Dopo le avventure del viaggio di nozze con le non poche soddisfazioni prese, è iniziata la vita matrimoniale.Per alcuni anni è andato tutto bene, si è vero che Sandra si lasciava scopare solo se pioveva, ma avevamo modo di divertirci ugualmente in altre maniere, senza contare che diverse volte aveva invitato a casa qualche sua amica e avevamo intrecciato delle belle relazioni a tre, sempre mi era stato concesso di scopare l’amica, mi ero anche concesso una piccola avventura con una collega di lavoro, sempre con il parere positivo di Sandra, la relazione con la collega terminò quando lei restò incinta, mi disse del marito, ma non ne ero completamente convinto, ebbi la sensazione che mi avesse usato per quello scopo.Vi erano poi dei giorni con belle sorprese, ad esempio rientrando a casa trovavo una scarpa abbandonata sul pavimento dell’ingresso, uno o due passi più avanti l’altra scarpa, più avanti ancora, la giacca, poi la gonna, la camicetta, le calze, il reggiseno e le mutandine, alla fine del percorso trovavo Sandra nuda sul letto ad attendermi.Questo succedeva quando sul posto di lavoro aveva una giornata particolarmente stressante, lo sfogo sessuale era per lei come un tonico per rilassarsi.Era stata promossa ad un incarico dirigenziale, si occupava del personale e non mancavano le occasioni di tensione, tornata a casa toccava a me rilassarla facendola godere, era l’unica maniera e non mi dispiaceva affatto.Successe però un fatto che segnò il nostro matrimonio rendendolo meno sbarazzino e più grave, ci vollero quasi due anni per ritornare alla tranquillità e all’armonia di prima.La causa di tutto fu la sua gravidanza, desiderava molto diventare mamma, ma al quinto mese un aborto spontaneo la privò della gioia di veder nascere il figlio, ma il male peggiore fu che l’intervento a cui fu sottoposta la privò per sempre di essere madre.Sandra non aveva versato una sola lacrima, ma per quasi due anni i nostri rapporti furono molto sporadici, inoltre non volle scopare più nemmeno nei giorni di pioggia, feci tutto quanto mi era possibile per essere comprensivo e paziente, lei mi dimostrò più di una volta che apprezzava il mio comportamento.La svolta che riportò tutto alla normalità avvenne quasi per caso, un convegno a Parigi mi obbligava a staccarmi da Sandra per cinque giorni, mi fece partire sufficientemente tranquillo assicurandomi che stava meglio.Il giorno precedente al ritorno a casa pensai di portare a Sandra un regalino, lo facevo sempre quando andavo all’estero per lavoro, avevo però il grosso problema di cosa regalargli.Passeggiai in una via vicino all’albergo costellata di negozi di ogni tipo senza che dalle vetrine mi venisse un idea, tutto quello che vedevo e sembrava essere l’oggetto giusto inevitabilmente lo scartavo, o lo ritenevo non adatto oppure era un regalo che le avevo già fatto in un’altra occasione.Stavo tornando in albergo senza aver concluso niente quando passai davanti ad un sexi-shop, un poco per la scarsità di soddisfazioni sessuali che mi riservava in quel periodo Sandra, un poco per curiosità entrai nel negozio.Mi accolse una signora in minigonna rossa e maglia nera molto scollata, capelli color platino a caschetto, labbra rosso vivo molto carnose, avrà avuto forse 40 anni ma molto ben portati, quando si girò mi mostrò un culo esageratamente grosso, la minigonna lo evidenziava ancora di più.Iniziai a curiosare tra i completi sadomaso, passai alle videocassette e ai falli in lattice, poi alle bambole gonfiabili e alla biancheria intima da donna e da uomo, la signora mi lasciò curiosare un poco prima di chiedermi:- Il mio nome è Janine, cerchi qualcosa di particolare? -I miei occhi furono inevitabilmente attratti dalle tette che l’ampia scollatura della maglia mi mostrava in maniera generosa, non avevo ancora risposto che lei riprese:- Se cerchi queste naturali non posso dartele le mie sono una quarta naturale, ne ho di belle in silicone se vuoi. -Si era messa una mano sulle tette per indicarle, mi ripresi dallo stordimento:- Scusa ma mi sei comparsa davanti così all’improvviso con tutto quel ben di Dio in mostra. -Rise divertita facendo ondeggiare le tette:- Sei italiano Vero? -Parlavo bene il francese ma l’accento mi tradiva, risposi sorridendo:- Si. — Sei qui a Parigi per turismo? — No. Ho partecipato ad un convegno. — Vediamo se posso aiutarti nella scelta, cerchi qualcosa per te? — No vorrei fare un regalo ad una donna ma non ho le idee chiare. — Chi è la donna? La tua amante o la moglie? Oppure una futura preda da conquistare? -Janine mi ispirava fiducia, era simpatica, poi sicuramente non l’avrei più incontrata, gli raccontai quale era la situazione tra me e Sandra, mentre raccontavo mi guidò nel salottino che aveva sul retro e mi fece accomodare su una comoda poltrona, lei prese posto di fronte a me accavallando le gambe, non riuscii a non sbirciare tra le cosce, vidi il bianco oltre le calze scure trattenute dal reggicalze, a Janine non sfuggì nemmeno questa occhiata:- Prima mi hai spogliato con gli occhi le tette e adesso le cosce, tu hai bisogno di scopare caro mio. -Sorrisi senza rispondere, non potevo negarlo:- Se vuoi ti do l’indirizzo di una mia amica professionista, 20 anni e due tette come le mie, ti fa sborrare anche dagli occhi con un pompino alla francese. -Non mi sarebbe dispiaciuto, tanto più che sentivo il mio uccello risvegliarsi:- Ti ringrazio e mi farei molto volentieri una bella scopata ma ho promesso a mia moglie che non sarei mai andato con una prostituta. — E allora cosa farai? — Tornato in albergo mi farò una sega magari pensando a te. — Sei carino, è un pensiero gentile, a noi donne piace sapere che un uomo si fa una sega pensando di stare con noi. -Janine si alzò per andare nel negozio:- Aspetta un attimo. -Tornò immediatamente con in mano una confezione, non potevo vedere cosa contenesse, si parò davanti a me:- Per risolvere il tuo problema questo oggetto è il regalo giusto. -Mi mostrò cosa teneva in mano, era un cazzo in lattice di dimensioni normali, guardai molto perplesso prima il fallo poi lei:- Sei sicura che sia l’oggetto giusto? Io credo di no. — Lasciati consigliare da una donna che sessualmente assomiglia molto a tua moglie, io sono bisex e quando mi porto a letto una bella figa è di questo che sento la