La nuova serie di confessioni erotiche “Io e Sandra” che inizia con questa parte è il seguito naturale della serie precedente “Anni 60” divisa in quattro parti. Terminato il servizio militare mi iscrissi all’università riuscendo a laurearmi in 6 anni. Appena laureato trovai subito un buon posto di lavoro, lo stesso che occupo tutt’ora, il mio rapporto con Sandra era continuato, anche lei aveva migliorato la sua situazione lavorativa facendosi assumere in una grossa catena di distribuzione, la sua esperienza precedente la fece subito avanzare al grado di caporeparto.Era anche diventata più bella aggiungendo qualche chilo al suo corpo sottile, ciccia messa tutta nel punto giusto, ora era meno asciutta ed anche il nuovo modo di vestirsi la aiutava molto, in particolare il suo culetto attirava l’occhio di tanti uomini che si giravano per ammirarlo al suo passaggio, ne ero segretamente soddisfatto, il seno aveva guadagnato una misura ed io provavo maggior piacere a palparlo.Sandra ora aveva 28 anni ed io 27, eravamo insieme da quasi 8 anni, avevamo entrambi un buon lavoro e stavamo molto bene insieme, un solo problema, il solito, lei si definiva lesbica e non accettava penetrazione ne dove la natura l’ha predisposta ne dal lato posteriore, con lei dovevo “accontentarmi” di seghe e pompini, in compenso però mi aveva insegnato la sensibilità maggiore che hanno le donne tra di loro, meno brutale di come noi uomini ci aprocciamo a loro quando sentiamo il profumo del sesso.Tra noi c’era un accordo, lei poteva trovare il piacere del sesso tra le braccia di qualche sua amica lesbica, ed anch’io potevo prendermi delle libertà con altre donne purchè lo scopo fosse solo quello di scopare e mai con prostitute, inoltre entrambi dovevamo poi raccontare all’altro tutto quanto era successo con la massima onestà, i racconti delle nostre scappatelle finivano poi sempre con l’avere un rapporto tra noi, mai normale ma che ci dava un piacere maggiore, inconsapevolmente eravamo due voyeur.Dopo quasi otto anni di fidanzamento i genitori di Sandra più di una volta erano scivolati sul discorso del matrimonio prendendola molto alla larga e senza sembrare invadenti, anche nella mia testa la parola matrimonio ogni tanto si affacciava, decisi allora che ne avrei parlato con Sandra al nostro primo appuntamento. Sabato sera passai a casa sua per uscire insieme, eravamo molto liberi, i suoi genitori non l’opprimevano più con l’ora del rientro come ai primi appuntamenti, ora potevamo fare le ore piccole.Mentre aspettavo che Sandra finisse di prepararsi scambiai quattro chiacchiere con i suoi genitori erano un poco all’antica, sopratutto il padre che si ostinava a parlare solo in dialetto brianzolo, ma erano simpatici e non invadenti.Quando Sandra fece la sua comparsa, truccata ed elegante, mi sentii orgoglioso che lei fosse la mia ragazza, era bellissima come sempre, aveva indossato un paio di pantaloni blu marino che davano al culetto il maggior risalto possibile, una maglia di lana leggera color azzurro senza maniche piuttosto accollato, in mano teneva un golf dello stesso colore della maglia.Uscimmo immediatamente dopo aver salutato i genitori di lei. La portai in uno dei ristoranti più belli della città che aveva anche un locale night per il dopocena, era la prima volta che la portavo in quel locale costoso e mentre uscivamo verso la una di notte mi disse.- Questa sera hai fatto le cose in grande, siccome ti conosco hai qualcosa da dirmi di importante e stai preparando il terreno. — Hai indovinato patatina. -La chiamavo con quel nomignolo perchè quando doveva citare il suo sesso spesso lo chiamava patatina, mentre pisellone, per ovvi motivi, era il nomignolo che dava a me.Arrivammo nel posto isolato che solitamente sceglievamo per i nostri rapporti sessuali, difficilmente trovavamo un’altra vettura appartata con le nostre stesse intenzioni.Sandra si spostò sul sedile mettendosi di traverso per potermi vedere bene in viso:- Su spara cosa hai da dirmi di così importante. -Dovevo trovare le parole giuste per rendere il momento indimenticabile, però prima volevo scherzare un poco:- Ho voglia di scopare. -Sandra rise divertita:- Sai che novità, sarà la milionesima volta che me lo chiedi. — Allora mi mandi in bianco anche questa sera? — No non ti mando a casa a farti una sega, però è inutile che mi chiedi quello, lo sai bene. -La mia mano intanto accarezzava l’interno delle sue cosce, le divaricò leggermente per lasciarmi arrivare dove entrambi lo volevamo, l’accarezzai da sopra i pantaloni mentre lei si piegava in avanti per baciarmi, le nostre lingue avevano ingaggiato un balletto mentre la mia mano gli abbassava la cerniera per intrufolarsi dentro i pantaloni, credevo di trovare solo le mutandine a proteggere la fighetta, e già pregustavo di toccare il morbido pelo sempre curato mai troppo lungo ne rasato troppo corto, invece trovai i collant ad ostruirmi il passo, mi incavolai subito:- Io vorrei sapere chi è quel coglione che ha inventato i collant. -Sandra rise divertita:- Non hai idea di come sono comodi e pratici. — Lo hai fatto apposta, sai che mi fanno incazzare e li hai messi di proposito. -Sapeva come calmarmi, gli bastava infilare una mano nei miei pantaloni e liberare il mio uccello già di dimensioni accettabili, qualche piccolo e sapiente movimento con la mano ed eccolo sull’attenti, appena mi calmai un poco dissi:- La prossima volta metto anch’io i collant e poi voglio vedere come fai. -Sandra rideva contagiandomi con la sua risata:- Fallo, chissà che risate mi farò a vederti con i collant. -Infilai entrambe le mani sotto il maglioncino per risalire verso le tette:- Non avrai i collant anche li? — Controlla pisellone. -Arrivai alle tette ed era senza reggiseno, raramente lo portava, non ne aveva bisogno, aveva un seno stupendo con il culmine rivolto all’insù, dove i capezzoli, di