Il primo appuntamento dopo tante sere passate a chattare. Tante confidenze e desideri scambiati davanti ad un video, migliaia di parole che attraverso le dita prendevano corpo e forma su uno schermo prima di arrivare a destinazione. Tra esperienze, desideri, curiosità e domande l’immagine di un viso e di un corpo che cominciavano ad abbozzarsi nella fantasia, appena aiutata da una foto che pur non rivelando i dettagli del viso, evidenziava le proporzioni e la figura del fisico nel quale un seno prorompente reclamava la giusta attenzione. Il suo nome: Lara, convenzionale e sintetico, come una parola d’ordine, come un codice segreto per accedere in quel luogo ultrasicuro della mente dove sono racchiuse le cose più preziose e segrete come le fantasie che accarezziamo nei sogni ad occhi aperti. Scambio dei numeri di telefono e, finalmente, primo appuntamento al caffè. La sua figura sulla porta, il suo sguardo che mi cerca e mi trova dietro ad un tavolino, l’unico con una sedia avvolta da un giaccone rosso, il segnale convenuto. Il suo sorriso e la mano tesa “Piacere Lara”, mi alzo la guardo e sorrido “Il piacere è mio”, sorrido alla banalità della risposta preceduta da un attimo di silenzio, pausa e gesto di inequivocabile gradimento. Era lì a fianco a me, la foto aveva mantenuto la promessa, un viso dolce e malizioso, uno sguardo complice ed interrogativo, un fisico ben proporzionato. La sua camicetta appena aperta sul petto ribadiva ciò che la foto faceva intuire: un seno pieno, rotondo, armonioso. Respiravo il suo profumo mentre si intrecciavano le nostre parole. Nei nostri colloqui telematici ci siamo raccontati, mettendo a nudo tutto quello che l’istinto e la memoria ci dettava. Ci mancava il contatto fisico, quell’impatto visivo ed olfattivo che consente ai sensi e alla mente di dare corpo a quell’immagine abbozzata durante le lunghe conversazioni digitali. La lacuna era stata colmata. L’idea di “Lara” aveva finalmente una sua dimensione tangibile. “Allora, sono di tuo gradimento?”, non poteva farmi una domanda più retorica, i miei sguardi erano talmente evidenti e le mie parole erano di un tale entusiasmo che non potevano esserci dubbi in proposito. “Mi piacerebbe dimostrati quanto ti gradisco”. Un attimo di silenzio sottolineato dai nostri contemporanei sorrisi. “Cosa faresti per dimostrarmelo?”. Più che una domanda una provocazione ribadita dal suo sguardo improvvisamente fisso nei miei occhi. Le nostre conversazioni in chat erano sempre state libere ed esplicite con ricorso al linguaggio più immediato ed opportuno che l’eccitazione del momento dettava. Ma a voce non avevo mai pronunciato certe frasi e certe parole, ero come prigioniero di un certo pudore che bloccava l’espressione verbale di ciò che l’istinto e il desiderio mi suggerivano. La sua mano raccoglie la mia mentre un suo sorriso più ampio e malizioso illumina il suo viso. “Allora?”, distolgo da lei il mio sguardo e mi guardo un attimo intorno per avere la conferma che nessuno possa ascoltarmi, “Ho sempre sognato di baciarti ed accarezzarti dappertutto, ma ora che ti ho visto, ciò che era solo un sogno è un desiderio vivo e reale, ho tanta voglia di accarezzare e baciare il tuo seno e la tua figa fino a farti godere”. La sua reazione chiusa in un grande sospiro emesso socchiudendo gli occhi e stringendomi la mano, mi ha restituito il respiro, all’improvviso mi sono sentito libero di trasmettere ogni mio pensiero senza più alcuna remora né pudore. “Va bene, ma ad una condizione, prima mi devi legare”. Il suo assenso condizionato non mi sorprese, anzi, lo trovavo in linea con le fantasie raccontate in chat. “Va bene, accetto, se vuoi ci vediamo domani pomeriggio a casa mia alle 16”. Non ho mai desiderato che il tempo passasse così in fretta come in quelle ore che mi separavano dall’appuntamento con Lara, con la mente sono tornato indietro