mancanza. -Spiegai a Janine come Sandra aveva perso la verginità con uno strumento simile:- Non è determinante, rispondi alla mia domanda, quando scopate vuole essere lei a infilarselo nella figa? — Si sempre, anche quando facciamo un po’ di sesso a tre vuole essere lei a infilare l’uccello nella vagina dell’altra donna. — Come pensavo, è molto importante anche che il regalino sia più possibile uguale al tuo. –- Allora quello non va bene, non è della misura giusta. — Ne ho di tutte le misure, è più o meno grosso di questo? — Almeno sette centimetri in più. — Wauv. Sei ben fornito allora. -Si sentì il campanello della porta, era entrato qualcuno nel negozio, Janine si mosse per andare in negozio:- Aspetta qui che vedo se è un cliente. -Tornata in negozio sentii che salutava cordialmente un uomo e una donna, li sentii parlottare per un buon quarto d’ora mentre io sfogliavo alcuni cataloghi che mi fecero rizzare l’uccello.Sentii che Janine invitava i due clienti a entrare nel camerino per la prova, lei ritornò nel salottino da me, si avvicinò alla parete coperta da un grande tendaggio e mi disse:- Guarda. -Celato dal tendaggio c’era uno specchio del tipo che permetteva di vedere senza essere visti, era il grande specchio del camerino prove.Nello specchio vidi un uomo distinto in giacca e cravatta con i capelli leggermente brizzolati, lei era una biondina di circa 19 anni, minigonna bianca di finta pelle e top attillatissimo anche lui bianco che copriva due tette dalla rotondità perfetta.L’uomo aveva in mano dei capi in pelle da provare, mentre si spogliava la ragazza che ci voltava le spalle si alzò la minigonna per guardarsi il culo nello specchio, indossava solo un sottilissimo perizoma che era sparito tra le natiche, si massaggiò il culo prima di fare una domanda:- Ho un bel culo papà vero? — Sei la puttana con il culo più bello. -Janine mi spiegò chi fossero:- Lui è il direttore della mia banca, se lo vedessi in ufficio non ci crederesti mai che è un tipo così perverso. — Ma lei è sua figlia? -Chiesi incuriosito:- Si è sua figlia, ti piace? — Non è affatto male, poi guarda che bel culo ha. — Se vuoi fartela posso chiederglielo, non rifiuta mai una bella scopata. — E il padre non dice niente? — Lui si accontenterà di schiaffartelo in culo mentre gli chiavi la figlia. — Ma è sua figlia veramente? -Ribattei interdetto per il rapporto padre figlia:- Certo. La moglie poi è ancora più troia della figlia, ogni volta che viene in negozio si tira dietro uno e anche due o tre amanti nuovi, me la sono fatta anch’io. -Sentivo il mio uccello crescere gradatamente nel vedere il culo della ragazza, il padre si era spogliato nudo, aveva un uccello piuttosto scuro, tozzo e penzolante in mezzo alle gambe, indossò un costume di pelle che lasciava scoperto sia la riga che divide le natiche che l’uccello penzolante dal foro centrale, si guardava allo specchio ma non sembrava troppo convinto, la figlia lo interrogò:- Non ti piace papà? — Non me lo sento bene, ho paura che quando avrò il cazzo in tiro mi darà fastidio. — Perché non provi? — Dai piccola troia datti fare e fammi un pompino. -La figlia si inginocchiò e prese in bocca l’uccello del padre iniziando a spompinarlo.Avevo l’uccello durissimo, appoggiai una mano sotto la minigonna di Janine direttamente sul culo, era senza mutande ed aveva ancora il culo sufficientemente sodo, lasciò che la palpassi senza impedirmi nessun movimento, arrivai con un dito a forzare l’orifizio posteriore senza nessuna difficoltà:- Fa effetto anche a te vedere quella puttanella fare un pompino al padre. — Senti cosa ho in mezzo alle gambe e decidi tu. -Janine abbassò la zip dei miei pantaloni liberandomi l’uccello che era diventato duro come il marmo, iniziò a segarlo mentre io abbandonavo il buchetto posteriore per infilare due dita nella figa, Janine appena sentì la mano sul pube peloso divaricò le gambe per lasciare che la sditalinassi liberamente.Il cazzo dell’uomo aveva raggiunto una bella quota, aveva almeno raddoppiato le dimensioni raggiungendo una lunghezza di circa 25 centimetri, la ragazza ci sapeva fare con la bocca e ricevette i complimenti dal padre.- Sei diventata quasi brava come la mamma a fare i pompini, dovresti farti insegnare alcuni segreti che solo lei conosce, mi ha svezzato lei a pompini prima di sposarci. -La figlia non si limitava a fare il pompino al padre, si stava anche facendo un ditalino e da come si agitava sicuramente stava godendo:- La puttanella sta godendo, mi piacerebbe vedere quelle due tette sode e rotonde come meloni. — Ti accontento subito, anche perché non vorrei che mi sporcassero la moquette con lo sperma. -Janine lasciò libero il mio uccello e tolse le dita che avevo nella sua figa:- Aspettami non scappare che voglio godere anch’io. -Uscì dal salotto e la vidi comparire nel camerino di prova, aveva in mano un piccolo asciugamano, l’uomo teneva la testa della figlia e ne comandava il ritmo, gli stava sborrando in bocca tutto il suo sperma, nonostante lei cercasse di inghiottire tutto una piccola parte sfuggi dagli angoli della bocca, Janine pulì con l’asciugamano la bocca della figlia prima che lo sperma colasse sulla moquette.Al termine dell’orgasmo l’uomo lasciò libera la figlia che si rialzò, con la lingua raccolse le ultime gocce di sperma sulle labbra, Janine finì di pulire l’uccello dell’uomo con l’asciugamano e si rivolse alla figlia:- Tua mamma mi aveva detto che eri diventata una gran bella figa, ma non pensavo così bella e così troia. -Intanto con una mano gli stava palpando le tette, sul top bianco spuntavano i capezzoli eccitati dall’orgasmo avuto, erano talmente turgidi da fare pensare che avrebbero bucato il sottile tessuto del top.La figlia era lusingata dai complimenti di Janine e lasciò che continuasse a palpargli le tette, la mise di fronte allo specchio e gli sollevò il top fin sopra le tette per mostrarmele, Janine gli strizzò un capezzolo provocandogli un gridolino, gli abbassò la cerniera sul fianco della minigonna, fece un poco di forza per sfilarla talmente era stretta, lo fece per mostrarmi meglio il culo, il sottile perizoma che indossava si era infilato nella fessura tra le grandi labbra della figa, Janine gli sfilò anche quello, la fece girare su se stessa facendomela ammirare tutta, il culo lo