un rosa scuro con un’aureola piccola, mi eccitano sempre sopratutto quando lei era già eccitata e sentivo i capezzoli turgidi, lei lo sapeva:- Ti piaccio così vero? — Sei stupenda e perfida. — Se mi dici la cosa importante che devi dirmi mi tolgo pantaloni e collant. — Mi vuoi prendere per la gola. — Non direi, direi che ti sto prendendo per il pisello. -Sapeva allentare la tensione in ogni occasione:- Prima togli pantaloni e collant poi parlo. — Facciamo a metà, io tolgo i pantaloni e tu inizi a parlare, poi tolgo i collant. — Va bene inizia. -Dovetti abbandonare le sue tette e lei il mio uccello per togliersi i pantaloni, cosa non facile nell’abitacolo di un auto, ci riuscì e restò in con le mutandine bianche sotto i collant:- Hai messo le mutandine bianche perchè sai che è il colore dell’intimo che preferisco? -Aveva ripreso tra le mani il mio uccello e lo segava lentamente, troppo lento per farmi arrivare all’orgasmo, ma giusto per far arrivare al massimo della capacità l’uccello:- Certo, lo so che al pisellone fa più effetto, avanti sputa quello devi dire. — Tra un poco sputa lui se non ti fermi subito. — Da quando non vuoi soddisfare il tuo pisellone? Mi preoccupi. — Adesso basta scherzare. — Allora è una cosa seria. -Anche Sandra come me si fece seria, gli presi le mani nelle mie staccandole dal mio uccello, la guardai negli occhi, ora traspariva della preoccupazione dal suo viso, non diceva nulla, aspettava che fossi io a parlare.Gli attimi che passarono prima che riuscissi ad aprire bocca sembrarono infiniti, finalmente trovai il coraggio:- Sandra… mi vuoi sposare? -Altro lungo silenzio prima della risposta, vedevo i suoi occhi luminosi che sembravano mandarmi messaggi di gioia e di paura nello stesso tempo, per la prima volta ebbi il timore che rifiutasse, non resistetti al suo silenzio e la interrogai:- Non vuoi? -Finalmente rispose:- Non so… sono combattuta, mi farebbe piacere sposarti perchè ti amo ma ho paura. — Non è la prima volta che mi dici di aver paura, poi si è sempre rivelata una cosa da nulla. Di cosa avresti paura? — Di te! — Di meee? Certo sono un mostro che picchia la moglie a sangue perchè ha sbagliato la dose del sale negli spaghetti. -Dissi queste parole quasi urlando e abbandonando le sue mani:- Non ti arrabbiare, lasciami spiegare. — Sentiamo la cazzata. — Prima calmati e smetti di gridare altrimenti me ne vado. -Ci guardammo per qualche secondo, il suo sguardo aveva sempre il potere di calmarmi:- Dicendo che ho paura di te è solo per quello che non voglio mai fare. — Scopare. — Esatto scopare, ora posso dirti di no, ma quando sarò tua moglie non potrò rifiutarmi. — Sai quante mogli si scusano con il mal di testa per non scopare. — So anche questo, ma io non voglio mentirti così meschinamente. — Possiamo trovare un accordo, ad esempio il nostro patto già esistente, tu con le donne che vuoi ed io con altre donne ma solo per scopare, aggiungiamo che qualche volta tu mi fai scopare e per me va bene. — Quante volte dovrei lasciarti scopare diciamo… in una settimana? — In una settimana? Facciamo cinque. -Istintivamente Sandra aveva messo le mani in mezzo alle gambe per coprirsi:- Mamma mia, povera la mia patatina, violentata cinque volte alla settimana. No! solo una.– Ma è possibile essere più sfigati di così. Mi innamoro di una bella ragazza che è lesbica e non vuole saperne del cazzo. Gli faccio una proposta di matrimonio che voglio resti indelebile nel suo cuore e mi ritrovo a farle la proposta con i pantaloni sbottonati, l’uccello fuori ma in stato di riposo, lei in collant e mutande con le mani che si copre la figa, impegnati a discutere quante volte si potrà scopare in una settimana. Ma è possibile? — E’ il massimo del romanticismo. -Rispose Sandra scoppiando in una risata incontrollabile:- Ridi, ridi pure, intanto non mi hai risposto. -Si aggrappò a me stringendomi stretto, la strinsi forte anch’io mentre lei continuava a ridere, guardandola però vidi che alcune lacrime gli avevano rigato il viso:- Perchè piangi patatina? — Perchè sono felice e ti amo. — Allora la tua risposta è si? — Cosa credevi pisellone che rifiutassi di sposarti per una scopatina in più o in meno? -Ci fu un lungo bacio a suggello del nostro amore, quando ci staccammo la guardai nuovamente e scoppiai a ridere:- Adesso cosa c’è di tanto comico? — Hai aggiunto un’altra punta di romanticismo alla serata, le lacrime ti hanno sciolto il trucco e sembri Scaramacai. -Prese il fazzoletto dalla borsetta per pulirsi il viso:- Questa sera le abbiamo proprio combinate tutte. — Non ancora, è adesso che comincia il bello. -La rovesciai sul sedile e gli sfilai il maglioncino per succhiarle le tette, si eccitò subito ed anche il mio uccello ritornò in vita, mi sciolse la cintura per liberarmi dei pantaloni ed avere tutto il cazzo a disposizione da segare lentamente.Feci pressione sulla leva dei sedili che si ribaltarono dandoci una maggior comodità nei movimenti, a parte la leva del cambio e il volante, con una mano scesi tra le gambe di Sandra e trovai ancora i collant:- Non li hai ancora tolti questi maledetti collant. -Rise nuovamente:- Perdi i colpi pisellone, una volta non ti saresti dimenticato di farmeli togliere. — Spiritosa. — Devo valutare se mi conviene sposare uno che a 27 anni si sta già rincoglionendo. — Togli quei così li che adesso ti faccio sentire qualcosa di veramente duro. -La lasciai libera per togliersi i collant mentre anch’io mi liberai d di mutande e calzoni che avevo a mezza gamba, via anche giacca, cravatta e camicia restando nudo, Sandra stava infilando le mani nelle mutandine per sfilarle e restare anche lei nuda, la bloccai:- No fermati! Quelle voglio togliertele io. -Mi obbedì sorridendomi maliziosamente, la guardai estasiato, era bellissima distesa sul sedile con le sole mutandine bianche addosso, illuminata dalla fioca luce di