Quella che vi sto per raccontare è una storia che è realmente accaduta oramai una decina di anni fa e che ancora oggi mi fa tornare alla mente con nostalgia situazioni, volti, accadimenti. Anzitutto mi presento; sono Marco, abito in una grande città del nord Italia e sono un libero professionista. Ora gli affari vanno molto bene – a parte la gravosa crisi economica che sta colpendo l’Italia in questi anni – ma ai tempi della storia le cose erano un po’ diverse, soprattutto perché stavo muovendo i miei primi passi in autonomia, dopo una collaborazione di circa 3 anni con altri professionisti. Stavo realizzando uno studio tutto mio, con la mia targa al portone, con miei clienti e, soprattutto, con la possibilità di organizzarmi autonomamente sul lavoro e di incassare la parcella tutta intera. Stavo cercando una persona che si occupasse della segreteria e delle pratiche burocratiche che in questo lavoro sono molte, in maniera tale che io potessi dedicarmi all’attività consulenziale vera e propria, pertanto ho iniziato ad effettuare selezioni. Ogni giorno, per circa una settimana, vedevo circa 8-10 persone; erano tutte piuttosto giovani, alcune veramente carine, altre un po’ meno; c’era anche qualche ragazzo che però non rientrava nei miei piani. Infatti, pur non avendo nulla contro la professionalità dei ragazzi, ritenevo – e ritengo tuttora – che per il profilo che mi interessava era meglio una ragazza, possibilmente carina poiché quando i clienti entravano in ufficio è lei la prima persona che vedono. E poi, siccome le belle costano quanto le brutte… Andavo avanti con le selezioni abbastanza stancamente perché la selezione del personale è abbastanza noiosa; qualche persona interessante l’avevo vista e mi stavo orientando su una giovane diplomata che era alla sua prima esperienza lavorativa. Tuttavia una delle ultime candidate che ho visto mi aveva particolarmente colpito: era una diplomata di 24 anni che cercava un nuovo lavoro perché era stata licenziata per non ben precisate incompatibilità ambientali. Carla si chiamava; aveva un tono di voce un po’ basso, alta circa 1,70 un bellissimo fisico, rotondo nei punti giusti, dei lunghi capelli neri e lisci, una carnagione olivastra e due occhi verdi profondi e bellissimi. Mi pareva una persona a modo, sufficientemente spigliata, competente e così decisi di assumerla. Sul lavoro era molo professionale; imparava molto in fretta tutto ciò che c’era da imparare; con i clienti si comportava in maniera molto cortese, ma ferma anche quando doveva raccontare delle piccole bugie riguardo la mia presenza in studio. Il lavoro cresceva e noi si entrava sempre più in confidenza – professionalmente parlando – e riuscii a capire che il precedente lavoro lo aveva perso perché alcune sue colleghe avevano scoperto alcune cose sulla sua vita privata – che non mi ha specificato – e che l’hanno costretta a dare le dimissioni; mi raccontò che era quando ha fatto il colloquio con me era abbastanza disperata perché erano già sei mesi che non riusciva a trovare un’occupazione. Non avrei rinunciato a lei per nulla al mondo, tanto che quando è mi è capitata tra le mani un’operazione molto importante e molto complessa, non ho esitato ad affidare a Carla alcune incombenze abbastanza delicate per la riuscita dell’operazione; incombenze che lei sbrigò con molta professionalità. Capitava che ci fermassimo in ufficio fino a tardi e che poi andassimo a mangiare una pizza assieme – ovviamente offerta da me, cioè dallo studio; entrammo sempre più in intimità e così scoprii che lei non era né sposata né fidanzata, e tutte le storie che aveva avuto si erano concluse in maniera non positiva. Era difficile, diceva, amare una persona come lei. Mi intrigava sempre di più, oltre che per l’indubbia bellezza anche per un certo fascino misterioso che emanava dai suoi occhi. Io volevo qualche cosa di più da lei, ma all’inizio della mia carriera mi ero fatto una promessa: nessuna storia d’amore e tanto meno di sesso con miei dipendenti o collaboratori. L’operazione andava avanti con frequenti stop and go; ma alla fine si arrivò alla sospirata firma del contratto. Il tutto avvenne a Roma, presso la sede di una delle controparti e mi recai nella capitale accompagnato da Carla che aveva seguito a fondo l’operazione tanto da meritarsi