avevo già ammirato, concentrai il piacere della vista sulla passera, aveva un solo piccolo ciuffo chiarissimo, quasi biondo, Janine la solleticò con un dito:- Dovresti venire a trovarmi con tua mamma qualche giorno, ci divertiremmo insieme. -Improvvisamente il padre della ragazza, che era tornato ad avere l’uccello in tiro, appoggiò una mano sulla testa della figlia e la obbligò a piegarsi in avanti che per non cadere appoggiò le mani sullo specchio, vedevo la sua espressione maliziosa, forse pregustava qualcosa di delizioso, la sua espressione cambiò improvvisamente diventando preoccupata:- No papà nel culo no, il tuo cazzo è più grosso di quello dello zio, mi farai male. — Così impari a farti rompere il culo dallo zio invece che da me, figlia di puttana. -Con un solo colpo deciso gli sfondò il culo, la ragazza urlò per il dolore provocato dalla brutalità con cui l’aveva penetrata, mi ero accucciato davanti allo specchio per essere all’altezza del suo viso, vedevo il dolore che provava per le dimensioni del grosso cazzo di suo padre che la pompava come un forsennato, la teneva per le tette che strizzava violentemente, gli prendeva i capezzoli e li torceva provocando ulteriore dolore alla figlia.Ero eccitato da quella brutalità, presi in mano il mio uccello e iniziai a farmi una sega.Due gambe velate da calze di nylon sorrette da un reggicalze rosso che finivano dove iniziava un folto cespuglio, si pararono davanti allo specchio impedendomi parte della visuale, preso dalla truce visione non mi ero accorto che Janine era tornata da me, si era tolta la gonna e stava davanti a me con le gambe divaricate, vedevo la sua figa e subito sotto, parzialmente nascosta dalle gambe il viso della ragazza che alternava gemiti di dolore a qualche mugolio di piacere. Spostai la mia attenzione alla figa di Janine e vi affondai subito la lingua, aveva un profumo e un sapore diverso da tutte le vagine che avevo slinguato, cercai di fare del mio meglio trovando subito un clitoride enorme, forse grosso come un dito mignolo, lo lavorai ben bene di punta con colpetti e sottili risucchi, Janine mi teneva la testa e ansimava, portai le mani sul suo culo riuscendo ad infilare due dita nel buchetto:- Sei bravo con la lingua, ti ha insegnato tua moglie a soddisfare una donna in questo modo, vero? -Dall’altra parte dello specchio padre e figlia stavano godendo urlando tutto il loro piacere con parole oscene:- Ti piace sborrare nel culo di tua figlia? Cazzone cornuto rotto in culo. — Sei una troia come tua madre, una puttana pompinara, godi vacca figlia di puttana. -Anche Janine stava per godere, cominciavo a sentire il tipico profumo dell’orgasmo femminile, uguale a quelli che avevo già gustato con Sandra e altre donne, continuava a tenermi la testa e la premeva contro il suo sesso affinché affondassi la lingua più in profondità possibile, intanto ero riuscito un terzo dito nel buco del culo, il suo orgasmo mi riempì la bocca di umore mentre lei veniva scossa da tremiti incontrollabili, quando mi lasciò libera la testa aveva terminato l’orgasmo.Guardammo entrambi oltre lo specchio, padre e figlia si stavano baciando dopo la sodomizzazione, sulle natiche e sulle cosce della ragazza erano ben visibili grosse macchie di sperma.L’uomo si pulì sommariamente con l’asciugamano, mentre la ragazza si rimise la gonna senza pulirsi e rimettere il perizoma:- Non ti pulisci il culo e cosce sozzona? — No papà, voglio che tutte le persone che incontro sentano il profumo del sesso su di me e desiderino scoparmi, magari violentarmi. — Sei proprio una troia come tua madre. -Anche Janine si era rimessa la gonna ed era tornata in negozio, sentivo che parlava con l’uomo che aveva deciso di acquistare il completino in pelle, li salutò cordialmente:- Ti ho messo nel pacchetto in omaggio dei nuovi preservativi stimolanti, provali e fammi sapere cosa ne pensi. — Se vuoi posso provarli con te. — Caro sai bene che a me piace la figa, tua moglie te lo può spiegare, piuttosto tu bella figa vieni a trovarmi che ti faccio provare un nuovo prodotto che ti farà divertire. -Janine chiuse di nuovo la porta con la chiave appena la coppia perversa fu uscita, la aspettavo ancora nel salottino, aprì la porta e si fermò sull’uscio a guardarmi, avevo ancora i pantaloni aperti con l’uccello che faceva capolino, aveva perso gran parte del suo vigore.La filodiffusione emanava musica da streep-teas, Janine si mise a ballare seguendo il ritmo della musica ed esibendosi in uno spogliarello unicamente per me, sfilò la maglia mostrandomi le grosse tette protette da uno strano reggiseno nero, praticamente serviva solo a tenere sollevate le tette in quanto ne copriva solo il quarto inferiore, ben sotto i capezzoli, la imitai anche se molto più goffamente nel ballo, mi liberai di giacca e cravatta sbottonando la camicia per mostrare il mio torace, Janine, sempre ballando, fece cadere la gonna rossa mostrandomi ancora la topa nera e pelosa, mi sfilai i pantaloni lasciando che l’uccello facesse capolino dagli slip, sopratutto ora che stava tornando ad una dimensione di eccellenza.Janine ballava ancheggiando deliziosamente, le grosse tette ondeggiavano sensualmente sorrette dal piccolo reggiseno che con il reggicalze, calze di nylon e le scarpe con il tacco alto, erano gli unici indumenti che indossava ancora, ci avvicinammo uno all’altra ballando.Janine si strofinò con il bacino sul mio uccello mentre mi faceva scivolare dalle spalle la camicia, mi accarezzò il petto ancora sufficientemente muscoloso nonostante la poca palestra che facevo, gli accarezzai le tette con i capezzoli duri come il marmo, cercai di slacciargli quello strano reggiseno rigido senza riuscirci:- Come diavolo si fa a togliere questa armatura? — E’ uno dei miei prodotti, l’ho inventato io e ne vendo parecchi a chi ha il mio stesso problema, come potrei sostenere queste grosse tette facendo credere di essere senza reggiseno? -Con un semplice gesto fece scattare un gancio e potei sfilargli il reggiseno, le tette senza più il sostegno cedettero un poco perdendo anche parte del loro fascino, mi liberai degli slip che premevano con l’elastico sulla verga eretta dandomi fastidio.La musica era cambiata, ora era un lento che suonava, ci avvinghiammo per ballare, lei premeva le grosse tette sul mio