un lontano lampione stradale, infilai una mano sotto le mutandine all’altezza dell’inguine, sentii il morbido pelo curato mentre una mano di Sandra tornava ad impossessarsi del mio cazzo ben eretto, raggiunsi la fessurina e feci una leggera pressione con un dito sull’apice superiore provocandogli piccoli brividi, lasciai scivolare il dito dentro la fessura trovandola già inondata di umori, con la lingua gli solleticavo i capezzoli sapendo che era uno dei suoi punti deboli, si scuoteva di brividi sotto le mie manovre, ebbe subito il primo orgasmo, gli sussurrai:- Hai già goduto e non ti ho ancora tolto le mutande. — Sei diventato bravissimo, sei il mio pisellone e questa sera mi sembri ancora più bravo. -Gli sfilai le mutandine fermandomi ad odorare il profumo della figa, cercai di posizionarmi sopra di lei approfittando che era stata costretta a lasciare il mio uccello, mi riprese quasi sgridandomi:- Cosa stai combinando? — Te lo infilo dentro solo un pochino, oramai siamo quasi sposati. -Cercavo di metterla sulla battuta, a lei piaceva molto scherzare, ma non riuscii ad avanzare perchè aveva stretto le gambe, cercava di restare seria ma a fatica si tratteneva dal ridere:- Togliti immediatamente da li altrimenti dovrai farti la sega da solo, ti lascerò intingere quel coso li nella mia patatina solo il giorno delle nozze. — Allora preparati perchè quel giorno ti scoperò fino a fartela fumare. -Rise divertita e mi baciò sulle labbra, mi guardò negli occhi con infinita dolcezza:- Dai girati che ti faccio un pompino. -Mi rovesciai con fatica, l’abitacolo della Simca 1000 di mio padre era scomodissimo, riuscii a fagli avere il mio uccello, che non aveva diminuito il suo vigore, alla portata della bocca, mentre io affondavo la mia lingua nella sua fighetta ancora umida, mi torniva la cappella con la lingua facendomi provare sensazioni vibranti. Mi trovai ben presto sull’orlo del massimo piacere e volli avvisarla perchè non sempre voleva farmi l’ingoio:- Sandra sto per godere. -La risposta mi fece molto piacere ed aumentò il mio godimento:- Voglio sentire il sapore della sborra del mio futuro marito, non fermarti che godiamo insieme. -Ripresi immediatamente a stuzzicare il clitoride con la lingua e mentre rovesciavo un vero fiume di sperma nella sua gola, lei liberava i suoi dolci umori sulla mia lingua golosa. Quando riuscimmo a districarsi dalla posizione in cui ci eravamo cacciati tra il cambio, il volante, il bracciolo del sedile e quant’altro impedisce di muoversi liberamente in un abitacolo di auto, senza contare le nostre risate per le difficoltà che trovavamo, ci baciammo intensamente, mi fece sentire il mio sapore nella sua bocca e lei gustò nella mia il suo.Ci rivestimmo, era ora di tornare a casa, anche se i genitori di Sandra da tempo non facevano storie per l’orario del rientro, non volevamo approfittarne troppo.Durante il percorso del ritorno a casa ci mettemmo d’accordo su come comunicare la nostra decisione di sposarci ai suoi genitori, ascoltai i consigli di Sandra:- Domani sera sei a cena da noi. — Tutte le domenica sera sono a cena da te. — Mio fratello non c’è, quando io e la mamma andiamo in cucina a lavare i piatti tu resterai solo con il mio papà, quello è il momento di dichiararti. — La fai facile tu, tuo padre è un bravuomo ma mi mette in soggezione con la sua serietà.– Non preoccuparti, ti aiuto io, prima che tu arrivi gli accenno che devi dichiararti. -Arrivati davanti alla casa di Sandra, scesi e la accompagnai fin dentro l’atrio per dargli l’ultimo bacio della serata:- A domani mio futuro sposo. — tu ridi ma domani sera mi sa che me la farò addosso. — Non faresti una bella impressione. -Si voltò per avviarsi sulla rampa di scale, gli diedi una pacca sul sedere dicendogli:- Ti amo patatina. -Si baciò la punta di un dito e lo rivolse verso di me, restai a guardarla fin quando non sparì alla curva della scala. La sera seguente mi presentai a casa di Sandra con un mazzo di fiori per sua madre, ne fu molto contenta e mi chiese per quale motivo gli avevo portato i fiori, guardai stupito Sandra e gli domandai con gli occhi “non gli hai detto niente?” mi rispose con una mano invitandomi alla calma, pensai avesse avvisato solo sua padre.La cena fu ottima come sempre, ma più si avvicinava la fine della cena, più mi sentivo insicuro, cercavo conforto negli occhi di Sandra che mi sorrideva dandomi un poco di coraggio.Quando Sandra e sua mamma raccolsero i piatti sporchi per andare in cucina, implorai Sandra con lo sguardo “resta qui con me” volevo digli, mi rispose sorridendo e con voce ferma:- E’ una decisione che hai preso tu. — Sa ghi in bal cusè? L’è tuta la sira ca fi i misterius. – (Cosa avete in ballo? E’ tutta la sera che fate i misteriosi.)Mi interrogò il signor Pietro mentre Sandra, ferma sulla porta della cucina con in mano dei piatti, mi guardava con il sorriso che aveva ogni volta che ne combinava una, mi schiarii la voce ed esordii:- Come le avrà già accennato Sandra… -Il signor Pietro mi fermò subito:- A mi la Sandra la ma dì nient. – (A me la Sandra non ha detto niente.)Guardai verso la porta della cucina per chiedergli una spiegazione ma lei era sparita, la immaginai in cucina a ridere alle mie spalle, dovevo decidermi, sparai tutto:- Signor Pietro, io e Sandra abbiamo deciso di sposarci e vorremmo sapere il suo parere e avere la sua benedizione. -Sentii Sandra non trattenersi dal ridere dietro la porta della cucina:- La sente? Prima mi mette nei pasticci e poi se la ride. — Ti ta se amò giuvin, i don na san vuna pusè dal diavul. – (Tu sei ancora giovane, le donne ne sanno una più del diavolo.)Mi diede una pacca sulla spalla e chiamò la figlia:- Sandra ven chi. – (Sandra vieni qui.)Sandra uscì dalla cucina coprendosi la bocca con il grembiulino, si capiva benissimo che stava ridendo ancora, sua madre la seguiva sorridente:- Alura sa ta ghe cumbinà a cal por bagai chi? – (Allora cosa gli hai combinato a questo povero ragazzo?)Sandra si calmò un poco dal ridere e rispose:- Mi ha chiesto di sposarlo però si sentiva in imbarazzo a parlare con te e mi ha chiesto di accennarti io qualcosa in modo da facilitagli il compito. — Ma ti ta me di nient. – (Ma tu non mi hai detto niente.)