accolto con piacere, sborrando lei mi massaggiava le palle, mentre sparavo sborra sulle sue tette che ammiravo nel loro bagnarsi. Fu bella la spagnola che mi fece dopo (il mio cazzo era ancora incredibilmente duro) , mentre scivolavo su di lei. Dopo altre scopate fu il momento di andare. Fu un po’ penoso il “dopo”, io chiesi di fare una doccia, per tornare nel mondo dei vivi, per rendermi effettivamente conto di ciò che avevo appena fatto, e renderlo già legenda immortale. Mi sentivo bene, termine banale nella semplicità ma sicuramente il più azzeccato: stavo semplicemente “bene”. Solo uscendo dalla doccia mi diede un bacio sulla bocca, che tanto avevo agognato e mai mi era stato concesso, e stranamente nel darlo non ci cercammo ‘sessualmente’; fu un vero bacio, non di circostanza. Parlammo ancora un po’, senza neanche menzionare l’accaduto. Ci sentiamo ancora spessissimo, ed è per me diventata importantissima, non solo per scopare…
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