petto ed io il cazzo sul suo basso ventre, le mani che tenevo sulla schiena le feci scendere sul culo a cercare nuovamente il buchetto:- Ti piace tanto infilarmi le dita nel culo perché tua moglie te lo nega? — Si mi piace molto, ma non sono ancora riuscito dopo dodici anni che siamo insieme, di cui cinque come moglie e marito, a infilargli un solo dito nel culo. –Ballavamo come due innamorati scambiandoci qualche bacio e chiacchierando:- Ne devi vedere di tutti colori in questo negozio per riuscire a capire i problemi dei tuoi clienti così facilmente. — Se ti dicessi cosa ho fatto prima di aprire questo negozio non ci crederesti. — Provaci. Mi piacciono le storie strane, specialmente se sono piccanti. — Mi sono laureata alla Sorbona in psicologia e specializzata sul comportamento sessuale, per mantenermi all’università facevo la spogliarellista, quando ero a corto di denaro anche qualche marchetta. — Però. Mica male. — Mica male per le marchette? — No, no. Sono stupito per la laurea in psicologia, come sei finita ad aprire un sexi-shop? — In questo ambiente trovo tanti personaggi perversi che sono l’ideale per la mia specializzazione, ad esempio tu e tua moglie, lei è lesbica e te la da raramente mentre tu scoperesti anche le scimmie, l’ho capito solo guardandoti in viso, però insieme avete trovato un equilibrio che vi fa stare bene insieme. — Un equilibrio che si sta rompendo purtroppo. — Se seguirai i miei consigli si aggiusterà tutto. — Voglio ascoltarti. — Un’altra soddisfazione che mi da questo negozio è che spesso incontro persone a cui mi piace concedere il piacere del mio corpo e godere del loro, sia uomini che donne. — Perché hai detto al direttore di banca che era qui prima con la figlia che vuoi solo fare all’amore con le donne? — Perché quello è un sadico perverso, lui per provare piacere deve provocare dolore, non hai visto come ha praticamente violentato la figlia? Va giusto d’accordo con la moglie che è una masochista, quante volte è venuta da me con lividi o bruciature di sigaretta sul corpo.– E la figlia? — Cathrin, Cathrin è la massima espressione della puttana, a 19 anni ha gia sperimentato ogni perversione. — Toglimi un’altra curiosità, ho sentito il sapore di un certo numero di passere, ma nessuna aveva il sapore e il profumo che hai tu. — E’ un profumo vegetale che ho messo a punto io, si introduce nella vagina una pallina piccolissima intrisa di profumo che si scioglie lasciando la micia fresca e profumata per un giorno intiero, ho creato diverse fragranze, quella che ho oggi è allo zenzero, sono sicura che ti è piaciuta. -Non potei che confermare, intanto ballando mi aveva portato in un altro locale attiguo, era illuminato solo con luci piccole e calde, si riflettevano su un’infinità di prismi di cristallo che ne aumentavano la lucentezza riverberandosi in mille colori, nel centro del locale c’era un letto e sul soffitto un enorme specchio che rifletteva tutto il letto:- E’ qui che porti le tue prede? — Si, questa è la mia sala giochi. -Mi trascinò sul letto e ingaggiammo una piccola lotta fatta di rotolamenti per avere la posizione di prevalenza sull’altro, lasciai che fosse lei ad avere la meglio, si sedette sul mio petto mettendomi la figa vicino al viso:- Senti il profumo dello zenzero? — Si! — Leccamela ancora come ti ha insegnato tua moglie. -Iniziai a leccare con gusto maggiore ora che sapevo cosa era il sapore e il profumo diverso che aveva, prima di avere l’orgasmo si girò mettendomi anche il culo a disposizione della lingua:- Se mi lecchi bene il buco del culo poi te lo lascio infilare dentro. -Mi misi di buona lena a leccare la rosetta, riuscivo anche a penetrare con la lingua, non tralasciai però di infilargli tre dita nella figa per un maxi ditalino.Finalmente Janine si occupò del mio uccello da troppo tempo all’estremo della sua potenza ed ancora non aveva potuto liberare la carica di sperma che conservava, mi abboccò tutto l’uccello iniziando un pompino da professionista.Il tanto e troppo tempo che il mio uccello aveva atteso quel momento, gli fece eruttare un fiume di sperma dopo pochissimi lavori di lingua fatti da Janine, il primo spruzzo lo accolse in bocca e i seguenti, tenendo con una mano il cazzo a poca distanza dal viso, schizzarono sul viso e nella bocca spalancata, riuscivo a vedere la scena nello specchio sul soffitto.Janine stava spremendo le ultime gocce dello sperma dal mio uccello che non aveva ancora perso il suo vigore, aveva ripreso l’azione con la bocca, stava quasi aspirando la linfa mentre godeva scossa da tremiti, sentivo il grilletto vibrare sulle mie dita, fu un orgasmo breve ma intenso.Janine si alzò dal letto lasciandomi con il cazzo in verticale, aprì lo sportello dell’unico armadietto presente nella camera ed estrasse un piccolo vasetto di vetro, raccolse con lo stesso recipiente lo sperma che aveva sul viso, con una penna scrisse alcune cose sull’etichetta, depose il vasetto e prese un altro oggetto, chiesi incuriosito:- Cosa hai fatto con il mio sperma? Lo conservi per farti inseminare? — E’ per la mia collezione poi te la mostro. -Era tornata sul letto mettendosi ancora a cavalcioni sulle mie gambe, fece dondolare le tette più volte:- Ti piacciono le mie tette? — Te le mangerei. — Allora fallo. -Si piegò in avanti per portare le tette all’altezza del mio viso, mi affondai in mezzo a quelle grosse tette che avevano perso parte della loro solidità giovanile ma che erano ancora molto apprezzabili, le afferrai anche con le mani e le stringevo, premevo e titillavo un capezzolo con una mano e l’altro con la lingua e piccoli morsi, con l’altra mano cercai il culo per infilargli un paio di dita, Janine mi mise in mano l’oggetto che aveva portato sul letto e che avevo dimenticato, nello specchio sul soffitto vidi che era un cazzo di lattice di ottima dimensione:- Infilami questo nel culo che mi piace di più. -Non me lo feci ripetere e gli appoggiai il fallo sulla rosetta, scivolò dentro quasi da solo, lo muovevo con delicatezza ma lei mi incitò ad essere più brutale, l’accontentai con sua grande soddisfazione da come assecondava i movimenti, il mio uccello strusciava e premeva sul basso ventre:- Tra un po’ ti riempio la pancia di sborra. -Dissi tra un morso e un succhiotto alle tette:- No fermati, voglio che mi