i complimenti per la professionalità dimostrata anche dalla controparte. Finimmo la serata a cenare in un grande ristorante della capitale e, dopo cena, ritornammo al nostro albergo. Siccome l’affare mi era fruttato un bel po’ di soldi, decisi che anche Carla doveva beneficiarne e così, rientrati in albergo, bussai alla sua camera per darle il meritato assegno. Mi fece entrare; lei era in accappatoio perché voleva andare a farsi una doccia; era bellissima senza trucco, acqua e sapone e mi rendevo conto che se non fossi andato forse avrei fatto qualche sciocchezza. Eppure non riuscivo ad andarmene. Parlammo un po’ dell’operazione appena conclusa e quando le diedi l’assegno di 10 mila euro lei non seppe trattenere l’entusiasmo e mi ringraziò molto affettuosamente. Mi abbracciò e mi baciò sulle guance, un bacio casto, di ringraziamento. Io non so cosa mi prese, ma la abbracciai a mia volta e la tenni stretta a me, cercando anche di baciarla sulle labbra. Lei però mi respinse, con dolcezza ma con fermezza, dicendo che in fin dei conti io ero il suo capo e non voleva cedere così alla passione, con i rischi che questo comportava. Non potei fare altro che darle ragione e così, dopo essermi scusato, me ne tornai nella mia camera. Tuttavia quell abbraccio, il seno di lei premuto sul mi petto, l’accappatoio leggermente aperto che mi lasciava intravedere il suo seno mi accompagnarono tutta la notte. Il giorno seguente dovevamo fermarci ancora a Roma per chiudere alcune formalità relative all’affare e durante tutto il giorno nessuno dei due accennò minimamente a quello che era accaduto. La sera ci ritirammo ancora in albergo e durante la cena, io sentivo la necessità di scusarmi ancora.“Scusami Carla, per ieri sera. Non so che mi sia preso; sarà stata l’eccitazione per l’affare concluso. Prometto che non capiterà più”.I suoi occhi profondo mi pareva fossero velati di una certa malinconia mentre dicevo queste parole.“Non preoccuparti; in questi mesi ho avuto modo di conoscerti ed apprezzarti non soltanto professionalmente. So che non volevi approfittare di me. E poi come ti ho già detto è difficile amare una persona come me; se tu insistessi non te lo permetterei io.”“Perché dici così? Sei una persona d’ora, Carla. Una persona dolce, intraprendente, con un carattere d’oro. Confesso che se non fossi mia dipendente a quest’ora avrei fatto di tutto per te.”“Fosse solo il rapporto di lavoro l’ostacolo…”Lasciò cadere la frase così, senza proseguire. Non capivo cosa volesse dire. Ci ritirammo, ognuno nella sua stanza; ma non ero sereno. Capivo che mi stavo innamorando di quella splendida creatura; non potevo passare un’altra notte lontano da lei, dal suo corpo. Dovevo dirglielo. Così dopo mezz’oretta bussai alla sua camera.“Carla, scusami, ma ho una cosa urgentissima da dirti. Puoi aprirmi?”Mi aprì: era in vestaglia, una visione da mozzare il fiato. Le trasparenze lasciavano vedere le sue lunghe e affusolate gambe, il suo completo da notte veramente eccitante.“Scusami se non ho potuto bisogno di dirti una cosa.” Mi avvicinavo a lei sempre di più, la volevo stringere tra le mie braccia. “Carla, credo che mi sto innamorando i te”. Ecco, l’avevo detto. Il silenzio era sceso tra di noi, nessuno più parlava; mi sentivo stupido, credevo di aver rovinato tutto, che lei mi prendesse a schiaffi da un momento all’altro.“No, non puoi amarmi. Tu non sai chi sono io. Non puoi amare chi non conosci”“Invece so chi sei; sei la persona che più di ogni altra mi fa star bene; quella con la quale passerei giorni e giorni senza annoiarmi mai; quella che vorrei dividesse con me un tratto della mia vita” le parole mi uscivano da sole. Mi avvicinavo sempre di più a lei, la strinsi tra le mie braccia, cercavo di baciarla. Lei faceva resistenza, ma dopo poco ricambio il mio bacio. Era un bacio appassionato, dolce, profondo. “Voglio fare l’amore con te” le dissi, “darti tutto il piacere del quale sono capace, farti provare sensazioni bellissime. So che anche tu lo vuoi”.“Non possiamo fare l’amore. È vero, lo desidero, anche io credo di essermi innamorata di te. Ma ci sono delle difficoltà insormontabili” Non capivo cosa intendesse. “Il lavoro? Non è un problema: ti licenzio, così non sarai più mia dipendente”. “No non è quello, non puoi capire”“E allora dimmelo cos’è. Qualsiasi ostacolo lo supereremo assieme”“Non credo tu sia pronto per superare questo ostacolo; credimi è davvero insormontabile”.