nel tempo e mi sono rivisto bambino alla vigilia della gita annuale che dopo le solite viste nei vari santuari della regione terminava nel fantasmagorico luna park napoletano. Ore 16, puntualissima, la sua voce al citofono, “quinto piano”, l’emozione e il desiderio si sono alternati in un vortice improvviso durato tutto il tempo che l’ascensore ha impiegato per scalare il palazzo. Ancora qualche istante e finalmente Lara. Il suo corpo, il suo seno che avrei potuto baciare ed accarezzare. Il tempo di prendere un caffè, poi seduti sul divano, qualche parola su un tappeto di musica, poi il silenzio e lo sguardo come una parola d’ordine che ci cattura e dà il via. Un abbraccio e un lungo bacio, finalmente le parole lasciavano posto ai gesti. Mentre l’abbracciavo ho sentito il suo seno che mi premeva contro il petto. Si è alzata, l’ho aiutata a spogliarsi, è rimasta con il reggiseno e le mutandine, si è girata di spalle e, con calcolata lentezza, ha slacciato il reggiseno tenendolo comunque con un braccio. Lentamente si è rigirata e con estrema naturalezza ha, con un sorriso, allontanato il braccio dal suo petto mostrandomi il suo bellissimo, superbo e desiderato seno. Sono rimasto immobile, incantato ad osservare lo spettacolo trattenendo il fiato e il desiderio di riempirmi le mani e la bocca di tanta meraviglia. Deglutendo ho ingoiato la meravigliosa attesa di quei momenti e mi sono spostato per farle posto sul divano, ho tolto alcuni cuscini per recuperare spazio, lei si è distesa ed io mi sono seduto all’altezza delle sue ginocchia, senza mai perdere il contatto visivo con il suo bellissimo petto. Le ho accarezzato il capelli e il viso seguendo con il pollice il profilo delle labbra, poi piano piano giù verso il collo e sempre più giù. Ho fermato la mano alla base del suo seno, sentivo il battito del suo cuore che gareggiava con il mio, poi un suo respiro profondo come per venire incontro alle mie carezze. Il suo seno nelle mie mani, le ho sfiorato i capezzoli che hanno immediatamente reagito alla mia carezza indurendosi come la testa di una matita. Morivo dalla voglia di baciarli e di succhiarli, mi sono avvicinato con la bocca ma un suo secco “No” mi ha bloccato, “Non ancora, aspetta”. Ho ripreso quindi ad accarezzare il suo petto riempendomi ancora le mani e gli occhi di tanta bellezza. Sono sceso poi sul ventre e le cosce. Ho afferrato i bordi delle mutandine e piano piano le ho sfilate accompagnandole fino alla caviglie. Finalmente potevo ammirarla in tutta la sua splendida nudità, con la caduta della sua ultima barriera il suo profumo si era sparso per tutta la stanza, mentre la guardavo la respiravo. Ho incominciato ad accarezzarle le gambe e lentamente sono risalito lungo le cosce fino all’inguine, ero ad un millimetro dalla sua figa appena nascosta da un sottile cespuglio di peli. Con un dito ho sfiorato la dolce apertura giusto il tempo per registrare un suo fremito, l’ho guardata seguendo con lo sguardo il respiro che sollevava il suo petto come il movimento dell’onda sulla risacca. Il suo profumo e il calore del suo corpo rendevano sempre più pressante la sete che bussava alla mia bocca. Mi sono abbassato a baciare la sua pancia esplorando con la lingua l’ombelico. Poi piano piano sempre più giù attratto dal profumo del suo sesso che attimo dopo attimo aumentava di intensità. Ero ad un millimetro dalla meta. “FERMO”, il suo ordine perentorio e le sue mani sulla mia testa non ammettevano repliche “Ricordi la condizione, puoi farlo solo se mi leghi”. Sono andato subito a prendere la corda che mi ero procurato, si è seduta sul divano, ha incrociato le braccia dietro la schiena e l’ho legata. L’ho aiutata a sdraiarsi sul divano posizionando due cuscini dietro la schiena all’altezza dei suoi polsi, mi ha guardato con uno sguardo intenso e aprendosi in un sorriso mi ha detto “ora puoi”. Il