chiavi. -Si liberò delle mie mani senza però togliersi il fallo dal culo, si sollevò spostandosi in avanti per infilarsi il mio cazzo nella figa che era peggio di un lago in piena, si sistemò per bene e iniziò a muoversi su e giù con un buon ritmo, ripresi in mano il fallo infilato nel culo e seguii il ritmo imposto da Janine:- Mi stai chiavando e inculando contemporaneamente, di a tua moglie che se continua a non darti il culo si perde molto dalla vita. — A te piace così tanto prenderlo nel culo? — Tantissimo, avere poi due cazzi contemporaneamente, uno piantato nel culo e uno nella figa mi manda in estasi. -Non aveva ancora finito la frase che aveva iniziato a godere, sbatteva in modo anormale, pensai che stesse male, ma i mugolii e l’ansimare mi rassicurarono, stava godendo come una vacca.La raggiunsi con il mio orgasmo, continuai a pomparla forsennatamente fino alla fine dei miei schizzi di sperma nella larga figa di lei.Appena lasciata libera dalla mia morsa si distese al mio fianco sospirando:- Era parecchio che non facevo una chiavata come si deve, tua moglie dovrebbe farsi scopare più spesso, sei uno stallone stupendo con un cazzo notevole. -Si era sdraiata a pancia sotto, nel culo conservava ancora il fallo di lattice, guardavo quel coso spuntare tra le chiappe che terminava con due palle che al tatto erano morbide.Sentivo di non essere ancora soddisfatto, il mio uccello non si era calmato del tutto, presi in mano il fallo e tornai a pompare lentamente:- Perché non lo hai tolto dopo l’orgasmo? -Mi piace sentire un bel cazzo nel culo, spesso quando sono triste, anche qui in negozio, mi infilo questo gioiello nel culo e me lo tengo per ore continuando il mio lavoro, anche parlando con i clienti. –- Vorresti godere ancora vero? — No caro, per oggi sono pienamente soddisfatta. — Ma io no. Mi manca ancora qualcosa. — Sandra tuo marito è un vero uomo insaziabile, tienitelo stretto che è difficile trovarne uno uguale. — Mi sarebbe piaciuto che queste parole le avessi dette veramente a lei. — Non essere tanto sicuro del contrario, ma cosa vorresti fare ancora? -La obbligai a girarsi sottosopra con qualche difficoltà per l’oggetto estraneo piantato dietro:- Voglio fare quello che con mia moglie non è possibile fare per via delle dimensioni. -Gli salii sopra a cavalcioni e infilai l’uccello tra le grosse tette, Janine le strinse con le mani facendo sparire l’uccello che aveva perso la maggior parte della sua erezione.Bastarono pochi colpi di lingua e alcuni movimenti miei e di Janine per tornare a vedere il mio uccello splendidamente eretto e duro.Pompavo in mezzo a quelle tette che tremavano come gelatina sotto i miei colpi, Janine accompagnava con tocchi di lingua ogni volta che si trovava la cappella alla portata giusta, impiegai non poco ad arrivare al terzo orgasmo, quando esplose fu diverso dagli altri per il piacere che provai, gli schizzi del mio sperma colpirono in pieno il viso di Janine che apprezzò anche quest’ultima sborrata seppur di minore quantità rispetto alle precedenti:- Ora sei soddisfatto e contento? — Si sono soddisfatto. — Confesserai a tua moglie l’avventura che hai avuto nel sexi-shop a Parigi? — Si lo farò, anche se non subito, sta attraversando un brutto momento. — Con il regalo che gli porterai l’aiuterai molto ad uscire dal brutto momento. -Dopo esserci sistemati ed resi di nuovo presentabili Janine mi mostrò la sua collezione di sperma, il flacone che conteneva il mio nome oltre ad alcune indicazioni era contrassegnato dal numero 428:- Questo numero vuol dire che con me hai fatto la quattrocento ventottesima scopata? — No sicuramente. Con te sono 428, tra uomini e donne, che hanno avuto un rapporto sessuale con me, prendo il campione solo la prima volta. — Come ti è nata l’idea di fare questa stranissima collezione? — Non lo so, forse perché al mio primo ditalino ho scoperto che secernevo del liquido ad ogni orgasmo. -Janine prese un flacone più piccolo e me lo mostrò, sull’etichetta c’era il suo nome la data e il numero uno:- Hai cominciato presto a farti i ditalini, e il primo uomo che ti ha scopato? -Janine prese un flacone e me lo mostrò, come gli altri riportava tutti dati:- Ma questo Jean-Pierre è il numero sei, dal due al cinque? — Il numero due è stata mia sorella maggiore che mi ha iniziato all’amore saffico, il numero tre un’amica di mia sorella, il quattro una mia compagna di liceo e il numero cinque la professoressa di matematica. -Mi mostrò in sequenza i flaconi che indicava:- Quali sono i pezzi pregiati della collezione? -Janine prese alcuni flaconi per mostrarmeli:- Questo è stato un parlamentare importante, quest’altro è quel famoso calciatore della nazionale francese, questa è l’attrice che ha vinto un oscar, ma il pezzo migliore è questo.-Lessi il nome sul flaconcino che mi mostrava ma non lo riconobbi, chiesi chiarimenti:- Non lo conosco chi è? — E’ un cardinale, non lo hai mai sentito nominare? -Ricordai il nome perché era stato agli onori della cronaca per certe prese di posizione:- Però ti sei scopata un cardinale, mica male. — Non sono io che l’ho scopato, è stato lui che ha consolato una pecorella smarrita giovane e bella, anche se le dimensioni del bastone pastorale non erano degne di nota. -Terminato il tour Janine scelse tra i falli di lattice quello che era più simile al mio come dimensioni e mi confezionò il pacchetto:- Sono sicura che questo riuscirà a guarire Sandra dalla tristezza. -Non ne ero convinto ma la ringraziai e gli diedi il denaro corrispondente al prezzo dell’oggetto, stavo per salutarla quando mi bloccò:- Aspetta un attimo, mi stavo dimenticando di farti un regalo. -Tornò nel retrobottega per ricomparire con in mano una videocassetta:- Questo è il mio regalo, tutte le volte che la guarderai mi ricorderai. — Sicuramente è un film porno. — E’ vero che è un film porno, ma sono gli interpreti che sono speciali. — Posso sapere chi sono? — Tu ed io. — Come? — Questa videocassetta contiene la ripresa delle nostre imprese di poco fa. -Presi la videocassetta molto meravigliato, Janine mi spiegò che c’era una telecamera nascosta puntata sul letto che ha ripreso le scene di sesso.Ci salutammo con la promessa che sarei tornato a trovarla appena avrei avuto l’occasione di tornare a Parigi.Il giorno seguente ero di nuovo in