- Ho voluto fagli uno scherzo, non lo hai sentito che dichiarazione ha fatto? -Ingrossando la voce mi fece il verso ripetendo tutta la mia dichiarazione per poi scoppiare di nuovo a ridere, in mio soccorso venne suo padre:- Sta atent perchè questa chi l’è una matela e ta tira mat anca ti. – (Sta attento perchè questa qui è un po’ matta e fa diventare matto anche te. -Mi diede la mano stringendola forte mentre la mamma di Sandra mi diede un bacio sulla guancia, anche Sandra si avvicinò per darmi un bacio:- Ma tu te lo meriti un bacio? — Scusa. -Rispose abbassando lo sguardo come una bambina, ma mi sembrava ancora che mi canzonasse ancora, poi mi saltò al collo per baciarmi.Quella sera non uscimmo, restammo in casa, eravamo entrambi contenti.Quando i genitori di Sandra andarono a letto restammo soli sul divano, Sandra si alzò per andare a prendere da bere in cucina e tornò con due bibite, invece di sedersi sul divano si mise a cavalcioni sulle mie gambe, mi diede qualche bacio sulla bocca scherzando, le mie mani erano subito diventate padrone del suo seno, sentii subito i capezzoli indurirsi sotto il leggero maglioncino, avvertivo i primi richiami del mio uccello che andava gradualmente ingrossandosi perciò la avvisai:- Se stai qui ancora un poco ti faccio la festa sul divano di tuo padre. -Rise divertita appoggiando la sua fronte alla mia:- Non hai notato niente? -Mi guardai in giro stupito ma non riuscivo a capire:- Non in giro, su di me. -La guardai attentamente senza smettere di massaggiagli le tette:- Hai delle belle tette e un magnifico culetto. -Spostai le mani sulla schiena e scesi fino sotto la gonna aspettandomi di trovare i collant e le mutande, invece c’era il suo bel culetto nudo, la sorpresa ebbe l’effetto desiderato sul mio uccello, alzai la gonna anche davanti e vidi la sua bella fighetta curata:- Questa sera mi sembri un poco tardo, se non te la senti di giocare con me dimmelo che vado a dormire. — Guai a te se ti muovi di qui. -La sua mano scese sulla cerniera dei pantaloni e la fece scorrere mentre le nostre lingue si tormentavano, anche le mie mani sul suo sedere avevano il loro da fare, percorsi diverse volte tutto il solco che divide le due morbide colline.Ora il mio cazzo era libero, grosso e duro, Sandra si spostò più avanti possibile sollevando la gonna per ricoprirmi l’uccello che era a contatto con la sua fighetta, i nostri sessi si toccavano, mi disse:- Hai voglia di scopare vero? — Certo, anche tu lo vuoi in questo momento? — No caro, come ti ho già promesso solo dopo sposati. — E allora perchè stai facendo queste strane manovre? — Volevo solo far conoscere alla mia patatina il tuo pisellone. — Se è per quello si erano già conosciuti a casa di Carmen. — In quell’occasione sei stato un porco, non si erano ancora conosciuti che tu lo hai sbattuto dentro e pompato come un toro. — Ma tu godevi, e come se hai goduto, ti piaceva. — Era solo un piacere fisico e moralmente mi hai ferito. — Anche il mio era piacere fisico, sentivo la tua fighetta stretta che massaggiava il mio cazzo in maniera celestiale ad ogni tua contrazione interna, quando poi ho goduto riempiendoti di sperma mi sono sentito un Dio. — Invece io ho penato per dieci giorni, avevo giurato che se mi avevi messo in cinta ti avrei ammazzato. -Muovendomi sfregavo dolcemente il mio uccello contro il pube di Sandra, mi piaceva molto, anche lei assecondava il mio movimento, tenevo le mani sul suo culo per mantenerla incollata a me e sopratutto sentire il calore del suo sesso sul mio.Sandra mise le braccia intorno al collo e si divertì a cercare la mia bocca con la lingua, mi mordeva il labbro inferiore e giocava con la mia lingua per poi fuggire e ricominciare il gioco da capo.Si inarcò all’indietro per sfilarsi il maglioncino e offrirmi il seno da baciare, sapeva che mi piaceva molto sentire i suoi capezzoli turgidi, piacevano molto anche a lei i disegni che facevo con la lingua sulle sue tette:- Ti piace? Tra poco sento che avrai un orgasmo, se ti alzi un poco riesco a infilartelo dentro e proverai più piacere. — Troppo tardi sto già godendo, sei fantastico. -Non riuscii a rispondere, la sua bocca era spalancata sulla mia per accogliere la lingua che la esplorava intrecciandosi con la sua, Sandra ansimava, il suo orgasmo era lungo e intenso.Arrivai anch’io al culmine del piacere, Sandra infilò una mano sotto la gonna ed aiutò l’espulsione di tutto il mio sperma strizzando per bene il mio cazzo, era tutta impiastricciata di sperma, avevo depositato il mio seme sul suo ventre e colava sul pelo del pube e sulle cosce, anche la gonna si era sporcata.Sollevandosi in piedi e tenendo la gonna sollevata, Sandra si guardava schifata:- Guarda che schifo hai combinato. — Eppure sei stupenda, tette al vento, gonna rialzata a mostrarmi la figa e la pancia piena di sperma. — Sei uno schifoso. -Stava per dirigersi verso il bagno per pulirsi, ma io mi ero alzato dal divano e l’avevo bloccata, lei teneva ancora sollevata la gonna e mi ci volle poco per mettere la mia mano a coppa sulla figa lercia di sperma, spalmai per tutto il ventre e le cosce il mio sperma, una buona dose riuscii a spalmarla anche sul culo e in particolare tra le natiche arrivando a stuzzicare il buchetto, non era più bloccata da me e poteva sottrarsi ai miei pastrugnamenti:- Sei proprio un porco schifoso. — Ma a te piace. –- Avevo toccato la fessura della figa senza la minima difficoltà ero dentro facilitato dallo sperma che avevo sulle mani e dal lago che era in