mio sogno si stava avverando, mi sono piegato sul suo seno e finalmente ho baciato e succhiato i suoi meravigliosi capezzoli con la voracità e la passione di un bambino affamato. Un’altra meta mi attendeva. Mi sono posizionato ai suoi piedi, ho divaricato le ginocchia ed ho cominciato a baciare l’interno delle sue cosce e seguendo la scia del suo profumo sonno arrivato all’agognato frutto. Mi sono fermato a guardarlo, con un dito ho delicatamente sfiorato il solco ormai umido, a quel contatto una scossa ha attraversato tutto il mio corpo, intanto una goccia di nettare ha fatto capolino tra le labbra del suo sesso. Ho alzato lo sguardo e guardandola negli occhi le ho chiesto: “posso?”, il suo “sì, ti prego” è affogato in un lungo respiro, ho raccolto con la punta della lingua quella goccia, finalmente il suo sapore, dolce, intenso, vivo, mA la sete era tanta, la mia lingua, accompagnata dal movimento del suo bacino, finalmente aveva incontrato la fonte desiderata. Ogni contrazione di quel meraviglioso frutto mi regalava un sorso di nettare: Quel dolce contatto è durato fino a quando mi ha detto “prendimi, non ce la faccio più”. Mi sono spogliato e mi sono avvicinato a lei. “Prima di chiavarti però voglio soddisfare un mio desiderio, ho sempre desiderato vederti leccare e succhiare il mio cazzo, voglio vederlo scomparire nella tua bocca”. Senza scomporsi mi ha detto “aiutami”, l’ho aiutata ad alzarsi dal divano, eravamo in piedi uno di fronte all’altro, lei sempre con le mani legate dietro la schiena. Ho preso un cuscino e l’ho appoggiato sul pavimento, ai miei piedi. Si è inginocchiata davanti a me, il mio sesso era all’altezza del suo petto, lei ha alzato lo sguardo e mi ha sorriso, mi sono avvicinato e con la punta ho sfiorato i suoi capezzoli e dopo averlo adagiato nel solco del suo seno con le mani l’ho stretto tra le due mammelle. Abbassando lo sguardo lei ha seguito il movimento lento che con il bacino stavo imprimendo all’asta prigioniera di quel meraviglioso contatto. Ma volevo di più. Ho liberato il cazzo da quella dolce prigione e l’ho avvicinato al suo viso fino a sfiorarle la bocca. Lei ha spinto la testa in avanti e lo ha baciato schiudendo un pò le labbra. Un’altra scossa, ancora più forte, ha attraversato la mia spina dorsale. Mi sono trattenuto reprimendo il desiderio di affondarglielo in bocca, preferendo aspettare le sue mosse. Ha tirato fuori la lingua e piano piano ha cominciato a lambire la cappella, poi è scesa lungo l’asta leccandola ed è arrivata fino alle palle. Ho trattenuto il fiato tanto che mi sembrava di svenire. Ha rifatto il percorso inverso ed è tornata sulla punta. Si è avvicinata con la bocca ancora di più e un po’ alla volta l’ha ingoiato tutto. “Sei bellissima con il mio cazzo in bocca” Le ho sussurrato mentre le gambe mi tremavano dal desiderio e dal piacere. “Succhialo ancora un po’. Ti piace? Lo vuoi in figa?” E lei senza perdere il contatto e continuando il massaggio con la bocca ha annuito con la testa. L’ho aiutata ad alzarsi e a stendersi sul divano. Ha aperto le gambe e finalmente sono entrato dentro di lei planando con il petto sul suo meraviglioso seno che pareva essere lì pronto ad accogliere e a respingere le mie spinte. Ho cominciato così a chiavarla prima con movimenti lenti e profondi e poi con sempre più foga. Quanto avevo desiderato quel momento. Ho affondato ancora qualche colpo in quella posizione fino a quando mi ha chiesto di girarla. L’ho fatto e lei, sempre con le mani legate si è inginocchiata sul divano, appoggiandosi con il seno sul bracciolo. L’ho presa così da dietro e la mia eccitazione è andata alle stelle.Davanti a me il meraviglioso spettacolo della sua schiena e del suo bellissimo culo rotondo che seguiva ed ammortizzava i miei colpi. “Scioglimi ora”, ho subito obbedito, ha puntato le braccia ormai libere sul bracciolo e piegandosi