File Inviato: 10feb2.doc ===> File ricevuto: ACFFAqZmO.docGia’ autoreSI autorizzo la pubblicazione dei mie dati personali come autore del testo inviato.IP: 62.10.17.9 SI, dichiaro, sotto la mia personale responsabilità, di essere MAGGIORENNE e che il racconto si riferisce ad: storia immaginariaVoti: Forma=2 Contenuto=2 Lunghezza=2 Originalità=2Categoria: Etero Io e mio padreandreaandrea_parigi@hotmail.com Mia madre è sempre stata debole di salute e io fin da piccolo sono sempre stato accudito da una schiera di domestiche, mio padre le sceglieva personalmente e solitamente erano delle ragazze di campagna mandate dalla famiglia a servizio di gente benestante, solitamente queste ragazze avevano una famiglia numerosa che era ben lieta di liberarsi di loro per averne in cambio quei pochi soldi che la ragazza guadagnava.Mio padre aveva scelto per loro una divisa composta da una camicetta bianca abbottonata davanti e una gonnellina blu molto corta che lasciava intravedere il pizzo bianco delle mutandine.Quando fui abbastanza grande cominciai a notare che i bottoni delle camicette erano sempre sbottonati in modo da far vedere l’attaccatura dei seni, il pizzo delle mutande che si vedeva ogni volta che la ragazza si abbassava e più di tutto notai l’atteggiamento di mio padre che non perdeva occasione per allungare le mani su quei corpi giovani.Mia madre la sera si coricava sempre molto presto, e dopo qualche tempo, quando tutti si erano ritirati nelle loro camere, sentivo dei rumori e dei gemiti provenire dal le camere della servitù, una sera mi alzai e mi diressi verso la fonte di quei rumori. Arrivai davanti alla porta di Laura, la cameriera che era arrivata da noi da soli due giorni, la aprii solo un poco, giusto per spiare quello che succedeva, vidi mio padre, che per fortuna mi dava le spalle, aveva i pantaloni abbassati, davanti a lui c’erano le due ragazze, Maria e Giovanna, che erano al nostro servizio da alcuni anni e la ragazzina arrivata da poco, le due ragazze erano completamente nude e cercavano di spogliare la nuova arrivata che si dibatteva, finalmente ci riuscirono, la spinsero verso mio padre che la prese per un braccio e con la mano libera cominciò a palpeggiarla, mi sembrava di vedere un allevatore che deve controllare un animale prima di comprarlo, la mano di mio padre prese possesso di un seno e lo strinse talmente forte che la ragazza non potè fare a meno di gridare, poi le mise la mano fra le gambe e si lamentò perché la figa era ricoperta di peli e a lui, disse, piaceva trovarla depilata, riuscendo a vincere la resistenza della ragazza le infilò un dito dentro, disse di sentirla molto stretta e le chiese se era vergine, Lucia piangendo rispose di si, mio padre era molto soddisfatto della risposta, passò a palparle le natiche e con il dito si insinuò nel solco che le divideva, fede un movimento brusco e la ragazza gridò nuovamente, le aveva infilato il dito nell’ano, quando lo tirò fuori si disse molto soddisfatto perché evidentemente anche da lì non era mai passato nessuno, passò a controllarle la bocca, le disse che aveva la bocca molto piccola ma che con un po’ di allenamento sarebbe andata bene per l’uso che doveva farne.Finito il controllo la lasciò andare, Lucia rimase nel centro della stanza, con le braccia cercava di coprirsi, mio padre le chiese quanti anni avesse, lei disse di averne 17, avrebbe compiuto i 18 tra un mese, mio padre disse che ci avrebbe pensato lui a farle un bel regalo di compleanno, per il momento l’avrebbe risparmiata, non voleva guai con la legge, le disse di rimanere pure nella stanza, avrebbe visto quali sarebbero stati i suoi compiti appena raggiunta la maggiore età, ordinò a Maria e Giovanna di darsi da fare, e loro senza farselo ripetere, si inginocchiarono davanti a lui e cominciarono a leccarsi il cazzo di mio padre, sembravano due cagne che cercavano di rubarsi l’osso, dopo qualche minuto di questo trattamento vidi il cazzo di mio padre, era diventato duro e rimaneva ritto, era veramente grosso, io avevo sempre creduto che il mio fosse di una misura eccezionale, infatti quando lo confrontavo con