“Ora me lo devi dire cosa c’è? Sei sposata? C’è un altro uomo?”Lei non rispose più, ma iniziò a spogliarsi. Io non capivo: ha detto che non vuole fare sesso, eppure si spoglia. Aveva un corpo stupendo, quando si liberò il seno credetti di svenire. Ma poi capii il motivo del suo strip tease: quando tolse le mutandine, anziché una bella e calda vagina faceva mostra di sé un cazzo. Non era lunghissimo, circa 13-14 cm, ma duro, eretto, segno della sua eccitazione. Io rimasi un attimo interdetto; era l’ultima cosa che mi aspettavo. Poi però preso da un irrefrenabile desiderio dettato dall’amore che provavo per lei e dalla voglia di provare un’esperienza trasgressiva – da me lungamente sognata – mi avvicinai a lei e le presi il viso tra le mani. La baciai:“Mi sono innamorato di te non dei tuoi organi genitali”Mi fece stendere sul letto e iniziò a spogliarmi molto lentamente, accompagnando l’operazione con dei languidi baci. Quando fui completamente nudo, iniziò a farmi un pompino: è stato il pompino più bello che abbia mai ricevuto. Sapeva come far godere un uomo: mi leccava la cappella, poi tutta l’asta, poi i ciglioni, li imboccava uno a uno, poi risaliva e imboccava tutto il mio cazzo e lo succhiava con un’abilità che non ho mai più conosciuto. Mi faceva arrivare fino sull’orlo dell’orgasmo per poi rallentare il ritmo e mantenermi carico. Mentre faceva queste operazioni mi guardava negli occhi. Era difficile resistere; glielo dissi.“Non resistere allora” mi disse con una voce dalla sensualità e dalla dolcezza infinita che mi fece venire all’istante. Scaricai il mio sperma nella sua bocca; lei lo faceva colare lungo il mio cazzo. Era stupendo. Godetti come non mai; quel pompino mi lasciò esausto, tanto che mi parve di perdere conoscenza. Quando ritornai in me, la trovai abbracciata a me che mi accarezzava il petto e la pancia. La tirai su di me e ci scambiammo un lungo bacio appassionato. Così facendo i nostri due cazzi vennero a contatto; non potevo rimanere insensibili e difatti mi si indurì ancora. “Ti ricarichi in fretta”“Quando c’è vicina una come te, lui è sempre in perfetta forma. Ma tu non hai ancora goduto”“Il mio godimento è stato vedere te che venivi. O hai finto benissimo, oppure hai goduto moltissimo”La disarcionai da sopra di me e la misi stesa sul letto. Iniziai a baciarla dappertutto, le labbra, il collo, le orecchie; le mie mani cercavano i suoi seni, li sentivo pieni nelle mie mani. Scendevo sempre di più finchè non arrivai ai suoi peli pubici. Lì mi ricordai che non avrei incontrato una figa aperta e bagnata ma un cazzo lungo e duro. Non mi fermai, lo presi in mano: la sensazione non era per nulla negativa; iniziai una lenta sega, passando di tanto in tanto a massaggiare anche le palle gonfie di sborra. Volevo sentirla godere nelle mie mani… o forse no. Mi accorsi che desideravo provare anche io la sensazione di un cazzo in bocca. Preso dalla voglia scesi sul suo addome verso il suo cazzo eretto, ma sentii che lei mi fermava.“Non devi farlo solo per riconoscenza”Non risposi e continuai nel mio percorso. Lo vedevo di fronte alla mia bocca; lo baciai. La sensazione mi piacque e così lo imboccai. Era bella la sensazione; era caldo, umido, ma aveva un buon sapore. Sentivo Carla che gemeva; sentivo nella mia bocca il suo uccello farsi sempre più duro. Cercavo di fare le cose che avrei desiderato facessero a me e a quanto pare stavo andando bene. Non ci volle molto che sentii il suo cazzo pulsare, diventare durissimo e iniziò a scaricare la sua sborra. Mi spaventai un po’ e dopo il primo schizzo lo tirai fuori dalla mia bocca facendomi inondare il collo, il viso.“Scusami, ma era la prima volta” le dissi. Mi sorrise ma non disse nulla. Ci abbracciammo stretti stretti e ci addormentammo così. Il mattino dopo ci risvegliammo abbracciati; la vidi accanto a me, nuda, bellissima, con il seno che andava su e giù accompagnando la respirazione, il cazzo moscio appoggiato su una coscia. Mi sentivo bene, felice, leggero, innamorato. Anche lei si svegliò e all’inizio il suo sguardo era un po’ preoccupato. Temeva che mi fossi pentito di ciò che avevo fatto. Tutto il contrario, volevo farlo ancora e andare oltre.