in avanti mi ha incitato a continuare. Ho ripreso quindi a montarla in quella posizione con maggior foga e ritmo. Ad ogni colpo il solco del suo culo si apriva mostrandomi il suo piccolo cratere che ho cominciato a stuzzicare con il pollice premendo leggermente su di esso. A quel contatto le sue contrazioni sono aumentate tanto che buona parte del pollice si era fatto strada nello stretto cratere. “Mi piacerebbe avere due cazzi per prenderti contemporaneamente anche qui” A sentire queste mie parole si è eccitata ancora di più tanto da esclamare “mettimi dentro qualcosa anche lì ti prego”, subito un’idea si è impadronita della mia mente: La candela di emergenza nel cassetto della cucina poteva fare al caso nostro, larghezza e lunghezza giusta. Mentre lei era sempre piegata ho preparato la candela e il suo buchino lubrificandoli opportunamente e piano piano con movimenti lentissimi glielo inserita nel culo almeno per tre quarti. Poi con la mano ho effettuato delle piccole roteazioni per farla abituare a quella presenza prima di cominciare il classico andirivieni, sottolineato dai suoi gemiti di approvazione. Mi sono riposizionato dietro di lei ed ho ripreso a chiavarla. La punta della candela intanto premeva contro la mia pancia tanto che ad ogni colpo che le davo la stessa veniva spinta nel suo buchino. Abbiamo così preso un ritmo micidiale, ad ogni movimento di andata e ritorno era come se due cazzi la possedevano contemporaneamente. L’eccitazione era alle stelle alimentata dalla visione dello spettacolo della candela che entrava ed usciva dal suo buchino. Ad un certo punto un mio colpo un pò più forte le ha provocato una contrazione fortissima tanto da spingere fuori la candela. Mi sono piegato per raccoglierla e riposizionarla in quel bel sito, ma sono stato bloccato da lei con un perentorio “lascia perdere la candela e inculami”. Mi è sembrato di impazzire, un’improvvisa scossa dal cervello è arrivata al cuore che con un forte battito ha aumentato la pressione del sangue che mi è sembrato confluire tutto nell’asta ancor di più rinvigorita da un simile invito. Mi sono piegato su di lei, le ho divaricato le natiche e con la punta della lingua ho esplorato il suo più intimo anfratto già lubrificato e leggermente dilatato dall’azione della candela. Ho appoggiato la punta del cazzo sull’apertura, ho percepito il calore del suo corpo nonostante la sua istintiva contrazione che mi hanno allontanato dall’obeittivo. Ho riappoggiato la punta nel punto esatto e piano piano rilassandosi si è aperta ridonando alla mia vista quella meravigliosa porta. Ho spinto un po’ e millimetro dopo millimetro sono entrato fino in fondo. Mi sono fermato per godermi le meravigliose contrazioni del suo culo che imprigionavano il mio cazzo in un massaggio intenso e ritmico. Mi sono piegato su di lei e con le mani ho raccolto i suoi seni. Mi sembrava di sognare. LA STAVO INCULANDO. Ho cominciato a muovermi dentro quello stretto budello, con movimenti sempre più profondi aumentando un po’ alla volta il ritmo. Ho abbandonato con una mano il suo seno ed ho cominciato ad accarezzarle la figa. Il ritmo cresceva come i nostri respiri. Eravamo ormai al massimo. Ho affondato due lunghi colpi e al terzo lei è venuta inondandomi la mano e accasciandosi sul divano “vieni anche tu riempimi il culo, voglio sentirti venire dentro di me”. Stavo per esplodere ma volevo realizzare il mio ultimo desiderio. Sono uscito da lei ed ho afferrato il cazzo con una mano per bloccare il piacere che ormai stava per straripare, lei ha capito le mie intenzioni. Si è girata, ha portato le mani sotto il seno come per offrirmelo. Mi sono inginocchiato sopra di lei e ho liberato il mio piacere esplodendo in mille schizzi che le hanno inondato la faccia e il meraviglioso seno. A volte i sogni si realizzano.
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