quello dei miei amici, durante le docce in palestra, il mio vinceva ogni confronto, evidentemente avevo preso da mio padre.Senza alcun motivo apparente mio padre prese la cintura dei suoi pantaloni che giacevano a terra di fianco a lui , disse a Giovanna di mettersi in posizione, e quando lei fu inginocchiata a terra con la testa appoggiata per terra e le mani tese in avanti, mio padre alzò la cintura e cominciò a colpirla violentemente, Giovanna gridava per il dolore e sul suo corpo cominciarono a disegnarsi i segni lasciati dalla cintura, poi la fece girare, Giovanna era sempre in ginocchio, questa volta con il busto eretto verso mio padre che ricominciò a colpirla con la cintura sui seni, sulla pancia e sulle cosce, dopo qualche minuto Giovanna non aveva più la forza di gridare e si lamentava sottovoce, finalmente mio padre parve calmarsi, gettò la cintura e con una spinta fece cadere Giovanna per terra, la prese come se fosse una bambola di pezza e la posizionò alla pecorina e senza pensarci due volte affondò il suo cazzo nel culo della ragazza che ricominciò a gridare, ad ogni affondo mio padre le dava un colpo sul culo con la mano aperta, in breve tempo il culo della ragazza diventò viola, come l’aveva presa così la lasciò, uscì da lei con un rumore di risucchio, e la lasciò a terra dolorante, fece un segno a Maria che gli si avvicinò e gli chiese cosa preferiva farle, mio padre senza risponderle le avvicinò il cazzo, sporco di sangue e di merda, davanti alla bocca e lei obbediente, vincendo il disgusto, aprì la bocca e lo accolse dentro di se, mio padre la scopava in bocca con violenza, ad ogni colpo vedevo Maria che cercava di reprimere i conati di vomito che la assalivano, fortunatamente per lei durò poco, infatti con un grugnito mio padre si scaricò nella sua gola, le disse di tenere la sborra in bocca per qualche minuto, prese Giovanna che ancora era a terra, le disse di mettersi sdraiata a bocca aperta vicino a Maria che dovette sputarle parte della sborra che aveva in bocca direttamente in gola, entrambe aprirono la bocca alla richiesta di mio padre che volle controllare prima di dare loro l’ordine di inghiottire.Io ero rimasto per tutto il tempo dietro la porta, per paura che mio padre uscisse e mi beccasse sul fatto scappai in camera mia dove mi sparai una sega colossale.Da quel giorno cominciai a notare gli atteggiamenti di mio padre nei confronti della servitù, prima non ci facevo caso, quando una delle ragazze gli passava vicino, lui non perdeva occasione per toccarla o pizzicarla, quando gli portavano il vassoio della colazione in camera o del pranzo nello studio, la ragazza che entrava rimaneva almeno mezz’ora nella stanza prima di uscire con le lacrime agli occhi; cominciai a sospettare che mia madre fosse al corrente di quello che succedeva e probabilmente le stava bene così, meglio che mio padre sfogasse i suoi istinti sadici sulle cameriere che su di lei.Passarono alcune settimane, io quasi tutte le notti assistevo, non visto, agli incontri di mio padre con le tre ragazze, Lucia era sempre presente come spettatrice, rimaneva in un angolo della stanza, sempre nuda, mio padre ogni tanto la chiamava per chiederle di imparare bene il suo lavoro guardando Giovanna e Maria all’opera, ogni tanto se la tirava sulle ginocchia, come una bambina, e la sculacciava con violenza, quando aveva il culo tutto viola e gonfio, mio padre glielo massaggiava, e le diceva che non vedeva l’ora di farle il regalo di compleanno.Una mattina mi svegliai e notai una certa agitazione in casa, chiesi a mia madre quello che stava succedendo e lei mi rispose che Lucia era sparita, l’avevano mandata a fare la spesa e lei non era ancora tornata, erano passate già un paio d’ore, avevano mandato Giovanna a cercarla ma quando tornò disse che i negozianti non l’avevano vista.Verso sera suonarono alla porta, credendo che fossero i miei amici andai ad aprire, mi trovai davanti un omone alto quasi due metri, aveva delle mani enormi, era vestito con degli abiti puliti anche se sgualciti, aveva la barba lunga di un paio di giorni, si presentò dicendo che era il padre