Italia, alla dogana dell’aeroporto ci fu un inconveniente che mi fece perdere la pazienza e parecchie ore di tempo.Capitai nelle mani di un’ispettrice di dogana di mezza età, non era una bellezza ma nemmeno da buttare, erano le maniere con cui si esprimeva a renderla più sgradevole di quanto fosse in realtà, alla classica domanda:- Ha niente da dichiarare? -Risposi gentilmente negativamente, l’ispettrice mi diede un occhiata in viso dubbiosa:- Apra la valigia. -Il comando secco e senza un minimo di cortesia mi indispettì, comunque non obiettai ed aprii la valigia, l’ispettrice frugò nei miei indumenti ed estrasse il pacchetto che conteneva il fallo di lattice, essendo confezionato come pacco regalo non era possibile vederne il contenuto:- Cosa contiene questo pacchetto? -A domanda sgarbata, risposta sgarbata:- Un cazzo. -L’ispettrice si sentì offesa dalla mia risposta, chiamò un collega e mi invitarono a seguirli in ufficio.Dopo una lunga discussione in cui i due agenti mi chiesero a più riprese il contenuto del pacchetto ottenendo sempre la stessa risposta, non volevo cedere alla prepotenza dei due agenti, ma sopratutto della prima ispettrice.Chiamarono per telefono un superiore che ci raggiunse.Molto più gentilmente dei suoi sottoposti mi chiese di aprire il pacchetto per dare fine a quella diatriba, lo aprii e mostrai lo splendido fallo di lattice, la prima agente ebbe la disgraziata idea di chiedere cosa fosse quel coso, la mia risposta la offese ulteriormente:- Non mi meraviglia che lei non sappia cosa è questo oggetto, penso che nessuno glie l’abbia mai mostrato. -Mi apostrofò con un “perverso” che provocò una mia risposta offensiva nei suoi riguardi. Il superiore riuscì con molta pazienza a calmarci e sarebbe anche stato disposto a chiudere l’equivoco, ma l’ispettrice volle a tutti i costi fare il rapporto.Non volli firmarlo perché aveva omesso l’appellativo “perverso” che mi aveva rivolto e la costrinsi a riscriverlo tutto.Finalmente dopo più di quattro ore mi diedero il permesso di andarmene, chissà cosa sarebbe successo se gli fosse capitato tra le mani anche la videocassetta.Arrivai a casa molto tardi, Sandra si era addormentata sul divano davanti al televisore acceso, mi fece tenerezza così indifesa, la baciai sulle labbra, aprì lentamente gli occhi e mi sorrise, mi chiese del ritardo e se volevo mangiare qualcosa, gli spiegai l’inconveniente della dogana e lei scosse la testa:- Tu quando vuoi rompere le palle sei uno specialista. Fammi vedere questo famoso regalo che mi hai portato e che è stato la causa di tutto. -Gli porsi il pacchetto che avevo sistemato alla meno peggio, Sandra lo scartocciò e come vide l’oggetto si bloccò senza dire nulla, poi all’improvviso esplose urlando insulti nei miei riguardi:- Sei un porco schifoso figlio di puttana, puoi mettertelo nel culo il tuo regalo. -Mi scagliò contro il fallo con l’intenzione di colpirmi, riuscii a schivarlo, non avevo mai visto Sandra così arrabbiata, venne contro di me come una furia e mi colpì con una serie di pugni al petto continuando ad urlare oscenità, la abbracciai per calmarla, si abbandonò tra le mie braccia scoppiando a piangere, era la prima volta che piangeva da quando aveva perso il bambino, ripeteva in continuazione le stesse parole tra un singhiozzo e l’altro:- Il mio bambino… il mio bambino…-La portai sul divano tenendola stretta a me, piano piano si calmò fino ad addormentarsi, la presi in braccio e la portai a letto come una bambina.Il giorno seguente per fortuna era sabato, avevo due giorni da trascorrere con Sandra senza che nessuno dei due dovesse recarsi al lavoro.Quando mi alzai dal letto Sandra era già indaffarata a preparare la colazione, la vidi in cucina, mi voltava le spalle e non si accorse di me, aveva indossato una mia camicia sporca, da tempo non lo faceva, mi sentii bene a vederla così, spesso, sopratutto quando ero lontano da casa per qualche giorno, indossava le mie camice da lavare perché diceva che sentire il mio odore era come se fossi li con lei, prima di andare ad abbracciarla cercai in sala il fallo di lattice per farlo sparire ma non lo trovai, pensai che Sandra lo avesse gettato nella pattumiera.Ritornai in cucina, Sandra aveva preparato la tavola per fare colazione insieme, mi venne incontro e mi baciò, era allegra, sembrava che avesse dimenticato i brutti momenti della sera precedente.Mentre facevamo colazione mi chiese come era andata a Parigi:- Bene ma noioso come sempre il congresso. — Non sei andato in quei locali pieni di donnine a Pigalle? — No, alla sera ero stanco e andavo subito a dormire. -Sandra aveva raccolto i capelli dietro con un ciuffetto che era sfuggito e gli ricadeva sulla fronte toccando gli occhiali, i primi bottoni della camicia non erano stati allacciati, ad ogni movimento spuntavano maliziose le tette lasciando trasparire anche un ombra di capezzolo: – Mi stai guardando le tette come un ragazzino che si vuole fare una sega. — Non hai idea di come la farei volentieri guardandoti così seducente. -Infatti avevo l’uccello in una buona dimensione, sentii un piede di Sandra intrufolarsi tra le mie gambe per massaggiarmi l’uccello, alzandomi dal letto non avevo indossato nulla, ero ancora con i soli slip con cui mi ero coricato:- Quante seghe gli hai fatto a questo pisellone negli ultimi giorni guardando la videocassetta che hai comprato al sexi-shop? -Il tono della voce di Sandra era severo, forse addirittura inacazzata, era chiaro che svuotando la valigia aveva trovato la videocassetta, non smetteva di massaggiarmi l’uccello con il piede, decisi di dirgli tutta la verità:- Non mi sono fatto nemmeno una sega, la videocassetta mi è stata regalata da Janine e non la ho ancora guardata. -Mi sentivo vicino all’orgasmo provocato dal massaggio del piede, Sandra lo capì dall’espressione del viso:- Vuoi godere pisellone? — Si! — Chissà quanta sborra hai nelle palle dopo una settimana che non le svuoti, oppure andavi a dormire subito perché c’era chi ti sollazzava l’uccello durante il giorno? Magari la Janine che hai nominato. -Stavo godendo, il mio sperma mi aveva riempito gli slip imbrattandomi, Sandra non smise comunque il massaggio fino a quando non mi vide rilassarmi.Abbandonato il massaggio Sandra si alzò e venne al mio fianco, infilò una mano nei