lei, la masturbai con delicatezza sussurrandogli in un orecchio:- Quando saremo sposati e non vorrai scopare ti riempirò di sborra tutto il corpo, il viso e la bocca. — E se a me piace? — Lo so che ti piace, sei una porcellina lesbica ma ti piace anche il mio cazzo. -Intanto mi aveva afferrato il cazzo tornato duro e lo segava dolcemente:- Certo che mi piace il tuo pisellone, è così duro e bollente, poi mi piace quando mi regala il suo nettare. — Vuoi godere ancora? Io lo voglio. — Siii, mi piace già tanto. — Poi mi fai un pompino. — Siii, si si , fammi godere. -Le mie dita avvertirono le prime vibrazioni che annunciavano il suo orgasmo, ci arrivò immediatamente, eravamo in piedi in mezzo al salotto, io con fuori l’uccello dai pantaloni tra le mani di Sandra che continuava a segarlo mentre io la stavo facendo godere con le dita nella sua fighetta, come gli capitava spesso il secondo orgasmo era più violento del primo, tanto da non riuscire più a muovere la mano sul mio uccello.Terminato il suo orgasmo restai ancora con le dita nella sua figa, lei si alzò sulla punta dei piedi per darmi un bacio, era radiosa per il piacere ricevuto, si inginocchiò liberandosi dalla mia mano per iniziare il pompino che mi aveva promesso.Abboccò tutto il mio uccello per poi tornirmi il glande con la punta della lingua, le sue mani si dedicarono alla verga e alle palle, mi sentii subito in paradiso, gli afferrai la testa per fermarla, diedi alcuni colpetti io senza esagerare, Sandra liberò la bocca dal mio ingombro per dirmi:- Vuoi scoparmi in bocca? -Annui con la testa:- Fallo lo voglio anch’io. -Riprese in bocca il mio cazzo violaceo dal piacere ed iniziai a pomparla, la scopavo, non come volevo io ma la stavo scopando, ero sull’orlo dell’orgasmo e volli avvertire Sandra che stava diventando sempre più esperta e già aveva capito, aveva tolto l’uccello della bocca e lo segava per fargli eruttare la sborra calda, fece in modo che gli schizzi gli finissero sul viso e sulle tette, l’ultima goccia la tolse dalla punta del mio uccello con un bacio.Si rialzò in piedi aiutata da me e si sfilò la gonna restando nuda e guardandomi maliziosa si spalmò sul viso lo sperma che gli avevo spruzzato, lo stesso feci io con lo sperma che aveva sulle tette.La guardai mentre si leccava le dita piene di sperma, era bellissima pur essendo tutta sporca, dalla testa alle cosce era piena del mio sperma, allargò le braccia e fece un giro su se stessa per farsi ammirare tutta:- Sono ricoperta del tuo sperma, è come se mi avessi scopato. — Avrei preferito scoparti veramente ma mi è piaciuto molto tutto, sei stupenda. — Siamo una coppia di porcelli, non ci hai mai pensato? -Gli risposi attirandola a me per baciarla e mettergli le mani sul culetto, bastò quel contatto a risvegliare il mio uccello che gli premeva sulla pancia, dopo aver risposto al bacio mi sorrise:- Non sei mai sazio, se farai così anche quando saremo sposati mi consumerai la patatina.– E’ proprio quello che ti devi aspettare. — Su adesso rivestiti che io devo andare a fare la doccia ed è già tardi. -Molto a malincuore feci quello che diceva e dopo avergli dato un bacio tornai a casa. Iniziammo il grande traffico che deve sottoporsi chi vuole mettere su casa e sposarsi, trovare la casa a quei tempi non era difficile perchè i prezzi non erano ancora proibitivi, i mobili e la data del matrimonio con il ristorante per il pranzo nuziale e i confetti, i “confetti” voleva dire fare il giro di tutti i parenti e gli amici che si volevano invitare al matrimonio per portagli l’invito e la bomboniera, un vero tormento esasperante, Sandra si organizzò in maniera che ogni sera riuscivamo a fare due o tre visite.Un sabato sera entrai in casa di Sandra salutando i suoi genitori, lei stava ancora preparandosi in camera sua, quando la vidi venirmi incontro era bellissima, indossava un paio di jeans molto aderenti che facevano risaltare in modo perfetto il culetto, che da quando aveva recuperato qualche chilo era il più bel culo che avessi mai visto, una maglietta giovanile e scarpe da tennis, così vestita casual con il suo corpo piuttosto minuto e nervoso era perfetta, si affrettò a darmi un bacietto per tornare di corsa in camera ed uscirne immediatamente con in mano una sola bomboniera:- Questa sera una visita sola? -Domandai un poco perplesso:- Oggi andiamo dalla mia zia preferita, la zia Sara, voglio dedicargli tutta la sera per fartela conoscere bene. — Sarà na serada dura a ca da mia surela, ta invidi no. – (Sarà una serata dura a casa di mia sorella, non ti invidio.)Intervenne il padre di Sandra con il suo solito dialetto brianzolo.Salutammo sorbendoci le solite raccomandazioni ed uscimmo.Mentre scendevamo le scale non potei non dare una prima palpatina al culetto di Sandra che si sottrasse quasi subito:- Non puoi aspettare la fine della serata per manifestare le tue intemperanze sessuali? –- Come posso stare fermo se tu ti presenti così arrappante? Sprizzi sesso da ogni poro. — Guarda che mio padre si è accorto che mi hai guardato il culo. — Avrà pensato “il mio futuro genero è un buongustaio”. — Lui si, perchè da giovane deve essere stato una bella lenza, la mamma mi ha raccontato che tutte le domeniche portava una ragazza diversa a ballare, ma se ti ha notato anche lei sai che predica dovrò sorbirmi domani mattina. — Non ti ha ancora detto se ti ho chiesto la prova d’amore? — E non una volta sola “Una ragazza sensata arriva vergine al matrimonio” , questo lo sento tutte le mattine quando torno tardi la sera. — Presumo che gli avrai risposto “No mamma non scopo, ma se mi capita una bella figa da ciucciare non la lascio perdere”. — Gli avrei fatto venire un coccolone se rispondevo così porcello, gli ho solo fatto notare che quelle cose si possono fare anche di giorno non solo la sera tardi. — Povera donna, l’avrai fatta schiattare. — C’è mancato poco, è sbiancata in viso e mi ha chiesto “Allora tu…” ed è rimasta senza parole, ho dovuto rassicurarla sulla mia integrità. — Non ti sei vergognata a mentigli. — Cosa dovevo fare? Digli che il mio fiore verginale era stato colto dalla zia Sara? -Intanto eravamo arrivati alla mia automobile, gli aprii la portiera per farla salire senza dimenticare di tastargli ancora una volta il culetto:- Quando smetterai di palparmi il culo? — Quando riuscirò a fartelo. — Allora dovrò sopportare le tue palpatine per tutta la vita perchè non ci riuscirai mai.