di Lucia e chiese se mio padre era in casa, io lo invitai ad entrare, lui si girò e solo allora vidi che dietro di lui c’era Lucia, lui la prese per i capelli e se la trascinò dietro, lo feci accomodare in salotto mentre andavo a chiamare mio padre.Quando mio padre entrò nella stanza il padre di Lucia gli venne incontro, sembrava un cane bastonato, prese Lucia ancora una volta per i capelli e la sbattè ai piedi di mio padre, non fecero caso a me e io ne approfittai per rimanere in un angolo della stanza ad osservare, il padre di Lucia parlava in dialetto e non riuscivo a capire tutto quello che diceva, comunque capii che si stava scusando con mio padre per il comportamento di Lucia, se l’era vista arrivare a casa verso mezzogiorno e quando gli aveva chiesto come mai era tornata lei gli aveva raccontato quello che succedeva la notte in casa nostra, gli disse anche che appena avesse compiuto gli anni mio padre le aveva promesso di farle la festa.Suo padre si era arrabbiato molto, infatti essendo vedovo e con sette figli a carico, era stato felice quando Lucia aveva trovato lavoro, aveva una bocca in meno da sfamare e in più ogni mese c’era un’entrata extra che lo aiutava a mantenere i figli rimasti in casa, e poi dopotutto Lucia non era che una femmina, presto o tardi si sarebbe sposata e lo avrebbe abbandonato comunque, non era come i figli maschi e sarebbero rimasti per aiutarlo a lavorare la terra che un domani sarebbe rimasta a loro.Se poi nel lavoro erano previste prestazioni diverse da quelle domestiche, a lui non importava, e confidò a mio padre che da quando era rimasto vedovo anche lui aveva bisogno di sfogare i suoi istinti sessuali e per quello usava Gianna la sua figlia maggiore.Vedendo che erano sulla stessa lunghezza d’onda mio padre gli offrì da bere e rimasero a chiacchierare del più e del meno finchè l’uomo disse che doveva rientrare a casa, nell’accompagnarlo alla porta mio padre gli passò un mazzetto di banconote, lui le contò con un’occhiata e ringraziò dicendo che con tutto quel denaro avrebbe comprato una mucca e guardando Lucia disse che nel cambio ci guadagnava.Solo allora mio padre si accorse di me, ma non si arrabbiò, anzi, mi disse che ormai ero grande e che dovevo vedere come gli uomini sistemano le questioni in sospeso, così dicendo si avvicinò a Lucia che era rimasta per terra, la fece alzare e le disse di andare nella sua camera ad aspettarlo.Mi chiese se volevo andare anch’io e io subito accettai, aspettammo che mia madre andasse a dormire, poi andammo in camera di Lucia, trovammo anche Giovanna e Maria, come mio padre entrò ordinò a tutte di spogliarsi, poi disse a Giovanna e Maria di legare Lucia sopra un tavolino, la fecero sdraiare con la pancia contro il piano del tavolo e le legarono le braccia e le caviglie ad ogni gamba del tavolo, poi si fece portare una serie di fruste e fece scegliere a Lucia con quale doveva iniziare a frustarla, lei piangeva e supplicava di perdonarla ma mio padre neppure le rispondeva e visto che lei non si decideva a scegliere lo fece lui al suo posto, prese una frusta con una corda di pelle molto sottile che quando colpiva la pelle della ragazza lasciava un striscia sottile rossa da cui sgorgavano delle piccole goccioline di sangue, visto che Lucia gridava troppo Giovanna ebbe l’ordine di metterle uno straccio in bocca, così mio padre potè continuare a colpirla a lungo, quando si fu stancato mi chiede di scegliere un’altra frusta, ne presi una con il manico corto da cui partivano cinque corde di pelle che terminavano con un nodo, quando la presi mio padre mi disse che potevo continuare io la punizione, mi misi di fianco a Lucia e cominciai a colpirla, prima piano, poi devo dire che ci presi gusto e la colpii sempre più forte, nel frattempo mio padre si faceva spompinare da Giovanna a Maria, alla fine Lucia non dava più segni di vita, era svenuta, mio padre si complimentò con me per il lavoro e come ringraziamento disse a Maria di fare un pompino anche a me, io mi vergognavo, anche perché mio padre mi guardava, ma quando Maria mi abbassò la cerniera dei pantaloni e tirò fuori il mio