miei slip prendendo in mano l’uccello, estrasse la mano piena di sperma e me la mostrò:- Anche Janine ha bevuto il tuo nettare? — Si, la ho anche scopata. — Janine è una vecchia bagascia o un gran pezzo di figa? — E’ una bella signora di mezza età — Perché ti ha regalato quella videocassetta? Per ringraziarti delle tue prestazioni da maschio? — Consegnandomela ha detto che è la ripresa filmata del nostro incontro. — Allora sei veramente un porco, hai scopato con una donna mentre un’altra persona vi filmava, hai deciso di fare l’attore nei film porno? — Non c’era nessuno oltre a noi, ha un impianto di ripresa fisso, basta farlo partire che filma a scena fissa. -Sandra si dimostrò interessata:- Togliti le mutande e datti una lavata, voglio vedere subito la videocassetta. -Sandra sembrava tornata quella di un tempo, era ancora un pochettino dura ma ero contento che avesse riacquistato la sua dolce perversione, uscii dal bagno pulito e nudo:- Vado a mettermi addosso qualcosa e poi vediamo la videocassetta. -Sandra si era già seduta sul divano di fronte alla televisione:- No, no, vieni qui come sei che non ti servono i vestiti. -L’invito a guardare una videocassetta porno restando nudo non è mai da rifiutare, mi sedetti sul divano al suo fianco con l’uccello che stava già rivitalizzandosi e feci partire la videocassetta.Il filmato iniziava con Janine che mi guidava nel salottino, si sentivano i nostri discorsi e lei che mi consigliava il regalo per Sandra, l’incontro nel camerino prove tra padre e figlia non era visibile attraverso lo specchio, ma l’audio era perfetto, come chiara era la ripresa che inquadrava me che mettevo una mano sotto la gonna di Janine per tastargli il culo, Sandra guardava attentamente:- Gli hai palpato solo il culo o gli hai infilato anche le dita nel buco? — Sono entrato nel culo e anche nella figa, era senza mutande. -Guardai Sandra, era seduta sul divano con le gambe incrociate, la camicia lasciava chiaramente vedere che anche lei sotto era nuda, sollevai il lembo della camicia per mettere completamente a nudo la topa, Sandra mi diede una piccola pacca sulla mano per fermarmi:- Prima di lasciarti continuare devo vedere come ti sei comportato a Parigi. -Sullo schermo del televisore si vedeva Janine in piedi a gambe larghe ed io inginocchiato che mi davo da fare con la lingua in mezzo alle sue gambe, spiegai a Sandra la particolarità del sapore e del profumo, lei si infilò un dito nella patatina per estrarlo umido dei suoi umori, me lo mise sotto il naso e poi in bocca dicendomi:- Molto diverso dal mio? -Assaporai con gusto e spiegai a Sandra che la particolarità era data da quelle sue palline profumate:- Mi sarebbe piaciuto provarle. — La prossima volta che vado a Parigi te le prendo. — La prossima volta che vai a Parigi verrò con te a conoscere Janine. -Nel video era terminato il nostro spogliarello e ci stavamo dirigendo verso la camera, si vide Janine di spalle che con un gesto naturale pigiava un pulsante, il video si interrompeva e riprendeva con Janine di fronte che toglieva la mano da un pulsante, così aveva comandato le videocamere nei due locali.Sandra era sempre particolarmente interessata al video, ne approfittai per infilare una mano sotto la camicia e palpargli le tette dai capezzoli duri e ingrossati, non mi disse nulla e continuai a titillargli i capezzoli come piaceva a lei.Janine mi stava facendo un pompino, rivivevo quel momento con piacere, il mio uccello era al massimo dei suoi poteri, presi un amano di Sandra e la appoggiai sull’uccello, forse distratta dal video, lo prese in mano e iniziò a segarlo, presi quel segnale come il permesso di intrufolarmi dove prima mi aveva bloccato, gli feci scivolare la camicia dalle spalle lasciandola nuda, con una mano raggiunsi una coscia e risalii verso il centro del piacere, trovai una mano di lei impegnata a farsi un ditalino, la spostò senza togliere il dito per darmi modo di infilarci anche un mio dito, la aiutai nel ditalino facendola arrivare ad un orgasmo come da tempo non provava, si scuoteva ansimando e mugolando con gli occhi fissi sullo schermo del televisore dove io riempivo la bocca di Janine con il mio sperma.Appena Sandra si calmò mi volle baciare, un bacio breve, solo il tempo di incrociare la sua lingua con la mia e spostarsi subito sul mio uccello per concludere la sega iniziata poco prima con un pompino, contrariamente a molte altre volte ingoiò tutto il mio sperma con mia grande soddisfazione.Sandra si rialzò dal mio uccello con sulle labbra alcune gocce di sperma, con un dito la ripulii e gli misi in bocca il dito che succhiò lascivamente come se stesse facendo un pompino al dito.Guardando la televisione si incuriosì a quello che stava facendo Janine e mi chiese chiarimenti:- Janine fa collezione di sperma e umori vaginali. -Sandra volle saperne di più e spiegai esattamente la particolarità della collezione:- Piacerebbe anche a me lasciare un contributo a quella collezione. — Voglio anch’io che tu lo faccia, alla prima occasione andremo a trovare Janine. -Il video intanto era arrivato al momento in cui scopavo con Janine mentre la stantuffavo nel culo con il fallo di lattice.Sandra era rapita da quella scena, stava sdraiata sul divano con il sederino in alto, il suo viso era appoggiato alle mie gambe con l’uccello sotto la sua guancia e dava già segno di riprendere vigore:- Gli piace così tanto prenderlo nel culo? — Direi che ne va matta, sono quasi sicuro che lo preferisce alla chiavata. -Posai una mano sul suo culo e lo massaggiai solleticandogli il solco, feci una leggera pressione sulla rosetta senza che come al solito Sandra scattasse in difesa, aumentai la pressione con il dito sul buchetto, Sandra prese il mio uccello di nuovo tosto e voglioso per dargli un morso che mi fece urlare per il dolore:- Cosa fai sei impazzita? Mi hai fatto male. — Se ti piace solleticarmi il buchetto fai pure che piace anche a me, ma se tenti di intrufolarci un dito ti stacco il cazzo con un morso. -Il mio povero uccello si era ritirato per il dolore provato, Sandra lo baciava e lo coccolava:- Povero pisellone, la tua patatina ti ha fatto la bua ma adesso ti farà stare meglio. -Furono sufficienti pochi bacetti perché tornasse alle sue dimensioni naturali.Il video era arrivato al momento in cui