– Ti avrò per sfinimento, verrà il giorno che mi implorerai di farti il culo pur di non sentirtelo chiedere più. — Nemmeno quando sarò vecchia con le chiappe cadenti e piene di cellulite lo farò. — Che immagine brutta, avevo l’uccello che stava per eccitarsi e me lo hai fatto ammosciare. — Meno male così pensi solo a guidare e non arrivi a casa della zia Sara con il bozzo tra le gambe facendomi fare una brutta figura. -Arrivammo a casa della zia Sara, Sandra suonò il campanello ripetutamente e la zia fece scattare la porta d’ingresso senza chiedere chi fosse, sapeva che solo Sandra poteva suonare il campanello in quel modo.Mentre aspettavamo che l’ascensore arrivasse al piano terra, la zia abitava al quarto piano, tornai a palpargli il culo:- Piantala, oggi c’e lai proprio come fissa. -Naturalmente non l’ascoltai, appena saliti sull’ascensore mi piazzai alle sue spalle e appoggiai al culetto il mio uccello che si stava ingrossando sollecitato dal piacere che provavo nel sentire il suo culo sodo e rotondo.Improvvisamente fece una cosa che non mi aspettavo, strofinò il culo sul mio uccello che aumentò di dimensione e il mio piacere, a vista d’occhio.Quando l’ascensore stava per fermarsi al piano Sandra si liberò dalle mie pressioni e si voltò dicendomi:- Adesso voglio vedere come farai ad entrare in casa con quel coso li in mezzo alle gambe. -Mi guardai spaventato, avevo un bozzo incredibile, mi era impossibile nasconderlo:- Cosa faccio. Aiutami. — Arrangiati, io ti avevo avvertito di smettere. — Sei perfida, hai menato il culo di proposito. -Sandra sorrise maliziosamente, non ebbi nemmeno il tempo di pensare ad una soluzione che la porta dell’ascensore si aprì, sulla porta di casa c’era la zia Sara che ci attendeva, l’unica mia speranza era che non si accorgesse di niente, speranza vana, vidi subito gli occhi della zia posarsi dove non volevo.Sandra e la zia si salutarono abbracciandosi e baciandosi sulle labbra, la zia lanciando un’altra occhiata al mio bozzo disse rivolta alla nipote:- La solita birichina vedo. — Zia ti presento il mio moroso. -Allungai la mano per salutarla ma lei mi abbracciò come aveva fatto con Sandra, inevitabilmente venne a contatto con il mio uccello che la pressava sul pube essendo noi due quasi uguali di statura, anche la pressione delle sue tette sul mio torace non contribuì certo a calmarmi, non ostante i suoi 44 anni era ancora una bella soda, non come Sandra ma molto apprezzabile:- Stai attenta zia perchè è molto sensibile. — Ho visto e sentito. -Quest’ultima affermazione mi aveva scoperto del tutto e non potevo farci più nulla.Mi accomodai sul divano con Sandra, mentre la zia si sistemò su una sedia proprio di fronte a me, la zia voleva sapere molte cose di me, cosa facevo, come avevo conosciuto Sandra, cosa mi aspettavo da lei e mille altre domande, nelle mie risposte tralasciavo sempre il lato sesso tra i sogghigni di Sandra che ogni tanto lanciava una battutina.Non so se le mie risposte convinsero molto la zia, ne sono sicuro che fossero molto sensate, avevo ancora l’uccello duro e non accennava a calare, la zia seduta di fronte a me accavallava le gambe mostrandomi ampie porzioni delle sue cosce, ben oltre la fine delle calze autoreggenti che portava, oppure teneva le gambe sufficientemente aperte perchè io potessi vedere il colore grigio argento del suo intimo.Tirai un sospiro di sollievo quando la zia si alzò per prendere un vecchio album di fotografie per mostrarmelo, si sedette al mio fianco e mi appoggiò l’album sulle gambe, per ogni fotografia doveva spiegarmi chi era raffigurato e le circostanze per cui era stata scattata.L’inconveniente era che la zia ogni volta che girava una pagina, non penso per caso, la sua mano strofinava sul bozzo dei miei pantaloni, a quella stregua non sarei mai riuscito a far riposare il mio povero cazzo.Quando spuntò la fotografia di una bambina di circa un anno tutta nuda con il sederino per aria, si usava molto far fotografie così ai bambini, la zia mi chiese se sapevo chi fosse quella bambina, tentennai nel dare una risposta perchè non lo sapevo, mi aiutò lei:- Dovresti riconoscerla dal sederino. — Ormai ero su di giri ed anche la risposta fu in tema. — Se avessi visto come lo ha adesso potrei fare un confronto. — Sandra è vero? -Commentò la zia guardandola:- Mente, non ha smesso di palparmelo da quando siamo usciti di casa fino sull’ascensore, e non era certo la prima volta. -Ogni pagina che voltava era la solita strusciata al mio povero uccello tormentato all’inverosimile, implorai con gli occhi Sandra, volevo digli “guarda cosa fa tua zia quando gira le pagine” sapevo che vedeva le manovre della zia ma non disse nulla. Improvvisamente la zia ebbe un sussulto:- Ho ordinato il gelato e ho dimenticato di ritirarlo. — Da chi lo hai ordinato zia? Dal signor Alcide? — Si! Adesso come faccio? — Non preoccuparti zia, vado io a prenderlo così saluto il signor Alcide che è molto che non lo vedo. -Si era già preparata per fare la commissione ed io stavo per seguirla:- Ti accompagno, ho bisogno di prendere un poco d’aria fresca. — No tu resti qui a fare compagnia alla zia, l’aria fresca te la do io dopo se non calmi le arie del pisello, sporcaccione. -Si riferiva alla mia erezione che non accennava a diminuire, come poteva con i continui sfregamenti