cazzo già duro, mi dimenticai la vergogna e pensai solo a godere.Da quella volta ogni volta mio padre mi chiamava e insieme andavamo dalle cameriere, venne finalmente il giorno del compleanno di Lucia, Giovanna e Maria l’avevano preparata, era stata depilata e mostrava una figa che sembrava quella di una bambina, mio padre le disse che quella sera sarebbe diventata una donnaCi spogliammo anche noi e ad un cenno di mio padre Giovanna e Maria si inginocchiarono davanti a noi e ci presero in bocca i nostri cazzi, quando furono pronti, mio padre disse loro di occuparsi di Lucia che fino a quel momento era rimasta a guardare.Le due ragazze la presero per le braccia e la fecero sdraiare sul letto, Giovanna tenendole le gambe divaricate si avvicinò alla fighettina depilata e iniziò a leccarla, nel frattempo Maria si era messa in ginocchio con la testa di Lucia sotto di lei e abbassandosi posizionò la sua figa sulle labbra di Lucia che non si decideva a muoversi allora Maria la prese per i capelli e le disse che doveva leccarla, tirò i capelli sempre più forte finchè si vide apparire la lingua di Lucia che piano piano iniziò a leccare le labbra della figa di Maria che soddisfatta lasciò la presa dei capelli.Io e mio padre le guardavamo mentre ci menavamo il cazzo, ogni tanto mio padre faceva cambiare posizione alle ragazze, ogni tanto si avvicinava a Lucia e le passava un dito prima sulla figa e poi passava ad accarezzarle il buco del culo, ogni volta che veniva toccata da lui la vedevo irrigidirsi.Ad un certo punto mio padre disse che Lucia era pronta, Giovanna e Maria si allontanarono, mio padre appoggiò la punta del suo cazzo sulle labbra di Lucia e cominciò a spingere per entrare in quella bocca che rimaneva ostinatamente chiusa, le prese fra le dita i piccoli capezzoli e cominciò a torcerli, Lucia non potè fare a meno di gridare e lui ne approfittò per impossessarsi della sua bocca, le spinse il cazzo fino in gola, Lucia faceva fatica a respirare, mio padre la scopava nella bocca tenendole le mani dietro la nuca, la muoveva come se fosse una bambola, Lucia piangeva e le sue lacrime non facevano che eccitare ancora di più mio padre.Io nel frattempo avevo preso Giovanna, l’avevo messa alla pecorina e la stavo scopando mentre guardavo il pompino forzato che Lucia faceva a mio padre, improvvisamente mio padre mi chiese se avessi mai sverginato una ragazza, gli risposi di no, allora lui volle farmi un regalo: la verginità di Lucia, ero molto eccitato, l’idea di avere una ragazza giovane fra le mani, con la quale poter fare di tutto, mi faceva scoppiare le palle dalla voglia, uscii dalla figa di Giovanna e mi avvicinai al letto, Lucia iniziò a scalciare avendo capito cosa l’aspettava mio padre le tirò fuori il cazzo dalla bocca e le mollò una sberla talmente forte che Lucia rimase quasi tramortita, quando le allargai le gambe non ebbe più il coraggio di ribellarsi, puntai il mio cazzo contro la sua figa e spinsi, la figa era talmente stretta che il mio cazzo non riuscì ad entrare, allora riprovai ma Lucia sentendo dolore riprese ad agitarsi, mio padre ignorando la ragazza mi chiese come volevo procedere, se piano dove Lucia avrebbe sentito forse meno male ma il dolore sarebbe durato più a lungo, oppure se volevo sfondarla in un solo colpo, in questo caso il dolore sarebbe stato tanto ma in compenso sarebbe durato di meno, io non sapevo cosa fosse meglio e chiesi a lui di consigliarmi, mi rispose di procedere lentamente, a lui piaceva sentirla gridare e più la ragazza sentiva dolore più lui si divertiva.Puntai di nuovo il mio cazzo contro la figa di Lucia e tenendole le gambe divaricate al massimo con la mano accompagnai il mio bastone dentro di lei, Lucia teneva i muscoli rigidi per la paura e questo rendeva ancora più dolorosa la penetrazione, cominciai a spingere e vedevo il mio cazzo che poco alla volta spariva dentro di lei, Lucia ormai piangeva e mi pregava di non farle male, io sentii la barriera dell’imene che impediva al mio cazzo di avanzare, le diedi delle piccole spinte senza però sverginarla, ad ogni colpo lei gridava, poi guardai mio padre che