Janine mi faceva la stupenda spagnola, Sandra commentò:- Io non potrei mai farti una spagnoletta come quella, le mie tette sono troppo piccole, posso però regalarti qualcosa che non ti aspetti. -Mi incuriosii, cosa poteva regalarmi visto che il culo non aveva intenzione di darmelo?Sandra mi chiese di mettermi in piedi davanti al divano, dopo essersi sdraiata appoggiata allo schienale del divano mi appoggiò le gambe alle spalle attirandomi a lei, avevo i due punti cruciali, figa e buco del culo, alla portata del mio cazzo, Sandra lo prese in mano e lo posizionò sul buchetto posteriore, non credevo a quello che stava succedendo, mi stava dando il culo che da tanto sognavo:- Se vuoi che ti scopi nel culo è meglio che prima mi lasci renderlo più ricettivo. — No! Non voglio, voglio solo usare il tuo manganello per solleticarmi la rosellina. -Muoveva il mio uccello a circolo intorno al buchetto e puntava la cappella senza però spingere per farlo entrare, gli infilai due dita nella passera, un lago tanto era eccitata:- Ti piace fare la puttana? — Siii, voglio godere, voglio godere come una troia. -Non aveva ancora finito la frase che stava godendo, sentivo il grilletto nelle mie dita fremere, era uno dei suoi orgasmi prolungati, improvvisamente spostò il mio uccello all’ingresso della figa appoggiandolo alle grandi labbra, tolsi le mie dita che gli stavano donando ancora piacere:- Scopami, fottimi, trombami, chiavami, fammi sentire come una troia, voglio godere ancora, sono una cagna in calore che ha fame di cazzo grosso e duro. -Non era un suo modo abituale di esprimersi ma non me lo feci ripetere, spinsi a fondo penetrandola con il cazzo che con i maneggi ricevuti era tornato a dimensioni eccellenti.Pompavo in maniera forsennata, aveva la figa piena di umori che favorivano la violenza con cui la scopavo.- Ti è venuto voglia di scopare per come lo ho fatto con Janine mentre gli mettevo nel culo il cazzo di gomma e vuoi godere anche tu come una puttana. — Si voglio essere la tua puttana, voglio il cazzo, tanto cazzo. — Lo vuoi anche nel culo? — Siii, godo, godoo, godooo, sborrami nella figa, mentre godo. -Stava avendo un altro orgasmo, sbavava schiuma dalla bocca tanto era violento quell’ultimo orgasmo, in quel momento esplosi dentro di lei tutta la mia sborra con un lungo schizzo caldo. Tolsi l’uccello dalla figa di Sandra ancora gocciolante sperma, lo strofinai sulle sue tette per pulirlo, Sandra cercò di imprigionarlo tra le tette ma non riusciva ad avvolgerlo completamente, le sue tette erano molto belle con i capezzoli turgidi che puntavano verso l’alto, ma troppo piccole per una spagnola.Finimmo con ridere per l’impossibilità di completare la spagnola, mi sdraiai al suo fianco, anche il video era arrivato alla fine, diedi un bacio sulle labbra a Sandra:- Non sei arrabbiata per come mi sono comportato a Parigi? — No per niente, mi è piaciuto molto vedere che ti sei fatto onore tra le gambe di quella vacca infoiata. -Intanto giocherellavo con i riccioli della sua patatina:- Ti è piaciuto molto a giudicare da come hai goduto, da molto non lo facevi. — Erano due anni che non volevo che mi scopassi, ora mi sono sbloccata grazie a te che mi ami e hai saputo aspettarmi. — Lo hai fatto oggi che non piove nemmeno. — E’ vero, dici che sono guarita? — Un modo per saperlo c’è. -Come io stavo giocando con i riccioli della sua patatina, lei si divertiva a prendere in mano l’uccello e lasciarlo cadere, il gioco funzionava finché aveva perso il suo vigore, ma dopo alcuni di questi giochetti restò in piedi, allora cambiò giochino, lo scappellava con il risultato che era di nuovo pronto per l’uso:- Quale sarebbe questo modo? — Io farei un’altra scopata, meglio ancora se accetti di infilarlo laggiù nel culetto. -Intanto gli avevo infilato un dito nella figa facendogli un ditalino, Sandra non rispose subito:- Nel mio sederino non se ne parla, ma un’altra scopatina la farei anch’io volentieri. -Con un salto mi fu addosso mettendosi in ginocchio sul divano:- Prima leccami la figa piena della tua sborra. -Si avvicinò con il bacino al mio viso per farmi leccare con gusto la figa pregna di sperma e dei suoi umori, quando ritenne giunto il momento cruciale si abbassò per infilarsi l’uccello nella figa calda e ricettiva.Sandra si muoveva con un ritmo accelerato, era già vicina all’orgasmo, assecondavo i suoi movimenti tenendola per i fianchi, la facevo quasi saltare sul mio cazzo, apprezzavo molto il ritmo che aveva imposto, arrivò velocemente all’orgasmo e non gli diedi tregua, continuai a scoparla con forza, Sandra stava quasi urlando:- Sono una troia, sono una troia, sono una puttana. -Terminato l’orgasmo si lasciò cadere su di me lasciando che continuassi a scoparla, era in vena di volgarità:- Godi anche tu puttaniere, godi dentro la tua puttana, sborra nella figa che hai leccato. -Questo suo voler essere puttana mi eccitava, mi piaceva, scaricai il mio sperma riempiendola un’altra volta, estrassi l’uccello che ancora lasciava uscire le ultime gocce di sperma:- Se vuoi essere la mia puttana devi pulirmi il cazzo con la lingua. -Sandra si accovacciò tra le mie gambe e diligentemente si dedicò a pulirmi l’uccello con la lingua, al termine dell’operazione restò accucciata tra le mie gambe, mi guardò sorridendo:- Ti sta tornando duro porcellone, è meglio smettere. — Peccato. Non ti avevo mai visto così vogliosa e volevo approfittarne ancora. — Ti piace quando faccio la puttana? — Moltissimo, ogni uomo desidera che la moglie si comporti da puttana a letto. — Da oggi ti prometto che farò più spesso la puttana. -La aiutai ad alzarsi, gli diedi un bacio sulle labbra e gli feci una proposta:- Al più presto dovremmo fare un week-end a Parigi. — Per farmi conoscere di persona Janine? — E fare l’amore insieme, forse lei riesce a convincerti a darmi il tuo gioiello posteriore. — Non ci contare, sarà molto difficile se non impossibile che un giorno riuscirai a toglierti questo sfizio. -Mentre ci dirigevamo in bagno per darci una ripulita gli accarezzai il culo con delicatezza canticchiando:- Questo bel culetto un giorno sarà mio, un giorno sarà mio. -Sandra rise divertita ondeggiando una mano chiusa a pugno con il dito indice rivolto verso l’alto indicando no, no.
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