della mano sull’uccello e le tette costantemente pressate contro il mio braccio, Sandra usci mentre io e la zia continuavamo a sfogliare l’album di fotografie.Nel girare l’ennesima pagina la zia mi afferrò il cazzo senza dar segno di volerlo mollare:- Scusa zia Sara ma forse hai in mano qualcosa di mio. — Sandra mi ha detto che hai un bel pisellone e vorrei vederlo anch’io. -Chiuse l’album mettendolo sul tavolino, si inginocchiò tra le mie gambe, sapevo cosa stava per succedere ma non seppi reagire, mentre mi scioglieva la cintura dei pantaloni e mi abbassava la zip riuscii a balbettare:- Se arriva Sandra che figura facciamo? — Sandra starà via per un bel po’, tra lei e il signor Alcide sono due chiacchieroni. -Mi fece alzare leggermente dal divano per sfilarmi pantaloni e mutande insieme, ora il mio uccello poteva respirare quell’aria fresca che avevo chiesto, grosso, duro e diritto svettava sotto gli occhi della zia che lo impugnò per scappellarlo e rimirarlo:- E’ proprio un bel pisellone, ha ragione Sandra, anche se lei di cazzi non se ne intende come me. -Oramai ero in ballo e dovevo ballare, pensai anche che non violavo il mio accordo con Sandra, ero nelle regole, in un attimo gli avevo tolto camicetta e reggiseno, mentre lei mi segava, saggiai la consistenza delle tette, mi impressionò la grandezza dei capezzoli, li strizzai facendogli provare qualche piccolo brivido.Il mio cazzo era in tiro da troppo tempo per resistere, sentii che mancava poco al mio orgasmo, dall’alto della sua esperienza la zia lo aveva già capito e fatto sparire la cappella nella sua bocca, gli ultimi colpi dati con la lingua mi fecero sbrodolare una quantità di sperma non indifferente, sentivo la zia deglutire e non lasciare andare persa nemmeno una goccia, le poche gocce che fuori uscivano dagli angoli della bocca furono recuperate con un colpo di lingua:- Sandra mi aveva detto che ti piacciono i pompini, ma lei e brava a farteli? — Sta imparando bene, deve solo fare più esperienza. -Mi alzai dal divano aiutando anche lei ad alzarsi, mi si strinse contro per massaggiarmi il petto dopo avermi liberato anche della camicia, io ero nudo e volli vedere anche lei nuda, iniziai a spogliarla:- Voglio vedere la famosa figa dal pelo ramato. -Ora indossava solo le mutande di pizzo, mi inginocchiai le presi sul fianco per farle scendere piano piano, con la lingua seguivo il percorso solleticandola subito sopra l’elastico, quando arrivai alla figa mi fermai a solleticare le grandi labbra, rovesciai la zia sul divano e affondai la testa tra le sue cosce cercando di penetrare la lingua più a fondo possibile, sentivo la figa calda e umida, il grilletto vibrava sotto la mia lingua e lei mi incitava:- Fammi godere, fammi godere. — Voglio chiavarti. -Risposi mentre lasciavo quel dolce paradiso, rialzai la zia e la feci distendere sul divano, mi distesi sopra lei e gli infilai subito il cazzo nella figa, scivolai dentro senza trovare nessuna difficoltà, era il lago che avevo già constatato con la mia lingua, iniziai subito a pompare mentre con una mano avevo afferrato una tetta, la strizzavo forte, come mi aveva raccontato Sandra, a lei piaceva molto:- Per quanto ti trombassi non riuscirei mai a pareggiare quando hai sverginato Sandra, ti è piaciuto vero? — Siiii… aveva una fighetta così stretta. — Volevi fagli anche il culo, dimmelo troia? — Lei non ha voluto. — Sei una troia, lo sai? — Siii sono una troia, una puttana, una vacca, sborrami nella figa, ti ho sverginato la fidanzata. — Troia toccava a me farlo. — Mi è piaciuto tanto, ho sentito il profumo del suo sangue vergine. — Lei ha goduto? — Si tanto, ma non ha voluto farlo più. — Nemmeno con me vuole scopare, è tutta colpa tua puttana. — Ogni volta che vorrai potrai venire da me a chiavare. — Lo farò troia, stai godendo? — Siiii… godo, godooo. -Godeva e contraeva i muscoli della figa accelerando il mio orgasmo che esplose con un’altra scarica di sborra, questa volta tutta nella figa:- Sii riempi di sborra la zia puttana. -Stava godendo ancora, aveva iniziato prima di me a godere e aveva finito quando io stavo per uscire da lei, mi sedetti sul divano mentre la zia restò sdraiata sul divano con il mio sperma che le colava sulle cosce.Rientrò Sandra con la vaschetta del gelato, al primo momento mi sentii come un bambino sorpreso con in mano il barattolo della cioccolata, mi accorsi subito che si aspettava di trovarci più o meno in quella situazione, si accostò alla zia, raccolse con un dito un poco del mio sperma dalle sue cosce e lo porse alla zia che lo succhiò avidamente:- Cosa mi dici zia è un buon maschio da sposare? — E’ un buon scopatore, darei un 9, anche 9 e mezzo alla fantasia, 8 alla resistenza ma non più di 6 e mezzo nella tecnica, manca di pratica. -Mi sentivo sotto esame, cosa erano quei voti al mio comportamento:- Fammi capire Sandra, hai organizzato tutto questo per farmi dare un voto da tua zia e decidere se sposarmi o meno? — Va la stupidotto, è un gioco che facevamo io e la zia quando aveva un appuntamento con un uomo, dopo dava i voti e ci ridevamo sopra. — E se io non avessi ceduto alle lusinghe di tua zia? — Sarebbe nevicato entro due minuti, lo avevi già duro appena mi hai visto a casa, poi mi dici sempre che vuoi scopare ed ho voluto farti un regalo, non ti è piaciuto il regalino? -Intervenne la zia:- Aveva così voglia di scopare che si sarebbe fatto anche una scimmia, tienitelo stretto Sandra che sarà un vero divertimento per la tua sorellina. — Si ma gli hai dato solo 6 e mezzo nella tecnica. — Per mancanza di pratica ha detto, come potrei fare pratica se tu non vuoi mai scopare? -La zia si alzò dal divano accostandosi a sandra, mi sorrise e strizzò l’occhio:- Io la mia proposta l’ho fatta. — Ed io l’accetto senza riserve. — Che proposta gli hai fatto zia? -Mi alzai in piedi anch’io e risposi a Sandra sorridendo:- La