mi fece segno di proseguire, allora diedi una spinta un po’ più forte e sentii la leggera barriera lacerarsi, Lucia gridava sempre più forte, tirai fuori il mio cazzo e lo vidi sporco di sangue, lo rimisi dentro di lei e spinsi un po’ più in profondità, era una sensazione meravigliosa, le pareti della figa erano talmente strette che mi sembrava di avere il cazzo dentro una morsa, ormai ero troppo eccitato per trattenermi ancora e iniziai a scoparla velocemente incurante delle sue suppliche, mi piaceva sentirla dibattersi sotto di me, forse avevo preso anche questo da mio padre, mi venne voglia di farle del male allora le strinsi i capezzoli fra le dita e li torsi con violenza, mio padre mi disse che voleva sverginare Lucia anche nel secondo canale e aveva bisogno del mio aiuto.Mi alzai e quando il mio cazzo venne alla luce era lucido sia per il sangue sia per le secrezione che involontariamente la figa di Lucia emetteva, seguendo le indicazione di mio padre mi sdraiai sulla schiena, con il cazzo ritto che svettava tra le mie gambe, lui prese Lucia e la fece sedere sopra di me infilandosi il cazzo dentro la figa, nell’introdurlo ebbe ancora una smorfia di dolore, ma mio padre non aveva riguardi e la spinse in giù poi mi disse di passarle le mie braccia attorno al busto tirandomela addosso e facendo combaciare il suo busto con il mio, in quel modo il suo culo rimaneva in alto e lui le infilò dentro un dito, Lucia capì le nostre intenzioni e cercava di sfuggire alla mia presa, ma io la tenevo stretta, quando mio padre le spinse il cazzo nel culo lei cominciò a gridare per il male che sentiva e si spinse in avanti nella vana speranza di evitare l’inculata, questo non faceva che spingere il mio cazzo sempre più in profondità, mio padre chiamò le altre due ragazze e chiese loro di tenere le natiche di Lucia ben divaricate, poi con una sola spinta le sfondò l’ano, Lucia lanciò un grido lacinante, io sentivo con il mio cazzo il movimento del cazzo di mio padre che mi solleticava attraverso la sottile pelle che divide la figa dall’intestino, mio padre la stava inculando selvaggiamente, ad ogni colpo la faceva gridare dal dolore, quando si fu un po’ calmato riuscimmo a muoverci insieme prendendo il giusto ritmo, poi mi feci coraggio e chiesi a lui se potevamo cambiare posizione, non avevo mai inculato una donna, né tantomeno un uomo, lui mi schiacciò l’occhio e uscì di colpo dal culo di Lucia, si sentì un rumore come quando si stappa una bottiglia di spumante, sicuramente in quel momento Lucia aveva sentito come se qualcuno le avesse tirato fuori l’intestino, perché gridava e si lamentava, senza tanti complimenti mio padre me la tirò via di dosso, poi le disse che doveva impalarsi da sola sul mio cazzo, la poveretta doveva sentire un gran male, vedevo che dal culo perdeva sangue, e l’anello dell’anno era tutto gonfio e violaceo, le bastava sentire il mio cazzo sfiorarle l’ano per farla gridare e subito di rialzava, per un po’ miopadre la lasciò fare, ma poi perse la pazienza e la costrinse ad impalarsi prendendola a schiaffi, lei gridando per il dolore si abbassava piano piano facendo entrare il mio cazzo dentro il suo intestino, io la presi per i fianchi e con un colpo di reni glielo spinsi tutto dentro, mio padre le diede una spinta per farla sdraiare sulla schiena contro il mio petto e la infilò nella figa, io avevo tutto il mio cazzo nel suo culo ed era una sensazione strana, la base del mio cazzo era stretta dall’ano, la punta sembrava sprofondare nella gommapiuma, non riuscii a resistere a lungo, dovevo sborrare lo dissi a mio padre e decidemmo di venire insieme, riprendemmo il ritmo e dandole dei colpi sempre più forti ci scaricammo dentro di lei, rimanemmo per alcuni istanti sdraiati ancora allacciati a Lucia poi mio padre si alzò e io sentiì il mio cazzo ormai moscio che usciva dal culo di lei che aiutata dalle altre due ragazze fu accompagnata in bagno per darsi una ripulita.La notte era ancora lunga e mio padre mi disse che io l’avrei passata con Lucia mentre lui rimaneva con Giovanna e Maria.
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