zia mi ha proposto che tutte le volte che ho voglia di scopare e tu non me la dai, posso venire da lei. — Zia sei una puttana. — La zia non è una puttana, è una benefattrice, se tu mi fai scopare io non vado a cercare la figa da un’altra parte. — Ne riparleremo. Voi due sporcaccioni ricoprite le vostre “grazie” mentre vado in cucina a preparare il gelato. -Mentre Sandra era in cucina io e la zia ci guardammo come a domandarci “cosa facciamo?” Passai una mano tra le cosce della zia asportando quasi tutto il mio sperma che era uscito dalla vagina e colato sulle cosce, gli porsi la mano che lei ripulì con la lingua, la scena mi piaceva, sentii il mio uccello rivitalizzarsi, misi ancora la mano tra le cosce della zia ed infilai subito tre dita nella figa, aveva ancora lo stimolo del desiderio, ai residui del mio sperma si aggiungevano nuovi caldi umori, appoggiai il mio uccello alla sua coscia, lo prese delicatamente con la mano a cappuccio, poi la mano scivolò sulla verga per dare piccoli lenti colpi, il mio uccello era tornato attivo.Trascinai la zia dietro il divano che fece qualche obiezione:- Cosa fai? Sandra ha detto di sistemarci. — E’ quello che voglio fare maestrina, ho bisogno che mi interroghi di nuovo, devo migliorare il 6 e mezzo in pagella. -Sorrise capendo cosa l’aspettava, ma la mia sorpresa era maggiore, la feci piegare in avanti sullo schienale del divano allargandogli le gambe, era oscenamente bella, quella figa così piena e gonfia a mia disposizione sopra il bel culo rovinato dai primi segni della cellulite, gli allargai le chiappe con le mani e avevo a disposizione anche la rosetta posteriore, gli appoggiai la cappella senza forzare il buchetto, aspettai la reazione della zia che mi impedisse di sodomizzarla, non ci fu, la presi per i fianchi e spinsi in avanti il bacino, il buchetto poco lubrificato fece fatica ad accettare l’introduzione del glande, emise un piccolo lamento, attesi un attimo per fargli riprendere fiato poi continuai la penetrazione lentamente, arrivai fino a far premere le mie palle contro il culo della zia, retrocessi leggermente per poi avanzare di nuovo, la sentii ben lubrificata ed iniziai a pompare aumentando il ritmo gradualmente.Dalla cucina uscì Sandra con le ciotoline del gelato, si bloccò appena ci vide, appoggiò le ciotoline sul basso tavolino e si mise davanti a noi con le braccia sui fianchi che non accennavamo a fermarci:- Io avevo detto di rivestirvi, non di scopare nuovamente. — Rispose la zia mentre con una mano raggiungeva la cerniera dei pantaloni di Sandra:- Non ti agitare che non mi sta chiavando. — A si? Allora cosa sta facendo quel porco dietro a te? — Mi sta iculando di gusto. -Sandra scoppiò in una risata, effettivamente la risposta era ridicola, intanto la zia era riuscita ad attirare Sandra più vicino a lei, i suoi jeans erano scivolati sulle ginocchia, le mutandine bianche erano rialzate da una mano della zia che si era intrufolata dal fianco.Sandra stessa si liberò delle mutandine e dei jeans che gli impedivano i movimenti, si inginocchiò sul divano per permettere alla zia di affondare la lingua nella sua figa che immaginai già fradicia.Nonostante Sandra fosse stata l’ultima a prendere parte alla festa, fu la prima a godere dell’orgasmo, mentre godeva si sporse verso me cercando la mia bocca, risposi favorendone i movimenti, le nostre lingue potevano liberare il piacere nella bocca dell’altro.Ora anche la zia stava godendo ed io la segui subito liberando il mio sperma nel suo intestino, la zia emetteva rumori gutturali non smettendo di slinguare il clitoride di Sandra che riuscì ad avere il suo secondo orgasmo prima che io e la zia ci staccassimo esausti.La zia faceva fatica a rialzarsi, l’aiutò Sandra ed insieme si sedettero sul tappeto, la zia si lamentò:- Ho il culo in fiamme. -Allungai un braccio per aiutarla a sollevarsi:- Sdraiati sul divano che ti faccio passare il bruciore. -Sandra era nuda dalla vita in giù, aveva conservato la maglietta dove si vedevano i capezzoli eccitati segnare la maglietta, ci guardava incuriosita mentre la zia si distendeva sul divano a pancia sotto, presi una ciotolina di gelato, che si era in parte sciolto, e lo feci colare sul buchetto e nei dintorni mentre con una mano tenevo aperto il solco tra le natiche:- Provi sollievo? — Si è bel fresco. -Abbandonata la ciotolina del gelato affondai la lingua in quel miscuglio di gelato e sperma lappando come farebbe un cane con la sua lingua rasposa.Sentii afferrarmi l’uccello e poi un gran freddo, rialzai la testa per vedere e capire cosa stesse facendo Sandra, mi stava riempiendo l’uccello di gelato, poi lo impugnò come se fosse un cono e lo leccava gioiosamente.Abbandonai la zia per dedicarmi a Sandra, gli sfilai la maglietta, era ancora seduta sul tappeto, gli strofinai l’uccello con il gelato rimasto sulle tette, il freddo del gelato accentuò maggiormente i capezzoli, Sandra prese dell’altro gelato e fece un altro cono gelato con il mio uccello:- Non avevo ancora finito di gustare il gelato. -La feci sdraiare a terra e mi posizionai sopra a 69, mentre lei gustava il mio cono, le versai il gelato restante sulla topa e gustai il dolce del gelato misto agli umori copiosi di Sandra, ancora una volta impiegò poco a godere e riempirmi la bocca dei suoi nuovi umori.Sandra aveva lasciato l’ultima parte del gelato sul mio cazzo da gustare con lo sperma del mio orgasmo, lo stava assaporando golosamente quando intervenne la zia:- Lasciamene un poco che voglio assaggiarlo anche io.-Sandra lasciò che fosse la zia a completare l’opera sul mio uccello oramai impoverito, l’espressione finale di Sandra fece scoppiare in una risata tutti e tre:- Una zia troia, la nipote lesbica e il fidanzato porco, che bel trio. -Si chiude qui la parte de “il fidanzamento” della serie “Io e Sandra”, la seconda parte sarà “oggi sposi”.

